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FONDAMENTI
Urbanistica 1
Le competenze urbanistiche sono ripartite tra diversi enti territoriali.
TECNICA URBANISTICA
NORME GENERALI DI PIANIFICAZIONE URBANISTICA
Urbanistica 2
E’ un piano di indirizzo per un’applicazione coordinata di interventi e per uno
svolgimento orientato di attività costruttive e produttive in un dato territorio. E’ di
iniziativa statale e viene approvato dal Presidente della Repubblica.
Il P.T.C. dispone:
a) zone di nuovo insediamento: residenziale, industriale, agricolo, ecc;
b) impianti di particolare natura ed importanza e zone soggette a avincoli
industriali;
c) reti stradali, ferroviarie, navigabili, ecc;
Urbanistica 4
COMPARTO EDIFICATORIO – Compendio di una proprietà od unità catastali da
ricomporre unitariamente secondo i tipi edilizi ammessi nella zona.
VARI TIPI DI COMPARTI IN SETTORI DESTINATI A NUOVI QUARTIERI
RESIDENZIALI STANDARDS URBANISTICI E DENSITA’ DERIVANTI DALLA
LORO APPLICAZIONE
Definizione di comparto
Un comparto è un’area i cui proprietari si consociano volontariamente oppure
obbligatoriamente per realizzarvi quanto previsto dal P.R.G. o dal P.P.E.
Comparti obbligatori
Si hanno con l’applicazione dell’art. 23 della Legge Urbanistica.
Comparti volontari
Si hanno quando un privato o gruppi di privati avanza domanda di urbanizzazione
sulle proprie aree nel rispetto del P.R.G., delle Norme di Attuazione e dei Minimi
Standards Urbanistici.
II tipo: i comparti contengono “zone edificabili” più “zone per servizi di quartiere” nella
dovuta proporzione.
Più conveniente del I tipo, ma non risolvente. Il comune deve avere ancora i
mezzi per creare e mantenere i servizi di settore e generali. Si può accollare ai privati
quanto detto per il I tipo, ed inoltre:
d) costruzione delle strade principali di quartiere, degli impinati sportivi e di gioco
di quartiere, con impianti d’acqua, fognatura, illuminazione;
e) la manutenzione di detti servizi di quartiere;
f) la cessione al Comune di aree per scuole, mercati, biblioteche, ecc.
III tipo: i comparti contengono sempre, in giusta proporzione, “zone edificabili” più
“zone per servizi di quartiere” più “zone per parchi di settore”. Può essere
sistematicamente adottato in tutte le città in sensibile espansione.
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PIANO PIANO REGOLATORE ALTRI STRUMENTI
REGOLATORE PARTICOLAREGGIATO URBANISTICI
GENERALE P.P.E.
P.R.G.
a. schema a. planimetria del piano Per i programmi di
regionale regolatore generale fabbricazione:
b. planimetria rapp. relativa alla quota di planimetria in scala
1:10.000 oppure territorio che 1:10.000 o 1:5.000 del
1:5.000 con interessa il piano territorio comunale con
l’indicazione particolareggiato; l’indicazione delle zone
ELABORATI dello stato di b. planimetria delle di espansione e delle
fatto esistente proposte di piano zone abitative esistenti.
GRAFICI c. planimetria particolareggiato Per comparti edilizi, i
1:10.000 oppure designata su mappe piani di lottizzazione, i
1:5.000 con le catastali che illustri piani plano-volumetrici:
previsioni del la natura e la portata gli elaborati di cui ai
piano e cioè: dei vincoli e delle punti b e c dei P.P.E. con
divisione in zone limitazioni e le indicazioni dettagliate.
del territorio caratteristiche delle
comunale; rete zone destinate
viaria all’edificazione.
riorganizzata; c. Profili regolatori, tipi
indicazione delle architettonici, sezioni
aree per edifici in stradali, tipi di
scale minori.. alberatura.
a. relazione a. relazione illustrativa a. relazione
illustrativa b. documentazione illustrativa
b. documentazione fotografica b. documentazione
fotografica c. elementi catastali fotografica
c. tabelle e dati delle proprietà da c. descrizione dei
ATTI relativi alle espropriare e da tipi edilizi
ELABORATI analisi vincolare ammissibili ( per
d. norme d. piano finanziario i programmi di
urbanistico- contenente la stima fabbricazione)
edilizie di delle indennità di
attuazione espropriazione e di
e. piano finanziario vincolo e delle opere
contenente la da realizzare entro il
stima degli perimetro del P.P.E.
espropri e e dei mezzi finanziari
l’indicazione dei per provvedere alla
mezzi finanziari spesa.
occorrenti solo
nel caso che il
Comune intenda
provvedere
all’esproprio di
zone di
espansione, fino
dall’approvazione
del P.R.G. ai
sensi dell’art. 18
della legge
urbanistica
Delibera di adozione del Delibera di adozione del Delibera di adozione
piano; osservazioni piano; Nel caso di programmi di
raccolte durante la opposizioni raccolte durante fabbricazione la delibera
ATTI pubblicazione; la pubblicazione; di adozione si riferirà al
AMMINISTRATIVI delibera con le deduzioni delibera con le deduzioni alle Regolamento edilizio di
alle osservazioni opposizioni cui il programma è parte
integrante ( o ne diviene
il completamento) in
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mancanza di P.R.G.
COSTRUZIONI
ZONE AMMESSE
AMMESSE
CONDIZIONATAMENTE
Abitazioni in genere Negozi, uffici, piccoli campi di
Abitazioni di tipo intensivo gioco per bambini, autorimesse e
ZONE RESIDENZIALI Abitazioni di tipo tutti i servizi necessari al vicinato
semintensivo
Abitazioni di tipo estensivo
Uffici in genere Abitazioni in genere
ZONE DEGLI AFFARI
Grandi magazzini
(commerciali ed
Negozi
amministrativi)
Luoghi di ritrovo
ZONE INDUSTRIALI Fabbricati industriali e uffici Alloggi per il solo personale di
(industrie pesanti e relativi custodia e di guardia
leggere, ferrovie e porti, Magazzini
magazzini e depositi Depositi generali
generali)
ZONE DEI SERVIZI Attrezzature di quartiere Alloggi pertinenti
URBANI Attrezzature generali
(scuole, chiese, mercati, cittadine
ospedali, parchi, ecc.)
Fabbricati ed abitazioni per Luoghi di riunione, scuole,
uso agricolo e rurale istituzioni assistenziali e sanitarie,
ZONE RURALI
limitatamente alle esigenze chiese
della costruzione del fondo
ZONE RESIDENZIALI:
classificazione delle aree rispetto all’intensità di utilizzazione edilizia
DENSITA’
TERRITORIALE DI
POPOLAZIONE NEI
EDILIZIA QUARTIERI
PREVALENTE NEL CARATTERISTICHE RESIDENZIALI
QUARTIERE COMPLETI DI
SERVIZI (abit/ha)
Min. Max.
EDILIZIA ESTENSIVA Costruzioni rade; casette a schiera, unifamiliari,
semirurali; l’altezza degli edifici è fortemente
limitata e piccolo è il rapporto tra area coperta 30 150
ed area scoperta ( in parte alle singole case, in
parte ad uso pubblico)
EDILIZIA Ammette diversi tipi edilizi, differenti rapporti di
SEMINTENSIVA occupazione del suolo, della scala delle altezze, 150 300
della distanza imposta tra i singoli edifici.
EDILIZIA INTENSIVA Costruzioni fitte; massima utilizzazione
planimetrica del suolo; altezza degli edifici Oltre 300
massima consentita dai regolamenti
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Zone degli affari
Aree centrali urbane, nelle quali sono concentrati, prevalentemente, edifici pubblici,
uffici e centri commerciali: chiamate anche “centri direzionali”. Debbono essere dotati
di comodi accessori e di ampi parcheggi.
Zone industriali
Comprendono aree destinate sia alla lavorazione di materie prime ( botteghe
artigiane, zone miste artigiane, industrie leggere, industrie pesanti, industrie nocive,
ecc.) sia alla sosta delle materie prime o dei prodotti ( depositi, magazzini, ecc.)
Zone di rispetto
Fasce laterali alle strade di traffico rilevante con vincolo “non aedificandi”. Aree situate
nel raggio di 200 m. dai cimiteri-paesistico o panoramico; possono consentire
perimetri stabiliti dalle Soprintendenze ai Monumenti.
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pertinente alle abitazioni, strade escluse.
N.B.: per passare dalla densità di popolazione Δ alla densità edilizia D, si deve tener
conto dell’indice di cubatura per vano v (compreso tra 70 mc e 120 mc a seconda del
carattere delle costruzioni) e dell’indice di affollamento a (il cui valore desiderabile è di
1 abitante per vano), secondo la formula:
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1942 dalla legge 765/1967 (legge ponte); sono limiti all’edificazione posti
direttamente dalla legge, dei quali il P.R.G. deve tener conto.
Essi stabiliscono alcuni minimi e massimi ai quali tutti i piani regolatori devono
conformarsi: la massima densità edilizia ammessa, la massima altezza e le distanze
minime consentite tra i fabbricati, la quantità minima di spazi che devono essere
destinati a edifici pubblici, o riservate ad attività collettive, e verde pubblico e a
parcheggi, rispetto alla quantità di spazi che possono essere destinati ad insediamenti
residenziali e produttivi.
PIANO DI LOTTIZZAZIONE
Si dice LOTTIZZAZIONE il frazionamento di un terreno di una certa grandezza in varie
porzioni, su ciascuna delle quali è prevista la costruzione di un edificio autonomo.
Questa si opera mediante il PIANO DI LOTTIZZAZIONE. Esso svolge una funzione
analoga al piano particolareggiato, tanto da essere molto spesso utilizzato in
alternativa ad esso, purché il comune sia dotato di un P.R.G.
Il piano di lottizzazione deve essere accompagnato dalla stipulazione di una
CONVENZIONE fra il comune e il privato, con la quale quest’ultimo assume a proprio
carico alcuni oneri patrimoniali connessi con le opere pubbliche e le opere di
urbanizzazione che dovranno essere realizzate e l’onere delle opere di urbanizzazione
primaria e una parte dell’onere per quelle di urbanizzazione secondaria; di solito il
privato si obbliga a cedere gratuitamente al Comune le aree necessarie per eseguire
tali opere.
MISURE DI SALVAGUARDIA
Il periodo di tempo intercorrente fra l’adozione di uno strumento urbanistico e la sua
entrata in vigore può essere anche abbastanza lungo: i privato potrebbero
approfittarneper ottenere concessioni edilizie conformi alla regolamentazione
urbanistica ancora vigente, ma in contrasto con il piano ormai adottato. Per ovviare a
questo pericolo le legge prevede misure di salvaguardia.
a. il Sindaco è obbligato a sospendere ogni decisione sulle richieste di concessione
edilizia contrastanti con il piano adottato
b. la Regione ha la facoltà di sospendere l’efficacia delle concessoni edilizie già
rilasciate, ma contrastanti con il piano adottato.
I PARCHEGGI
Per parcheggio si intende un’area scoperta o una struttura edilizia, posta al di fuori
della carreggiata stradale, destinato alla sosta dei veicoli. La materia è regolata
principalmente dalla legge 122/1989 (legge Tognoli). Essi possono essere pubblici o
privati: le norme che li riguardano sono diverse.
PARCHEGGI PUBBLICI:
• I piani urbanistici devono destinare a parcheggi pubblici una determinata
quantità minima del territorio urbano, diversa secondo le zone di territorio
(D.M. 1444/1968 e 122/1989)
• Il programma urbano di parcheggio (P.U.P.) è un nuovo strumento settoriale
attuativo, creato con il fine di dotare le aree urbane di attrezzature e
infrastrutture di parcheggio adeguate alle crescenti esigenze. Sono tenuti ad
adottarlo i comuni più grandi e i comuni indicati nella legislazione regionale.
Esso deve contenere le localizzazioni e le dimensioni dei parcheggi, le priorità
d’intervento ed i tempi delle loro attuazioni, il regime giuridico scelto per le
Urbanistica 13
realizzazioni delle opere e la gestione del servizio, le previsioni economiche e
finanziarie.
Il programma ha efficacia pluriennale; se le sue indicazioni non sono conformi al
P.R.G., ne costituisce una variante in deroga. La sua formazione è articolata in 2 fasi:
l’adozione da parte del comune e l’approvazione da parte della regione. I
finanziamenti sono erogati direttamente dallo Stato, mediante il dipartimento per le
aree urbane, presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri.
PARCHEGGI PRIVATI
La L. 122/1989 stabilisce regole volte a imporre o favorire la destinazione a
parcheggio privato di spazi adeguati. Queste regole si applicano immediatamente
all’attività edilizia privata.
a) edifici nuovi: vi devono essere aree riservate a parcheggio in misura non
inferiore a 1 mq ogni 10 mc di costruzione
b) edifici già esistenti: i proprietari possono costruire parcheggi al piano terreno o
nel sottosuolo; queste opere non sono soggette a concessione edilizia, ma il
loro inizio deve essere denunciato al comune;
I parcheggi realizzati costituiscono pertinenze inseparabili degli appartamenti.
IL REGOLAMENTO EDILIZIO
Nell’edificazione i privati devono rispettare anche altre regole, oltre a quelle dettate
dagli strumenti urbanistici: questi, infatti, stabiliscono l’assetto e le destinazioni del
territorio, ma dettano solo poche regole sul modo in cui può essere svolta l’attività
edilizia e sulle caratteristiche fondamentali che devono avere gli edifici.
Una parte di questa materia è disciplinata direttamente da norme statali: il D.M. del
5/07/75 detta regole generali sull’altezza minima dei locali interni e impone in via
generale alcuni requisiti igienico-sanitari di particolare importanza.
Un’altra parte di questa materia è disciplinata mediante uno strumento normativo
locale: il regolamento edilizio comunale
Urbanistica 14
I centri storici sono soggetti ad una disciplina particolare che ha il fine principale di
risanarli dal punto di vista statico e igienico, di conservarli quanto più possibile integri
e di rivitalizzarli, promuovendone l’utilizzazione effettiva:
- essi devono essere identificati nei P.R.G. (zona A);
- non è consentito eseguirvi nuove costruzioni in assenza del piano
regolatore o del programma di fabbricazione,
- devono essere applicati loro gli standard urbanistici speciali a carattere
conservativo che li riguardano;
sono soggetti alle prescrizioni stabilite dalla legge per la tutela dei beni di valore
artistico e culturale (L. 1089/1939) e dei beni di valore paesaggistico (L. 1497/1939).
I CENTRI STORICI
Il succedersi di epoche storiche e il loro affermarsi attraverso processi di sostituzione
dei diversi tessuti edilizi è sempre stato il segno caratteristico delle città d’antica
origine.
Ampliandosi, adattandosi, trasformandosi, la città testimonia il permanere ed il
rafforzarsi di valori d’uso che non negano quelli dell’epoca precedente.
La discontinuità della città moderna con quella del passato, dovuta alla diversità del
ruolo economico, proviene dai modi e dalle dimensioni della crescita.
Con la città moderna nasce la questione delle abitazioni; la crescita della città, in
conseguenza dell’ineguale accessibilità ai servizi centrali, determina la formazione di
valori diversi dei suoli. All’origine della rendita fondiaria urbana è proprio la
trasformazione dell’uso della città storica. La stessa normativa è costituita in funzione
della rendita: si veda lo ZONING ( strumento politico di segregazione sociale).
Sul suolo urbano viene calata una griglia, nelle cui maglie si localizzano gruppi e
attività differenziati; categorie di abitanti a reddito diverso abitano aree diverse.
L’esistenza di un patrimonio infrastrutturale stratificatosi nei secoli appare subito
come un elemento fondamentale nella determinazione dei livelli di rendita.
La vicenda recente dei centri storici italiani non si svolge in maniera parallela
all’andamento dell’urbanizzazione. Ad una prima aggressione che vede l’abbattimento
delle mura e la demolizione degli antichi tessuti per dare il via al meccanismo di
costruzione della città borghese, fa seguito il ventennio fascista, in cui la crescita offre
lo spunto per mal mascherare operazioni di risanamento speculativo, fino a che, nel
secondo dopoguerra, la vastità dei fenomeni di ridistribuzione demografica legati al
rilancio della struttura economica e industriale, portano l’intero paese ad essere
coinvolto in un generale processo di trasformazione della struttura insediativa.
-Verso la fine degli anni ’50 si diffonde la convinzione che il tema della conservazione
deve essere affrontato soprattutto in termini urbanistici.
-Al convegno di Gubbio gli urbanisti stendevano una carta contenente le direttive per
un’efficace politica di salvaguardia.
-Negli anni ’70 vi è un nuovo interesse per il problema dei centri storici.
Le amministrazioni locali tendono comunque a limitare i programmi di espansione per
l’incapacità di fornire i servizi essenziali, perciò, oltre a condurre ad una snervante
sequela di pianiper l’edilizia residenziale, porta ad aumentare la pressione sulle aree
interne, di risanamento, trasformazione o completamento, con pesanti interventi.
Nello stesso tempo, considerazioni di natura varia (congestione, risparmio energetico,
fattori ambientali) suggeriscono a molte città l’adozione di “pedonalizzazioni” dei loro
centri. Con l’espulsione dei non residenti ed il relativo rafforzamento dei trasporti.
[FERRACUTI] il deterioramento delle condizioni abitative nell’ambiente urbano ha
spinto le amministrazioni verso una politica di contenimento della crescita urbana e di
salvaguardia delle poche aree rimaste all’interno del loro tessuto, in vista di una loro
utilizzazioneper il miglioramento degli standard urbanistici (meno sprechi).
Urbanistica 15
-Rendere conforme la distribuzione spaziale della domanda e dell’offerta dei servizi
-Mantenere i residenti nelle aree centrali.
Se degrado delle periferie e riuso speculativo delle aree centrali sono conseguenze della spirale
della rendita fondiaria, e se questa è provocata dalla crescita urbana, l’unico modo per fermare
questo processo degenerativo dell’aggregato urbano è di fermarne la crescita.
LA DISCIPLINA GIURIDICA ( limiti della legislazione urbanistica)
Nella legge del 1865 sull’ESPROPRIO si escludeva che nell’indennità di esproprio
potesse tenersi conto del potenziale incremento di valore che il bene veniva ad
assumere per effetto della realizzazione dell’opera pubblica e, al tempo stesso, si
ipotizzava di recuperare le plusvalenze della rendita fondiaria rese attuali dal piano
attraverso la riscossione dei contributi di miglioria. In realtà le cose sono andate
diversamente, le interpretazioni giurisprudenziali accreditano il principio di un
risarcimento a tutte quelle proprietà sacrificate nell’attuazione dei piani urbanistici, il
più possibile vicino al valore di mercato.
865/1971 INDENNITA’ DI ESPROPRIO valore agricolo
765/1967 INDIVIDUAZIONE DI CENTRO STORICO:
• strutture urbane in cui la maggioranza degli isolati contengano edifici costruiti
in epoca anteriore al 1860, anche in assenza di monumenti o edifici
diparticolare valore artistico.
• Strutture urbane racchiuse da antiche mura
• Strutture urbane realizzate anche dopo il 1860, che nel loro complesso
costituiscono documenti di un costume edilizio qualificato.
Urbanistica 16
a) definire il perimetro della città storica e censire per classi le varie tipologie
edilizie, al fine di riuscire a progettare i modelli restauro in modo tale che questi
siano analoghi ai progetti originali;
b) attribuire un uso corretto alle tipologie individuate e restaurate;
c) chiamare la gente a partecipare al progetto della conservazione, nella
consapevolezza di un uso integrato, anche dal lato sociale, del centro e del
territorio storico.
URBANIZZAZIONE.
L’espansione industriale spinge la popolazione a concentrarsi (costo dei trasporti:
ostacolo agli spostamenti giornalieri). Poi l’habitat urbano si deteriora perché
diminuisce la qualità delle abitazioni e dell’ambiente; contemporaneamente crescono i
redditi, quindi la gente comincia a spostarsi, preferendo zone residenziali “periferiche”
(crescita suburbana).
Comunque le condizioni di vita migliorano, mentre peggiorano quelle del traffico. Alto
costo delle aree periferiche per la fabbricazione e, quindi, aumento del costo della vita
nella città (disurbanizzazione).
In Italia la problematica dei centri urbani appare quasi sempre legata a quella dei
centri storici.
1. il problema dei centri urbani non è solo un problema settoriale di tutela e
restauro del patrimonio storico e monumentale, di risanamento del tessuto
edilizio degradato, di contenimento e congestione del traffico. Bisogna anche
occuparsi della riqualificazione economico-sociale e della tutela delle popolazioni
residenti (bene economico e categoria sociale, non solo bene culturale).
2. legato alla politica del territorio
3. il recupero va visto in una prospettiva di utilizzazione ottimale delle risorse
esistenti (No distribuzione del patrimonio agricolo e degrado di quello edilizio).
Urbanistica 17
Operazioni di rinnovo urbano (espulsione degli abitanti originari e sostituzione con
uffici e residenze di lusso). I piccoli proprietari terrieri preferiscono vendere perché
sentono il peso della manutenzione e sono attirati dalle nuove case costruite in
periferia.
ITALIA
I piani degli anni ’50 tentano di dare un primo ordinamento alla struttura della città in
espansione.
I GENERAZIONE
Modello di pianificazione:
a) la mobilità è affidata esclusivamente alla viabilità, con un reticolo stradale
senza gerarchie; i piani di matrice razionalista presentano a volte
l’individuazione di una gerarchia funzionale.
b) Le previsioni insediative sono sempre sovradimensionate. (esperienze
accademiche: a macchia d’olio; esperienze razionaliste: selezione delle direttrici
di sviluppo)
Urbanistica 18
c) Le previsioni dei servizi pubblici sono limitate
d) La città storica viene sottratta all’azzonamento prevedendo sventramenti e
demolizioni, meno frequenti nei piani razionalisti
e) Lo sviluppo del settore terziario è affidato, nei piani razionalisti, a nuovi centri
direzionali, più o meno decentrati; i piani accademici trascurano il problema
f) Le aree di pregio ambientale e paesaggistico sono destinate all’edificazione
privata di qualità; esperienze razionaliste: misure di salvaguardia
VERONA (MARCONI).
Si caratterizza per le consistenti previsioni di espansione, ma senza alcuna
riconoscibile strategia territoriale, sena cioè selezionare le direttrici di espansione con
la conseguente formazione del modello “a macchia d’olio”. I nuovi insediamenti
residenziali sono articolati per tipologie edilizie e le zone più dense sono previste a
ridosso della viabilità radiale. Zone industriali nelle aree più degradate.
PADOVA (PICCINATO).
E’ evidente anche qui il sovradimensionamento, comunque persegue una precisa
forma della città, chiusa ed equilibrata, identificando con chiarezza ogni zona
residenziale. La stessa viabilità concorre alla definizione della nuova forma urbana,
inoltre essa differenzia e seleziona gerarchicamente le diverse tipologie di traffico.
Picconato prevede anche una nuova centralità urbana, a nord della città, lungo il
tracciato ferroviario, con la localizzazione di un nuovo polo direzionale alternativo al
centro storico. Zona industriale lunula ferrovia Mestre-Venezia).
SIGNA (PICCINATO, BOTTONI, LUCHINI).
Affronta il difficile equilibrio fra la conservazione del patrimonio storico e lo sviluppo
della città. Per la prima volta uno strumento urbanistico delimita l’ambito del centro
storico, proponendo interventi di salvaguardia e recupero del patrimonio storico e
monumentale esistente. Anche il territorio viene salvaguardato introducendo le aree
agricole non edificabili e articolando diverse forme di tutela. Sviluppo lineare lungo le
strade periferiche, concentra le nuove quote insediative sulle creste collinari a nord e
a nord-ovest, determinando vuoti e spazi verdi tra i nuovi insediamenti (scelta
insediativa QUARTIERE ORGANICO).
II GENERAZIONE
Negli anni ’60 l’espansione urbana si sposta verso le città medie. La concezione
culturale dlla disciplina assume una dimensione più politica e culturale. I piani
consolidano la tradizione di matrice razionalista. Vi è un modello d’attuazione mista,
dove per le zone di nuova urbanizzazione vengono individuati specifici strumenti
attuativi preventivi, mentre, sulle altre zone, l’attuazione risulta direttamente
esecutiva.
I piani presentano 2 approcci diversi:
a) Modello Razionalizzatore: tende a razionalizzare la crescita urbana senza
intervenire sulle cause che ne determinano le distorsioni;
b) Modello Riformista: tenta di modificare il modello di crescita urbana
caratteri comuni:
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a) supporto analitico più sviluppato che in passato ( per fornire un sistema di
conoscenze che giustifichino le scelte urbanistiche)
b) un controllo differenziato dell’uso dl suolo ( per una gestione del piano sempre
più attenta ad ogni specifica problematica territoriale)
c) minori densità edilizie
d) un sistema organico di viabilità
e) attenzione alle problematiche ambientali
f) l’utilizzazione più estesa dell’esproprio per pubblica utilità
III GENERAZIONE
Esaurita la fase di espansione comincia quella della trasformazione. Due differenti
approcci al tema della trasformazione:
a) in continuità con la tradizione riformista
b) pone come centrale la dimensione fisica e l’attenzione alle problematiche
morfologiche.
CARATTERI COMUNI
a) zoning morfologico basato, oltre che sulla consueta analisi morfologica di tessuti
urbani per individuare le regole che hanno portato alla costruzione fisica della
città
b) il ricorso al progetto architettonico
c) attenzione alla obilità su ferro
d) strategia di riqualificazione della città esistente
e) centralità della questione ambientale
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