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Un caloroso benvenuto!

Ti ringraziamo per l’interesse che hai dimostrato scari-


cando questo e-book.
Nelle pagine che stai per leggere, oltre all’indice comple-
to, troverai alcuni estratti signifcativi del libro, che conten-
gono intuizioni utili da mettere subito in pratica. Potrai da
un lato farti un’idea di massima del contenuto, e dall’altro
testare immediatamente alcuni strumenti di crescita messi
a tua disposizione dal testo.
Siamo convinti che i libri siano come amici fdati: da
loro possiamo imparare modi per mettere a frutto il nostro
talento e la nostra intelligenza.
Se vuoi, aiutaci a difonderli. Con un semplice “click”,
condividi questo e-book con le persone che ti stanno a cuo-
re. Promuovere la cultura è un atto di grande rispetto verso
noi stessi e chi ci circonda.
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la PNL clicca qui.
Buona lettura!
Il team di NLP ITALY e Alessio Roberti Editore
Richard Bandler
Il potere dell’inconscio e della PNL parla esattamente di ciò
che il suo titolo annuncia: strumenti e tecniche per gene-
rare il cambiamento sfruttando le enormi potenzialità rac-
chiuse nel nostro inconscio, che possiamo liberare attra-
verso i mezzi messi a disposizione dalla Programmazione
Neuro-Linguistica (PNL).
Bandler si concentra su quel che possiamo fare per mi-
gliorare la nostra vita e quella di chi ci circonda, per afran-
carci dal peso del passato e costruire un futuro radioso e
sempre più soddisfacente. Una delle strade che possiamo
imboccare per raggiungere questi risultati è, appunto, quel-
la dell’inconscio. Nelle prossime pagine sentirete dunque
molto parlare dell’uso della trance per ottenere cambiamen-
ti profondi, rapidi e duraturi. Per come la intende Richard,
la trance è semplicemente uno stato di maggiore apertura
all’apprendimento e di grande ricettività, di collegamento
con la parte più autentica di noi stessi. È una condizione
naturale nella quale entriamo e usciamo continuamente,
la maggior parte delle volte senza nemmeno accorgercene.
Quel che possiamo fare, come ci spiega Bandler, è usare
consapevolmente questo stato di coscienza per trasfor-
marci, ossia – come recita il titolo originale del libro – per
trance-formarci.
Non meravigliatevi troppo se, girata l’ultima pagina, vi
accorgerete di essere diversi, di avere più risorse, di saper
afrontare la vita in modo più pieno e appagante. Evidente-
mente, mentre voi pensavate di leggere solamente, qualcosa
stava accadendo...

Alessio Roberti
Sono passati quarant’anni da quando ho scritto il mio primo
libro, The Structure of Magic I: uno studio del modo in cui
gli psicoterapeuti usano inconsciamente il linguaggio.
Da allora ad oggi, ho studiato e modellato il compor-
tamento inconscio non solo di psicoterapeuti, ipnotisti e
grandi comunicatori, ma anche di persone esperte nello
sport e in svariati altri ambiti, così come ho studiato e mo-
dellato persone in grado di produrre grandi cambiamenti
nella propria vita, con o senza l’intervento della psicotera-
pia: affermati inventori, geniali innovatori, persone abilis-
sime nell’apprendere.
La mia carriera si è articolata modellando queste insigni
personalità e sviluppando tecnologie comportamentali mi-
rate ad aiutare le persone a risolvere problemi e a raggiun-
gere i propri obiettivi: in moltissimi casi ho avuto successi
situazione presente, per vedere come le cose sono arrivate
ad essere come sono e come possono essere migliorate. Le
persone di successo applicano questi principi per risolvere
il numero maggiore di problemi per più persone possibili,
facendo sempre più cose nuove.
Adesso è il momento di imparare ad andare su un nuo-
vo tipo di bicicletta, una bicicletta per arrivare alla libertà
personale. Mi piace sempre ricordare che le catene dei li-
beri sono solo nella mente. Le vostre paure, i vostri dubbi,
le vostre confusioni, abitudini e compulsioni, sono tutti
prodotti secondari del vostro modo di pensare. E questo
modo di pensare influenza le vostre emozioni, i vostri com-
portamenti e, in ultima analisi, la vostra vita.
Se avete delle paure, non sono certo gli spazi angusti, i
ragni o gli estranei a spaventarvi: è il modo in cui avete im-
parato a rapportavi e a reagire alla presenza di questi stimoli
esterni. I bambini nascono con due sole paure: la paura di
cadere e quella dei forti rumori improvvisi. Qualsiasi altra
paura o fobia umana non è innata, ma appresa. Questo
implica che se avete imparato ad avere paura, potete im-
parare anche a non averne. Se avete imparato a fare una
cosa in un modo, potete imparare anche a farla in maniere
completamente diverse e migliori. L’apprendimento è la via
alla libertà personale, l’ipnosi e la PNL sono strumenti per
rendere questo cammino facile e divertente.
H o scritto molti libri e parlato a centinaia di persone
dell’ipnosi e della PNL e, ciononostante, c’è chi ancora
non ha chiare le differenze e le analogie tra le due
discipline. In questo libro mi auguro di riuscire a
dirimere la questione. Il mio punto di vista è che, a un
livello o a un altro, tutto nella vita è ipnosi. Le persone
non sono semplicemente in trance o coscienti, ma si
muovono costantemente da uno stato di trance all’altro.
Abbiamo trance per lavorare, per relazionarci, per guidare,
per comportarci da genitori e persino trance che sembrano
fatte per crearci una serie di problemi.
Una delle caratteristiche della trance è che si manifesta
secondo schemi ripetitivi e abituali, in maniera analoga al
meccanismo di apprendimento.
Sin dalla nascita, ciascuno di noi accumula una quantità
enorme di conoscenze e di esperienze: impariamo a cammi-
V irginia Satir, famosa per i suoi incredibili risultati come
terapeuta familiare, una volta mi disse una cosa che mi ha poi
accompagnato per molti anni: “Sai, Richard, la maggior parte
delle persone crede che l’istinto più forte sia quello di
sopravvivenza, ma non è così. L’istinto più forte è quello di
aggrapparsi a ciò che è familiare”.
E aveva ragione. Ho incontrato persone disposte a to-
gliersi la vita, pur di non affrontare il pensiero di una vita
senza il partner che le ha abbandonate o è morto: erano
terrorizzate anche solo all’idea di come le cose avrebbero
potuto essere.
E c’è una ragione se le cose stanno così. Uno dei modi in
cui ci creiamo i modelli del mondo che ci circonda consi-
ste nel fare delle generalizzazioni. Sopravviviamo e prospe-
riamo grazie alla nostra capacità di abituarci alle cose, ma
questo talento ci può causare anche dei problemi.
Affinché tutto questo possa avere luogo, dobbiamo in
qualche modo ridurre l’effetto che le esperienze passate ne-
gative hanno sulla persona, creando spazio per modi nuovi
e più utili di vivere con se stessi e nel mondo. Il mio modo
di operare e le tecniche delineate in questo libro permetto-
no a una persona di evadere dalla prigione del passato e di
incamminarsi verso nuovi orizzonti di cambiamento.
Alcune delle procedure delineate in questo volume por-
tano le persone a rivivere il passato in maniere nuove, men-
tre altre pratiche qui proposte permettono di osservare il
proprio passato e di sentire che, in qualche modo, esso non
fa più parte della persona che siamo adesso.
Ma, per ottenere questi risultati in modo realmente
creativo, dobbiamo capire come le persone costruiscano le
proprie rappresentazioni del mondo e come sia per noi pos-
sibile aiutarle a crearsi delle alternative nuove e più ricche
di possibilità. Capire perché una persona si comporti in un
certo modo è piuttosto irrilevante, rispetto a comprendere
cosa faccia per creare gli stati mentali problematici e come li
mantenga in atto. Una volta che sappiamo cosa fa e come
lo fa, anche il problema apparentemente più insormonta-
bile può essere risolto.
Quando ho cominciato la mia carriera con la PNL ho
chiesto ad alcuni psichiatri quali fossero i loro casi clinici
più difficili. Senza un attimo di esitazione, la maggior parte
di loro ha risposto “le fobie”.
Non è difficile capire perché. La reazione fobica a uno
stimolo è una risposta immediata e puntuale: non ci si di-
mentica mai di averla.
Molte persone spesso dicono di avere delle fobie, quan-
do in realtà si tratta di semplici forme d’ansia. Le persone
Ciò che fece la differenza fu un piccolo trucco. Nella
sua mente non solo svolazzava calmo e beato, aveva
anche superato per la prima volta da anni i confini citta-
dini. Ora, visto che parte del suo cervello poteva perce-
pire quell’esperienza come reale, io avevo l’opportunità di
collegare lo stimolo con la reazione desiderata. Lo spedii
fuori a farsi un giro in macchina, lui restò in giro per ore.
Quando tornò era attonito: raccontò di aver guidato fino
ai confini cittadini, di aver raggiunto un ponte che por-
tava fuori da Huntington e di aver semplicemente con-
tinuato a guidare, aspettandosi che scattasse la fobia, ma
senza che accadesse.
Inutile dirlo, gli psichiatri erano scettici. Continuavano
a dirmi che il cambiamento doveva essere lento e doloroso,
e io rispondevo: “Beh, non secondo la mia esperienza. So-
no cambiato molte volte, rapidamente e senza problemi”.
Tutti in realtà lo abbiamo fatto. Magari leggete qualcosa
in un libro che vi cambia la vita in un istante. Una persona
può avervi detto qualcosa che ha immediatamente cambiato
non solo il modo in cui fate certe cose, ma anche la totalità
di un certo tipo di esperienza. All’improvviso e senza che
ve ne rendiate conto, può succedere qualcosa che chiude le
porte al problema e vi apre la via verso la soluzione.
Al tempo in cui creai la PNL mi affascinava il fatto che,
mentre le diverse scuole erano assorbite nella loro vuota dia-
triba, alcuni isolati terapeuti sparsi per la nazione sembra-
vano comunque in grado di agire veramente come efficaci
agenti del cambiamento: la curiosità mi spinse a scoprire
come facessero. Era la mia regola allora e rimane la mia
regola adesso: se vuoi scoprire come fare qualcosa che non
riesci già a fare, trova qualcuno che ne è capace e chiedigli
L a Programmazione Neuro-Linguistica è nata molti anni fa, in
parte a seguito degli eventi verificatisi una notte durante un
seminario di ipnosi. La gente era lì per raggiungere stati di
ipnosi profonda, con strabilianti dimostrazioni di
fenomeni ipnotici.
Alcuni dei partecipanti sperimentavano con limita-
zioni visive o allucinazioni positive; altri controllavano la
propria pressione sanguigna. Una ragazza aveva addirit-
tura accelerato il funzionamento della propria vista, ma
non il resto della mente, in modo tale da vedere il mondo
al rallentatore: senza essersi mai allenata prima, riusciva
tranquillamente a tenere testa sul ring a un mio amico,
esperto di arti marziali. Dal punto di vista della ragazza
tutto si muoveva con estrema lentezza; per chi la osserva-
va la giovane era fulminea, almeno due volte più rapida
del maestro di arti marziali.
Ovviamente, persone differenti riuscivano a raggiunge-
re livelli diversi di competenza negli esercizi e la cosa mi
fece riflettere.
Gli psicologi che studiano l’ipnosi si erano già messi
d’accordo per decidere che esiste un grado misurabile di
“ipnotizzabilità” dei soggetti, il che equivale a dire che ci
sono persone più o meno ipnotizzabili di altre.
La cosa fin da subito non mi convinse. Non mi sem-
brava che l’idea di un “grado di ipnotizzabilità” fosse una
trovata particolarmente brillante e continuavo a chiedermi:
“Ma qualcuno ha mai visto un grado di ipnotizzabilità? Ma
esiste qualcuno che ce l’abbia per davvero? E se sì, dove sta?
Sulle maniche come i gradi militari?”.
La ricerca sul campo dimostra che se si usa lo stesso
stimolo su persone diverse, non tutte rispondono allo stes-
so modo. Nel caso dell’ipnosi, alcuni entrano in uno stato
profondamente ipnotico, altri meno. Secondo me, l’ana-
logia più chiara per illustrare ciò è il fatto che, preso un
campione di persone da studiare, colpendo i soggetti alla
stessa altezza da terra con un pugno, ad alcuni spacchere-
mo il naso, mentre quelli veramente alti magari prendono
solo un colpo sul ginocchio. La domanda interessante da
porsi invece era: che cosa fa nella propria mente una certa
persona che un’altra, invece, non fa? Mi sembra abbastan-
za evidente che quegli psicologi non stavano misurando il
grado di ipnotizzabilità dei soggetti, ma il proprio grado di
incompetenza.
Alcuni scienziati e filosofi hanno suggerito che il mondo
nel quale percepiamo di essere è una mera rappresentazione
della realtà, qualsiasi cosa sia quest’ultima. Hans Vaihinger,
Alfred Korzybski, e Gregory Bateson hanno fatto tutti e
tre le medesime osservazioni elaborando in modi diversi
il concetto secondo cui “la nostra esperienza della realtà
non è la realtà”. Ci sono alcune culture molto antiche che
hanno raggiunto la stessa conclusione: migliaia di anni fa si
sono resi conto che ciò che è all’esterno della mente non è
ciò che è all’interno di essa; uno dei loro modi di affrontare
la situazione consiste nel meditare per anni, per divenire
illuminati e dissolvere l’illusione.
Per noi comuni mortali, però, il problema rimane. Am-
mettiamo di accettare che la nostra esperienza del mondo
sia un costrutto della mente: cosa ce ne facciamo di questa
informazione? In che modo può fare la differenza?
Nel primo volume di The Structure of Magic ho scritto:
“Noi esseri umani non interagiamo direttamente col mon-
do. Ciascuno di noi crea una propria rappresentazione della
realtà in cui vive: mappe e modelli che usiamo per generare
i nostri comportamenti. La nostra rappresentazione della re-
altà determina in larga misura la nostra esperienza della real-
tà, come percepiamo il mondo circostante e quali opzioni e
scelte possibili saremo in grado di vedere in quel mondo”.
Ho menzionato quel seminario di ipnosi di tanti anni
fa come esempio, perché le persone che riuscivano a pro-
durre allucinazioni positive o negative, amnesie selettive o
fenomeni di totale desensibilizzazione di parti del corpo
rappresentavano a se stesse il mondo in modo diverso dal-
le persone che quei fenomeni non riuscivano a produrli.
Cambiavano il proprio modo di vedere le cose; cambiava-
no le proprie convinzioni. La cosa affascinante era che a
volte cambiava non soltanto l’esperienza soggettiva della per-
sona, ma avevano anche luogo mutamenti a livello fisiologico
e fisico oggettivamente rilevabili.
L’ipnosi è stata cruciale per lo sviluppo della PNL, per-
ché ci ha permesso di esplorare gli stati alterati di coscienza.
L’ipnosi ci ha permesso di trascendere molti confini, perché
è uno strumento che amplia le vedute su cosa sia possibile
fare. E dopo aver visto che certe cose erano possibili, ci sia-
mo messi a studiare come avevano luogo e come avremmo
potuto fare per replicarne i risultati. In questo senso si può
pensare alla PNL come alla “struttura profonda” dell’ipnosi.
Cercare risposte nella psicologia non era possibile, per-
ché non soltanto la maggior parte degli “esperti” passava
il tempo a dibattere su chi avesse la teoria giusta, ma si
concentrava soltanto su perché le persone si ammalassero o
arrivassero a una situazione di blocco, o su come facessero
a “rompersi”.
Una volta, ho trascorso un intero inverno a badare alla
casa di un amico che faceva lo psicologo e, in preda alla
noia, mi sono messo a leggere tutti i libri che aveva. Fu
un’esperienza affascinante. Le centinaia di testi scritti da
importanti luminari e professori trattavano ogni aspetto di
come una persona arriva a stare male o a rimanere men-
talmente bloccata, ma non c’era una sola riga, neppure il
barlume di un’idea, su come aiutare le persone a guarire e a
stare meglio. Sembrava quasi che gli psicologi nemmeno lo
considerassero un sentiero utile da battere.
Era una domanda che io, invece, mi trovavo a pormi di
continuo. Come guariscono le persone? Come fanno a sta-
re meglio? Perché, effettivamente, c’è sempre qualcuno che
guarisce e che sta meglio, talvolta con l’aiuto di dottori e
psicologi. Di sicuro c’è chi guarisce semplicemente da sé.
Ma il mio interesse per la questione andava ben oltre.
Volevo sapere anche come fanno le persone a raggiungere i
propri obiettivi e cosa rende alcune persone eccezionali nel
proprio campo. Volevo sapere come fanno ad eccellere.
All’epoca, c’erano anche alcuni terapeuti che ottenevano
risultati di gran lunga migliori di quelli dei loro colleghi.
Vivevano e operavano in parti diverse del paese, usavano
metodi diversi e non sapevano nulla l’uno dell’altro o dei
rispettivi modi di operare. Ma coloro che li conoscevano
e che li avevano visti in azione descrivevano i risultati da
loro ottenuti come strabilianti, quasi magici. E lo erano,
paragonati ai risultati che otteneva la maggior parte dei lo-
ro colleghi.
I seguaci di questi eccezionali terapeuti lodavano il loro
genio o la loro intuizione come se fossero l’unica ragione
del loro successo, ma nessuno al tempo aveva compreso
come facessero a fare quello che facevano, tantomeno i te-
rapeuti stessi.
In quanto scienziato e matematico, sapevo che doveva
esserci una struttura individuabile e volevo conoscerla. Sa-
pevo che se fosse stato possibile identificarla, sarebbe stato
possibile anche riprodurla e addirittura insegnarla ad altri.
Tutti avrebbero potuto esercitare quel tipo di “magia”.
Assieme a John Grinder studiai dettagliatamente per
un certo periodo questi maghi della terapia. Inizialmente
ci concentrammo sulla terapeuta familiare Virginia Satir,
sul padre della Gestalt Fritz Perls e su Milton Erickson,
il fondatore dell’ipnoterapia moderna. Li osservammo
all’opera e, anziché perderci ad analizzare il contenuto del-
le loro comunicazioni, ci concentrammo su come agivano
e parlavano. Osservando con questo metodo cominciarono
a emergere schemi ricorrenti a destra e a manca: il tipo di
domande che ponevano, il tipo di lessico, la gestualità, la
tonalità e il ritmo della voce. Cominciammo a notare che,
nonostante le molte differenze, queste persone avevano
svariate caratteristiche in comune.
Un altro aspetto interessante è il fatto che tutti loro agis-
sero in modo istintivo. Avevano ciascuno la propria mappa
o modello di cos’è la terapia; c’erano punti di contatto e
differenze. Spesso non avevano la più pallida idea del per-
ché certe cose che facevano funzionassero, ma tutti con-
dividevano la convinzione che fosse possibile cambiare il
modello del mondo dei propri clienti. Indipendentemen-
te da cosa facessero, o credessero di fare, ciascuno di loro
credeva nella validità intrinseca dell’espandere e arricchire
l’esperienza soggettiva dei clienti.
La Programmazione Neuro-Linguistica (PNL) parte dal
presupposto che non esistono sulla terra due persone la cui
esperienza di una cosa è precisamente uguale. La mappa
o il modello che ciascuno crea per orientarsi nel mondo
è, almeno in parte, il risultato delle proprie esperienze in-
dividuali e del modo in cui queste vengono elaborate. Il
modello di ciascuna persona, quindi, differisce in una cer-
ta misura da quello delle altre. Viviamo ognuno in realtà
diverse, alcune più ricche, altre assai più povere di quelle
degli altri.
Eppure questo fatto non è, di per sé, sempre e neces-
sariamente causa di problemi. Esiste una cosiddetta realtà
“consensuale” o condivisa, il che significa che tutti “ci ac-
cordiamo”, più o meno, di agire a partire dalle medesime
allucinazioni… e questa è una cosa molto utile. Abbiamo
bisogno di regole per poter “funzionare”, abbiamo bisogno
di accordarci e di definire cosa significhino sopra e sotto,
davanti e dietro. È importante anche mettersi d’accordo
sulla differenza tra destra e sinistra, cosa di cui mi sono reso
conto a mie spese, la prima volta che ho visitato il Regno
Unito e ho scoperto che là la gente guida dal lato opposto
della strada. Scendere dal marciapiede e guardare solo in
una delle due direzioni non è una buona idea, se si agisce
ancora sulla base di una mappa che in quel determinato
posto non viene condivisa.
Ora, se una mappa o un modello rappresenta adegua-
tamente la realtà che descrive, la persona che se ne serve
probabilmente funzionerà in maniera adeguata nel proprio
mondo. L’esperienza ci insegna che la maggior parte di co-
loro che hanno dei problemi o che soffrono si sente bloccata
e limitata, senza possibilità di scelta: non è il mondo in cui
vivono queste persone ad essere limitante, è la povertà delle
loro mappe del mondo che le costringe alla sofferenza.
Ne consegue dunque che è spesso più produttivo, e assai
più facile, cambiare la mappa che una persona usa, piutto-
sto che trasformare il territorio in cui opera. I terapeuti che
abbiamo modellato dimostravano con i propri comporta-
menti di credere in questo tipo di approccio.
Nonostante ci siano persone, generalmente gli psicote-
rapeuti, convinte che il cambiamento sia possibile unica-
mente a seguito di grandi sforzi e in tempi lunghi – e solo
se il paziente non resiste al trattamento – l’ipnosi, l’operato
di alcuni terapeuti di successo e la vita delle persone che
semplicemente “sono cambiate” ci dimostrano che cambia-
re può essere, invece, cosa assi rapida e facile. Al tempo, gli
strumenti per attuare questi cambiamenti non erano fa-
cilmente reperibili, quindi dovetti crearli: con la PNL ho
sviluppato principi, processi e tecniche facilmente appren-
dibili che rendono il cambiamento facile e sistematico.
Come ho evidenziato nel primo volume di The
Struc-ture of Magic, percepire ed esperire sono processi
tutt’altro che passivi. Siamo noi che creiamo la nostra
esperienza soggettiva, usando come materia prima il
mondo esterno. Una delle ragioni per cui non finiamo
tutti per avere lo stesso modello del mondo risiede nel
fatto che la nostra esperienza di esso è governata da
alcune limitazioni e restrizioni: i limiti del nostro sistema
nervoso individuale (restrizioni neurologiche), quelli
imposti dalla società in cui viviamo (restrizioni sociali) e
dalla nostra singolare ed unica storia individuale
(restrizioni personali).
Il modello della PNL che sviluppammo al tempo per
spiegare questo processo era forse semplicistico, ma ciono-
nostante si è dimostrato efficace e durevole negli anni. In
poche parole, l’idea di fondo era che ciascuno di noi usa
i cinque sensi in maniera leggermente diversa dagli altri
nell’elaborare le informazioni. I modelli che creiamo di-
pendono dunque da quali sensi preferiamo, da quali infor-
mazioni selezioniamo o scartiamo e da come interpretiamo
ciò che decidiamo di recepire. Consentitemi di ricapitolare
e sviluppare quanto appena illustrato.
Restrizioni neurologiche. Riceviamo informazioni riguar-
do al mondo attraverso cinque canali d’ingresso: visivo, au-
ditivo, cinestesico (sensazioni), olfattivo e gustatorio. An-
ziché dare pari peso a ciascuno dei sensi, ognuno di noi ha
un senso o dei sensi che privilegia; ovviamente, sappiamo
che le parti del cervello che elaborano i vari sensi sono, in
una certa misura, le medesime, ma ciò non toglie che un
senso possa avere la prevalenza su altri. Questo fenomeno è
conosciuto come “preferenza sensoriale” o “sistema senso-
riale preferenziale”.
Restrizioni sociali. In quanto membri di una determinata
società, siamo soggetti a una serie di “filtri” condivisi sulla
realtà, tra cui il più significativo è senz’altro il linguaggio
che parliamo dalla nascita.
Più un linguaggio è specifico e più è possibile creare
distinzioni, tanto più sarà ricca la nostra esperienza: è un
concetto chiave della Programmazione Neuro-Linguistica
e dell’ipnosi. Le parole sono potere e i modelli linguistici
che apprenderete da questo libro vi aiuteranno a sfruttare
questo potere a beneficio vostro e degli altri.
Restrizioni personali. Come suggerisce il nome stesso,
questa terza categoria di restrizioni ha origine dalla nostra
esperienza individuale. Ciascuno di noi viene al mondo
in una specifica serie di circostanze e, con il passare degli
anni, va incontro a un numero crescente di esperienze che
a loro volta danno adito a preferenze e antipatie, abitudi-
ni, regole, convinzioni e valori. Le mappe che creiamo a
partire dalle nostre esperienze possono diventare ricche e
utili o limitanti e distruttive, e fintanto che non capiamo
come creiamo il nostro universo soggettivo saremo co-
stretti a fare fronte a una vita immersa nella confusione e
nel dolore.
Le persone non si rendono la vita impossibile di pro-
posito, anche se a volte sembra proprio così. La PNL non
vede le persone come sciocche, pazze o malate: il nostro
punto di vista è che una persona che ha dei problemi agi-
sce a partire da una mappa povera, limitata nella quantità
e nella qualità delle scelte possibili. Per dirla in un altro
modo, i problemi insorgono quando le persone scambiano
il modello per la realtà. È proprio questo che intendiamo
quando ribadiamo che la mappa non è il territorio.
ralizzato un singolo incidente come rappresentativo di ciò
che accadrà in qualsiasi altro incontro futuro.
In buona sostanza, le generalizzazioni vengono a crear-
si quando una persona applica una singola regola a tutte
le situazioni che assomigliano a quella originaria in cui la
regola è stata formulata. Il contesto viene esteso da una a
tutte le volte, da “a volte” a “sempre”.
Comprendere questo meccanismo ci permette di spie-
gare molti comportamenti che sembrerebbero altrimenti
strani o bizzarri. Se riconosciamo il fatto che la regola ha
un senso nel contesto appropriato, possiamo cominciare
ad aiutare le persone a riportare il comportamento entro
i confini della situazione originaria, oppure guidarle nel-
la creazione di comportamenti nuovi e più efficaci. Dal
punto di vista della PNL possiamo dire che, a un qualche
livello, qualsiasi comportamento è dettato da un’intenzio-
ne positiva.
La libertà può essere raggiunta solo restituendo infor-
mazioni a una mappa impoverita. Una volta che comincia-
mo a esplorare in che modo ciascuna realtà individuale sia
costruita, è possibile aprirsi agli altri e a tutta una gamma
di nuove opzioni e opportunità. Invece di cercare di eli-
minare i disturbi o le reazioni indesiderate delle persone –
concentrandoci solo sul fare in modo che la persona NON
sia depressa, NON sia ansiosa o NON abbia un disordine
alimentare – creiamo per loro nuove possibilità di scelta,
partendo dalla convinzione che, una volta che avranno a
disposizione scelte migliori, opteranno automaticamente
per queste.

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