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Qualcosa di relativamente importante

Guarda: i palazzoni gialli, la volta della tangenziale che sembra contenere


tutto, la cappa asfittica color sperma. Il sole si alza lento, non lo vedi, lo
avverti, ne avverti lascesa a incendiare i contorni delle cose, lo sbiadire
dellaria, il giorno senza definizione. ormai estate. Solo ieri sera i
gelsomini ti davano il mal di testa. Quellodore resinoso non fatto per i
nasi solitari. Il tuo il pi solitario dei nasi, si tengono compagnia fra loro
solo gli organi gemellari del tuo corpo solo. Reni, polmoni, mano destra
con mano sinistra e cos i piedi, e gli occhi, le orecchie, i glutei. Ginocchia,
gomiti. Narice con narice. Camminando sperso nella notte nauseante, i
dialoghi del tuo corpo con se stesso, il monologo della tua mente
cortocircuitata: vedi pozzanghere essiccate, escrementi fossili sotto la
scarsa illuminazione pubblica, gruppuscoli sparsi di gente molto pi
giovane di te che sa meglio di te come risolvere lincombenza di dover
passare il tempo. Larcata dentale superiore si stringe con forza su quella
inferiore, piegano la curva mandibolare che emerge esternamente
dallovale imperfetto del tuo viso appiattito. La pressa ossea, autistica,
prefativa al tuffo salivare con cui inghiotti certi pensieri per seppellirteli
nello stomaco, a marcire e consumarsi, a diluire una cena insoddisfacente.
Pensieri che favoriscono la diuresi. Perch ti avviti su te stesso? Ti passi
la punta della lingua sulleruzione al palato, subito dietro i denti,
uninfezione che brucia, forse lipovitaminosi, forse il fumo, o il caff. C
uno strano silenzio.

Davanti a te il signore anziano, beato di anzianit, in camicia celeste a


righine bianche, sentilo, senti lodore pulito di sapone fresco, sentine la
pelle spessa, esperta, consumata ma non avvizzita, sentine lesperienza
nella postura del corpo anziano, senti il tempo che si porta appresso, i
capelli bianchi ingialliti, sottili e ben pettinati, sentine tutto lorgoglio del
vissuto trascorso. La perfezione dellesperienza, epicurea. Tu coshai da
insegnare ai sensi di chi ti sente? Poco, forse nulla. Ma nessuno ti sente,
non dividi gli spazi con nessuno, non c nessuno che ti avverte. La tua
pelle, acquista spessore solo grazie a una cosmesi privata, notturna,
massaggi delicati con cui ti prendi cura di te stesso prima di lasciarti
andare nel sonno. Al mattino non hai tempo, ti svegli tardi, gi stanco
nelle ossa. Adesso sei quasi sfinito, leggi loroscopo di un segno che non
il tuo. Sullo schermo centrale. Scenderai fra sei fermate. Il signore
anziano inforca gli occhiali da anziano, la montatura dorata, legge Il
Messaggero, quotidiano di Roma. Il sole continua ad alzarsi, luniverso
abitudinario da tempi indicibili. La routine del tempo maiuscolo
cristallizzata in ogni manuale di scienze fisiche chimiche naturali. Alla
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fermata sale un signore indiano che zaffa di aglio e sudore aspro, e due
ragazze, belle, colorate, con le cuffie alle orecchie, future assistenti socio-
sanitarie precarie che si sbatteranno da un contratto a progetto allaltro.
E tu, per allora?

Ma adesso: il getto di aria condizionata andr ad indurirti i nervi del


collo, mai pi sedersi sotto il bocchettone, meglio scegliere il posto
interno, sul corridoio. Lartificio del fresco si porta dietro ogni tipo di
odore meccanico del mezzo, freni, consunzioni metalliche, plastiche
bruciacchiate. Un odore di polvere e guaine sfritte, un odore secco,
brutto, fastidioso. Ricorda in qualche modo lodore pulviscolare dei
temporali estivi sugli asfalti roventi e sporchi. Laltra settimana ne ha
fatto uno molto forte, ai margini delle strade scorrevano queste fiumare
lorde, grasse, bianche di una schiuma che sembrava detersivo e invece era
merda. Si portavano dietro tutta la merda della citt, gi per i tombini,
nella rete fognaria antica, sepolta, a mescolare merda con merda, sporco
urbano inerte e disavanzi intestinali del consesso sociale. Non pioveva da
mesi.

Pensa alle cose, adesso. Alle cose. Qual la cifra del tuo rapporto con le
cose, le cose che non senti pi. la tesi che dovrebbe star dietro a tutta la
Nausea di Sartre, che non hai letto, in realt. Le cose, e la relazione con
esse che va incrinandosi, finch non si riesce pi a esperire un nesso
esistentivo col mondo che circonda, come un albume, la percezione. Ecco
come ti senti, pur nella confusione ineccepibile di una mancanza totale di
riferimenti: slegato dal mondo fenomenico dalle cose isolato nel raggio
di un campo percettivo pigro, minuscolo, il tuo universo personale che
regredisce a dimensioni irrilevanti. Potresti ben dire che guardi senza
vedere, che senti senza ascoltare. Eccetera eccetera eccetera. Si creato
un distacco biologico fra il tuo corpo, i sensi con cui esperisci ci che ad
esso esterno, e quellesternit. Ti vedi come una goccia dacqua su una
superficie superidrofoba, costretto a non mescolarti mai, fattore di
coalescenza. La realt quella parte della tua vita che non senti pi,
quella sezione semantica del tempo che attraversi impermeabile.
Chiamala nausea, noia, pigrizia. Chiamala come vuoi: solo un
processo di allontanamento dalla Natura, una deriva lentissima. E sei tu.
Da te impossibile allontanarti impossibile. Lo so che lo sai. Lo vedo
da come muovi lo sguardo dietro quei Ray Ban fuori moda, da come ti
assicuri di avere le chiavi di casa in tasca, dal modo in cui guardi quella
ragazza fissandone il riflesso sul vetro sporco. Non ci sono soluzioni, e
forse non un problema, semplicemente arretrato tutto, si asciugato,
svaporando chiss dove, lasciandoti da solo sullo scoglio brullo del tuo io

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personale. Naufrago. A ciascuno il suo, dici. Ma in fin dei conti la


relativit del tutto, in queste condizioni, la prima ermeneutica che salta
gambe allaria, inservibile, puoi giusto tirarla in ballo quando non te la
senti di approfondire, come stai facendo adesso. Hai tutto il diritto di
restare superficiale sulle questioni che ti riguardano nel profondo. Ma ti
avviso: se sei nella condizione di affermare non c nientaltro e nessun
altro, allora non puoi tirare in ballo nessun termine di paragone,
neppure in maniera immaginativa. tutto il codice del riconoscimento
che si inceppato, non so se mi spiego.

Senti lindiano che sa di aglio e sudore, sentilo come in realt nasconde un


aroma nascosto e nauseante di budella, sentilo bene. Torna indietro alle
vacanze di Natale di quando eri piccolo, luccisione del maiale, tutti i
parenti intorno al tavolo vecchio basso e smaltato di verde dei tuoi nonni
materni, tutti a tagliuzzare la carne del maiale scannato il giorno prima
in pezzetti piccoli cos, pezzetti che poi finivano dentro le budella dello
stesso maiale, che si riconvertiva in salsicce e quantaltro. (La
reincarnazione da carne viva a carne morta, salata, speziata, insaccata,
essiccata pensa al karma dei porci, pensaci. Ti viene da ridere.) Ricorda
quellodore caramelloso e acidulo, lodore delle budella che stavano a
ripulirsi dentro la bacinella azzurra vicino al balcone la luce scialba
dellultima settimana dellanno che rimbalzava sulla neve indurita, il
grembiule quadrettato azzurro di tua madre, il telegiornale in bianco e
nero che tuo nonno chiamava comunicato e dimmi se non lo stesso
odore che adesso indovini negli spostamenti daria che generano i
movimenti di questo signore indiano. Sa di budella, no? un buon
paragone, odore di budella, potresti scriverlo in qualcuno dei racconti
che inizi a fatica quando ti senti in qualche modo illuminato, allettato
dallidea di passare una serata davanti allo schermo del computer. Dici
che scrivi. No, non lo dici: lo pensi fra te e te, un augurio, una speranza,
qualcosa che ti piacerebbe fare con dedizione, scrivere ogni giorno, anche
cose inutili, tentativi che cestinerai il giorno dopo, mozziconi di racconti.
Pensi alle cinquemila parole al giorno di Miller e ti viene la febbre. Alle
cinque pagine di Crtrescu: idem. Non trovi il tempo per scrivere
nemmeno una cartella al giorno. Leonardo Bonetti che ti dice della
quinta riscrittura di quello che sar il suo prossimo romanzo, e quindi
pensi alla prima, poi alla seconda, e alla terza, quarta e quinta riscrittura,
e amplifichi inverosimilmente la sensazione di fatica estrema che sta
dietro certe cose. Ritorna il numero cinque. Vai verso la Fiera. Adesso il
sole brucia oltre il vetro, e da sopra arriva il getto dellaria condizionata,
il signore anziano davanti a te legge la pagina di cronaca c un serial-
killer, a quanto pare, hanno incrociato i dati di una decina di casi irrisolti

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e sembra che ci sia in giro un pazzo che periodicamente decide di


alleggerire il pianeta lindiano aglio-sudore-budella si siede al posto
lasciato libero dalla ragazza che fissavi nel riflesso del vetro che si prepara
a scendere alla prossima.

Dopotutto pensi che lesperienza non sia altro che un accumulare


pregiudizi, nozioni marmorizzate, testarde, intimamente disoneste. Stai
leggendo un manoscritto inedito per cui ti daranno la miseria di dieci
euro, il romanzo di un signore che vorrebbe diventare uno scrittore
pubblicato. Sul frontespizio, sotto il titolo, leggi che questo signore si
premurato di registrare lopera alla SIAE. Scatta, il pregiudizio: sar una
schifezza? No, non cos, non te lo chiedi: lo sai per certo, sar roba per
editori a pagamento pronti ad approfittare delle pulsioni narcisiste di
questi signori, che ci cascheranno senza vergogna, e poi passeranno secoli
a smazzare a parenti e amici le copie obbligatorie, centinaia, che avranno
stampato come da contratto, sprecando carta, inchiostro, tecnologie,
sprecando soldi che avrebbero investito meglio comprando libri buoni da
leggere, e se proprio avevano nel sangue il cosiddetto demone della
scrittura avrebbero potuto maturare uno stile, chiss, e scrivere qualcosa
di decente su cui far ragionare uno come te, che legge manoscritti inediti
nel tempo perso, e a cui danno dieci euro per ognuno di questi manoscritti
che spesso ti mettono di cattivo umore dal momento che lo sai per certo
che la cattiva scrittura contagiosa, e visto che tu intendi scrivere non
dovresti potertelo permettere, di leggere cose cos brutte. Ecco perch non
hai il tuo stile, stammi a sentire. Devi leggere, ancora, tanto, devi leggere
tutti gli americani contemporanei, gli italiani che non hai letto, devi
leggere Pasolini, Buzzati, Pavese, Moravia. Devi leggere, cos stai solo
perdendo tempo. Leggi poesie, non solo narrativa, leggi saggistica e
approfondimenti socio-politici. Trova le storie, coltiva la fantasia,
inventa i personaggi, chiunque bravo a scrivere di s, tutti scrivono di
s in mancanza di storie e di immaginazione. Il S un baluardo, non si
scappa pensi a meno che non sei bravo, bravo davvero, e la bravura
pu essere incentivata. Ma sappilo, che non sei meglio di nessun altro.

Sei nellingorgo. Tu, il signore anziano, lindiano, la ragazza che deve


ancora scendere. Siete nellingorgo, e non sai da quanto tempo. Poi ci
sono tutti gli altri, quelli che stanno l, al di l della tua capacit di
percepirli o di connotarli in una qualche relazione con te, e in realt
nemmeno la ragazza, il signore anziano e lindiano stanno in una qualche
relazione con te, a parte il fatto che questi ultimi li hai notati, osservati,
annusati. Per tutti gli altri, invece, non hai fatto altro che registrarne con
la coda dellocchio la presenza nebulosa, lo stare l e basta. Sconosciuti:

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significa proprio questo intersezioni nulle di insiemi diversi. Siete, tutti,


nellingorgo. Il semaforo rotto, due vigili sudati che non stanno facendo
esattamente le cose per bene. Agitano le palette, vorticano le braccia.
Sembrano sul punto di perdere definitivamente il controllo. Ogni pensiero
si riempie di bestemmie. Inizia la nenia stonata dei clacson, i motorini si
infilano nelle strettoie fra le macchine, vanno sui marciapiedi per andare
da nessuna parte. Osserva bene: questo un angolo della civilt che si
andata creando a colpi di rivoluzioni industriali e sociali. Occidente:
questo fiume deforme di lamiere surriscaldate, verniciate a polvere,
queste macchine piene di disperazione che portano i propri padroni nelle
mani di altri padroni, a timbrare badge aziendali con un ritardo dovuto a
tutti gli ingorghi del mondo, accumulando bestemmie e rabbia sociale in
completo dordinanza, maledicendo quello davanti che fa e sente e
bestemmia esattamente alla stessa maniera. Per quanto potr durare:
non pensarci, non sta a te. Guarda fuori, il tipo-manager sulla Smart, lo
vedi? Lui crede di poter andare dappertutto, ma basta una Punto
sfasciata per bloccarlo. Come quella che ha davanti. Da l non si muover
per i prossimi dieci minuti, hai idea della massa di bestemmie che
saliranno al cielo? Guardalo come urla dentro liPhone, guarda: le vene
del collo ingrossate come lumache, la fronte madida di sudore e di gel per
capelli che inizia a sciogliersi, il nodo della cravatta stringe come un
cappio, si leva gli occhiali da sole, batte i pugni sul volante, sfriziona,
suona il clacson, tira la testa indietro sui poggiatesta rinforzati, con un
niente si sta rovinando la giornata che deve ancora iniziare, basta poco.
Tienilo docchio. Non ci si muove: il ritmo frenetico della citt.

Si va avanti a singhiozzi, anche sulla corsia preferenziale, dove dovreste


scorrere regolarmente tu, la ragazza che non riesce ancora a scendere,
lindiano aromatizzato al budello, lanziano fresco di sapone buono e tutti
gli altri esseri nebulizzati ai margini della tua percezione monca. stata
invasa pian piano, una conquista millimetrica, da una selva di moto,
macchine grigie, SUV sproporzionati, utilitarie premoderne senza filtro
antiparticolato n dispositivi di sicurezza passiva, auto elettriche. Ma non
ci si muove pi: l in fondo, guarda, un tram rimasto bloccato in curva,
non riesce a proseguire a meno di distruggere qualche fiancata di troppo,
automobili parcheggiate in modo creativo, praticamente in mezzo alla
corsia, le macchine normali ci passerebbero senza problemi, ma un tram
ha bisogno di un raggio tutto suo. Non pu proprio passarci: quella curva
se la pu scordare, un tappo di metallo verde oliva che tiene
imbottigliati senza piet centinaia di disperati urbani, a imprecare in
silenzio ognuno dentro il proprio abitacolo, fanno rimbalzare bestemmie
grosse come cattedrali sui cruscotti lucenti, generano reverberi senza fine

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finch labitacolo non va in feedback, e cos i cervelli, cervelli che


impazziscono in pieno comfort Euro4, cervelli anneriti dallo stress, quasi
morti, zone di lacerazioni, aneurismi potenziali. Si espande senza fine
lorgia di clacson, sirene di ambulanze bloccate, uno strascico denso di
onde quadre, fastidiose, frequenze impastate isteriche. Il tutto avvolto
nella massa impalpabile delle polveri sottili, velenosissime, letali. Sicuro
di non voler scendere alla prossima?

Succede in un attimo, quando limmobilit ormai perenne. Succede che


tra la Punto sfasciata e la Smart si crea uno spazio infinitesimo: la Punto
avanzata di un niente, mentre il tipo sulla Smart, adesso in fase di
ascolto della voce che proviene dallaltra parte delliPhone e continuando
ad agitare le mani ai danni del volante, non ha schiacciato sul gas quel
poco che bastava per mantenere la proporzione della distanza fra i
paraurti dei due automezzi. Ecco allora che fra le due auto,
nellintercapedine vitale fra targa e targa, si inserisce, sbucato chiss da
dove, questo motociclista. Una Triumph. Segui bene la scena, seguila,
tieni docchio la situazione, perch potrebbe precipitare. La Triumph sta
di traverso alle due auto, perpendicolare al senso di scorrimento di questo
universo di pistoni e valvole che non scorre. Isola questa scena, restringi
il colpo docchio, lascia scorrere la sinfonia storta dei clacson fuori
sincrono, il tinnitus delluniverso. Il tipo sulla Smart evidentemente
contrariato dalla scelta del motociclista di penetrare lo spazio vuoto fra le
due macchine. Ha un lampo negli occhi che dice tutto. Come se fosse
proprio la Triumph a bloccargli la strada, come se potesse effettivamente
andare da qualche parte se il motociclista non avesse attuato questa
decisione sconsiderata di invadere quel mezzo metro esiziale di asfalto
invece di restare l ad abbrustolire e imprecare e maledire. E quindi
maledice, impreca, bestemmia, scaraventa il cellulare sul sedile posteriore
e affaccia la testa sudata e paonazza di rabbia metropolitana dal
finestrino abbassato della sua auto. Urla qualcosa al motociclista, vedi i
denti che luccicano e le gocce di saliva in controluce che partono come
proiettili e poi si disfano nel nulla.

Di fianco a te c una signora che fa il Sudoku. Te ne accorgi solo ora.


Lha quasi finito, una griglia di livello medio-alto. Guardi la signora, di
profilo, e vedi unimmagine di serenit indiscutibile, la signora ha la pelle
a dir poco perfetta, anche se potrebbe aver passato i cinquanta, la sua
pelle opaca e omogenea e naturale. Ha appena finito il Sudoku e ripone
la rivista di giochi dentro la borsetta. Solo adesso si accorge dellingorgo
in cui siete tutti paralizzati, e si mette a parlare fra s e s, dicendo cose
come non possibile questa citt ogni volta non funziona mai

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nulla e tutto il campionario di frasi adatte alloccasione. Poi vi


incrociate lo sguardo, per un attimo, e tu sei praticamente costretto a fare
quella mossa con gli occhi e la bocca che sta a significare che sei
daccordo, s, ma che per quanto si possa essere daccordo non che si
risolvano i problemi, anzi, e quindi tuttal pi si pu condividere oltre al
giudizio negativo su tutto ci che non funziona anche questa
particolare condizione di impotenza. Un giro di pensieri in una mossa di
occhi e bocca accompagnata da una impercettibile scrollata di spalle.
Che possiamo farci.

Adesso ritorna in esterna. Sempre i palazzoni gialli che contengono la


massa del traffico immobilizzato, la lingua cementizia della tangenziale, i
lampioni spenti. Eruzioni cancrenose della terra. Ogni cosa rovente, il
sole arde furioso in questa met di mondo. E ancora i due a contendersi
un posto migliore nel traffico senza movimento. Il motociclista ha deciso
che il tipo sulla Smart ha parlato troppo, lo vedi da come si girato verso
di lui, dai movimenti a scatti della testa che sfidano senza tema la sua
rabbia incondizionata di automobilista che non procede. La sua testa, la
testa del motociclista, avvolta dal casco, integrale anche se estate, la
sua testa dentro il casco fa su e gi per rispondere alle urla del tipo con la
Smart, il suo cervello protetto allinterno di due scatole craniche, di cui
la pi esterna a marca MomoDesign, imbottita. Non sai cosa stia dicendo,
ma non ti difficile intuirlo. Fa su e gi il casco che contiene la testa che
contiene il sistema nervoso centrale, il sistema cerebellare. Sembra un
cavaliere teutonico aggiornato ad oggi, unultimissima versione dotata di
giubba con inserti protettivi in caso di caduta rovinosa, pantaloni nero
lucido in tessuto tecnico con ginocchiere imbottite, stivali. E il casco.
Pensa: il futuro gi adesso e non te ne sei accorto, il futuro arriva
piombando nella paralisi, nel vuoto di progressione, un presente stantio.
Guarda attentamente cosa succede: il centauro, fra scatti di testa-casco ai
limiti dellepilessia, fa gesti eloquenti con le mani, invita spavaldamente
il tipo sulla Smart a scendere, a scendere dallauto, se ne ha il coraggio.
Laltro continua a sbraitargli contro, ma chiaro che adesso in gioco un
tipo di onore che possono capire solo loro due, un onore automobilistico,
riguarda la conquista di segmenti dasfalto, uno spazio vitale urbano.
Quindi la portiera della Smart si apre, vedi lo scatto dellautomobilista
nel tirare il freno a mano, noti un ulteriore e repentino ingrossamento
delle vene sul collo. Il motociclista-cavaliere teutonico ha messo il
cavalletto, in piedi, sar alto due metri, sei stupito. Intanto la ragazza
alla guida della Punto sfasciata, davanti a loro, si perde tutta la scena
perch sta usando lo specchietto retrovisore per darsi un po di rossetto.

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Si perde quindi anche il movimento furtivo, esatto, con cui il tipo in


Smart, dopo aver aperto la portiera e tirato il freno a mano in un unico
scatto nervoso, si china ad allungare il braccio sotto il sedile del
passeggero per prelevare qualcosa. Guarda cos: un bastone, un bastone
da anziano, da signore di mezzet con problemi di deambulazione o
altro, fai tu. Il tipo scende definitivamente dalla Smart e impugna un
bastone, che non proprio come una mazza da baseball o un pezzo di
tubo Innocenti o chiss cosaltro per colpire o intimorire un eventuale
ostacolo umano, ma insomma. Anche un bastone ha il suo perch in certi
casi, col puntale rinforzato in gomma e limpugnatura ergonomica
attaccata al bastone vero e proprio a formare un pericolosissimo angolo
acuto. Cosa vuole fare il tipo con la Smart, fuori dalla Smart, munito di
bastone, avvicinatosi al centauro in armatura tecnica? Fargli il culo, ecco
cosa vuole. Concentrati sulla scena.

Lo schermo centrale si produce in pubblicit di agenzie viaggi.


Questanno spingono la Turchia. La signora del Sudoku dice al cellulare:
Di a Claudio che faccio tardi, sono bloccata, non so cos successo, c
un tram che non riesce a muoversi, mi sa, digli che faccio una mezzora di
ritardo, intanto puoi chiamare lavvocato che oggi chiudiamo la pratica
di Scarselli. Il signore anziano ha chiuso il giornale, lo poggia sulle
gambe, vedi la prima pagina e ti cade locchio sul titolo in grassetto
Cellula umana replicata in laboratorio. La ragazza in eterna attesa di
scendere alla prossima, in piedi davanti alla porta centrale, prende del
tabacco da una confezione in plastica gialla, decide di portarsi in anticipo
arrotolandosi una sigaretta. Non sai perch ti ritorna in mente un giorno
di tanti anni fa, in un paesino delle basse Marche con alcuni amici
delluniversit, a pochi chilometri dalla famosa e mistificata San
Benedetto del Tronto. Sul punto panoramico: lo sguardo spalancato sulla
vastit dellAdriatico, la luce netta che illumina in maniera quasi carnale,
tangibile, il bacino acqueo smisurato e la costa assaltata, la terra dove
hanno avuto la meglio i costruttori, le seconde case al mare, gli ideali
vacanzieri di persone mediamente prive di ideali. Il tratto della A14 in
mezzo ai vigneti a capanna. Ricordi Mara, nella luce di maggio che cade a
piombo, ripensi senza motivo apparente a Mara che dice: Tutta questa
contingenza. Che ne sar di tutta questa contingenza. Tu non sapevi cosa
pensare, della contingenza. Non sai nemmeno che diavolo voglia dire
Mara nel dire contingenza, e ti senti stupido, ragion per cui ricordi di
aver rimandato spesso alla mente quella scena e quella frase, e lo stai
facendo anche adesso, dopo chiss quanto tempo, ma adesso hai la strana
sensazione di possedere una specie di chiave di volta per quella frase, e sei
sorpreso di te stesso quando ti ritrovi a sillabare a voce bassissima le

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stesse parole. Tutta questa contingenza. Ascolta: lo stai dicendo, proprio


adesso. E lo ripeti: tutta questa contingenza. Sai di aver capito, o di esserci
stranamente vicino.

Il primo colpo va a schiantarsi sul braccio del centauro. Se avevi dei


dubbi sul bastone, sulla persona a cui potesse servire, adesso il momento
di levarteli, perch non pu proprio appartenere al tipo della Smart,
chiaro, il bastone deve essere di suo padre, ti lanci in questa congettura
ma non rilevante, lo sai. Questo qui non ha nessun problema di
deambulazione, anzi. Si muove benissimo, salta da un piede allaltro per
mantenere lequilibrio del corpo, proteso verso lavversario in armatura
motociclistica. Questultimo, da parte sua, manca loccasione per
afferrare il bastone ed estirparlo dalla presa feroce del tipo della Smart,
che invece lo ritira a s, e fa precipitare un secondo maglio sulla spalla del
centauro, il quale accusa, si sposta barcollando sulla sua Triumph,
chiudendosi per cos dire alle corde. Guarda: non gli sta andando bene,
ma ha la fortuna di possedere una buona armatura. Sar per questo che il
tipo della Smart procede senza piet. Ancora un colpo, violentissimo,
allaltezza dello sterno, con il centauro praticamente seduto in una
posizione per niente comoda sulla sua Triumph. Un altro, sempre sul
petto. Adesso ascolta la sinfonia sbagliata di tutti i clacson e le sirene del
mondo che glissa in una dissonanza temibile, ingrossandosi man mano.
Wagner. Il motociclista piegato, le mani sulla pancia; il tipo della Smart
si accanisce sulla testa-casco. Poi afferra con la mano libera il centauro, lo
risolleva, gli fa piombare addosso un colpo devastante, sul casco,
spaccandone la visiera. Le schegge di plastica si disperdono pirotecniche.
Sulla Punto l davanti la signora continua a truccarsi, stavolta le ciglia.
Ancora colpi di bastone sulla testa-casco, senza piet, guarda che faccia
che ha adesso il tipo della Smart, letteralmente indiavolato, rossissimo,
tra un po gli scoppia la giugulare. Continua a spruzzare odio e saliva
nebulizzata. Dietro di loro, e dietro la Smart, un ragazzo che avr la
patente da non pi di una settimana caccia il braccio fuori dal finestrino e
svuota il posacenere direttamente sulla strada butterata. Il centauro
caduto, guardalo. a terra. Ha le braccia incrociate a proteggersi il viso,
la testa, il casco, quello che . Quindi prende unaltra decina di colpi di
bastone sui gomiti e sugli avambracci, poi sul petto, sulla pancia, ancora
sulle spalle, finch il tipo della Smart non gli si inginocchia accanto,
depositando il bastone a terra, e porta le mani sotto il mento del
centauro, al collo. Prende a slacciargli il casco. Il centauro deve essere
svenuto, non oppone pi nessun tipo di resistenza. Siamo vicini alla fine.

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Adesso bloccalo cos, non proseguire. Congela lo scenario. Ferma per un


attimo questo disastro. Una diapositiva psichica, ecco cosa farai: devi
pietrificare il tempo dellazione finale, fossilizzarlo. Sospendilo nellattimo
prima, che adesso, quando il tipo della Smart ha gi raccolto il bastone
da terra e caricato lo schianto terminale afferrandolo per il puntale
rinforzato e non gi per limpugnatura, alzando le braccia e stirando
langolazione dei gomiti uniti, puntando il bastone al cielo alla volta
preesistente, nientaltro che una pellicola bianca incolore. Scolpisci i
dettagli della fine, fai un render 3D, lascia il tipo della Smart a mezzo
metro da terra, le ginocchia leggermente piegate, si staccato dal suolo
facendo leva sulla punta dei mocassini che indossa senza calze, saltando,
saltato in aria, prepara la mazzata ultima producendosi in un gesto
atletico e pulito, per nulla artefatto, incombe definitivo sul motociclista
svenuto a terra, privato del casco che rotolato oltre il bordo smangiato
del marciapiedi, la signora sulla Punto che ha finito col mascara per ciglia
extra-lunghe e gi si prepara col fondotinta, il neopatentato dietro di loro
che rimette a posto il posacenere svuotato e va ad alzare il volume
dellautoradio, unambulanza che non riesce proprio a passare al di l del
volume della sirena e tutti i clacson che sembrano condannati per
sempre a stonare, perdio e il tipo della Smart, elastico, sollevato con
precisione omicida sul centauro che si sta perdendo il gran finale, il tipo
della Smart che punta con tutto il corpo al cielo al cielo col suo
bastone che indica il centro esatto delluniverso, e che disegnando un arco
di circonferenza pi o meno preciso andr a premere ricadendo sul
motociclista svenuto, inarcandosi per dirigere la pressione, squarciandogli
la faccia con forza, spaccando il di lui setto nasale o il massillo-facciale o
loccipite o comunque una gran quantit di denti sturando un qualche
flusso emorragico fatale. Uccidendolo, uccidendo il centauro, culminando
il disastro, ponendo fine a qualcosa di relativamente importante. Tu
blocca la scena, paralizzala. Il bip costante a 12 KHz di un
elettrocardiogramma piatto confuso fra le armoniche indistinte nella
bolgia di clacson e similari. Il centauro: si sgancia dalla vita, abbandona
la coscienza della carne. Quaggi, per sempre.

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