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Real Berlin Marathon.

Lettere di viaggio

Venerdì 24 settembre, sera.

Carissima Mamma,

ti scrivo dalla nostra incredibile residenza, l’Ostel City 54, anello (mancante) della catena Hilton.
Qui tutto è rimasto come cinquant’anni fa per restituire all’ospite le suggestioni della guerra fredda,
ultimo albergo dell’ex est rimasto in tutta la Germania.
Dal corpo centrale, con la reception ed i saloni, si passa, attraverso un giardino che è
quasi un bosco - che dico: una riserva naturale! – alle palazzine graziose di questa
specie di villaggio olimpico preso d’assalto da atleti di tutto il mondo. Le stanze
sono tutte suite, mini o maxi appartementi forniti di ogni confort, con doccia e
bagno maiolicati e sofisticati idromassaggi. Ha particolarmente colpito tutti
l’esagerata quantità di saponi, bagno schiuma, shampoo, creme per il corpo che
abbiamo trovato. La maniacale qualità degli accessori rinvenuti negli
appartamenti. I più fortunati hanno persino potuto avere in dotazione dei
simpatici letti a castello per ospitare gli amici che ti vengono a trovare la sera ed
impedire loro di affrontare il lungo viaggio per il rientro nel centro della città. Il
servizio è un po’ opprimente, tipico del lusso di qui, fatto di vera sostanza,
coperta però da un alone spartano per restituire il necessario tocco di semplicità.
Vengono a rifare la stanza quattro volte al giorno. Sei privo di metterti sul letto
che bussano per risistemarla. Insomma siamo circondati di attenzioni. All’arrivo
ieri sera abbiamo trovato in ogni appartamento un enorme cesto di frutta con un
biglietto della direzione che non ti leggo solo perBerlin Marathon. Lettere
di viaggio

Venerdì 24 settembre, sera.

Carissima Mamma,

ti scrivo dalla nostra incredibile residenza, l’Ostel City 54, anello (mancante) della catena Hilton.
Qui tutto è rimasto come cinquant’anni fa per restituire all’ospite le suggestioni della guerra fredda,
ultimo albergo dell’ex est rimasto in tutta la Germania.
Dal corpo centrale, con la reception ed i saloni, si passa, attraverso un giardino che è quasi un bosco
- che dico: una riserva naturale! – alle palazzine graziose di questa specie di villaggio olimpico
preso d’assalto da atleti di tutto il mondo. Le stanze sono tutte suite, mini o maxi appartementi
forniti di ogni confort, con doccia e bagno maiolicati e sofisticati idromassaggi. Ha particolarmente
colpito tutti l’esagerata quantità di saponi, bagno schiuma, shampoo, creme per il corpo che

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abbiamo trovato. La maniacale qualità degli accessori rinvenuti negli appartamenti. I più fortunati
hanno persino potuto avere in dotazione dei simpatici letti a castello per ospitare gli amici che ti
vengono a trovare la sera ed impedire loro di affrontare il lungo viaggio per il rientro nel centro
della città. Il servizio è un po’ opprimente, tipico del lusso di qui, fatto di vera sostanza, coperta
però da un alone spartano per restituire il necessario tocco di semplicità. Vengono a rifare la stanza
quattro volte al giorno. Sei privo di metterti sul letto che bussano per risistemarla. Insomma siamo
circondati di attenzioni. All’arrivo ieri sera abbiamo trovato in ogni appartamento un enorme cesto
di frutta con un biglietto della direzione che non ti leggo solo perché è scritto in tedesco.
Sebbene gli arrivi seguivano un ritmo frenetico, non abbiamo incontrato alcuna difficoltà
nell’assegnazione degli appartamenti, tanto che poi abbiamo potuto recarci con tutta calma all’expo
per ritirare i pettorali. Il simpatico Bernardo, la nostra guida che per farci entrare nel clima di
Berlino finge di essere un vetero comunista, si è sobbarcato sorridendo l’onere delle faccende
burocratiche , mentre noi abbiamo preso possesso dei comodi divani a schiera che fanno ala agli
ingressi per gustare un espresso o un cappucchino. Poi uno ad uno siamo stati accompagnati nelle
stanze e ci sono state evidenziate tutte le particolarità frutto del genio dell’architetto giapponese
Simosuky. Stupendo il magnifico gioco intreccio di porte nelle suite di Gennaro, Gigi e Rita:
una soluzione ad incastri chiaramente allusiva del dilemma libertà/oppressione.
Siamo molto preoccupati per la colazione di domani mattina, che ci dicono a buffet ed
appositamente allestita in un edificio a parte della struttura. Noi maratoneti temiamo di appesantirci
troppo con dolci, strudel di frutta e le mitiche prussiane a orecchio di elefante che qui chiamano
ciliegie perché ne mangi tante, una dopo l’altra. Siamo molto preoccupati, dicevo, e giustamente.
Ne abbiamo avuto una prova stasera quando, non ancora stanchi della faticosa giornata di viaggio,
abbiamo voluto tuffarci nella rude ma colorata periferia berlinese, andando a fare quattro passi
attorno all’albergo. Un vialone largo e infinito che subito abbiamo ribattezzato Champs Elisées si è
dischiuso ai nostri occhi. Negozi aperti, vetrine illuminate, via vai di una moltitudine variegata. Ci
siamo fermati a gustare prelibate dolcezze in un supermercato aperto 24 h su 24 non a caso
chiamato Bonjour.
Quando siamo rientrati finalmente stanchi verso l’Ostel abbiamo trovato ad accoglierci il simpatico
ed inconfondibile simbolo della città: l’orso di Berlino. Quello nostro, nel vederci ha cominciato a
fare ampi segni di giubilo agitando le mani ed elevando al cielo l’indice medio.
In ogni caso, mia care madre, non ti devi preoccupare per me, la vita è difficile e questa isola dei
famosi dove siamo capitati, questa gara di resistenza estrema che siamo chiamati a sostenere, mi
renderà più forte e pronto ad affrontare qualsiasi emergenza.
A proposito, adesso ti devo lasciare, perché dobbiamo soccorrere Gennaro, il cui bagno si è
allagato. Ci dicono che la sta prendendo molto allegramente. Strilla: “ Qui l’acqua decanta come il
vino!” Ma non vorremmo che prendesse troppo umido, domenica c’è la maratona e noi vogliamo
vincere tutti.

Sabato 25 settembre, notte.

Cara Mamma,

riprendo a scriverti per tranquillizzarti sulla colazione: niente di quello che temevo. Una colazione
perfetta per me. Soprattutto a base di salato che di solito preferisco evitare prima della gara. Di
dolce c’era poco: latte, tè, aranciata ed una marmellatina priva di personalità e scoraggiante. L’ho
guardata e sembrava che dicesse: “Ma che mi mangi a fare?!” Il pane invece era buonissimo e
ancora caldo. Però mi son tenuto leggero. Non tutti ci sono riusciti. Ma il più sorprendente è Ciro.
Come figlio farebbe la tua felicità, Mangia di tutto, dolce e salato, carboidrati, proteine e grassi.
Vino, birra e superalcolici. Ed è magro come un grissino. Certo lui corre tutti i giorni, ma io, che

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penso di essere fra quelli che ingrassano respirando, vorrei avere il suo metabolismo. Anche
l’organizzazione della colazione è risultata perfetta: un self service ruvido con pochissimo personale
in sala, chiaramente voluto per farti mangiar meno e farti rendere di più in gara. Una pecca però
l’ho trovata. Qui, come pure nella metropolitana, non ci sono controlli. Dai tempi di Federico II il
Grande il senso del dovere dei tedeschi è proverbiale. Non proprio come il nostro. Per evitare brutte
figure abbiamo pagato sempre il biglietto cumulativo della metro ma con l’aria di chi sta facendo un
favore. Pretendere lo stesso atteggiamento anche a colazione è troppo! Ed infatti chi se lo poteva
permettere ci è andato in due ore quattro o cinque volte. Il record credo sia di Salvatore che ha corso
il serio rischio di essere riconosciuto dalle poche signorine del servizio. Una dotata evidentemente
di particolare istinto materno lo ha fissato e poi gli ha sorriso, convinta di trovarsi davanti l’ultimo
di quattro identici gemelli!
Volevo anche tranquillizzarti sull’emergenza di ieri sera nella suite di Gennaro. Tutto rientrato.
Pensa che abbiamo trovato l’intera squadra di manutenzione dell’Ostel che stava provvedendo con
in testa il direttore che regalava sorrisi rassicuranti. E’ stato proposto a Gennaro anche di cambiare
suite, ma gli abbiamo sconsigliato di farsi carico di un inutile disagio. In pochi minuti quel bagno
sarà a posto!
Il sabato prima della maratona è tradizionalmente dedicato allo shopping. Quasi tutti abbiamo
rinunciato alla visita a Postdam, troppo stancante, per riposare e favorire la concentrazione. Ci
siamo così diretti alla volta del centro in direzione di Alexanderplatz. Primo ostacolo, la
metropolitana: numero, biglietti, direzione e fermate dai nomi impronunciabili. Esami tutti superati
brillantemente. Scendiamo a Friererickstrasse con l’intenzione di dirigerci a Alexanderplatz ma
sottovalutiamo un po’ le distanze. Dopo un paio d’ore di cammino, molti negozi e qualche chiesa
finalmente giungiamo a destinazione. Il gruppo marcia con un po’ di disordine, ogni tanto qualcuno
si perde ed è un vero piacere, poi, il ritrovarlo. Il nostro capo Gigi lamenta però un’ansia eccessiva e
francamente ingiustificata. E’ normale un po’ di anarchia in una città così grande, ma lui al quarto
quinto episodio ha cominciato a minacciare dimissioni. Inutilmente però perché il gruppo ha
intenzione di confermargli fiducia incondizionata.
Nonostante la colazione abbondante, lo stomaco reclama attenzione e cominciamo a pensare al
ristorante. La scelta cade su una sorta di Mc Donald tedesco che propone patate alla brace con
diversi accompagnamenti. Il posto è carino ma la cameriera è un po’ incazzosa. Ci impedisce di
unire i tavoli, si infastidisce perché siamo incerti nella comanda e forse perché non apprezza la
qualità del nostro tedesco. Neanche Gennaro che solitamente ha un effetto calmante sulle donne
riesce ad addolcirla. Masochisticamente le lasciamo alla fine una buona mancia per vedere l’effetto
che fa. Ma i tedeschi sono tedeschi: nessuna emozione! La patata comunque è buona anche se non
proprio leggera. Per distrarci e digerirla io e Gennaro ci abbandoniamo, ma con discrezione, a
guardare le belle signorine che passano ed a fare qualche innocente commento.
Sulla via del rientro scorgo una gelateria artigianale particolare. I gelati non sono in vista ma coperti
nei contenitori per permettere di conservare l’iniziale consistenza. Io e Rita come due bambini
buoni ci mettiamo a guardare per scoprire i gusti e immaginare i sapori. Prima della maratona niente
gelati. Ma dopo proveremo questa specialità se non altro per un sentito dovere culturale.
Rientro veloce all’Ostel giusto per godere di quel clima di calda accoglienza che contrasta assai
con quello meteorologico. Infatti dopo una mattinata assolata ieri il cielo sopra Berlino si è coperto
di brutto. Piove con intensità variabile e continuità assoluta. Usciamo presto alla ricerca del
ristorante italiano per l’ultima cena prima della maratona. Sulla guida ne ho visto uno in
Friererickstrasse n.30 dove si mangerebbe la miglior pasta di tutta Berlino. All’uscita della metro ci
incamminiamo fiduciosi: siamo al n.90, quanto mai lontano potrà essere il 30? La strada è lunga
qualche chilometro, la numerazione non è frequente, ma ci rendiamo conto che qualcosa non va
quando dopo una mezz’oretta di cammino siamo ancora al numero 60. La truppa comincia a
lamentarsi ed a sbuffare. Si elevano dal fondo voci di dissenso e sempre meno timide proposte di
buttarsi nel primo ristorante che capita, rinunciando alla meta. Senza molto successo cerco di
riportare la calma alzando la bandiera della qualità. Il tempo passa e nonostante il cammino

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restiamo lontani dal numero 30. Lo scontento cresce. C’è aria di ammutinamento perché nessuno
vorrebbe sprecare così le energie per domani. Dopo un po’ finalmente arriviamo al numero 30 ma
abbiamo la sgradita sorpresa di trovare un altro ristorante, non italiano, ma tedesco. Mortificato mi
faccio da parte. Immediatamente sono sostituito da un gruppo d’assalto che in 5 minuti trova
Valmontone, ristorante italiano economico e con piatti di pasta da 300 gr a porzione.
Il rientro all’Ostel è tranquillo per tutti meno che per Gennaro il quale trova ad accoglierlo il
direttore amareggiato e perfino incredulo perché non sono ancora riusciti a “spilare” il bagno della
sua suite. La squadra di manutenzione ha febbrilmente lavorato per tutta la giornata, ma senza
risultato. Anche Gennaro è incredulo e comincia a perdere la pazienza. Il bagno sembra essere una
vasca per delfini. E’ molto meno ottimista del direttore che invece si dice certo di una rapida
soluzione del problema domani e grazie all’intervento dell’equipe del turno festivo. Rita fa notare
che anche in quelle suite dove il bagno funziona è stato notato a certe ore un progressivo calo della
temperatura dell’acqua che appare sospetto. Lello avanza l’ipotesi che possa trattarsi di un effetto
voluto, di un’altra magia dell’architetto Simosuky studiata per dare al corpo una sferzata di energia.
Alfonso e Ciro sono invece dell’idea che gli impianti idraulici e la rete fognaria adiacente siano da
revisionare. Anche Brontolone e Raffaele, finalmente insieme, concordano su questo punto che
permette, tra l’altro di dare una spiegazione a quel penetrante nordico profumo di cacca che si
avverte nettamente in prossimità degli ingressi dell’Ostel. A meno di non voler dar colpa anche di
questo al simpatico orsetto di Berlino. Coerentemente col suo carattere bonario Gigi invita tutti a
non lasciarsi andare ad illazioni velenose e fantasiose “Fino a prova contraria - dice – qui siamo in
un grande Ostel!”
La notte è scesa nel villaggio olimpico già da alcune ore, ma non tutto tace. Gruppi sparsi di
gioventù tedesca in gita tengono su il morale con “scharponi” a tutto volume. Quasi nessuno,
escluso Lello, se ne lamenta. Viva la gioventù! Del resto questo è un Ostel, non un ospizio! Del
nostro gruppo quello che sembra essere veramente in sintonia coi ragazzi è Brontolone. Fa un uso
spasmodico del telecomando alla ricerca del canale giusto. Che fastidio: sono quasi tutti tedeschi!
Ed anche la CCN e la BBC ancora non prevedono programmi in puteolano. Finito il giro dei 40
canali, ne comincia un altro speranzoso. Quel rompiscatole di Raffaele brontola, è stanco e vorrebbe
dormire. Ma quando poi se ne fa una ragione, si calma. In effetti Brontolone è agitato perché sente
la maratona. Degli altri.

Domenica 26 settembre, primo pomeriggio.

Mamma carissima,

il giorno tanto atteso e temuto anche da te finalmente è arrivato, ma tutto è andato bene. La curva B
si è fatta onore: tutti ed 8 all’arrivo nonostante le difficoltà del freddo, della pioggia e
dell’affollamento.
Ciro è stato il migliore. Aveva un obiettivo di 3 h ed ha chiuso in 3h e 6’. In queste condizioni è un
vero successo. Per l’emozione ha dimenticato il chip e quindi è fuori classifica. Qualche stupido
estraneo si è lasciato andare a basse insinuazioni. Ma noi lo abbiamo difeso. Se proprio voleva
imbrogliare perché non dire di aver corso in 2h e 59’? O no?
Gigi è stato eroico. Nonostante i problemi all’anca ha finito in 3 h e 19’. L’endorfina che produce
quando corre gli cancella il dolore fino a quando reggono gli appoggi. Poi subentrano i crampi e
deve rallentare. Ma di maratone ne correrà ancora almeno una cinquantina. I professionisti della
chiacchiera insinuano che starebbe per raggiungere un accordo col diavolo o, peggio, che si sarebbe
affidato al famigerato dottor Katz veterinario espulso dall’università di Berlino per i suoi
esperimenti sui cavalli da corsa.

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Lello era al debutto sulla distanza lunga. Visti i tempi della mezza era atteso ampiamente sotto le 3h
e 30’. Invece ha impiegato 3 h e 42’. Dice di aver scelto la strada della prudenza ma davvero è
difficile credergli. Come lui stesso ha raccontato stava volando a 4 e 40’’ al Km fino a quando non
ha incontrato una splendida stangona danese, Charlotte, che gli ha chiesto di aiutarla a finire. Voci
pettegole dicono che a questo punto Lello avrebbe smesso di pensare alla gara e cominciato a
pensare a Charlotte. Avrebbero corso insieme per 30 Km. Altre voci pettegole ma poco attendibili
sostengono che avrebbero corso mano nella mano come colpiti da un fulmine ( Ed in effetti
pioveva!) Certo è – lo prova il video ufficiale - che sono arrivati mano nella mano con un crescendo
di baci ed abbracci ben giustificati dall’ottima performance. Ma ciò che più ha colpito è stato
l’atteggiamento di Francesca che con squisita sensibilità ha condiviso la gioia del suo Lello. Bravi!
Speriamo però che adesso Charlotte non decida di tentare un nuovo record alla prossima maratona
di Napoli!
Alfonso ha impiegato 3 h e 37’ più o meno quanto realisticamente potesse sperare. Ha corso
benissimo con regolarità e leggera progressione. E’ arrivato persino relativamente fresco. Si è
stancato certamente di più a cercare Mariapia di cui, per alcune ore si sono perdute le tracce. Mentre
lui la cercava disperatamente per tutta Berlino ed anche noi ci accingevamo a denunciarne la
scomparsa, lei era candidamente in suite, concedendosi un riposante bagno caldo. Qui la versione
ufficiale recita che Mariapia, tagliato in ritardo il traguardo e non avendo trovato più nessuno
avrebbe faticosamente raggiunto l’Ostel con mezzi di fortuna. Naturalmente i soliti maligni
sguazzano nelle ipotesi più fantasiose. Ma noi crediamo a Mariapia anche se adesso è Alfonso che,
fatti i conti, non si trova.
Nonostante le notti insonni anche la performance di Raffaele è stata eccellente con un tempo di
poco superiore alle 4 h. Purtroppo anche in questo caso si sono dovute riscontrare voci maligne.
Sono girati diversi calcoli per stimare quanti minuti in meno avrebbe impiegato se avesse optato per
la suite singola. C’è chi ha parlato di 15 chi di 20. Benissimo ha fatto Raffaele a far convocare una
conferenza stampa e dichiarare che in nessun caso avrebbe rinunciato al suo Brontolone e
mostrando, fra lo stupore dei giornalisti, la prenotazione della suite doppia all’Ostello della
gioventù di Latina in occasione della prossima maratona di dicembre.
Io, Mamma, sono andato bene, con poca sofferenza e senza avere alcuna crisi. Non ho avuto
bisogno quindi di utilizzare il tuo appassionato e poco atletico consiglio: “ Se non ce la fai:
fermati!” Inoltre mi sono molto divertito perché ho corso quasi tutta la gara con Gennaro. Ci siamo
amministrati alla grande con l’obiettivo di cominciare piano e finire forte. Alla fine abbiamo, con
soddisfazione, riscontrato di aver svolto interamente almeno la prima metà del programma. Ti
confesso che abbiamo dovuto ricorrere anche a qualche abusato trucco del mestiere. Bastava infatti
incontrare davanti a noi qualche bel sedere di donna, per trovare nuovi stimoli alla resistenza. E
quando, dopo qualche chilometro dovevamo lasciarlo andare, ci concentravamo subito su uno
nuovo. Gennaro, che è Gennaro, non soddisfatto, cercava, riuscendovi perfettamente, di abbinare al
suo fianco la compagnia di un bel viso. Senza parlare davvero non so come facesse, ma le teneva
affiancate a lui con lo sguardo magnetico e fino a quando non riusciva a trovarne un’altra più
interessante. Il nostro maggior cruccio è stato per una svizzerotta – che poi in realtà era una
svizzerona! – che ci è passata davanti a metà gara. Abbiamo capito subito che non potevamo
lasciarla andare. E’ stato il momento di maggior impegno ed il tratto più veloce della nostra
maratona – sotto i 6 al kilometro. Ma è durato poco. Ho cercato di consolare Gennaro dicendo: Nun
da’ retta: era troppa impegnativa!” L’andatura.
Della Pozzuoli marathon c’era anche Giorgio che però ha corso col gruppo della Tribuna Autorità.
Tra medici, farmacisti e finanzieri, hanno fatto una maratona diversa dalla nostra come se a Berlino
ci fosse ancora il muro.
Ma torniamo alla curva B. grandissimi sono stati anche gli accompagnatori. Primo fra tutti
Brontolone, fotografo eccellente e disponibile, artista sensibile e squisito. Grazie a lui avremo di
Berlino un ricorso a scatti. Le mogli. Anna così dolce e conciliante con l’ossessiva passione di Ciro.

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Francesca così serena e comprensiva delle esuberanze di Lello. Rita, mia compagna di gola, così
sorridente e bussola precisa per Gigi. Ed Elisa sempre amorevole ed usa a colmare ogni mia lacuna.
Così che ogni tanto deve necessariamente rilassarsi e lasciarsi andare. E’ in quei momenti che perde
guide e conserva ombrelli. Ed infine più di una parola per la più giovane del gruppo: Claudia.
Promette assai bene la ragazza, lucida, precisa, coraggiosa. E soprattutto sa schierarsi dalla parte
giusta!
Complimenti a tutti.

Domenica 26 settembre, sera.

Cara Mamma,

ci siamo potuti riposare soltanto poche ore dopo la maratona e prima della cena della festa. Un po’
perché abbiamo fatto tardi ed un po’ per solidarizzare con Gennaro il cui bagno nonostante ogni
cura dello staff dell’Ostel ha continuato ad essere inagibile.
Il ristorante scelto era un tipico locale della vecchia Berlino a Spandau. Una cena a buffet che pur
non incontrando il favore di tutti ha fatto almeno registrare una assoluta convergenza sulla bontà
della birra. Serpeggiava malumore specie in gruppi sparsi nella Tribuna Autorità per il diverso
trattamento riservato agli esponenti della curva B nella sistemazione alberghiera. Angela si è
giustificata dicendo che non c’era un altro Ostel così in tutta Berlino. Come darle torto!
Si temevano scintille per il ravvicinato contatto fra le due tifoserie. Invero si è corso qualche rischio
quando, bisogna dirlo -, con estrema leggerezza, per gli uni è stato preparato stinco di porco e per
gli altri stinco di santo. Ma per fortuna non si sono verificati incidenti perché alla fine ha prevalso la
stanchezza ed anche un po’ di buon senso. Nel rientrare in Ostel abbiamo invano cercato la gelateria
artigianale, ma era chiusa, forse perché è domenica. Te l’immagini Bilancione chiuso di domenica!
Ma questi son tedeschi.
Comunque rientro tranquillo, rituale scambio di saluti con l’orsetto e poi piccola ma significativa
manifestazione di simpatia e solidarietà verso Gennaro costretto ormai allo sciopero bianco per la
perdurante indisponibilità del suo bagno.
A proposito di acqua: siamo a tre giorni di pioggia ininterrotta. Svelato anche il mistero dell’acqua
calda che diventa tiepida. Da fonte attendibile risulta che la proprietà dell’Ostel avrebbe effettuato
un ingente investimento in un rivoluzionario impianto di energia solare evidentemente poco adatto
al clima di qui.

Lunedi 27 settembre.

Mamma mia cara,

la notte è giunta propizia per regalarci un meritato riposo.


.Tutti i più grandi esperti di medicina sportiva sostengono che per un rapido recupero è essenziale
un adeguato scarico. Se si è corsa la gara al mattino, una seduta di una quindicina di km in
scioltezza dovrebbe essere svolta prima di cena. I più pigri possono sostituirla con un’uscita
mattutina del lunedì purché affiancata da una giornata di camminate intense per permettere ai
muscoli di tornare tonici. Sarà! Comunque questa mattina, a colazione, lo spettacolo era spaventoso.
Chi strisciava le gambe a fatica, chi si sedeva con circospezione, chi si alzava aggrappandosi a
quello che trovava intorno. Il consueto sottofondo di voci e stoviglie era accompagnato da un coro
di lamenti simile al lazzaretto manzoniano. Il tutto però, bisogna dirlo, in una cornice di estrema

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dignità .I più simulavano, infatti, una notevole disinvoltura nei movimenti, pur movendo i passi in
apnea e concentrandosi prima di partire con tic vari, come Vlanda Blasic quando tenta il mondiale
di salto in alto. Tra l’altro la nostra sala colazione è collocata al 2° piano senza ascensore e ciò non
ha certo agevolato le operazioni. Si sa che in tali condizioni è meno doloroso salire che scendere le
scale. Intelligentemente quindi è stato previsto prima lo sforzo più lieve, a freddo e poi quello più
grave, a caldo. Nonostante questo però molti si sono sottratti ed hanno preferito buttarsi per le scale
facendosi rotolare con le spalle, valutando di provare così meno dolore. Gennaro ha giustamente
osservato che se ci facessero una visita medica rientreremmo certamente nell’art 104 per le
agevolazioni agli handicappati.
Oggi ultimo giorno era prevista in mattinata una visita guidata di Berlino in bus accompagnati come
sempre dal nostro caro Bernardo. Siamo passati in molte strade che abbiamo attraversato durante la
maratona, ma a me è parso di vederle per la prima volta. Non capisco proprio quelli che
ipocritamente sostengono che mentre si corre è possibile gustare anche la bellezza delle strade e dei
paesaggi. Nel bagno di folla e acqua in cui eravamo ieri era comunque impossibile e poi la fatica fa
il resto. Berlino ha un centro molto grande ed oggi c’era tanto traffico. Bernardo ha insistito nella
sua visione critica del capitalismo di proletari e padroni ancora in lotta di classe più o meno come
da noi farebbe un nostalgico dei gruppetti marxisti-lenisti degli anni settanta. La pausa Kaffee più
pipì, entrambi a pagamento, l’abbiamo fatta nella bellissima piazza in cui è stato collocato il
monumento dedicato alle vittime della persecuzione nazista agli ebrei. Un largo spazio pieno di
tombe di marmo grigio scuro, di diverse dimensioni e spessori che restituiscono in pieno il senso
di violenza e di orrore che il razzismo produce.
Una lieve incomprensione con Bernardo sui tempi della sosta provoca la sua prevista incazzatura ed
anche un lieve taglio al giro della città già necessariamente accorciato per il traffico. La curva B si
fa lasciare in Alexanderplatz per continuare da sola il giro a piedi. Berlino non ha più segreti per
noi. Ci muoviamo ormai con disinvoltura anche nella metro. Dobbiamo provare la gelateria
artigianale, visitare i centri commerciali, tornare dal Mc Donald tedesco a rimangiare la patata al
forno, visitare la città vecchia a Spandau, la Kurfurstendamm vicina e, perché no, anche
nuovamente il ristorante Valmontone, da noi tanto apprezzato.
Programma interamente svolto, grazie alle guide Elisa e Rita e con tal beneficio per i muscoli che
quasi non sentiamo la stanchezza. Al punto che a tarda sera gli ultras della curva B, guidati da
Mariapia non volevano rientrare in Ostel per continuare a vagabondare nella metro fino alle 3, ora
di scadenza del biglietto cumulativo! Ma per fortuna li abbiamo dissuasi. Mi è rimasto in canna
come un colpo non sparato il gelato artigianale, ma, quando ho realizzato che qui le gelaterie
chiudono sempre alle 20, ho deciso che, come minimo, non erano degne di questo nome.
Rientrati in Ostel stanchissimi. Gennaro ha chiesto del Direttore che si è negato. Pazienza, tanto è
l’ultima notte. Peccato però per queste piccole inspiegabili inefficienze che hanno gettato qualche
ombra sulla riconosciuta qualità dell’Ostel.

Martedi 28 settembre, mattino

Cara Mamma,

oggi torniamo. Finalmente mi rivedi e potrai riscontrare, come sempre, che la maratona non è poi
così distruttiva. Nonostante i piccoli problemi alberghieri poi risolti (non ti dico Gennaro quando
nel lasciare la suite ha potuto verificare con mano la restituita efficienza del suo bagno!) abbiamo
trascorso una gradevole vacanza e in buona compagnia. Ci siamo divertiti e questo è quello che

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più conta. Magari, la prossima volta, dovremo fare più attenzione in alcune scelte, Ma, come mi dici
spesso tu, nella vita non si finisce mai di imparare.

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