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Capitolo nono L ambiente entra nella pianificazione del territorio Il territorio come luogo delle qualita Lambiente: qualcosa che vale. Lambiente é «!’insieme dei fattori abio- tici (fisici e chimici) e biotici in cui vivono i diversi organismi ed in par- ticolare l’uomo. Ma con riferimento specifico alla societa umana |’am- biente ha assunto un significato pitt ampio: esso é tutto cid che riguar- da l’uomo, lo pud influenzare e, viceversa, pud esserne influenzato»'. Esso @ qualcosa al quale da qualche tempo riconosciamo un valore. Qualcosa che, appunto perché dotato di valore, riteniamo meriti di es- sere tutelato. Non é sempre stato cosi: solo da qualche decennio abbiamo questa consapevolezza. Viviamo infatti in un sistema sociale (e in una civilta) in cui l’economia é divenuta la dimensione essenziale. E il pensiero eco- nomico, cosi come fino ad ora si é sviluppato sulla base delle analisi e delle intuizioni degli economisti classici (Smith, Ricardo, Marx), ha considerato privi di valore socialmente riconosciuto (privi di valore di scambio) i beni che non divenivano merci: che erano presenti in quan- tita illimitata, si da poter essere disponibili per tutti. Solo da qualche decennio questa convinzione é entrata in crisi. Si é cominciato a comprendere che tutte le risorse, anche quelle apparente- mente inesauribili, sono limitate. Si € compreso che non solo la loro quantita, ma anche la loro qualita tende a ridursi; é pitt facile inquinare che disinquinare, e l’entropia, la grandezza che misura il livello di de- gradazione dell’energia, é in aumento”. Limpoverimento delle risorse aumenta senza tregua. Sebbene non si sia ancora riusciti ad attribuire un valore economicamente riconosciuto ai «beni liberi»®, questi si rive- Jano sempre piii preziosi. Il territorio é una componente importante dell’ambiente. Le trasfor- mazioni e le utilizzazioni cui é soggetto modificano incessantemente le sue caratteristiche. La pianificazione del territorio é quindi una com- ponente centrale dell’azione per tentare di ridurre l’impoverimento del- lambiente: per tutelare e ricostituire la sua integrita, l’integrita delle ri- sorse in cui esso consiste. Il paesaggio: un aspetto dell’ambiente. Sappiamo che]’ambiente va tu- telato non solo perché alla sua integrita fisica (alla quantita e alla qualita della terra, dell’aria, dell’acqua e dell’energia) é legata la nostra soprav- vivenza (la soprawvivenza del genere umano), ma anche perché |’am- biente é il deposito, la cristallizzazione, la manifestazione di qualita: di elementi che sentiamo necessari, singolarmente e nel loro insieme, per- ché la nostra vita sia completa, perché la nostra civilta sia partecipata e sviluppata, perché la nostra storia si prolunghi nel futuro. Al di 1a delle esigenze legate alla vita pratica, sentiamo che |’ambiente é per noi un valore perché strettamente legato alla dimensione estetica e alla dimen- sione morale della nostra vita. Cid che ci interessa, da questo punto di vista, é il paesaggio: in ter- mini molto empirici, la forma del territorio, la sua morfologia. Se vo- gliamo approfondire un po’ l’analisi di questa componente del territo- rio, ci rendiamo subito conto che «il paesaggio non é oggetto di un’u- nica disciplina»*. I punti di vista da cui si é analizzato il paesaggio negli ultimi decenni, e di cui bisogna percid tener conto per comprenderne natura, struttura e regole, sono riconducibili a tre: quello estetico, quel- lo storico e quello ecologico. Non si tratta di tre interpretazioni in con- trasto tra loro, ciascuna delle quali voglia negare le altre, ma — ripeto — di tre differenti punti di vista i quali devono tutti essere presi in consi- derazione poiché ciascuno di essi pone in luce un aspetto della costru- zione del paesaggio e della sua utilita. La visione estetica del paesaggio. 1) punto di vista pit antico e consoli- dato é certamente quello estetico: il paesaggio come bellezza, come lo hanno descritto poeti e pittori, fotografi e scrittori®, come ancora oggi lo percepisce chi si affaccia dalla piazza pensile di Montefalco sulla valle di Assisi, o da Tragara guarda i Faraglioni di Capri, 0 dai miradores di Li- sbona allarga lo sguardo sulla citta e sul Tago. Come scrive Biasutti, il paesaggio sensibile 0 visibile costruito da cid che l’occhio pud abbracciare in un giro d’orizzonte, se si vuole, percettibile con tutti i sensi; un paesaggio che puod essere riprodotto da una fotografia o dal quadro di un pittore o dalla de- scrizione breve o minuta di uno scrittore®. Una visione estetica, ma ispirata a un’ottica pit: ampia e singolar- mente premonitrice é quella di Benedetto Croce. Il filosofo napoletano, IX. Lambiente entra nella pianificazione del territorio 209 quale ministro per la Pubblica istruzione nell’ultimo ministero Giolitti, scrive nel 1920: Il paesaggio éla rappresentazione materiale ¢ visibile della Patria con le sue campagne, le sue foreste, le sue Pianure, i suoi fiumi, le sue rive, con gli aspet- ti molteplici e vari del suo suolo [...], il presupposto di ogni azione di tutela delle bellezze naturali che in Germania fu detta «difesa della patria» (Heimat- schuz). Difesa cioé di quel che costituisce la fisionomia, la caratteristica, la sin- golarita per cui una nazione si differenzia dall’altra, nell’aspetto delle sue citta, nelle linee del suo suolo’. E interessante rilevare che é dall’ambito di una visione estetica (la quale oggi ci appare limitata) del paesaggio che nasce, in Italia, lesi- genza ella tutela e la sua interpretazione in funzione dell’identita na- zionale, Pit avanti vedremo le conseguenze normative e pratiche che da una simile interpretazione possono discendere. II paesaggto e la storia. Anche Rosario Assunto ha una visione estetica del paesaggio. Egli addita peré orizzonti diversi, quando parla del «pae- saggio come luogo della memoria e del tempo». Se infatti guardiamo con attenzione, se esaminiamo e studiamo il paesaggio «naturale» del nostro paese (e l’intero paesaggio europeo) ci rendiamo conto che in realta esso é sempre il risultato di un’applicazione del lavoro alla natu- ra. I] paesaggio delle colline del Chianti e della pianura della Valdichia- na, quello delle Murge salentine e dell’Agro capuano e aversano, quel- lo degli alpeggi tirolesi e delle terrazze delle coste liguri e amalfitane e della Valle del Brenta, sono tutti il prodotto (uno dei prodotti pit si- gnificativi) della cultura e del lavoro dell’uomo volto a trasformare la natura per renderla idonea alle esigenze della vita umana e sociale. Per dirla con un Autore che ogni urbanista (e ogni amante del paesaggio) conosce, Emilio Sereni, paesaggio (agrario) significa «quella forma che Luomo, nel corso ed ai i fini ini delle sue attivita produttive, coscientemen- te e sistematicamente imprime al paesaggio naturale»”. Sereni, sviluppando una linea di ricerca che gia gli storici francesi (in particolare Marc Bloch) avevano intrapreso, legge il paesaggio dimo- strando come esso sia il prodotto della sedimentazione di forme coltu- rali, di rapporti proprietari e rapporti di produzione, che sopravvivono alle ragioni che li hanno originariamente determinati costituendo la pr messa (e il limite) per le successive trasformazioni. Del paesaggio egli sottolinea percié il «carattere dialettico e contraddittorio»'®: I problemi del paesaggio si presentano e si impongono, dapprima, proprio in quanto problemi di un dato di fatto storico, dal quale egli non pué non pren- der le mosse; ma quanto problema, per cid stesso, di un /mite, dinnanzi al qua-

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