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Oggetto: Adeguamento contrattuale del farmacista nella gdo.

Essere farmacista o non esserlo? Questo è il problema!

Il decreto Bersani del luglio 2006 (convertito nella legge n. 248/2006) ha sancito come
previsto dall’articolo 5 comma 1 : “Gli esercizi commerciali….possono effettuare attività
di vendita al pubblico dei farmaci da banco o di automedicazione….e di tutti i farmaci o
prodotti non soggetti a prescrizione medica…”
Il comma 2 del suddetto articolo definisce l’importanza della figura professionale
OBBLIGATORIAMENTE presente nell’esercizio commerciale: “2. La vendita di cui al
comma 1 e' consentita durante l'orario di apertura dell'esercizio commerciale e deve
essere effettuata nell'ambito di un apposito reparto, alla presenza e con l’assistenza
personale e diretta al cliente di uno o più farmacisti abilitati all'esercizio della
professione ed iscritti al relativo ordine. .”

La legge Bersani con la liberalizzazione della vendita dei farmaci da banco ha


consentito l'apertura di 2.600 parafarmacie, di cui 250 negli esercizi commerciali della
gdo, ed occupazione per 6 mila farmacisti.

Il farmaco, come tutti concordiamo, è un bene ed in quanto sostanza in grado di


generare una risposta farmacologica sappiamo tutti che è in grado anche di generare
effetti indesiderati anche gravi; il farmaco, qualsiasi esso sia, è quindi un bene
potenzialmente dannoso e noi come farmacisti abbiamo il DOVERE, dal momento che
ognuno di noi presta giuramento, di salvaguardare la salute del cittadino proprio
perché ognuno di noi, anche nella gdo, si rapporta al paziente prima che al cliente.
E’ necessario salvaguardare la figura professionale sottolineando la funzionalità del
caduceo e del camice bianco.

In qualsiasi esercizio si faccia riferimento , ovvero farmacia, parafarmacia o corner il


farmacista è sempre un professionista ed è fondamentale evidenziare la figura del
farmacista come una figura essenziale per la vendita dei farmaci negli esercizi
commerciali, una figura che professionalmente e contrattualmente non va inquadrata
come una figura di settore o di reparto rapportata al numero di referenze che vende ma
come una figura di prestigio e di servizio identificato dal paziente/cliente come una
figura unica di riferimento e non paragonabile ad altre figure, professionali e non, nella
gdo.

Come si quantifica la professionalità? Quanto vale un farmacista?


Secondo il metodo commerciale della gdo il lavoro praticato dal farmacista inquadrato
nel 3° livello del commercio con un compenso di circa 1100 € netti è proporzionato alle
3000 ca referenze che gestisce, significa che volontariamente da parte del datore di
lavoro non è considerata la professionalità…..quindi ogni farmacista che lavora a quelle
condizioni, che senso ha che indossi il camice se non viene riconosciuto
professionalmente?
La nascita di nuovi servizi nei reparti, a questo punto, che esaltano la professionalità
del farmacista dovranno allora essere compensate volte per volta con una prestazione
professionale retribuita al di fuori del compenso mensile, proprio perché il farmacista
può essere anche un libero professionista?

Ogni farmacista per poter lavorare in farmacia, nei corner e nelle parafarmacie è
obbligato ad essere iscritto presso il proprio ordine provinciale versando una quota
annuale da sommare ad un’altra quota che ogni farmacista è tenuto a pagare, ovvero il
pagamento dei contributi ai fini pensionistici dell’ente ENPAF; la somma tra il
pagamento dell’ordine e quello dell’enpaf spesso arriva a circa 1000€ annuali che
ricadono sullo stipendio che ogni farmacista percepisce.

In aggiunta il pagamento delle quote dà la possibilità al farmacista di lavorare, una


sorta di tassa obbligatoria, ma chi lavora nei corner e nelle parafarmacie non
usufruisce di alcun punteggio valido per i concorsi pubblici che è valido solo per i
farmacisti che lavorano nelle farmacie infatti l'obbligatorietà d'iscrizione all'ordine
limita i farmacisti a poter usufruire del punteggio necessario per accedere ai concorsi
pubblici, con riferimento al D.P.C.M. 30 marzo 1994, n. 298
“L'articolo 5. Nella Valutazione dei titoli fa riferimento solo all'attività esercitata nella
farmacia al pubblico.”
Ritornando quindi sull’inquadramento contrattuale, la domanda è perché continuare ad
essere inquadrati al 3°livello(o livello inferiore) con il tentativo di far passare il concetto
di uguaglianza quando noi farmacisti siamo uguali solo agli altri farmacisti?
Se la figura contrattuale non esiste in alcun contratto del commercio, è arrivato il
momento di crearla.

Il datore di lavoro (l’azienda) a questo punto, è intenzionato a valorizzare la


professionalità messa a disposizione di tutti i pazienti (che riconoscono nel corner un
servizio dal momento che viene riconosciuta la figura del farmacista) attraverso un
adeguamento contrattuale più idoneo alla posizione occupata da farmacista nella
gdo….oppure il datore è intenzionato ad evidenziare le differenze tra una farmacia ed
un corner o una parafarmacia generando una disparità tra farmacista di serie A e di
serie B, che non esiste.

Il datore di lavoro da che parte sta?


E’ giusto, a questo punto, che vada avanti una liberalizzazione nel settore dei farmaci,
se il trattamento delle figure professionali necessarie per la vendita dei farmaci (la
legge italiana impone infatti che a dispensare il farmaco in qualsiasi struttura sia solo il
farmacista) è equiparato da un punto di vista commerciale, per numero di referenze
trattate, ad una figura dotata di sola “preparazione professionale” (come previsto nel 3°
livello del ccnl cooperative)quando invece il farmacista è un professionista laureato
“necessario” all’azienda per poter vendere i farmaci e dotato di “adeguata e necessaria
competenza ad elevato contenuto professionale” (come previsto nel quadro e 1°
livello)?
Pertanto questa rivendicazione non è solo di tipo economico ma è una riappropriazione
della dignità professionale e del ruolo che la Legge assegna al farmacista la quale,
questa sì, ha un prezzo e va adeguatamente e convenientemente inquadrato e
rispettato all’interno anche della contrattazione collettiva vigente verso l’alto e non
verso il basso (!).

Caro collega farmacista, arriviamo al dubbio di tipo amletico:


“Essere farmacista o non esserlo? Questo è il problema!”
E’ ovvio che un farmacista non può essere contrario con quanto detto, a meno che
voglia ripudiare il ruolo professionale che ricopre.
E’ giusto quindi che ognuno di noi anche se non direttamente interessato, prenda una
posizione con quanto detto.
L’adeguamento contrattuale del farmacista nella gdo ed in tutte le aziende e/o esercizi
che vendono anche solo i farmaci otc e sop, che attualmente inquadrano tale figura con
un contratto od una retribuzione diversa e minore rispetto al contratto nazionale di tutti
i farmacisti(senza che vi debba essere alcuna discriminazione anche geografica), deve
essere effettuata con urgenza.

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