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Die
Fehler
der
Race

Helmut
Hubner

(Traduzione
de
“I
Difetti
della
razza)





Una
domanda
l’uomo
di
oggi
si
pone
se
guardandosi
indietro
e
rileggendo
millenni
di
storia

vede
se
stesso
regredire
anziché
avanzare,
scorge
la
sua
immagine
non
più
pura,
come
non
più

pulita
la
sua
discendenza;
incerti
e
lenti
persino
i
suoi
passi
che
una
volta
erano
sicuri
e
veloci,

il
suo
pensiero
è
offuscato
dalle
nebbie
che
venti
stranieri
hanno
portato
da
luoghi
lontani.

Intossicato
è
il
suo
seme,
corrotta
la
sua
morale,
deviato
il
suo
credo,
l’uomo
di
oggi
si
arena

nell’immenso
deserto
dei
dubbi,
incertezze
che
frenano
il
suo
percorso
e
lo
fanno
regredire

fino
a
portarlo
al
punto
di
partenza,
all’eterna
domanda
senza
risposta.


L’uomo
d’oggi
si
chiede
chi
sia
realmente
e
la
risposta
desolante
è,
che
non
v’è
risposta.

L’uomo
ancora
oggi
è
un
nulla,
annientato
da
se
stesso
e
dall’assurda
corsa
verso
il
baratro,
il

precipizio
dell’autodistruzione,
senza
vedere
ciò
che
sta
davanti
a
lui
e
senza
ricordarsi
di
ciò

che
stava
dietro
di
lui.


“Chi
sei”,
verrà
dunque
domandato
all’uomo
e
“lui”
resterà
muto.

“Che
cosa
hai
fatto”
gli
sarà
chiesto,
“mi
sono
autodistrutto”
sarà
la
risposta.

“Che
cosa
ti
meriti
per
questo”
sarà
ancora
domandato
e
di
nuovo
l’uomo
resterà
muto,
e
ancora

non
accennerà
risposta
quando
sarà
chiesto
“qual
è
stata
la
tua
colpa”.


L’uomo
si
è
dimenticato
dunque
da
dove
sia
venuto,
da
chi
e
perché.

L’uomo
è
venuto
da
dio,
perché
parte
di
dio
e
per
espandere
la
sua
razza
in
tutto
l’universo.


L’uomo
ha
perso
traccia
della
sua
discendenza
divina
e
della
sua
purezza,
perché
preda
dei

sensi
e
accecato
dalla
lussuria,
non
s’è
preoccupato
più
della
qualità
della
sua
progenie
ma

della
quantità,
contravvenendo
così
agli
ordini
divini.

La
razza,
il
seme
che
ci
lega
alla
divinità,
all’immortalità,
il
legame
sublime
che
ci
rende
unici,

migliori,
degni
di
prosperare
e
conquistare.

La
razza
divina
da
qui
discendiamo,
conquistò
il
mondo,
dai
greci
ai
romani,
portatori
eccelsi

non
solo
di
bellezza
e
potenza,
non
solamente
d’ingegno
e
arte,
non
unicamente
di
cultura
e

scienza,
costoro
hanno
saputo
generare
senza
sprecare
il
sacro
seme
divino
e
hanno

cominciato
a
prosperare
per
il
mondo.


Ha!
Quali
progetti
grandiosi
aveva
il
padre
per
i
suoi
figli
vittoriosi,
quali
sogni
riponeva
in

loro
e
quanto
non
ne
sono
stati
realizzati
in
seguito.


Ben
lungi
dai
sogni
di
gloria
e
di
conquista
l’uomo
si
è
arenato,
attratto
da
femmine

concupiscenti
dalla
pelle
ambrata
e
da
muliebri
brune
rotondità.

Il
richiamo
della
carne
troppo
debole
e
afflitta
dalle
sue
mille
sfaccettature
segrete,
ha
tenuto

l’uomo
lontano
dal
suo
principale
scopo.

La
sua
mente
più
debole
della
carne
non
ha
sopperito
come
dovuto
e
l’uomo
vittima
della
sua

bramosia
è
precipitato
verso
il
baratro.


Com’è
diverso
ora
il
suo
colore,
come
suona
strano
il
suo
parlare,
dov’è
dunque
quella

primordiale
bellezza
che
le
dee
e
le
ninfe
si
contendevano,
dov’è
quell’uomo
tanto
simile
al

suo
creatore.

Sono
dunque
sparite
le
tracce
divine
e
il
suo
seme
è
dunque
perso
per
sempre?

Siamo
noi
gli
assassini
di
nostro
padre
e
quindi
recidivi,
ammazziamo
i
figli
rimasti?


Dov’è
dunque
il
nostro
orgoglio,
dov’è
la
nostra
razza.


Preservazione
della
razza.


La
stirpe
divina
è
pura.

La
nostra
schiatta
dal
principio
è
stata
destinata
a
regnare
sul
mondo.

La
stessa
divinità
ci
indicò
il
nostro
cammino
passo
dopo
passo
negli
antichi
scritti.

La
nostra
discendenza
passa
attraverso
i
popoli
più
gloriosi
della
terra,
chi
ha
scritto
la
storia,

attraverso
le
generazioni
che
hanno
dominato
il
mondo.

Nessuno
si
è
mai
chiesto
perché
ora
nessun
popolo,
ha
predominio
sugli
altri,
dove
sono
finiti

Alessandro
Magno,
Giulio
Cesare
e
tutti
i
grandi
personaggi
che
si
sono
succeduti
a
loro?
Che
è

successo
a
chi
si
vanta
della
sua
progenie
e
dove
sono
ora
i
suoi
eroi?



Preserviamo
quello
che
di
sacro
è
rimasto
e
ricreiamo
la
nostra
stirpe.


Nessuna
contaminazione
di
razza,
cultura
o
ideologia.

Nessuna
interferenza
da
parte
di
pensieri
estranei.

Difesa
con
ogni
mezzo
del
proprio
spazio
vitale.

Rifiuto
d’ingerenze
malevole.

Conseguimento
con
ogni
mezzo
alla
realizzazione
di
un
progetto
comune.

Rifiuto
degli
“altri”.

Negazione
degli
“altri”.

Annientamento
degli
“altri”.

Solo
seguendo
queste
semplici
norme
comportamentali,
si
raggiungerà
lo
scopo
per
la

purificazione
della
razza,
quella
umana.


L’uomo
ha
bisogno
di
ordine,
fuori
e
dentro
di
sé.


L’ordine
è
dato
dall’ubbidienza,
dall’abnegazione
e
dalla
volontà
di
conseguire
tutti
uno
stesso

scopo.


Solo
con
l’ordine
e
l’ubbidienza
si
ha
un
popolo
unito.



La
strada
per
la
libertà
passa
anche
attraverso
la
rinuncia
dei
diritti,
troppa
libertà
acceca

l’uomo
e
lo
rende
bramoso
del
futile,
dimenticandosi
ciò
che
sia
utile
per
lui
e
così
facendo

rendendosi
schiavo
di
se
stesso.


Rinunciando
a
se
l’uomo
s’immola
per
il
supremo
ideale,
rifiutando
se
stesso
accoglie
in
se

l’unica
perla
che
ancora
ha
nel
suo
animo
divino,
facendola
crescere
e
sbocciare
nel
suo
cuore.


La
divinità
si
sacrificò
per
l’uomo,
ora
quest’ultimo
deve
dimostrare
di
essere
stato
degno
di

tanto
sacrificio.


Sacrificare
la
liberà
e
sottomettersi
al
bene
comune
devono
essere
gioia
e
orgoglio,
l’orgoglio

d’appartenere
a
una
razza
migliore
e
superiore
di
tutte
le
altre,
quell’umana
discendente
dalla

pura
divinità.


Combattere
per
l’ubbidienza
e
nella
morte
pera
noi
esseri
superiori
è
la
cosa
più
importante,

se
il
premio
a
questo
sacrificio
è
la
vita
eterna.


L’immortalità
avrà
i
nostri
nomi
che
rimarranno
scolpiti
nelle
pietre
millenarie
della
storia

per
sempre.






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