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Prepara l’ispirazione,
donna sapiente,
al che l’ardita
storia saggiar
io
possa...
MOSTRA DI QUADRI
Vi era un tempo
in cui si soleva
narrare miti
o presunte leggende
all’aperto, in
gare e feste,
fiere e giochi,
ed uno dei villaggi splendenti
per essi stava
celebrando la festa dei
colori di fine
grigiore, evento
culminante con l’arrivo
della primavera
e la morte temporanea
del gelo invernale.
A tal festa
partecipavano artisti,
letterati, saggi
eruditi e semplici
campagnoli.
Ma un bambino,
a cui passerei
con volontà la parola,
s’avvicinò peregrino
e mosso da commozione,
così fece..
“ Aizzano nuove
vie emozionali,
gentil signore,
questi quadri così
intensi,
paion intessere una
storia.”
“ La coscienza onora
i tuoi riflessi, arguto
ragazzino, e se
altro vuoi sia
narrato, sfoga
il dubbio ed
entro il dipinto tu sarai.”
PRIMO QUADRO
Nel Dipinto: Una lussureggiante distesa verde descrive calanti timori e deporta i guardoni nel vivo della
scena...
Un intenso blu,
cielo cilestrino,
ed opposto ad esso un verde rigoglioso,
ondulato dall’età,
livellato da giochi tonali,
strumento di passione
fedele sosteneva un contadino
intento a riposar le stanche
membra.
“ Jarval,
mio amato,
quale ozio vai gioendo?
Non noti forse le
nubi d’oro che
chi ci sostiene
verrà presto a reclamare?
Per qual motivo
intrecci sospiri
distesi all’ombra di questo
platano che invoglia
al riposo?
Son forse già in fiore
le sementi a noi vitali?
E se così fosse,
perchè non le
cureresti con acqua
e sudore?
Tale calma
attira anche chi
non ha cuore per portare
pace e sicurezza con sè,
per mille martiri costretto
al lamento e piegato al lavoro,
ed io crogiolo sotto l’aureo manto
e deturpo la
serenità con angosce di
false promesse..
“ Cara moglie,
guarda il cielo sorridente,
esamina l’erba
tenera che taglia scudi
e lame di chi le si oppone
invitandolo ad abbracciarla,
mira il celeste orizzonte,
non ti ispira forse gioia?
“ Rammenterai forse
dell’imminente siccità,
per la quale i raccolti mai
più tali saranno,
e pace e quiete
uniche compagne nella terra che
verrà, e da cui non
torneremo.
Bada a tuo
figlio, al piccolo
Steluin, che già grande,
e grande non è
per somigliarti nel lavoro.
Il tempo è dittatore,
il suo consenso dobbiamo
aizzare con fatica
e sofferenze, ora vieni,
sposo mio, e ritorna
al dovere a te dovuto.”
Jarva “ Possa il
vento dei ben pensieri cullare
il tuo spento sorriso..”
Al di là del platano
stavvi una rossa ritta
cascina, decorante il
sottinteso prato chiaro
che nulla aveva più per sè.
Passavan i meriggi,
solcavano acque
malsane l’infantili
albe,
e sempre più nero il raccolto diveniva.
Steluin, attonito,
due lustri portava in spalla,
e scrutava il profilo della
sua creatrice.
Parole pie,
che sogliono sgorgare
da chi ha il petto gonfio d’oro,
puro ed umile,
e non teme di disturbar,
con vocaboli inadeguati,
se ha sete di proclamar il vero.
Oh Jarval, prode
animo sensibile,
provvedi a consolare
questo onesto fanciullo tremante.
“ Conserva le lacrime,
meraviglia del creato,
che in futuro ti serviranno,
più avanti imparerai,
non si vince con sogni
e specchi idilliaci,
il sol che può
infrange le illusioni
di perdenti.
E Steluir lo
guardava rapito,
e si poteva facilmente
interpretare il
suo sguardo,
occhi di chi ricerca il
volto materno
ed è in punto di scoppiare;
SECONDO QUADRO
Nel Dipinto: Una città valente e tremante di toni accesi e grigi, esperte mani intessero emozioni su tale
tela dipinta.
Insigni d’aspetto,
feriti nel core,
erranti pastori,
nell’ombra si muore.
Cresceva Steluir
in mezzo al dolore, aizzava
il piacere
leggendo misteri.
Cresceva libero,
indagava l’ignoto,
stimolato febbrilmente
dal padre sempre presente.
Cresceva Steluir,
e maturava fantasie,
sogni et astute baldanzerie.
TERZO QUADRO
Nel Dipinto:
Nero e grigio,
toni piatti e spaventati dominano nella tela, riproduzione di una fabbrica in cui lavorano senza sosta schie-
re di figure in abiti verde olivastro,
tutte uguali, recanti sul viso i segni della fatica.
Accanto ad uno dei lavoratori emergono Jarva e Steluir, il cui viso è segnato, sì, ma speranzoso.
Sette, Otto
Nove, Dieci
Ecco il turno
dei superuomini.
Undici, Dodici
Tredici, Quattordici
Intrepidi stacanovisti,
nulla frena il loro operato.
Impegno e costanza per
monete sparse in giro,
anche a costo della vita.
Intrepidi stacanovisti,
nulla frena il loro operato.
Sì, l’industria può funzionar,
anche l’avvoltoio potrà mangiare.
Intrepidi stacanovisti,
nulla frena il loro operato.
E muoiono cotti
dal calore della stanchezza.
Jarva e Steluin,
sommessi sommossi,
roteano gli arti,
sforzano i muscoli,
stringono i lacci,
si strappano i vestiti,
e le ore si confondono
tra loro, come
i colori espressi dalla tela.
E Steluir ubbidì,
da pargolo fedele
di illuminato estro,
scandendo ai più
non posso raccontarvi,
flemmatici desii
a lungo incastonati nell’animo
suo solo.
Migrava in nuove
lande, solcava
mari di cristallo dorati,
lambiva mari di trasparenza
decorati, vestiva
se stesso di miraggi,
donandosi nuovi volti
per soddisfar capricci
esistenziali,
e volava, valeva,
voleva, va l’uva
incespicando nel recipiente
ubi spremuta sarà,
e drogata bevanda ella genererà.
Sogna sapiente
e sarai memoria per noi
avvoltoi,
o carcassa per noi cari.
QUARTO QUADRO
Rose e Rosei contorni prevalgono sul legno. Sullo sfondo un mare che pare cordiale, ma segnato dalla
corrente, sapientemente tratteggiata da linee nere leggere leggere, e verso il Sole,
uno stormo di rondini plasma il tono col suo calore.
Ed in basso due figure, lui rosso vivo, lei giallo chiaro, si studiano in un riuscito gioco di sguardi
bene impresso sulla tela.
Alla destra dei due, due figure, altro non sono che gli stessi ragazzi dipinti altre quattro volte.
Ogni figura è alla destra della precedente, ciascuna coppia supera in età la precedente.
L’ultima coppia, messa in risalto dal bel tocco, è la più splendente e felice della scena. Abili artifici pitto-
rici paiono aver unito il rosso ed il giallo creando l’arancione che caratterizza i due ragazzi,
ed è cosa esemplarmente curiosa, un forte messaggio si cela dietro a questo stratagemma.
Ella era
Eleondil di nome,
amica ignota
di giorni festosi,
selvaggia
bellezza, intrepida
scrutava
il giovane Steluir,
e presto s’accese
una dolce scintilla,
che urla poi fece,
gridar ad entrambi.
Progredendo,
accrebbero
conoscenza, i due
passerotti,
come splendidi petali,
si posarono su un fiore
che però,
a breve, sarebbe sfiorito.
Passavano giorni
mirabili in festa,
accrescendo uniti
un legame rischioso.
Forse fu il
corrotto animo
Forse fu il gioco
col Creator
Forse sognò
un po’ troppo,
ma il risveglio
fu terribile,
ed egli compì
in tal foschia i tormentati
passi, non
più bimbo ma
reo e rabbioso.
QUINTO QUADRO
Nel Dipinto:
Il nero ed il viola anneriscono i toni piatti che il pittore tenta, col pennello, di imporre alla tela.
Svetta imponente un edificio giallognolo, appassito, arricchito di crepe marroncine delineanti una trascu-
ratezza di fondo. Tante figure intorno ad essa, fra di esse spicca un ragazzo minuto e muto
dai lineamenti dolci, da uno sguardo vuoto e da oscuri contorni.
Ed ecco il tempo
in cui la triste
notizia giovò
all’errore,
sprofondando nel
baratro,
di infernal tentazioni,
con coscienza di tal angoscia,
soffocando e reprimendo,
delusione, rabbia et
odio, in totale
armonia con un’indifferenza
sol apparente.
Seminate la comprensione,
distendete veli di pietà
su tal periodo nero.
E tu, dolce
malìa, sorridi
di nuovo,
osrù, dove saresti?
Orsù, perchè ti
nascondi?
Vuoto il paesaggio,
ricalco le tue tracce,
nel fondo della
memoria,
morente invoca
la tua immagine.
Trascorsero anni,
furon abbastanza
per il ragazzo ed il
suo sogno
ubriaco, al cospetto
della gente,
restò fermo
solo, scuro,
coccolato da pochi
frammenti che
colpivano Steluir
in giornate diverse, distanti,
aitanti aiutanti, nel
blu della Notte,
il grido risuona, il cieco ora
vede, il sano ora duole.
SESTO QUADRO
Nel Dipinto:
Grigio è il nome di questa nuova scena, su d’una panchina, in disparte, contro un muro di cemento, pian-
ge una figura silenziosa, accanto a lei una fanciulla, scruta lieta il cielo malsano,
appresso ad altre cinque, sei persone, tutte unite in un abbraccio.
Sullo sfondo, in lontananza, un faro illumina la notte.
Ripiega il ragazzo il
suo libriccino,
ha letto un po’ troppo,
ha fatto ciò che ha letto,
ma non letto cos’ha fatto.
Fu forse questo il
suo error maggiore,
che storto lo rese,
errabondo e furente,
faccia a faccia perdente.
Creò un mostro
per innalzar il suo
manichino, in
un negozio in
cui gente rifiutava di entrare.
Pregò favori,
fè promesse,
non mantenne la più pura.
All’estuario d’un
fiume in piena
di rimorso egli
vide un faro che illuminò
fiocamente la foce in cui
dimorava.
“ Chi siete or
dunque?”
Canta la tua
melodia, stimato
autore,
imperversa e vola sicuro
del messaggio che vuoi donare.
Canta sogni,
segni e bei pensieri,
librati in volo
ed esprimi la tua essenza.
Sii forte,
sii saggio,
duri a lungo il tuo
reame.
Ma il ragazzo
nulla fece,
od almeno ci provò.
a tentar di raddrizzar,
la sua storta direzione,
conficcata giù nel fango,
ricadendo a terra,
sbeffeggiando il vero per
volere del comodo
desio.
Jarva il
padre era teso
et allarmato,
e più volte
tentato avea,
di parlare a Steluir
senza il sorriso.
Venne un giorno
triste e tormentato.
Il sol padre
ammalato,
d’ un disturbo assai raro.
SETTIMO QUADRO
Variopinto sortilegio!
Scelte indubbiamente espressive regalano vivacità a questa tela segnata dal tempo.
Due figure rosso fuoco scrutano una casa in piena campagna; il più a sinistra sorregge un bastone,
si nota il suo pallore, sintomo di un malore che lo percuote.
Accanto ad egli un ragazzo indica la casetta, vicino alla quale lavora i campi una donna, assieme a lei
altre quattro creature.
Sfondo appariscente, alberi a sinistra macchiano il cielo luminosissimo, il contrappunto delinea il profilo
dei personaggi della tela.
“ Resisti padre,
il tuo bambino
è qui con te.”
Arduo fu dirlo,
ma lenì la pena,
e bastò al perdono.
Parole sincere,
frementi,
finalmente eruppero,
gliaciali, vulcaniche,
ed un po’ di sollievo
seppero dare al
povero
Steluir.
Coraggio ci volle,
per assumere
i propri doveri,
ed il ragazzo si riprese
ciò che aveva oramai
perduto.
Cominciò a raccontare,
con vocaboli incompresi,
ciò che più lo tormentava.
Ed ei era certo
di poter notare un
volto sorridente
formato dalle stelle,
nella notte, quando era
intento a dialogar
furtivo
con i suoi pensieri d’errabondo.
Il padre, ammalato
dal disumano
servizio sostenuto nella
fabbrica,
era a rischio di dormir
per sempre
e toccò al prode Steluir
il contegno dei beni e di
monete scintillanti.
Fu il lavoro a trovar il
ragazzo,
divenne scriba
alla corte d’una famiglia
benestante.
Scrittori e Poeti,
Saltimbanchi Intellettuali,
Menestrelli Irriverenti,
Puntigliosi Maccheronici,
invadevano la piazza
danzante della città
coi loro numeri
di magia creativa,
e Steluir
era il novello arrivato.
Al di sopra fu
di molti,
e molto interesse seppe intascare,
donando speciali
magie, malìe et artifici
esaltanti a ristrette
cerchie di presunti
fedeli,
Ei conobbe una
lieta, pia donzella,
il suo nome rigava
dritto, mise in riga
a conti fatti,
quel che avea di
san dentro,
e parlò al sol artista,
sommamente
et
commovente.
“ Lieto il core
se voi deste,
vostro nome verbalmente,
acciocchè la mia
mente sia serena,
e di voi io
possa rimembrar,
una volta siate andato,
la nomea che osaste
portar.”
Alzò Steluir
il viso dal foglio
lordo d’inchiostro,
e fece...
Lodata la creatura fu
da mille portatrici
di bellezza, beltà e bene,
splendeva solete
tal illustre celeste,
occhi di ghiaccio,
sorriso compiaciuto,
capei dorati
distanti
dall’aura, profil e curve
geometricamente
intatti, sguardo
intenso, ma mai quanto...
Si conobbero,
passò il tempo,
e maturò una simpatia
che, come
vuol il nome suo,
sta in superficie non
intaccando.
Un bel giorno,
si fè avanti
il giovane omuncolo,
ispirato dal nuovo
corso,
si raccontò alla fanciulla,
ed ottenne
una rapida attesa.
“ Dimmi ti amo
e ti rivelerò i
miei amanti.”
Questo il senso
della giovane,
installato et infiammato,
nel suo petto d’ardor ardente.
E rimorso,
enorme, profondo,
profano rimorso,
il ragazzo ricevette,
destinandolo ad un
cuore, giunto
al punto di scoppiar,
dopo tempo perso a spender,
gioia e riso in
un’esperienza rimasta
astratta.
OTTAVO QUADRO
Nel Dipinto:
Elleboro, fresche foglie, verde acceso, un giardino fiorito! In questo meraviglioso dipinto fuoriescono
animali, umani e piante con uguale armonia tonale, paiono staccati dal profondo verde che li circonda
e sogliono indicare l’uno l’altro, secondo uno schema circolare squisitamente bilanciato. Rilevante nel
contesto una figura presso uno specchio d’acqua, sul cui riflesso si staglia l’immagine che tal figura mira
come se ne fosse rapita.
Ma il ragazzo non
mirava a lei per sè,
mai del mal le avrebbe fatto,
mai bugie le avrebbe dette
al cospetto della dama,
ed il vero sentimento,
scivolando lungo il braccio,
et entrando nella penna, si
poggiava su carta bianca,
commovendone il tessuto.
E domande si mischiavano,
dando insiemi tondi et
sostanti, sestenti, ritenti,
si tenti la via,
più magro il consumo.
Ed ecco, presso
la riviera,
specchio salato
si fece da parte e ne
uscì un riflesso sfocato
dal mormoglio continuo
che l’acqua padroneggia
con mirabile perizia,
il sol riflesso che Steluir
bramava.
“ Vieni, Steluir,
salta da me,
non vedi che chiamo il tuo
nome ansiosa?”
Steluir “ Straziante è
il non starti vicino,
per tutto il tempo
che passava, rischiavo
di venir folle, ora
prego il buon Dio, che
l’attesa volga al termine..
La baciò.
“ Buon Risveglio
Steluir.”
E tutto svanì,
Eleondil, il
suono del violino, la
radura,
l’aurea atmosfera,
abbandonando Steluir
in balia di sol se stesso.
Ed ei, sconfortato
et sofferente,
mirò l’acqua
col fiato a riposo,
e nessun riflesso
apparve dall’ombra.
NONO QUADRO
Nel Dipinto: Ritratto di un giovane chino su una roccia, intento a meditare con le lacrime che fuoriescono
dai suoi occhi, prevalgono toni grigi ed azzurri, che creano un’atmosfera malinconica e nostalgica.
Ed i giorni passavano,
e grigi arrivarono, brutali temporali,
e triste lo scossero, inducendolo ad estremi
e tormentati lamenti.
DECIMO QUADRO
Nel Dipinto: Una via di sterrato, giunchi selvaggi intorno casuali e distese d’arbusti dal sapore mediterra-
neo si spargono intorno, un blu acceso, ceruleo, sposa il tessuto intagliando delicati arpeggi di pennello,
che ravvivano l’atmosfera
rubando i pensieri dei miranti e catapultandoli verso tale sentiero, sullo sfondo, delle rondini volano festo-
se.
Appena un po’ più in basso una figura scura,vagabonda, erra, inseguendo lo stormo.