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Il Banchetto Gioioso- Francesco “Orazio” Scordo

Tutto accadde un bel dì d' estate Ma ad attenderli, baldanzosa


in un dolce campo di patate. c'è la Scoscio burrascosa:
Marcenò quietamente arava "Toglietevi subito gli stivali,
la terra che di tuberi profumava. la casa non sporcate come maiali!"
Nera nera quanto al color era, Tra sbuffi, risa e sollazzi
dopo una grondante primavera. tutti al tavolo si siedono, pazzi.
Gaio e allegro, cantavano i contadini, La giussy a capo della tavolata
un brioso canto degli alpini. un Padre Nostro recita di filata:
tanto avida è di mangiare
Ma quand'ecco comparire che si dimentica di salutare.
uno piccol gnomo arrabiato La Cherry la chitarra suona,
"La mia tana hai spaccato, con Jim Morrison è musica buona;
vil contadin devi morire!". il volume sale a palla
Marcianò è terrorizzato, e tutt'intorno la gente balla.
lo gnomo era aizzato: Il buon Gandoola impreca tutt'intorno
d'Imperiali era parente, poichè in casa ha perso il Livorno
marcianò è claudicante: "dieci euvro avevo giocato,
nella zappa è inciampato e pevr una squadvra ho toppato!"
per timor d'esser mangiato. Giulia Luckenbach, d'altro canto,
I suoi compagni chiama a sè, lo consola con un bel pianto;
perchè ubriaco è di rosè. ride invece Tettamanti
Giungon Miky e l'Arienti che d'amanti ce ne ha tanti:
ma Maccianò ne vede venti, prim fra tutti il vostro poeta,
annebbiata vista e ragione con dolci carmi sempre l'allieta.
il contadin prende il forcone: Villa vuole ancor da bere,
lo punta dritto contro il nano, tanto, guidare lei non deve.
ma del fienil colpisce un vano Daddy invece, il farfallone
che cade giù con gran fragore già la testa ha nel pallone:
sui due compari: che orrore! brama Amserdam con forza
Marcolin e Micaele non ed il suo istinto mai non smorza:
son coperti, no, di miele; cerca donne: mogli o divorziate
ma di ben altra consistenza che sian celibi o fidanzate
di ciò che li ricopre è l'essenza: sempre son ben accettate!
frutto d'anni di fermento Ma ecco giunger le posate,
questo sterco è macilento, dalla Anna son recate,
manda un puzzo infernale tutte quante le ha contate.
che produr non sa un maiale. Mancan però a Giulia Minunzio
che fa rima con sbrillunzio:
Ma, d'un tratto, a una finestra allor si muovono i mari e i venti
urla colombini: "é pronta la minestra!" e tutto si scopre: le ha rubate l'Alimenti!
Qual sollievo e qual vigore Con T***** lei fa comunella
i contadini ripigliano ardore: e vengon ripresi dalla bidella:
di buon cibo la promessa "C'è il reggistro?" grida forte;
di Maccianò avvia la testa; un mucchio giunge di risposte:
nei bagliori della crapula, "La Duvia l'ha sequestrato,
il bel fabbio un'idea estrapola: chieda a Bergna: è lo scienziato!"
"Diam da bere al vile gnomo, Bregna però non vuol parlare
certo l'alcol non sopporta come un uomo!" e matematiche scienze si mette a studiare;
Qual miracolo potè capitare, come sempre la fa franca:
giacchè lo gnomo fecero ubriacare. di vili bricconi è capobanda.
Tutti lieti del trionfo, Ma ecco giunger Berenice,
cadon a terra con un tonfo; che d'ira accesa afferma e dice:
rialzatisi tutti lerciati "Triste e grosso panzerottone,
tornano a casa beati. di Simia non esser più il coccolone;
datti al vino, all'alcol e alla droga:
chiedi all'Albanese: son molto in voga!".
Ma la Chiara è inebetita:
da Marcianò vien circuita;
mani sporche le allunga sul petto,
in cambio riceve uno schiaffo diretto!

Marcianò è soddisfatto,
dalla seggia s'alza d'un tratto:
"propongo un brindisi a Scordone
che di me è poeta migliore;
e poi come non rivolgergli inchini
per aver fatto, nel carme, tacer la Negrini?".

Approva gioiosa
la Brego silenziosa.

Francesco "Orazio" Scordo

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