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PTAH

Dicono
Dopo migliaia d’anni di dominio incontrastato la civiltà dell’Uomo volge al
termine. Sono rimasti ormai sempre meno: le radiazioni e le mutate condizioni
climatiche sul loro un tempo rigoglioso pianeta hanno ormai segnato il loro
destino.

Dicono che il cielo un tempo era blu


dicono che il sole risplendeva
c'eran grandi prati verdi e laggiù
ci scorreva un fiume e a volte era in piena
Dicono, ma a me sembra solo un sogno
Dicono, ma sono solo vecchi malati

Dicono che l'Uomo sia stato potente


dicono sia andato sulla Luna
ed il mondo era pieno di gente
e non c'era nulla che facesse paura
Dicono, ma a me sembra solo un sogno
Dicono, ma sono solo vecchi malati

Dimmi, padre
che sono solo vecchie fiabe
che nessuno
ha mai visto un mondo così

Certo, figlio
sono solo vecchie fiabe
e nessuno
ha mai visto un mondo così

Dicono che c'eran tanti bambini


dicon che ce n'eran più di dieci
correvano tra gli alberi e tra le case
e adesso invece io sono solo

Il cielo stellato
Centinaia di migliaia di anni prima che l'Uomo diventasse qualcosa di diverso da
uno dei tanti animali che vivevano sulla Terra, su un pianeta distante una civiltà
viveva l'apice della sua evoluzione.
Avevano tuttavia molto in comune con gli animali della Terra, forse per la
cosiddetta "evoluzione parallela", forse perchè qualcosa di ancestrale aveva
"fecondato", in un lontano passato, entrambi i pianeti.
Questa straordinaria civiltà era giunta a scoprire i più reconditi segreti della
Natura e dell'Universo; erano arrivati a piegare al loro volere la stessa devastante
forza delle stelle; erano in grado di modificare il loro stesso patrimonio genetico,
sconfiggendo così le antiche malattie e la vecchiaia, diventando, di fatto,
immortali.
La loro civiltà era matura, avevano abbandonato la guerra e la violenza da così
tanto tempo che alcuni le consideravano leggende: come avrebbe mai potuto uno
di loro uccidere un suo simile?
Il loro pianeta era un giardino, le città talmente ben integrate nel paesaggio
naturale da non essere neanche identificabili in quanto tali. Inoltre, nonostante la
loro longevità, il loro numero era andato nei secoli diminuendo, essendosi essi
liberati dall'animalesco istinto di riproduzione che li aveva anticamente dominati.
Solo alcuni personaggi eccentrici e bizzarri si avventuravano nell'antico rito del
concepimento naturale, ritenuto da tutti una ripugnante ed inutile reliquia del
passato.
Erano però spinti da una grande ambizione: sapere tutto, conoscere ogni cosa.
Non c'era mistero che li piegasse, nessuna via di conoscenza che non venisse
perseguita. Alcuni di loro erano disposti, nella loro frenesia di conoscenza, a
sacrificare tutto quello che erano riusciti a conquistare fino a quel momento.
Ed infatti...

i) l’addio
Sotto un cielo infuocato di brace
noi partimmo e lasciammo alle spalle
una casa piena di ricordi
una terra piena di felicità

E fuggimmo lontano per sempre


Esiliati, battuti e delusi
Non ci restan che pochi ricordi
E un dolore che mai piú ci lascerá

E questi anni che sono passati


di contare ho già smesso da tempo
ero solo un bambino impaurito
e non capivo che quello era un addio

ii) il viaggio
Il preavviso fu brevissimo. Ben pochi riuscirono a fuggire, lasciando alle loro spalle
un giardino diventato un inferno.
Il viaggio fu lungo e triste: dopo aver superato lo shock e la paura si resero
gradualmente conto di essere gli ultimi superstiti di quella avanzatissima cultura.
Migliaia di anni di storia e di ricerca scientifica e filosofica racchiusi in una
angusta astronave diretta nessuno sapeva dove...
iii) nostalgia (l’astronomo)
E nella notte puoi ancora vedere
splendere le stelle
e immaginare di mondi lontani
girare intorno ad esse

ci sono mondi assai diversi


con sette lune e con due soli
ed io li ho visti e non ti inganno
li ho visti molto tempo fa

E c'eran case più alte dei monti


fontane, strade e boschi
E con la Scienza e la Tecnica un giorno
domammo la Natura

ci sono mondi...

Vivono
quei lontani ricordi in me
gli anni sono passati e non tornano più.
Restano
solo dentro il mio cuore ormai
non potrò condividerli più con nessuno.

E un gran calore ha riempito quel cielo


portando via ogni cosa
le case i fiori e le nuvole bianche
il cielo cadde a pezzi

ci sono mondi...

Il reietto
Non è facile essere l’ultimo depositario di grandi segreti, di un’intera civiltà,
costretto a nascondersi ed a rinnegare il passato per paura, a vivere in mezzo ad
un popolo di barbari grezzi e sanguinarii...

i) Io so
Io so che è possibile volare in cielo
e raggiungere stelle lontane
e mille mondi strani
con soli colorati

Io so che la gente crede sia impazzito


pensan tutti che io sia malato
E quelle stelle in cielo
ricordano un bambino impaurito

Io so che oramai sono rimasto solo


sono morti ormai da tanti anni
ma non so dimenticare
il mio ultimo dovere

ii) la fuga
Scalammo le montagne
Volammo sopra i cieli
Vedemmo le galassie
Brillare d'energia

Fuggimmo dalla Morte


Beffammo il nostro Fato
Vagammo per lo spazio
In cerca del Domani

Nessuno ci rincorse
Nessuno ci rimpianse
Soltanto la Paura
Non ci lasciò mai più

Un mondo nuovo
Dopo mesi di viaggio, finalmente, fu avvistato un pianeta abitabile. Azzurro, ricco,
pieno di vita e di promesse. Decisero di fermarsi e scesero al suolo. Quel che
videro ebbe il potere di rincuorarli almeno in parte: forse c'era ancora una
speranza di vita.
Erano rimasti in pochissimi ed avevano scoperto ben presto di non essere più
nemmeno in grado di riprodursi: le radiazioni dello spazio e la disabitudine
avevano minato definitivamente anche quell'ultima possibilità. Neppure i genitori
del piccolo Ptah erano più in grado di ripetere quello che un anno prima era stato
un gesto di sfida verso un intero e adesso sarebbe stato il segno della rinascita.
Esplorarono il pianeta, grazie soprattutto alle macchine che erano riusciti a
portare con loro, e scoprirono che la vita di quel pianeta era molto simile alla loro.
Gli amminoacidi e le proteine erano gli stessi, ed anche il DNA era molto simile:
evidentemente in un antico passato qualcosa aveva portato la vita da un pianeta
all'altro...

Come un bambino
Scoprirono anche una forma di vita molto avanzata, una specie di scimmia. Aveva
già una struttura sociale tribale ed aveva nell'intelligenza la sua spinta evolutiva.
Valutarono che nel giro di qualche milione di anni quell'animale avrebbe potuto
dare origine ad una cultura simile alla loro.
Dormi bambino
Cresci sereno
Il viaggio presto
sarà finito
Là potrai vivere senza pensieri

Alberi e fiori
Laghi e ruscelli
Volo di aquila
Vita selvaggia
Qui si può vivere un'altra volta

Mille colori
Profumo di vita
Vento leggero
Pioggia che cade
Qui si può vivere un'altra vita

Sembra
di esser di nuovo un bambino
perso in un gioco nel vento
libero e senza legami
puro innocente e poi...

Vita che cresce


Nuova speranza
Figlio di Terra
e d'antica scienza
Qui potrà vivere la sua innocenza

Crescerà forte
Sarà potente
La nostra guida
lo farà sapiente
Saremo liberi un'altra volta

Considerando la loro longevità, forse qualcuno di loro avrebbe anche potuto


arrivare a vederne gli sviluppi. Ma poi qualcuno pensò che forse avrebbero potuto
accellerare i tempi, aiutare quelle scimmie ad evolversi, educarli alla civiltà.
E così iniziarono a manipolare geneticamente quegli animali, ad incrociarne i geni
più promettenti ed a modificarne attentamente il DNA. In poche centinaia di anni
riuscirono ad ottenere quello che la Natura lasciata a sè stessa avrebbe impiegato
milioni di anni a generare: l'Uomo.

La costruzione di Atlantide
L'idea era semplice ma affascinante: aiutare la natura a generare un essere
intelligente e sociale, simile a loro, e portarlo poi al loro stesso livello di cultura e
conoscenza: l'Uomo sarebbe stato loro figlio, la nuova generazione che avrebbe
portato la fiaccola della ricerca.
Macchine costruirono altre macchine e infine fu costruita una grande città, che
chiamarono Atlantide.
Tutti loro si impegnarono al meglio delle loro possibilità per raggiungere il loro
nuovo obiettivo; tutti loro amavano gli uomini come loro figli. E gli uomini li
amavano e li rispettavano come si amano e si rispettano i genitori.
Naturalmente in una prima fase era necessario che gli uomini si riproducessero il
più possibile, in modo da permettere ai Maestri, come loro li chiamavano, di
utilizzare la loro scienza genetica per portarli a somigliare loro sempre di più. Per
questo il dono dell'immortalità sarebbe stato l'ultimo dei loro doni...

Uomo!
Ma, come spesso succede, alcuni figli cominciarono ad essere invidiosi dei
genitori, soprattutto della loro immortalità. Gli uomini invecchiavano e morivano,
mentre i Maestri controllavano impassibili e immutabili.
Ptah, il più giovane tra tutti i Maestri, che al tempo della Fuga era appena un
neonato, era il più vicino agli uomini, era quello che meglio tra tutti i Maestri
riusciva a capire la loro impulsività ed il loro desiderio di vita. Si fece anche
tramite presso il Consiglio delle loro richieste, ma gli fu risposto che il progetto
prevedeva ancora numerose generazioni di uomini prima di dichiararli pronti
all'ultimo, decisivo passo: l'immortalità.
Ma alcuni uomini erano impazienti, non volevano aspettare che i loro discendenti
potessero godere di quello che essi ritenevano un loro diritto. Ptah tentò
inutilmente di arrivare ad un compromesso, ma fu ritenuto dai suoi superiori
troppo "coinvolto": fu trasferito lontano dalla grande città. E questo si rivelò un
grosso errore, perchè i ribelli, non più tranquillizzati da Ptah, riuscirono a sollevare
tutti i loro fratelli in una terribile insurrezione...

Quanti anni sono passati


Ricordo ancora la mia sconfitta

Uomo!
Osserva quel che hai fatto
Ricorda il tuo passato e chi sei stato
Guarda!
Il futuro sta aspettando
Ma la vita è troppo breve per goderne

Loro
Maestri di sapere
Ci han dato qualche briciola avanzata
Ora
È giunto il tuo momento
Non farti imprigionare in una gabbia

È triste vedere il lavoro d'una vita


distrutto da un figlio che non può capire
Che quello che facevi serviva a donargli
un mondo migliore e una vita di felicità

Vivi
La vita che ti han dato
Non hanno più diritti sul tuo sangue
Pensa
Soltanto al tuo futuro
Già troppo hanno sfruttato il tuo vigore

Non posso capire il motivo per cui ti allontani


Ti ho dato il mio sangue, la vita... il mio stesso futuro!

La distruzione di Atlantide
Sfruttando le conoscenze che i Maestri avevano insegnato loro i ribelli riuscirono
in una notte ed un giorno a distruggere la grande città, ad uccidere tutti i Maestri,
ad infrangere un sogno.
Solo Ptah, allontanato pochi giorni prima da Atlantide, si salvò dalla furia
distruttrice dei ribelli.
Quando riuscì a tornare là dove sorgeva Atlantide, non trovò che rovine e morte.
Gli uomini, spaventati dalla distruzione che essi stessi avevano portato, si
sparpagliarono per il mondo, portando tra le tribù semi-animali dei loro cugini il
loro patrimonio genetico migliorato e la loro conoscenza. Ma quest'ultima svanì
rapidamente in poche generazioni; il ricordo di Atlantide e dei Maestri sopravvisse
solo come leggenda.

Dilemma interiore
Ptah, sconvolto da quanto era successo, ebbe paura di rivelarsi ai suoi vecchi
amici, e visse per molti anni lontano dagli uomini, accompagnato solo dai suoi
fedeli servitori. Quando tornò tra gli uomini, nessuno si ricordava di lui e dei
Maestri.
Per molto tempo si limitò a sporadici contatti con le tribù, le vide trasformarsi in
paesi, poi città e poi stati. Non si fermava mai troppo a lungo in un posto, per
paura che la gente si accorgesse che non invecchiava come tutti gli altri. Lo
seguiva sempre fedelmente un servitore umano, incarico tramandato
orgogliosamente da padre a figlio.
In quel periodo Ptah viaggiò moltissimo e vide l'Uomo riprendersi dalla catastrofe,
immemore della propria responsabilità. I sentimenti che Ptah provava per l'Uomo
erano contraddittori: odio, delusione, speranza, amore. Amore, perchè nonostante
tutto sentiva ancora l'Uomo come un figlio. E lentamente la disperazione si fece
da parte per fare posto alla speranza e si convinse che c'era ancora una
possibilità di riscatto per l'Uomo. Che forse, lavorando con l'astuzia e la pazienza,
sarebbe riuscito a portare a termine il compito che lui e i suoi compagni avevano
iniziato tanto tempo prima.

Lascia dietro di te il passato


Torna a sognare
non farti dominare dalla paura
e dentro te troverai
tutta la forza che ti servirà!

Pensa a quello che puoi fare


Quanta passione
Può ancora scaturire da te
E riuscirai a creare
tutte le cose che desideri!

Non puoi sapere quanto vorrei


Vivere libero come voi
Padre di un figlio, che morirà
Non ho futuro ormai, Tu non lo sai

Perso in un mondo, senza pietà


Non puoi capire, quel ch'io passai
Padre di un figlio, che morirà
Non c'è futuro, in questa Realtà
Fugo da anni, senza respiro
Con la paura sempre vivrò
Padre di un figlio, che morirà
Non c'è futuro, in questa Realtà

Scaglia il tuo grido contro il Fato


Fagli sapere
Che non ti ha conquistato
E così Tu sarai
Artefice del tuo destino!

Il saggio errante
E così Ptah ricominciò dall’inizio. Con maggiore astuzia, con molta più pazienza. E
questa volta evitò il più grosso errore commesso dai Maestri tanto tempo prima:
rendere partecipe l’Uomo del loro piano. Questa volta l’Uomo avrebbe saputo
tutto solo alla fine...

Preghiera
Nei lunghi anni in cui fu lasciato al suo destino, mentre Ptah si nascondeva
impaurito, l’Uomo sviluppò un concetto nuovo anche per i Maestri: la Fede in Dio.
Quando tornò ad interessarsi dell’Uomo Ptah capì che era solo un ricordo
ancestrale dei Maestri, ma pian piano la loro fede cominciò ad influenzare anche
lui. Ah, poter affidare a Qualcunaltro il suo fardello!

Non so se tu mi ascolti
se puoi sentirmi
Se esisti veramente o
sei solo un sogno

In tanti hanno la fede


credono in te
Nessuno può sapere
se sei reale

Ma ascolta il mio dolore


che piano mi distrugge fino al cuore
e non mi lascia più
nemmeno una speranza!
nemmeno una speranza!

Tu dammi una speranza


che piano mi risani la coscienza
e mi lasci più
preda del mio rimorso!
lasciami almeno una speranza!

La Scienza è sempre stata


il mio unico valore
l'unica mia fede
l'unico Dio che avuto mai

Ma quando tutto crolla


tutto si sgretola
e il Tempo ti concede
il dono dell'Eternità

Non vedi più il motivo


per continuare
a vivere e lottare
ti prego dammi un segno

Il peso del rimorso


Ma, naturalmente, non ci fu nessun segno...
In tanti anni innumerevoli furono i momenti di sconforto. Spesso tornò sulla sua
decisione, sul compito che si era imposto. Ma ogni volta il rimorso lo coglieva e lo
costringeva a riprendere il lavoro...
Non c’è stato
Un solo momento
Nella vita mia in cui
Sia mai stato
Senza rimpianti
Senza un peso ad opprimermi

Sento ancora
Dentro il mio cuore
Il ricordo del vuoto che
Mi ha legato
A questo mio figlio
Il solo legame che ho

Non voglio più


Sentire il peso
Questo rimorso
Mi sta uccidendo

La decisione
E finalmente giunse il momento tanto lungamente atteso: l’Uomo era ormai
pronto. Aveva superato, grazie all’aiuto occulto di Ptah, tutte le difficoltà che gli si
erano parate dinnanzi: guerre, carestie, inquinamento, odii razziali... Ormai la
civiltà umana pareggiava quella antica (e sconosciuta agli Uomini) dei Maestri,
loro antichi creatori.
Era giunto il momento di scoprire le carte e rivelare finalmente all’Uomo la sua
vera storia...

Già troppo tempo


Ho sprecato vivendo così
Senza obiettivi
Senza un fine a cui tendere
E adesso non non posso più aspettare
Dovrò decidermi

Sono fuggito
Dalle mie responsabilità
Non ho più scuse
Questa vita non fa più per me
E ora non posso più aspettare
Dovrò decidermi

La decisione dovrà esser presa prima o poi


Non voglio più fuggire ancora , no!
I tempi ormai sono maturi, riuscirò
Sarà il coronamento di una vita

Ma l’Uomo non gradì affatto la notizia: era rimasto ancora orgoglioso, in fondo, e
non accettò le prove, incontrovertibili, che Ptah portò a supporto delle sue
affermazioni. Al contrario di quanto Ptah auspicasse, la verità non portò ad una
nuova epoca di prosperità, ma ad un periodo di attriti prima, di odio poi ed infine
la guerra. Quella guerra Totale e Definitiva che Ptah, di nascosto da tutti, era
riuscito fino a quel momento ad evitare. Ma ormai non aveva più alcun potere
sull’Uomo.
Ancora una volta fuggì alla follia distruttiva del suo pupillo, sconsolato e deluso.
Ed attese. Attese a lungo, come solo lui sapeva fare...

Testi rilasciati sotto licenza Creative Commons (Attribution-NoDerivs) dall’autore Claudio Granatiero
Vedi http://creativecommons.org/licenses/by-nd/3.0/

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