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SCIENZA E BENI CULTURALI

UnlversltA dl Padova "Dipartimento dl Chlmica lnorganica Metallorganica e Analitica" UnlversitA di Venezia "Dipartimento di Scienze Ambientali"

IUAV "Dlparttmento di Scienza e T ecnica del Restauro"

Polltecnlco di MUano "Dip. di Conservazione delle Risorse Architettoniche Ambientali" Unlverslta dl Napoli "Dipartimento di Storia dell' Architettura e Restauro"

II Cantiere della Conoscenza II Cantiere del Restauro

ATII del convegno di Studi Bressanone 27 - 30 Giugno 1989

mBl11 UBRERIA PROGETIO EDITORE PADOVA

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II Cantiere della Conoscenza, iI Cantiere del Restauro, Bressanone 1989

COPIA PER I1'1MAGINI 0 PER TECNOLCX;IE: DA MANTOVA A PPJXNA.

MAURIZIO BERTI

Comune di Padova

In one of Odeo Cornaro's rooms in Padua, there exists a reproduction of the decoration to be found in the Caesar's room in ~he Palazzo Te of l~tova. Up until now, criticism has been sdely concerned with form and style. Renovation has allowed reseach into the techniques used in the two rooms. Technical differences reflect the diverse approuches of two sChools to the same subject.

E' nota l'esistenza di una copia, nella casa padovana di Alvise Cornaro, del-

la decorazione della volta della Sala Dei Cesari di Palazzo Te.

I ragionamenti degli storici su questa copia sana rimasti per ora fra ambiti stilistici, formali; eppure essi hanno indotto, con qualche cautela, ad ipotizzare una copia resa a Padova per una descrizione di Alvise Cornaro, 0 per una trascrizione di Tiziano l'funio.

L'osservazione delle tecniche utilizzate, che si vuole qui limitare al particolare dei quattro angoli delle due volte, permette di risalire a concezioni tecnologiche differenti. l~ la difformita materiale non puo nascondere l'im-

Qagine di una evidente comune ascendenza: un disegno contenuto nell'Hypnerotorr~chia Polyphili'? Eccone i tennini proposti.

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Forse non e indispensabile ricercare la presenza in Roma di Aldo Manuzio nel periodo compreso fra il 1499, anno di edizione dell"Hypnerotomachia Polyphili', e il 1515, anno della sua morte, per dar senso all'ipotesi che la copia del Polifilo cir colasse nell' ambiente romano gia nei primi decenni del '500. Quest '.opera edi toriale s'impone subito come capolavoro tanto per il testo letterario di Francesco Colonna quanto per la preziosita grafica delle anonime xilografie. Le invenzioni ivi contenute potevano essere naturalmente oggetto dell'interesse dei circoli artistici romani gia pronti ad andar oltre quel primitiv~ atteggiamento calligrafico riser-

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vato alIa scoperta della decorazione a 'grottesche'.

Quest'osservazione da generica diviene puntuale se si considera che, quando nel 1512 Pietro Bembo approda stabilmente a Roma, nella casa del cardinale Federico Fregoso, poteva considerarsi gia autorevolrnente inserito nel mondo umanistico della corte papale. Egli vi arrivava edotto, ma anche noto, per un precedente lungo soggiorno giovanile, diciottenne al seguito del padre Bernardo aTbasciatore della Repubblica in Roma, dal novembre del 1487 all'ottobre del 1488; da un secondo soggio~ no nel 1502, con I' amico Vincenzo Querini; da un terzo nel 1505. Dope la lunga e p~ blematica attesa, ad Urbino (dal 1506 al 1512), sotto la protezione dei Della Rovere, Bembo uscira ritratto nel IV Libro del 'Cortegiano' (1528) di Baldassar Castiglione quale nuovo pedagogo per il perfetto cortigiano. Negli anni dell' incontro, aveva pe-

sate notevolmente fra Bembo e Castiglione l'uscita degli 'Asolani' (1505); ~er i

tipi di }YJanunzio. Con Manuzio il Bembo aveva pubblicato prima (1495) il giovanile

'De Aetna' e poi, almeno sino all' arri vo ad Urbino, aveva lavorato continuamente al l a cura di varie produzioni edi toriali. 2.

Quindi, quando nel 1516 Bembo con Navagero, Castiglione e Raffaello (cne era diventato soprintendente alle Antichita romane proprio nel '16) partecipa alle esplorazioni archeologiche nella campagna romana, si deve ritenere che la produzione aldina avesse in Bembo stesso un sicuro propagatore; ne puo ritenersi credibile che il c~olavoro tipografico di Manuzio fosse proprio in questo ambito oscurato.

La composizione delle epigrafi per la tomba nel Pantheon di Raffaello (1520) e di Castiglione in S. ~aria celIe Grazie a Curtatone (1529-30) sono il tributo del Bembo ad una significativa frequentazione. Ora sappiamo anche, dai piu recenti studi di Nicole Dacos su Giovanni da Udine, che il Bembo segui, per conto dell'amico cardina

Ie Bibbiena, allora in missione diplomatica in Francia, :i. lavori della decorazione

della di lui '5tufetta', ideata e decorata da Raffaello con l'aiuto di Giulio Ro~a~o e Giovanni da Udine (1~19).?

La circostanza della presenza del romanzo del Colonna aRoma, nel decennio precedente la diaspora artistica che segul il sacco del '27, interessa poiche pennette

eli legare ancora una volta la bottega di Raffaello a I'lClT1tova, a Venezia, a Udine,

a Vicenza e a Padova.

Meno spettacolare del ri t r-at to di Pietro Bemoo accanto allo s esso Raffaello nel-

la 'Scuola d' Atene', si presenta l' argomento di un semplice mooe l Io di partizione

decorativa osservato fra Mantova, Padova e la xilografia del Polifilo. Quest'ogget-

to, pur non essendo t.rat taco con argomentazioni storiografiche consue te ma Lndagato per i suoi presupposti tecnol ogi c i , r-rcondu-e comunque a temi centrali corne gli illustri binomi di Castiglione-Giulio Romano, Bembo-Falconetto, Grimani-Giovanni da Udine.4-

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II restauro in atto della Sala dei Cesari di Palazzo Te a Jl'lantova ha permesso una

esauriente analisi delle tecniche decorative al punto che si offre, agli storici del l'arte, nuova materia per riconsiderare Le attribuzioni: fra il Pippi e il Primaticcio, per esempio. La decorazione della vol ta di questa sala si conf'errna nei modi costruttivi tipici di Giulio Romano nel resto del Palazzo 'l'e, corrispondenti a ben definite fasi di lavorazione fra esse in successione; cia ritenuto in relazione al fatto che la stessa "ilTlj)resa" di maestranze ed artisti operava contemporaneamente in pru cantieri mantovani diretti dallo stesso Giulio. E' anche visibile al Te l'immediato raffronto

fra due stadi diversi raggiunti da questo particolare cantiere: Ie due volte rispettivamente della loggia del prospetto nord del palazzo e di quella contigua e comunicante che oa verso il cortile. l~ella prima i cassettoni sono portati ad uno stadio di intonacatura sottile, rifiniti sulle bordature e cosl lasciati; nella seconda, invece, quest'identica condizione, architettonicamente sufficiente, e portata ad uno stadio successiv~ con l'applicazione delle decorazioni a stucco e delle Pitture.7

Questo rnodo di procedere e stato adottato anche per la realizzazione delle decora-

zioni agli angoli della volta della Sala dei Cesario E' un sistema che inevitabilmen-

te esclude l'uso dell'affresco, sia per dar pittura ai fondi dei compartimenti ottenuti e sia per pigmentarne i rilievi in stucco. 6

A Mantova, come a Padova, 10 schema decorativo deriva dall'estrapolazione di una delle ciue rnatrici di cui si compone il modello contenuto nell' 'Hypnerotomachia'. II settore dell' Ar,lOenissima insula' e cornposto dall' intreccio di due sviluppi decorativi

indipendenti: quello considerato e costi tui to da una matrice avente, per semi e l emen ~ ri un ottagono, yuattro esagoni e un quadra1:o; l'altro sviluppo, che Cinch'esso ha appli

caz i oni nei vicini arnbienti s i a a I>la'ltova che a Padova , e costi tui to da.l I.' ottagono e

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al . ?

d quaarato.

S~piamo che nel Rinascimento 10 studio dei compartimenti delle decorazioni di archi tettura assume cur-a perlorneno par-i a quanta e dedicata al soggetto della pi t-

tura 'prospettiva'

La scelta del modello contenuto nel Polifilo si giustifica per il fatto di esse

re teoricamente adattabile ad una superficie curva con raggio di curvatura variabi

Ie. II model 10 , per la verita, rappresenta un set tore piano avente il perimetro di forma trapezoide con i lati paralleli curvi. Quanto induce a pensare che tale mo dello decorativo possa altresi adattarsi ad una superficie concava 0 convessa e il

suo ~parire, pur in una dimensione bidimensionale, comprimibile 0 dilatabile per fasce parallele nei suoi semi elementari; e cia in ragione di una riquadratura non

ortogonale. Ma per tradurre la decorazione dalla condizione bidirnensionale a quella

spaziale si e dovuto, nei due cas~ considerati, cercar soc corso nell'invenzione di

una tecnica applicativa. 11 pensiere va per analogia, rna solo per inciso, ai temi della rappresentazione topografica e geografica; particolarmente d'attualita dopo la scoperta dell'America e, per quanto ci riguarda piu da vicino, il tema e solleci tato dalla presenza del cartografo Ramusio compagno, per fraquentazioni remane e passioni antiquarie, del Bernbo. 8

La tecnica adottata per la realizzazione mantovana non da esito soddisfacente ri spe t to alla ripartizione d' angolo, in particolare per il rnancato allineamento della base. E non poteva essere altrimenti: qui la decorazione e resa sagomando a rilievo la rete degl i. ottagoni. Vengono corrpos t i , a partire dall' asse di simmetria geometri

ca del campo d'angolo, di volta in volta dei mezzi esagoni riempiendo di stucco una tal forma di legno. Con il ribaltamento della stessa forma si poteva riempire d'im pasto l'altra meta dell'esagono e cosi via. II risultato sarebbe stato, ogni otto q~plicazioni, la formazione dell'ottagono avente il quadrato (0 rembo) al centre.

Fin tanto che l' impasto di stucco era ancora modellabile veni vane impresse sui bor= di del getto Ie cornici di unghie 0 palmette. Giunzioni e bordature venivano j:loi,

alIa fine, ripassati regolando con raffetti e spatole di ferro. II fondo degli esagono era gia predisposto, secondo l'uso accennato del cantiere giuliano, per la decorazione pittorica. Al centre dei quadrati si applicava poi la resellina dorata. Va rilevato ancora il particolare che la rete in rilievo e aggrappata con chiodi

infissi all'intonaco sottostante.

II passaggio alIa realizzazione padovana, nella sal etta dell' 'Ottangulo' di ca-

sa Cornaro, venne a suo tempo segnalato da Giuseppe Fiocco e piu recentemen:e e

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stato ripreso da Wolfang Wolters. Un passaggio inteso da due storici come opera di

copia e, dalla datazione dell 'opera mantovana (1530-32), vi determinano il 'post quem' dell'esecuzione padovana? Alla luce penD di quanto sopra esposto, l'interdipendenza delle due realizzazioni non si dovrebbe tanto dedurre dalle decorazioni in se degli angoli che possono autonomamente riferirsi al modello contenuto nel Polifilo; quanto piuttosto all'impianto generale delle ripartizioni della volta e ancor piu dalla posizione degli stemmi gentilizi ai quattro angoli.

La realizzazione della decorazione padovana, anche se piu discreta rispetto alla magnificenza della Sala dei Cesari, permette elementi nuovi d'interesse poiche testifica aspetti autenticamente innovativi del cantiere rinascimentale. II raggiun gimento della compiutezza fonnale della decorazione e dovuto all'adozione di una te cnica che e fase di miglioramento della concezione decorativa a stucchi e a grottesche; sistema in cui e implicita, fin dagli esordi, la trasformazione del cantiere prot)rinascimentale attraverso l'introduzione del criterio pliniano di economia, non

solo per Le opere di edilizia, ma anche per quelle specialistiche di pi ttura e di d~ corazione. Nella decorazione a stucco della sala dell'Odeo l'adozione dello stampo, tecnica elementare e ripetitiva, e totalizzante. Un passo indicativo del ruolo r~ giunto dall' astrazione progettuale.

La figura prescelta per costruire la maglia decorativa e ancora l'esagono. Ma, a Padova, viene eseguito con uno stampo che riproduce intero, sullo stucco fresco, il sottile rilievo del perimetro esagonale deprimendone il campo interno. Con questo a: tificio l'esagono e il quadrato centrale della matrice polifiliana emergono in 'neg~ tivo'. Se non fosse che i carrpi dei quadrati sono decorati di figurine simboliche (anche queste presumibilmente desunte dall'Hypnerotomachia') si dovrebbe percepire

ad una visione piu rr~ditata, la configurazione del quadrato e dell'esagono; in un

secondo momento. Di sicuro l'effetto in 'negativo' si riscontra nella percezione del

disegno della maglia.

Ben evidentemente si capisce che nella sala padovana l'obiettivo era di rendere

comunque, pur attraverso l' adozione di una tecnica 'economica', il disegno del model

10: un segno che mettesse sullo stesso piano percettivo un ottagono, quattro esagor.i

ed un quadrato. Cne vi fosse com~~que intenzione di dare alla realizzazione un'adeguata incorniciatura e di~strazione il fatto che, oei ~uattro angoli della volta, solo L'xil t rmo (que l l o con :0 s cerrma del 5emoo) e st.ato il tencar ivo cne na avu to

ouon esi to f'ormal e , Qui ~,.=&.;:ti, ccrrtr-ar-i arner.r.e al r::'su: t&.1:0 r.;a~:OVa!10 e a!;li al tri

tenta:ivi negli angoli della stessa sala dell'Udeo, l'crei:o fi~al~ente r:esce ad

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avere una coerentr formalizzazione sia con la superficie concava che con la for-

rna.della cornice dell'intera partizione d'angolo. Ne fa Ie spese certo la regol~ rita del tratto che disegna l'ordito, che in taluni casi si dilata ed in altri

si restringe; l'effetto generale risulta comunque, a colpo d'occhio, perfetto. E non e cosi affermato uno dei principali precetti della decorazione alIa 'romana' ?

NOTE.

1) Nella sc.el ta fra le due principali tesi ogg.i, avanzate sull' identita di Francesco Colonna sarebbe piu conveniente adottare, per i ragionamenti del testo, la tesi del Francesco Colonna pren~ stino: nobile, attivamente presente nella vita politica e umanisti ca della Roma di fine Quattrocento. r·1a piu che l' acca$.vante tesidi Haurizio Calvesi interessa seguire la vicenda del {rate Francesco Colonna, domenicano a Venezia, nella restituzione storiografica e filologica del Pozzi e della Ciapponi; anche se cosi diventa piu problematico individuare il grado di penetrazione del Polifilo in ambiente romano. L'identita veneziana del Colonna interessa anche per le vicende del suo editore, Leonardo Grassi, la cui presen za e stata attestata dal Sambin nella casa del giovane Ruzante; ls qual cosa, in qualche misura, ci riporta al nostro Cornaro.

i1. CALVES I , '11 sogno di Polifilo prenestino', Roma 1980. F.COLONNA, 'Hypnerotomachia Poliphili', a cura di G. Pozzi e L.A. Ciapponi, in "';edioevo e Umanesimo I, Padova 1980.

P. SAl·mIN, 'Briciole biografiche del Ruzante e del suo compazno d' arte i'jarco Aurelio Al varotti (":enato)', in 'Italia medioevale e u manistica', pp.267-268, Padova 1966.

2) G.C. j·1AZZACURATI, 'Pietro Bembo', in AA.VV.'Storia della cul-

tura veneta~ Dal primo Quattrocento al Concilio di Trento', a cura di G. Amaldi e M.P. Stocchi, vol. 2, pp. ~-59, Vicenza 1980.

Si veda la voce 'Bembo Pietro' nel 'Dizionario Biografico degli Italiani' •

N. FOZZA, 'L'editoria veneziana da Giovanni da Spira ad Aldo i'~anuzio. I centri editoriali di Terraferma', in AA.VV.'Storia', cit., pp. 215-244.

3) N. DACOS-C. FURLAN, 'Giovanni da Udine. 1487-1561'. pp.35-37.

Udine 1987~ sulla vicenda della stufa del Bibbiena. i·~a si cita da qualche pagina precedente (pp.32-33): " ••• Artisti, letterati e poeti discutevano frequentemente i lore problemi nei cenacoli ove si riunivano. Quello d'Ermolao Barbaro dove va trasformarsi in accademia e attorno a l.La botrt e za d ' Aldo ;·januzio gravitano, tra gli altri, il poeta Andrea Navagero, l'umanista Pietro Bembo, tutti e due spesso aRoma sotto il pontificato di Leone X, e il cartografo Ramusio. Lungi dall'essere confinati nei lore studio questi uomini frequenta vane gli artisti con la competenza di veri e propri conoscitori. pTe tro 3embo mise insieme aRoma un'irnportante collezione di libri, m£nlli"enti antichi, oedaglie antiche e moderne, cbe avrebbe spedito nel la sua villa di Padova (il I\oniano).".

4) ~esti sodalizi 0 occasioni speciali d'incontro sono registra-

ti dal Vasari. ::a quanta fosse forte ed importante il sistema di re lazioni che talvolta si concentrava attorno ad un artista ne e ese~ pio l'iniziazione artistica di Giovanni da Udine, nella restituzio~a vasariana. Giovanni, trascorso l'ap;re!1distato presso la bottega di Giorgione, viene ir.trodotto da 3aldassar Castiglione r.~lla bottega

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'di Raffaello; perorante Domenico Grimani, amlclssimo di suo padre. G. VASARI, 'Le vite ••• ', Firenze 1S68; ed. a cura di P. ella Per~ola, L.Grassi, G.Previtali, A.Rossi, F.Ceschi, ,:ilano 1962-66, pp. 395-396.

5) Per l'interpretazione delle tecniche di decorazione adottate

nella fabbrica di Giulio Romano di Palazzo Te devo ringraziare il Dott. Gianfranco j'lingardi, restauratore incaricato del restauro del la Sala dei Cesari, illuminante per quanta mi ha detto del suo cagtiere. Ringrazio ancora, per la cortese ospitalita, il Dott. Carlo ~icheli, Direttore dei lavori di restauro; infine, il Dott. Gian ~aria Erbesato, Conservatore del ~useo di Palazzo Te.

6) L'abbandono dell'affresco a favore della tempera 0 dell'encau sto e un dato fisiologico dei modi decorativi a stucchi e a grotte= sche; una necessi ta tecnica, per la successione delle fasi, nel cantiere giuliano: infatti, se il fondo aveva gia una stabilitura 'secca', mai piu la pittura sopra stesavi poteva essere affresco.

7) Tale figura ('3'nell'accluso repertorio di schemi) e il diseg~o

dei cassettoni delle volte della Basilica di Massenzio. Essa i stata ripresa nelle· due volte degli anditi ad est e a ovest della sala ottagona dell'Odeo, nella volta del passa~gio fra il cortile e le peschiere del Te; in ambedue i casi pero e adottata una variante po~ che al rombo viene sostituito i1 quadrato.

8) Si veda l' argomento in L. FR_',l;ZOIH, 'Antiquari e collezionisti nel Cinquecento', in op.cit., pp.208-266.

9) G. FIOCCO, 'Alvise Cornaro, il suo tempo e le sue o~ere', Fado-

va 1965.

i/. dOLTERS, 'La decorazione interna della Loggia edell' Odeo Cornaro', in AA.VV.'Alvise Cornaro e il suo tempo' a cura di L. Puppi, Fado-

va 1980.

i',a si veda anche G. 3RE3CL.EI ALVA~::Z, 'Le fabbriche di Alvese Cornaro', in op.cit., pp.43-57.

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ciascuna obvia sectione, in [u 4v) dernonstraticne rhombea connodato, cum gli sui .nguli ancora et essi er rransvcrsaria et perpendiculariarnente coniugui. Er per tale rnutuo commercio er similrnente questi uno altro ocrogonio, nel primo intruso, bellarularnenre (orrnavano, consorialrnente gli nove quadri inclauscrando. Dique tum quem figur>uone l'una cum l'alrra colligantise sotto et su pr> et alrernanrise, una elegance innodatura di mulciplice figuumcnto gucios.lmc:ntc rendevano. tutto questo quadrate completarnente figuundo. Le quale deforrnarure erano linim per plastre nel solo infixe, candidissimo di marrnoro, sernidodranre J. sua crassitudine sup<rficiale, et de qui et de li gli simpliei circurnparietando.' Incro il quale lapidec inclusio intra limica- ~~::::::::::::::::::===========:;;:::::;;::::::;:::::-ce.le herbuscule vlCi.uone/

SE.TTOR.E DE;:LLA DE:.LlTIO'5A El L\t10~NI~S.1 MA II'\~tJLA DE sC'K.II1A NE:.L~ -HYPN£:R010MAGl-lIA -POLy-

f'\-tl\..-\ . @-@tS1PAPOLAZION E DELL£. DUE MATR-Iq

®

CD I POTESI DELLO ~TAt1FO PEQ.IL Gt~nO DELL' ORDno IN S1'UCc.o. A I1AN10YA.

@ IPOTE'SI DEUO STAI1PO L:'SATO NtGL-I AN60LI A PAD OVA _

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(j)ANC,OLO DELLA VOLTA Nt;:LLA. SALA DEI CE~A.RI DI PAI-A:2Z0 TE: A MANTOVA-

~ANC, OLa DELLA voLTA t>~LLA '::,A,LE11A (tl'ERCOLE) NEL~ ODEO c.oI2.NARO DI PADOVA.

(3)PA12TICOLARE DEI-lAo PECOt<.A2IDNE PADOVANA· SE1TORE CON LO s iE.MMA DEl &t1Bo.

Q;) PART! COLAQ£ DE L~A D£'COf2.AZIONE NAN TOVA.NA. -

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