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Laboratorio Sulmona #5

Il terremoto: da rischio a opportunità.


Continuiamo a dare i numeri !

Repetita iuvant: gli scenari di danno costituiscono uno degli obiettivi principali
degli studi sul rischio sismico di un territorio, sulla vulnerabilità del suo patrimonio
costruito e sull'esposizione al rischio dei suoi abitanti.

Allora continuiamo a dare uno sguardo a quelli che sono gli scenari di danno
per la nostra città.
Stavolta prendiamo quello presentato a Bologna a luglio 2009, nel corso del
XIII convegno ANIDIS 2009.

Cosa è stato fatto?


È stata valutata la vulnerabilità sismica
dell'intero centro storico, analizzandolo come se fosse
un grande, unico, tessuto vivente, con tanto di
cellule nervose (edifici) e relative connessioni (strade).
É interessante sottolineare che nella prima parte
(livello 0) lo studio ha individuato i Comuni italiani che
si trovano a maggior rischio sismico; nella seconda
parte (livello 1) si è passati alla valutazione specifica
del rischio per il nostro (!) centro storico.

Gli scenari di danno a quali terremoti fanno


riferimento?
A quelli definiti dalla mappa di pericolosità
sismica, così come previsto dalla più recenti norme
Tecniche per le Costruzioni (2008).
L'accelerazione massima prevista è quella data
dalla norma attuale, più precisamente quella associata
ad un sisma con periodo di ritorno di 475 anni.

Come si leggono i risultati?


Le informazioni che derivano dallo studio
riguardano il comportamento dei fabbricati e delle vie di
comunicazione: un quadro ben delineato, utile anche
a definire piani e strategie in caso di emergenza.

Come sempre, la cautela è d'obbligo, perché si parla pur sempre di modelli matematici e di
"probabilità" di attingimento di stati di crisi.
Però, con tutte le cautele del caso, i risultati vanno letti, non fosse altro che per confrontarli con la
nostra comune esperienza sugli effetti del sisma 2009.

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SINTESI DEI RISULTATI
A fianco c'è la planimetria relativa allo
scenario di danno. 1

Qualche segnalazione puntuale:


1. l'edificio d'angolo tra la Circonvallazione
Occidentale e Viale Roosevelt: gli effetti 2
dell'ultimo terremoto sono ancora visibili;
2. la Scuola Elementare "L. Di Stefano"; 4
3. gli edifici più recenti del nucleo antico
(strutture in cemento armato), che con i 3
portici ("piano debole") costituiscono un fronte
esteso di vulnerabilità (soprattutto ai fini
dell'accessibilità in emergenza al centro
storico);
4. la viabilità principale esterna (Circonvallazione 6
5
Orientale), nel tratto tra Via Federico II e Via
Japasseri;
5. la viabilità principale interna, a ridosso
dell'acquedotto medievale;
6. la viabilità minore nel tessuto edilizio più
denso.

Tutto questo non vuol dire che, in caso di


terremoto, gli edifici o le strade segnalate
debbano crollare o interrompersi: sono, tuttavia,
alcuni degli elementi del "sistema" maggiormente vulnerabili, perché presentano le maggiori probabilità di
raggiungere uno "stato limite". legenda
Vogliamo chiamarle "criticità" del sistema urbano antico?
strade
Insomma, per farla breve: ognuno confronti lo scenario di danno
ipotizzato con quella che è stata l'effettiva esperienza del terremoto 2009.
Una cosa è certa: abbiamo scoperto di avere a disposizione un altro
strumento di analisi (anche molto interessante) che, per stessa ammissione
edifici c.a.

dei suoi autori, meriterebbe ulteriori sviluppi in almeno tre direzioni:


1. aggiunta di ulteriori informazioni;
2. taratura e miglioramento del modello;
3. coinvolgimento delle Amministrazioni (!).
probabilità crescenti

E, in ogni caso, con questo siamo già a tre scenari di danno (1, 2).
edifici muratura

Non sarà mica che ce ne sono altri?

Alla prossima!

Sulmona, 2 luglio 2010

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