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Latium, 15 (1998) Luca Tompotest L'INSURREZIONE DEL LUGLIO 1798 NEL DIPARTIMENTO DEL CIRCEO. ‘Lo SCOPPIO DELLA RIVOLTA Nel luglio del 1798 un po’ in tutto il dipartimento del Circeo Pordine pubblico era notevolmente turbato, per diversi motivi, Da tempo le autoritd locali si Iamentavano di questo fatto con Roma. Gia i] 28 pratile (16 giugno) il presidente del dipartimento del Circeo Giuseppe Panici aveva scritto al Ministero delle Finanze che la maggior parte dei cittadini era convinta che il prestito forzato isti- tuito con Ia legge del 19 germile anno VI (8 aprile 1798) dovesse essere pagato solo dai proprietari terrieri, e non da chi era « favorito dall’industrio [sic] », cod viveva del lavoro delle proprie braccia; il 16 messifcro (4 luglio) aggiungeva che per sopprimere gli ostacoli che si incontravano nella xiscossione del prestito sarebbe setvita una «forza armata », poiché si trattava di «far stare a dovere genti indomite facinotose » '. Cid non significava petd che si avesse una idea precisa della minaccia che incombeva, Le autoriti costituite sembrayano temete una genetica insubordinazione degli abitanti, ma iI loro atteggiamento mostra chiaramente come non temessero nulla di simile alla rivolta genetalizzata ¢ violenta che eta sul punto di scoppiare. Un episodio interessante & quello riferito dal Monitore di Ro- ma in data 18 messifero (6 luglio): a ‘Terracina uomini e donne, ‘A. Dorounco, Le régine jacobin en Italie, Etude sur la République Romaine 1798-1799, Paris 1900, p, 268. 68 Luca Tombolesi in preghieta nella cattedrale di san Pietzo, ctedono di veder sudare Ja statua di questo santo situata nel coro della chiesa. Subito in itt’ si sparge la voce del mitacolo, finché il comandante francese della piazza, lo chef de bataillon Leduc, oxdina al popolo e al cero di far cessare « Vimpostura », minacciando alttimenti di far pottare via e distruggere la statua. La minaccia baste, secondo Panonimo autore dell’articolo, a far cesssare «la fama del mixacolo, e la sta- tua non sudd pit, come non aveva sudato giammai »*, Eppure nei giorni che seguono alla meta del mese si registrano altri segni inquietanti, che attivano fino alle vivaci manifestazioni popolari, che intorno al 24 si registrano a Veroli, Anagni e Tivoli. Esse non sembrano essere coordinate da un piano preciso, o essere caratterizzate da clementi comuni che vadano al di I di una gene- ica anche se diffusa insofferenza verso le misure che Ia Repub- blica Romana va prendendo, soprattutto in campo religioso. Sappia- mo in patticolare che a Veroli il popolo non accettava che alla pro- cessione che il 27 luglio avrebbe dovuto festeggiare il secondo an- niversatio dei « mitacoli » delle Madonne che muovevano pli occhi non potessero partecipare le confraternite abolite all’inizio del mese’, mentre a Tivoli motivo del malcoltento exa la soppressione di buona parte dei monasteri, decisa con la legge del 26 messidoro anno VI (14 luglio 1798); agli abitanti di Tivoli sembrava particolarmente grave Pabolizione del locale convento dei Passionisti*, Tutti questi movimenti erano collegati naturalmente al ticordo dei « miracoli » di due anni prima e pid in generale alle forme della religiosit& popo- 2 L'atticolo venne pubblicato i 26 messifero anno VI (14 luglio 1798) sul Monitore di Roma, mumero XXXII. # Per le fonti ¢ maggiori particolari su queste dimostrazioni di Veroli vedi pit avanti. Sulfondata di visioni che ebbero Iuogo un po” in tutto lo Stato della Chiesa nell’estate del 1796 alla notizia dell’avyicinarsi dell’esercito fisncese di Napoleone, la bibliogtafia sarebbe lunga: basti per tutti il recente M. Cartaneo, Gli ocché di Maria sulla Rivolusione. « Miracoli » a Roma ¢ nello Stato della Chiesa (1796-1797), Roma 1995. Per uno sguatdo pid ap- profondito sul fenomeno nella diocesi di Veroli cir, M. Srinve, I « mriracoli » del 1796 nella dicesi di Veroli, in Scristi in onore di Filippo Caraffa, Anagoi 1986 (Biblioteca di Latium, 2), pp. 401-434. 4 Ci. E, FoxtunaTo, Avveninsenti sotto il pontificato di Pio VI. Dal- Vanno 1775 al 1800, manoscritto conservato nella Biblioteca Apostolica Vati- cana, Vat. Lat. 10730, p. 223 (23 Inglio 1798). Liinsurvezione del luglio 1798 © lare, ma il malcontento era ulteriormente attizatcs dalle malversae zioni dei commissari francesi incaricati delle requ givioni, La con- dota di questi ultimi era tanto avida e disonesta, da scandalizzare anche i militari francesi *, Altto episodio interessante & Vertesto effett ato il 22 luglio a Montefortino di due sacerdoti, il diacono don Clegnentino De An. gelis e il chierico Giacomo del Motto. L'attesto dei due, effettuato Ia mattina della festa della protettrice del paese, san-tg Maria Madda. Jena (il De Angelis pare avesse gid indosso i pata rnetti sacri), era stato voluto dalle autorita repubblicane locali, ¢ Segnatamente dal loro « ispiratore », I'uomo di affari romano Forttynato Bacchetta. In particolare, & certo che il Del Motto avesse spats la voce infon- data che la cera necessaria per la processione sole nae, conservata nei forzieri delle disciolte confratemite, fosse stata trafugata, ¢ non fosse pid possibile eseguire la processione nelle forme doyute ¢, 5 TL caso pit scandaloso era quello del commissatio Vestn, che pare fo: cesse fitmate ticevute e otdini di tequisizione appositamente “Gal suo. sepretario Marini, per potetle poi pit facilmente sconfessare, Pit in generale, il com. missario Brune scriveva al Direttorio della repubblica francese P11 fruttifero anno VI (28 agosto 1798): « J'ai Ie certitude que Jes émetytes toinaines ont ex pour cause principale Vexcessive cupidité des agents emplayés en finences >. Un giudizio che probabilmente eta errato nel merito, ma Che testimonia assal bene delopinione corrente in quei mes} sulfoperato dei cOnymissari ed agenti sia francesi che romani, Cit, A. Durourca, Le résime jecobin en Italie, cit, . 271. PN accuse venne confermnta, se pur # malincvose, de tee abitanti di Mon- tefortino, Giuseppe ¢ Marc’Antonio Palladini ¢ Ludovico Gigrlotti. T due sa- cerdoti circa cinque mesi dopo vennero ticonoscluti colpevol;’ dyna commis. sione militare francese di avere inoltre « distribuito a molti individui di questa Popoluzione il Santo Nome di Matia contempotancamente alla tivoluzione seguita in Roma» (senz’altro Pinsurrezione dei Trasteveting def 25 fehbrato 1798), , allepoca della « prima insurrezione del Circeo» (forse L'insutseaione nei Castelli Romani contemporanea a quella di Roma apbena citata? Cetto, 2 difficile pensare che si tratti di quella oggctto del presente studio, dal mo. mento che i due erano gid stati arrestati da alcuni giomi..), quando era stato «getiato a terra Pelbero della liberti », di aver «fatto © Gisitibutto delle caccarde coll’iscrizione “viva Maria” », ¢ di aver in tale occasione « strofinate sul bancone della publica pizzichetia Ie bandiete che stavano attomo alPalbero della libetti ». Una documentazione su tale vicenda & conseryata nellArchivio di Stato di Roma (=ASR), Giunta di Stato, fee. 36 (causa contro Fortunato Bacchetta), Tnoltre, presto lo stesso ASR, Repubblica Romana b, 4, fc, 26, una lettera in data 23 brumale anno VII (13 sovembre 1798) del’ eapitang 70 Luca Torsbolest Anche altrove Vumore della popolazione eta fortemente tur- bato: Ia lettera spedita dall’amministrazione del cantone di Guar- ino all’amministrazione dipartimentale del Circeo ad Anagni il 5 termifero (23 luglio 1798, cio’ appena tre giorni prima della ri- volta), parla infatti di « baldanza ed atroganca » degli abitanti dei centti di tutto il cantone (che si tiducevano poi ai due paesi di Guarcino e Totte), e dice che « neppure Je autorita costituite sono pitt sicure di poter sortive dalle tispettive Case». Perd nella stessa lettera, dopo aver minacciato le dimissioni, i municipalisti chiedono Fintervento di appena sei birri; & chiato che se avessero anche solo sospettato cid che stava per scatenarsi, non avrebbero fatto una richiesta cosi evidentemente inadeguata’. francese Hocquard, relatore nel processo contro due cittadini di Montefortino «Angelo Del Monte [sic] » e «un nommé De Angelis», evidentemente gli tess? arrestati il 22 luglio; exano accusati di aver «extirpé, ou conttibué & extizpation de Parbte de la liberté de le méme Commune; et distribués des cocardes...». Esistono anche, ripzodotti nella Colleione di Carte Pubbliche, ‘Bandi eoc., vol. II, i telegrafict bandi relativi alle condanne emesse contro i due accusati, che vennero poi fecileti 2 Roma, come riporia F, Fortunato, ‘Avvenimenti Pontifieato Pio VI, cit., p 248 (22 novenbre 1798). f interessante notate come Ja municipalit’ di Montefortino fosse espres- sione di un ristrettissimo grappo dominanie, Tl suo presidente era Domenico Pintiloni, agente di Fortunato Bacchetta, sbitante a Roma, appaltatore det feudo Borghese di Montefortino, e comandante della Guardia Nazionale. Gi vannj Bacehetta, figlio ci un fratello di Fortunato, ¢ aiutante di Pintiloni hell'amministrazione del feudo Borghese, fu a sua volta nominato ammini- stratore dei beni nazionali, tra cui quelli delle disciolte confraternite. Era proprio Ini che era soapettato dalla gente ci aver trafugato 1a cere di cui aveva parlato i Del Motto. "Ancota il 6 giugno 1805 Fortunato Bacchetta, che pure nel 1800 era stato condannato alPesilio dalla Giunta di Stato, risultava affittuario del feudlo Bor ghese di Montefortino per ua canone annuo di 4.12697 scudi: eft. G. Prsco- So1tbo, Terra e nobilta, I Borgbese, Secoli XVIIE ¢ XIX, Roma 1379, p. 311. 7 Che, A. Ssconmrri SassErTt, Guarcino durante la Repubblica Romana (1798-1799), Alatti 1934, pp. 17-18. Quest'opera & basaia quasi interamente su una cronaca manoseritta, Notizie e memorie della Terra di Guarcino del 1700, fino al 1802, purtroppo andata dispersa negli anni 50 {notizia fornita degli cctedi del possessore nel 1934 del manoscritto, Clodoveo Milani). Nel suo Giario Pavwocato romano Antonio Galimberti annotava alla data del 23 luglio 1798 - 5 termifero anno VI: « Giunse a Roma che Veroli, ed Alatri exano in sommossa, ed avevano ucciso un commissatio francese ed altti quattro com- issati dei paesi». E certo che a quella data nessuna tivolts era in corso in queste citti, © tanto meno vi erano stati ucclsi dei «commissari», repub+ Liinstirrezione del luglio 1798 a Le autotita di Roma decisero comunque di considerate questi sintomi preoccupanti come un grave problema di ordine pubblico, or dinando di conseguenza dei vigorosi provvedimenti di polizia, I! po- meriggio del 25 luglio, in risposta alla delegazione mandata a Roma dagli abitanti di Tivoli per chiedere il mantenimento del convento dei Passionisti, veniva spedita in questa citta una colonna di soldati «della Legione », con due cannoni*, La sera stessa, giunti a Roma dei rapporti sulle manifestazioni in corso nel dipartimento (pro- babilmente quelle di Veroli), una prima avanguardia di trecento sol- dati polacchi partiva alla volta del dipartimento del Circeo. Ma in quel momento ad Alatri i disordini avevano gid assunto Paspetto al- meno esteriore di una vera rivolta, con il gesto simbolico dell’abbat- timento dellalbero della Tiber’. 1. La seintilla di Alatri. Le fonti pet il sollevamento del 25 e 26 luglio ad Alatri sono: la Cronaca dell’ Abate Bellincampi’; Valtro manoscritto Racconto isto- vico di quanto segnt nella cite di Alatri nella rivoluzione dell’anno blicani o francesi che fosseto. Le possibilita sono diverse: potrebbe trattarsi di un ertore nella datazione, ¢ Vannotazione andrebbe riferita allora non al 23, ma al 26 0 al 27 Inglio; oppure Galimberti potrebbe aver effettivamente ripor- tsto il 23 luglio una voce infondata o ingigantita, che confondeva i disotdini i cui stiamo parlando con una veta e propria tivolia. Cf. A, Ganmmaze, Memorie dell occupazione francese in Roma dal 6.11.1798 al 29,X1.1802, ma noscritto conservato nella Biblioteca Nazionale Centrale « Vittorio Emanuele I » di Roma, mss, 4445. "Cf, F, Forrunavo, Avvenimenti Pontificato Pio VI, cit., p. 223 (23 luglio 1798). Lo stesso testo parla anche della sivolta opgetto del presente studio, in una breve annotazione in data 25 luglio 1798, sempre a p. 223. Le informuzioni che riporta sono perd in buona parte imprecise: ad esempio Ia tivolta comptenderebbe anche Anagni, e ad Alatri i Vinciguerra « tagliati « pezzi» satebbeto sette, pik i loro fieli, 9 Si tratta per la precisione di dae copie di una relazione assai stringata, it probabilmente di due siassunt{ sostanzialmente:analoghi di un testo in origine pi ampio, scritto da un testimone non troppo curioso ed. informato; tuttavia dovrebbe avere se non altro it pregio della contemporaneita, avendo Varia di essere’ stato compilato giorno per giomo, nel momento stesso in cui accadevano i fatti rifetiti, Le due copie sono conseryate ad Alatsi nella biblio- teca privata Molella, R Luca Tombolesi 1799”; un atticolo dello stotico locale Vincenzo Palmesi pubbli- cato nel 1901, che contiene estratti di alcune deposizioni attualmente itteperibili rese da ribelli nelle istruttorie dei process seguiti alla rivolta"; i bandi delle condanne comminate in questi processi ® 1 Questo & un testo redatto alcuni decenni dopo i fatti da un autote che non aveva un'idea chiara di cosa fosse accaduto in quegli anni, vanto da su: nire nel solo anno 1799 i fatti verificatisi nel biennio 1798-1799, con sovrano sptezzo della cronologia, ed in generale il suo autore sembra essere stato spinto pi dal gusto del romanzesco e dell’aneddotico che da quello della ricostru- dione stotica. Egli he avuto petd la possibilita di conoseere di persona (come dichiara lui stesso in un paio di passi del manoscritto) diversi testimoni oculari dei fatti, © addirittura uno dei protagonist, Bernardo Vinciguerta; inotre, un attento confronto con le lettere del generale Girardlon ¢ com altsi documenti coevi mostra come non di rado questo testo sia pitt attendibile e preciso di altri sctitti apparentemente pid seri ed affidabili, Insomma, si teatta di un documento utilissimo, anche se va trattato con esttema cautela, per le con- fusioni ¢ i travisamenti anche gravi compiuti dall’incauto redattore. Voriginale 2 conservato nella biblioteca privata Molelia, ad Alati 1 Larticolo, pubblicato nel 1901 sulla rivista L’Eco di Alatri con il titolo, Il dipartimento del Circeo sotto la repubblica del 1798-1799, siporta fram- menti degli interrogatori di alcuni indiziati del cantone di Alatri, eseguiti fra iL 12 ¢ i 14 agosto del 1798 dal locale comandante del presidio franco-polacco ¢ dalle autoritd repubblicane, nella persona dell'edile Filippo Cartozzi e del senatore Giovanni Felice Jacovacci. $i tratta con ogni probabilith di un estratto dall'inedita Storia di Alairi dello stesso Palmesi, il cui manoscritto & conser vato nella biblioteca del Liceo Ginnssio «Conti Gentile» di Alairi (in ess0 non sono petd leggibili le pagine otiginali che ci interessano, perché qualeuno, forse lautore stesso, vi ha incollato sopra le pagine stampate delParticolo in questione), Si noti che Ie versione fornita da tali istruttorie non pud essere presa automaticamente per buona: non solo per il fatto clementare che gli interrogati potrebbero aver meatito per nascondere 0 minimizzare i proprio ruolo nella tivolta, ma anche perché all’istruttoria partecipd Filippo Carrozzi, che in realtt eta coinvolto fino al collo nella sivolia, e potrebbe avere oxganiz- ‘ato delle deposizioni e delle versioni di comodo. % J condannati furono in tutto 10, anche se ci sono pervenuti solo i bandi dei primi tre: Massimo Pierleoni, «Musico », menzionato nel Racconto Istorico come uno dei «Briganti» o « Zampitti» di Alatsi; fu condanhato per Passassinio del « malheureux Vinciguerra > (non sappiamo quale dei quattro), cfr. MP. CarreLit-G, SecaRint, Une source inédite de Vbistoire de ta République Ro- maine: les vegistres du commandant Girardon, in Mélanges de VEcole Francaise de Rome. Italie et Méditerranée, 104 (1992), I, p. 3725 Domenico De Pasquale, comtnetciante, il quale secondo T, Crema, La classe dirigente al governo della cittd di Anagni alla fine del Settecento: Antonio Colactechi, in Gli anni rivolusionari mel Lazio meridionale (1789-1815), Pa- insurvetione del luglio 1798 B infine le annotazioni del Libri Mortuorum delle parzocchie alatresi di Santa Maria Maggiore e di Santo Stefano. Quanto accade ad Alatri il pomeriggio di questo 25 luglio ttica 1990, p. 40, che ricava Ia notizia da un testamento consetvato nell’Archivio Notatile di Anagai, si chiamava in tealt’ Domenico Pasquali Filippo Carrozzi, « vivente delle sue entrate», del quale patlererso in abbondanza net corso della nostra trattezione; Agostino Ricciotti, menzionato nel Racconto Istorico come uno dei « Briganti» 0 « Zampitti > di Alatti, con il soptannome di «il Niccio », Nei tuoli della Guatdia Nazionale di Alatsi, sedatti nel febbraio 1798 (Archivio comunale di Alatri, Fondo preunitatio, busta 16, fsc. 35), risulta essere sta to un «Febste de Pan.», eth 26 anni, sposato ¢ «letterato », ¢ sicopre la qualifica di sergente, In questo documento tele qualifica sembra essere utiliz- zata anche da persone ricche o benestenti che sostanzialmente vivevano di ren- dita, in elternativa a un semplice vuoto nello spazio destinato all’attivit’ lavo- rativa. Ad esempio, Carlantonio Vinciguerra fu registrato come fabbticante di panni, mentre per suo fratello Giuseppe lo spazio destinato alla professione fu Iasciato in bianco, Pietto Paolo Giustini, 22 anni, contadino, celibe e anelfabeta, che figura come soldato semplice nei ruoli della quarta compagnia della Guardia Nazionale di Alatri, redatti nel febbraio 1798; Filippo Colazingari, che figura nei ruoli della quinta compagnia come soldato semplice, contadino, 21 anni, celibe, analfabeta; Alessandro Caporilli, del quale nel Racconto Istorico si parla come di una persona piuttosto benestante (nel tacconto si afferma incidentalmente che possedeva uma veste da camera, e che normalmente indossava In pasrucca), «compare » di Filippo Carrozzi, ma nel complesso fondamentalmente estraneo alla rivolta; in patticolare, sarebbe statc costretto ad unirsi ai ribelli, e in tale occasione avrebbe promunciaio un breve discorso nel quale fi esortava ad usare contro i francesi Pantica tattica di gettare dalle finestre delle case acqua bol- lente, cenete © sassi. Filippo Catrozzi lo avrebbe fatto poi arrestare il 14 ago- sto 1798 come uno dei ribelli, e sarebbe stato fucilato il 7 settembre successivo ad Anagni dai francesis Mattia Alonze, o Alonzi, 26 anni, vetturale, e Pietro Paolo Garofalo, entrambi di Aletri, glustiziati il 22 aprile 1799 a Roma dai francesi « fatti rei per averli arrestati colle armi nelle mani, in seguito dell'insurrezione della cittd Gi Veroli », Insleme a loro furono catturati, © poi fucilati, anche Antonio Sper- duti, 36 anni, di Ferentino, © Giuseppe Caporigli, 21 anni, di Castro. Cér. F, Fortunato, Avvenimenti pontificato Pio VI, cit, p. 315 (22 aprile 1799); infine « Niccola Morini Contadino » ricordato dal Racconto Istorico come fucilato il 7 settembre 1798 ad Anagni insieme a Caporilli, Ricciotti e Pierleoni; i due anonimi, identificati dalla Cronaca dell'Abate Bellincampi rispetti- yamente come ¢il figlo di Nicola detto Il Beccamotto» e «un certo Zam- pone »; dovrebbero cotrispondere agli appena menzionati «Niccola Morini Contadino » e Pietro Paolo Garofalo. 74 Luca Tombotesi sembra essere in effetti un momento di passaggio cruciale, di cui partroppo sappiamo molto poco: pitt di semplici disordini di piaz- za, ma non ancota una vera rivolta organizzata. Né @ impossibile che una simile fase di passaggio avesse Inogo Io stesso giorno a Ve- roli, e che solo Je fonti ancora pitt scarse non ci permettano di ren- dercene conto. In ogni caso, & la Cronaca dell’Abate Bellincampi che ci informa di come ad Alatri mexcoledi 25 luglio 1798, giorno di san Giacomo, scoppino dei gravissimi disordini. Ne & origine la falsa voce, diffusasi per Ja cittd, che Ja statua di san Sisto, custodita nel Municipio (ora con il nuovo regime si chiamava Palazzo Nazio- nale) ®, sia stata portata via di nascosto dai Francesi, Si raccoglie subito una grande folla, che, incitata da Angelo Maria Cataldi, detto « Cencione » 0 « Ciancione » “, e da un certo Bernardo, detto « Cie- capulcini », irrompe nel Palazzo Nazionale e mette «al sicuro » la statua del santo protettore, Ma il tumulto non si arresta qui; la gente timane assembrata, girano tra la folla voci e progetti di ri- volta, si parla di uccidere tutti i giacobini di Alatri, Bellincampi sctive testualmente «1a popolazione & in un fermento indicibile ». Tuttavia per quel giorno Pagitazione si sfoga con l’abbattimento e Vincendio dell’albero della libert&, atto certo simbolicamente gra- "TL 2 aprile 1798, durante Ia requisizione ordinata datle autorita fran- cesi degli oti delle chiese, 1a popolazione ci Alatri era siuscita a riscattate il busto in argento di san Sisto versendo una somme pari al valore della statua, somma raccolta con una questua cui avevano partecipato soptattatto le donne del popolo, Cr. A. Saccrrt Sasserit, Storia di Alaivi, Frosinone 1947, pp. 211-212, © Riguardo ad Angelo Maria Cataldi A. Saccnmrmt Sasser, Storia di Alairi, cit., p. 215, alferma che era un macellaio analfabeta, Linformazione & senz’altro sipresa dai raoli della Guardia Nazionale di Alatri, nei quali risulta, fra i soldati semplici della sesta compapnia, un Angelo Maria Cataldi, 42 anni, macellaio, sposato © analfabeta, Perd il rescritto dell'istruttotia swolta a Fro- sinone contto Ini ed altri exinsorgenti a Frosinone nel 1801, conservato in ASR, Miscellanea di carte politiche ¢ risetvate, fsc. 973, afferma che Angelo ‘Maria Cataldi eta « sbizro dotigine, ma mercé if bottino fatto aell'insotgenza ha ore cambiato stato, ¢ divenuto uno de’ negozianti de? bestiami d’Alatti », Nella maggior parte delle testimonianze il suo soprannome % «Clancione », ma nel rescritto appena citato appate come «Cencione ». Secondo il Précis Pistorigue redatto nel 1800-1801 dal generale Girardon, Cataldi aveva det motivi di astio personale contro Ia Repubblica, in quanto il commissario della Re- pubblica Romana incaricato di una conisibuzione di cavalli gli aveva requisito un animale, « bier qu'il prouoat [sic] qu'il n’avait pas la taille requise ». ‘instirrezione del luglio 1798 15 vissimo e segno di ribellione itreversibile, ma al quale non sembra fate seguito altro; almeno, questo & quanto ci dice la nostra ctonaca. Non sappiamo se sia vero, come afferma Vincenzo Palmesi nel suo gid citato articolo, che Ja sera stessa i cinque fratelli Vinciguerra, membti di una delle famiglie pit: ricche ed influenti della citta (an- che se nessuno di loro titolare di catiche repubblicane) avtebbero voluto addirittura innalzare di nuovo Valbero della libertd; Palmesi non precisa comunque le modalita di questo tentativo, né cita la sua fonte. E perd evidente, anche se nessun documento ce lo confetma esplicitamente, che quella sera i municipalisti di Alatri inviarono ad Anagni o a Roma un rapporto sull’accaduto, ovviamente insieme a una tichiesta di soccorsi. La mattina di giovedi 26 luglio, giomo di sant’Anna, Vagita- zione popolare ad Alatri non sembretebbe tinnovarsi. E probabile che Patmosfera si fosse notevolmente calmata rispetto al giorno precedente, 0 almeno che questa fosse Ia sensazione diffusa, come indica il Recconto istorico. Questo testo ci dice, in un passo senz’al- tro attendibile, perché basato sui racconti narrati vati anni dopo da uno dei superstiti Vinciguerra, Bernardo, che suo fratello Carlan- tonio, it maggiote (aveva allepoca trentott’anni) dei fratelli Vine guerra e capo di questa famiglia, avesse perfino aperto come tutti i giorni 1a sua cantina per vendere il vino. Qui Betnatdo, allora gio- vane diciottenne (secondo il Racconto Istorico) o ventenne (secondo i tuoli della Guardia Nazionale di Alatri), avrebbe offerto da bete ad uno sbirro, un certo Giusti, detto « POrso » *; un fatto appa- rentemente insignificante, ma che invece avrebbe salvato Ja vita al giovane. Se Alatri non fosse stata abbastanza calma, 2 difficile che un noto « pattiota » avrebbe aperto bottega, dopo che la sera prece- dente si era parlato pubblicamente di massactare i « giacobini »; pe- 10 & anche possibile che si volesse mostrate alla popolazione una certa sicurezza di sé, ostentando calma e comportandosi come se. non fosse accaduto nulla. Va infine detto che non si pud neppure esclu- dere la possibilita che il malaccorto autote del Racconto istotico, 1 Nei ruoli della seconda compagnia della Guardia Nazionale di Alatri, redatti nel febbraio 1798, figura un Filippo Giusti, 29 anni, sposatd, analfabeta, La sua professione nei ruoli & lasciata in bianco, come sembra piuttosto comune pet i «viventi delle proprie entrate», ma dal momento che si tratta di un analfabeta, mi pare pli probabile che, trattandosi di uno sbitro, nom si sapesse ancota se sarebbe stato confermato o meno nellinearico dal nuovo stato, 76 Luca Tombolesi oltre a confondere i fatti del 1798 con quelli del 1799, abbia con- fuso anche avvenimenti accaduti il 25 ¢ il 26 luglio, attribuendoli allo stesso giorno, ‘Ma intanto Angelo Maria Cataldi sta gia mettendo in moto il meccanismo della rivolta. Infatti i suoi luogotenenti stanno tiu- nendo uomini armati anche dalle borgate di campagna; dalla depo- sizione di Francesco D'Amico, riportata da Palmesi, sappiamo che nella frazione di Pignano questo ruolo fu ricoperto da un contadino, Sisto Angelo Cianfrocca'*, che radund una trentina di altti conte- dini suoi conoscenti, fra cui jl D'Amico, che con la sua testimonianza ci fornisce la fonte forse pit preziosa per ricostruire la successione degli eventi ad Alatri. E probabile che questi movimenti generassero un certo scompiglio in citt’, essendo piuttosto difficili da eseguirsi di nascosto, ¢ che gid nella tarda mattinata i « patrioti» di Alatri fosseto decisamente sul chi vive, o magari gid in fuga; lo stesso Racconto istorico ci informa che Carlantonio Vinciguerra, in un'im- precisata ora della mattinata, visto « un certo torbido del popolo », chiuse prudentemente la cantina ¢ tornd a casa con il fratello, Da questo momento in poi le testimonianze, anche se grosso modo concordano sui punti principali, divergono sensibilmente su episodi anche importanti. L'episodio principale della giomnata & Pas- salto alla casa dei Vinciguerta, Secondo il Racconto istorico cid sa- rebbe avvenuto perché Catlantonio Vinciguerra avrebbe impedito a Bernardo « Ciecapulcini » di uccidere «i figli di Brocchetti [il pre- fetto consolare] per estinguete Ia razza », e in pitt lo avrebbe anche picchiato. Un quadro forse pit plausibile emerge dalla deposizione di Francesco D'Amico. Egli racconta di essere arrivato con i suoi compagni in piazza, di aver visto che T’albero della libert& era gid stato abbattuto (dal giorno precedente, come abbiamo visto prima), ¢ che in questa piazza eta sboccato il gruppo degli insorgenti che accompagnava la croce in processione, al gtido di «viva la Croce, ammazziamo tutti li Giacobini »; la Cronaca dell’Abate Bellincam pi ci informa che a portate Ja croce eta Pabate Franco Colamartini ”. Un Sistangelo Cianfrocca, contadino celibe analfabeta di 36 anni, figura nei ruoli della seconda compagnia della Guardia Nazionale di Alatri, redatti nel febbraio 1798, V Lepisodio & ricordato anche dal Recconto Istorico, che spiega inoltre come il sacerdote vert atrestato per questo il 14 agosto 1798 insieme con altti Linsurrerione del luglio 1798 71 La ctoce fu piantata al posto dell’abbattuto albeto della Jibertd (un atto questo che ritroveremo in quasi tutti i centri interessati dalla tivolta pet i quali disponiamo di fonti sufficientemente dettagliate) da un contadino, Domenico Ceci detto « Tommasino »"; solo al- Jota gli insorti, atmati (probabilmente il quartiere della Guardia vica, dove erano custodite le armi dei privati, requisite da alcuni mesi, eta gid stato saccheggiato), avrebbeto iniziato ad assalire le case dei principali « giacobini », La prima casa assalita e saccheggiata fu quella del prefetto consolare Andrea Brocchetti: non ci sarebbero stati né morti né feriti, il che lascerebbe supporre che Brocchetti eta gid fuggito, Forse @ in questo momento (la frammentarietd delle fonti non ci consente di ricostrnire con precisione Ja dinamica degli eventi) che venne Perpetrata verso la moglie del prefetto consolate una rozza offesa ”. quattro teligiosi di Alatri, che il 29 Tuglio avevano seguito a Ferentino Ja «massa » della citt’ come cappellani. L’sceusa nei suoj confronti era addisi tura quella di essere lo « chef de conspiration qui a animé le peuple a Ia ré volte », oft. MP, Carrecur-G. Sncanist, Une source inédite, cit, p. 337. "Ll Racconto Istorico ticorda un’ Francesco Ceci detto « Tomassino » come uno dei « Briganti » 0 « Zampitti » di Alatsi. Un Francesco Ceci, conta dino anaifebeta di 33 anni, @ menzionato nei ruoli della seconda compagnia della Guardia Nazionale di Alatti, redacti nel febbraio 1798, B probable che i nomi di Francesco e Domenico Ceci indichino in realti la stessa petsona, per un errore del non troppo serupoloso autore del Recconto istorico oppure del Palmesi, ma non 2 impossibile (i ruoli della Guazdia Nazionale di Alacti non furono inai completati) che si trattieffettivamente di due persone diverse. ” Cir, MP, Crrrentt-G, Secanins, Une source inédite, cit., p. 390, dove il generale Girardon riferisce come fo’ stesso Carrozzi avesse ‘organizzato © personalmente direito Vofiesa alla donna, facendola « promener sur un ane, couronnée de papier, en criant au peuple “Voild votre Reine” », Questa lectera permette di attribuire il fatto con certezza alla tibellione del Inglio 98, La Cronaca deWabate Bellincampi (0 pitt probabilmente chi nel secalo scotso ne fece le copie, o piuttosto i riassunti, da inserire nella biblioteca Molella) parle di un episodio analogo tiferendolo alla giornata del 28 magelo 1799, quando i due fratelli Brocchetti vennero uccisi dai sanfedisti, ¢ Ia donna offesa non sarebbe stata la moglic del prefetto consolare ma sua medte, la « Sig.* Felice »; il collegamento ai medesimi fatti & presente anche nel Racconto Istorico, Pave Alessandro Vetri nella sua opera Vicende memorabili dal 1798 al 1801 data episodio al giorno dell'uccisione dei due fratelli. E possibile che nella memoria collettiva e nelle voci giunte a Roma, dove viveva il Vetti, le due vicende che videto vittima la famiglia Brocchetti, quella del’offesa ¢ quella del duplice omicidio, si siano confuse; ma non si pud escludere con certezza che nella 8 Luca Tombolesi La folla si diresse quindi verso casa Vinciguetra, Dalla sentenza che vert poi comminata contto di lui, si ticava che sarebbe stato lo stesso edile Filippo Carrozzi a promettere una ricompensa di ses- santa scudi a chi avesse catturato « il Patriota Vinciguerra ». Le fonti, pur differendo in diversi particolari, nelle linee generali concordano nel descrivere Lassalto: dopo una sparatoria iniziale, in cui secondo il Racconto istorico sarcbbe timasto ferito a una spalla un insorto, i tibelli sarebbero riusciti a sfondare il portone e a penetrare all’in- temo, mentre i difensori si nascondevano come potevano, Quindi, mentre infuriava il saccheggio, uno dopo [’altro il diacono Domenico Chingari® e i due fratelli Vincenzo” e Giuseppe Vinciguerra® aveeb- realti la medesima offesa sia stata inflitta due volte successive a due donne diverse della stessa famiglia, che il Racconto istorico a distanza di decenni ubbia fuso insieme i due episodi, e che Bellincampi e Verri semplicemente non fossero al cottente di tutti i particolari della rivolta del 1798, ® Secondo la costispondente annotarione apposta sul Liber Mortuoraine della pattocchia alatzese di Santa Maria Maggiore, Domenico Chingati al mo- mento del suo decesso aveva «circiter » 24 anni, Non & chiato se si fosse bacricato insieme ai Vinciguerra ed ucciso con loro, come sembra suggerine Jq deposizione di Francesco D’Amico, oppure se, come narra il Racconto istorico, fosse stato sorpreso dai ribelli in una via dei paraggi mentre tornava proprio in quel momento senz’altto inopportuno da Roma (e in tal caso potrebbe essere stato lui a portare nella capitale Ia notizia della sommossa del giorno prima © a chiedere aiuti). Domenico Chingari 8 un personaggio emblematico, Uno dei pith riechi eit tadini di Alatri, la sua condizione di ecclesiastico non gli impediva di essere un giovane rissoso ¢ violento, secondo quanto emerge dal processo che venne intentato contro Iui ¢ alcuni suoi amici non meno scapestrati (uno di questi, Carlo Maria Molella, ufficiale nel reggimento delle Corazze, era significativa- mente soprannominato « il Montone di Alatri ) per aver spatato la notte del 3 agosto 1796 un colpo di pistola contto uno dei soldati corsi del presidio di ‘Alatti, Cée, ASR, Tribunale del Governatore di Roma, Processi, b. 2037. Dopo {a proclamazione della Repubblica Romana avrchbe aderito coh entusiasmo al nuovo regime, al punto, come narra il Racconto istorico, « che, come dichiarato repubblicano, aveva deposti gli abiti sacerdotali, ¢ [eta] vestito da Borgese [sic] con pantaloni, e cappello appuntato alla militare ». Il suo non & certo Tunic caso di spretato giacobino che si incontri nella storia della Repubblica Romana, Quest'ultima del sesto incoraggiava apertamente Vabbandono della catriera ecclesiastica, ¢ assistiamo a diversi casi del genere anche nel resto del dipattimento del Citceo: ad esempio a Veroli, dove Giovanni Franchi scrive in una letters datata 5 maggio 1798: «Qui comunemente si dice che il Canonichesto Cocchi buster’ presto il Collate, e che sia di gid lavorato il pennachio [sic], ¢ la divisa ». Altro caso di sacerdote che sembrerebbe essersi Liinsurresione del luglio 1798 0 bero tentato la fuga, ma sarebbero stati tutti raggiunti e barbara- mente uccisi. Carlantonio Vinciguerta secondo il Racconto istorico sarebbe trasformato in attivista giacobino & quello del prete ferentinese Vittorio Giorgi, capitano della locale Guardia Civica, sul quale ® conservata una denuncia aronima nell’Archivio di Stato di Roma, Giunta di Stato, fsc. 88; si veda perd anche 1a sua difesa nelle carte conservate in Buon Governo, setie II, busta 1575, Jettera del governatore Iuigi Maria Coleine ¢ dell’avv, Filippo Iavernizei; eft, BM, Vatear, La rivoluzione francese a Ferentino, in La rivoluzione nello Stato della Chiesa (1789-1799), a cura di L. Frorant, Roma 1997, p, 699, no- ta 101, B ipotizzabile che contro questa categoria di persone si rivolgesse par- ticolarmente Vodio degli insorti, nella loro doppia veste di « giacobini » e di sacrileghi, Forse erano degli spretati anche l'« ex Frate Conventudlis» Melone, uucciso a Veroli il 27 luglio, e il sacerdote Camillo De Matthels, ucciso @ Fro- sinone il 29 luglio, Di quest’ultimo scriveva il 3 agosto 1798, alla notizia della sua morte, il diarista romano Giuseppe Antonio Sala: « mi dicono che fosse un cattivo mobile », Cir, GA, Sara, Diario romano degli anni 1798-1799, a cara di V.E, Gruwraita, Roma 1980, vol. II, p. 62, nonché Ja storia delle cedole da lui spacciate poco prima della loro svalutazione, su cui tornerd pit avanti parlando della rivolta a Frosinone, ® Sappiamo dall’annotarione corrispondente sul Liber Mortuorum della parrocchia alatrese di Santa Matin Maggiore che Vincenzo Vinciguerra al mo- mento del decesso aveva 28 anni, mentre nei ruoli della Guardia Navionale Gi Alatri (redatti nel febbraio 1798), dove 2 insctito fea i soldati seiplici ella prima compagnia, risulta avete 32 anni. Secondo Palmesi (che qui cita la deposizione di un abitante di Alatti senza specificarne perd if nome) Agostino Ricciotti, di cui abbiamo git pat- Tato alla note 12, si sarebbe vantato di avere «ammazzato Vincenzo con un colpo di fucile »; sari poi condannato dalla corte marziale francese riunita ad Anagni, e Di fucilato il 2 settembre 1798, Prova schiacciante contro di lui fu probabilmente il foglio, in data 27 luglio, col quale autorizzava un cetto Domenico Colazingati ad uscite da Alatsi per andate al mulino a macinare gtano, Questo documento, che nel 1901 ancera si conservaya nell’Archivio comunale di Alatxi, ed & riportsto nel citato atticolo di Vincenzo Palmesi, & oggl imteperibile, ri % Dallannotazione sul gid pit volte citato Liber Mortuorum della par- rocchia di Santa Maria Maggiore si ticava che Giuseppe Vineiguerta al. mo- mento del decesso aveva « circiter» 22 anni. Le circostanze della sua morte furono particolarmente violente: sia il Racconto éstorico che Ia testimonianza di un certo Giuseppe Celani, raccolta il 14 agosto 1798, ricordano come, ferito, satebbe riuscito a fuggite dalla sua casa e a rifugiatsi nella chiesa di Santa Maria Maggiore; i sibelli lo avrebbero perd inseguito anche qui, gli aviebbero sparato proprio davanti allaltare della Madonna della Libera, © quindi lo avtebbero finito a sassate e bastonate nel « sopportico » delledifi 80 Luca Tombolesi invece uscito dal nascondiglio di sua volonta, fidandosi delle assi- curazioni del Cataldi, che gli prometteva salva la vita, ¢ sarebbe stato portato in una casa dove erano detenuti gli altti « giacobini » arre- stati®, sarebbe seguito un intervento del vescovo Speranza, che sarebbe sceso dal palazzo vescovile, nel tentative di calmare gli in- sorti e far liberare i prigionieri, ma sarcbbe stato respinto in malo smodo dai ribelli™, Solo a questo punto Cataldi si sarebbe deciso a far uccidere anche Carlantonio Vinciguerra, con modalita non meno batbare di quelle che abbiamo gid visto per i suoi fratelli ®. Gli altri due fratelli Vinciguerta, Bernardo e Sebastiano, ancora bambino, sfuggiranno invece al massacto. Il piccolo, come & anno- tato nella Cronaca dell’ Abate Bellincampi, venne fortunosamente por- tato in salvo da alcuni amici nel monastero delle Benedettine, dove era monaca una sua zia. Bernardo invece, come ci informa ancora Jui stesso attraverso il suo racconto riportato nel Racconto istorico, nel suo nascondiglio riusci a sfuggire ai ribelli dediti al saccheggio. ® Secondo Ja Cronaca dell’Abate Beltincampi ad Alatti non ci satebbero stati « giacobini » arrestati, poiché erano fuguiti tutti meno i Vinciguerra; ma Ia prova della bont& delle fonti del Racconto istorico & il generale Girazdon, che in varie sue Iettexe parla di 40 0 42 «giacobini » arrestati ad Alatei. Cée, MP, Crrmenct-G, Suoarint, Us source inédite, cit, p. 318 (rapport a Macdonald del 15 tetmidoro anno VI - 2 agosto 1798) ¢ 379 (lettera al mini- stro della giustizia della Repubblica Romana del 20 fruttidaro anno VI - 6 set- tembe 1798), Mi pare evidente che in questo caso, come in molti altti, Pabate Bellincampi non sia una fonte molto ben informata, 2 Tn particolare, seconde il Racconto istorico il Cataldi gli avscbbe detto «che andesse a comandare a Civita [Vantica actopoli di Alatti, dove aveva ed ha tuttora sede il vescovatol, perché Ia piazza di Alatri la comandava lui », al che il vescovo sarebbe tomato indietro « colle Jagrime agl’acchi ». Anche Francesco D'Amico ci informa di come il vescovo Speranza fosse sceso in piazza insieme al « Rettore dei P-P. Scolopi [ad Alatri vi era un collegio gestito Gai frati di questo ordine] a chiedere agli insorgenti gli altsi due fratelli Vinci- guerra Carlo Antonio e Giuseppe », ma, affrontato e minacciato di morte dal contadino {0 forse muratore, secondo i tuoli della guardia nazionale di Alatri) ventottenne Pietro Frioni, detto «Pantanelle» (¢ non dal Cataldi), che tra Paltzo gli avrebbe detto «che finice, che finire, noi avemo Pordine di ammaz- zare puze le galline », sarchbe stato costretto ad allontanarsi, Secondo Vannotazione riportata sul Liber Mortuorane della partocchia di Santa Maria Maggiore, Catlo Antonio Vinciguerra al momento del decesso aveva «circiter » 38 anni. La deposizione di Giuseppe Celani (eft. supra, nota 22) sostiene che le fucilate mortali le avrebbero esplose i gid citati «Tommasine » e Sisto Angelo Cianfrocea. Linsurrerione del luglio 1798 81 Qui si situa il romanzesco (ma non per questo necessatiamente meno attendibile) racconto della sua fuga da Alatri. A tarda notte, tor- nati ormai i ribelli nelle proprie case, Bernardo usci dal nascondiglio e, mentre cercava di uscire dalla cittd, si imbatté nello sbirro Giusti detto «POrso », lo stesso al quale la mattina aveva offerto da bere, «L’Orso » era uno degli insorti ma, riconoscente per quella gentilezza della vigilia, invece di ucciderlo 0 catturatlo lo scortd fino alla macchia di Trivigliano, dove passarono insieme Ja notte. La mattina, allontanato con un pretesto «1'Orso », di cui continuava a non fidarsi, Betnardo Vinciguerra riuscl a raggiungere Anagni, dove poté fornire un resoconto dettagliato di quanto era accaduto ad Alatri, Il genetale Gitardon siferi in seguito al comandante francese a Roma Macdonald che dopo il massacto dei Vinciguerra sarebbe atrivato ad Alatri Vincenzo Fortuna, preteso ufficiale dei cacciatoti reali napoletani, che avrebbe artingato in piazza la folla degli in- sorti dichiarando loro di esser giunto Ii per conto del re di Napoli per «m’assurer de vos dispositions», ed esortandoli ad interrom- pere i massacri. Pare che non solo i suoi ordini venissero eseguiti, ma che venissero liberati anche i 42 « patrioti » arrestati. Sembra inoltre che in sua presenza Angelo Maria Cataldi sarebbe stato eletto dal popolo capo dei ribelli di Alatri (ma gid sappiamo che in realtd il suo ruolo dovette essere preminente fin dall'inizio); Filippo Car- rozzi, in casa del quale Fortuna avrebbe alloggiato, fu da lui nomi- nato, pate, comandante dell’« Armata Cattolica » di Alatri®, Non % Cir. MP. Crtrentt-G, Szoarm, Une source inédite, cit., pp. 318, 321 © 390. Sembra che Fortuna fosso un chirurgo e vivesse a Roma, oppure che questo fosse un suo ulteriote travestimento. E quanto almeno Gisar- don aveva scoperto da varie fonti, tra cai Ia testimonianza di Nicola Pelle- grini, uno dei capi della tivolts di Veroli, che aveva ospitato Fortuna in casa sua, Cis, MP, Carrsnt1-G, Secarmu, Une source inédite, cit., pp. 336337; qui Critelli e Segarini Ieggono « Pona »’ dove io leggo « Roma», Ma in generale tutto il testo della lettera 2 piuttosto corrotto, e ill suo senso preciso timane non del tatto chiaro. Vale la pena di notate come il Iuogotenente e segretatio del capomassa di Sora Gaetano Mammone nel 1799 si chiamasse Sigismondo Fortuna, ¢ come Ja famiglia dello stesso Mammone fosve imparentata con un omonimo bargello di Alatti (non sappiamo purttoppo di che epoca). Cér. C. Mansniza, I vescovi di Sora, Sora 1935, p. 217, ¢ A. Lavxt, Sora, Isola del Liri € dintorni, Memorle storicke, Sota 1913, pp. 73 75, Mi pate inoltre interessante osservare qui come nel 1799 Ja scelta da parte del popolo di Sora 82 Luca Tombolesi sappiamo purtroppo quando situare con precisione questi episodi: se alla sera del 26, al 27 0 al 28 luglio. ‘Terminata la ricostruzione dei fatti, bisogna ora spendere qual- che parola sul misteto che citconda i motivi che possono aver de- tetminato gli insotti a scatenare la propria furia sulla famiglia Vinciguerra, quasi lasciando da parte gli altri municipalisti alatresi. E abbastanza strano infatti che la furia degli insorti si sia scatenata in tutto contro tre case, pet giunta due delle quali appartenenti ad elementi che, pur essendo notoriamente ticchi, « patrioti » © soste- nitori del nuovo stato di cose, non ricoprivano alcuna carica uffi- ciale, Si pud ipotizzare che alcuni membri delle famiglie Colazin- gari e Vinciguerra fossero o avessero fama di essere un po’ le emi- nenze grigie dei « giacobini » di Alatri, In effetti in alcune fonti vi sono indizi che potrebbero avvalorare questa ipotesi per quanto ri- guarda i Vinciguerra”, ¢, secondo una testimonianza riportata da Vincenzo Palmesi, il giorno della rivolta Agostino Ricciotti, oltre a vantarsi di aver ucciso Vincenzo Vinciguerra, pare andasse in giro gtidando «che la razza Vinciguerra aveva regnato abbastanza, che ora voleva regnare Ini», Rimane comunque poco chiaro il motivo che possa avete trattenuto i rivoltosi, anche nei giorni seguenti, dall’assaltare le case di altri elementi notoriamente implicati_nel regime repubblicano, come ad esempio quella di un Giovanni Bat- tista Molella, che venne solamente visitata alla ricerca di armi. Pro- babilmente ebbe qui un’influenza decisiva tutta una rete di simpa- tie, clientele e parentele, oltre probabilmente a pitt o meno velate forme di concussione ¢ cotruzione. come proprio capo di Gaciano Mammone, mugnaio benestante, venisse effet- tuata su proposta del « Mastro Giuravo » e con il benestare del vescovo della citta, Agostino Coleianni. Z Nell’Archivio comunale di Alatri, nella sezione dellantica Pretura, si conserva un documento datato 16 novembre 1799, nel quale un certo Fran- cesco De Sanctis, denunciando il furto di un suo cavalo avvenato nel corso della tivolta, dichiara, con il sostegno anche di altsi due testimoni, che la bestia dopo la repressione exa stata detenuta per un certo pesiodo da Bernardo Vinciguersa, ¢ che questo alle xichieste del Jegittimo proprietario aveva risposto minacciando di farlo fucilare, minaccia non trascurabile date le sue relazioni con Ie autorita costituite repubblicane Bisogna comungue considerare che si tratta di un fatto accaduto successivamente alla rivolta, quando i rapporti tsa il superstite Vinciguerra e buona parte dei suoi concittadini dovevano avere ormai assunto un carattere di piena ostilit Liinsurrezione del luglio 1798 83 Va inoltre segnalato che in questi giomni il « governo » di Ala- tri, anche se il capo della rivolta sembra essere stato senza discus- stone Angelo Maria Cataldi, indubbiamente un popolano analfabeta, fu tenuto almeno in parte da parsone non appartenenti alle classi popolari: possiamo affermare infatti con certezza che tivestirono posizioni di potere Filippo Carrozzi, gia edile repubblicano e uno dei maggiorenti e dei pit ricchi cittadini di Alatri, e Agostino Ric- ciotti, personaggio senz’altro non tra i pit ricchi della cittd, ma comunque appattenente alla piccola minoranza dei « letterati ». Sen- za parlare poi del ruolo rivestito da diversi ecclesiastici, primo fra tutti I’abate Pranco Colamarti 2. La rivolta a Veroli SulPinsutrezione di Veroli le fonti di cui disponiamo sono le imputazioni ricavabili dai bandi di condanna degli insorti fucilati dai Francesi®, ¢ le annotazioni dei Libri Mortuorum delle parzoc- chie di sant’Erasmo® e san Paolo. A queste foati strettamente con- # A Veroli furono condannate « motte almeno 11 persone: Nicola Pel- Jogtini, «vivente delle sue entrate», Giovanni Paniccia, sarto, Demettio Cocco e Domenico Jecotici (0 Jacoucci?), «lavoratori di terra >, Domenico Tamburro, Fortunato Rufa, Alessandro Passeri, Giuseppe Colasanti, For- tunato De Santis, Matio Coratti e un certo Pico, dei quali non si conosee lo status: inoltte quattto individvi, Carlo Antonio Grizione e altri tte di cui non conosciamo il nome né Jo status, furono condannati ad essere incarcerati «fino alla pace generale». In realtd i francest il 27 brumale anno VII (17 no- vembre 1798) € it 1 frimale anno VIT (21 novembre 1798) condannarono anche altri abitanti di Veroli, ma non possiamo dire nulla di pitt preciso per- ché i bandi, come del resto quelli relativi a Pico © ai tte anonimt condannati allezgastolo, non ci sono pervennti. E probabile che per queste sentenze i bandi non siano stati neanche redatti, 2 causa della rapidita della sopravveruta invasione napoletana; tutto cid che ne sappiamo proviene da scarhi accenni nelle cotrispondenze del generale Girardoa, in MP, Carrenii-G. Secannt, Une source inddite, cit. lettere n. 353 p. 438, n. 356 p. 439, ¢ n, 369 p. 443, ® Riguardo a questo documento, & necessario fornire aleune informazioni sulla sua natura, Questo testo infatti non sta all'intemo del libro secondo Yordine erono- logico, come dovzebbe, ma @ invece seritto sul retro di una delle pagine del- Pindlice del libro stesso, ¢ seca V'intestazione « Ex Libro Ecclesiae Cathedvalis », con la data « Anno Domini 1798 Die 5 Agosto ». Il problema & che nel Liber 84 Luca Tombolesi temporanee agli avvenimenti va aggiunto il Prospetto istorico della citta di Veroli, scritto fra il 1858 ¢ il 1860 da Francesco Mellonj, nato nel 1802 ¢ motto nel 1863, figlio di Carlo Mellonj, all’epoca dei fatti censore republican. Qual’é il quadro che emerge da que- ste fonti? Verso la fine di luglio Veroli @ in fermento. Oltre alla pr senza dei motivi di agitazione comuni un po’ a tutta la regione, qui pit che in altri centri della zona sono vivi il ricordo dei « miracoli » di due anni prima, ¢ la conseguente devozione popolare, Cid con- trasta vivamente con Vatteggiamento sprezzante che diversi « giaco- bini» locali_manifestano verso tali pratiche e ctedenze. Citca tre mesi dopo Giovanni Maria Bisleti, edile di Pofi, dita a Giuseppe Antonio Sala che i « patriotti » verolani « arrivarono alla temeritd di gtidare pubblicamente in Chiesa, mentr'era esposto l’Augustissimo Sacramento, ch’era tempo di metter termine alle superstizioni, ¢ Mortuorum della cattedrale di Veroli sotto quella data non c’® alcuna annota- zione, ¢ nemmeno c’8 traccia di cancellature, abtasioni, o pagine strappate (anzi, Ia pagina che dovrebbe riportare Vannotazione fa parte di un quinterno perfettamente integro), Del testo in questione esiste anche una copia, conser. vata nella Biblioteca Giovardiana di Veroli, con Ia seguente postilla: «La precedente relazione di carattere di D, Vincenzo His, Par. Caperna fu redatta dal Parroco dell’epoca della Ven. Chiesa Cattedrale di Veroli, e dal medesimo scritta nel libro parzocchiale de’ Morti. Il Caperna, cultore’ di Storia pavris, se ne fece una copia per suo uso. Saputasi Ja cosa, Ia relazione scompatve dai libsi parrocchiali. II parroco, impressionato dafla mancanza del documento, ne xichiese una copia che fu la presente. Vetoli, 20 ottobre 1908 ». Segue una firma illeggibile, In realta Vincenzo Caperna, nella sua Storia di Veroli, Veroli 1907, afferma che annotazione 2 tratia dal Liber Mortuorum di Sant'Erasmo, e son da quello delle Cattedrale (Sant'Andrea). (Lui stesso ‘era partoco di una terza parrocchia, San Michele Arcangelo). # probabile che nel 1908 il parroco della cattedrale, leggendo sul volume di Capetna appena pubblicato 1a copia dell’snnotazione con in calce In legenda « Bx Libro Hecle- siae Cathedralis > abbia controllato sul suo Liber Mortuorum, si sia accorto ‘che I! non ce a’era traccia, e ne abbia allora richiesta una copia a Capema, Evidentemente 1a postilla di tale copia, ora conservata presso la Biblioteca Giovardiana, ® stata apposta da qualeuno che non aveva ben chiari tutti questi passaggi. Rimane comunque problematica e sospetta l'assenza di tale annota- zione sul Liber Mortuaruni della cattedtale, visto anche il ruolo che arc: diacono della medesima cattedrale, Luigi Bisleti (se lo sctitto fosse autentico dovrebbe esserne lui autore), ebbe nell’insurrezione. Per l'affidabilitl del testo come fonte vedi pit avanti le mie considerszioni alla fine del presente paragrafo, Linsurrexione del luglio 1798 85 spatseto la voce di esser stato attetrato il fonte battesimale » facile immaginare quali potessero essere le conseguenze di simili at- teggiamenti sulla massa del popolo superstiziosa e fanatica. Principale motivo del fermento era la contesa sulla processione del 27 luglio, in occasione appunto del secondo anniversario dei « miracoli », L’annotazione del Liber Mortworum di sant’Erasmo, a nostra fonte principale, ci informa del fatto che il prefetto consolare Giovanni Franchi, ligio al dettato della legge sullo scioglimento delle confraternite, aveva reso noto che queste ultime non avrebbero potuto partecipare come organi costituiti alla solennita. Cid era stato fin dal 24 motivo di assembramenti della folla, manifestazioni ¢ ptoteste, tinnovatesi con vivacit& ancora maggiore il 25, in occasione del funerale del canonico decano della cattedrale, don Bernado Ca- ® Cir. G.A. Sand, Diario romano, cit., vol. IT, p. 200. Bisleti nella so- stanza dichiard a Sala che la vera causa delle insurrezioni era stata Ja cattiva condotta delle autoritt costituite e «Vimpudenza di pochi empi pattiotti », E patticolarmente interessante Ja figura di Giovanni Maria Bisleti, questo edile di Pofi che aveva rappotti sia con il prefetto consolate « giacobino » di Veroli Giovanni Franchi che con il Sala, prezioso collaboratore del vicario pontificio a Roma, il catdinale Di Pietro; che deteneva una carica sepubblicana, ma par- Java male allo stesso Sala dei « patrloti», delle autorita repubblicane del- Y'operato delte corti matziali francesi; sul conto del quale il generale Girardon riceveva nell’agosto 1798 informazioni che Io facewano complice © protettore di ribelli ricercati, in particolare dei verolani Annibale e Giuseppe Valvani, accusati di essere stati dei « comspirateurs»: cf. MP, Crrreuut, Una source inédite, cit., p. 354. Lo stesso Bisleti avrebbe chiesto nell’ottobre Ia revoca dello stato dassedio nel dipartimento del Circeo, e avrebbe unito alla sua Ia petizione di due suoi fratelli, abitanti a Veroli, perché fossero riconosciuti ufficialmente come « pattioti », tutte mosse che insospettirono ¢ urtarono non poco Girardon; cfr. MP, Crrmenit, Une source inédite, dt., n. 354, p. 410. Sembra insomma di trovarsi qui di fronte ad una figura ambigua, non troppo dissimile forse dal giudice Gabrieli, sospettato da Girardon di complicit€ con i ribelli, 0 additittura dal capitano Cartozal, riconosciuto colpevole di aver avuto un pteciso ruolo nella tivalta © per questo giustiziato, Da non trascu- rate anche la posizione non molto chiera che la stessa Pofi sembra aver avuto nel corso della rivolta, come vedremo pid) avanti, Per la presenza tra gli ambienti vicini all'amministeazione repubblicana di elementi che brigavano in favore di tibelli o presunti tali, si vedano anche Ie pressioni che il genero del console de Mattheis cercava di fare su Girardon per ottenere che V'exbargello di Frosinone, sospetiato di essere stato il capo della rivolta a Frosinone, potesse tornare Hheramente in cittd; cf. M.P. Cxt- rertt, Une source inédite, cit. p, 374. 86 Luca Tombolest pobassi; Ia sera di questo stesso giorno, diversi abitanti pare si al- Tontanassero prudentemente dalla cittd. Qui si nota una sensibile discordanza fra lo scritto di Fran- cesco Melonj e le altre fonti di cui disponiamo. Infatti secondo Jo stotico verolano Giovanni Franchi sarebbe stato « fidante » nel- Fineapacita det popolo della citta di compiere serie azioni di rivolta, ed era comunque spavaldamente deciso a difendersi con le armi se « ingultato ». Mellonj afferma che ill Franchi «non comprese 0 non ctedette che il movimento fosse generale », ¢ che Ja sua « irragione- vole tenacitt » avsebbe causato 1a « tragica catastrofe che lo incolse e che altrimenti operando ayrebbe forse potuto evitare ». Ma dai Iavoti di Albert Dufoureq e Jan Pachonski sappiamo che il po- meriggio del 25 luglio era giunto a Roma un messaggio proveniente da Anagni, che tipottava la notizia di manifestazione nel dipartimen- to; i toni del rapporto etano tanto allarmanti che i comandante fran- cese a Roma, Gouvion Saint-Cyr, decise V'invio di una colonna di ttecento soldati polacchi®. Alla luce di questo fatto il comporta- % Cfe. J. Pactosisxt, Legiony Polskie w walee x powstaniansi reyniskinti w 1798 r., Krakow 1939; Id., Legiony Polskie, prawda i legenda 1794-1807, Warsza- wa 1976 (3 voll.) vol. IT; ¢ M. Stimpn, Vicende e protagonisti di Veroli durante la Repubblica Romana, in Gli anni rivolucionari nel Lazio meridionale, cit. p. 130 (questo studio fornisce una ricostruzione particolareggiata della rivolta a Veroli, basata soprattutto sulla relazione del Liber Mortuorunt della parrocchia di San- Erasmo). Ad esempio si rifugid a Pofi il giovane Luigi Mellonj, insieme alla moglie ¢ alla figlia; oft. F. MELLON), Prospetto istorico della citta di Veroli, Ve- oli 1991, p. 211, Tra gli altri « giacobini » fuggiti per sfuggite all’insurrezione vi fu anche il « pretepatziota » Michelangelo Iacoucei: eft, la lettera di Gitatdon in data 24 termidoro anno VE - 11 agosto 1798, che taccomandava lo Tacoueci all co- mandante francese a Veroli, in M-P. Crrrautt -G, Secanm, Une source inédite, cit., p. 334. Lo stato di fermento presente a Veroli git alcuni giorai prima del! 26 luglio & probabilmente alorigine dell’affermazione fatta da Girardon nel suo rapporto a Macdonald del 15 termidoro anno VI (2 agosto 1798), rigeardo alforigine verolana dell’insurrezione: cfr, M.P. Crrrerii-G, Suca- RINt, Une source inédite, cit. p. 318. Girardon parla nello stesso contesto anche del fatto che a Veroli sarebbero state fabricate coccarde, © inoltre bastoni ferrati da distribuire ai contadini. Perd non 2 specificato con chiarezza se si tattava di cose gid pronte al momento dello scoppio della rivolta, oppure preparate nei giotni successivi in cui Veroli fu nelle mani det ribelli. ® Purtroppo sia Pachoriski che Dufoureg sono piuttosto parchi quanto allindicazione delle fonti: tuttevia gid il diatista romano Antonio Galimbertt poteva scrivere sul suo diario la sera del 25 luglio che una colonna di « 800 uomini con 4 cannoni » era diretta ad Anagni e 2 Veroli per saccheggiare que- stultima citt3; lo stesso Golimberti & Punica fonte che afferma la presenza Liinsuerrezione del buglio 1798 87 mento del prefetto consolare assume un carattere del tutto diverso; il suo atteggiamento di sfida derivava forse in parte dal tentativo di intimorire 1a popolazione, ma soprattutto doveva trovare la sua giustificazione nella certezza del prossimo attivo di soccorsi da Roma. La mattina del 26 luglio Giovanni Franchi, petsistendo nel suo atteggiamento di sfida, si recd a prendere Ja comunione nella cat- tedrale di sant’Andrea, dopodiché tornd nel suo palazzo, situato proprio sul fianco di questa chiesa. Popo dopo, un’immensa folla si radund al suono delle campane nella piazza del comune di Veroli, anche questa in prossimita del palazzo Franchi, La folla si diresse sotto le finestre dell’edificio, immediatamente sprangato dall’inter- no, rinnovando a viva voce Ia richiesta di poter svolgere la proces- sione come tutti gli anni, AlVinizio Ia manifestazione sembrerebbe non aver avuto un carattere del tutto violento, ma dopo mezzogiorno le cose precipitano. Dopo varie ore di sparatoria, nella quale muo- ono secondo la relazione del Liber Mortuorum della parrocchia di sant'Erasmo due manifestanti, Filippo Passi ¢ Bartolomeo Bubalo, i ribelli riescono a penetrate nel vasto palazzo, e scovano prima Filippo Franchi, figlio del prefetto consolare, quindi quest'ultimo; i due, feriti ma non ancora morti, vertanno gettati nelle fiamme in cui gid brucia il portone della loro casa, presumibilmente con le massetizie gettate dalle finestre®. netla colonna, oltre che del commissario straordinario Zaccaleoni, anche del prefetto consolare di Frosinone Giuseppe Paradisi: potrebbe essere stato Ini ‘a portare a Roma la notizia dei disordini in corso. 58 Dalla sentenza emanata il 4 complementatio anno VII (20 settembre 1799), cio& dopo pit: di un anno dagli eventi, a catico di Giuseppe Colasanti, Fortunsto De Santis e Mario Coratti, sotto Vaccusa di essere stati i capi della rivolta, si ricayano altei macabri particolari, Nel bando costispondente, tanto raffazzonato ed impreciso da parlare di «Gio. Filippo, e Francesco Franchi, padre ¢ figlio», e da datare Ja rivolta al 26 termifero, confondendo tra Ia dutazione secondo il nuovo calendario repubblicano (6 termifero) © secondo quello tradizionale (26 luglio), si descrivono infatti minuziosamente le torture inflitte ai disgraziati Franchi. Uno di loro sarebbe stato prima accoltellato e gli satebbeto state quindi tagliate le orecchie, all’altto avtebbero invece tagliato via «le patti genitali», dopodiché sarebbero stati gettati entrambi semivivi sal fuoco, Non sappiamo che valore date a queste truci deserizioni che, pur non essendo improbabili nel clima di violenza che dovette caratterizzare questa tertibile giotnata, lasciano il sospetto di essere state inventate o esagerate a bella posta per giustificare una condanna tardiva, eseguita probabilmente su alcuni dei sanfedisti catturati dai Francesi nello scontto di Grottaferrata del 88 Luca Tombolesi Tornando alla relazione del Liber Mortuoram di sant’Erasmo, essa ci informa come Francesco Maria Franchi, fratello di Giovanni, sacetdote settantatreenne, put ripetutamente ferito dai ribelli, riu- scisse ad uscire fortunosamente dalla casa, ¢ a rifugiarsi fuori cittd ™, 21 agosto 1799, B altrettanto probabile che in queste condanne una parte de- cisiva 1a ebbero i « patriot! > verolani rifugiati a Roma in questi ultimi giorni etiembre 1799 (Veroli era caduta nelle mani dei sanfedisti git da quasi cingue mesi); se non altro, questa era la voce che nei mesi seguenti si sarebbe diffusa a Veroli, come affermava it vescovo Rossi parlundo di uno di questi «giacobini », il '« prete-pattiota » Michelangelo Jacoucci, nel catieggio che Io riguatda conservato in Archivio Segreto Vaticano (ASV), Epoca Napoleonica - Italia, b. 1, fec, 1 «lettere di Monsignor Di Pietro ». A, Verzt, Vicende memorabili dal 1798 al 1810, Milano 1858, vol. Il, p. 412, afferma che i Franchi uccisi erano due fratelli, che dopo essere stati assassinati i loro corpi exano stati gettati sul rogo, e che il figlio decenne di uno di loro fu costretto ad assistere alla scena, tenuto fermo per i capelli, Non siamo in grado di dire se per questo ultimo particolare Versi fosse male informato, o al contratio avesse avuto accesso a testimonianze pit accurate, magari otali, di cui non siamo a conoscenza. Un'altra nostra fonte sull’eccidio dei due Franchi & costituita dal generale Girardon, che in un rapporto inviato al comandante francese a Roma Macdonald sctive il 14 fruttidoro anno VI - 31 agosto 1798, siferendosi alla famiglia Franchi, che « if n'y a pas d’borreur qu'on ait commis sur cette famille, jusq’a touloir mutiler les enfants: on reconnait bien Id la rsain des prétres ». Questo scarno aceenno si arricchisce nel suo manosctitto Précis de Vexpédition conive Tes Rebelles du Circeo - Thermidor an 6, sedatto fra il 1800 e it 1801, di altel patticolati_¢ chiarimenti: il eapo deli’insuttezione satebbe stato Vatci- diacono della Cattedrale Luigi Bisleti, e i rivoltosi avrebbero assalito casa Franchi dopo aver abbattuto i vari alberi della libertd che erano presenti a Veroli, ed averli sostituiti con delle eroci. Inaltre « presque toute sa [dell’edile Franchi} famille fut impitoyablement massacrée a Vexception des enfants en bas age a qui Bisleti fit grice en promettant de leur faire une opération qui assurerait Vextinction de la famille». Qui ln fonte originaria fa senz‘altro in primo luogo la famiglia Franchi, e in particolare i bambini superstiti e Giam- battista Franchi, figlio det prefetto consolare ucciso diventato amico di Girar- don durante i fatti d’armi del 1799 che li videro fianco a fianco nella lotta contro i sanfedisti. Si ricordi perd che nei giorni della tivolta Giambattista Franchi era 2 Roma, € quindi non pub essere considerato un testimone oculate dei fattl. Cfe. M.P. Crrrenii-G. Sncanint, Une source inédite, cit. p. 374 € nota 71, € ancora pp. 387 ¢ 436, lettere seritte da Girardon nel 1798, nelle quali Luigi Bisleti & gi2 menzionato: in particolate, si sarebbe recato nel regno i Napoli per chiedere aiuto coniro i francesi. % Francesco Maria Franchi motit’ il 20 settembre 1798 pet i postumi delle ferite xiportate il 26 luglio, I suo decesso & riportato nel Liber Mor Linsurvetione del luglio 1798 89 Gli altri membri della famiglia, graxie agli sforzi di vari « buoni cittadini », fra i quali tivendica il suo posto Io stesso autore della relazione di sant’Erasmo, tiescono ad uscite illesi dal palazzo ¢ a fuggire anch’essi fuori dalla cittd. Tetminato il saccheggio di casa Franchi, gli insorti gitarono casa per casa alla ricerca dei « Patriotti » © presunti tali; prima di sera furono arrestati il sacerdote Demetrio Matrocchi, 60 anni, cu- rato della parrocchia di san Pietro e canonico della cattedrale; suo fratello Paolo, 55 anni, anche lui sacerdote secondo il gid citato bando di condanna dei tre ribelli Colasanti, De Santis e Coratti; Luigi Maria Melone, «ex Frate Conventualis » (dunque uno spre- tato, o meglio uno sfratato); Tommaso Pietrangelis infine Giuseppe Federico detto «Coscia », mentre nel frattempo gli abitanti della cittd che non solidarizzavano con i ribelli si davano alla fuga. La mattina seguente i ribelli procedettero quindi. alla decapitazione dei cingue®, Juorum della partocchia verolana di 8, Erasmo, Della sua degenza ¢ della sua morte parlano inolize varie lettere conservate nelVarchivio privato della fami- alia Franchi, custodito nell’archivio comunale di Veroli, E necessario notare qui che nessuna lettera contemporanea fra quelle conservate in questo prezioso archivio, parla della rivolta, Si trattava probabilmente di un evento tanto noto € doloroso per i membri detla famigtia da non rendere necessaria aleuna men- zione particolareggiata. Anche pet questi cingue glustiziati 1a sentenza del 4 complementario anno VII (20 settembre 1799) descrive minuziosamente le sevizie inflitte loro agli insorti prima del supplizio: Giuseppe Federico sarebhe stato accoltcl- Tato © poi gli sarebbero stati steappati tutti i capelli, a Pictrangeli sarcbhe stata tagliata una mano e il collo con un’ascia, Melone sarebbe stato scan- nato nella maniera la pit barbara, e Ia pid ortibile », a Demetrio Marrocchi avrebbero fracassato Ia mascells, ¢ suo fratello Paolo sarebbe stato accoltel- lato, come Giuseppe Federico. Infine, i ribelli avrebbero mostrato le teste moze dei cinque sventurati al popolo, le avrebbero lanciate per aria « sulla piazza di $. Andrea », e ci avrebbero perfino ballato sopra, Per Vattendibilita di questi resoconti vale quanto abbiamo gid detto per le sevizie inflitte ai Franchi, $i consideri inoltre che fa folla non doveva essere pitt nello stato di furore incontrotlato det giorno precedente, e che di nessuna di queste sevizie si parla nella relazione de! Liber Mortuorum di sant’Erasmo, né sullatto di morte dei fratelli Matrocchi, conservato nel Liber Mortuorunt delta parrocchia verolana di san Pietro (dove pure si fa riferimento allaccusa, « per calunniant accusali, alg. comprebensi », © slWesecuzione, « capita truncali sunt im platea Civitatis). Da questo atto di morte veniamo 4 sapere sia la condizione precisa 90 Luca Tombolesi Prima di passare alla ricostruzione della rivolta negli altri centri, bisogna dire qualcosa su alcuni aspetti che nel caso di Veroli ap- paiono particolarmente evidenti. In primo logo, a Veroli ancora pitt che ad Alatri appare chiro che all’insurrezione e soprattutto alla successiva organizzazione del « governo » della cit’ parteciparono ampiamente le classi « civili » dell’élite socialmente dominante, al contrario di quanto cerca di affermare pit di una fonte, Mellonj in testa. In effetti @ certo che in questi giotni il govetno almeno civile della citta fu tenuto da Nicola Pellegrini, «vivente delle sue entrate », ultimo esponente di una vecchia famiglia appartenente alla prima classe del patriziato verolano, ¢ gid collaboratore dell’ex-governatore pontificio Meschini. Egli fu infatti condannato dalla cote marziale francese pet aver dato «degli Ordini in iscritto per prowvisioni di Munizioni da Guerra, e da bocca» ™, Certamente non fu il solo: cosi, nel corso delle in- dagini condotte dai francesi fu arrestato anche un altro esponente del patriziato verolano, il conte Paolini, per « avoir fabrigué les batteries et fourni le plomb », e la stessa sorte avtebbe subito senz’altro Giu- seppe Antoniani, altro esponente di una famiglia fra le pit impor- di Demettio Matrocchi che Ia sua et (« circiter » 60 anni) ¢ quella di suo fratello Paolo (« circiter 55 anni»). I pometigeio di questo stesso 27 luglio, secondo la nattazione di Francesco Mellonj, avrchbe avuto pot Iuogo V'inva- sione della citti da parte delle « prossime masse regnicole che dilatarono [il saccheggio] senza distinzione ». Lascia non poco petplessi la storia di questo intervento in massa di elementi provenienti dal vicino regno delle Due Sicilie, attestata unicamente da un testo di sessant'anni posteriore ai fatti, mentre non risulta menzionato nemmeno nelle coeve lettere del generale Gi- rardon, pure attentissimo ad ogni sconfinamento dal vicino regno; a mio giu- dizio si tratta di un semplice sdoppiamento dellinvasione subita ad opera delle masse sanfediste napoletane del 1799. % Secondo Francesco Mellonj la condanna di Pellegrini, «uomo di spec. chiata onest’ », fa del tutto immeritata: cf. F. Meziony, Prospetto istorico, Git. p, 211, Di Nicola Pellegrini parla varie volte il gencrale Giratdon nella sua corrispondenza: eft, MP, Carrecut-G. Snoarint, Une source inédite, cit, pp. 330, 334, Gli etdini da lui redatti portavano Vintestazione « Viva Gest Viva Maria », ed cra stato lui ad ospitare in case lo pseudoufficiale napoletano Fortuna, Come nel caso del canonico Gizzi di Ferentino, anche per salvare lui pare che qualcano cercasse di corrompere il generale Girardon: Cf. ivi, p. 361. Linsurrexione del luglio 1798 OL tanti della cittd, se tion si fosse prudentemente sifugiato nel regno &i Napoli. Va detto inoltre che @ altrettanto certa Ia presenza del clero cittadino fra gli insorti, probabilmente anche nell’organizzazione del- Ia rivolta, Nel. 1802 Giovanbattista Franchi, figlio dell’ucciso pre- fetto consolare Giovanni, ormai esule in Francia, scriveva al gene- rale Gitatdon, divenuto suo amico dopo che nel 1799 avevano en- trambi operato in stretta collaborazione nel dipartimento del Cir- ceo, di saper per certo che il vero capo ed ispitatore della sivolta di cui era rimasto vittima il padre era stato il vescovo di Veroli, An- tonio Rossi®. Le altee fonti a nostra disposizione, 8 veto, sem- brerebbero escludere totalmente una tale responsabilitd. Tanto Pan- notazione del Liber Morluorum di sant’Exasmo quanto il volume di Francesco Mellonj affermano esplicitamente che il vescovo di Veroli Ta mattina del 27 avrebbe fatto tutto il possibile per salvare se non altro la vita dei cinque « patrioti » poi decapitati. In particolare, secondo la relazione del Liber mortuorum di Sant’Erasmo il vescovo Rossi avrebbe cercato personalmente di placare gli insorti, e allo stesso scopo il capitolo della cattedrale, facendo leva proprio sulla devozione del popolo, avrebbe esposto sulla soglia della chiesa le ptincipali reliquie presenti nel santuario, fra cui un frammento del @ Sj parla oscuramente del conte Puolini in un rapporto di Girardon in data 1 vendémiaire an 7 - 22 settembre 1798: cfr. MP. Crrrettt-G, Seanint, Une source inédite, cit, p. 392. Non sappiamo perd come si siano concluse Je indagini sul suo conto, Lo stesso Girardon il 7 vendemmiaio anno VI - 11 of tobre 1798 informa Macdonald che Giuseppe Antoniani, fuggito nel regno di Napoli secondo Ja madre per evitare di servite nella '‘« Gendarmerie », in realtt secondo Je testimonianze di ben quattordici soi. concittadini era stato alla testa dei ribelli durante il massecro della famiglia Franchi, aveva mascisto sempre alla Ioro testa contro i francesi, si era opposto con tutte Je sue forze a che il vescovo della citta si recasse a chiedere perdono ai francesi per i suoi diocesani ¢ aveva fatto contribuire vari suai concittadini alla fornitura di piombo per i tibelli, Cér. ivi, n. 252, p. 409. La famiglia Antoniani nel 1767 non faceva parte del patriziato verolano, mentre nel 1836 vi sisulta comptesa. Cir. F. Metions, Prospetto istorico, cit., p. TK, nota 1. % Documento conservato nellatchivio Franchi, Archivio Comunale di Ve- oli, Girardon gia uno o due anni prima sosteneva Ia stessa tesi nel suo gid citato Précis (a meno che Ia stesura di questo docamento non vada postdatata, ¢ allora Ia lettera di Giambattista Franchi potrebbbe aver fatto parte del lavoro di documentazione necessatio alla soz compilazione). 92 Luca Tonrbolesi Iegno della Croce, ¢ Ia testa di santa Salome ”. Dal canto suo Mellonj fa un vero e proprio clogio del vescovo Rossi, affetmando che du rante lo svolgersi dei drammatici eventi egli era rimasto sempre « pre- sente ase stesso ». E in effetti fa un certo effetto immaginare che una rivolta cost selvaggia, ¢ che non risparmid neanche un anziano sacerdote (ricordiamo che Demettio Marzocchi era canonico curato della partocchia di san Pietro), potesse essere stata organizzata o favorita dallo stesso vescovo riformatore che pochi anni prima si preoccupava dello stato di ignoranza in cai versavano i suoi fedeli. ‘TTuttavia Io stesso vescovo Rossi non sembra affatto scandalizzato quando il 22 febbraio 1800 segnala alla Giunta di Stato in Roma Te « benemerenze sanfediste » del giovane sacerdote Giuseppe Toz- zi, otiginatio di Bauco, che alPayvento della Repubblica ticopriva da citea un anno la carica di cancelliere del Vescovato di Veroli. Tl Rossi scrive testualmente: «il Sacerdote ‘Tozzi con altti otto, 0 dieci Fcclesiastici pure Sacerdoti erasi armato di Archibugio nella nota Rivoluzione del Luglio 1798 alla testa di questi Insorgenti contto Ti Francesi; colpa per cui era stato fra gli altri Ecclesiastict a me Compagno nella fuga a Napoli, [...] questo suo personale ar- mamento seguf per cosi dire sotto i mici occhi » * Questo documento importantissimo getta dunque tata un’al- tra luce sugli avvenimenti di Veroli, e soprattutto sul ruolo che in essa ebbe una parte consistente del clero della citt3, A conti fatti © Questa versione perd contraddetta da un altro documento coevo, con- servato nellatchivio privato della famiglia Scaccia Scatafoni, che situa Pespo- sitione delle reliquie da parte del capitolo della cattedrale ol 28 luglio invece che alla mattina del 27, ¢ afferma che V'atto satcbbe stato compiuto non per calmare gli insorti ¢ salvare i prigioniesi dalla morte, ma per ordine degli stessi insorti, ordine al quale nessuno aviebbe osato disobbedire. Si veda al riguardo M, Stunve, Vicende ¢ protagonisti di Veroli, cit., p. 137. © Per Yopera relativamente riformatrice ed illuminata del vescovo Anto- nio Rossi, cfr. M. Srimrx, Veroli e i vescovo Antonio Rossi tra settecento ¢ ottocento, in Lunario Romano XI, Ottocento nel Lazio, a cuta di R. LEFEVRE, Roma 1982, pp. 119-138, 4i La lettera & conservata nell’Archivio di Stato di Roma, Giunta di Stato, fsc, 206, TI Rossi chiedeva di poter complete un'eccezione siassumendo il Tozzi, perché quest'ultimo nel 1799 era stato costretto dal « giacobino » Jacoucci ad assumere Ia carica di segretario della municipalitt repubblicana, e 1a legge emanata dall'autorita provvisoria del genemle Naselli stabiliva che chiunque avesse ricoperto catiche « epubblicane » era escluso dai. pubblici uffici, insurrédione del luglio 1798 93 sembra adesso perfettamente credibile che a capo dei ribelli ci fosse Varcidiacono della Cattedrale Luigi Bisleti, e assai meno inctedibile che la sua eminenza grigia fosse lo stesso vescovo Rossi. Ma in tal caso, che attendibilita dare all’annotazione del Liber Mortuorum di S. Erasmo, che non 2 presente sul libro della Cattedrale pur essendo quello il suo posto, porta la data sospetta del 5 agosto (perché mai questo ritardo invece di un’annotazione perfettamente contempora- nea al 26 0 al 27 luglio, come tutti gli altri Libri Mortuorum da me consultati nell’area della rivolta, ¢ nello stesso Liber Mortuorune delPaltea parrocchia verolana di S, Paclo?), e infine dovrebbe essere stata redatta dallo stesso Bisleti, che era, ricordiamolo ancota una volta, arcidiacono della Cattedrale? E allora, ne fosse Iui stesso l'au- tore, non sat’ certo un caso che in essa si vanti di aver salvato pet- sonalmente Ja vita ai membri superstiti della famiglia Franchi; un po’ come fece ad Alatti Filippo Cartozzi, nello stesso tempo presente € potente fra i capi dell’insurrezione, ¢ protettore dei « giacobini » arrestati, Da tutto cid possiamo trarre due conclusioni, parziali ma pre- viose: da una parte che vi fu un‘estesa partecipazione alla rivolta del cleto di Veroli, ¢ dall’altro che Pannotazione del Liber Mortuo- rum di $, Erasmo & quantomeno dubia, ¢ probabilmente costitui- sce una versione di comodo degli avvenimenti, ovvero una sorta di « vetsione ufficiale », edulcorata, destinata a coprite il ruolo degli ecclesiastici verolani nella rivolea, 3. La rivolta a Frosinone Su Frosinone la documentazione & assai scatsa. In pratica ci si pud basate solamente sulle annotazioni dei Libri Mortuorum pat- rocchiali, e sulle sentenze delle corti marziali francesi %, La data stessa della rivolta & fornita con precisione solo da Giovanni De # A Frosinone vi forono 10 condannati a morte: Biagio Fanfera, Fran- exsco Antonio Ceccarclli, Pietro Paclo Spaziani Nicola Arcese, « lavoratoti i campagna », Giuseppe Trina e Vincenzo Spaziani detto « il Canonico », vet: turali, Liberatore Giansanti Colucci, falegname, Giovanni Battista Trina, sarto, Francesco Campioni, « Molinaro da Olio», e Bemardino Moseatelli, di cui si ignora 1a professione, 94 Luca Tombolesi Matthacis nel Saggio Historico sull’antica citta di Frosinone, pub- Slicato 2 Roma nel 1816, De Matthaeis era comunque, se non un testimone oculare, un contemporaneo, e quindi la sua datazione & da considerarsi attendibile. Anche a Frosinone, capoluogo di can- tone, la rivolta scoppia quindi il 26 luglio ®, Secondo le condanne che in seguito furono comminate dalle corti marziali francesi, pare che la notizia dei fatti di Alatri (dunque dovtemmo essere almeno nel primo pomeriggio) sia stata portata in cittd dal falegname Libe- ratote Giansanti Colucci, 40 anni, che sara poi fucilato nella stessa Frosinone in seguito alla condanna il 9 brumale anno VII (30 ot- tobre 1798), che avrebbe poi diretto l'insutrezione insieme ad altre petsone, fra le quali Luigi e Vincenzo Spaziani (anche Vincenzo Spaziani, vetturale, trentacinquenne, sat’ fucilato, I’8 fruttifero anno VI, cio’ il 25 agosto 1798), al bargello della citta, Fusconi, e ai fratelli Cerroni. Purtroppo le varie sentenze non specificano la data precisa dei diversi episodi contestati, e quindi non possiamo ticostraire una cronologia precisa. Quel che @ certo & che lo stesso giorno 26, scoppiata la rivolta, si ha uno scontro fra alcuni membri della Guardia Civica che custodiscono Valbero della libert& ¢ i ri- 8G, Ds Marruasts, Saggio Historico sullantica cittd di Frosinone, Roma 1816, p. 103. Questo volume non fornisce purtroppo alcun ulteriore clemento utile sulla rivolta, che non si possa git ricavare dai libri parrocchiali e dalle sentenze. “4 Almeno di cid era sicuro Girardon: oft. M. Crrrenii-G. Secarint, Une source inédite, cit., p. 374. Girardon in un'alira lettera identifica tre capi della tivolta a’ Frosinone: Michele Arcangelo Cetroni, il cananico Anto- nio Cerroni e un certo bargello « Fersconi» [sic]. In tutte le altre lettere i Girardon che possediamo il bargelle di Frosinone & chiamato Cerroni, ma dal rescritto redatto nel 1801 per la Sacta Consulta sul tentative di sedizione di diversi ex-sanfedisti, gia citato nella nota 6 del capitolo 1, sappiamo che nello stesso 1801 and’ in pensione il bargello di Frosinone Nicola Fusconi. Dunque «Fersconi» sat senz’altro la cotruzione compiuta dal segretario del generale Girardon del nome originsle « Fusconi», ¢ Critelli © Segarini iden- tificano @ totto il batgello di Frosinone con Michele Arcangelo Cerroni, cfr. ivi, nota 73. Un altro individuo che si sarebbe distinto nella tivolta, citaio in uleeriori Iettere di Girardon, sarebbe stato un cetto Raffaele Bassetti. Cir. ivi, pp. 407, 411-412 (nelledizione & stato inspiegsbilmente omesso ik nome del Bassetti, Raffaele, chiaramente presente nelVoriginale). Girardon nel suo rapporto al generale Macdonald del 18 thermidor on 6 (5 agosto 1798) afferma che il capo dei ribelli di Frosinone era un certo « Chorgi »; il nome & senz’altro. cottotto dal copista fino a tenderlo incomprensibile, e patrebbe stare sia per « Cettoni » che per un diverso nome a noi alttimenti sconosciuto. Liinsurrezione del luglio 1798 95 belli, ¢ che in questo scontso, oppure nell’assalto al « quartiere » della Guardia (come ho gid detto la dinamica precisa degli avveni- menti non @ chiara) viene ferito con un colpo di « sarrocchia » il capo della pattuglia, un certo De Santis. Alla fine gli insorti hanno Ja meglio, Palbero della liberta viene abbattuto e quattro « patrioti », Pedile® Francesco Antonio Sodani, suo fratello Angelo Maria, il segtetatio del cantone di Frosinone Bernardo (o Bernardino) Maz- zocchi ¢ il sacerdote Camillo De Mattheis, figlio del console Giaco- mo De Mattheis, sono catturati e gettati in carcere tra minacce ¢ ingiurie. Dalle sentenze si ricava che qui a Frosinone Vinsurrezione non ptesenta il carattere apparentemente spontaneo e popolare che sem bra avere invece ad Alatri e a Veroli, Nelle sentenze si parla del popolo « costretto con minacce a prendere le armi» ¢ ad « aban. donate i loro travagli per unirsi ai ribelli », addirittura uno dei condannati era accusato di aver « costretto [...] i popolo riunito nella Chiesa dell’Annunziata a lasciare la Messa che stava ascol- tando per prendere Je atmi>. E questa una considerazione che si pud fare per la grande maggioranza dei centri che incontreremo d’ora in poi. Mentre ad Alatti ¢ a Vetoli Vinsurrezione sembra ay- valersi facilmente del fanatismo e del sentimento religioso fetito, altrove vi futono senz’altzo forti difficolt nel mobilitare Ia popo- lazione. Cid avr’ effetti evidenti nei giorni che seguiranno, quando si verificher’ lo scontto con le truppe francesi, e appatita chiara Vincapacita dei ribelli ad opposre una seria resistenza, 4, La rivolta a Ferentino Anche per Ferentino disponiamo delle sentenze delle corti mar- viali francesi ®, e soprattutto delle annotazioni, fortunatamente assai ‘© Tn realtd nei bandi, pubblicati in aprile, che pubblicizzavano le cariche repubblicane aci vari dipartimenti della Repubblica Romana, Francesco Anto- nio Sodani non figurava come edile, ma come aggiunto di Frosinone; !’edile risultava essere invece un certo Giovanni Battista Spaziani. Non & chiato se Vetrore & in questi bandi o in quelli delle sentenze, oppute se nei mesi tra aptile e luglio Spaxiani si fosse dinesso o fosse per qualche altro. motivo decaduto dalla catica, € fosse stato sostituito apputo da Sodani, A Ferentino furono condannate a morte 10 persone: il canonico Anto- 96 Luca Tombolesi ampie © minuriose, del Liber Mortuorum della parrocchia di santa Maria Maggiore“. Tl frammento disponibile della Istoria dell'abate nio Gizzi, Cesare Prospeti e Giulio Picchi, calzolai, Giuseppe Collalti e Anto- nio Rinaldi detto «Catalone », «lavotatori di tetra», Paolo Trenta, « Bovat- tiexe », Claudio Triule, « vivente delle sue entrate », Luigi Prosperi, Antonio Spetduti (che evidentemente riusch a fuggire prima dell’esecuzione della con- danna, poiché venne fucilato in realta il 22 aprile 1799, dopo essere stato noovamente catturato dai francesi; cfr. supra, nota 12) © Angelo Serafino Scala; degli ultimi tre non si conosce Jo status. Diamo qui di seguito il testo di questa annotazione: “« Anno Domini 1798, die 26 Julii Cum universa ditto, olim Pontificia, jam a Mense februario preterito reperiatur sub Regimine Democratico, per Gallicanam Republicam Instituto; nonnulli ex Perentini Civibus, (parole illeggibile], exereplun sequuti alia- run Civitatum, Oppidorumque versus Orientem sibi finitimorum, se, Cis tatemque ab codem regimine subducere sunt conati caesa Arbore, que erat Democratici regiminis signum. Postridie cum Arma per Ferentinatum domus exguirerent, arbitrantes se se suam posse fieri defectionem, Dominicum Necci, in propriis aedibus exsistentem, ac iisden forsan contradicentem quoad Armo- rum traditionem, Sclopi explosione adeo in needia fronte plumbea pila vnlnera- verunt, ut statin sensum [segue una parola che non si legge bene, forse “amiserint”) usu, ac post boram [segue la parola “circiter” poi cancellata] in Communione S. Matris Ecclesiae, etatis suae Annorum sexaginta novem circiter, Animam Deo reddidit, Sacramentaliprius Absolutione, ob vitam Christiane [segue una parola che non si legge bene], sub conditione tamen, quod nulla penitentiae signa edere videret, per me infraptum donatus, ac Sacri Dei Unctione roboratus. Cuius Corpus deinde in Avito Sepulchro, in Ecclesia S. P. Min. S. Francisct conventualium existente, fuit bonorifice, wt par erat, terrae mandatum. Jacobus Ab, Cocumellt Statin ac autem predicta defectionem cognovit Romana Respublica, iflico exercitum ex Polonis, ac Gallis comparavit militibus, misitque ad easdem civi- lates coercendae, ac debitam sibi reducendam obedientiam, Die itague 29 Julié 1798, Territoriuns nostrum ingressus Reipubl. exercitus, pugnans adversos in- sorgentes nostrates commisuit, fugavitque, occisit in ipso proclio Francisco dt Maggio ex Parrocbia S. Valentini, Vincentio de Angelis, Epipbanio Picchi, Joarne Baptista Bianchi, et Coclestino [segue un cogaome che non si legge bene, forse “Bossi” 0 “Bassi”] ex Parrochia S. Hippolythi, totidemgue ex finitimis locis, qui pro twenda Patria, ut arbitrabantur, sese Ferentinatibus adjunserant, Victor deinde exercitus Ferentinum depopulatus est; ac in ipsa direptione fuernt interemipti Ludovicus Serapica anni sexaginta duorum circiters Andreas Calabrese annorum quinguaginta circiter; Matthia Mortale anorum quadraginta novem circiten; et Angelus Giancolini annorum triginta circiter, Linsurrerione det luglio 1798 97 Galassi®, forse contemporaneo alle vicende, praticamente non parla dello scoppio della rivolta, mentre tratta con una cetta ampiezza delPoccupazione della citi i 29 Tuglio 1798 ad opera dei xepatti francesi ¢ polacchi. A Ferentino secondo Vannotazione del Liber Mortuorum della parrocchia di santa Maria Maggiore la sivolta scoppia il 26 luglio, in seguito alla notizia delPinsuzrezione dei centri pitt ad otiente, Dai bandi delle sentenze sappiamo che alcuni sacerdoti, tra i quali il vicatio (infatti, morto il 31 marzo 1798 il vescoyo Pietro Paolo Tosi, la sede vescovile di Ferentino era retta da un vicario), avrebbero tentato inu- tilmente di dissuadete il popolo; vennero costretti a tacete, e un giova- ne insorto, Angelo Serafino Scala (che nei giorni seguenti si sarebbe fatto chiamare col titolo di generale), grid® alla folla riunita in piazza che . In questo paese Ja sivolta & caratterizzata da un episodio di estrema ed efferata violenza. Sul Liber Mortuorum appena citato alla data 27 luglio 1798 & tegisteata la morte del « Dominus » Giovanni Alberto Baccarini, « Vesania Populi vita [segue una patola incomprensibile, forse “interemptus” |, ejusque corpus sepultum uit... ». Tnsomma, il sacerdote parla della « follia del popolo » che avrebbe ucciso il Baccatini, edile di Bauco. Inoltre dalla sentenza di condanna del Verelli, cittadino di Bauco, si ricava che questultimo cra andato a Ripi e vi aveva portato la notizia dell’insurtezione nel proprio paese, precisando come gli in- sorgenti avessero cavato gli occhi delledile, ¢ Jo avessero portato in gito per il paese cost ridotto. In un rapporto al comandante fran- cese a Roma Macdonald, datato il 17 vendemmiaio anno VII - 8 ot- tobre 1798, il generale francese Girardon scrisse che i « fonction- naires » di Bauco erano stati trattati orvibilmente dai sibelli, che «attachdrent & des arbres et les y laisstvent mourin aprds avoir leur crevé les yeux ». Un paio di anni pitt tardi, scrivendo in Francia il suo Précis historique sulla tivolta, lo stesso Girardon si limitd co- munque a tiprodurre quanto possiamo Ieggere sul bando di con- danna del Verelli®, Ultetiori informazioni che sembrano perd non del tutto attendibili le fornisce Alessandro Verri®. Si nara qui come Vedile di Bauco, Baccarini, avesse vietata la processione di sant’Anna, protettrice del paese, al che il popolo infuriato si sarebbe impadronito di lui, Lavsebbe portato dinanzi all'albero della liberta, gli avrebbe cavato gli occhi ¢ cucite Je palpebre; quindi, dopo aver abbattuto Palbero, gli insorti avrebbero decapitato sul suo ceppo i disgraziato. Questa narrazione contraddice in parte Pannotazione del patroco, che data Pevento al 27 luglio, mentre la festa di san- Anna cadeva il 26; senza contare che il patrono di Bauco era in realtd san Pietro Ispano, che si festeggiava P11 mazzo. B possi- bile che Verri abbia in parte confuso i fatti di Bauco con quelli di Veroli, gid esaminati nelle pagine prcedenti. Su Monte San Giovanni Campano vi sono delle annotazioni sul Liber Mortuorum della pavrocchia di santa Maria dell Arendola, ¢ alcuni accenni in lettere conservate nelParchivio privato Franchi a ® Iwi, p. 406 © nota 106. ” Cir. A. Vurrt, Vicende memorabili, cit., vol. TI, p, 412, 104 Luca Tombolest Vetoli, E probabile che a Monte San Giovanni a rivolta sia scop- piata il 26 0 il 27 luglio: nel Liber Mortuorum appena citato sono annotati infatti i decessi rispettivamente di Pietro figlio di Onofrio Belli (e questa annotazione & stata successivamente cassata con una linea, e vi & stata posta accanto Ia dicitura « per etrore »), e di Fi- lippo Carbone, entrambi ventiseienni. Non vi si fa aleun accenno a una loro eventuale morte violenta, ma Ia loro giovane eta ¢ Ja data esaitamente cortispondente fanno pensare ugualmente ad un colle- gamento con Ja rivolta, Lo stesso suggerisce l’annotazione « per et- rore », che farebbe pensare ad un’annotazione frettolosa ¢ basata sul «sentito dire », poi rivelatasi errata; un fatto spiegabile con una situazione di disordine che avesse impedito al parroco di accer- tatsi_personalmente dei fatti, e della precisa identita del morto. Monte S. Giovanni figura in ogni caso nell’elenco di paesi insorti alla data del 29 luglio, inserito nel proclama inviato quel giorno daj ribelli di Veroli al « Popolo di Piperno » *. Anche il pitt volte citato Francesco D’Amico asseriva nella sua deposizione che il 28 luglio i tibelli di Alatzi, concentrati a Tecchiena per combattere con- tro i Prancesi, aspettavano « ivi gli ordini dal Monte di San Gio- vanni», Altri elementi sulla rivolta in questo paese sono presenti in una lettera datata « 28 nevoso 1799 [sic] » (cod 17 gennaio 1799), nella quale Vincenzo Catbone, « patriota» di Monte San Giovanni, scrive a Giambattista Franchi di Veroli parlando fra Je altre cose dellarresto da lui operato di « quattro birboni rivoluzio- narj della prima e seconda rivoluzione », dove con ogni probabilita ci si tiferisce rispettivamente a questa rivolta di luglio e all’inva- sione alla fine di novembre 1798 da parte delle truppe napoletane (tra Paltro Carbone scrive nella lettera che i quattro « sono stati volontatj del fi: Re di Napoli »). La gia citata sentenza contto Domenico Verelli, contadino di Bauco, naturalmente 8 utile anche per Ripi, insieme a quella di due abitanti di quest'ultima, i « lavoratori di campagna » Francesco Pa- inghelli e Vincenzo Persichilli?, Non abbiamo informazioni precise sulla data, comunque la tivolta scoppid a Ripi dopo Parrivo di Do- menico Verelli, che aveva portato la notizia della tivolta di Bauco, © Clr. MP, Carretrr-G, Secanmnt, Une source inédite, cit, p. 451. # Di un ulteriore condannato, Francesco D’Arpino, non & stato conservato il bando della sentenza, La fonte relativa 2 citata in T. Cecttia, Le classe dirigente cit,, p. 38. Vinsurrerione del luglio 1798 105 ed ordinato che si abbattesse Valbero della liberti, malgrado alcunt cittadini tentassero di dissuaderlo. Anche vari « Patrioti» sareb- bero stati costretti ad armarsi e a partecipare alla cetimonia, Vin- cenzo Persichilli avrebbe inoltre colpito con un « bastone munito di un ferro in punta» un certo Rocco Valenti, ¢ gli avrebbe sottratto con la forza il fucile. Anche Ripi rientra nell’elenco dei paesi insorti. alla data del 29 luglio. Vennero condannati e fucilati dalla corte marziale francese an- che quattro abitanti di Arnara; Giovanni Grandi, « Guardiano di campagna », Antonio Coccia, vetturale, Baldassare Coccia, sarto, e Giuseppe Mazzocchi, notaio. Le loro sentenze non ci danno indica- zioni precise sulla data della rivolta in questo paese, ma il fatto che non vi si facesse cenno al re di Napoli, e che i locali ribelli agissero di conserva con quelli di Bauco nel far insorgere anche Pofi, fa sup- porre che essa abbia avuto Iuogo prima del 29 luglio, forse gid il 26. Anche qui fu seguito lo schema gid consueto: i fautori della rivolta fanno « battere la cassa e suonate le campane all’armi », ta- gliano e danno alle fiamme V’albeto della liberta, costringono il se- gretario comunale ad aprire loro la porta del « segretariato », dove oltre alle atmi della Guardia Civica sono custodite carte, bandiere e stampati repubblicani che vengono tutti dati alle fiamme, costrin- gono Varciprete a cantare «il Te Deum in azione di grazia» ¢ a benedire tutti gli insorti, impongono ai cittadini una contribuzione pet Vacquisto di polvere da sparo, minacciano i locali « patrioti », particolarmente Vaggiunto, Giuseppe Giusti. Anche qui, come in altri centri, & percepibile dagli accenni delle poche sentenze a nostra disposizione Ja sostanziale indifferenza ed estraneita di gran patte del popolo alla ribellione: il notaio Mazzocchi sari accusato di aver co- stretto varie persone ad entrare in chiesa per assistere al Te Deum, il sarto Baldassarre Coccia sparerd contro vari cittadini che, in mar- cia con gli altri ribelli per unitsi al grosso degli insotti a Frosinone, a meta strada tornarono indietro, ‘Non sappiamo quando Torrice avesse adetito alla rivolta: tut- tavia questo paese @ anch’esso presente nell’elenco redatto a Veroli il 29 luglio 1798 dei paesi gid in tivolta, Per Strangolagalli manca qualsiasi sccenno nelle fonti da me raccolte; la sua posizione geogtafica fa comunque supporre che anche i, se pure non vi furono rivolte spontanee, le municipalita repub- blicane dovettero essere abbattute da spedizioni provenienti dai vi- cini paesi insorti. 106 Luca Tombolesi 7. La rivolta @ Supino, Morolo e Sgurgota Non abbiamo cenni sullo scoppio della rivolta a Supino: sap- piato perd dal gia pitt volte citato elenco dei paesi in rivolta redatto a Veroli il 29 luglio 1798 che anche Supino a quella data stava dalla parte dei sivoltosi. Inoltre la ricchissima deposizione dell’alatrese Francesco D’Amico ci dice che a Ferentino il 29 luglio, dopo la fuga di tutti gli altri contingenti di ribelli, rimarranno « unicamente [...] li ferentinesi ¢ li supinesi a combattere li francesi ». ‘Anche Morolo & compreso nell’clenco di paesi ribelli appena citato: non possediamo alcun’altra informazione al riguatdo. ‘Dal bando della condanna emanata il 29 termifero anno VI (16 agosto 1798), sappiamo che il 7 termifero (ciot gia i 25 luglio) a Sgurgola un certo Tommaso Bellardini, « lavoratore della terra », aveva cetcato di abbattere nel suo paese I’albero della liberti. Questo documento non di purtroppo nessun’altra informazione su questo tentativo fallito, Qui ci si pone un problema abbastanza serio. Infatti il 25 luglio, a parte i disordini di Alatri culminati nell’abbattimento dellalbeto della libertd, non eta scoppiata in nessun altro centro del- la zona aleuna tivolta. Cid pone dei seri problemi di interpretazione, tanto pit che questo fallito movimento di Sgurgola appare anche geograficamente eccentrico rispetto all’area di diffusione dell’insurre- zione. Liipotesi che mi pate pid attendibile & che si sia trattato anche in questo caso di un movimento spontanco, non collegato con la rete insurtezionale messasi in movimento il giorno dopo. Sono por tato a questa conclusione dalla sua stessa eccentricit’ geografica ¢ cronologica, ¢ inoltre, fatto non secondario, dal fatto che questa & Vunica sommossa conclusasi, invece che con l’abbattitnento dell’albe- ro della libert’, con Patresto di uno dei suoi promotori, segno pro- babilmente dell’improvvisazione ¢ della mancanza di organizzazione del tentative. Pud essere che anche Ja notizia di quanto accadeva a Spurgola abbia avuto peso nella decisione presa a Roma lo stesso 25 luglio di inviare nel dipartimento del Circeo il senatore Zacca- leoni ¢ la sua scorta di 300 militari, Altro fatto difficile da spiegare & la presenza di Sgurgola nell’elenco dei pacsi ribelli tedatto a Ve- roli i] 29 luglio 1798. Potrebbe essere accaduto che a Vetoli non si sapesse con precisione cosa fosse accaduto a Sgurgola, oppure che il tentativo, riuscito in un primo momento, fosse poi fallito, oppure ancora che dopo il ptimo fallimento avesse avuto successi nei giorni ‘insurrexione del luglio 1798 107 immediatamente seguenti un secondo tentativo di cui perd non sap- piamo nulla. L'INVIO DELLE TRUPPE FRANCO-POLACCHE E L’OCCUPAZIONE DI [FERENTINO 11 25 luglio, nel pomeriggio, si exa svolta a Roma una rfunione tra il generale francese Laurent Gouvion-SaintCyr, comandante delle truppe francesi di stanza nella Repubblica Romana, e i membri del Consolato della Repubblica ®, Oggetto della riunione era Vartivo da Anagni di dispacci, che informavano delle manifestazioni in corso dal giorno precedente a Veroli, e di una deputazione dei cittadini di Tivoli, che manifestavano similmente per ottenere il manteni- mento del monastero dei Passionisti, di cui era stata annunciata la soppressione in base alla legge del 26 messifero anno VI (14 luglio). Si decise di inviare immediatamente delle truppe per soffocate al pit presto ogni disordine, che avrebbe potuto essere (come era infatti il caso di Veroli) Pavvisagtia di sommovimenti pit gravi. E probabile che avesse avuto non poco peso nella decisione di adottare misure tempestive il ricordo della rivolta scoppiata nel maggio precedente nel dipattimento del ‘Trasimeno; in quell’occasione il titardo del- Vinvio delle trappe incaricate della repressione aveva causato il mas- sacto da patte degli insorti dei 130 francesi che presidiavano Cit’ di Castello. Particolare cura fu messa nelVorgenizeazione della spe- dizione destinata al dipartimento del Circeo: venne stabilita Ja for- ® Per tutto cid che tiguarda il punto di vista francese e polacco sulla repressione faccio riferimento principalmente ai gid citati lavori di J. Pactionisxr, Legiony Polskie w walce, interamente dedicato alla repressione della sivolta del dipartimento del Citceo, e Legiony Polskie Pravda i Legenda, che si occupa della tivolta e della sua repressione nel vol, If, alle pp. 183-220, Asai utile, pur se molto meno dettagliato, anche A. Durounco, Le régime jacobin en Usalie, cit, pp, 268-278, Questi lavori sono basati in buona parte sui sapporti che Girsrdon inviava a Rome a Macdonald, ¢ su quelli che quest'ultimo, t12- Jasciando molti particolari ed esaltando i risnltati conseguiti, consegnava al commissatio del Direttorio delle Repubblica Francese a Rome, Florent. Sulla riunione romana del 25 luglio e sulla decisione di inviare truppe nel dipartimento del Circeo vedi J. Pacuosisxt, Legiony Polskie w walce, cit. p. 26: Id, Legiony Polskie Prawda # Legenda, cit,, vol. I, p. 184, 108 Luca Tombolest mazione di una colonna di 300 soldati per fare da scorta al com- missario straordinario inviato dalle autorita della Repubblica Ro- mana, il senatore Federico Pietro Zaccaleoni, di Piperno, incaricato di indagare sulle sommosse € sui loro responsabili, La sera stessa, mentre si incamminava la colonna incaricata della repressione delle manifestazioni di Tivoli, partivano alla volta di Anagai insieme a Zaccaleoni anche i 300 soldati polacchi, tratti da tre battaglioni della Legione Polacca (da circa tre mesi addetta al presidio di Roma), con viveri per due giorni; il comando era affidato al maggiore polac~ co Zeydlitz®. La colonna, passando per Zagarolo e Valmontone, raggiunse Anagni Ja notte fra il 27 € il 28, dopo due giorni di marcia for- zata®, Al suo attivo perd la situazione era radicalmente mutata. Come abbiamo visto, durante il giorno 26 buona parte del diparti. mento del Cixceo, praticamente tutta la zona a nord del Sacco e ad est di Ferentino e Torre, si era sollevata apertamente contro il go- verno repubblicano; gli insotti dovungue avevano abbattuto gli alberi della libertd ¢ sequestrato le armi della Guardia Civica, spesso ave- vano anche incarcerato le autorit repubblicane (quando queste ul- time non si erano gid date alla fuga), e a Veroli, Alatri e Bauco si erano avuti massacti di «patriot» ¢ mupicipalisti_sepubblicani. Ancora la mattina del 27 il generale Jacques-Etienne-Joseph-Alexan- dre Macdonald (succeduto la mattina del 26 a Gouvion-Saint-Cyr nel comando delle truppe francesi a Roma) poteva rassicurare il com- missario civile del Direttorio della Repubblica Francese a Roma, Florent, scrivendogli che avrebbe preso provvedimenti pid seri ¢ avrebbe mandato maggiori forze militari solo se e quando la rivolta si fosse ulteriormente allargata; ma durante lo stesso giorno, ricevuti 4 Le sommosse di Tivoli si calmarono immediatamente con V'attivo delle truppe. Clr. F. Forvunsto, Avverimenti, cit, sotto la data del 25 luglio 1798. % Secondo i manoscritto dell’avvocato romana Antonio Galimberti, fra if 25 © il 29 luglio Zaccaleoni fu accompagnato dal « prefetto consolate » di Frosinone, Giuseppe Patadisi; oft. le annotazioni del 25 luglio - 7 termifero, € del 31 luglio - 13 termifero. Potrebbe essete stato Iut « pottare a Roma la richiesta di soccorsi che fu alVorigine della spedizione. Cft. ancora Pannota- zione del 25 luglio - 7 termifero, che desctive la spedizione come diretta ad ‘Anagai e a Veroli per saccheggiare quest'ultima cit, ¢ ne valuta erronea- mente 1a forza in 800 soldati e 4 cannoni. © Cir. J. Pacuostsir, Legiony Polskie 10 swalce, pp. 26-27; Id., Legiony Polskie Prawda i Legenda, vol. U1, p. 184, Linsurrezione det luglio 1798 109 circonstanziati rapporti da Anagni, con notizie pitt precise sull'effet- tiva estensione ¢ sulla violenza della rivolta, Macdonald decise di inviare ulteriori rinforzi: partirono cost alla volta di Roma un altro distaccamento di 400 polacchi al comando del maggiote Chlopicki e un distaccamento di 350 fanti della 12* mezza brigata francese, che Ja notte venneto raggiunti per strada da uno squadrone del 19° reg- gimento « chassears 2 cheval » e da una sexione di artiglieria (due cannoni), comandati d’urgenza alle undici di sera“, Venne inoltre spedito a Zeydlitz un cottiere per informarlo dell’strivo dei tin- forzi. Tl comando di questa colonna doveva essere assunto dal. co- mandante della 12* mezza btigata, Humbert, che perd la mattina del 28 venne sostituito d’autorit’ da Macdonald con il maggiore gene- tale Antoine Gitardon, « chef de brigade »®, Questi partiva subito da Roma per raggiungere Ia colonna, che la sera si attestava a Valmontone, Zeydlitz, come ho gii detto, era atrivato ad Anagni la notte fra il 27 e il 28; secondo il racconto che anni dopo fece Girardon nel suo Précis, al suo artivo gid era in atto una sommossa, e « les « Cir, J. Pactoxsur, Legiony Polskie w walce, p. 28; Id, Legiony Polskie Prawda i Legenda, vol. U, p. 185. A, Durource, Le régime jacobin en Halie, cit,, p. 272, afferma che il 28 furono inviati al soccorso di Gitardon altel 1200 uomini; in realth egli, probabilmente facendo riferimento ad un rappotto i Macdonald al commissario Florent, confonde il numero degli uomini messi 4 disposizione di Girardon entro il 28 luglio compreso, che cottisponde ap- punto a circa 1200, con un immaginatio invio di sinforzi in questultima data, Dopo gli « chasseurs & cheval » e i due cannoni pastiti la sera del 27, infatt, a Girardon venneto inviati ulteriori sinforsi solo il 30; vedi pitt avanti il pac ragrafo sulla conquiste di Frosinone ad opeia dei fsancesi, Girardon nel suo Précis afferma di aver avuto a disposizione, oltse ai 300 uomini di Zeydlitz, altsi 600 polacchi, 200 uomini della 12° meza brigata, 100 « chasseurs & cheval » e gli artighieri (20) addetti al cannone da 4 pollici ¢ allobice da sei pollici, per un totale di 1220 uomini, Di questi, i francesi non avsebbero comunque preso parte ai cambattimenti, ma sarebbero simasti in retroguardia fra Velletri, Valmontone Zagarolo. © Antoine Girardon ca un tipico esempio della rapida cattiera fata du- rante Ja Rivoluzione Francese da gioveni militari capaci: ato nel 1758, sol- dato semplice in America nel corpo di spedizione inviato ad appoggiare gli Stati Uniti nascenti fra il 1778 e il 1783, abbandona Ia casriesa militare © fa uficiale gindiziatio, ma nel 1792 si arruola nuovamente nelle armate tivo- tuzionatie, ¢ il 22 luglio 1794 & gid chef de butaillon; fa quindi Ia campagna @Tualia con Napoleone, & promosso a chef de brigade 2 titre provisoire, co- manda nel 1797 la piazza di Venexia per passare poi all’Armée de Rome. Cf, MP. Carmmurt-G, Snearmt, Une source inédite, eit., p. 453. 110 Luca Tombolest habitans [...] forgaient déja le dépét des Armes». La mattina se- guente, dopo un colloquio con Zaccaleoni, d’accordo con lui sulla impossibilitd di placate Vinsurrezione senza spargimento di sangue, come nelle istruzioni ricevute il 25 era specificato di fare se possi- bile, Zeydlitz decise di avanzare all’alba del 28 con Ja sua colonna su Ferentino, Contava probabilmente sull’effetto sorpresa, ma fu Jui invece ad essere sorpreso dalla resistenza incontrata; si sarebbe infatti imbattuto in posizioni fortificate, e si sarebbe trovato bersa- gliato dai tiratori ribelli appostati al sicuro. Le sue truppe si spar- pagliarono riparandosi grazie alle irregolaritt ¢ agli anfratti offerti dal terreno, e sostennero per un po’ una viva sparatoria, ma Zeydlitz, pensando di avere di fronte a sé forze preponderanti, ordind la ri- titata e si batricd in Anagni in attesa dei tinforzi. Girardon riporta nel suo rapporto a Macdonald dell’11 termidoro - 29 luglio un morto © quattro feriti da parte polacca, ma alcuni anni dopo nel Précis parler di 4 morti ¢ dieci feri Su questa scaramuccia si veda J. Pachoxsk1, Legiony Polskie w walce, cit,, p. 29, € Id., Legiony Polskie Prawda i Legenda, cit. vol. Il, p. 186, Lo stotica ‘polacee, senza dire da dove abbia ricavato quest'informazione, pacla della morte nello’stesso scontro di dodici sibelli; tuitavia, a parte Festrema improbabilita del fatto che i sibelli, che combattevang al coperto, siportassero perdite superior! « quelle dei polacchi colti di sorpresa, questa affermazione si scontra con Pannotazione estremamente minuziosa presente sul Liber Mortuorune della parsocehia di santa Matia Maggiote a Ferentino, In essa & sctitto espli- citamente che il giorno 29 luglio i motti in combattimento contro i frances} ei polacchi furono in tutto dicci, cinque di Ferentino, e altrettanti di paesi vicini, «totidemgue ex finitimis locis ». B facile concludere insomma che si tetta di un'invenzione, destinata a coprite Io scacco subito da Zeydlitz. B comungue un fatto assodato che i resoconti e i bollettini francesi quando trattano di scontri con i sanfedisti, delle loro forze ¢ delle perdite a queste inflitte sono del rutto inattendibili.’ Un esempio dassico & quello di Lugo del 1796, esaminato in A. Lazzant, Le sommossa ed i sacco di Lago nek 1796, Ferrara 1906, p. 190. In entrambi i suoi lavori Jan Pachoriski, parlando di questo primo scon- tro, affexma che gli insorti persero I'occasione di attaccare a loro volta Anagni, sfruttando Ia momentanca debolezea del piccolo reparto polueco. In tealta fino al tardo pometiggio del 28 gli unici tibelli presenti a Ferentino erano proba- bilmente quelli di questa stessa cittd, dei quali non conosciamo Ja consistenza numerica, ma che, se pure fossero stati numericamente superior! al eparto del maggiore Zeydlitz (¢ non & affatto detto), non dovevano esserlo di molto. Niente di strsno dungue se non si mossero, tanto pit: che attendevano per Ja sera stessa Lertivo di fore provenienti da tutta Ja regione insorta. surrezione del luglio 1798 11 ‘Mentre il comando francese raccoglieva truppe e preparava la reptessione, i ribelli cominciavano anche loro a raccogliere ed orga- nizzare le proprie forze. Si pone qui un problema importantissimo: questi tibelli disponevano di un comando e una direzione centtaliz- zati? Sia la lettera del « Popolo d’Alatri » al « Popolo di Torte » che il proclama det ribelli di Veroli al « Popolo di Piperno », par- Jano in effetti di un ufficiale napoletano, con ogni probabilita il «capitano Fortuna » che abbiamo gia visto allopera a Veroli e ad Alatri, che si occupa dellorganizzazione ¢ dello schietamento delle truppe raccolte a Ferentino ®. Ne abbiamo un ulteriore indizio nella sempre pteviosissima deposizione di Francesco D’Amico, che fa 1: ferimento ad ordini che i ribelli di Alatri dovevano ricevere « dal Monte di San Giovanni» per marciate contto i francesi. Secondo questa testimonianza, il giorno 28 luglio Angelo Maria Cataldi or- dind al suo Inogotenente Sisto Antonio Cianfrocea di tiunire nuo- vamente i suoi trenta uomini di Pignano, di unirsi a tutti gli ala- tresi ¢ di concentrarsi a Tecchiena, dove avzebbero dovuto appunto ricevere « gli ordini dal Monte di San Giovanni», Dopo aver ben riposato, gli uomini di Alatri, circa 450, si mossero quindi verso Ferentino, dove, artivati nel pomeriggio, passarono tutta la notte nella piazza della Cattedrale, Il fatto & ‘confermato dalla Cronaca del Abate Bellincampi, che afferma che gli uomini di Alatri mobili- tati erano 800, che a Tecchiena si crano uniti con « gli armati di Veroli e di tutta la Diocesi, eccettuato soltanto Pofi, ¢ Ferentino e tutta Ja Diocesi », ¢ che Vobiettivo della spedizione era Anagni. A parte Ia sopravvalutazione del numero degli insozti (il mumeto pre- iso eta certo conosciuto pit facilmente da D'Amico, che eta uno di loro, piuttosto che dal parroco Bellincampi che probabilmente 1i- portava delle voci che aveva sentito, o tutt’al pit aveva fatto una Si siferisce senz’altro a questo scontro il proclama dei sibelli di Veroli al «Popolo di Piperno », quando afferma che i tibelli « in quest’ogei 29 luglio 1798 si sono gid attaccati con Ia barbara, iniqua e scelerata gente nazione nemica francese ed hanno da gid abbattuti molti di essi », ¢ che avevano inviato a riproya di cid a Vetoli « il teschio infame del Capo de’ Dragoni », evidente- mente Je testa di un soldato polacco ucciso. I documento in M.P. CRirennt- G, Seaanint, Une source inédite, cit., pp. 451-452. ® Leticte conscivate a Parigi nell’Archive du ministére des Affaires Esrangeres, tiptodotie in M.P, Carmenit-G, Secanint, Une source inédite, cit., pp. 450-452, u2 Laca Tonsbolesi sua stima), @ interessante il fatto, sempre riportato dal Bellincampi, che con i tibelli di Alatri partissero anche quattro cappellani: padre Luigi Pardini, originario di Lucca, scolopio, don Vincenzo Marra, don Giuseppe Del Monaco ¢ don Emilio Latini® A Ferentino la sera del 28 pare si fossero raccolti 2.100 uo- mini”. Sappiamo che, di questi, 450 erano alatresi; da Veroli sembra fossero partici altri 300 uomini”. Altsi contingenti prove- nivano da tutti i paesi che avevano aderito alla rivolta: in una Jettera datata 30 luglio 1798 un ribelle, Giuseppe Maria Jacobelli, elenca i centri di Ferentino, Frosinone, Alatri, Veroli, Collepardo, Supino e Torrice. Una forza tutto sommato apparentemente notevo- Ie, e opportunamente incoraggiata da false notizie che vorrebbero Don Vincenzo Marra cra «Cappellano della Congeegazione della Pas- sione di Nostto Signoze, detta dei Sacchetti », come egli stesso depose due anni dopo durante il processo intentato contro Io scolopio « giacobino » don Giovanni Veneziani; cfr, Archivio di Stato di Roma, Giunta di Stato, fse. 132. Tutti e quattro i religiosi saranno poi arrestati dai francesi il 14 ago- sto, insieme alfaltro sacerdote elatrese implicato nella rivolta, don Franco Colamattini, di cui abbiamo gid parloto nel capitolo precedente, e saranno rilasciati con lui 1°8 settembre, come annoterd il Bellincampi, « per ajuto del- FAltissimo e dei buoni cristiani». B presumibile che pet questi sacetdoti si sia messo in moto per scagionarli tutto un meccanismo di solidarieti locali, avvalorando (magari anche con false testimonianze) la tesi di una loro coezci- vione da parte degli insorti, Meccanismi di questo genete erano entrati gid in azione per csempio a Lugo nel 1796, cfr. A, Lazzant, La sommossa, cit., pp. 92-93, Del resto, git al momento del loro artesto il generale Girardon temeva che fossero state «donné d’avance des bénédictions pour de faux ser- ments»; cit. MLP. Crrrenit-G, Szeartnt, Une source inédite, cit., p. 351. ® Tl dato & conteauto nella Iettera di Giuseppe Matia Jacobelli di cui parleremo pits avanti, riprodotta in M.P. Crarsnut-G. Szcanint, Une source inédite, cit., p, 452. n'Gitardon parla nelle sue letiere del 5 fruttidoro anno VI (22 agosto 1798) al comandante della guarnigione di Veroli e al comandante francese a Roma Macdonald di 300 uomini partiti da Veroli per soccorrere Ferentino, agli ordini di Luigi Cedroni, nominato cotonnello dei ribelli, Del resto, per 300 uoinini eta Vordine di panificazione emesso 2 Veroli da Nicola Pellegrini; cit. MP. Carsusx-G, Suoarmt, Une source inédite, cit, pp. 330 ¢ 359. Luigi Cedroni viene definito da Girardon «Je plus riche de Veroli >; tuttavia Ta sua non tisulta fra le famiglie patrisie di questa citi’: oft. F, Mentony, Prospetto istorico, cit., p, TX, nota 1, Va tenuto comunque presente che que- sto Luigi Cedroni alla fine venne assolto dalla corte marziale francese: eft, ripporto di Girardon a Macdonald delf’11 fruttidoro anno VI - 28 agosto 1798, ia MB. Cnurecii-G. Sucannu, Une source inédite, cit., p. 372. Linsurrezione del luglio 1798 113 Tingresso in guerra dell’Imperatore, uno sharco inglese a Civita- vecchia ¢ Ja ritirata dei francesi dall’Ttalia”; il giorno successivo perd questi uomini avrebbero dimostrato di non essere alValtezza di un combattimento prolungato contro truppe regolati. Unvaltza colonna, assai pit piccola, costituita dagli insorti di Guarcino, Collepardo e Vico, pet un totale di circa 50 uomini, di cui una quindicina provenienti da Collepatdo, si tiunt Ia sera stessa a Guarcino. Suo compito eta attaccare Anagai passando dalla parte delle alture di Porciano, proteggendo quindi grosso modo Vala destta dei ribelli. Di questa spedizione paclano Sacchetti Sassetti nel suo far scicolo su Guarcino durante la Repubblica Romana”, ¢, assai pi attendibili, Je deposizioni dei cittadini di Collepardo Giuseppe De Angelis ¢ Domenico De Pauisiis, riportate nel pit volte citato ar ticolo di Vincenzo Palmesi. Da queste ultime testimonianze appren- diamo che i sibelli erano appunto una cinguantina, e che i quindici circa provenienti da Collepardo erano guidati dal « Capitano » Emi- io Lattanzi ¢ da Alessandro Pomponi, « uomo senza arte né patte », « sactipante discolo e criminoso ». Pare inoltre che il Lattanzi avesse costretio alcuni dei suoi uomini a seguirlo «con minaccie [sic] ¢ con timori anche di far fucco alle case », La cronaca ricalcata dal Sacchetti Sassetti non doveva essere molto attendibile, se aflermava che i ribelli partiti da Guateino erano 500 (su una popolazione in- feriore ai duemila abitanti!), ¢ confondeva Vesito di questa spedi- zione con quello della battaglia combattuta dal grosso dei tibelli nei pressi di Ferentino. Non & chiaro quali fossero Je intenzioni dei ribelli. Secondo le affermarioni di Pachotiski essi progettavano un attacco conto Ana- gai, ¢ lo stesso si ticaverebbe da alcuni accenni presenti nella cto- naca guatcinese riportata dal Sacchetti Sassetti ¢ nel Prospetto isto- rico della citta di Veroli di Francesco Mellonj”, NelVottica di un piano offensivo si inserisce anche Pesistenza di uno scritto non per- venutoci che incitava gli abitanti di Anagni alla rivolta, autore del 7 Questo er almeno quanto aviebbe comunicato Gisardon al general Macdonald la sera del 29 luglio; la sua fonte saranno stati senz’altro i prigi nieti presi nello scontto, o degli sbitanti di Fetentino; cf, M.P. Crrrzuut-G, SeGARINI, Une source inédite, cit., pp 311-312. . 7 Clr. A. Saccuerrr Sassernt, Guarcino ecc., pp. 20-21. 4 Ctr, J, Pacuionisxr, Legiony Polskie w walce, p. 30; In., Legiony Polskie 14 Luca Tombolesi quale fu ticonoseiuto dalla corte matziale francese il « capitano » Claudio Triulzi, di Ferentino, « vivente delle sue entrate >”. La lettera del « Popolo d’Alatri » al «Popolo di Torre » ci dice tut- tavia che Ja sera del 28 oppure pitt probabilmente Ja mattina del 29 «Tuffiziale napoletano », evidentemente il cosiddetto capitano Fortuna, « schierato le nostre truppe indirizzate a Ferentino coman- dd che non si partissero da It senza ordine suo, mentre eta partito a Veroli per spedire 2 Sora il soccorso di altra truppa »”, E in ef fetti all’atto pratico Te mosse compiute dai ribelli saranno pura- mente difensive, probabilmente anche perché erano stati informati delarrivo e della consistenza dei rinforzi francesi e polacchi. La sera del 28 luglio, verso mezzanotte, Girardon ordina alle sue truppe di lasciae Valmontone ¢ incamminarsi verso Anagni”. Il mattino seguente alle sette giunge in cittd con Jo squadrone di chasseurs @ cheval; alle dieci viene raggiunto da fanteria e attiglie- ria, Girardon dispone adesso di 700 granatieri polacchi, 350 fanti francesi, uno squadrone di chasseurs a cheval e una sezione di arti- glictia (due cannoni), per ua totale di circa 1200 uomini, Al suo attivo la situazione dell’ordine pubblico ad Anagni & ancora grave”, tuttavia il generale francese decide ugualmente di avanzare su Fe- rentino: a sinistra, vengono distaccati verso il lego Tufano 100 uomini, a copertuta dei sentieri che da Alatti attraverso Porciano scendono disettamente ad Anagni; un’altra colonna di 150 uomini marcia, sempre sulla sinistra, ma pitt vicino al grosso, puntando su Prawda i Legenda, vol. Ul, p. 187; A, Saccnurts Sassertt, Gaurcino ecc., pp. 20-21. % Cfr, A. Durource, Le régime jacobin en Italie, cit, p, 269. % Cir, MP. Crireiii-G. Susarint, Une source inédite, cit., pp. 450-451. 7 Le fonti e i resoconti francesi e polacchi sullo scontro e il saccheggio di Ferentino sono riassunti in J. Pacuoxsk1, Legiony Polskie w walce, pp. 30-34; J. Pacuotisur, Legiony Polskie Prawda i Legenda, vol. II, pp. 187-188; A Durourcg, Le régime jacobin en Halie, cit., pp. 272-274, Fondamentale natx- ralmente il rapporto di Girardon a Macdonald, riprodotto in M.P. Crireut - G. Secanint, Une source inédite, cits, pp. 310-312. % Un paio di settimane pit tardi Gitardon scriverd a Macdonald che al suo artivo ad Anagni il 29 luglio « Vinsurrection était moralement faitte [sic] », che «le baine pour les francais était peinte sur toutes les figures >, « on nous fuyait comme des pestif6r6s», «les fonctionnaires publics se cackaient >, e «les plus légers secours nous étaient refusés »s eft. M.P. Crrvsttt -G, SEGARINT, Une source inédite, cit, p. 345. insurrezione del luglio 1798 115 Villa Tani, per aggitare ¢ prendere alle spalle Ferentino; 50 polacchi vengono infine mandati verso il fiume Sacco, nel bosco di Diana ¢ nella foresta Mola, per proteggere la destra. La direttrice principale dell’avanzata & la «sttada romana», il cui tracciato corrisponde alattuale strada statale Casilina, sulla quale marcia un’avanguardia costituita dallo squadtone di chasseurs @ cheval e da 100 granatieri polacchi; segue il grosso, circa 700 fra francesi ¢ polacchi, con Par- tiglieria. Tutti questi moyimenti iniziano alV’incirca verso. mezzo- giorno, Nello stesso tempo Girardon invia a due compagnie di gra- natieri francesi di presidio a Velletti Vordine di matciate « at pas de course » verso Seze e Piperno”. Quest’ultima & una mossa che Jascia perplessi: potrebbe trattarsi di una manovra diversiva ed ag- girante, destinata a far temete ai ribelli un attacco laterale da perno su Giuliano e Frosinone, oppure di una dimostrazione di forza destinata a prevenite l’estendersi della ribellione; oppure sem- plicemente di un modo per rassicurare il senatore Zaccaleoni, ori- ginario di Piperno, che del resto durante lo scontro che sta per avere inizio se ne torner’ a Roma®. Mentte Girardon organizzava queste manovre, i capi degli in- sotti mettevano in atto un piano di difesa. Dal rapporto di Girardon sappiamo che un’avanguardia era stata installata sulla strada romana, alValtezza del ponte sul ruscello proveniente dal lago Tufano; il grosso, secondo la deposizione di Francesco D’Amico, era invece concenttato su una collina di fianco alla strada romana, dove sorge tuttota il monastero di sant’Antonio, che venne utilizzato dai ribelli come polveriera . Altre fonti locali danno diverse localizzazioni del- la battaglia: V'Istoria dell’Abbate Galassi dice testualmente « verso il piano di Anagni », la Storia dei Canonici di Santa Maria Maggiore (testo in verita molto meno attendibile) parla invece del « Colle di Madonna della Stella » e del « Colletto dei lucini della Villa Tani ». Sono perd tutte posizioni in linea pit o meno tetta tra la pianura di ® Su questi movimenti ausiliati ordinati da Gisatdon si veda A. Durource, Le régime jacobin en Italie, cit. pp. 272-273. ® Su Zaccaleoni il sno atzeggiamento che urtava non poco il generale Girardon si veda pid avanti, nota 135. 81 Dal bando di condanna del canonico Antonio Gizzi veniamo a sapere che il repatto comandato dall'uéficiale polacco Makulski, enttando nel mone- stero di Sant’Antonio durante e battaglia, vi trovd «una Cassa da tambusro », dei fucli, ed un barile pieno di polvere da sparo e di pallotole. 116 Luca Tombolest Anagai ¢ la cittd di Ferentino, il che fa pensare che si tratti delle localizzazioni delle diverse fasi di uno scontro durato citca tre ore, dal contatto delle avanguatdie ptesso il ponte sul ruscello che scen- deva dal lago Tufano all’ingresso delle truppe di Girardon in cittd. Verso le 14, sotto una pioggia dirotta, inizia lo scontro: lavan- guardia di Girardon si imbatte nei ribelli che presidiano ill ponte, é li respinge facilmente; attraversato perd il ruscello ¢ ripresa la marcia, i polacchi, giunti ai piedi della montagna su cui sorge Fe- rentino, vengono sorpresi da un’accanita sparatoria, sostenuta da tiratori imboscati fra gli alberi e le rocce. La colonna allora, dopo aver riportato un motto e almeno tre feriti, fra cui uno chasseur a cheval, si arresta ed attende l’arrivo del grosso con Vartiglieria. Giunti questi tepatti, inizia la vera battaglia: appoggiata dal fuoco dei due cannoni, e protetta sulla sinistra dalla colonna diretta su Villa Tani, la fanteria polacca comincid ad avanzare, aprendo a sua volta il fuoco contro i ribelli. A questo punto, tra le file degli insorti si vetificd un fatto che decise Pesito dello scontro. Su questo episo- dio sono concotdi sia la Istoria dell’ Abate Galassi, testo scritto nella prima met dell’800 da un religioso di Ferentino sulla base di te- stimonianze oculari, che la deposizione coeva dell’alatrese Francesco D'Amico. La maggior parte dei ribelli di fronte all’avanzate dei fran- cesi e dei polacchi abbandona il campo e si d3 infatti precipitosamente alla fuga ®. Francesco D’Amico racconter in seguito che erano rima- sti solo « li ferentinesi e li supinesi a combattere con li francesi », mentre la Istovia detl’Abbate Galassi afferma che tutti i « Forestieti » erano fuggiti. Dal conteggio delle perdite effettuato il giorno stesso dall'abate Cocumelli, parroco di santa Maria Maggiore, risulta che su dicci motti riportati quel giorno dai ribelli, cinque erano di Feren- tino e cinque «ex finitimis locis », ciot dei centri vicini, il che, testimoniando di una consistente ptesenza sel combattimento di clementi non ferentinesi, appare come una conferma della deposi- zione di D’Amico. Comunque dopo la fuga dei loro compagni sibelli ancora in linea, ridotti probabilmente a poche centinaia di uomini, vennero lentamente respinti; presto costretti a ritirarsi dal © La fuga fu tanto rapida che un alatrese, un certo Giovanni Antonio Pelagalli, non si fermeri nemmeno a prendere il cavallo (peraltro tabato) che aveva lasciato in una stalla di Ferentino, Cfr, Ia denuncia per il furto del cavallo in questione, gid ricordata, insurrezione del luglio 1798 17 monastero di sant’Antonio, continuatono a combattere indietreg- giando, sfruttando i ripari offerti dal terreno, mentre francesi e po- lacchi continuavano ad avanzate cautamente, incendiando tutti i fie nili trovati sulla strada, pensando che potessero essere infestati da franchi tiratori, ¢ dando fuoco allo stesso modo anche ad una casa situata proprio sulla strada, a circa 1300 tese (poco pitt di due chi- lometri) dalla citth, dalla quale alcuni ribelli facevano fuoco con effetti devastanti. Infine, dopo circa cinque ote dall’inizio del combattimento, sferzati da una pioggia dirotta e rimasti senza munizioni, anche gli insorti rimasti fuggirono; li seguitono secondo I’'Istoria dell’Abbate Galassi quesi tutti gli abitanti di Ferentino, abbandonando Ia cittd. Stando ai rapporti francesi e polacchi i ribelli st sarcbbero invece rifugiati in cittA, avrebbero aperto il fuoco sui parlamentari francesi, e solo dopo che Vartiglicria aveva sfondato la porta della cittd e aveva danneggiato le mura ed alcune case intotno alla porta i sol- dati polacchi sarebbero riusciti ad entrare in cittd, con un assalto alla baionetta. In questo caso mi pate siano da considerarsi pid at tendibili le narrazioni degli abati Galassi e Cocumelli, ed acquista anche un certo valore l’episodio narrato nella Storia dei canonici di Santa Maria Maggiore in Ferentino. Secondo questo testo, in genere poco attendibile, il saccheggio satebbe stato concesso dal « generale di brigata » Konopka ai suoi soldati che si rifiutavano di attaccare Ja citta titenendola ancora presidiata dai ribelli, mentre questi in realt’ ne etano gid usciti tutti; secondo questa stessa narrazione, le ttuppe polacche, dopo aver rinunciato ad entrare per le porte sbar- rate di sant’Agata e san Francesco, avrebbero fatto il loro ingtesso dalla porta Montana, ma solo dopo essere state assicurate da un « repubblicano » di Ferentino che i ribelli erano git fuggiti tutti dalla cit’, ¢ dopo che era stato loro riconosciuto il dititto al sac- cheggio. Una storia decisamente in contraddizione con Ie fonti fran- cesi e polacche, ma che colpisce, dato che fra le file polacche era effettivamente presente uno Jan Konopka, che non eta perd gene- tale di brigata, ma un semplice capitano™. Tutto considerato, si pud immaginare che qualche tibelle isolato si fosse tifugiato sulle mura della cittd e da fi abbia sparato qualche colpo contro le avan- guardie polacche, prima di fuggire. Cid avtebbe fatto credere a Gi- Si veda al riguardo J, Pacuioxsxs, Legiony Polskie w walce, p. 39. 1s Luca Tombolesi rardon alla possibilita di una resistenza che invece non ci fu, € lo avrebbe spinto ad ordinare un bombardamento ed un assalto alla baionetta del tutto inutili, con il conseguente saccheggio della cit occupata con la forza, azione quest’ultima che rientrava nelle usanze di guetta dell’epoca, Al termine dello scontro ¢ del saccheggio, le perdite fra i po- lacchi risultarono essere di 6 mozti, 20 feriti e 4 dispersi*. Non si sa nulla di certo sulla sorte di questi dispersi. Si pud ipotizzare che avessero disertato®, ma & anche possibile che questi soldati polac- chi fossero stati catturati dai ribelli: si spiegherebbe cos la voce che citcolava in quei giorni sul selvaggio trattamento che i tibelli avreb- ero riservato a quattro legionari polacchi catturati, uno dei quali sarebbe stato scorticato vivo, ¢ gli altri tre decapitati, Quanto © Cir, rapporto di Girardon @ Macdonald delf’11 tetmidoro anno VI - 29 Tuglio 1798, in MP. Cxrrentr-G, Secanint, Une source inédite, cit. p. 310, ‘Lo stesso Girardon pochi anni dopo nel suo Précis parler invece di 10 polac chi morti, e nessun disperso, Forse i « dispersi » erano i soldati polacchi motti nello scoatro del giorno prima, e decapitati dai ribelli. Cér., supra, nota 66 € pits avanti, nota 66. 6 In effetci da un bando di condanna datato 29 termifero anno VI (16 agosto 1798) sappiamo che quel giornc venne fucilato ad Anagni Francesco Patughelli, un « lavoratore di terra» di Ripi, accusato di aver cereato di otte- nere la « diserzione de’ Soldati Polacchi, che servono nell’Armata Francese, per farli passare al servizio del Re di Nepoli ». Il bando della condanna non ci dice perd nulla sulle modalita dell’azione di questo Patughelli; e in ogni caso mi pate pitt probabile che quest'uomo avesse agito dopo le rivolta, cer- cando di far disertare dei polacchi apparienenti alla colonna inviata a Ripi in perlustrazione il 12 agosto 1798, Céx, M.P. Grrtetit -G, Szoanimt, Une source inédite, cit. p. 334 (invio della colonna a Ripi) € p. 336 (arresto ¢ detenzione del Patughelli). % Cir, J. Pacuonsxt, Legiony Polskie w walce, p. 33; Id, Legiony Polskie Prowda i Legenda, vol. I, p. 189. Effettivamente disponiamo di vari accenni del genere nelle fonti: cost Girardon ordinava il 26 termidoro anno VI - 13 agosto 1798 al comandante del presidio di Veroli Patresto di « Francois Pecoriny ef Ange Chirickettin, colgevoli di aver portato nel tegno di Napoli Ja testa di un polacco, E ancora, nel proclama ribelle datato Veroli - 29 luglio 1798 e indirizaato al popolo di Pipezno si parla del « teschio infame del Capo de’ Dragoni » inviato da Ferentino a Veroli, € nella lettera datata 30 luglio 1798 Giuseppe Maria Jacobelli scriveva al suo ignoto destinatario che al re di Napoli «gli furono mandate due teste francesi», Cir. MP. Carreni-G. Sncanint, Une source inédite, cit., pp. 337 € 451-452. Lo stesso Girardon afferma nel suo Précis che i sibelli avevano decapitato i quattto polacchi perduti da Linsurretione det luglio 1798 ng alle perdite francesi, si limitarono al cavalleggero ferito all’inizio del combattimento, L’accuratissima registrazione del Liber Mortuorum della parrocehia ferentinese di santa Maria Maggiore ci informa con precisione dei caduti tra Ie file dei ribelli: si tratta di cinque uomini di Ferentino, Francesco Di Maggio della pattocchia di san Valen- tino, ¢ Vincenzo De Angelis, Epifanio Picchi, Giovanni Battista Bian- chi e Celestino Bossi (o Bassi?), tutti e quattro della parrocchia di sant’Ippolito. Moritono nello scontro anche « fotidemque ex finiti mis locis », altrettanti uomini provenienti da paesi vicini, E pro- babile che alcuni di questi dieci morti non fossero stati uccisi in combattimento, ma fosseto stati fucilati sul posto perché catturati con le armi in pugno, come specificava il generale Macdonald nel messaggio inviato il 16 termidoro (3 agosto) al commissario del Direttorio francese Florent. A questi. morti vanno aggiunti altri cingue cittadini di Ferentino uccisi nel saccheggio: Ludovico Sera- pica, 62 anni, Andrea Calabrese, 50 anni citea, Mattia Mortale, 49 anni, Angelo Giancolini, 30 anni, ed un quinto di cui il Cocumelli non conosceva il nome. Si tratta di un bilancio tutto sommato esi- guo, come affermava il cittadino di Anagni Baldassarre Cugnoni, che il 4 agosto scriveya a suo cognato Giuseppe Antonio Sala: « avendo sofferto la medesima [Ferentino] dopo piccola strage [sic] il sacco generale, ¢ la carcerazione di molti..,» ”, La lettera gia citata scritta il successive 30 luglio a Supino dal ribelle Giuseppe Matia Jaco- belli tende invece a minimizzare le perdite subite dai ribelli (« dei nostr grazie a Dio sono periti tf 0 quattro » ®), Francesi e polacchi durante questa operazione avevano cattu- rato inoltre, mentre cercavano di nascondersi, vari uomini armati che non vennero subito giustiziati; almeno due di essi saranno pit tardi (il 19 termifero anno VI, cio’ il 18 agosto 1798) condannati a morte ¢ fucilati, Si trattava del canonico Antonio Gizzi, 31 anni, abitante nel monastero di sant’Antonio, che portava con sé una let- Zeydlitz il giotno prima (secondo il conteggio delle perdite fornito nello stesso Précis) © « avaient fait porter leur téte dans tous les villages pour encourager les Paysans 2 se lever en masse, en avancant que c'était les tétes des Géudraux francais és sous Anagni ». © Ta lettera & riportata in appendice a G.A. Sara, Diario romano, cit. vol. III, pp. 296-297. © Cir. MP, Carrenir-G. Sacarint, Une source inédite, cit., p, 452. 120 Luca Tombolesi tera indisizzata dal capo degli insorti di Alatri, Angelo Maria Cataldi, al « Sig. Vincenzo Pompili di Ferentino », con Pordine di radunare armi e cavalli, ¢ della sua scotta, il calzolaio ferentinese Luigi Pro- speri, 37 anni, catturato atmato di fucile®. Mentre ancora continuava il saccheggio della citth giunse perd a Girardon un messaggio da Anagni con notizie preoccupanti. La colonna dei ribelli di Collepardo, Vico ¢ Guateino aveva infatti at- taccato non Iontano da Porciano il distaccamento di 100 uomini lasciato da Girardon sul lago Tufano, che aveva tipiegato su Anagni, e il popolo di quest’ultima citta cra in agitazione. Immediata la de cisione di Girardon: radunate tutte Je forze, e lasciato a Ferentino il maggiore Zeydlite con un presidio di 200 granatieri polacchi dieci chasseurs @ cheval, tornd precipitosamente ad Anegni, dove, grazie sia agli sforzi del vescovo che all’entita delle forze a dispo- sizione di Girardon (erano pur sempre un migliaio di uomini), la folla si calmd rapidamente. La sera, Gitardon mand’ a Macdonald un rapporto assai preoccupato. Vi scriveva fra Paltro: « Le caractére de Vinsurrection est sérieus: c’est le fanatisme qui Valimente; les nobles sont ala téte; on croit que nous sommes en guerre avec Ver perenr; que les Anglais sont @ Civita Vecchia et 'Italie abbandonnée © Girasdon dice nel rapporto a Macdonald del 13 termidoto anno VI (31 luglio 1798) di avere fra le mani dieci « hommes arrétés les armes a la wmain». Dal momento che non risultano altri scontri rilevanti verificatisi 2 30 o il 31, questi prigionieri saranno stati catturati tutti o quasi tutti a Ferentino il 29. & interessante come un articolo apparso sul « Monitore di Ro- ma del 26 caldifero anno VI (13 agosto 1798) affermasse, basandosi sulla pa- rola del note «patriota » yerolano Jacoucci, membro dell’« alta pretura », che Antonio Gizzi era stato fucilato pet errore, essendo gia stata spedita Ja grazia, Non sappiamo purtzoppo se fosse stato determinante il riconoscimento della sua sostanziale estraneita alla rivolta (il Gizzi in teoria avrebbe potuto essere stato costretto a fare da messaggero), oppure alla pressione di amici ¢ interoessori in- fluenti, come quelli che indubbiamente salvarono i cinque sacerdoti alattesi arre- stati a luglio ¢ poi rilasciati 1’8 settembre 1798, Quest'ultima circostanza mi sembsa perd di gran lunga Ia pitt probabile, Infatti nella cortispondenza di Girardon non c® treccia di aleun ripensamento, o di una regolare procedura di grazia nei confronti del canonico Gizzi. Anzi, lo stesso Girardon, ricordando come qualeuno avesse cercato di salvare il sacerdote, afferma nello stesso con- testo che «la corruption n'a point daccas », e che «on m'a trouvé inaccessible 4 Vor», Girardon informa inoltce il comandante francese a Roma Macdonald che questo ecclesiastico « tenait a la maison Stampa » (Angelo Stampa, origina- tio di Ferentino, eta Gran Questore della Repubblica Romana). Linsurvexione del tuglio 1798 12, par nous [...] c'est absolument la Vendée »™, Inoltte le forze dei ribelli mostravano ancora una certa vitalita: nella notte fra il 29 & il 30, probabilmente essendosi accorti della ritirata su Anagni di Girardon, ¢ fotse anche rinforzati dagli uomini di Patrica appena insorta, dei gruppi di ribelli tentarono due attacchi notturni contro il presidio. IL primo di questi costrinse i posti avanzati a tipiegare all'interno della citta; inviati da Girardon 100 granatieri polacchi di Finforzo, e sioccupati senza inconttare resistenza i post avanzti, ebbe Iuogo un secondo infruttuoso attacco * LA PROPAGAZIONE DELLA RIVOLTA DALLA VALLE DEL SACGO ALLE. PALUDI PONTINE A partire da domenica 29 luglio improvvisamente la rivolta si diffonde nei pacsi a sud del Sacco, giungendo entto il giotno se- guente a Terracina. Per quanto si pud arguire dalle fonti, assai pit scarse di quelle disponibili per la regione fin qui esaminata, queste nuove rivolte presentano un catattere che le distingue nettamente da quelle scoppiate il 26. In primo luogo si nota, tranne che a Ter- racina, una sostanziale assenza del movente religioso; cid & stretta- mente legato al fatto che in molti dei centri ora coinvolti Ja scin- tilla dellinsurrezione viene portata dat di fuori, da gruppi pitt 0 meno huttiti di sobillatori esterni, In secondo Inogo non si parla pit di « Armata Cattolica », o di appelli all’autoritd del Papa, Anzi, in vari paesi raggiunti da questa nuova ondata si diffonde la voce di un imminente intervento dell’esercito del regno delle Due Sicilie ¢ viene inalberata la bandiera napoletana, ¢ in almeno un paio di oc- casioni vengono distribuite ai ribelli delle coccarde napoletane. Si tratia di un salto di qualita che pone difficili problemi di interpretazione, Si potrebbe pensare ad un ditetto intetvento del Cf, A. Durource, Le régime jacobin en Italic, cit. pp. 273-274. % Cfe, J. Pacuoxisxt, Legiony Potskie sw walce, p. 32; 1d., Legiony Polskie Prawda i Legenda, vol. 11, p. 189; A. Durourca, Le régime jacobin on Italie, cit., p. 274; il rapporto di Girardon a Macdonald é riportato da M.P. Crrrent- G. Secan, Une source inédite, cit., p. 312. Nel Précis Gitardon afferma che quella novte Ferentino fu attaccata dalla colonna sibelle che aveva sostenuto Io scontto. ptesso Potciano, 122 Luca Tombolesi governo delle Due Sicilie, desideroso di creare il pretesto pet un intervento militare; era questa del resto V’idea che si erano fatta i commissati francesi a Roma e il generale Macdonald”. Come ve- dremo pit avanti, Napoli non eta perd pronta per il momento ad una guetta aperta con Ia Francia, il che rende questa tesi difficil- mente sostenibile, In ogni caso, & assai probabile che in questo su- bitaneo allargamento della rivolta abbiano avuto un ruolo anche afuti pit o meno diretti provenienti dal vieino regno, anche se non for- niti direttamente su preciso ordine del governo centrale. Ma su questo e su altti punti riguardanti Vorganizzazione delV’insurrezione, sui quali per mancanza di fonti siamo obbligati ad avanzate solo delle congetture, torneremo ampiamente nelle conclusioni, Entriamo ora nei particolari di questa improvvisa estensione della rivolta. Domenica 29 luglio, di mattina, la rivolta si accende a Cec- cano, $u questa insurrezione disponiamo di une sola fonte, una cto- naca appartenente al locale monastero di Santa Maria di Corniano, retto all'epoca dai padi Passionisti®, Da questo documento venia- mo a sapere che anche Ia rivolta di Ceccano, come quelle dei giotni precedenti, fur caratterizeata dall’abbattimento ed incendio dell'ak hero della libert’. E notevole che questa cronaca facia pit volte distinzione fra il popolo insorto in generale ed un gruppo di citca quaranta womini armati, «decisi a vendicarsi», che dopo Pab- battimento dell'albero della liberti perquisizono i dintorni della citt’ in cerca dei « patrioti » locali datisi alla fuga 0 nascostisi, Nel corso di questa ricerca il gruppo atmato passd anche pet il monestero di Santa Maria di Corniano, e otdind ai frati di presenziare il pomerig- gio al Te Deum di ringraziamento. La cerimonia si tenne effettiva- mente To stesso pomeriggio del 29 luglio, nella chiesa di san Gio- vanni Battista, e durante il suo svolgimento si verificd improvvisa- mente un colpo di scena, Infatti quattro dei « pattioti » pid in vista del paese si rifugiarono presso Paltare maggiore della chiesa (la cro- aca non chiatisce bene come vi fosseto giunti), ¢ solo gli sforzi dei % Clr, G.A, Sata, Dierio romano, cit., vol. IL, pp. 667-668. % Su questa cronaca & basate Ia natrozione della rivolta fatta de P. Fuxzrro puiaa Ss.Ma Concezone, Storia della Provincia di Maria SS.ma Addolorata, IT (1747-1802), Napoli 1966 (ediz. ciclostilata ¢ rilegata), a sua volta ripresa fe- delmente da C. CristorantLit, La proclamazione della Repubblica Romana a Ceceano ed i principali avveninenti, in Gli anni rivolazionari, cit, pp. 51-68, Liinsurrezione del luglio 1798 123 sacerdoti presenti riuscirono a salvarli dal linciaggio; dovettero co- munque recitare una pubblica abiura, dopodiché furono messi al si- curo « in vari luoghi ». Il pid influente di loro, il prefetto consolare Lorenzo Sindici, cbbe un malore, e gli fu praticato un salasso per farlo rinvenire. Intanto veniva organizzata una processione, nella quale sfilarono prima gli uomini atmati, poi il popolo e infine il clero con in testa larciprete don Bartolomeo Carlini «con la ctoce in spalle »; il corteo si fermd nella centrale piazza della Lotta, dove Ia croce venne innalzata, ¢ il generale dei Passionisti pronuncid un discorso che, a detta della cronaca (che probabilmente tende a fare un’apologia del ruolo di questi frati), esortava tutti alla pace e alla concordia. Riguatdo a Pofi abbiamo un accenno nella sentenza che con- danna a morte Giovanni Grandi, di Arnara, dal quale sappiamo che Palbeto della libert in questo paese fu tagliato da due gruppi di ribelli, uno di Bauco ed uno di Arnara. Nessuna precisazione pur- troppo circa Ja data, Secondo la Cronaca dell’Abate Bellincampi, secondo ogni probabilita basata su questo punto solo sul sentito dite, Punico centro della diocesi di Veroli che il 28 luglio non avesse mandato i propri vomini nel punto di raccolta di Tecchiena eta Poti: cid Iascerebbe supporre che almeno a questa data il paese fosse ancora fedele alla Repubblica, mentre Ja storia della morte di Luigi Mellonj* farebbe pensate che al momento della presa di Ferentino © pitt probabilmente di quella di Frosinone Pofi fosse nelle mani det ribelli, Del tutto in contrasto comunque con l’affermazione che T’al- bero della liberti di Pofi fosse stato effettivamente tagliato & invece quanto scrisse il 21 termidoro anno VI - 8 agosto 1798 Girardon al generale Macdonald, comandante francese a Roma: <« .., Pofi, aw miliew de tous les insurgés, a ew assez d’énergie pour se conserver pour [manea una patola; forse “pout nous”?], [...] elle n'a pas souffert qu’on abatte Varbre de ta Liberté et [...] elle n'a pris au- cune part a'la Révolte ». A complicare le cose c’é il ruolo ambiguo dell’edile di Pofi, Giovanni Maria Bisleti, contemporaneamente mem- bro delle autorit’ repubblicane ¢ corrispondente del diarista Sala, ferocemente antirepubblicano. Potrebbe essere stato Ini a riuscire a far appatire Pofi pid fedele alla repubblica di quanto non lo fosse % Cir. infra, Je pagine sulVoccupezione francese di Frosinone, ¢ F. MeLtont, Prospetto istovico, cit, p. 211. 124 Luca Tombolest realmente stata? Ora come ora possiamo dire solo che una squadta di ribelli di Bauco ¢ Amara vi abbatté con cettezza 'albero della fiberta, probabilmente intorno al 29 luglio. Sullo scoppio della tivolta a Patrica disponiamo di informa- zioni conttastanti. Infatti nell’elenco contenuto nel proclama inviato dai tibelli di Veroli al « Popolo di Piperno » in data 29 luglio Pa- trica figura fra i paesi git insorti, Tuttavia altxi documenti® ci in- formano in modo succinto sullo scoppio della tivolta, che avrebbe avuto Tuogo fra le diciannove e le venti della sera di domenica 29 luglio. B curfoso che, se questa datazione & (come sembrerebbe le- cito supporte) esatta, Supino, ad appena quattro chilometri, sarebbe stata in mano ai tibelli per almeno un giorno (e pit probabilmente per tre giotni), senza che a Patrica fosse accaduto nulla di simile. Comunque, Ia ‘tivolta assunse anche qui la forma ormai_ consueta: Palbero della libertd fu abbattuto ed incendiato, e Ja folla in tu- multo dette Fassalto alledificio del Comune, gettando carte ¢ mas- setizic dalle finestre, ed incendiando poi i tutto in mezzo alla piazza, Tl segretario Francesco Antonio Spezza sarebbe riuscito, « con non poco mio peticolo », come avrebbe scritto in seguito, a salvare dal rogo «la Pianta della nostra Montagna di Caccume », ¢ a con- vincere il popolo «a non [...] dar fuoco all’Archivio che in quel punto si stava operando... ». Sul Lier Mortuorum della parrocchia Gi san Pietro & poi annotata alla data del 1 agosto 1798 la moste di un certo Alessandro Vallecorsa, che « lethaliter vulneratus vio- lenta morte obiit », in localitt « La Porta Bombino ». Non sappiamo dire perd se si trattasse, come a Fumone o a Guarcino aleuni giorni prima, della tardiva uccisione di un « patriota » che tentava di fug- gire, oppure di un ribelle, morto. magati in combattimento contro tuna pattuglia francese, 0 ancora piti semplicemente della vittima di tuno degli omicidi comuni che spesso riempivano 1a cronaca ciociata dell’epoca. Pet Giuliano di Roma non abbiamo informazioni certe sulla rivolta. Sappiamo che il 31 luglio questo paese fece sapere a Girar- don di essetsi di nuovo sottomesso, il che ovviamente presuppone % Si tratta di Iettere conservate nell’ASR, Buon Governo, II, b, 3351, uiilizzate e pubblicate da G. Grammanra, Uomini e fatti della Rivoluzione a Patrica, in Gli anni rivoluzionari nel Lazio, cit., pp. 69-81, Linsurrerione del luglio 1798 125 una precedente insurtezione*. La registrazione, nel Liber Mortuo- rura della locale parrocchia di santa Maria Maggiore, proprio sotto Ja data del 29 Iuglio 1798, di un certo Giuseppe Anticoli, 24 anni, « morte violenta correptus », lascia supporre che la rivolta abbia avu- to luogo anche qui in questo giorno. Su Prossedi sappiamo che, come Giuliano, si sottomise il 31 luglio”. Gli inviati che quel giorno si presentarono ad Anagni di fronte al generale Girardon per dichiarare la sottomissione della pro- pria citt affermarono che !albero della libertA vi eta stato abbattuto da insorti venuti da altri centri ®. Probabilmente anche qui V’insurre- zione ebbe luogo il 29. Sulla tivolta di Sezze disponiamo delle seguenti fonti: un arti- colo appatso anonimo sul Monitore di Roma, num. L, 23 termifero anno VI (10 agosto 1798); alcuni accenni di dubia attendibilita contenuti nella Storia di Sezze di Filippo Lombardini”; infine le otto sentenze emanate dalle corti matziali francesi net confronti di abitanti di Sezze '®, La rivolta raggiunse Sezze la sera del 29 luglio. L’articolo pub- blicato sul Monitore di Roma racconta come due « bitboni forestieti » giungessero in cittt, gridando « Viva il Re di Napoli », annunciando Ventrata nel territorio della Repubblica Romana delle truppe napo- letane, e sollevassero il « popolo basso». Al suono delle campane «allarmi » ¢ alle grida di « Viva Maria », « Viva il Re di Napoli » € (unico accenno presente in tutta l’insurrezione ad una componente specificamente sociale) « Morte ai galantuomini », la folla raggiunge % Vedi A. Durounce, Le régime jacobin en Italie, cits, p. 274; J. Pac cuossxs, Legiony Polskie w walce, cit, p. 34; Id., Legiony Polskie Prawda i Legenda, cit., vol. II, p. 189. ® Ctr. J. Pacuoxisxr, Legiony Polskie w walce, cit., p. 34} Id., Legiony Polskie Prawda i Legenda, cit., vol. IL p. 189. * Cit. il rapporto di Girurdon a Macdonald, in MP, Crrmmutt-G, Se- caRtnt, Une source inédite, cit., p. 313. 'R, Lompanpmnt, Della istoria di Sezze, Velletzi 1876, pp. 71-72. Me Furono condannati a morte tre cittadini di Sezze: Domenico Vita, «Chiavaro », Ignazio Contiglia, calzolaio, ¢ Francesco Ricci detto « Capizchio », «lavoratore di campogna ». Altri cingue sbitanti della cittd, i notai e procu- ratori legali Giuseppe Biasucci, Antonio Valletta e Lidano Maria De Grandis, Yorefice Filippo Maselli, e Vincenzo Biasucci, « vivente delle sue entrate », fi rono inyeee assolti dalla corte marziale 126 Luca Tombolesi Ia piazza principale, abbatte Valbero della liberta™', pianta al suo posto una croce, arresta le principali autorita costituite, gli « Uffi- ziali del Tribunale della Censura », che aveva sede a Sezze, il prefetto consolare, ex-cavaliere Superio De Magistris, Vedile Filippo Fasci, € Yaggiunto Ferdinando Fasciotti; le sentenze delle corti marziali ci fanno sapere che i ribelli si impadtoniscono poi come al. solito anche del « Quartiere » della Guatdia Civica, ed estorcono viveri, denaro e munizioni a vari cittadini, tra cui i presidente della Municipalica repubblicana, Liborio, un certo Raselli (o Rasulli), e un certo « pa triota » Monti. Tutti questi atti vengono compiuti sempre per ordine ¢ sotto il controllo dei due « forestieri ». L’articolo prosegue natrando come inutilmente sia aleune « persone illuminate » (fra le quali Ia corte matziale francese riconobbe essetci Vincenzo Biasucci) che il clero secolare ¢ regolare cezcavano di convincere Ja folla della falsita delle notizie appena giunte. Anzi, secondo quanto risulta dal bando della loro assoluzione, i tre notai Giuseppe Biasucci, Antonio Valletta e Lidano Maria De Grandis sarebbero stati costretti con minacce di morte a sottoscrivere ¢ suggellare ua atto notatile che dichiarava la rinuncia degli abitanti di Sezze alla Repubblica Romana, ¢ Ja loro dedizione al re di Napoli Quanto a Piperno, il suo @ un caso particolare su cui purtroppo non sappiamo abbastanza. E cetto che alla sua popolazione era indi- rizzato il proclama redatto a nome dei ribelli di Veroli, e datato 29 luglio 1798, conservato tuttora nell’Archivio del ministero degli este- ri francese a Patigi ®, In esso si afferma che « dalla divina Prowvi- denza siete stati illuminati e distrutto gid avete Piniquo ed infame alberto della liberta », e si esortavano i cittadini a costituire una forza armata per correre ad Anagni in aiuto degli altsi paesi gid insorti, E quindi possibile che la municipalita di Piperno abbia deciso gia il 28 la propria adesione alla rivolta. La lettera di Girardon al presi- dente della commissione militare che giudicd i caso che abbiamo ap- pena visto di Colafranceschi descrive invece, senza purtroppo entrare in patticolati per quanto tiguarda Ja datazione precisa, una situazione ben diversa: secondo questa versione i « Municipalisti » locali, in par- ™ Secondo F. Lomparpint, Storia di Sezze, cit., p. T1, Vato sarebbe stato compiuto da un cesto Zampini. 1@ Riprodotto in M.P. Crrrenit-G, Secarm, Une source inédite, cit., pp. 451-452. Linsurrezione del tuglio 1798 127 ticolare il presidente e il prefetto consolare del cantone, spaventati dalla possibilita di un attacco da parte del brigante Ciaffone, avreb- bero posto Piperno in stato di difesa, facendo murare tre delle cinque porte della cited, e in caso di attacco sarebbero stati decisi a resistere. Sembra tuttavia che riuscissero a tenere buono il « contumace » pro- mettendogli di intercedere per fargli ottenere Ia grazia, ed emanando « ordini di rivolta » per gli altri centri del cantone, cio Roccasecca, ‘Maenza e Sonnino. Un comportamento che non sembra molto cristal- Tino, ma che sembrava convincere Girardon, il quale giudicava i mezzi da loro utilizaati « manvais aux yeux de nous autres, qui avons Uha- bitude du danger, mais tolérables pour des hommes timides qui, bien intentionnés pour la République [mais] ne se sentant pas assez forts pour la défendre, ont usé du ruse et profite, pour les contenir, du désir que le contumaces avaient d'avoir le pardon des crimes commis sous Vancien gouvernement >, Non disponiamo purtroppo di altre fonti su quanto accadde a Piperno. Su quanto aceadde a Roccasecca, sappiamo qualcosa di pit dal bando della sentenza che assolse I’« Affittuario » Giovanni Francesco (0 Giovanni Ernesto) Colafranceschi, Da questo risulta appunto che futono le stesse « Autorita Costituite » del cantone di Piperno, di cui Roccasecca faceva parte, ad ordinare per lettera al Colafranceschi (che non ticoptiva alcuna catica publica) di chiamare la banda del «Contumace Ciaffone »™, di Sonnino, per far eseguite ’abbatti- © Cf, M.P, Crrmeutt-G. Sroanint, Une source inédite, ci. letwera n, 231 «Au Président de la Commission Militaire », pp. 402-403, Noa si dimenti- chi che il commissatio Zaccaleoni, che accompagnd Gitardon nella sua repressione della tivolta, era otiginario di Piperno. Non mi pare azzardato supporte che alfotigine di questa interpretazione curiosamente comprensiva di un attcggia- mento quanto meno discutibile da patte di autorit’ costituite epubblicane ci sia proptio Ia sua benevola influenza, 1 Le vicende di questo petsonaggio ¢ della sua banda, di cui sappiamo puttroppo pochissimo, sono uno degli aspeiti pid interessanti di questa ricerca. TI generale Girardon patla ampiamente di Ciatfone e della sun banda nel Précis historique pitt volte citato. La presenza di questi malviventi non co- stituiva solo un serio problema di ordine pubblico (al punto da determinare Ia presenza a Sonnino di un presidio di soldati corsi, eft. Archivio di Stato di Roma, Buon Governo, serie IV, busta 774, sindacato dei conti del Comune di Sonnino effettuato nel 1800), ma condizionava pesantemente tutta la vita sociale ed economica della zona, Ad esempio, nelPaprile-maggio 1798 i «Con- tumaci dei convicini lochi », probabilmente nient’altro che la banda di Ciat- 128 Luca Tombolesi mento del!’albero della liberta. L’invito fu prontamente raccolto da Ciaffone, non sappiamo petd in che data, Comunque la corte marziale francese condannd per Pabbattimento dell’albero della liberta di Roc- casecca 10 abitanti di Sonnino, facenti parte della sua banda. ‘Abbiamo appena incontrato la banda dei « contumaci » di Son- nino, Ben 24 delle 97 persone condannate dalle corti matviali fran- cesi pet la tivolta erano otiginarie di questo paese ®. Le azioni della banda di Sonnino, composta in buona parte di pregiudicati e omicidi gid alla macchia (dai bandi si evince che almeno 9 dei 24 abitanti di Sonnino che saranno condannati erano gia latitanti al momento della tivolta, sotto il loro capo Giovanni Falcone detto « Ciaffone »), sono rivelatrici della vera natura di questa improvvise estensione dell’in- suttezione; saranno infatti i suoi componenti ad abbattere o tentare di abbattere gli alberi della liberta in almeno tre paesi della zona, € non & impossibile che i due « forestieti » che scatenarono [a rivolta a Sezze fossero ugualmente due di loro. B probabile che la banda go- desse di contatti e protezioni nel regno delle Due Sicilie, direttamente confinante con il paese di cui era originaria, ¢ alimentasse i con- trabbando tra i due stati confinanti, attivit questa notoriamente tra- dizionale a Sonnino e a Vallecorsa ™. Non siamo in grado di determinare i particolari dell’azione di questa banda, capeggiata da Giovanni Falcone, detto « Ciaffone », un contadino probabilmente dal bassissimo livello culturale e sociale fone, enano in grado di pretendere e prelevare forniture di pane dal forno comunsle di Piperno, in misura tale da spingere il romano Francesco Monti, che ne aveva preso Pappalto, ad abbandonare attiviti appena iniziata. Cér, Archivio di Stato di Roma, Giunta di Stato, busta 3, fe. 34. ¥5 Si tratta di Benedetto Batnabai e Filippo Pagliuca, « viventi delle loro entiate », Giovanni Falcone detto «Ciaffone », Serafino Caputo, ‘Tommaso Pietzocola detto « Tirondo », Pietro De Sanctis, Giovanni De Sanctis detto «Piccarino », Lorenzo D'Alessio detto « Trombocetto», Francesco Jannotta, Vincenzo Pietrocola detto « Capitano », Antonio Ciarmatore detto « Raimella », Alessandro Faleoni, Antonio Del Monte detto « Scanaglia», Francesco Bono, Luigi Rinaldi detto « Ciocco », Stefano Verdone detto « Pandolfo», Giovanni Berti detto « Moscateglio», Antonio Appone, Rocco Pontecotvi, Francesco naldi ¢ Giuseppe Grossi, tutti e diciannove «lavoratori di campagna », Gi vanni Caputo detto «il Napoletano », « Scrittore, lavoratore di terta », Gio- vanni Di Paolo, « Bovattiere del Cittadino Pellegrini », e Giacomo Falcone, pastore, 8 CE, A. Durource, Le régine jacobin en Talie, cit., pp. 207-208. Linsurrezione del luglio 1798 129 (come alcuni altti « levoratori di campagna » condannati dalle corti marziali francesi, non seppe 0 non volle dire quanti anni avesse), ¢ dal «vivente delle sue entrate » Benedetto Barnabai”, ma & assai ptobabile che questo gruppo di malviventi, se pure non sia stato al- Votigine di tivolte datate con certezza come quella di Seze, abbia comunque agito intorno al 29 al 30 luglio, B degno di nota il fatto che in quegli anni il hargello vescovile di Veroli avesse Jo stesso co- gnome del capobrigante: Romualdo Falcone", Si trattava forse di un suo patente? Cid aiuterebbe a spiegare i coinvolgimento della banda nell’insurrezione. Cariosamente, proprio nel pacse di cui la banda di Ciaffone eta originaria, Sonnino, sembra che la rivolta giungesse con un certo titardo, e per giunta andasse incontro al fallimento. Dai bandi di \ I ruolo fondamentale di Barnabai & affermato dal noto btigante Anto- aio Gasbaroni nelle sue memorie, dove racconta che questo giovane di famiglia benestante era alla gutida dei briganti di Sonnino (Ciaffoue non viene neanche nominato). Gasbaroni all’epoca aveva quattro anni, dunque avri avuto modo i conoscete aumerosi testimoni oculart che senz’altro avranno conservato vivo il sicordo di quella banda, sterminata due mesi dopo proprio per il ruolo da essa avuto nell’insurrevione; cfr. pit avanti il paragrafo sulle condanne com- minate dalle corti marziali'francesi, Esistono diverse versioni dal contemuto sostanzialmente analogo delle memorie di Gasbaroni, redatte dal suo com- pagno di brigantaggio e ptigionia Pietro Masi: sulla loro storia testuale © sulle diverse edizioni, vedi G. Gramamanta, If brigentageio nelle province pon- tificie di Mavittina e Campagna (1798-1825), inserto speciale de «la Provin- cia di Frosinone », n, 2/4, ottobrenovembre 1983, p. XVIII, nota 50, Le edie zioni miglioti di questo testo sono comunque Ja vetsione scritta otiginariamente in italiano nel 1858, ¢ pubblicata a cura di Arnaldo Geraldini con il titolo di Antonio Gaspaxont, La mia vita di brigante, Roma 1952; Yaltra scvitta nel 1861 in un francese approssimativo, e pubblicata a Parigi nel 1867 a cura di un anonimo ufficiale del corpo di spedizione francese a Roma con il titolo di Le brigandage dans tes Etats Pontificawe - Mémoires de Gasbaroni, Del tutto diverse da quesie Ie memotie dettate da Antonio Gasbaroni alla fine della sus vita @ Gaetano Croce, e pubblicate a Milano a cara di Felice Venosta in almeno quindici edizioni negli anni 80 del secolo scotso con il titolo It masnalicro Antonio Gasparoni detto it principe dei monti; esse sono molto pit stringate, non comprendono alcun accenno ad eventi anterioti al 1814, ¢ la storia che raccontano differisce in vari punti da quella delle memotie redatte da Pietto Masi. "La menzione del bargello vescovile di Veroli @ in un documento con- setvato nell’Archivio di Stato di Roma, Giunta di Stato, fascicolo 223, 130 Luca Tombolesi condanna di vari cittadini di Sonnino si ricava che venne fatto un tentativo insurrezionale « nei primi giorni d’Agosto », capeggiato dal «vivente delle sue entrate » Benedetto Barnabai, appoggiato dalla banda di Ciaffone, ¢ che ['albero della libertad venne custodito da « buoni Cittadini », uno dei quali simase ferito da un colpo di « stil- Jo». A giudicare dall'imputazione fatta ai condannati pet questo epi- sodio, « aver voluto abbattere l’Albero della Libert& », sembra perd che il tentativo sia fallito. Purtroppo la mancanza di altre fonti im- pedisce di fare affermazioni pitt precise. Come abbiamo gia visto, Ia banda di Ciaffone aveva abbattuto Palbero della libertd di Roccasecca, Contemporaneamente o quasi dovettero avere luogo le insutrezioni a San Lorenzo (oggi Amaseno) e Vallecorsa, Riguardo a San Lorenzo disponiamo esclusivamente dei bandi relativi alle sentenze comminate a quattro suoi, abitanti'”, Da questi bandi si ricava che la rivolta fu capeggiata dall’armaiolo venti- treenne Vincenzo Venditti. Sarebbe stato lui, autoproclamatosi « Co- mandante della Piazza » in una data anche qui non precisata ma che si pud supporre fosse il 29 0 tutt’al pit il 30 luglio, ad ordinare Vab- battimento dell’albero della liberta, far piantare al suo posto una croce, far « suonare all’armi » le campane, far distribuire coccarde na~ poletane al grido di « Viva il Re di Napoli per Cristo Santo », seque- strare la polvete da sparo custodita nella « Segreteria » del Comune, infine sarebbe stato ancora lui ad ordinare Parresto di, « vari patriot- tins in quest’azione furono anche sparati tre colpi di fucile all’indi- rizzo del sacerdote Filippo Panici, « Capo di Divisione nel Burd del- PAmministrazione Centrale del Dipartimento del Cixceo », che venne quindi arrestato™; altre fucilate vennero sparate, anche queste a 1 Si tratta di Vincenzo Venditti, armaiolo, Baldassare Musilli, giardi- niere, Giuseppe Panici detto «Coco », «lavoratore di campagna», ¢ Biagio Melle detto «Governatore », «Guardiano di San Lorenzo ». 9 Don Filippo Panici espose sommariamente gli eventi circa tre anni dopo nel corso del ptocesso intentato dalla Giunta di Stato istituita a Roma dal generale Naselli contro vari insorgenti di San Lorenzo. Secondo lui i re- sponsabili della riyolsa erano stati alcune delle persone sotto inchiesta in questo processo, ¢ in particolare V'arciprete Ignazio De Luca, un certo Filippo Panici, suo omonimo, € un tale Filippo Matia Popolle. Questi erano poi «emigrati» nel regno di Napoli, ¢ nel 1799 erano stati fra i protagonisti della guerriglia contzo i francesi a flanco delle « masse » napoletane, Cir, At- chivio di Stato di Roma, Giunta di Stato, fsc. 224. Linsiorrezione. del luglio 1798 1 wuoto, contro un impiegato del suo ufficio, un certo Cantoni. Vine cenzo Venditti per fanatizzare la popolazione ordind anche Vesposi- zione di reliquie ¢ Porganizzazione di processioni. Un fatto assai six gnificativo & il viaggio che, secondo il bando della sua condanna, Venditti fece nel regno di Napoli appositamente per « rendervi conto della insurrezione nel Dipartimento del Circeo ». Non disponiamo di informazioni cost dettagliate sullinsurrezione di Vallecorsa. Comungue dai bandi di condanna di due abitanti di Sonnino, Giovanni Berti detto « Moscateglio » e Stefano Verdone detto « Pandolfo », sappiamo che fu un gruppo del quale facevano parte anche loro due che abbatté 'albero della liberti di Vallecotsa, in data anche qui imprecisata, Essendo entrambi git latitanti al mo- mento di questo fatto, dovevano far parte di un gruppo di briganti alla macchia, forse un distaccamento della stessa banda di Ciaffone. Disponiamo ancora di alcuni dati sull’insurrezione a Roccagorga, tratti dai bandi delle sentenze di condanna di tre abitanti di questo pacse". Anche qui venne celebrata da parte di un gruppo di abitanti insorti, guidati pare da un certo Bevilacqua, la consueta cerimonia dell’abbattimento ¢ incendio dell’albero della libert’. Si tentd di ar- restare I’« Assessore » De Nardis, ma pare che questo riuscisse a fuggite. Non sappiamo come ¢ quando Sermoneta sia insorta. Comun- que il primo agosto Macdonald informa il commissario Florent della sua sottomissione, insleme a quella di Sezze "?, Non possediamo alcuna informazione sull’accaduto in altti centti, anche importanti, di quest’area, Ceprano, Falvaterra, Castro dei Vol- sci, Villa Santo Stefano, Pisterzo, Maenza con ogni probabilith ebbero anch’essi una parte par marginale nella ribellione, ma non siamo in grado di aggiungere nulla di pit, Le fonti francesi e polacche parlano di alcuni centri di quest’area che non avtebbero preso parte alla ribel- lione, e fanno i nomi di Villa Santo Stefano e di Pofi"; ma almeno ™ Luigt Pacifici, calzolaio, Giuseppe Valenti, maniscalco, ¢ Basilio Picoto {pit probabilmente Piccara), «lavoratore di campagna ». "? Cfr, J. Pactoriset, Legiony Polskie w walce, cit., p. 65; Ip, Legiony Polskie Prawda i Legenda, cit. vol. IT, p, 201. Ma vedi pid avanti il paragtato sulla conguista francese di Frosinone ¢ Terracina, "2 Per Pofi (chiamata erroneamente Posi) si veda A, Durounce, Le régime jacobin en Italie, cit. p. 277; per Villa Santo Stefano (chiamata all'epoca 132 Luca Tombolesi per quest’ultimo centro possiamo dire con certezza, come abbiamo gi visto, che in realt’ vi fu un coinvolgimento, sia pute passivo ¢ parziale. Il coronamento della rivolta si ebbe infine il 30 Iuglio, quando insorse anche Terracina", Fonti principali per ticostruire gli eventi sono le sentenze delle cotti marziali francesi "’. Non disponiamo di molti particolati sull’andamento della rivolta, ma sappiamo comun- que che i «console » comandante militare francese Leduc venne uucciso da un gruppo di insorti™; i suo segretatio e il suo servitore si salyarono invece con Ia fuga grazie all’intervento del Balducei, che i ribelli avevano nominato « Commissario della Guerra ». Tnoltre ven- nero imptigionati ¢ minacciati di morte vari « patrioti », fra i quali uun certo Mangoni, che venne « maltrattato », e vennero operate te: quisiziont di bestiame ed ami. Particolate curioso, ¢ indicativo del- Patmosfera in cui si svolsero questi movimenti tumultuosi, & il se- guente ; il Balducci, nominato dai ribelli « Commissatio di Guerra », semplicemente Santo Stefano) eft. J. Pactioxisxt, Legiony Polskie w walce, cit, p. 52; Id., Legiony Polskie Prawda i Legenda, cit, vol. 11, p. 198. IM Cie, A. Durounca, Le régime jacobin en léalie, cit. p. 274, Purtroppo questo autote non si cuta di citare la fonte, Pud essere che faccia riferimento ai tappotto che Macdonald ricevetse il primo agosto da Lacktse, segretatio del- Tambasciata francese a Napoli, che lo informd appunto dello scoppio della siovita anche a Terracina. Macdonald non avewa potuto sapere nulla prima, probabilmente perché con L'adesione all’innsurrezione di Sezze e Piperno i col Tegamenti via terza fra Roma e Tertacina erano stati interrotti il 29 luglio. Chr. J. Pacttosisxt, Legfony Polskie w sale, ct., pp. 34, 116-117 (in cui Vautore tiporta brani del’ rapporto di Lachtse ¢ di leitere ci Macdonald, dai quali ‘cava che Leduc aveva il grado di chef dz battaillon); Id., Legiony Polskie Prawda i Legenda, cit., vol. II, p. 190, is Furono giudicati colpevoli 8 abitanti di Terracina. Si tratta di Agostino Fiorini e Michele Casseri, «lavoratori di campagna», Pietro Antonio Trani Silvano Frangioni, pescatori, Pasquale Salviani, carbonaio, Anicllo Borelli, maniscalco, Alessio Demassimo, giardiniere, Pietro Morlano, commerciante di vino, Fa essolto inoltre Giovanni Baldueei, 51 anni, originario di Perugia, amministratore dei beni del comune di Tertacina, 'ié Secondo i bandi Leduc fu ucciso in casa sua, mentre il cardinale Ettore Consalvi racconta nelle sue Mentorie, a cura di Mario Nasalli Rocco di Cor neliano, Roma 1950, p. 53, di aver sentito dite a Napoli pochi giorni depo i fatti che Ledue era stato ueciso con una fucilata alla fronte mentre cercava di sedare Ja rivolta. Ww Agruno Brancunu, Storia di Terracina, Terracina 1952, p. 286, af ferma che a capo della rivolta di Terracina ci fu un abitamte del posto, un Linsurrezione del luglio 1798 133 venne deposto dopo appena un’ota di esercizio della catica, dopo avet ptoposto come suo primo ato un « impiego di Polizia per man- tenere il buon ordine », Non disponiamo di altri patticolari certi sul- Vinsurrezione di Terracina. Sala annotava il primo agosto, giorno in cui la notizia giunse a Roma, che la rivolta era stata scatenata da un gruppo di ribelli.giunto da Sezze, e che pid di un « patriota » era stato ucciso, ma Patticolo appatso sul Monitore di Roma del 13 ter- mifero (10 agosto), che come abbiamo gia visto descrive nelle grandi linee i fatti di Sezze, non fa cenno a questa spedizione, ¢ nelle sen- teaze contro gli insorgenti non si fa cenno ad altre uccisioni, oltre a quella del comandante Leduc. B probabile che anche qui a Terra- cina, come in molti altri centri insorti a sud del Sacco, Vinsurrezione fosse stata scatenata dall’arrivo di « provocatoti » estetni, ma & certo che in questa cittadina vi fu un coinvolgimento popolare decisamente superiore a quello verificatosi nella maggior parte degli altri centri in- sorti fra il 29 e il 30 luglio, come testimoniera anche la determinata resistenza opposta fino al 9 agosto contro i Francesi, Del resto, ab- biamo gi visto” come all’inizio di luglio il comandante Leduc do- vesse essersi reso assai impopolace, con i suoi provvedimenti di ordine pubblico rivolti proprio contro quegli aspetti della religiosita ¢ se si vuole anche del fanatismo popolare che avevano garantito una larga partecipazione popolate alla rivolta in altti centri della Ciociaria (Ala- tri, Veroli, Bauco). LA REPRESSIONE MILITARE DELLA RIVOLTA: FROSINONE E TERRA- CINA Evidentemente Io scontro di Ferentino del 29 luglio ebbe sia sul comandante francese, che su buona parte dei ribelli un identico effetto intimidatorio. Girardon, ritiratosi ad Anagni con il grosso certo Giuseppe Maria Tommetta, forse coadinvato dallex ufficiale pontificio Piceitilli, confinato in citti dalle autovitl repubblicane. Noa sappiamo che valote dire a queste informazioni, pubblicate senza aleune indicazione sulla fonte, ¢ accompagnate dalla data sbagliata del 6 agosto come giorno dell'insur- rezione. M Gtr. GA. Sara, Diario romano, cit., vol. I, p. 58 °™ Cir il paragrafo introduttivo sulla situazione del dipartimento del Circeo alVinizio di luglio, 134 Luca Tombolesi delle sue truppe, la sera stessa nel suo rapporto a Macdonald chie- deva maggiori xinforzi, nella misura dell’intera 12* mezza brigata francese. Eta ulteriotmente confermato in questa linea di condotta dalle informazioni che riceveva sull’organizzazione € consistenza delle forze dei tibelli, Queste etano valutate da lui (0 meglio dalle sue fonti di informazioni) a 6.000 uomini costituenti I’« Armata Catto- Tica », di cui 1,500 ex-gendarmi ¢ sbitti, cio elementi in qualche modo gid addestrati e pratici nell’uso delle armi, Queste truppe sa- rebbero state organizzate da un « capitano dei cacciatori napoletani », un certo Vincenzo Fortuna, che avrebbe avuto ai suoi ordini vari jstruttori; anche le armi ¢ le munizioni sarebbeto state fornite da Na- poli, Non sappiamo chi fossero gli informatori di Girardon (forse si trattava dei prigionieri da lui catturati a Ferentino), ma cetto questi gli fornirono informazioni imprecise e gonfiate. A parte lentita nu- merica dei ribelli, assai gonfiata (quasi il triplo della realt’), questa desctizione delle loro fotze e del loro equipaggiamento non coincide affatto con cid che si ricava dalle altre fonti. In realta in quasi tutti i centri per i quali disponiamo di un minimo di documentazione (Alatti, Fumone, Torre, Ferentino, Arnara, Terracina) appare evidente Jo sforzo degli insorti di mettere insieme quante pit armi possibile. Non solo infatti, come sarebbe naturale, si requisiscono le armi in dotazione alla Guardia Civica, ma si perquisiscono le case dei privati alla ricerca di atmi e polvere da sparo. Una tale condotta dimostra come l'equipaggiamento ¢ Patmamento fosseto per i tibelli un proble- ma serio, certo non risolto in partenza da aiuti esterni. Anche il com- portamento delle forze ribelli a Ferentino non sembra essere quello che ci si aspetterebbe da « masse », per quanto raccogliticce, pur sempre inquadrate e guidate da esperti istrattori. Comunque, non tutte queste informazioni erano errate: per esempio, almeno ad Ala- tri gli insorti portavano effettivamente il nome di « Armata Catto- lica » ™, effettivamente ne aveva preso il comando un individuo che si faceva chiamare Vincenzo Fortuna ¢ che affermava di essere (ma non era) un ufficiale dei cacciatori napoletani; piti in generale, non & ¥ Sulla situazione di Girardon dopo il suo ritorno ad Anagni, ¢ sulle sue informazioni ¢ valutazioni, cfs, J. PacuoNskr, Legiony Polskie w walce, cit., pp. 33-34; Id. Legiony Polskie Prawda i Legenda, cit., vol. II, p. 189. Di «Asmara Cattolica » pasla i bando di condanna delf'edile di Alatti Filippo Carrozzi, Vinsurrezione del luglio 1798 135 che fin dai primissimi giorni qualche istruttore 0 consi- aliete di origine napoletana fosse presente tra gli insorti del Circeo; poteva trattarsi di veri soldati napoletani, o di disertoti, ma anche di ex-militari, o di ufficiali non pitt in servizio attivo. Pare infine che fra i tibelli, e soprattutto fra i loro capi, fosseto presenti effettiva- mente diversi sbirri 0 ex-gendarmi ™. In realt’, per la rivolta sisultd esiziale la semplice presenza nel territorlo di una fora militare francese efficiente. Da questo punto di vista, le preoccupazioni di Girardon sulla forza ¢ la capaciti di resistenza dei ribelli erano del tutto ingiustiicate: nei paesi ¢ nelle citta insorte, i 29 luglio e i giorni immediatamente successivi farono con ogni probabiliti caratterizzati da un’ondata di scoraggiamento. Sappiamo dal Prospetto istorico della cittd di Veroli di Francesco Mellonj e dalla Cronaca dell’ Abate Bellincampi che fin dalla sera del 29 luglio il xitorno ad Alatri ¢ a Veroli dei contingenti partiti il giorno prima per Ferentino (contingenti che, Io ricordiamo, erano in massi- ma parte fuggiti prima ancora che Ia battaglia avesse seriamente ini- zio) aveva causato il panico: Ia maggior parte degli abitanti era fug- gita sui monti vicini. In questo frangente la situazione sembra venisse 1% Il Racconto Istorico, cit. insiste ripetutamente sulla presenza di nume- tosi sbitri tre Ie file degli insorti, E vero che tra i 74 ribell! condannati dalle corti marzialt francesi di cui conosciamo In professione non figurava neanche uno sbitro; ma & anche vero che sli sbitti che pateciparono alla rivolta, per il ruolo che precedentemente occupavano come dipendenti dell’amministrazione repubblicana proprio nel settore dell’ordine pubblico, erano molto pit com- promessi di chiunque altro, e quindi si guardarono bene dal tornare a case; tanto pith che la dimestichezza con le armi avrebbe reso assai facile a qual- siasi sbirro rifugiato nel regno delle Due Sicilie l'arruclamento nell’esercito, che proprio fra Vagosto ¢ il novembre 1798 venne ingrandito in vista della guctra Incipient con Ia Francia, Del resto, ill generale Girardon veniva informato dopo ta repressione della rivolta da disertori napoletani che «ne grande quantité de shires avaient rentrés sur le territoire napolitaine aprds la prise de Frosinone et Terracina »; cf. il suo tapporto al generale Macdonald del 26 thermidore an 6 (13 agosto 1798), in MP. Crrrentt-G, Szcantnt, Une source inédite, cit, p. 337. In ogni caso, fra i capi della rivotta conosciuti ma sifogiatisi nel Regno i Napoli ¢ quindi non condannati dalle corti marziali erano legati io manfera pid o meno diretta al mondo « sbirresco» Angelo Maria Cateldi, di Alar, e aturalmente if bergello di Frosinone, Nicola Fusconi, Un. altro caso di sbitro {cui sappiamo il coinvolgimento nella rivolta 2 quello di Giusti. detto «1'Ors0 », di Alatri, che perd sembrerebbe essere’ stato un semplice gregatio. 136 Luca Tombolesi presa in mano dai vescovi loceli. In particolare, ad Alatri il vescovo Pietro Stefano Speranza invid nei centri della sua diocesi una Jettera nella quale pubblicizzava Ia sconfitta dei ribelli ¢ invitava la popola- zione alla sottomissione, mentze altri inviati informavano Girardon della sottomissione della citta, e del fatto che uno dei capi degli insotti del posto, « Angelo Maison Cataly » (con ogni ptobabilit’ tuna corruzione del nome di Angelo Maria Cataldi), vedendosi ab- bandonato dai suoi eta fuggito nel vicino regno di Napoli, Sap- piamo dal bando telativo alla condanna a morte di Giosafat Desi- detati che almeno a Trivigliano i capi della rivolta siuscitono per il momento ad impedite che Valbero della libert’ venisse ripristinato (sul bando non & indicata la data precisa delPepisodio, ma mi sembra possibile situarlo solo in questi giorni, fra il 30 ¢ il 31 luglio), Co- munque, il 31 atrivarono a Girardon non solo gli atti di sottomis- sione di Alatti e Torre, dovuti certamente a questo impegno del vescovo Speranza, ma anche quelli di Giuliano e Prossedi™. Igno- riamo cosa avesse indotto alla sottomissione questi due ultimi paesi, che avevano fatto a malapena in tempo ad insorgere, e non ctano stati ancora coinvolti, nemmeno indirettamente, in alcun atto di re- pressione, Si tratta forse di un ulteriore segno della natura poco spontanea, se non del tutto imposta dallesterno, di buona parte delle insurrezioni del 29-30 luglio. ™ Per questa fuga si veda il rapporto di Girardon a Macdonald del 14 termidoro (1 agosto). M.P. Carrantt-G, SeGaRint, Une source inédite, cit. ‘potizaa Ja lezione « Angelo [de la] maison Casoly»; a mio giudizio si tratta invece dell’ennesima storpiatura di ua nome italiano, in questo caso_appunto Angelo Matia Cataldi, ad opera del copista-segretario del genetale Gitardon, '™ Sulla sottomissione di Giuliano e Prossedi vedi J. Pacuoxisxt, Legiony Polskle w walce, cit. p. 34, % Sembrerebbe che anche a Ceccano la sivolta sia cessata il 31 luglio, giazie all’errivo di un corpo di 300 soldati repubblicani; vedi al riguardo C. CarstoraniLui, La proclamazione, cit., p. 56. Se questa notizia fosse vera, si potrebbe ipotizzare che questo separto avesse Io stesso giotno sottomesso via via Sezze, Piperno, Giuliano e Ceceano; tuttavia, a parte la difficoltd di accet- tare la possibilitA della marcia di un cos! piccolo reparto attraverso ben 35 chilo- metti di tertitorio insorto in una sola giomnata, nello stesso momento in cui Girardon con forze quattto volte superiori rimaneva prudentemente inattivo ad Anagni, le fonti francesi di cui disponiamo non fanno alcun cenno siguardo tuna tale avanzata, anzi concordano nell’affermare come una colonna che il 30 si eta scontrata con i ribelli di Sezze fosse tornata indietto lo stesso giorno, € come Giuliano e Prossedi si fossero sottomesse di loro spontanea volont2. Linsurrezione del luglio 1798 137 B probabile che la sconfitta di Ferentino abbia avuto parte anche nel sanguinoso episodio di Frosinone del 29 luglio. Sappiamo infatti dal Liber Mortuorum della partocchia frusinate di san Be- nedetto che quel giorno vennero barbaramente uccisi nel carcere in cui erano stati rinchiusi i quattro « patrioti» antestati tte giotni prima: il sacerdote Camillo De Mattheis, figlio del console della Repubblica Romana Giacomo De Mattheis, Bernardo Mazzocchi, Francesco Antonio Sodani e il fratello di quest'ultimo, Angelo Ma. ria. Sull’annotazione non @ specificato se il fatto sia accaduto prima © dopo Ja rotta di Ferentino: mi sembra perd pitt comprensibile se interpretato come una conseguenza ditetta della sconfitta, Potrebbe essersi trattato di un atto di vendetta, qualcosa di simile ad una esecuzione di ostaggi, 0 magari di un espediente per rinvigorire il morale depresso degli sconfitti con un gesto di intransigenza, Co- munque, 2 assai difficile pensare che questa strage non sia in qualche modo collegata con Ja dura tesistenza che proptio qui a Frosinone francesi ¢ polacchi incontreranno il 2 agosto, Quanto alla tespon- sabilita del massacto, sappiamo dal rescritto per sedizione redatto pet la Sagra Consulta nel 1801 contro un gruppo di ex-sanfedisti che Fordine fu dato da Michele Arcangelo Cetroni *, Per quanto riguarda il morale dei ribelli in questi giomni cra. ciali, & interessante notare come la lettera dai toni entusiasti scritta il 30 luglio dal ribelle Giuseppe Maria Jacobelli tenti in ogni modo di essere rassicurante, minimizzando le perdite riportate dagli insorti nello scontro di Ferentino, esaltando quelle riportate dai francest, e sorvolando elegantemente sul fatto che alla fine questi ultimi aveva- no vinto e si erano impadroniti della citt8. Un comportamento che si sposa bene con Ja necessit3 di infondere fiducia in seguaci e sim- patizzanti scossi dalla notizia della scontitta ”. Mentre Girardon attendeva rinforzi ad Anagni, ¢ le file. dei ribelli, dopo V'ondata insurrezionale del 29 € 30 luglio, iniziavano ad assottigliarsi, a Roma Macdonald, pur non disponendo di notizie sicure sugli ultimi sviluppi, continuava ugualmente a rafforzare i separti di Girardon, spedendogli la sera del 30 un ulteriore reparto © Questo preziosissimo documento & conservato in ASR, Miscellanea di carte politiche © riservate, fsc. 973. ™ Cf. il testo integrale della lettera in M.P. Cerrentt-G, Szcarmr, Une source inédite, cit., p. 452. 138 Luca Tombolesi di 250 granatieri polacchi agli ordini del maggiore Nadolski. Tl giomo successivo, mentre era ormai nota anche a Roma Ja situazione che si andava creando nelle Paludi Pontine, ¢ dopo che era artivato i sapporto di Girardon relativo alla giornata del 29, Macdonald ema- rnava la legge 13 termifero anno VI, che stabiliva lo stato d’assedio in tutto il Dipartimento del Circeo ¢ Ia creazione di un « Consiglio di Guerta », nominato dal comandante delle truppe francesi in quel Dipartimento, per la giustizia sommaria dei responsabili, Nel con- tempo Macdonald invid a Girardon una lettera nella quale lo esor- tava a proseguire rapidamente Pazione xepressiva, sfruttando lo sco- raggiamento in cui dovevano essere caduti i ribelli dopo Ja sconfitea subita, gli comunicava il testo della legge appena pubblicata, ¢ gli chiedeva di pubblicizzare immediatamente un totale perdono nei confronti di tutti quei ribelli che avessero deposto le armi e fossero tornati spontaneamente alle proptie case ™, ‘Ma Ia preoccupazione primaria di Macdonald era Vatteggia- mento del popolo di Roma. Il precedente dell’insurrezione del 25 febbraio ™ e il fermento causato nelle ultime settimane, prima dai nuovi casi di « miracoli », poi dalla serie di distruzioni di immagini sacre, rendeva « patrioti » e militari francesi estremamente sensibili alla possibilita che insorgesse anche la plebe di Roma, anche se in realta Vagitazione popolare in questi ultimi giorni di luglio andava ormai scemando. Comunque le autorita repubblicane ¢ quelle mili- tari francesi_ sembravano convinte della possibilita di una rivolta simile a quella di febbraio, e si regolarono di conseguenza, Un segno che sembra preoccupasse molto le autoriti pare fosse P'uccisione in piazza San Pietro di un soldato polacco, la notte fra il 28 ¢ il 29 uglio; ua altro soldato polacco venne ucciso il 30, mentre era al suo posto di guardia , La notte fra il 30 ¢ il 31 la situazione sem- brava effettivamente minacciosa: anche Sala notava che «si scorge %8 Sui rinforai e sui nuovi ordini mandati da Macdonald a Girardon, a cavallo tra Tuglio e agosto, si vedano A. Durouxca, Le régime jacobin en Ualie, cit., p. 274; JAN PacoNset, Legiony Polskie w walce, cit., pp. 36-37; J. Pacnoxskt, Legiony Polskie Prawda i Legenda, cit., vol. H, p. 190-191. 1 Cir, A. Dupourca, Le régime jacobin en Tlie, cit, p. 274; J. Pa- caroxisxr, Legiony Polskie w walee, cit., p. 34; Id,, Legiony Polskie Prada i Legenda, Gt, vol. If, p. 189. ®-Cfr, GA. Sata, Diario romano, cit, vol. Il, p. 55; J. Pacuoxisxr, Logiony Polskie Prawda i Legenda, cit., vol, II, p. 190. Linsurrezione del luglio 1798 139 ancor qui del fermento »™, e le autorit& consolati ordinarono un rinforzo di guardie per tutto il perimetro del Quirinale, sede del governo repubblicano, I giorno dopo venne istituite una rete di posti di guardia a Trastevere, il quartiere notoriamente pit turbo- lento, da dove aveva avuto otigine la sommossa del 25 febbraio. La stessa mattina del 31 vennero rinvenuti in vari punti della citta dei volantini che esortavano i romani alla ribellione ™, Malgrado tutto cid, a Roma non vi fu alcun tentativo di rivolta. Pud essere che a smorzare Pagitazione degli abitanti avesse il suo peso la notizia della sconfitta dei ribelli a Ferentino, come ipotizzava T'ufficiale po- lacco Kniaziewicz ®; comunque sia, il popolo di Roma durante tutti i successivigiotni di agosto si mantenne tranquillo, malgrado le autoriti continuassero a mantenere tutte le precauzioni militari, Ancota il 15 agosto, in occasione della solenne festivita dell Assunta, Roma fu pattugliata tutto il giorno da plotoni di 25-30 soldati, fra la completa indifferenza degli abitanti, che sppativano del tutto alieni da qualsiasi proposito di rivolta™, Comungue, malgrado le preoccupazioni nuttite tiguardo a Ro- ma, allinizio di agosto Ja situazione di Giratdon eta cambiata radi- calmente: di fronte alla sottomissione di varie localiti insorté, la pit importante delle quali, Alatri, era stata anche uno dei centri iniziali della rivolta, appariva evidente la notevole fragilith dell’in- sieme delle forze ribelli. Gia il 31 luglio Girardon scriveva a Mac- donald di sapere che i sibelli si crano riticati « dans les gorges de Veroly », di avete Vintenzione di procedere alloccupazione di Frosinone. I giorno successive informava Roma di avet mobilitato per indurre i ribelli alla sottomissione lo stesso vescovo di Anagni, mons. Giovanni Devoti, che effettivamente accondiscese a tedigere delle « représantations » da inviare nei centri ancora nelle mani de- gli insorti ad opera di suoi emissari (farono impicgati perfino dei monaci cappuccini) ™, Ulteriore buona notizia, una spedizione di ® Cir, GA. SALA, Diario romano, cit vol. II, p, 60. 12 Thidem, 18 J. Pacuotser, Legiony Polskie Prawda i Legenda, cit., vol. II, p. 190. ‘St G.A. Sata, Diaria romano, cit., vol, II, pp. 89-90. ° Gls, M.P. Crrruat-G. SEGARINI, Une source inédite, cit., pp. 314-315, Nel suo Précis, di alcuni anni postetiore, Girardon dice che sapeva che il vescovo Devoti era stato uno degli istigatori dell'insurrezione, ma che decise ugualmente di blandirlo per servitsene: si satebbe quindi recato. da Ini ¢, 140 Luca Tombolest ribelli che cercava di entrare a Carpineto era stata respinta dalla locale Guardia Nazionale, che aveva catturato due degli assalitori eli aveva inviati sotto scorta ad Anagni . E possibile che in questi giorni avessero Iuogo anche piccoli scontri fra Frosinone, Ferentino € Patrica, cui potrebbero riferirsi la morte registtata il 31 luglio dal parroco frusinate di Sen Benedetto di un certo Domenico Forte « graviter oulneratus » (che petd potrebbe anche essere stato ferito nella battaglia di Ferentino di due giorni prima), e quella registrata a Patrica il 1 agosto di un certo Alessandro Vallecotsa. A tutto cid si aggiunsero comunque Io stesso primo agosto arrive sia dei pre- isi ordini di Macdonald di continuare le operazioni offensive, sia del pur piccolo rinforzo costituito dai 250 granatieri polacchi_ del maggiore Nadolski, Girardon decise allora di tentare l'occupazione di Frosinone; Pesccuzione di questa manovta, oltre a prodarre il recupero di un altto impottante centro della rivolta, avrebbe com- portato la separazione dell’area montuosa di Veroli dalla valle del Sacco e dai monti Ausoni, infliggeado un colpo gravissimo alle pos- sibilita di ulteriore resistenza degli insorti. ‘Alle due di notte del 2 agosto il xeparto del maggiote Nadolski, che costituiva Pavanguardia, si mosse da Anagni, seguito un’ora dopo dopo essersi complimentato per Ie fedelt& dimostrata dalla sua diocesi alla Re- pubblica Romana e dopo aver promesso che avrebbe patlato in suo favore alle autorith costituite, ne avrebbe ottenuto collaborazione. Va perd detto che nel Précis Giratdon mostra una certa tendenza all’ebbellimento dei fatti, nel senso ‘di un aumento degli elementi romanzeschi e soprattutto di un'esaltazione abba- stanza fuori luogo della propria comprensione dell'ambiente del Circeo e delle persone che lo circondavano, In questi giorni ¢ in quelli successivi Girardon si jamentava invece senz’al- tro della condotta del commissasio straordinario della Repubblica Romana Zac- caleoni, che durante [o scontro di Ferentino eta ritornato a Roma, per poi ticomparire ad Anagni un paio di giorni dopo, ¢ che pitt in generale si mostrava del tatto negligente negli obblighi del proprio ufficio, non mostrava tropa voplia di compromettersi, e pareva interessato unicamente alla salvaguardia det suoi interessi ¢ ptopriet’ personali (ne aveva di patticolarmente riche Piperno, sua cittd natale), Cér, ancora M.P. Carrentr-G. Sucarit, Une source inédite, cit, pp. 312313 © 321. 8 Cf. ivi, p. 315. Non sappiamo se a Carpineto vi fossero det complict dei tibelli, Certo vi fatono delle persone fortemente sospettate: infatti if 10 fruttidoro anno VI (27 agosto 1798) Girardon informer’ Macdonald dell'asso- Juzione da parte della corte matviale francese di cinque cittadini di Carpineto, Cle, ivi, p. 371. Liinsurreione del luglio 1798 141 dal resto delle truppe con fo stesso Girardon; ad Anagni vennero lasciati solo 60 uomini, Alle cingue del mattino 1a colonna giunse a Ferentino, da dove riparti immediatamente portando con sé anche Zeydlitz e met del presidio, Ricapitolando, la mattina del 2 agosto, rimasti 60 uomini ad Anagni, ¢ 100 a Fereatino, Girardon dispo- neva per Pattacco contro Frosinone di 1250-1300 uomini, un can- none e un obice'”, Non esistono purtroppo resoconti redatti dai ribelli o dagli abitanti di Erosinone, che possano datci un’idea pre- cise della situazione e dei piani degli insorti per la difesa di Fro- sinone. Esistono solo alcuni accenni nei testi manoscritti alatresi, Cronaca dell’ Abate Bellincarapi e Racconto istorico, che ci danno po- chi clementi, assai scarni ma apparentemente attendibili. Tgnoriamo pressoché tutto quanto xiguarda la forza numetica e le intenzioni precise degli insorti; & perd improbabile, pur considerando T’allarga- mento della rivolta avvemuto il 29-30 luglio, che essi abbiano potuto mettere insieme una forza paragonabile a quella che si eta tiunita Ja sera del 28 a Ferentino ™, E comunque possibile che i loro capi Ricostuzioni della presa di Frosinone basate sulle fonti polacche ¢ francesi: A. Dorouncg, Le réginve jecobin en Italie, cit, pp. 274275; J. Pao cnowisxt, Legiony Polskie w walce, cit, pp. 38-42; Id,, Legiony Polskie Prawda i Legenda, cit,, vol. TI, pp, 191-194; M.P. Crrrenut-G. Sucanint, Une source inédite, cit., pp. 316-317. Nel Précis Girardon affermerd di aver avuto a sua disposizione a Frosinone appena 800 uomini di fanteria, 80 cavalleggeri e i due cannoni: in totale non pid di 900 nomini. '® J. Pacuoxisxr, Legiony polskie w walce, cit,, p. 59, ¢ Id., Legiony Polskie Prawda i Legenda, cit vol. UL, p. 191, parla di ben 10,000 insorti concentrati a Frosinone, di cui 1900 sbisti. Queste cifre sono con tutta evidenza grossolane esagetazioni, che andrebbero ridotte forse di dieci volte ¢ anche pi. Soprat- tutto la cifra di 1900 shirri @ semplicemente risibile. Del resto, in tali condizioni le poche truppe di Giratdon sarebbero state certamente travolte dagli insosti almeno otto volte supetiori. Girardon parla nel suo rapporto di 1500 ribelli oltre agli sbitanti e agli « shires du pays», ma anche questa stima, cette pi realists, mi pare esagerata: cfs. MP. Carmentt-G, Scawnst, Une source inédite, cit., p. 316. Comungue, senza dubbio parteciparono alla difesa di Frosinone ribelli provenienti da vari centri delle valle del Sacco, alcuni dei quali erano insorti il 29 Iuglio, Sappiamo per certo che partitono per Frosi- none Je «masse» di Atnata e di Ceccano: Je semi di quest’ultima furono prima benedette in una solenne cetimonia dal Sacerdote Pio Basset, Girardon in unvaltra sua letiera affetma inoltre che le munizioni dei ribelli che difesero Frosinone provenivano dal regno di Napoli, ma non sapeva dite se « elles sont Journies par les Magazins da Roy », Cfs. ivi, pp. 318 © 344, 142 Luca Tombolesi si fosseto accorti a Ferentino della possibilita di mettere in diffi- colt’ le truppe francesi ¢ polacche con un’imboscata, ed avesseto petcid deciso di non tentare nemmeno lo scontro in campo aperto, appostando fin dallinizio i loro uomini in posizioni coperte e ti patate. Comungue Ja seguente ricostruzione della battaglia & basata quasi interamente sulle fonti francesi e polacche. Le ostilit’ inizia- rono alle otto del mattino a breve distanza dalla cittA, presso il ponte sul fiume Cosa, dove era appostata un'avanguardia degli insorti. Questa accolse con un fitto fuoco di fucileria Yavanguardia coman- data dal capitano francese Chamorin, ma di fronte ad un assalto alla baionetta si ritisd dietro Ja sponda del fiume, sulla ripida collina dove sorge Frosinone, Dopo questa prima avviseglia Vavanguardia si arrest® e attese Parrivo del grosso. Giunto questo sul posto, Gi- rardon otganizzd Vassalto alla citt concentrando tre colonne di gra- natieri polacchi; quella di sinistea, agli ordini del capitano Anton Pokrzywnicki, dovendo avanzare per una salita estremamente sco- scesa, si limitd pid che altro @ coprire i due cannoni che iniziavano il bombardamento delPabitato, mentre quella centrale al comando del maggiore Chlopicki e quella di destra agli ordini del. maggiore Nadolski'avrebbero attaccato dizettamente Ia citi. Giradon timase in siserva con i francesi e il reparto polacco (100 uomini) del. mag- siore Zeydlitz. Furono le colonne di Chlopicki ¢ Nadolski a sconttatsi dunque con Ia resistenza pitt dura: 1a colonna di destra si trovd di fronte, poco avanti Je mura della cittA, un grosso caseggiato pieno di cec- chini, che venne attaccato inutilmente per bea tre volte. Intanto la colonna centrale si trovd presa in mezzo ad un vivissimo fuoco pro- veniente dalle case esteme alla cittd e, rimasto gravemente ferito il capitano Anton Downarovicz, che comandava la compagnia di testa, tutta la colonna inizid a retrocedere, tanto da rimanere indie- tro rispetto alla destra, Qui la svolta decisiva ebbe Iuogo quando Girardon fece avanzare uno dei cannoni fin davanti al caseggiato che bloccava la colonna, ne fece abbattere con un colpo la porta, € fece dat fuoco agli edifici; per occupare Pedificio erano morti nove uomini, Ora questa colonna poté arrivare fino alla porta principale della citta, dove sembra che la resistenza continuasse ancora pet un poco su una barticata eretta con dei catti rovesciati, agli ordini di un sacerdote armato di sclabola che satebbe caduto nel corpo a corpo: tutto cid avrebbe reso necessario Vincendio di vari edifici Liinsurvezione’ del luglio 1798 143 da cui si sparava® e avrebbe inferocito Je trappe, fino al punto che non poterono pitt essere trattenute neanche dai loro ufficiali nel saccheggio della citta, che durd un paio d'ote, Sctiveva due giorni dopo Girardon, nel suo rapporto a Macdonald: « ils [i sol- dati polacchi] commettent des horreurs qu'une plume se refuse & Gorire »; affermava inoltre che tra i morti era stato rinvenuto « we homme portant des épaulettes de Colonel, un chapeau bordé et gansépartout en or, avec la cocarde napolitaine » *, E possibile in effetti che una qualche resistenza sia continuata a Frosinone anche allinterno della citt&, rendendone particolarmente feroce il saccheggio, E comungue difficile immaginare che fosse stata temibile ed accanita come Pachotiski ce la desctive: in tal caso non ci si spiegherebbe il fatto, riportato dallo stesso stotico, che In co- Jonna che sofft} pitt perdite nella giornata, quella del maggiore Na- dolski, riportd tutti i suoi nove morti nell’assalto del caseggiato fuori cit’, e nemmeno uno invece allinterno dell’abitato. Ugual- mente, dei seite ufficiali polacchi ¢ francesi feriti nellassalto solo uno, il primo ad entrare in. citta di tutta la colonna centrale (il maggiore Chlopicki), fu ferito allinterno del centro abitato. Anche gli scatni accenni della Cronaca dell’Abate Bellincampi dividono lo scontro del 2 agosto in tre fasi distinte: un’imboscata in cui « muo- fono molti Polacchi », il bombardamento delPartiglietia francese che ha la meglio sui difensori, ¢ il tremendo saccheggio; non si fa cenno ad una tesistenza all’interno della citta. Senza patlare del racconto relativo al colonnello napoletano trovato tra i cadaveri dei ribelli: questa presenza di alti ufficiali di uno stato neutrale in divisa a fianco dei ribelli @ un fatto estremamente improbabile, tanto pit che tra le rimostranze che il 6 agosto successive Macdonald fece al governo delle Due Sicilie non risulta fosse compreso nulla del ge- nere, Non & comunque impossibile (sappiamo con certezza che cid accadde a ‘Terracina, come vedremo pitt avanti) che a Frosinone fos- sero presenti soldati e sottufficiali napoletani disertori, magari no- ¥ Su questo punto si veda patticolarmente J. Pactioxsxt, Legiony Polskie w walce, cit., p, 43; in quest opera il chiato intento apologetico fa interpretare alautore i dati incontrovertibili della ferocla che caratterizzd il saccheggio di Frosinone come una semplice conseguenza delVaccanimento della difesa opposta dai ribelli per Je vie della citta. © Cf. MP, Crrrenit-G. Sucanmt, Une source, cit, pp. 319 ¢ 321, Nel Précis il mosto cost abbigliato si moltiplica,e diventa « des officiers nepolitains ms 144 Luca Tombolesi minati comandanti militari in virtt della loro formazione militare, € che uno di questi fosse rimasto ucciso nello scontto, magari in- dossando una divisa appositamente modificata con Paggiunta delle spalline ¢ delle coccarde napoletane descritte da Girardon nel suo tapporto “, Comunque sia, terminata verso Je undici Ia resistenza, pet circa due ore Frosinone fu selvaggiamente saccheggiata, e vi futono uccisi numetosi abitanti inetmi, Cid in parte fu dovuto alla continuazione del combattimento fino all'intero della citta, che aveva inferocito i soldati, alla scarsa disciplina dei legionari polacchi, ma un ruolo non trascurabile dovettero averlo anche i precisi otdini di Mac- donald di « dare un esempio terribile ». Cid’ riusct in pieno: Ja no- tizia del trattamento che eta stato riservato alla citth ribelle ebbe senz’altro una notevole importanza nella pressoché completa cessa- zione delle ostilitd che si ebbe in quasi tutto il dipartimento del Circeo dopo il 2 agosto. Su questa improvvisa cessazione della ri- volta tornerd pili ampiamente in seguito. Non siamo in grado di dire quanti siano stati i morti fra i ribelli ¢ gli abitanti della citt&: nella terribile confusione che segut all’occupazione ¢ al saccheggio, sulle tre parrocchie di Frosinone solo in una, quella di san Benedetto, vennero registrati regolarmente i moti, nove in tutto, tra cui una coppia di sposi, Arcangelo e Ma- ria Faconissa. Di questi nove morti, quattro, tra i quali la coppia appe- nna oominata, etano stati sepolti fuori dalle mura nel luogo presumibile della loro morte, sulla via che conduceva alla Madonna della Neve, cio’ sulla stessa strada percorsa da francesi ¢ polacchi per entrare in citta, Non conosciamo la citcostanza della loro uccisione, ma ¢ comun- que inprobabile che marito e moglie fossero motti insieme combatten- do contro i polacchi: un simile particolare infatti non sarcbbe certo sfuggito all’accusata desctizione dell’accanimento della difesa degli in- sorti riportata dalle fonti francesi, Forse abitavano in una delle case 4 Girardon seriver’ a Macdonald alcuni giomi dopo che i tibelli di Fro- sinone resistevano petché il re di Napoli aveva promesso di intervenire entro i118 tetmidozo (5 agosto) al massimo, ¢ invieri lo stesso giomo i telativi bandi a nome del re di Napoli e del suo ministro Acton. Tuttavia i documenti pre- senti nell Archivio di Stato di Napoli permettono di escludere tale eventuslith, Probabilmente tali bandi (che non sono comunque in nostro possesso, neanche in copia) erano dei falsi creati appositamente per risollevare il morale dei ribelli; eft, MP, Crrrenit-G. Secanini, Une source inédite, cit., p. 324. Linsurrezione del luglio 1798 145 fuori citta, ed erano stati fucilati per rappresaglia, avendo gli insorti utilizzato a loro casa come fortilizio 0 tifugio; ma siamo comunque nel campo delle ipotesi, In ogni caso @ cetto che i motti nel saccheg- gio di Frosinone furono molti di pit dei nove registrati in questo Liber Mortuorum. Gitardon afferma nel suo tapporto che in una delle otto case date alle fiamme fuori citté furono trovati 22 ca- daveri; pers non @& affatto detto che fossero tutti combattenti, e inoltre, date le perdite riportate, i generale francese poteva essere portato ad inventate o esagerare i dati relativi ai tibelli uccisi, Alcuni particolari sul saccheggio ce li fornisce Luigi Angeloni nel suo Alla valente Gioventi d'Italia, dove narra che, malgtado le assicura- zioni fornite a lui personalmente come tribuno della Repubblica Romana dal generale Macdonald che Ja sua famiglia e i suoi beni sarebbero stati rispettati, i soldati polacchi (lui veramente li defi sce « gallici ») saccheggiarono la sua casa e i suoi magazzini, pic chiando anche la madre, la sorella e Je fantesche, ed uccidendo il suo zio ottantaquattrenne, Leopoldo Contini™*, Angeloni non fu il solo « patriota » a doversi Jamentare del saccheggio: lo stesso con- sole De Mattheis subi gravi perdite, e fu saccheggiata anche una casa di proprieta del Gran Questore della Repubblica Romana, An- gelo Stampa, originario di Ferentino™®, Anche nella lettera inviata il 4 agosto dall’anagnino Baldassarre Cugnoni a suo geneto Giuseppe Antonio Sala, si pud leggere come Frosinone « ha voluto ricevere il furore, e i] flagello maggiore di Fetentino, avendo sofferto una stra- ge grande di gente, il sacco generale, ¢ Vincendio di case ven- tisette » 1 Si veda Lute Anceront, Alla valente Gioventh d'Italia, Esortazioni patric, Londsa 1837, pp, 523-525. %@ Cf, G.A. Sara, Diario romano, cit, vol. IL, p. 156. Gitardon in uno dei suoi rapporti_a Macdonald afferma di aver fatto porte delle sentinelle alla casa del console De Mattheis al momento del suo ingresso a Frosinone, ma che a notte successiva vi era scoppiato un incendio, attribuito a contadini entrati in cittd nella notte per saccheggiare le case abbandonate; ¢ commenta cost Ja seatsa vigilanza delle sentinelle polacche; «on est bien malbeureax quand on est mal obéi», Pate in effetti che xel giorno della sua conguista ¢ nei giorni immediatamente successivi Frosinone sia stata in balla sia def militari polacchi che dei contadini delle vicinanze ¢ degli stessi poveri del Iuogo, tutti indistin- tamente dediti. al saccheggio: oft. M.P, Carreuur-G. Snoarint, Une source inédite, cit., pp. 320, 322 © 325. “Cir. GA. Sata, Diario romano, cit, vol. IIT, pp. 296-297. Anche secondo la lettera del generale Macdonald ‘al commissario del Ditettorio della 146 Luca Tombolesi Non abbiamo indicazioni molto precise sulle perdite franco: polacche. Girardon nel suo rapporto a Macdonald affermd di avet visto 15 morti, uno dei quali un artigliere, ma di non aver ancora ricevuto «le compte des morts »", ¢ i] maggiore Nadolski, in una lettera scritta il 4 agosto da Frosinone, parld di 9 morti solo fra i granatieri della sua colonna"; vi fu inoltre un numero imprecisato, ma sicutamente molto alto, di feriti, tra cui sei ufficiali. Le truppe francesi, che nel combattimento syolsero un ruolo solo marginale, ebbeto almeno un morto, un artigliere come abbiamo gid detto, € un ferito, i comandante di artiglieria Perrault, colpiti entrambi du- rante Passalto all’edificio fuori cittd; il capitano francese, Précheur, dei chasseurs a cheval, ebbe il cavallo ucciso nel primo scontto pres- so il ponte sul Cosa, Alcuni anni pit tardi Girardon valuter’ nel suo Précis le perdite della propria colonna in 40 morti ed altrettanti feriti; un rapporto fra motti e feriti piuttosto strano, di cai non si trova una spiegazione adeguata ". Passato mezzogiorno, lasciato a Frosinone uh presidio di 256 egionari polacchi agli ordini del maggiore Nadolski, Girardon si mise in marcia con il resto delle sue forze verso Alatri*, A meta tepubblica Francese Florent a Frosinone furono incendiate 27 ease. Un doca- mento presente acll’Archivio Vescovile di Veroli, Rel. 1866, Frosinone, parla invece di 97 case bruciate, Cfr. I, Baraacatto, Frosinone. Lineamenti storici dalle origini ai nostri giorni, Frosinone 1975, p. 292. Me Cf, MP. Carrstit-G. Suoarinr, Une source inédite, cit, p. 317. Me La lettera & tiprodotta in J, PacuoNsxt, Legiony Polskie w walce, cit., pp. 111-113, \ Uniindicazione della facilit’ con cui si possono trovare errori mador- nali anche nelle fonti pitt attendibili come i libri patrocchiali, e di conseguenza delPestrema cautela con la quale yanno prese tutte Je fonti a nostra disposi- zrione, & data da quanto segue. Sul Liber Mortuoruin della patrocchia frusinate di san Benedetto il parroco, presumibilmente in tutta buona fede, scrisse nella stessa annotazione relativa al 2 agosto 1798 che fra le trappe polacche ¢ francesi vi furono « supra quatringentos » (oltre 400) morti, Una cifta palesemente assutda, spiegabile solo con Ja trascrizione da parte del sacerdote di una voce nom controllata dii persona. Cf. M. Conactovannt, Lazio violento, Roma 1974, p. 58. '@ Qui c'8 una discordanza allinterno dello stesso volume di J. Pachossis, Legiony Polskie Prawda i Legenda, cit., vol. IL, p. 194, dove nella siessa pagina lice prima che T'ultima resistenza cess® a Frosinone alle undici circa, poi che il saccheggio durd due ore, infine che a mezzogiomo la colonna si timise in marcia diretta ad Alatzi, Girardon nel suo rapporto a Macdonald afferma di aver Tasciato & Frosinone 400 granatieri polacchi e V'unico obice di cui disponeva, ma Ja Linsurrezione det luglio 1798 147 strada accadde un episodio sintomatico, come lo & probabilmente anche Ja violenza dei saccheggi di Ferentino e Frosinone, dello stato della disciplina delle truppe a sua disposizione. I militati polacchi, che formavano il grosso della colonna, si fetmarono, si stesero ai Jati della strada e si rifutarono di proseguire, lamentando la durezza di modi del maggiore Zeydlitz, la fame, la mancanza di scarpe, ¢ rifiutandosi di dare Vassalto a due citt nello stesso giorno, Né gli accessi di collera di Girardon né le sue tipetute assicurazioni che Alatri gid da tre giorni si era sottomessa riuscirono a smuovere i soldati dal loro proposito, Solo I’atrivo, documentato sia dalle fonti francesi e polacche che da quelle alatresi, di una delegazione di auto- rita cittadine con alla testa Vedile Filippo Carrozzi e il vescovo Speran- za, venuta appositamente per assicurare Girardon della sottomissione e della fedeltd alla Repubblica di Alatri, ¢ per chiedere formalmente il perdono da parte dei suoi abitanti, riuscl a convincere i reparti a riprendere Ja marcia, Lungo la strada la colonna si imbatté anche nella delegazione di Veroli, con a capo il vescovo Rossi, che chie- deva il perdono del vincitore. Giunti ad Alatri tra le acclamazioni della folla (che in realta non dovette essere troppo numerosa, se Macdonald scriveva il giorno dopo al commissario Florent che la cittA era « evacuata »), i soldati organizzarono su due piedi la ven- dita degli oggetti saccheggiati a Frosinone, «a prezzo vilissimo », come annotava Pabate Bellincampi. La seta stessa una colonna di 50 cacciatori francesi e 100 granatieri polacchi agli ordini del capi- tano francese Laborde occupava Veroli, dove si tipeterono le stesse scene di Alatri'®. Nei giorni immediatamente successivi si sottomet- tevano anche gli altri centri della valle del Sacco, letter del maggiore Nedolski in data 16 tetmidoro anno VI (4 agosto 1798), gid citata, parla invece di un presidio composto da 256 womini; cft, J. Pauoxskr, Legiony Polskie w walee, cit., p, 112, 9 Di questo episodio parla ampiamente J, Pactioxisxt, Legiony Polskie w walee, cit. pp. 44-46; Id., Legiony Polskie Prawda i Legenda, cit, vol. UL, pp. 194-195. ¥ Questa ricostruzione dei movimenti di Gitardon si basa sui rapporti ed ordini datati 15 termidoro anno VI, riportati in M.P, Crrretir-G, SEcaRiNt, Une source inédite, cit. pp. 316-317. Lo stesso Girardon alcuni mesi pity tardi, in una lettera ai coramissari del Direttorio a Roma in data 25 brumeio anno VII - 15 novembre 1798, sctiveva che In sua intenzione quel giotno satebbe state quella di occupate militarmente anche Veroli, ma che a tre miglia dalla citta 148 Luca Tombolesi Non sappiamo purtroppo quale sia stato Patteggiamento tenuto dai ribelli dopo Ia sconfitta di Frosinone, e i particolati del ripristino della sovranith repubblicana negli altri paesi della valle del Sacco. Non @ detto che sia stato un processo semplice ed indolore. Un episodio interessante in tal senso si era verificato probabilmente gid il 2 agosto a Pofi. Secondo if pit volte citato Prospetto istorico della citta di Veroli di Francesco Mellonj infatti quel giorno sarebbe stato tucciso @ tradimento con due fucilate alla schiena in questa localita i giovane Luigi Mellonj, reo di aver affermato, assistendo dalla piazza del paese allo spettacolo dellincendio di Frosinone, che « op- porsi senza mezzi alVincesso regolare di una truppa di linea, era paz- zia quanto inutile sactificio di umane vite » ™'. Questo episodio sem- bra combinarsi male con tutto quel che sappiamo di Pofi come unico centro del Frusinate immune dalla rivolta, cosa daltra parte indirettamente confermata dal fatto stesso che vi si fosse rifugiata questa famiglia di « giacobini » verolani; 8 probabile insomma che Ia situazione in questi giomi fosse piuttosto confusa, ¢ in ogni caso non chiaramente a favore della Repubblica Romana, come le fonti successive cercheranno di far credere Un altro episodio del genere & riportato pet Ceccano, dove, anche qui in data imprecisata, il prefetto consolare Lorenzo Sin- dici avrebbe cercato di far sipiantare Valbero della liberta, e sarebbe stato preso a fucilate dal sacerdote Lorenzo Liburdi, che in seguito avrebbe figurato sulla lista degli emigzati pubblicata il 7 germile anno VIL™, Dopo la nuova sconfitta subita a Frosinone le fotze degli insorti dovettero in gran patte sbandarsi. Molti si saranno rifugiati nel tertitorio del regno delle Duc Sicilie, mentre gli elementi non eccessi- avtebbe incontrato i vescovo con la delegezione che annunciava Ia sottomis- sione dei yerolani, e satebbe allora tornato ad Alatti; secondo questa successiva versione, Ia guamnigione francese sarebbe enttata a Veroli solo il 3 agosto. Cfr. ivi, n. 328, pp. 431-432. 8’ Cf, F Mexiony, Prospetto istorico, cit., p. 211. Lo stesso Mellon} sfferma div non sapere se Vincendio fosse quello di Ferentino o quello di Frosinone, ma dato che a Fesentino vennero bruciate soto poche case ¢ fenili, imi pare evidente che si tattasse in realtt del ben pitt consistente (¢ vicino) incendio di Frosinone. 12 Cis, MP, Carmettz-G, Spoarmt, Une source inédite, cit., p. 297 nota, € p. 344. Linsurrezione del luglio 1798 149 vamente compromessi tornavano a casa, contando sul perdono ripetu- tamente annunciato dalle autorita francesi nei confronti di chi non fos- se stato un «Capo > della rivolta ma semplicemente « sedotto » 0 « traviato », Probabilmente molti di questi ultimi furono vittime nei mesi successivi delle corti marziali francesi. I pochi ribelli rimasti in atmi, ritiratisi sulle montagne, tentarono ancora un paio di et- tachi nell’area della valle del Sacco, sexza comunque costituire una seria preoceupazione per i presidi francesi e polacchi ™; in quei gior- ni corse voce anche che molti andassero a raggiungete i ribelli ancora assetragliati a Terracina ™. Anche nella Pianura Pontina la situazione all'inizio di agosto si andava calmando, Abbiamo gia visto come i paesi che collega- vano quest’area alla valle del Sacco, cio Giuliano ¢ Prossedi, gid dal 31 luglio si fossero nuovamente sottomessi all’autorita della Re- publica Romana. Quel giorno anche a Sezze si stava preparando Ia sottomissione, Fattore decisive era stato lo scontto combattuto ill 30 luglio fra i ribelli di Sezze e un distaccamento francese, Si trattava delle truppe francesi di stanza a Velletri, ciod le due compa- gnic di gtanatieri francesi della 12* meaza brigata che avevano ti- cevuto da Girardon Vordine di avanvate verso Prossedi ¢ Giuliano, appoggiate da pochi dragoni, Sullo scontro disponiamo di due ver- sioni: quella fornita da Girardon alcuni mesi dopo in un rappotto al generale Macdonald, e quella dellarticolo del Monitore di Roma che narrava stringatamente le vicende della rivolta ¢ sottomissione di Sexe, oltre ad alcuni accenni Ia cui fonte non & ben nota, presenti nel volume di Albert Dufourcg sulla Repubblica Romana. I re- ™ A. Dorouncg, Le régime jacobin en Italie, it., p. 275, accenna a questi attacchi, senza specificare né i! Tuogo preciso, né la data. Forse ad uno di questi @ Iegata la morte del ferentinese Domenico Sperduti, 35 anni, registrata sotto le data 5 agosto 1798 nel Liber Mortuorum della parrocchia di Senta Maria della Valle, a Monte San Giovanni Campano, Essa 2 attribuita a « balliseze ignaeae ctu », termine usato spesso nel latino dei partoci dell’epoca, pet indicare un colpo di arma da fuoco, $i noti che un altro Sperduti di Ferentino, Antonio, fa condannato a motte dalla corte marziale francese per aver partecipato alla rivolta, S Cf. A. Gazinmentt, Memorie, Martedi 14 agosto - 27 termifero, ripor- tato anche in M.P, Current -G. Szsarmat, Une source inédite, cit., p. 303, "5A, Duvourco, Le régime jacobin en Italie, cit, parla di questo scontro a p. 2745 Vatticolo & quello gid citato apparso anonimo sul Monitore di Rome, num, L, 23 ealdifero anno VI (10 agosto 1798), che patlava della rivolia di 150 Luca Tombolesi parti francesi, agli ordini del capitano Communeau, della piazza di Velletti, effectuando il movimento ordinato il giotno ptima da Gi- sardon, etano andati a sbattere il 30 laglio nei pressi di Sezze, in focalith « Piano del Campo » secondo Panonimo articolista romano, oppure « Pezzo » secondo il resoconto fornito da Dufoureg, con una squadra atmata costituita da «i pili facinorosi sciocchi del volgo » di Sezze, in tivolta dalla sera precedente. L’esito secondo Pattico- lista era stato sfavorevole per i ribelli, che erano stati messi in fuga dai «soli pochi dragoni », avevano siportato un morto tra Te loro file. Comunque, il comandante della piccola colonna francese aveva perso vati uomini nello scontro ed era simasto Jui stesso ferito; cosi, aveva deciso prudentemente di tornare sui suoi passi. L'articolo del Monitore di Roma prosegue spiegando come la fuga inglotiosa, ¢ ptobabilmente anche il mancato artivo delle truppe napoletane annunciate al momento dello scoppio della tivolta, avessero sco- raggiato molto il popolo di Seze, ¢ al contrario avesseto tidato co- raggio al cleto e alle « persone culte », che avevano ripreso 1a loro opera di pacificazione. Cosi il primo agosto, fuggiti i « motori », si procedette «con qualche stento» alla rimozione della croce dalla piazza principale della citta, e all’innalzamento al suo posto di un nuovo albero della liberta. Pare che lo stesso giorno facesse ato di sottomissione anche Sermoneta ™, Sezve, Il rappotto di Girardon @ quello del 21 vendemmiaio anno VII - 12 ot tobre 1798, cfr, M-P. Crrrerit-G., Sxcarint, Une source inédite, cit. n. 254, p. 410, Alle operazioni di questo distaccamento francese si accenna anche, in termini estremamente stringati, nei siassunti delle lettere del generale Macdo- nald conservati nel SELA.T. di Vincennes, AM, BY54: in particolare, nelle Tet tere a Gitardon dell’l1 termidoro anni VI - 29 luglio 1978, del 13 termidoro anno VI - 31 luglio 1798 e del 14 termidoro anno VI - 1 agosto 1798, ¢ in quella al commissario del Direttorie Florent detlo stesso 14 setmidoro - 1 ago- sto, Altre informazioni di pitt dubia attendibilitA in F. Lomanpint, Le som mossa, cit., p. 72, che parla di molti caduti da parte francese, grazie soprattutto alla presenza fra gli insorti di un certo Giovanni Ceccano dalla mira infallibile. 'S Sulla soltomissione di Sermoneta cft. J. Pactoxsxt, Legiony Polskie w walce, cit. p. 65; Id,, Legiony Polskie Prawda i Legenda, cit. vol. Il, p. 201 Girardon scrive perd il 19 tetmidoro anno VI (6 agosto 1798) che «la commune de Sermonetto [sic] m'a éerit pour me rappeler qu’attachée ann principes [sic], i n'y a jamais eu d'insurrection chez elle ». Cit. M.P. CxarELLt-G Secanint, Une source inédite, cit, p. 324, Girardon fu informato della. sot- tomissione di Sezze il 4 agosto, ivi., pp. 320 © 321, ¢ di quella di Santo Stefano il giomo successive, ivi, p. 324. In questi gion anche Piperno do- Linsurreztone del luglio 1798 151 Una nuova minaccia si profild invece in questi giomni a Subiaco: qui il 2 agosto ebbe Inogo una rivolta, che per qualche giorno tenne fn allarme Macdonald, Si trattava perd di una fiammata momenta- nea, che si calmd da sé: Ja citta si sarebbe sottomessa I'll agosto, senza che si rendesse necessario l'intervento di truppe ”. Liunico punto in cui Ja rivolta non era stata ancora domata, dopo la resa di Vetoli, eta Terracina, Per ricccupare anche questo ultimo focolaio il generale Macdonald decise 1a costituzione di un'al- ita colonna, il cui comando venne affidato all'aiutante generale David-Mautice Mathieu de la Redorte. L’avanguardia delle sue trup- pe uscd da Roma nelle prime ore del mattino del 5 agosto; si trat- tava di mezzo battaglione di granatieri polacchi sotto il comandante Bialowiejski (400 uomini). Queste truppe furono raggiunte a Vel letri il giorno seguente dal secondo battaglione della 12ma mezza brigata francese, da alcuni chassewrs a cheval e da una sezione di attiglieria polacca con due cannoni". Lo stesso giorno una piecola colonna formata da una sola compagnia polacca di 55 uomini, al comando del capitano Wladislaw Jablonowski, parti da Anagni per Frosinone alla volta di Piperno, dove giunse il 7 agosto; suo com- vette annunciare Ia propria sottomissione; infatti il 5 agosto Girardon de- cise di inyiarvi una piccola compagnia polacca di 55 uomini al comando del capitano Jablonowski perché «les Aabitants de cette ville sont dans de bone nics intentions mais ils sont en crainte d’étre attagués par les Rebelles des vilages voisins ». Cée. ivi, pp. 321 € 323. °% Di questa rivolta di Subiaco parla solo A. Duxounca, Le réginte, cit., pp. 275-276. Epli tende ad attribuirvi una grande importavza, pet i possibill collegamenti con altre eventuali zone insutrezionali in Umbria e nel Reatino, ed 2 possibile che Macdonald avesse effettivamente di questi timori, Ma il poco che di questo episodio si pud ticositulre dalle pagine dello stesso Dufoureq a Pidea di un episodio del tutto slegato dalla rivolta del dipartimento del Circeo, ¢ forse nemmeno degno del nome di rivolta; probsbilmente qualcosa di pit simile a cid che aceadeva a Tivoli il 25 luglio o a Veroli il 24 dello stesso mese, prima che Je dimostrazioni contro ledile Franchi degenerassero i tivolta apetta. E comunque il 19 termidoro - 6 agosto, cio proprio in mezzo al petiodo in cni Subiaco sarebbe stata ribelle, che Girardon (che non sembra essere mai stato al cortente della ribellione di questa cittd} scrive a Macdonald che «les shires que nous avons combatius sont les ménees qui étaient & Cita del Castello [sic], on en a ous qui gittent dans les hautes montagnes sur la partie dw nord: if faut qu’on veille sur les environs de Tivoly et Riaty [sic] ». 1 Chr, J. Pactostcr, Legiony Polskie w walee, cit. p. 66; d., Legiony Polskie Prawda i Legenda, cit., vol. II, p. 202. 152 Luca Tonbolesi pito era quello di mandare avanti esploratori per rendersi conto di quale fosse la situazione in direzione di Terracina. Jablonowski se- gnald a Gitardon, non sappiamo con quale fondamento, che erano ancora nelle mani dei ribelli, oltre a Terracina, anche San Felice Citceo ¢ Sonnino ™”. Lo stesso 7 agosto anche Mathieu fece avan- zare la sua colonna, occupando Sezze, ormai sottomessa da una set- timana; quindi inizid a mettete in atto il piano di attacco contro Terracina, Un distaccamento di 100 granatieri polacchi con un cannone ed alcuni chasseurs & cheval al comando del maggiore Fran- ciszek Podoski venne spedito in direzione della Palude Pontina, con Pobiettivo di prendete ‘Tertacina di sorpresa dalla parte del mare. Il giorno seguente Mathieu condusse il resto della colonna a Piperno, dove lo espettava il capitano Jablonowski®. Lo stesso giorno que- stultimo informa Girardon che anche Sonnino si & arresa, ¢ che ha petfino fornito dei viveri alla sua colonna™. W Si veda al tiguardo J. Pacuionisks, Legiony Polskie w walce, cit., p. 65; Id., Legiony Polskie Prawda i Legenda, cit., vol, II, p. 201. Da queste informa- zioni si ticavetebbe che Sonnino fino all’8 agosto era ancora in mano ai ribelli, mentre dai bandi delle condanne dei ribelli originati di questo paese sembra lecito deduase che Valbero della libert® non vi venne mai abbattuto, E possibile che le pattuglie di Jablonowski non abbiano controllato di persona La situazione di Sonnino, ¢ quindi che Pufficiale polacco disponesse di informazioni inesatte. Cf, J. Pacnorisut, Legiony Polskie w walce, cit. p. 61; Id., Legiony Polskie Pratada i Legenda, cit., vol. II, p. 202. Sembra che i reparti polacchi, non chiaro se quello di Jablonowski oppure quelli comprest nella colonna del generale Mathieu, saccheggiasseto Piperno, o pet lo meno di questo si lamenta- rono alcune settimane dopo con Girardon le autotiti della citti; oft. MP. Curmmutt-G, Secazint, Une sonce inédite, cit, p. 363. I Cf, MP, Cxrrmuit-G, Sneanint, Une source inédite, cit. p. 329. Se Sonnino fino a quel giorno era effettivamente ancora insorta, & possibile che la sua sottomissione sia legata alla «consulenza » che il brigante Ciaffone avrebbe fornito come « guida » al generale Mathieu, fatto di cut parla Girardon nella sua letter del?11 vendemmiaio anno VIT - 2 ottobre 1798, cfr. ivi, 2, 231, p. 403, ed 8 confermato dalle memorie del brigante Antonio Gasbaroni,, che allora aveva quattro o cinque anni. Questi ricordava come i 24 banditi di Sonnino guidati dal « giovane benestante » Benedetto Bamnabo (nella ver- sione in francese) 0 Barnabai (nella versione in italiano), avessero, in. cambio celPamnistia del permesso di rientrare indisturbati a casa, apetto 1a porta i Terracina che era stata loro affidata dai difensori della citti. Gasbaroni, 0 forse il suo redatcore Masi, dat® episodio erroneamente al 1806. Cft. Le bré- gandage, cit., pp. 50-51, e A. GASBARONI, La mia vita di brigante, cit., p. 44 Linsurrezione del luglio 1798 153, ‘A questo punto & necessario avvertite che sulla battaglia e Voccupazione di Tertacina manca totalmente qualsiasi fonte locale, sia proveniente da insorti che da semplici abitanti della cittd. Quasi tutto cid che sappiamo su questo scontro, ultimo importante della tivolta, lo ricaviamo dalle fonti francesi e polacche, che come ab- biamo gia visto vanno utilizzate con molta cautela®. E possibile comunque ricostruire per alcuni aspetti, con Pausilio di documenti conservati nell’Archivio di Stato di Napoli, la preparazione della citi alla difesa. Innanzi tutto & necessario chiarire che quelli di Terracina furono gli unici ribelli dei quali possiamo dire con sicu- rezza assoluta che fosseto in contatto regolate con Ie autorita del regno delle Due Sicilie, Infatti dalle lettere che il re Ferdinando I spediva al ministto Acton ammalato nei primi giorni di agosto si parla correntemente dei rapporti sull’andamento della rivolta (pur- troppo opel itreperibili, forse perduti nell’incendio di parte dell’Ar- chivio di Napoli avvenuto nel novembre del 1943 ad opera di reparti tedeschi in ritirata) che il generale Gambs, comandante dell’ala si- nistra del’esercito napoletano, di stanza a Fondi, inviava quotidia- namente al re, Nella lettera del 6 agosto il re scrive che Gambs quel giorno aveva allegato al rapporto del giorno una lettera di Ettore Carafa, conte di Ruvo, « trovata tra le carte del morto comandante francese di Terracina ». Il conte di Ruvo era fuggito solo un paio di mesi prima da Castel Sant’Elmo, dove era stato rinchiuso sotto Vaccusa di giacobinismo e sovversione, ed ora si eta rifugiato a Milano, dove si radunavano intorno a lui vari altri esuli politici napoletani, L’esistenza di una sua cotrispondenza ptoptio con il co- * Sulla presa di Terracina il lavoro di Albest Dufoureq ® inutilizzabile, perché estremamente impreciso e confuso, Si vedano dunque solamente J. Pa- cuosisnt, Legiony Polskie w walce, cit., pp. 68-76; Td., Legiony Polskie Prawda i Legenda, cit,, vol. IL, pp. 202-205. Una versione diversa in vari aspetti parti- colari, ma senz’altro originata anch’ess« da fonti franco-polacche, 2 quella ri- portata dat diarista romano Antonio Galimberti e ziprodotta in M.P, CerreLtt - G, Suoarint, Une source inédite, eit., p. 303. Riguatdo lla maneanza di fonti alternative a quelle francesi e polacche, & particolarmente grave il fatto che sia andato disperso il Liber Mortworuint dell'unica parrocchia esistente all’epoca a Terzacina; cfr. M, CoLactovAnnt, Lazio violento, cit., p. 41. Le lettere del re delle Due Sicilie Ferdinando I all suo primo ministro John Acton sono conservate nel fondo « Archivio Borbone », busta 216 « Cor- rispondenza Acton ». 154 Luca Tombolesi mandante di un presidio francese di confine & assai importante, anche se non conoscendo il contenuto della lettera non siamo in grado di approfondire maggiormente questo punto. Ai fini della no- stra ricerca & comungue evidente che o i capi della rivolta, dopo aver ttovato questa lettera di un capo giacobino napoletano, decisero oto stessi di consegnarla alle autoritd napoletane, oppute che futono queste ultime, vennte a conoscenza del ritzovamento, a richiederne Ja consegna. In entrambi i casi appaiono chiaramente dei tapporti di collabotazione abbastanza stretti fra gli insorti di Terracina e le au- toritd militari napoletane al di la del confine, Del resto gid il ge- netale Macdonald il 3 agosto disponeva di informazioni riguardo al fatto che gli insorti di Terracina avrebbero chiesto al posto di fron- tiera napoletano di informate il re di Napoli della loro tichiesta di aiuto e della loro disponibilita a riconoscerlo come sovrano ™. Furono questi stessi rapporti intercorrenti tra il generale Gambs e i capi degli insorti che permisero a questi ultimi di organizzare Pevacuazione di Terracina prima dell’atsivo dei francesi, ed una te- sistenza particolarmente riuscita, forse la pit: dura di tutta la cam- pagna per le truppe francesi ¢ polacche. Lnfatti, da un'altra lettera conservata nell Archivio di Stato di Napoli“, scritta il 7 agosto 1798 dal comandante della fortezza di Gaeta, de ‘Tschudy, al marchese del Gullo, ministro degli esteri di Ferdinando I, sappiamo che quel lomo stesso era giuinto a Gaeta su una feluca proveniente da Fiumi- cino il corriere francese Antonio Moncal, disetto a Napoli. 11 corrieré aveva tiferito a de Tschudy che al massimo il giorno successivo una forza di 1600 0 2000 francesi avrebbe attaccato Terracina, con [’or- dine di uccidere tutti gli abitanti, « risparmiando solo le donne gra- vide», De Tschudy tiferiva inoltre al marchese del Gallo di aver subito trasmesso Vinformazione al «Gen. Com. della Sinistra per 4 Riassunti delle lettere in data 16 thermidore an VI (3 agosto 1798) indirizzate da Macdonald al ministro della guetra francese e a Gauthiex, co- mandante ad interim dell’Armée d'Ttalie, conservate nel S.ELA.T. di Vincennes, AM, b'54. Comunque le informazioni che Macdonald in questi giomi possedeva riguardo alla situazione di Terracina non dovevano essere molto affidabili: ad esempio, nelle lettere appena citate afferma che il capo della rivolta 8 Tex goverhatore pontificio, mentre due giorni dopo sctive nuovamente 2 Gauthicr, informandolo che si era sbagliato e che Tex governatore non Centrava affastos cfr. J. Pacnotisxr, Legiony Polskie w awalce, cit., pp, 116-117. @ Fondo « Esteri», busta 4652. Jinsurvexione del luglio 1798 bs di Lui intelligenza ». Senza dubbio Gambs informd immediatamente i capi tibelli di Tetracina, in modo che quando il 9 agosto il gene- rale Mathieu giungerd nei pressi di Terracina trovera i ribelli pronti a riceverlo, mente tutta la popolazione non combattente eta gid stata messa in salvo nel tersitorio delle Due Sicilie ™. Un ultetiore utile accenno sui difensori di Terracina lo ricaviamo da un’altra let- tera di re Ferdinando I ad Acton, datata 26 agosto 1798, In esse il re fa riferimento a « quei soldati di Sannio [era uno det reggi- menti napoletani di stanza sul confine], che con tanto scandalo vet- gognosamente disertarono da Valmatina, ¢ passarono a Terracina », evidenziando Popportunita di arrestarne © fucilarne qualcune « pet esempio degli altri». Si tratta qui dunque di persone che al mo- mento in cui il re sctiveva erano sul tetritorio napoletano; si trat- tava percid con ogni probabilitt di soldati napoletani che avevano disertato pet unitsi ai ribelli di Terracina, e che ofa, dopo la scon- fitta, si erano rifugiati all’interno delle frontiere delle Due Sicilie. Evidentemente il re voleva dare un esempio contro tutte le diser- zioni, tanto pitt necessario in quanto Vesercito, in vista della ptos- sima guerta contro Ja Francia, stava per essete rinforzato con una nuova leva di reclute. Totniamo ora alle opetazioni contro Terracina, A mezzonotte dell’S agosto, lasciata a Pipemo 1a compagnia di Jablonowski, Ma- thieu fece pattire Ia sua colonna verso Terracina; alle sei del mat- tino questa si congiunse a circa una lega (5 kim) dalla cited, sulla via Appia, con il reparto del maggiore Podolski; forse questultimo non poteva attaccate Ja cittd dalla parte di mare, perché i tibelli avevano provveduto gid da alcuni. giorni a sompere le dighe, inon- dando i campi intotno a Terracina, in modo da lasciare come unica strada di accesso Ia via Appia, Iungo la quale era stato tagliato inol- tte il ponte Maggiore. Una colonna fu quindi distaccata agli ordini del capitano francese Lebrun per eseguire un movimento aggitante dalla parte delle montagne, in modo da prendere la cittd alle spalle, Sullinvio della popolazione al sicuro nel regno di Napoli si veda anche MP, Crrrexit-G, Seeanm, Une source inédite, cit., p. 303, nota 243. La notizia dell'evacuazione della’ popolazione di Terracina giunse subito anche a Roma, se Pavvocato Galimberti poté registranla gia i 9 agosto; oft. la telativa annotazione sulle sue Memorie manoscritte gi ripetulamente citate, 156 Luca Tombolest grazie alla collaborarione della banda dei briganti di Sonnino ™; quindi il reparto di Podolski siprese Ja marcia come avanguardia, seguito dal resto del piccolo esercito, ma incappd presto nel fuoco dei ribelli: oltre ad alcuni cannoni posti sulla strada e una batteria posta sul monte S. Angelo, artiglicria che causd comunque ben pochi danni per Pimperizia dei serventi, fu assai pit: micidiale il fuoco di tiratori appostati dietro i cespugli ai lati della strada, che correva rialzata su un terrapieno. Tra i numetosi caduti vi fu anche il mag- giore Podolski; rimasero feriti (uno di loro mortalmente) anche tre degli altri quattro ufficiali della colonna, che non fu in grado di reagite efficacemente al fuoco dei ribelli. Solo Parrivo del grosso insieme al generale Mathieu tiusel a sbloccare Ja situazione; gli inu- till cannoni schietati sulla strada farono presi dassalto, ma i tiratori appostati al riparo continusrono a lungo a infliggere petdite alla colonna avanzante, ptima di ritirarsi sparpagliandosi in varie dire- Zioni, parte nei boschi verso Vinterno, parte nella palude, probabil- mente solo dopo Pentrata in azione della colonna del maggiore Le- run, Questa infatti poté entrare senza colpo ferite da una porta seuarnita™, e procedere all’occupazione della cittd, riuscendo a sor- prendere solo un pugno di uomini armati, pare dei sacerdoti, riv- nito a pregare o a dire messa intorno ad un grosso altare eretto in una piazza, sormontato da uno stendardo rosso con ticamata sopra tuna Madonna, Il gruppetto di insosti fu tapidamente liquidato, e farono queste in pratica le uniche perdite subite dai tibelli nella giornata. Solo dopo tre ore dall’inizio del combattimento 1a colonna di Mathieu giunse a Terracina, quando ormai quasi tutti i ribelli fuggiti dalla parte del mare o presenti in citta alParrivo di Lebrun \ Delfepisodio parla il brigante Antonio Gasbaroni nelle sue memotie ‘git citate, cfr, Ia precedente nota 161. Antonio Galimberti afferma nelle sue ‘Memorie che la colonna aggirante cra forte di 600 uomini, ma questo numero, che rappresenterebbe quasi la meta delle forze del generale Mathieu, mi pare esagetato; cfr, M.P, Crrreni1-G, Secarint, Une source inédite, cit., p. 303. ¥# Per tutte le fonti vedi la precedente nota 162. Non 2 possibile stebilire se ill muolo dei briganti fu solo quello di guidare Je colonna per i sentieri montani in modo da gitaze intorno alla cittd ed entrate dal lato sguamito rivolto ‘verso il regno di Napoli, oppure se effettivamente la bands, 0 qualche suo componente, avesse anche aperto o lasciate valutamente sguarnita la porta di Terracina che avrebbe dovuto difendere dai-francesi, come racconta Gasbe- roni nelle sue memorie,

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