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Padova, 8 gennaio 2010

Cari colleghi

Ieri, a Pregnana, ho partecipato all’incontro con i custodi cautelari nominati dal


tribunale di Roma ed a quello preparatorio svoltosi circa due ore prima. Ascoltare i
commenti dei colleghi presenti mi ha dato la chiara sensazione di un profondo stato di
stanchezza da un lato e di forti timori dall’altro; stanchezza di chi continua ad essere
in prima linea e leggittimi timori per le possibili conseguenze delle battaglie che hanno
consentito a tutti noi di arrivare alla situazione attuale. Ad esempio: le occupazioni,
con conseguente astensione dal lavoro, di quaranta giorni ed oltre, se non gestite con
strumenti ad hoc, non potranno non avere conseguenze sul singolo. Ancora: i custodi
cautelari stanno tentando di disegnare una mappa attendibile dello stato dell’azienda e
delle professionalità che può esprimere; il complesso lavoro di analisi coinvolgerà
l’attuale dirigenza composta anche da coloro che sono stati, e in alcuni casi continuano
ad essere, il braccio operativo di quella proprietà che ci ha portati alla rovina; il
dubbio che le loro indicazioni possano scaturire da considerazioni che nulla hanno a
che vedere con il profilo professionale dei singoli lavoratori è forte e, in molti casi,
fondato. La custodia cautelare non rappresenta la conclusione della nostra vicenda ma
l’inizio di un difficile percorso di riscatto che dovrà vederci protagonisti attenti e
reattivi; la tensione ed il disagio rischiano di rendere difficile la gestione delle sfide
che ci attendono.
Eppure le premesse sono tutte positive e lusinghiere. I custodi hanno dichiarato
di avere tutti i poteri necessari a gestire l’azienda e tentarne il rilancio; qualora
intervenissero fattori di disturbo, esempio la fedina penale di C. M. Massa, possono
ottenere in tempi brevi che il tribunale rimuova gli impedimenti; hanno già iniziato gli
incontri con i nostri clienti, l’analisi dello stato dell’azienda e l’emissione di fatture che
consentiranno presto, tempi più brevi di quanto non si immagini, di iniziare a versarci
qualcosa di quello che avanziamo; sono disponibili ad accettare segnalazioni di problemi
e criticità da inserire nella loro scaletta di priorità, eccetera. Hanno però bisogno di
noi. Occorre riprendere l’attività lavorativa per sostenere la loro azione esplorativa,
Bisogna consentire l’ingresso agli enti terzi che utilizzano le nostre sedi per evitare
richieste pretestuose di risarcimento danni. E’ necessario ripulire l’immagine
dell’azienda oggi vista come inaffidabile e paralizzata dalle occupazioni; durante gli
incontri con i clienti hanno ricevuto tali manifestazioni di stima per la professionalità
dei colleghi che sarebbe estremamente sciocco sprecare un simile capitale. Ritengono,
con la nostra collaborazione, di poter mostrare i primi risultati positivi entro la fine
del mese di gennaio. Queste richieste hanno incontrato l’iniziale intransigenza di parte
delle rappresentanze sindacali le quali pretendevano degli impegni preliminari su alcuni
punti, in particolare la procedura di mobilità ancora in essere e la sanatoria per i
colleghi che hanno materialmente occupato le sedi. Sembrava essersi instaurata una

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situazione di stallo tale da compromettere il prosieguo delle attività dei custodi.
L’incontro si è chiuso con un impegno reciproco: i custodi verificheranno la possibilità
di sbloccare la procedura di mobilità; le rappresentanze sindacali trasmetteranno la
richiesta di smobilitazione ai lavoratori per raccogliere il loro parere.
E’ mio preciso convincimento che non esistano motivi per negare fiducia al
gruppo di custodia. Più e più volte siamo stati invitati ad attribuire il giusto valore al
segnale estremamente positivo che il Tribunale di Roma ha voluto darci. La decisione
di sottoporre l’azienda a sequestro cautelativo già in prima udienza, la nomina dei
custodi nell’ambito della stessa giornata ed il loro insediamento nell’arco di 24 ore
dalla nomina non sono certo da considerarsi tempi e modalità tipiche della nostra
giustizia; questo dovrebbe farci riflettere circa il peso che viene attribuito ai nostri
problemi. Dal canto loro i custodi hanno garantito che valuteranno con la massima
attenzione e disponibilità i problemi che abbiamo segnalato e che segnaleremo, meglio
se attraverso gli organismi di rappresentanza. Ad oggi non possono assumere impegni
di tempo e metodo su questioni ancora da definire nelle loro reali dimensioni.
Dobbiamo considerare, ci dicono, che loro sono tecnici terzi, vincolati da precise
norme giuridiche e che, a tempo e luogo, dovranno rendere conto di cosa avranno fatto
e del perché lo avranno fatto. La ripresa della normale attività da parte nostra
consentirà di accorciare i tempi necessari a definire quantitativamente i problemi ed a
identificare le possibili soluzioni. In più, rimettere in moto l’azienda in tempi brevi è
l’unica arma a nostra disposizione per bloccare la fuga di commesse fino ad oggi messa
in atto dalla concorrenza.
Per riassumere. Nessuno ci ha mai dato un aiuto reale, efficace e tangibile nella
gestione di questo enorme pasticcio; i custodi cautelari sono i primi a farlo per
mandato e per disponibilità personale; vogliamo dar loro una mano o rifiutare
sdegnosamente l’offerta? Sarebbe come sparare sulla Croce Rossa.
Certo c’è un buon numero di colleghi che temono di pagare per tutti; è logico e
sensato. Ma, ragazzi!! Tre anni fa ci hanno dichiarato guerra e noi l’abbiamo
combattuta al meglio. Però sappiamo bene che la guerra provoca morti e feriti e
sappiamo pure che chi combatte deve poter contare su chi lotta al suo fianco. Le leggi
normano il genere di fenomeni che abbiamo dovuto affrontare sono quello che sono, è
inutile nasconderselo; ma non possiamo considerarne responsabili i custodi cautelari
né, tanto meno, aprire con loro un contenzioso sull’argomento. Del nostro lacunoso
diritto societario dovremmo ricordarci al momento di scegliere i nostri rappresentanti
in Parlamento. Oggi, dove non arriva la legge, deve supplire la solidarietà e, più ancora,
la nostra gratitudine verso i colleghi che hanno trascorso due mesi o più accampati
nelle sedi più grosse per difendere con i fatti il diritto di tutti. Se riusciremo a far
promulgare una sanatoria per il periodo di occupazione bene, altrimenti ci divideremo
in parti uguali il costo dell’operazione, dovessimo anche fare i conti a mano. Il
riconoscimento dello stato di necessità per chi ha presidiato le sedi, l’identificazione
delle responsabilità per lo sfacelo a cui sono state condotte aziende sane, il cinico
sfruttamento della situazione a fini di tornaconto personale; tutto ciò dovrà essere

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oggetto di azioni adeguate da impostare dopo aver raggiunto la stabilità operativa. Per
adesso il nostro impegno primario deve essere, sono convinto, quello di salvare il
salvabile ed evitare che gli sciacalli e gli avvoltoi ci portino via quello che i lupi hanno
lasciato. Nel frattempo deve essere dovere di tutti fare in modo che nessuno si senta
solo e a rischio; quello che abbiamo fatto lo abbiamo deciso e fatto tutti insieme e per
il bene di tutti; se c’è da pagare pagheremo tutti.

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