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(Camerata di P.

Levi; Wiesel cerchiato)

Titolo: La notte Autore: Elie Wiesel Casa Editrice: Giuntina Prezzo: € 9

Nato nel 1928 a Sighet, in Transilvania, Elie Wiese, a soli 13 anni, venne deportato ad Auschwiz e
poi a Buchenwald. Dopo la seconda guerra mondiale fece per diversi anni il giornalista in Francia
per un quotidiana francese “L’arche”. In seguito, conobbe il vincitore del Premio Nobel per la
letteratura François Mauriac, che lo persuase a scrivere e raccontare la sua esperienza
dell'Olocausto ( “La notte” 1958 ). Poi si trasferì negli Stati Uniti e nel 1986, a 34 anni dall’ uscita
del libro, ricevette il premio Nobel per la pace. Tutt’ ora, risiede negli Stati Uniti d’ America,
insegnando all’ Università di Boston.
“La notte” è un romanzo storico autobiografico di un bambino ebreo deportato, come ho già
detto, ad Auschwiz e Buchenwald. Questo ragazzetto, prima di essere condannato a quel crudele
abominio, viveva solo che per dio: era nutrito di Talmud, desideroso di essere iniziato alla Cabala e
consacrato dall’Eterno. Era così desideroso di apprendere completamente l’ ebraismo che la
mattina studiava il Talmut invece di notte correva nella sinagoga per piangere sulla distruzione del
Tempio.
Un giorno Elie, insieme alla sua famiglia, venne preso e deportato nel più famoso campo di
concentramento austriaco. Lì e poi a Buchenwald, lontano dai suoi cari, successe la peggior cosa
che possa capitare ad un fedele: la morte del proprio Dio e l’ inaspettata scoperta di tutto il male
assoluto.
Questo breve libro, di sole 105 pagine, si presta a trattare importanti temi quali la guerra, l’
olocausto e la Fede in Dio. Tali tre interessanti argomenti vengono sviluppati non con il solo
protagonista bambino, ma anche con un “racconto da bambino”: la storia è descritta con la
semplicità e l’ innocenza di un individuo senza problemi e pensieri. E’ rivolto, dal mio punto di
vista, ad un pubblico abbastanza vario, grazie anche alle sue diverse chiavi di lettura: con una
superficiale lettura ci da solo una breve storia del genocidio ebraico, invece, analizzando meglio il
testo si può riscontrare il distacco traumatico dalla tanto amata Fede e la convivenza con questa
rilevante separazione.
Consiglio, questo romanzo, soprattutto perché, anche se questa testimonianza viene dopo tante
altre è, tuttavia, differente, singolare e unica.

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