I dinosauri non si sono estinti: se ne sono andati.
Fino a sessanta milioni di anni fa la società zoologica planetaria
si era evoluta fino al punto di incoronare i propri Re, ovvero i Dinosauri. Era così già da molto, molto tempo e nei tre miliardi e novecento quaranta milioni di anni precedenti questa evoluzione aveva portato alla crescita ed allo sviluppo di una vera e propria società multiforme ed organizzata di rettili intelligenti. Non v’è conferma, al giorno d’oggi, perché in sessanta milioni di anni ogni resto di questa civiltà si è esaurito, decomposto, distrutto, ma prima della grande catastrofe i bestioni verdi vivevano in pace dominando il pianeta e spartendosene gli appezzamenti di terra un po’ come facciamo noi umani al giorno d’oggi. Di certo le razze di rettili più intelligenti, quelli che cioè non vivevano allo stato brado ma si raccoglievano in comunità, erano poche e di dimensioni ristrette ed inoltre (purtroppo per loro) dovevano anche fare continuamente i conti con la pesante vicinanza dei loro parenti mastodontici, tipo T-Rex, brontosauri, stegosauri ed altri “sauri” di pari volume. La vita allora era dura per questi piccoli rettili intelligenti e, nonostante avessero sviluppato una tecnologia avanzatissima, a volte poteva ancora capitare che i grossi bestioni uscissero dalle loro riserve e seminassero il panico a Manhattan, come fossero gli antenati di Godzilla. Un giorno però, scrutando il cielo attorno alla Terra con i loro potenti telescopi, i rettili intelligenti scoprirono qualcosa che avrebbe cambiato per sempre la loro sopravvivenza: un enorme meteorite stava precipitando a grandissima velocità sul pianeta. Si resero subito conto che non c’era nulla da fare, sia perché sarebbe stato impossibile frenare, o deviare, l’immenso macigno spaziale, sia perché, una volta precipitato, avrebbe generato tali e tanti scombussolamenti climatici che per loro la vita sulla Terra sarebbe divenuta impossibile per i prossimi diecimila anni circa. Quindi decisero l’unica cosa saggia da farsi: andarsene. Progettarono un’astronave in grado di portarli, ibernati ed in tutta calma, in qualche altro posto dell’universo, magari all’interno del Sistema Solare, dove avrebbero potuto rincominciare tutto da zero. Ora, se noi non riusciremo a trovare su Marte o Titano, Io o Europa, o in qualsiasi altra parte dello spazio attorno al nostro caro Sole tracce della loro sopravivenza questo potrà voler dire un’unica cosa: che qualcosa per loro poi è andato storto. O no. Postilla: se ami la cultura falla girare. Invia questo racconto a due tuoi amici: ti sarò debitore di una pizza virtuale.