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GLI SPAZI DI RELAZIONE NELLA SARDEGNA

PUNICA: APPUNTI PER UN'ANALISI


GEOGRAFICA.

Aljonso Stiglitz

L'insediarsi stabile dei Fenici, a partire dalla meta dell'VIII secolo a C . , provoca profondi rivolgimenti in
Sardegna, causando nel tempo i1 dissolversi della formazione economico-sociale indigena dell'EtB del Ferro. Una
societa, quella indigena, che dopo la fine della "bella eta dei nuraghi", caratterizzata dalla preminenza delle grandi torri
nel paesaggio sardo dell'EtB del Bronzo, ha visto profondi rivolgimenti con l'emergere di gruppi locali in grado di
muoversi a proprio agio nel Mediterraneo in un continuo confronto con altri mondi indigeni e con i prospectors
vicino-orientali2. Ma proprio l'insediarsi dei Fenici nei punti strategici per i1 contatto con l'esterno dell'isola e piu
propizi per la navigazione, nonché l'instaurarsi, nel tempo. di rapporti di scambio ineguale tra colonizzatori e indigeni,
legato soprattutto al control10 e sfruttamento dei filoni metalliferi e dei terreni agricoli. causera i1 venire meno della
realta economico-sociale indigena, con processi ancora non indagati sufficientemente e senza I'esclusione di momenti
di conflitto anche violento. Lo stesso fenomeno di inurbamento di gruppi indigeni nelle citta fenicie, felicemente
ipotizzato ma non indagato né ancora efficacemente provatoJ, si inserisce agevolmente in questo processo. Infine, i
ritrovamenti di Monte Sirai5, che pongono la presenza fenicia all'interno in epoche contemporanee a quella sulla costa,
contribuiscono a porre in discussione i1 modello di colonizzazione fenicia, fatto di insediamenti abbarbicati sulla costa,
che teorizza un paesaggio fenicio dipendente dalle suggestioni erodotee dello scambio silenzioso. assolutamente
inapplicabile a realta complesse come quelle sarde. (Fig. 1)

1. Mi e gradito ringraziare Apen Ruiz che molto gentilmente e con infinita pazienza, ha voluto questo intervento: voglio anche
ringraziare la direttrice della rivista, prof.ssa Maria Eugenia Aubet e il prof. Giovanni Tore dell'universita di Cagliari. per aver reso poss~bileil
mio soggiomo a Barcellona nel 1996 e per il costante stimolo alle mie indagini. Una parte delle riflessioni qui rlportate sono state da me gia in
parte enunciate in scritti precedenti ai quali si rinvia: Stiglitz 1994. 1995 c.%, 1996 c.s..
2. Per una sintesi. agile e incisiva, di questo periodo vedi Lilliu 1986: vedi anche Tore 1981 e Tronchetti 1988
3. In tale ambito potrebbe, ad esempio, vedersi. nell'area thanense, la distruzione del villaggio indigeno di Szr C~mgruu .e funru
(Nuraxin~eddu- Oristano). da situarsi nella prima meta del VI1 sec. a C. (Sebis 1994) e quella delle grandi statue nuragiche della necropoli
ind~gena di Monte Prama (Cabras - Oristano: Lilliu 1977; Tronchetti 1988). eventl forse non molto distanti cronolog~camente. se verra
confermata la datazione della seconda meta del VI1 sec. a.C. per I'insediamento fenicio nell'area dell'abitato indlgeno di S'L'rachr dl San Vero
Milis (per un maggiore approfondimento del problema vedi. Stiglitz 1996a c.s.: v e d ~anche Zucca 1987. p 125. sul nuraglie e gli sca\l Torr
1992b). Lo stesso Lilliu e portato a ipotizzare un intervento fenicio in relazione alle tracce di distruzione presenti nel billaggio di fase c di Su
h'uraxr di Barnmini (Lilliu 1992, p. 31, n. 78). A "un quadro aperto srno uimeno huona parte del secolo L71 a. C .con larga autononira deglr
autoctonr, legata forse anche a capacrta dr sprnte propulsrve all'esterno" pensa G Tore (1992a. p. 431). Per un quadro piu generale .Aubet 1994.
pp. 303-304.
4. Bartoloni 1983, pp. 59-60; 1985, pp. 189-190; Zucca 1987. pp. 124-125. Tronchetti 1988. pp. 86-88: c r ~ t ~ crlspetto
o a qurste ipotesi
Tore 1995, pp. 415-416.
5. Vedi nota 2.

Cuadernos de Arqueologia Mediterránea. Tomo 3. 1997: 11-30


Frg I - Sardegizafenrcro-punim - rrr~edramentrpr~ncrpah
I) Olb~a.2) Gumhs Vetus, 3 ) Bosa, 4) Cornus, 5 ) Tharros 6) Othoca, 7) Neapolls, 8 ) Senorbc
(Santu Tem - Monte Luna) 9) Sarcapos, 10) San Sperate. 11) Caglian. 12) Nora, 13) Bitha,
14) Monte Slra, 15) Pam Longa 16) Portoscuso, 17) Sulcl

Nel VI sec. a.C. I'intervento di Cartagine, con la presa di possesso dell'isola, porta a conclusione il processo su
delineato e instaura un tip0 di rapporto coloniale6 nel quale la metropoli organizza i1 temtorio secondo le proprie
esigenze e interessi. Si determina cosi una sostanziale soluzione di continuitg nel processo di semitizzazione dell'isola,
per cui si pub parlare non solo di dissoluzione della formazione sociale ed economica indigena, ma anche di un deciso
cambiamento, non senza conseguenze7, di quella fenicia, attestato ad esempio dallo spostamento dell'asse primari0
economico verso il Campidano, la lunga pianura della Sardegna centro-meridionale controllata ai due estremi dalle citth
emergenti di Cagliari e Tharros, veri capisaldo della presenza Cartaginese in Sardegna8. Nella realth sarda diventa

6. Rapporto di tipo coloniale che si vuole ~ndagareper verificare se esso risponda ai requisiti identificati da C.R. Whittaker per definire
I'imperiaiismo cartaginese: "direct territorial conquest and annexation, a system of provincial amministration, the levying of tribute, a method of
exploiting land, inequal alliances and, lastly. trade monopolies and controls" (Whittaker 1978, p. 63): I'Autore, in veritk esclude l'esistenza di un
imperialisme cartaginese ante I I I sec. a.C.; il suo assunto si basa sostanzialmente sulla realta siciliana di cui ha una approfondita conoscenza,
mentre pare a s a i minore I'approfondimento della realta sarda. Si usa qui il termine coloniale in senso generico. nella consapevolezza della sua
sostanzide imprecisione e ambiguiti. in attesa di una discussione approfond~tasull'uso di concetti come colonia e colonialisme in ambito fenicio-
punico. lnteressante in tal senso il recentissimo intervento di Peter van Dommeten 1997 al quale rimando per la discussione e la bibliografia Mi e
gradlto ringraziare 11 collega per la squisita cortesia nel continuo scambio di opin~oni.
7. Alcuni autori pensano a conflitti diretti tra Cartagine e le citta fenicie della Sardegna. a partlre dalla spedizione di Malco nel VI sec.
a.C. (Bartolonc 1987; Bondi 1988a, pp. 176-178: Tronchetti 1988, pp. 96-99: Marras 1991, p. 1048): lettura piu problematiche della
documentazcone in Moscati 1993, p. 10; Acquaro 1992, p. 145-146; Tore 1992a. p. 434-435; Barreca (1986. p.33) e Lilliu (1992. p. 29)
ritiengono che gli avversari dei Cartaginesi fossero i "Protosardi", anche se Lill~unon sembra escludere un esercito misto sardo-fenic~o (rvr, p.
34), quest'ultima ipotesi e accolta di recente da Moscati (Bartoloni-Bondi-Moscati 1997, p. 99) E comunque plausibile una sostanziale
problematicita e dialenica del rapporto tra Cartaglne e le cltta fenicie. che da ultimo provoca la mancata partecipaz~one di alcune di esse alla
sollevazione contro i romanc guidata da Ampsicora. Per Cagliari. che sembra essere la princcpale di queste citti defezionanti. si potrebbe
pensare al venir meno di una parte consistente del gruppo dlrlgente cartaginese soppresso con la rlvolta dei mercenari del 241-238 a. C . e il
minor interesse dell'elemento fenicio a un'azione contro i Romani. Mi pare plausibile pensare che la eini interessata prlncipalmente dalla rivolta
dei mercenari sia Cagliari e non Nora, dato i1 maggior sviluppo della prima e la posizlone strateg~cache la rendono piu idonea ad accogliere la
massima autorita cartaginese. il boetarca. Sugli avvenimenti della rlvolta dec mercena! e la presa di possesso da parte di Roma dell'isola vedi la L

sintesi che ne da Melonl 1990 pp. 3 3 s : vedi anche le lnteressanti osservazloni dl Acquaro 1996. pp. 4-6. Per la rivo\ta dt Ampslcora. da
Zucca 1986. Art~colata la pos~zionedi Acquaro (1987. p. 3 1 ) per i1 qual€- la partecipazione dc cltta fenicie sarde alla rivolta dl Ampslcora
potrebbe essere posta in relazione alla strategia annibaiica "rhe seppe coai1::are le colonre fenlcre rn un nuovo rapporto d r co//aborazrone con
Cartagme" (rvr p. 3 1).
8. Significat~vamenteEnrico Acquaro parla di "Tharros ((Cartagrnew dr Sardegna" (1993. PP. 169). Pcero Bartoloni definlsce Cagliari
centrale i1 rapporto citth-campagna, con particolare riferimento all'organizzazione delle campagne, nonché, all'interno
di questa, al rapporto tra mondo semitico e mondo indigeno.'

GLI SPAZI DI RELAZIONE: PERCORSI DI RICERCA


A fronte di una realth cosi complessa si pone la necessiti di costruire dei modelli che possano servire come
guida per i1 percorso di ricerca sul terreno, relativi a tre livelli di indagine:
v l'organizzazione dello spazio rurale in funzione dell'organizzazione produttiva agricola;
v l'organizzazione territoriale sarda nel rapporto spazio punico - spazio indigeno;
V i1 rapporto metropoli - citth - territorio;

La Sardegna rappresenta un territorio ideale per questo tipo di indagini per la profondita della presenza
economica, sociale e culturale punica, tale da modellarne l'aspetto anche nella piena etil romana, con un evidente e
palese fenomeno macroscopico di persistenza'O,nella quale ai fenomeni di integrazione si affiancano e sovrastano quelli
di dominio colonialista e di disgregazione culturale ed economica"; fermo restando i1 permanere di particolari elementi
culturali che implicano concetti di subalterniti ma anche, in qualche caso, di alterita.
L'idoneiti della Sardegna a questo tipo di indagine deriva anche dalle pionieristiche indagini di F. Barreca che
negli anni '60 avvia la prospezione topografica del suo10 sardo alla ..cerca delle direttrici di penetrazione del mondo
semitico, ribaltando la tradizionale visione del paesaggio fenicio12. E singolare come negli studi fenicio-punici i1
contributo rivoluzionario di quelle prospezioni sia stato sostanzialmente ignorato, forse anche per l'iinpostazione
storico-artistica che tali studi hanno avuto soprattutto in ambito italianol'. Solo con l'intervento di Isserlin" si &
verificata una ripresa degli studi in questo campo, che ha avuto negli studi di scuolr: spagnola gli interventi piu
interessantil*. Da qualche anno sono in corso alcuni tentativi di indagine di archeologia spaziale che stanno
modificando velocemente l'immagine tradizionale delle campagne sarde in que~t'epoca'~.
Al10 stato attuale degli studi non siamo in grado di attestare con dati materiali l'esistenza per le citti sarde di un
territorio, di uno spazio cio&, organizzato amministrativamente, economicamente e politicamente. Non abbiamo
nemmeno elementi concreti per giudicare 10 stato dei rapporti tra le vecchie citti di fondazione fenicia e Cartagine dopo

"capoluogo dell'eprcraiia cartaginese della Sardegna meridionale" (Bartoloni-Bondi-Moscati 1997, p. 81). Un quadro niolto preclso della
riorganizzazione della Sardegna in eta punica sta eniergendo dalla raffinata lettura delle emissioni monetarie portata avanti. ormai da tempo. da
Enrico Acquaro e da Lorenza Ilia Manfredi: da ultimo Manfredi-Francisi 1996.
9. 11 grave problema risiede nell'assenza quasi totale di indagini nel campo indigeno, per i periodi successivi al VI sec. a C . , quasl che
la dissoluzione della formazione sociale post-nuragica dell'Eta del Ferro abbia portato con se anche la dissoluzioiie degli studi in que1 ramo di
indagine. L'unica analisi su questo periodo della storia indigena, denominato "Fase I'nuragica o nuragrco della soprawivenza". sinora 6 quella
Dortata avanti da Giovanni Lilliu, e che puo essere esemplificata in due capitoli della sua opera dl slntesl sulla Sardegna che portano,
significativamente, il titolo di "Deculturairone e acculturairone' e " I nuragici della rlserva barbaricina" (1988. p 471-481).
10. Bondi 1988b: particolannente interessanti i dati provenienti dalle analisi di G Tore sul materlale lapideo ( 1 9 9 2 ~ )
11. Ho presente in queste r~flessionii lavori particolarmente lnteressanti di Lopez Castro (1992. 1995).
12. Barreca 1986 (in particolqre la parte prima e i1 primo capitolo della parte seconda). ivi e contenuta tutta la blbllografia precedente
dell'autore sulltargomento; fra tutti si citano i magistrali interventi. pur se ormai datati. contenuti nei rapporti di scavo sul centro di Monte Sirai:
1965. 1966, 1967
13. Lopez Castro 1992a. pp. 48-49. Felice eccezione furono le indagini avviate da Francesco Fedele nell'ambito della misslone di
Scavo di Tharros guidata da Enrico Acquaro ( Fedele 1979. 1980. 1983). Di grande interesse e importanza sono le indagini avviate attualmente
sempre nell'ambito della Missione di Tharros, con i1 cosidetto "laboratorio Tharros" (Manfred~1993). lnteressante la rilettura degli insediamenti
della costa orientale dell'isola fatta da Bartolon1 al Convegno su Olbia (Bartoloni 1996).
14. lsserlin 1983
15, per tutt~si puo citare, per l'originalitk l'attivita d~ rlcerca di Marla Eugen~aAubet. .4ubet. 1987. 1991. 1991a. 1994. Aubet-
Delgado-Trellisó 1986-1989
16. Oltre alle ricerche esemplari dell'universita di Le~dennella Sardegna centromeridionale, guidate da Beatrlce Alinis e condotte per
la parte punica da Peter van Dommelen (Annis-van Dommelen-van de Velde 1993-1994. 1995. 1996). si vedano quelle della rnissione dl Nora
(Rendeli-Botio 1993; Botto-Rendeli 1994). Vedi anche Madau 1991 Al problema dello spazlo rurale in epoca punica ha dedicato studl specifici
Robert Rowland (1992. ivi bibliografia precedente), 11 quale pare abbastanza dubbioso su una profonda presenza punica nelle campagne sarde.
Per gli studi in corso nel retroterra Tharrense (Sinis e Campldano settentr~onale) vedi Tore 1991. a queste rlcerche. coordinate dal prof Tore.
sono legate molte delle riflessioni contenute nel presente scritto.
la presa di possesso della Sardeya da parte di quest'ultima e per definire i rapporti tra i1 mondo semitico nel suo
complesso e le popolazioni non semitiche dell'isola. In questo quadro l'archeologia spaziale pub svolgere un ruolo
molto importante nella ricerca dei dati materiali dei luoghi di vita, e di morte, di tutti i gruppi umani che hanno
vissuto in Sardegna in questo lasso di tempo situato tra la conquista di Cartagine e l'effettiva presa di possesso da parte
di Roma, senza che impostazioni ideologiche precostituite possano portare al privilegio di un particolare tipo di
documentazione piuttosto che un'altra.
L'incapacith al10 stato attuale di definire la pertinenza organizzativa. economica e politica delle citta puniche ei
porta a utilizzare, in questa prima fase, i1 termine di "spazio geografico" per indicare la diffusione spaziale delle
relazioni intercorrenti tra le varie citta e tra queste e gli insediamenti e lo spazio circostanti. I1 percorso di ricerca.
quindi, prevede la definizione degli spazi di relazione" intesi come spazi geogaficamente definiti, individuabili dalla
distribuzione degli indicatori territoriali e funzionali, secondo i1 seguente schema sintetico:

interdipendenza insediamentihrnbiente indicatori materiali"


localizzazioni preferenziali/esclusioni dimensioni fisiche dell'insediamento
potenzialith economiche e territoriali dimensioni funzionali dell'insediamento"

Parametri geografici Parametri territoriali


I 1

Spazi di relazione

L'importanza della geografia e dei parametri geografici nell'insediamento fenicio-punico sardo trova una palese
esemplificazione nel Golfo di Oristano. che vede I'eccezionale fiorire di un complesso sistema urbano composto da due
citta di fondazione fenicia, Tharros e Othoca e due di fondazione punica. Cornus e Neapolis2". I1 modello di
colonizzazione fenicio vede due insediamenti quasi contemporanei, ma di diversa vocazione (Fig. 2):

17. Gras-Rouillard-Teixidor 1995, pp. 88-90. Gli spazi di relazione possono essere cosi denominati In vla preliminare: spario
economico o commerciale, spazio artigianale 0 tecnologico. spazio religiosa. spazio militare (o meglio. di frontiera). spario politico (Stiglitz-
Tore 1996 c.s.). In questa sede ci si limita ad alcune riflessioni sull0 spazio economico e su quello d~ frontiera; per lo spazio religiosa vedi Stiglitz
1996 C.S.
18. Elementi carattercstlci di agevole visibllita sul terrena e di facile riconoscibllita e che pemettano 1 . 1 d e n t 1 f i c ~ ~cronologica
~o~~
culturde e funz~onaledel sito. Come esernplo si PoSSOnO cltare le stipi votive e ie statuine ad esse legate. come lndicatorl di organ~rzarione
spaziaie rurale: le necropoli. come prolez~onidi condone meditate da Parte delle comunlta locali (St~glitz1992. p 95). le stele con iislmbolo dl
Tan~t))come indicatrici di local~tacentrali dotate di funzlonl "urbane" (Stlglitz 1994. p. 799. Tore 1996): le monete. la ceranllca. In pmlcolare
quella attlca etc. (per tunl: Stigl~tl1994)
19 lntese come quantita e complessita delle funzioni svolte. ¡dentificabili attraverso gh lndlcatorl territorlall. vedi Dommelen 1993.
20 Per la complessita ed entita della bibl~ografiaSU quest¡ centri rlnvio alla piu recente sintesi sulla Sardegna. Bartoloni-Bondi-Moscatl
1997. ivi ampia citazione bibliografica. Per Neapolis ii recente asserit0 ritrovamento di un frammento di sarcofago fillsteo, datatn no11 prilna
dell'XI sec. a.C. e non ancora ed~to.non cambia la situazione della perdurante assenza di materlale fenlclo precedente la fondazlone
cartaginese del VI sec a.C. (Bartolonl-Bondi-Moscat1 1997. p. 18: per 1 Ftlistei In Sardegna da ultimo Garblni 1996)
Fig.2 - Carta del golfo di Oristano in eta punica
(Ze linee oblrque ind~canole aree montane superiori ai 100 nrerri s.I.m.)

Tharros2', apparentemente i1 piu antico, situato nella punta estrema del Golfo. in una posizione di perfetto
controllo del traffico marittimo che in esso si svolgeva e con scarso retroterra agricolo, s o s t a n z i a l m ~ r :in
~ ~mano
indigena, sino almeno alla seconda meta del VI1 sec. a.C."
O t h ~ c a ' ~insediata
, su una leggera collina nella parte pih interna del Golfo2' con una proiezione piu decisa
verso i1 retroterra agricolo e minerario, alla foce del piu importante fiume della Sardegna, i1 Tirso; con una probabile
funzione di supporto per i1 porto di Tharros2'.

21. Da ultimo Acquaro-Mezzolani 1996, ivi amplissima bibliografia sul centro


22. Indicativa la presenza di materiale indigeno nell'area urbana, che ha portato a pensare a un insediamento fenicio e indigeno
articolato sulle due colline (Bemardini 1989, p. 288) e quella di oggeni fenici nell'entrotrerrq come i1 torciere bronze0 di s'CTrachr (Tore 1986)
Piu ecclatante I'esempio della necropoli monumentale indigena di hfontr Pramma. le cui grandi statue ci danno i1 segno della presenza "altra"
(Lilliu 1988. p. 549) del mondo indigeno: indicatore di una frontiera tra i due mondi (Gras 1985, p. 209). Nonostante la tradizionale immagine
pastorale del mondo indlgeno, gli insediamenti di Monfe pramma e di s 'Oachr mostrano la compless~tadelle vocazioni economlche di queste
societa con al centro i1 controllo delle stesse risorse agricole, elemento di confllno con il mondo semitlco.
23. Nieddu-Zucca 1991
24 Non e del tuno convincente l'interpretazlone cornune di Othoca come ~nsediamentolagunare, basata sull'attuale sltuazione
ambientale della citta. In assenza di specifici studi sulla formaz~one della linea di costa del Golfo di Or~stano S I puo ritenere che I'anuale
Nel VI1 secolo a. C. la situazione inizia a modificarsi con la distruzione dell'insediamento indigeno di Su
cungiau 'efuntci prima e la fondazione dell'insediamento fenicio di sJUrachipoi. Tharros non b pih semplicemente un
presidi0 del Golfo di Oristano, ma si espande nell'entroterra verso i1 controllo delle aree agricole e delle vie di
penetrazione verso le zone minerarie del Montiferru e verso un maggior controllo delle risorse marine tra cui i1 sale,
con la fondazione del10 scalo portuale del Korakodes portus, attestato gia dal VI sec. a. C., collegato alle saline di
Capo Mannu e alla necessita di imbarco delle derrate cerealicole della zona e dei metalli del ~ontiferrz4'~.
A partire dal VI sec. a.C. con l'intervento di Cartagine i1 processo ha una brusca accelerazione con la fondazione
di due centri strategicamente importanti:
Neapolis2', indirizzata verso un piu immediat0 e diretto controllo del traffico metallifero con i1 Guspinese e,
forse come approdo alternativa a Othoca, in concorrenza con questa o, forse, per fronteggiare i problemi ambientali
dell'impaludamento del porto.
Cornus'" chiaramente proiettata al controllo del Montiferru2'. come citta di frontiera nei confronti degli
indigeni3".
Una chiara esemplificazione di questa situazione pub venire da un rapido confronto tra i quadri geografici relativi
alle aree teoriche di cupruzione delle quattro citti ":

Mare

Zone urnide

Montagna

situazione lagunare, risolta con un canale che collega "10 stagno di S. Glusta" con 11 mare. all.altezza dell'anuale foce del Tirso, sia 11 prodotto
del lungo processo di sedimentazione delle alluvionl del fiume. con la fomazlone delle splagge di chiusura dello stagno. Ritengo plausibile
pensare a Othoca In eta fenicia come c ~ n amarmima a tunl gll effetti. e solo in epoca successiva la sua trasformazione ln cltta la,
-unare. Non e
escluso che una delle cause dell'indebol~mentodella citta anche in eta pumca sia dovuta al problemi del porto.

26 Stiglitz 1994. p. 801: sui r~nvenimentiv e d ~Zucca 1985


27. Zucca 1987a:
28. Mastino 1979
29. Reso piu efficace con la forteua d~Sa .tlurallra di Narbolia (Tore-Stiglitz 1987, p. 166).
30. Non a caso Cornus sara il centro della rivolta antiromana e da qui part~ra11 capo dei rivoltosi, Anlpsicora, per cercare alleanza con i
"sardi pelliti" (Zucca 1986).
31. Stlglitz 1994. figg. 5-8. Nel grafico il cerchio interno indica I'area di 10 km di raggio. quello esterno I.area di 20 km
Una situazione, quindi, estremamente interessante per due elementi evidenziabili a livello macroscopico
equidistanza
complementarieta ambientale;
che rendono palese la volonth di programmazione dell'espansione territoriale cartaginese in Sardegna, come e
evidenziato nella carta degli indicatori territoriali (Fig. 3) riferibile al momento di massima realizzazione (V-IV sec.
a.C.)32.Palese volonta di control10 del territori0 agricolo chiaramente attestata dai dati palinologici di Tharros, con i1
passaggio dalle coltivazioni arboree a quelle cerealicole3'.

Fig. 3 - Carta del Golfo di Oristano con glz indicatori territoriali di epoca punica;

Legenda carta
cittb A sreie con srmholo di Tanrt

grande centro ceramica punica

Questi dati concorrono alla definizione del10 spazio di relazione economico delle citta del Golfo. Tale spazio t.
definito dal rapporto tra lo sfruttamento delle risorse dirette. acquisibili senza mediazioni e di quelle indirette, per le
quali sono necessari mediazioni attraverso lo scambio o la conquista violenta. La preminenza di uno dei due. in un
ambito geografico che vede presente una citta, concorre a determinare la vocazione economica di quella citta e fornisce

32 Per una scomposlzlone della carta redi Stlgl~tz1994 figg 9-15


33 Lentin~1993, Palrnien-Lentinl 1994. Lentini 1995 Sul problema della coltlrazlone del cereall tn Sardezna \edi blanfrrdl 1993a
utili indicazioni per valutme i1 grado di relazione con 10 spazio circostante. In altre parole, la definizione di questo
spazio permette di valutare se si tratta di citth votate ad una vocazione di mediazione, legate quindi essenzialmente al10
scambio di beni, senza un diretto controllo sulle fonti o se si tratta, invece di citta produttrici. A un livello superiore,
per certi ambiti, si potrebbe pensare a citta che organizzano altre citta, capoluoghi i1 cui spazio di relazione economico
sara determinato dal rapporto fra gli spazi delle citta subordinate e quello di diretto controllo dello stesso capoluogo.
La realta del Golfo di Oristano, con la complementarieta delle vocazioni ambientali delle quattro citt8, ei
fornisce la visione della complessita dell'organizzazione tersitoriale, tanto da potes parlare a livello di suggestione di
una sona di "gioco di ruolo" tra esse: Cornus a controllo delle aree minerarie del Montiferru. Othoca a controllo delle
aree agricole e Neapolis come porto e terminale delle aree minerarie del Guspinese e, infine, Tharros, catalizzatrice
dell'area e mediatrice tra Metropoli (Cartagine) e territorio. Al di la della schematicita e rigidita del modello pub
sottolinearsi, pur con i1 mantenimento di una propria identita urbana dei centri e, anzi, a ragione di essa, l'esistenza dl
un complesso sistema di relazioni che ha i1 suo scopo nello sfruttamento integrato delle risorse. ricavabile dalla
distribuzione degli insediamenti nel territorio (Fig. 3) i1 cui modello teorico proposto k illustrato dal grafico:

insediamento

localita
centrale

@
Citta
Gráfico 2

a) insediamento agricolo disperso indicato dalla miriade di indicatori rilevati sul terreno
b) localita centrali come punto di raccolta delle dersate alimentari, per le quali si k proposto come indicatore sul
terreno i1 rinvenimento di stele con i1 simbolo di Tanit3'
e) citta come punti di riferimento intermedi0 con la metropoli (Cartagine)

L'altro polo primari0 della presenza punica in Sardegna. Cagliari, con i1 suo ampio Golfo che fronteggia quello
di cartagine3% 11 suo esteso retroterra, ci offre i dati per l'analisi di un altro spazio di relazione, centrale nell'analisi
della Sardegna punica. quello di frontiera. La presenza fenicia a Cagliari e databile all'VIII sec. a.C., ma l'insediamento
stabile 6 attestato, per ora. solo a partire dal VI1 sec. a.C.36.L'estensione. la ricchezza e l'articolazione della necropoli
occidentale cagliaritana di Tuvixeddu attestano, in particolare, I'avvenuta acquisizione dello status urbano da parte
dell'antico centro fenicio in tempi databili fra il VI e il V sec. a.C.. L'installazione in momenti leggemente pih tardi,
non distante dalla necropoli, del rofer e. piu tardi ancora. di un complesso di aree culturali. dislocate in varie pasti
dell'attuale citta3'. completano i1 quadro degli indicatori noti della raggiunta dimensione urbana. Se la cronologia versi

3 1 Vedi nota 20 In questo senso va lnterprctato a mi0 parere 11 ntKwmento dl stele legate a tofeet in insediamentl rurali come ('ztccuru
IS,Irrrus e .\fontr Praintna di Cabras in area tarrense e come Campo Bra\-ru di Serdiana In area cagliarltana, per la problcmatlca di queste stele
da ultimo Tore 1996. vi 11 catalogo di tutti i rinvenimenti e la bibliografia precedente. La presenza dl queste stele In anlblto ruralc potrebbe far
pensare all'assunzione dl qualche "funzione urbana" di que1 centri. In strena connesslone con I'organizrar~onr agrlcola e la coltlvarione dei
cereali. Per i ritrovamenti di Clrccuru rs ..lrrrus Acquaro pensa a "decentramento rn con~essronecon la centrrpeta dffilsionr di ,7uove conlllnlth
ruralr. Corn~mrtala cul organrzrazrone rn autonomla mrebbe ben potut0 determlnare q~rellestrutture rrviche, urtche se ridofte e perfrrlche, che si
rrtengono sottendere all'~mnprantodel tofet" (1985. p. 53)
3 5 . 11 tragttto tra le due sponde era di regolare percorrenza navale nell'antichita. vedl i dati editi da ~ t t i l ~i ~ ~ ~con tpanicolare
i ~ ~ .
riferimento all'epoca romana (Mastlno-Zucca 1991. pp. 191-209). Bartolon] 1991.
36 Tronchen~1992
37 Tore 1989a. pp 35-36 Un quadro complessl~odel rlnbenlmentl cagllaltanl e fornlto da C a l o Tronchett~(1990) \edl anche Stlglltz
confermata, i1 raggiungimento di tale status, i1 cambiamento di dimensione dell'insediamento e la
monumentalizzazione di alcune aree a forte valenza ideologica (necropoli e santuari) potrebbe essere ricondotto
all'intervento di Cartagine, con l'inserimento della Sardegna nell'orbita politica ed economica della metropoli africana.
I1 problema dell'esistenza e dell'estensione di un territorio di pertinenza della citta ha interessato, seppure in
maniera non specifica né approfondita, vari autori. Fermo restando I'accordo di tutti su una sua espansione territoriale a
partire dal VI sec. a.C., in conseguenza dell'intervento cartaginese, e con precedenti contatti commerciali con l'interno
databili tra VI11 e VI1 sec a. C., differisce la considerazione dell'estensione di tale espansione territoriale". Interessante
e, certamente, piu stimolante verso future ricerche la posizione di Barreca, i1 quale si svincola da considerazioni
semplicemente chilometriche, avulse da un qualsiasi dato funzionale e sposta l'analisi sui problemi del control10 del
territorio e delle sue risorse, con particolare riferimento al problema dell'individuazione delle vie di penetrazione.
Applicando tale metodo Barreca attribuisce a Cagliari un ambito territoriale molto ampio, considerando come confine i1
Riu Mannit di Sanlurii' e il Flumendosa, il maggiore fiume dell'area orientale della Sardegna. (Fig.4)

Fig. 4 - Carta dell'area di Cagliari con gii indicatorr territoriali di epocapunica;

Legenda carta
cirra Sysanruari ~nluri,frri

grande cenrro *srele con sinrbo)o d i Tan,[

ceramica punrca

A necropoii ~ c e r a n ~ i arrica
ca

roponjn~o O monerr

reniplu dr Asrarre a Capo S Elia


)(ami

L'area di indagine comporta una considerevole quantita di unit2 geografiche che determinano la notevole
complessith dei paesaggi (costiero, palustre, di pianura, di collina, di montagna), che offrono un ampio ventaglio di
scelte per l'insediamento in rapporto alla complessa varieta di risorse possibili presenti. Si precisa cosi per Cagliari un

38. 20 km per Lilliu (1944, p. 346, nota 20); piu generico Moscati (1986, scheda su Cagliarii che si l~mitaa definire alcun~s111come
pertinent¡ all'hinterland cagliaritano, piuttosto che cercare di indiv~duarnei confini
39. Barreca 1986. p. 38.
duplice aspetto di citth proiettata verso i1 mare e verso l'interno, con una chiara vocazione di citta di mediazione e di
organizzazione.
L'espansione nel territorio in epoca punica avviene mediante la rivitalizzazione o la fondazione ex novo di molt1
centri, tra i quali spiccano S. speratejo, S. Tem-Monte Luna di senorbi'' e villamar" e l'impianto dn Una fitta
organizzazione rurale, con un complesso sistema di relazioni territoriali con i1 mondo indigeno dell'interno. Cih porta
a definire tale spazio di relazione come spazio di frontiera in quanto, in Sardegna, sembra trovare collocazione in q ~ e l l e
aree di transizione verso le montagne, nei rapporti con le popolazioni dell'intemo.
La presenza di f o r t e z ~ e ~di~armi
, in tombe e di toponimi" dii ragione di un complesso sistema insediativo a
carattere militare, e non solo, che non puo essere visto come semplice barriera difensiva per tenere a bada popolazioni
ribelli, ma va interpretato come frontiera, luogo di scontro e di incontro fra esperienze diverseJ5.
Se dalla carta estrapoliamo gli indicatori di frontiera, elencati sinteticamente qui di seguito (Fig. 5), possiamo
fare alcune osservazioni:
a) La realta di strutture difensive4';
b) 11 persistere di un discreto numero di santuari rurali, specialmente legati all'acqua e alle divinith salutifere,
in aree con chiara presenza nuragica'';
C) La presenza di armi in t ~ m b e ' ~ ;
cI) La diffusione di toponimi, come ad esempio Magomadas4';

Allora i1 problema non sara que110 di un confine di separazione tra sardi e fenici, al di qua e al di 18 del quale
tentare di identificare, vanamente, l'identita etnica degli insediamenti, ma un'area di contatto, di trasformazione delle
societa locali, all'interno della dicotomia integrazione / disintegrazione, ovvero acculturazione. La localizzazione in
queste aree di frontiera di strutture difensive, nelle quali I'insediarsi, anche violento, del10 Stato (fortezze) garantisce
l'ufficialitk dell'economia coloniale; la presenza di santuari ruralis", con particolare riferimento all'acqua e alle divinita
salutifere, di alta valenza ideologica per fenomeni di incontro tra culture "indigene" e culture "coloniali". con la
reciproca necessita di integrazione, voluta o meno; tutto cio porta ipotizzare un fenomeno assai complesso di contatti
culturali, per interpretare i1 quale si ritiene assai pericolosa la semplice identificazione ELEMENT0 ET?JlCO/ELEhENTO
CULTURALE, con la riproposizione acritica di un dualismo punicilindigeni, che non puh interpretare la complessit8 e i1
gradualismo di sfumature di questa realta5'.

40. Ugas 1993;


41 per tutti Costa 1983; Moscati 1993, pp. 46-51,
42. Paderl-Ugas-Siddu 1993.
43. da ultimo: Tore 1986a.
44. Vedi le indagini particolarmente significative di Giulio Paulis (1990, 1992).
45. Alla base delle r~flesslonisulla frontiera contenute in quest0 lavoro Sta la lettura del fondamentale sagglo d~ C. R. Whittaker (1994).
46. Nell'area compresa nella carta sono presenti alcune localita nelie quall sono state Individuate da Ferruccio Barreca delle fortezze
punlche: a Ballao. sul fiurne Flumendosa, una "posnroneforrrficata" nell'ambito del sistema fortificato Interno centro-orientale (Barreca 1978. p,
125): a Furtei. in localita Santu Brai. sul Riu Mannu un forte che sorvegliava un guado (Barreca 1978.. p 124: Tore 1989b: contra. ugas-zucca
1984, p. 35).
47. ~d esempio i santuari (indicati nella figura) di Lrnna Pertunta a S . Andrea Frius (Salvi 1990. ivi bibliografia precedente): di M~~~~
Salarnu di Dolianova (Salvi 1989): sui materiali votiv~punlcl dei due santuart: Moscati 1991: di Sa dornu 'e s 'ossu d~ Dolianova (Salvi 1989,
17-21); di Santu laccr di San Nicolo Gerrei (Spano 1870: Tore 1989a p. 48). dal quale proviene la famosa iscrizlone trilingue (Garblni 1991).
48 Vennero ritrovate nello scavo di una necropoli in localita S Lucia a Gesico. Barreca 1986. p. 299: Tronchett~1996.
49. Sulle irnplicaz~onidel toponimo vedi: Zucca 1984: Paulis 1990: Garblni 1992. Nell'area cagl~aritana 11 toponlmo presente nel
territorio del Comune di Ges~co.
50 partlcol-ente slplficatlbe le ossenazlonl dl Caterina Lllllu Sul santuarlo dl Genlla \farla dl Vlllanolaforru (1988 pp 113-1 15)
51 Dommelen 1997. partlcolarmente ~nteressantl In materla le ossenazlonl contenute In alcun~recent1 labor1 dl Tore (su tuttl 1983,
1989a 1992. 1992a 1994 1995) In essl e contenuta anche la dlsamlna della blbllografia precedente con le Larle poslzlonl del dlkersl studlosl
Frg. 5 - Carta d e l 'urea di Cagliari con gli indicatori dij?ontiera.

Legenda caria
cirrd * santuari ~alutiferr

grande cenrro * srele cun stmbolu dr Tanrr

W forrezza X armi

LA SARDEGNA PUNICA: UNA SOCIETA MULTICULTURALE. ELEMENTI PER UN MODELLO


TERRITORIALE
L'analisi sintetica ed esemplificativa dei due spazi di relazione ci permette di fare alcune riflessioni su un
modello territoriale della presenza punica in Sardegna.
Cartagine prende saldarnente possesso del territorio sardo come attestano i trattati del 509 a. C. e del 348 a.C.,
piu restrittivo quest'ultimo a conseguenza, probabilmente, della necessiti di far fronte a un piu stretto controllo del
territorio minacciato da rivolte e da interessi coloniali di altre potenze (Roma) e di orientare la produzione sarda sempre
piu in funzione delle proprie esigenze e c ~ n o m i c h eLa
~ ~presa
. di possesso dell'isola e la sua trasformazione in territorio
d'oltremare di stretta pertinenza della metropoli creano una situazione di tipo coloniale, la cui organizzazione, con ampi
elementi di centralizzazione (vedi ad esempio la presenza di un Boetarca) ancora ci sfugge per l'assenza di fonti scritte
specifiche e per la carenza di indagini territoriali e archeologiche esplicitamente rivolte verso questo problema.
Non b possibile ancora evidenziare la presenza di un modello di organizzazione quale b stato ipotizzato e. per
certi versi, verificato, nel nordafrica, che porter8 la divisione del territorio in distretti, denominati 'RST (Le terre) e noti
in et8 romana con i1 nome di In questa organizzazione a un territorio di stretta pertinenza della citti, nel quale tt
presente la proprieti diretta del terreno, si affiancano le ampie distese cerealicole affidate in forma tributaria, la zona
Libica, sottomessa a un ferreo controllo, data l'importanza strategica. militare ed economica di quelle terre. Al di 18 di
questo spazio di diretto controllo, sono presenti gli indigeni, anche nomadi, che godono ampi spazi di autonomia. con

52. Secondo Acquaro (1987, p. 30) il trattato del 348 a. C. "volge le proprre clausole protezronistrche non solo verso Ron~ama
implrcrtamente le rmpone anche alle prime cittafenrcie del1 'isola dr cul m qualche modo altera 11 n?ercato". Piu decisamente Bondi (Bartoloni-
Bondi-Moscati 1997) parla di azione "coercrtrva" di Cartagine (p. 69) e di "logrca dr assoggettanzento delle antrche colonre .fenrcre" (p. 71).
mentre Acquaro (1996, p. 5) parla di "colonre fenicre nnormaírzzafer".
53. Da ultimo Lopez Castro 1992b. ivi tutta la bibliografia sull'argomento.
i quali vi sono rapporti
-- di alleanza, e che forniscon0 firi quasi all'ultimo contingenti militari. soprattutto di
ca&leriaS4.
E credibile che Cartagine, nella sua espansione oltremare, abbia trasferito questo modello di organizzazione
temtoriale in Sardegna, con la palese e manifesta volonta di considerare l'isola come territori0 integrante del nordafnca,
vista la sua importanza strategica, militare ed economica. E plausibile, peraltro, che la situazione sarda abbla visto
la pedissequa trasposizione di tale model10 ma I'adattamento di esso alla realta locale, nella quale era presente una fo*e
componente fenicia palesata da citta di notevole importanza, e una componente "indigena" che, sebbene abbia perso nel
confronto con I'espansione fenicia le sue capacita economiche autonome e la sua forza politica. mantiene pur sempre
una forte identita culturale e i1 possesso di ample porzioni di terreno dalle quali minacciare la stabilita della zona
cartaginese.
La realta indigena sarda successiva al VI secolo a. C. non e nota. ma dai pochi dati finora rilevati si puh arguire
che, lungi dall'essere una realta appartata e chiusa in se stessa, resistente irriducibile. nobilmente destinata alla
sconfitta davanti all'avanzare della civilta, ci troviamo di fronte ad una pluralita di componenti. non confondibili tra
loro, ognuna con precisa identita culturale e per le quali forse si possono individuare anche diverse situazioni socio-
economiche. Quel che e certo e che il mondo indigeno si assesta in una pluralita di fonne in varie parti dell'isola, a
fronte della necessita di una forte riconversione economica e geografica alla quale le popolazioni indigene, o almeno
alcune di esse (Iliensi), furono costrette con l'arrivo dei coloni fenici e con la dissoluzione della formazione econolnica
e sociale dell'Eta del Ferross.
D'altra parte ritengo che il riassestarsi geografico dei gruppi indigeni non rappresenti semplicisticamente i1
rinchiudersi in "riserve indiane", resistenti a tutto e a tutti, ma una nuova identita econoniica e culturale. I vari gruppi
indigeni mantengono comunque il controllo di important¡ risorse naturali quali il legname e. probabilmente. una parte
delle aree metallifere5'. I1 loro rapporto con il mondo punico, lungi dall'essere caratterizzato dal rifiuto. presuppone,
pur nella conflittualita un continuo e mutuo scambio, dimostrato dall'ampia diffusione anche in zone interne delle
ceramiche puniche, di importazione, delle loro imitazioni. delle monete etc.".
Si e creata, ciok, una nupva formazione socio-economica indigena con la quale i punici hanno dovuto fare i
conti, in positivo e in negativa. E da queste componenti che Cartagine attinge i contingenti mercenali ed e a loro che
Ampsicora si rivolge per aiutarlo nell'ultimo tentativo di riscossa punica nella celebre rivolta del 216-214 a. C..
Di fronte a questa realta estremamente complessa Cartagine si trova ad affrontare. all0 stesso tempo. la necessita
di assiurarsi i1 controllo delle risorse chiave, di inglobare le citth fenicie, Sortemente autonome e di tenere a bada i1
complesso mondo indigeno in un momento di forte riorganizzazione di quest'ultimo.
Cartagine affronta il problema con una serie di fatti cosi riassumibili:
occupazione militare con I'invio di eserciti che garantiscono il controllo, pacifico o meno. del territorio
fenicio;
centralizzazione politica e amministrativa (Boetarca) ed economica (trattati) che pone lo Stato al centro della
vita sarda
fondazione di nuovi centri urbani o impulso a rinnovo di vecchi in posizione strategica per i1 compiment(> di
questo disegno: Olbia, Neapolis, Cornus. S. Teru (Senorbi), San Sperate

54. 11 modeHo e chlaramente delineato in Garcia Moreno 1978.


55. La stessa pluralita di nom1 delle popolazioni indigene. tra le quall emergono gli Illensi. I Balari e i cors^. indica la prescnra dl
diverse identita culturali ed etniche. spesso accomunate neii'unico nome di Indigeni o In modo ancora piu a m b ~ g u odi Sard1 GiB
antichi pur
conoscendo I nomi e. quindi le distinzioni tra ie varie componentl tendevano a unlficarie. con I'uso di termini come surdo-pelllr, e plil tardi di
Crvrtates barbarrae. Gli studi sul problema hanno continuato questa tradlzione fornendo. talvolta. un contlnuum atemporale che insisle sulla
catena nuragici-sardi pelliti-civitates barbariae. quasi che oltre un millennio di storia sia passato inkano D.altra parte la realta di queste
comunita ci sfugge ancora e. in assenza assoluta di reperti materiali. esse rischiano di trasformarsi in una entita metafisica. rappresentazione
della fiera ribellione violenta degli indigeni. faccia speculare dell'imperlalismo. Potrebbe. d'altra parte. paradossalmente. ribaltarsl [.assunto,
affermando che e la trasformazione in entita metafis~caa rendere invisiblli i repert1 materiali e la realta di queste comunlth fi^^^ pais (1880-
1881. p. 77) sonolineava piu di un secolo fa I'ambiguita stessa del termine Sard1 arrivando a sostenere che esso andasse utllirzato esclusiyamente
"per que111che erano statrpru o meno penetrati dalla cultura del Cartagmesr" GI1 stessl Fen~cidi Sardegna potevano &¡amare se stessl sardo.
come r~cordachiaramente M. Fantar (1993. p.169) segnalando un'iscrizione da Cartagine (CIS 1. 4523)
56. Non pare del mno arb~trarioinserlre il dato del tr~butodl came dl maiale salata r ~ c h ~ e s da
t o Roma slno In tarda eta tra l e adestarlon,
di important¡ produzioni ind~gene.D'altra parte. la presenza di resti suini In citta fenicle sarde. vedi ad esemplo a Cagliali
rlnLenlment,
"livell1 punici" di via Brenta (Sorrentino 1992), pub far risalire nel tempo questa produzlone. che collegata con 11 tabu
sel,,itico,
potrebbe in via di ipotesi. anestare I'inurbamento di "indigeni".
57. Tore 1980. 1990. 1992: Madau 1988. 1991. 1991a: Ronland 1992
forte impulso e trasformazione urbana dei due centri principali Karaly e Tharros, chiave per l'intera
costruzione coloniale;
impulso alla realizzazione di una fitta rete di insediamenti rurali con anche trasferimenti di popolazione di
origine africana (Libifenici o ~ a r d o l i b i c i ) ~ ~ ;
realizzazione di una forte rete di punti fortificati di frontiera;
diffusione di prodotti materiali e di culti agrari e salutiferi facilmente integrati nel mondo indigeno
(ibridazione);
possesso delle aree minerarie o comunque delle vie di penetrazione verso quelle.
Qui si pongono le basi della forte dialettica e delle tensioni che caratterizzano la presenza punica in Sardegna e
che, probabilmente, saranno la causa della debole reazione alla conquista romana.

I I I I
I I I I
I I I I
I I I I
I I I I
I amministrazione diretta I tributo I rapporti di alteriti I
I I I

Grafico 3

La stessa articolazione delle componenti culturali ed etniche presenti nell'isola nella seconda meta del primo
millennio rendono particolannente palese la complessith diquesta situazione, non sintetizzabile in una visione
dualistica:
I fenici delle vecchie citth, i cartaginesi, i coloni nelle aree agricole (libiofenici o s a r d o l i b i ~ i ) ~e ~i , mercenari di
varia provenienza, le varie componenti "indigene" (Iliensi, Balari e Corsi tra le pih importanti), non dimenticando tutte
le aree intermedie di contatto e mescolanza.
Dalle cursive osservazioni riportate risulta evidente che una analisi approfondita della Sardegna punica non
possa mestarsi davanti alla dicotomia colonizzatori/colonizzati ma, prendendo atto dell'esistenza di una realta molto
pih complessa, veda la Sardegna in et8 punica come un complesso unitario, cia studiare in tutte le sue componenti e
non esclusivamente in una, come spesso 2 avvenuto, con l'apertura occasionale di finestre sul mondo indigeno. magari
quando questo fa sentire la sua voce con una sollevazione violenta. Per dirla con M. Bénabou "un cadre historique
unique ou coexistent et s'influencent des élérnents en constante év~lution"~", una societa a pih dimensionih1.

58. Particolarmente importante e la felice intuizione di Tronchetti, che pubblicando i materiali dalla necropoli di S. Lucia di Gesico ha
identificato; nelle armi presenti in una tomba, la machaira in dotazione ai sardolibi (Tronchetti 1996. p. 996). Se I'ipotesi sara confermata da altri
ritrovamenti saremmo davanti alla prova della presenza di contingenti di origine sardolibica in aree interne della Sardegna (Acquaro 1996, p. 5:
sui libiofenici da ultimo Lopez Castro 1992). Non pare. per altro. del tutto casuale che il ritrovamento sia venuto in area non distante da una
localita chiamata Magomadas (vedi sopra nota no 5 1)
59. Non e chiaro se i due termini indichino la stessa comunita o due comunita distinte (Acquaro 199. p. 5).
60. Bénabou 1976. p. 18
61. id. p. 583: vedi anche I'interessante dibattito sviluppatosi sul libro di Benabou nel volume 3 (1978) di Les iinnales ESC.
L0 scopo i? la creazione di un model10 della Sardegna punica come societ2 coloniale, caratterizzata da forme d
dominio e di integrazione, che ne fanno una societa multietnica e multiculturale", paradigmatica per 10 studio dei
fenomeni di incontro/scontro tra colonizzatori e colonizzati, con i1 superament0 del vecchio dualismo tra colonizzatori
pomtori di civilte e indigeni felicemente resistenti. Una societ&complesna dove 6 chiara la distinzione tra dominant1 e
dominatori, pur con I'inclusione di una parte dei secondi nei meccanismi di potere dei primi e con sfere di autonomia
non ancora del tutto evidenziate.

Alfonso Stiglitz. Via Bach 94. 09045 Quartu S.E. (Cagliari). Sardegna, Italia.

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