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il potere sostitutivo è quel potere che permette al governo di

sostituirsi (sussidiarietà verticale) a regione o enti locali, qualora


essi non rispettassero i livelli essenziali delle prestazioni

Il Ministero dell'Ambiente fu istituito il 1º agosto 1986 dal Governo Craxi II,


scorporandolo dal Ministero dei Beni Culturali. Con la Riforma Bassanini del
D. Lgs. n. 300/1999, assunse la denominazione di Ministero dell'Ambiente e
della Tutela del Territorio, accorpando alcune funzioni del Ministero dei
Lavori Pubblici. La riforma entrò in vigore nel 2001 col Governo Berlusconi II.
Nel 2006, col Governo Prodi II assunse l'attuale denominazione,
trasferendogli la competenza sul mare, che conserva anche con il presente
Governo Berlusconi IV, dal 2008.

Il Ministero dell'Ambiente ha funzioni in materia di ambiente, ecosistema,


tutela del patrimonio marino, atmosferico, nonché sulla valutazione di impatto
ambientale (VIA), valutazione ambientale strategica (VAS) e per
l'autorizzazione ambientale integrata (IPPC). Ha competenze in materia di
tutela del suolo dalla desertificazione nonché del patrimonio idrogeologico.
Coordina e sovraintende alle funzioni del c.d. Codice dell'ambiente, ossia il
D. Lgs. 3 aprile 2006, n. 152, recante Norme in materia ambientale, che ha
accorpato le precedenti normative.
La Legge n° 431, 8 agosto 1985, nota come Legge Galasso è una legge
italiana del 1985, che ha introdotto a livello normativo una serie di tutele sui
beni paesaggistici e ambientali. Prende il nome dal politico e storico Giuseppe
Galasso.

Norma [modifica]
La legge 431/85 è la prima normativa organica per la tutela dei beni
naturalistici ed ambientali in Italia, mentre la prima legge per la tutela del
paesaggio è la 1497/39.
La legge Galasso si preoccupa di classificare le bellezze naturalistiche in base
alle loro caratteristiche peculiari suddividendole per classi morfologiche.
L’azione di tutela all’interno delle aree individuate secondo le direttive della
legislatura non esclude totalmente l’attività edificatoria, ma la sottopone
all’approvazione degli enti preposti alla tutela, nonché al Ministero del Beni
Culturali ed Ambientali. Nel caso di abusi non è inoltre prevista la possibilità di
ottenere concessioni edilizie in sanatoria, unitamente alle sanzioni pecuniarie
è previsto il ripristino dello stato dei luoghi a carico di colui che commette
l’abuso.
Le regioni vengono obbligate alla redazione di un Piano Paesistico che tuteli il
territorio e le sue bellezze, in particolare i piani devono porre la totale
inedificabilità in: aree alpine al di sopra dei 1600 metri, aree appenniniche al di
sopra dei 1200 metri, a distanza di 300 metri dalla riva di mari e laghi e 150
metri dalle sponde di fiumi e torrenti, sui vulcani, nelle paludi, in aree di
interesse archeologico, università di agraria ed aree per il rimboschimento o
incendiate. Tutte le aree individuate dalla Galasso sono sottoposte alla
giurisdizione demaniale.
La legge Galasso ristabilisce inoltre gli usi civici diritti d’uso gratuiti che
spettano agli appartenenti ad una stessa comunità (es.: godere di un pascolo,
utilizzare i frutti di un bosco, fare legna, ecc.). la nascita di tali diritti affonda le
radici in tempi medievali, in tempi moderni hanno perso di attualità, per cui i
proprietari possono affrancare le aree gravate da questi diritti cedendo parte
dell’area alla comunità o pagando.

inq. elettromagn
Varie leggi specificano i limiti per i campi elettromagnetici, vedi per esempio:
[1].
La legge quadro 36/01 [2] prevede per le intensità dei campi:
(1) un limite di esposizione;
(2) un valore di attenzione;
(3) un obiettivo di qualità.
Il limite di esposizione è il valore che non deve mai essere superato per le
persone non professionalmente esposte (quindi il pubblico).
Il valore di attenzione si applica, in pratica, agli ambienti residenziali e
lavorativi adibiti a permanenze non inferiori a quattro ore giornaliere, e loro
pertinenze esterne, che siano fruibili come ambienti abitativi quali balconi,
terrazzi e cortili esclusi i lastrici solari. Sono quindi escluse, ad esempio,
strade e piazze, per le quali si applica il limite di esposizione. L'obbiettivo di
qualità è un valore che dovrebbe essere raggiunto nel caso di nuove
costruzioni.
Per i campi ad alta frequenza (da 0,1 MHz a 300 GHz) il limite di esposizione
previsto dal DPCM 199/2003 è compreso fra 20 V/m e 60 V/m a seconda
della frequenza. Il valore di attenzione e l'obbiettivo di qualità sono invece di
soli 6 V/m, valori molto più bassi di quelli previsti in altre nazioni. Trattandosi
di campi ad alta frequenza non è necessario specificare a parte il valore del
campo magnetico, essendo questo semplicemente proporzionale a quello
elettrico. Da notare che questi valori si applicano alle stazioni radio base e
non ai dispositivi mobili come i cellulari, per i quali non esiste una normativa. A
titolo di esempio, un cellulare con una potenza tipica di 1 W crea un campo di
circa 6 V/m a un metro di distanza e di 60 V/m a 10 cm.
Per la tabella con i valori si veda [3]
Esistono sia limiti da misurare sul singolo impianto sia limiti puntuali che
riguardano il campo totale, generato da più impianti. Tuttavia, non sono
previste sanzioni per gli impianti che superano i limiti di legge, ma che
contribuiscono a generare una somma di campi magnetici superiori al limite
per un'area abitata. L'adeguamento degli impianti è imposto da province e
regioni ed è a carico del titolare dell'impianto.
Per i campi a frequenza industriale (50 Hz) ossia quelli generati dalle linee
elettriche e cabine di trasformazione, il DPCM 8 luglio 2003 n° 200 prevede
un limite di esposizione di 100 µT per l'induzione magnetica e 5000 V/m per il
campo elettrico; lo stesso DPCM fissa un valore di attenzione per l'induzione
magnetica a 10 µT e per l'obbiettivo di qualità a 3 µT. Questi limiti vanno
applicati, come per le alte frequenze, a tutti i luoghi ad alta frequentazione e
dove si prevede una permanenza non inferiore alle quattro ore giornaliere ma,
rispettivamente, per le condizioni preesistenti alla data di emanazione del
DPCM e, relativamente all'obbiettivo di qualità, ai nuovi progetti successivi a
tale data.

NORME IN MATERIA DI DIFESA DEL SUOLO E LOTTA ALLA


DESERTIFICAZIONE, DI TUTELA DELLE ACQUE DALL'INQUINAMENTO E DI
GESTIONE DELLE RISORSE IDRICHE

1. Le disposizioni di cui alla presente sezione sono volte ad assicurare la tutela


ed il risanamento del suolo e del sottosuolo, il risanamento idrogeologico del
territorio tramite la prevenzione dei fenomeni di dissesto, la messa in sicurezza
delle situazioni a rischio e la lotta alla desertificazione.

2. Per il conseguimento delle finalità di cui al comma 1, la pubblica


amministrazione svolge ogni opportuna azione di carattere conoscitivo, di
programmazione e pianificazione degli interventi, nonché preordinata alla loro
esecuzione, in conformità alle disposizioni che seguono.

3. Alla realizzazione delle attività previste al comma 1 concorrono, secondo le


rispettive competenze, lo Stato, le regioni a statuto speciale ed ordinario, le
province autonome di Trento e di Bolzano, le province, i comuni e le comunità
montane e i consorzi di bonifica e di irrigazione.

legge galli

Di servizio idrico integrato si parla per la prima volta in Italia nella nella
cosiddetta Legge Galli (l. num.36 del 5 gennaio 1994), recante Disposizioni in
materia di risorse idriche, in cui viene descritto all'articolo 4 come "costituito
dall'insieme dei servizi pubblici di captazione, adduzione e distribuzione di
acqua ad usi civili, di fognatura e di depurazione delle acque reflue"; tale
servizio va gestito all'interno di Ambiti Territoriali Ottimali.
Nel 2006, il decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 recante Norme in materia
ambientale abroga la Legge Galli e ridefinisce il servizio pubblico integrato
come "costituito dall'insieme dei servizi pubblici di captazione, adduzione e
distribuzione di acqua ad usi civili di fognatura e di depurazione delle acque
reflue, e deve essere gestito secondo principi di efficienza, efficacia ed
economicità, nel rispetto delle norme nazionali e comunitarie".[1]
Il gestore di tale servizio deve quindi curare la gestione, nel proprio territorio di
competenza, di:
Acquedotto: captazione, adduzione e distribuzione delle risorse idriche per
utenze domestiche
utenze pubbliche (ospedali, caserme, scuole, stazioni ...),
utenze commerciali (negozi, alberghi, ristoranti, uffici...)
utenze agricole
utenze industriali (quando queste non utilizzino impianti dedicati)
Fognatura: raccolta e convogliamento delle acque reflue nella pubblica
fognatura.
Depurazione: trattamento mediante impianti di depurazione delle acque reflue
scaricate nella pubblica fognatura.[2]

dlgs 152/1999

Lo Stato Ambientale dei Corsi d'Acqua (SACA) è un indicatore che


sintetizza i dati relativi all'inquinamento chimico-fisico e alle alterazioni
dell'ecosistema dei corsi d'acqua.Viene determinato incrociando lo Stato
Ecologico dei Corsi d'Acqua (o SECA, un indice dello stato ecologico degli
ecosistemi acquatici) con il loro Stato Chimico, [1] il quale esprime invece
l'eventuale presenza nelle acque di sostanze chimiche pericolose, persistenti
e/o bioaccumulabili.[1] La classificazione dei corsi d'acqua in base al SACA è
prevista dalla tabella 9 dell'allegato 1 al D.lgs. numero 152/1999.[2]I possibili
valori che può assumere il SACA e i loro significati, anch'essi elencati
nell'allegato 1 al D.lgs. 152/1999, sono i seguenti:[3]
ELEVATO: Non si rilevano alterazioni dei valori di qualità degli elementi
chimico-fisici ed idromorfologici per quel dato tipo di corpo idrico in
dipendenza degli impatti antropici, o sono minime rispetto ai valori
normalmente associati allo stesso ecotipo in condizioni indisturbate. La
qualità biologica sarà caratterizzata da una composizione e
un'abbondanza di specie corrispondente totalmente o quasi alle
condizioni normalmente associate allo stesso ecotipo. La presenza di
microinquinanti, di sintesi e non di sintesi, è paragonabile alle
concentrazioni di fondo rilevabili nei corpi idrici non influenzati da
alcuna pressione antropica
BUONO: I valori degli elementi della qualità biologica per quel tipo di corpo
idrico mostrano bassi livelli di alterazione derivanti dall'attività umana e
si discostano solo leggermente da quelli normalmente associati allo
stesso ecotipo in condizioni non disturbate. La presenza di
microinquinanti, di sintesi e non di sintesi, è in concentrazioni da non
comportare effetti a breve e lungo termine sulle comunità biologiche
associate al corpo idrico di riferimento.
SUFFICIENTE: I valori degli elementi della qualità biologica per quel tipo di
corpo idrico si discostano moderatamente da quelli di norma associati
allo stesso ecotipo in condizioni non disturbate. I valori mostrano segni
di alterazione derivanti dall'attività umana e sono sensibilmente più
disturbati che nella condizione di "buono stato". La presenza di
microinquinanti, di sintesi e non di sintesi, è in concentrazioni da non
comportare effetti a breve e lungo termine sulle comunità biologiche
associate al corpo idrico di riferimento.
SCADENTE: Si rilevano alterazioni considerevoli dei valori degli elementi di
qualità biologica del tipo di corpo idrico superficiale, e le comunità
biologiche interessate si discostano sostanzialmente da quelle di norma
associate al tipo di corpo idrico superficiale inalterato. La presenza di
microinquinanti, di sintesi e non di sintesi, è in concentrazioni da
comportare effetti a medio e lungo termine sulle comunità biologiche
associate al corpo idrico di riferimento.
PESSIMO: I valori degli elementi di qualità biologica del tipo di corpo idrico
superficiale presentano alterazioni gravi e mancano ampie porzioni
delle comunità biologiche di norma associate al tipo di corpo idrico
superficiale inalterato. La presenza di microinquinanti, di sintesi e non
di sintesi, è in concentrazioni tali da produrre gravi effetti a breve e
lungo termine sulle comunità biologiche associate al corpo idrico di
riferimento.

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