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Il Gazzettino

dell’Alternanza

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Che cos’è l’alternanza scuola-lavoro?


del Prof. Conversano Vincenzo

Alternanza Scuola-Lavoro ed Istituti Professionali


In Italia, l‟Alternanza Scuola-Lavoro è stata introdotta come mo- Assume particolare importanza nella progettazione formativa
dalità di realizzazione dei percorsi del secondo ciclo e non come degli istituti professionali la scelta metodologica dell'alternanza
sistema a sé stante (art.4 legge delega n.53/03). scuola lavoro, che consente pluralità di soluzioni didattiche e
Successivamente, con il Decreto Legislativo n. 77 del 15 aprile favorisce il collegamento con il territorio.
del 2005, viene disciplinata l‟Alternanza Scuola-Lavoro quale I percorsi degli istituti professionali sono caratterizzati da un rac-
metodologia didattica del Sistema dell'Istruzione per consentire cordo organico con la realtà sociale ed economica locale, attra-
agli studenti che hanno compiuto il quindicesimo anno di età di verso relazioni con i soggetti istituzionali, economici e sociali
realizzare gli studi del secondo ciclo anche alternando periodi di presenti nel territorio, compreso il volontariato e il privato sociale.
studio e di lavoro. La metodologia dell'Alternanza Scuola-Lavoro è funzionale a
questo raccordo sistematico. A tale scopo si assicurano spazi
La finalità prevista è quella di motivarli e orientarli e far acquisire crescenti di flessibilità, dal primo biennio al quinto anno, funzio-
loro competenze spendibili nel mondo del lavoro. Di fatto, non è nali agli indirizzi, per corrispondere alle esigenze indotte dall'inno-
un percorso di recupero per i meno dotati, ma uno strumento per vazione tecnologica e sociale oltre che dai fabbisogni espressi
rendere flessibili i percorsi nell‟educazione e nella formazione dal mondo del lavoro e delle professioni e dalle vocazioni del
che offre la possibilità di combinare studi generali e professionali territoro.
e di valorizzare le competenze non comprese nel curriculum Le metodologie didattiche sono improntate alla valorizzazione del
scolastico degli studenti nella prospettiva del life long learning. metodo laboratoriale e del pensiero operativo, all'analisi e alla
soluzione dei problemi, al lavoro cooperativo per progetti, per
consentire agli studenti di cogliere concretamente l'interdipenden-
za tra cultura professionale, tecnologie e dimensione operativa
della conoscenza.
(Allegato A, Profilo educativo, culturale e professionale per gli
Istituti Professionali, Regolamento Riforma Scuola Secondaria
Superiore approvato dal Consiglio dei Ministri il 4/02/2010).
Alla scoperta del nostro territorio…
Dagli Ipogei alla Basilica di San Leucio
di Valentina Trisorio

Ipogei Lagrasta
Grazie all’Alternanza Scuola/Lavoro ci è stato possibile
visitare i siti archeologici di Canosa di Puglia : “ Ipogei Lagra-
sta, Ipogei del Cerbero, Ipogeo dell’Oplita, Ipogeo d’Ambra,
Basilica di San Leucio e Palazzo Sinesi”.

 Ipogei Lagrasta: Gli Ipogei prendono questo nome dai


proprietari del terreno. È una delle poche strutture
dell’architettura dauna ben conservate. Sono stati
ritrovati 3 ipogei tra cui il più importante Lagrasta 1
con 9 camere. Questa scoperta attirò molti tombaroli
e per questo l’intero corredo funerario fu disperso. Ipogeo del Cerbero
 Ipogeo del Cerbero: la tomba fu ritrovata casualmen-
te già priva del corredo funerario. Presenta una strut-
tura particolare perché è scavato nell’argilla, ma il
simbolo che lo caratterizza di più è l’affresco ritrova-
to del “cerbero” un cane mitologico a tre teste. A po-
chi passi da questo si trova l’Ipogeo d’Ambra.
 Ipogeo dell’Oplita: questo ipogeo è stato molto dan-
neggiato e privato del corredo a causa dei tombaroli.
Questo ipogeo è noto per la presenza di un bassorilie-
vo che rappresenta un cavaliere che si presume sia lo Palazzo Sinesi
stesso defunto.
 Basilica di San Leucio: prima la Basilica era un Tempio
etrusco-italico con decorazioni magno-greche e dedi-
cato alla Dea Minerva.
La Basilica, nata in seguito dedicata alla religione cri-
stiana, fu dedicata ai Santi Cosimo e Damiano e in
seguito a San Leucio.
Fu ricostruita usando nel miglior modo possibile tutte
le attrezzature architettoniche del tempio pagano.
 Palazzo Sinesi: a Palazzo Sinesi sono conservati più di Parco Archeologico di San Leucio
400 vasi di vari corredi funerari, tra cui una corazza
appartenente a un guerriero.

Parco di San Leucio: Capitello corinzio-figurato

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La XII Settimana della Cultura
di Gerardo Metta

La XII settimana della cultura è stata orga-


nizzata dalla Fondazione Archeologica Canosina
e Patrocinata dal Comune di Canosa di Puglia.
Si è aperta il 16 Aprile con la conferenza
nell‟ormai classico scenario del Circolo “La Feni-
ce” in via Caio Gracco a Canosa, dove la dotto-
ressa Marisa Corrente ha raccontato de “Il recu-
pero dell‟area abitativa e necropoli di vico San
Martino”, affiancata nella sua narrazione da un
team di archeologi-architetti-informatici che han-
no realizzato, su mandato della Fondazione Ar-
cheologica Canosina, una ricostruzione in 3D
dell‟area archeologica. Piacevole intrattenimento
degli studenti dell‟istituto Einaudi, che come negli
anni passati hanno presenteranno e ci hanno
fatto gustare un piatto tipico della nostra storia. A
seguire in vico San Martino, una traversa di Cor-
so Garibaldi, è stata ufficialmente inaugurata
l‟area archeologica di vico San Martino. Il 17 a-
prile, in collaborazione con il Lions Club Minervi-
no Murge “Boemondo d‟Altavilla”, presso la sala
Dea Ebe del ristorante Lo Smeraldo c‟è stato il
forum archeologico: “Incontro sul passato per un
progetto del futuro”. Il 23 aprile in Piazza Vittorio
Veneto la Pro Loco e la città hanno incontrato lo
scrittore Francesco

Scrittore Francesco Delzio sul tema “Sei proposte


shock per la rinascita del Sud”. Il 24 aprile al CRSEC
è stato presentato il libro “Storia regionale della vite
e del vino. Le Puglie” a cura del Centro Studi Storici
e Socio Religiosi in Puglia. Per il filone mostre ed
eventi, già dal giorno 11 e fino a tutto il 25 aprile nel-
la Chiesa della Passione a cura dell‟associazione
“Settima Santa” è stata presentata una mostra foto-
grafica sulla Sindone mentre al CRSEC, dal 16 al 25
aprile, l‟istituto Garrone con Malcangio e Morra, han-
no realizzato una mostra “Idea Arte”. Infine il 25 apri-
le, a cura dell‟Associazione Sportiva Equestre Cano-
sina, si è svolta la “Caccia al Tesoro” che ha fatto
tappa in quasi tutte le aree archeologiche della no-
stra città. Noi dell‟alternanza scuola lavoro abbiamo
partecipato alle iniziative della Settimana della Cul-
tura facendo accoglienza sui siti archeologi-
ci,presentando dei piatti tipici e svolgendo attività di
stage presso alcuni ristoranti del territorio.

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A TAVOLA NELL’ ANTICA CANOSA
Sympósion Kanusĩnon
di Antonio Baldassare

Al circolo la „‟ LA FENICE ‟‟ il giorno 16 aprile c‟è stata l‟inaugurazione della XII settimana
della cultura. Durante la serata è stato presentato al pubblico il progetto di valorizzazione
dell‟ipogeo di vico San Martino, in un complesso archeologico situato nei pressi di corso Gari-
baldi.molto interessante è stata la visione di un filmato che riguardava un ricostruzione in 3D del
sito archeologico di vico san martino.Dopo una serie di interventi di esperti e dopo la presenta-
zione del programma degli eventi che si sarebbero svolti dal 16 al 25 aprile è giunto il momento
della presentazione dell menu realizzato per il buffet che ha chiuso la serata.Questo menu è
stato basato sugli alimenti presenti nell‟antichità nel nostro territorio ed è stato elaborato da noi
studenti con l‟aiuto del prof. Mario Conversano in collaborazione con l‟esperto della Dromos.it,
il dottor Luigi Di Gioia. L‟alunno Metta Gerardo ha presentato il menu che era cosi composto :,
Melas Zomos con maza d‟orzo, Focaccia di Diomede, Kylix- bevanda a base di vino Rosso Ca-
nosa DOC . di seguito sono riportate le ricette. Questo menu è stato molto apprezzato dalla
gente in quanto si recava dall alunno Metta Gerardo per congratularsi del lavoro svolto.Infatti lo
stesso menu è stato presentato in alcuni ristoranti della zona durante la settimana della cultura.

Alcune fasi
della
preparazione

FOCACCIA
DI
DIOMEDE

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LE NOSTRE RICETTE
della classe 3Ak

Melas Zomos con Maza d’orzo Focaccia di Diomede


o brodo nero degli spartani Ingredienti:
Farina d’orzo
Ingredienti: Farina integrale di frumento
Carne di puledro Malto d’orzo
Sanguinaccio di suino Lievito di birra
Aceto di vino rosso Lievito madre
Vino “Rosso Canosa DOC” Sale
Olio extravergine d’oliva canosino Acqua
Sedano Zucchero grezzo di canna
Carote Semi di finocchio
Cipolle Fichi secchi
Sale Folgie di fico
Farina d’orzo
Procedimento: Procedimento:
appassire gli ortaggi con l’olio d’oliva extrav. Aggiun- Aprire a fointana le farine, sciogliere nell’acqua tiepida
gere la carne a tocchetti e lasciare rosolare. Bagnare con lo zucchero e il lievito, iniziare ad impastare con la
abbondante vino rosso, quindi aggiungere il sanguinac- farina, quindi aggiungere il sale, i semi di finocchio e i
cio. Regolare di sale e bagnare con un cucchiaio d’aceto. fichi secchi. Lasciare lievitare 15 minuti. Incorporare il
Per la maza, stemperare la farina d’orzo nell’acqua fred- lievito madre, amalgamare ben i due impasti, quindi
da , quindi portare ad ebollizione fino alla densità volu- formare tante piccole pagnottine e avvolgerle nelle
ta, salare. foglie di fico. Lasciare lievitare mezz’ora e infornare a
180° C per 20 minuti.

Kylix

Ingredienti:
Vino “Rosso Canosa DOC”
Miele di Millefiori
Stecca di cannella
Timo fresco

Procedimento:

Mettere in infusione il timo e la cannella in un ter-


zo del vino rosso, quindi portare gradatamente fino
a 70°C . Aggiungere il miele e lasciarlo sciogliere
completamente.
Lasciare raffreddare l’infusione e poi unire ai re-
stanti due terzi del vino rosso, servire a temperatu-
ra ambiente o leggermente fresco d’estate.

Tutte le ricette sono state ideate e confezionate dalla


classe 3^ Ak e dai Prof .ri di cucina .

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Approfondimento/1

Come mangiavano i Greci


di Marco Mottola

Dopo l’improvvisa scomparsa della civiltà mice-


nea nel tredicesimo secolo a.C., forse causata
dall’ondata migratoria dei Dori, vi fu un periodo
di decadenza (Medioevo ellenico). A partire
dall’ottavo secolo a.C. ebbe inizio una lenta ri-
presa in tutta la Grecia, che portò ad un progres-
sivo aumento della popolazione.
In seguito alla rivoluzione agricola, che permise
l’incremento demografico, sorsero città-stato po-
liticamente autonome chiamate «poleis». La
scarsità di terra da coltivare indusse molti centri,
come Corinto ed Eritrea, a inviare gruppi di cittadini in zone lontane dell’Asia Minore
dell’Italia meridionale e della Sicilia. La Sicilia era abitata in quel periodo, lungo le
coste ioniche, dai Siculi ed in quelle tirreniche dai Sicani e dagli Elimi. Dall’incontro
tra la civiltà greca e quella sicula si affermò il gusto di una cucina più raffinata. I suoi
segreti ci furono tramandati da alcuni scrittori come Archestrato di Gela (IV secolo
a.C.). Quest’ultimo, che era anche un noto filosofo, avendo visitato molte terre, asse-
rì che in Sicilia aveva scoperto il piacere della buona cucina. Fu autore di un poemet-
to eroicomico sull’arte culinaria, “Hedypatheia”, cioè “Le delizie”, imitato dal latino
Ennio in “Hedyphagetica”.
I Greci furono i primi a occuparsi dello studio dell’alimentazione. Padre della dietetica
attuale fu infatti Ippocrate, grandissimo medico greco che considerava ogni alimento
fattore di salute o causa di malattie. Dimostrò, con le sue teorie, che molti cibi sono
dannosi per le vie biliari (formaggi invecchiati, vini densi, carne troppo salata) e che
altri hanno un effetto benefico sull’organismo (la carota e il sedano sono diuretici,
alcune verdure sono rinfrescanti, il vino rosso è astringente, l’idromele fa bene alla
gola). Un altro medico che s’interessò di dietetica fu Galeno, vissuto nel secondo se-
colo: egli consigliava un’alimentazione ricca di vegetali, pesce ed olio come condi-
mento, perché salutari per l’organismo. Tra gli alimenti maggiormente consumati
nell’antica Grecia c’era il pane. Ateneo nei suoi scritti cita 72 nomi di pani: allo zaffe-
rano, al finocchio, al rosmarino, all’oliva, all’anice, ai capperi, alla cipolla ecc.
Insieme col pane, il pesce costituiva l’alimento maggiormente consumato. A noi sono
giunte solo poche ricette tra cui quella del pesce al cartoccio (cuocere dei filetti di
sarda avvolti in foglie fico). La pesca era per i Greci un vero e proprio mestiere di cui
Platone esalta il piacere. Il vino non veniva bevuto puro (ácratos), ma allungato con
acqua fino a formare una miscela più o meno alcolica in grandi vasi chiamati crateri,
a cui attingevano i servi usando dei lunghi mestoli.
Il vino veniva bevuto soprattutto durante i banchet-
ti.
L’olio d’oliva, alimento principe di Creta, è tuttora
parte vitale dell’alimentazione nel Mediterraneo.
Come frutta, si consumavano mele, pere, uva, me-
legrane, fichi, datteri e noci. Le bevande (vino, the
a base di erbe, idromele): molto gradito dai conta-
dini greci era il kykeón (consisteva in una mistura
di farina d’orzo ed acqua, aromatizzata con la men-
ta o il timo). L’idromele era una miscela di acqua e
miele. La carne veniva consumata soprattutto dai
ricchi.

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Approfondimento/2

Alimentazione nell’antica Roma


di Francesco Notargiacomo

La sobrietà alimentare caratteristica della virtus ro-


mana era negli stessi inizi leggendari di Roma quan-
do sulle navi di Enea, secondo il racconto di Virgilio,
durante una travagliata navigazione durata sette an-
ni, i marinai troiani potevano nutrirsi quasi esclusiva-
mente della polenta di farro accompagnata dai pesci
pescati durante il viaggio e dalla poca carne acqui-
stata nei porti.

Un'alimentazione quella antica fatta soprattutto di


vegetali, com'era nell'uso dei vicini etruschi da cui
nei periodi di carestia provenivano a Roma lungo il
Tevere i rifornimenti di grano («ex Tuscis frumentum
Tiberi uenit»)[2] che permisero dal II secolo a.C. la
produzione del pane di cui esistevano tre qualità:
quello candidus, fatto di farina bianca finissima, se-
cundarius sempre bianco ma con farina miscelata ed
infine quello plebeius o rusticus una specie di pane integrale.

Dagli stessi etruschi più ricchi ai quali «le possibilità economiche e le necessi-
tà del decoro gentilizio lo consentivano» giunse a Roma l'abitudine di nutrirsi
di un cibo più variato e ricco di proteine costituito sia da selvaggina che da
animali di allevamento.

Quando poi Roma entrò in contatto in età ellenistica con i Greci della Magna
Grecia da loro imparò ad apprezzare i frutti dell'olivo e della vite che aveva
usato fino a quel momento soprattutto per i riti religiosi.
A partire dall'età di Augusto, con la conquista dell'Oriente e gli intensi rappor-
ti commerciali con l'Asia arrivò a Roma «tutto quanto la terra produce di bello
e di buono» e l'alimentazione romana si raffinò: al cibo inteso come puro so-
stentamento cominciò in epoca imperiale a sostituirsi, anche con l'uso delle
spezie e dei profumi, il gusto e la cultura del cibo, passando dalla pura ali-
mentazione ai sapori.

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Visitando Città di Castello
di Angela Minervini

Città di Castello è una cittadina umbra, al confine con la Toscana. Nell‟antichità


veniva chiamata Tiferno, perchè bagnata dal fiume Tevere.
Una cittadina scolpita sugli Appennini e circondata da affascinanti boschi.

Studenti dell’I.P.A.A

Vedendo questa città sono rimasta colpita dal suo fascino rinascimentale.
Con i suoi musei e il suo Duomo. Le car-
ceri si trovano vicino al Palazzo Vescovi-
le e la chiesa vicino al Palazzo Munici-
pale; questa particolarità suscita curiosi-
tà per molti visitatori.
Questa cittadina è ricca di arte anche
grazie alla sua pinacoteca, che offre una
suggestiva galleria di quadri e belle arti.

Inoltre troviamo anche il Palazzo Albizzi-


ni che conserva la collezione “BURRI”,
un grande artista contemporaneo non
molto lontano dai giorni nostri.

La nostra esperienza nel mondo del


lavoro
La mia esperienza lavorativa a Città di
Castello mi è servita a perfezionare le
mie potenzialità che mi serviranno ad
operare in un impresa ricettiva.
In molti abbiamo lavorato, alcuni nelle pinacoteche e nei musei.Il nostro compito
è stato quello di accogliere i turisti e mostrare loro la storia e le tradizioni di que-
sta cittadina rinascimentale.
Io personalmente ho lavorato come cameriera nell‟ hotel “Le Mura” che ci ha o-
spitato. La mia mansione era quella di allestire la sala sia per le colazioni che per
il pranzo e la cena.
È stata anche un esperienza proficua dal punto di vista relazionale. Inoltre voglio
ringraziare la mia scuola per avermi dato questa possibilità, che sicuramente mi
servirà in futuro per entrare nel mondo del lavoro.

I TUTOR: prof.ri Vincenzo Conversano, GLI ALUNNI:


Amtone Assia, Baldassarre Antonio, Belak Siham, Colagiaco-
Rosalba Losmargiasso, Antonia Di Pilato,
mo Corrado, Delfino Domenico, Di Muro Debora, Franco
Mario Conversano. Tiziano, Imbrici Vincenzo, Matarrese Sabina, Maalel Moha-
med, Merafino Vincenzo, Metta Gerardo, Minervini Ange-
ESPERTO ESTERNO: dott. Luigi Di Gioia. la,Minerva Giovanni B., Mottola Marco, Notargiacomo France-
sco, Papagna Marco, Pomo Savio, Sorrenti Luca, Trisorio

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