Tutti voi, che venite al tempio a pregare gli dei, sperando di vedere soddisfatti
i vostri desideri, pregate con makoto, con la mente pura e sincera: siate liberi
da ogni falsità, puri dentro di voi, come vi siete purificati fuori. Ma cercate di
raggiungere la sincerità interiore sempre, anche fuori dal tempio, anche nelle
minime occasioni quotidiane. Purificate la vostra mente con la meditazione, in
modo che non si distragga e sia offuscata dal desiderio. E che la sapienza
autentica che avete raggiunto la faccia diventare come uno specchio terso che
riflette tutto, nella calma interiore, ma non nasconde nulla.Un uomo che non
ha raggiunto la purezza e non ha coltivato la sincerità dell'animo non tocca il
cuore degli dei né l'animo degli altri uomini. Nel dolore, anche se può apparire
triste, non risveglia compassione; nella lotta, anche se può apparire
aggressivo, non incute paura. Nella gioia, anche se può apparire affettuoso,
non crea armonia.Perché la purezza della mente, la sincerità dell'animo, sono
le sole virtù che riescono a unire l'uomo agli dei e agli altri uomini, che li fanno
sentire una cosa sola. Esse significano verità. E quando un uomo ha raggiunto
la verità in se stesso, ha la forza di farsi ascoltare dagli dei e scuotere
profondamente anche gli altri uomini, nel dolore anche senza piangere, nella
lotta anche senza minacciare, nella gioia anche senza ridere.Perché purezza e
sincerità sono la mente stessa di dio.
Brano tratto dallo Sanja takusen, testo del XV secolo della tradizione
speculativa dello Yoshida Shinto. Il testo è riportato e tradotto in inglese in
Brian Bocking, The Oracles of the Three Shrines. Windows on Japanese
Religion, Curzon Press 2001.La traduzione in italiano di Massimo Raveri.