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COMMISSIONE TRIBUTARIA PROVINCIALE MILANO - SENTENZA 14 MARZO 2011,


N. 94

Con ricorso depositato il 1° dicembre 2009, il ricorrente (socio e liquidatore di s.r.l. in liquidazione
ora cessata) contestava integralmente l'avviso di accertamento di cui sopra, notificato il 12 ottobre
2009 alla società. Dal momento che la stessa risultava cessata alla data della notifica, il
contribuente, in qualità di liquidatore, impugnava in prima persona l'accertamento. Con tale atto
impositivo, emesso ai sensi dell'art. 62-bis del D.L. n. 331/1993 (studi di settore), l'ufficio, vista la
dichiarazione dei redditi Unico/2005 della società del ricorrente, accertava maggiori ricavi per €.
31.118.=, elevando i ricavi dichiarati da €. 169.735.= ad €.200.853.=. La pretesa erariale riguardava
maggiori imposte accertate IRES per €. 8.219,00.=, IRAP per €.1.322,00 = ed IVA per €.
6.224,00.=, oltre a sanzioni per € 12.328,50. L'accertamento in questione indicava quale
motivazione "gravi" incongruenze fra i ricavi dichiarati e quelli risultanti dall'applicazione del
relativo studio di settore, con una differenza di €. 31.118,00.= indicato dall'AdE quale maggior
reddito imponibile. Il ricorrente, nel proprio ricorso, eccepiva in via preliminare la violazione
dell'art. n. 2495 cc, a norma del quale in caso di cessazione della società, i creditori sociali rimasti
insoddisfatti potevano far valere i loro crediti nei confronti dei soci e non del solo liquidatore.
Contestava inoltre, in via subordinata, l'illegittimità dell'avviso di accertamento in quanto lo
scostamento dalle risultanze di Gerico costituiva, a detta dello stesso, un elemento indiziario e come
tale insufficiente per costituire, di per sé, una presunzione semplice à sensi dell'art. 2729 cc.. ……..

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--SENTENZA-14-MARZO-20112c-N-94.aspx

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