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14.

Centri italiani del Gotico Internazionale


(Michelino da Besozzo, Belbello, i Fratelli Zavattari; Stefano da Verona; gli affreschi di Torre Aquila a Trento;
la scultura del Palazzo Ducale e di San Marco a Venezia; Jacobello del Fiore; Giovanni da Modena; Lorenzo
e Jacopo Salimbeni)

L’ITALIA INTERNAZIONALE
Anche in Italia si attuano delle novità, soprattutto per quanto riguarda lo svecchiamento degli antichi schemi.
Le aree che partecipano a questi cambiamenti non sono numerose, ma ci sono molti casi in cui vengono
invece presi in esempio soltanto alcune parti dei nuovi stili.
La Lombardia di Gian Galeazzo Visconti è uno dei centri più attivi, perché molto vicina alle più attive
corti europee; inoltre, il duca, che ebbe il potere dal 1374 al 1402, desiderava fare del suo possedimento il
più potente d’Italia, tale da poter competere con le altre monarchie europee.
Molti miniatori furono al suo servizio, e rilessero la lussuosa quotidianità tipico della cultura lombarda:
l’amore per la realtà e per le decorazioni, in questi anni, ebbero così tantissimo successo, tanto che anche in
tutta Europa questo stile venne detto ouvraige de Lombardie (inteso come “eseguito alla maniera
lombarda”).
La Lombardia si proiettò nell’internazionalità grazie all’apertura del cantiere del Duomo di Milano: architetti e
lapicidi stranieri fecero via vai per il cantiere, e questo aggiornò tantissimo gli artisti locali. Uno di questi
artisti è…
MICHELINO DA BESOZZO (notizie 1388-1445), che interpretò le novità stilistiche in modo più
fantasioso e libero, in modo più “internazionale”. La sua è una combinazione di realismo nel mondo fiabesco.
Decorò..
L’OFFIZIOLO BODMER
• La sua datazione non è certa
• Quella nell’immagine è il Libro d’ore, precisamente una pagina miniata con
l’episodio evangelico dell’Ascensione
• Le figure sono descritte da una linea fluida
• Colori tenui e preziosi
• Assoluta indifferenza per la spazialità, sostituita da ritmo, disegno e colore
• Ogni foglio è incorniciato da un tralcio di un unico fiore, che ha le radici nella parte
bassa della pagina
• Il colore del fiore crea un contrasto cromatico con i colori dominanti nella vignetta
• Analisi naturalistica e brio decorativo.

In Lombardia famoso divenne anche il versante grottesco delle novità stilistiche


internazionali, come gli affreschi di Franco e Filippolo de Veris del Giudizio
Universale (1400), all’esterno della Chiesa di Santa Maria dei Ghirli a Campione
d’Italia.
Notevole è anche…
BELBELLO DA PAVIA (attivo fino al 1470 circa), che lavorò per i committenti più famosi
dell’Italia del nord. Le sue miniature hanno toni concitati e violenti dello stile internazionale.
Un esempio è la sua…
BIBBIA DI NICCOLO’ D’ESTE (pagina miniata con la figura di San
Gerolamo)
• Del 1432-1434
• Patetico ed espressionistico
• Belbello predilige i colori forti e cangianti, corpi massicci e gesti ampi
• A questo rimarrà fedele per tutta la sua carriera.

Ebbe però più fortuna la pittura di Michelino da Besozzo, come si può notare negli affreschi
dei…
FRATELLI ZAVATTARI
• Affrescano la Cappella Teodolinda del Duomo di Monza nel 1444
• I loro personaggi sono attoniti e senza peso
• Quello dell’immagine è il Banchetto di Nozze.

LE NOVITA’ A VENEZIA
I primi due decenni del ‘400 sono molto importanti per Venezia perché segnano il distacco dalla cultura
bizantina per avvicinarsi a una cultura più occidentale. Questo avviene attraverso lo stile cortese, perché più
vicino alle decorazioni lineari, cromatiche e sontuose vicine così simili allo stile orientale; il fenomeno
accomuna scultura, pittura e architettura, e si caratterizza dal lento adattarsi della tradizione trecentesca alle
novità apportante in San Marco e a Palazzo Ducale da artisti provenienti soprattutto da fuori.
Architettura e scultura vengono utilizzate per disegnare un nuovo aspetto della città; soprattutto, ci sono le
novità apportate a San Marco, con il coronamento, e a…
PALAZZO DUCALE
• Il 27 settembre 1422 si decise di completare l’esterno del palazzo
• Venne prolungato il lato adiacente alla piazzetta, fino a saldarlo con il fianco
di San Marco
• Vennero mantenute le forme trecentesche (i lavori vennero interrotti nel 1355
per un colpo di stato)
• Questa decisione è stata molto importante, in quanto venne consacrato
quello “stile veneziano” tipico, che venne per secoli copiato e riproposto
• Dalla parte parallela al molo e dalla parte di San Marco ci sono bellissime sculture, come ad
esempio quelle di FILIPPO CALENDARIO, che ritrae NOE’ nudo, ubriaco e deriso dai figli (uno dei
quali lo copre), negli angoli; ci sono anche Adamo ed Eva. Il tema prevalente è quello del peccato
e della redenzione attraverso il vino
• La scultura presenta caratteri misti, perché ricorda anche lo stile fiorentino.

A Venezia si lavora anche alla realizzazione di tantissimi edifici civili, i quali, realizzati su di una griglia
compositiva d’obbligo, a causa delle necessità ambientali,
presentano tutti le stesse caratteristiche:
- A piano terra, un portico è aperto sull’acqua, per
l’attacco delle barche
- Al piano superiore ci sono grandissimi polifore
che illuminano il salone centrale, servito dallo
scalone su cui si affacciano gli altri ambienti.
Architetti e lapicidi utilizzano la loro fantasia per moltiplicare e
ornare le aperture, e arricchire le pareti con inserti policromi.
Esempi validi sono il Palazzo Giustiniani, la Ca’ Foscari e…
LA CA’ D’ORO
• 1421-1440
• Dovuta a maestranze lombarde che hanno lavorato anche al Duomo di
Milano
• Questo si vede dall’ampio repertorio di ornati utilizzati
• Oggi è priva delle dorature che le hanno dato il nome
• Bellissimo esempio di finezza degli intagli e raffinato riuso di cornici
medievali (appartenevano alla precedente costruzione del XII secolo)
• Struttura asimmetrica ma molto equilibrata
• Bilancia il vuoto dei loggiati e del portico di sinistra con il luminoso
paramento murario dell’ala destra (alleggerito dalle monofore e dalle regolari aperture quadrate).

VERONA
Questa città è sottomessa politicamente dal 1406; il suo stile artistico è vicino a quello lombardo: era
proprietà dei Visconti, e la sua posizione geografica la rendeva facilmente influenzabile dagli stili
medioeuropei.
STEFANO DA VERONA (1979-dopo 1438) esemplifica la vitalità di questa città. È di
origine francese, suo padre era Jean d’Arbois, artista che lavorò alla corte di Filippo l’Ardito e
anche Gian Galeazzo Visconti a Pavia. Stefano si formò a Pavia, e prima di andare a Verona,
si fermò a lungo a Padova. Un suo lavoro è…
L’ADORAZIONE DEI MAGI
• Firmata e datata 1435
• Si denota una speciale attenzione per i materiali preziosi e i dettagli precisi
• La composizione però è affollata e lineare.

…SULLE ALPI…
Le Alpi non furono una barriera di divisione, ma luogo di incontri e mescolanze tra popolazioni e culture
vicine, dando origine ad una produzione caratteristica.
Nel PIEMONTE OCCIDENTALE (quello orientale era di dominio lombardo) c’era il ducato di Amedeo VIII,
che favorì una bella fioritura artistica. Il ducato comprendeva una vasta area a cavallo delle Alpi, inoltre
c’erano stretti rapporti con Berry e la Borgogna (Amedeo VIII sposò Bianca, la figlia del duca di Borogna):
questo impose scambi tra diverse culture.
GIACOMO JAQUERIO (notizie dal 141-1453) fu un pittore a servizio di Amedeo VIII che approfittò della
varietà di stili disponibili. Il suo modello sarà la scultura borgognona, ma realizza un linguaggio personale,
che tocca tutte le espressività, dalla delicatezza all’espressionismo più acuto. Realizza…
LA SALITA AL CALVARIO
• Del 1430 circa
• Dipinta nella ex sacrestia della chiesa di Sant’Antonio a Ranverso
• Prevale il tratto marcato
• Figure legnose e colorite fortemente, che si contrastano con lo sfondo uniforme
• La visione del reale è molto drammatica, senza elementi graziosi o sentimentali.

Nell’area del Trentino invece ci sono paesi tedeschi e dell’Europa orientale. Un’importante opera del
periodo è realizzata da…
MAESTRO VENCESLAO, pittore boemo, che negli ultimi anni del ‘300 decora…
LE RAPPRESENTAZIONI DEI MESI
• In una sala della Torre dell’Aquila nel castello di Trento
• Commissionato da Giorgio di Liechtenstein, principe vescovo di Trento
• Il clima cortese della corte vescovile è pienamente riflessa dalle pitture
• Nell’affresco vengono rappresentate, come viste da una loggia retta da
colonnine tortili, le occupazioni tipiche di signori e contadini viste mese per
mese
• I due mondi sono visti e rappresentata con cura per i particolari realistici
• Senza eccessività di grottesco
• Il mondo cavalleresco e quello quotidiano si intrecciano in modo molto pacato.

…ALTRE ZONE D’ITALIA…


Nelle Marche le piccole signorie locali avevano scambi con il Veneto e la Lombardia, anche con l’Emilia.
Questo spiega la precocità di un pittore…
LORENZO SALIMBENI (circa 1374-ante 1420), che esegue il trittico raffigurante…
IL MATRIMONIO MISTICO DI SANTA CATERINA
• Datato 1400
• Fatto per Sanseverino che godeva di un periodo di notevole
ricchezza, sotto la signoria degli Smeducci
• I panneggi sono vorticosi
• Espressioni pungenti
• Colori irreali
• Natura stilizzata con leggeri grafici
• Praticamente, la tradizione locale viene riletta attraverso
l’aggiornamento fatto con esempi lombardi e francesi.

Lo stesso successe in Sicilia, con l’insediamento di Ferdinando di Castiglia nel 1412 e di Alfonso
d’Aragona nel 1416. La commissione reale era potente, e i commerci favorivano l’impulso all’immissione
nell’isola di un’ampia circolazione culturale che proveniva da Spagna, Francia e Paesi Bassi.
Un esempio importante è l’affresco raffigurante…
IL TRIONFO DELLA MORTE
• Del 1446 circa
• In Palazzo Sclafani
• Probabilmente dovuto alla committenza del sovrano
• Affresco concepito come un’enorme pagina miniata
• In un lussuoso giardino, la morte irrompe a cavallo
• La morte è un cadavere semiputrefatto che scaglia le frecce
• Sotto le zampe del cavallo ci sono diversi rappresentanti di stati
sociali e religioni
• Dietro alla morte i vecchi la invocano, ma senza esito
• A destra un gruppo di dame e cavalieri viene assalito a sorpresa
• Si insiste ossessivamente sui temi macabri
• Iconografia e lo stile sono molto complessi
• Cultura figurativa esageratamente espressiva
• Resa plastica data dall’uso di corpose pennellate.

Dopo questo, la Sicilia venne annessa al regno di Napoli; questo la priverà di un centro politico e sociale
autonomo, di conseguenza rimarrà senza la stimolazione ad un’autonoma attività d’arte. Per questo, in
architettura e scultura, la tradizione artistica finirà per ripetere se stessa, rinnovandosi solo in parte
accogliendo pochissime parti dei nuovi stili.

15. Gentile da Fabriano, Pisanello e il Gotico Internazionale in Toscana


(Il Polittico di Brera, l’Adorazione dei Magi agli Uffizi e l’affresco di Orvieto di Gentile; gli affreschi di Verona, i
disegni e le medaglie di Pisanello; il concorso per la Porta del Battistero fiorentino e Lorenzo Ghiberti
scultore; Gherardo Starnina, Lorenzo Monaco, Masolino, Giovanni di Paolo)

Per la decorazione pittorica del Palazzo Ducale a Venezia vengono chiamati numerosi artisti anche forestieri:
Pisanello da Verona, Michelino dalla Lombardia e…
GENTILE DA FABRIANO dal centro Italia (1370-1427). Gentile è quello che si dice un “pittore
internazionale”: fin da giovane ha lavorato dapprima nelle natie Marche, poi in Lombardia, a Venezia,
Firenze, Orvieto e Roma, preferendo alla bottega le occasioni di lavoro più disparate anche presso corti e
città prestigiose.
Un’idea di come dipingesse durante il suo soggiorno a Venezia (tra 1405 e 1414), lo dà la sua opera
chiamata…
POLITTICO DI VALLE ROMITA
• Fatto per un eremo francescano vicino a Fabriano
• Nel 1400-1410
• L’iconografia dell’incoronazione di Maria sospesa nel cielo è
veneziana
• Ci sono anche invenzioni personali di Gentile, come la
lavorazione dell’oro dei fonti e degli abiti
• C’è grande realismo nel dipingere le infinite varietà di fiori e piante
che ricoprono il prato, piegandosi al leggero passaggio dei santi
• I tratteggi soffici annullano i contorni: questo individua la diversa
consistenza delle varie superfici
• Questo lascerà un segno indelebile nella tradizione pittorica veneziana.

Artista importantissimo a Verona fu…


ANTONIO PISANO detto PISANELLO. La sua famiglia era di origine pisana, ma a Pisa non ci andò mai;
nacque a Verona, passò per Venezia e per varie corti, anche a Mantova.
In Veneto conobbe Stefano da Verona e Gentile da Fabriano; la sua arte era ricca di analisi,
come evidenza la sua ampia produzione grafica. Un suo DISEGNO:
• Non è un modello di repertorio o uno studio preparatorio
• E’ una riproduzione dal vero
• La testa dell’animale è ritratta minuziosamente, come fosse un’indagine zoologica
• Un’immagine dalla forte potenza espressiva.

L’AFFRESCO NELLA CAPPELLA PELLEGRINI IN SANT’ANASTASIA – L’adorazione


dei Magi
• Databile tra 1433 e 1435
• E’ quello che rimane di un intero ciclo che ricopriva tutta la cappella
• Gli incarnati hanno morbidi colori
• Ci sono San Giorgio con la Principessa ed il drago
• Le figure sono plastiche
• Realismo e raffinatezza
• L’ambiente è descritto minuziosamente, paesaggio desertico con il
mare sullo sfondo
• È rappresentata la città di Antiopia
• Ci sono due impiccati fuori dalle mura della città
• La villa dei nobili, in alto a destra, è sontuosa
• Si mescolano eleganza e tensione
• Le condizioni di conservazione non sono ottime
• I volti hanno perso le velature a tempera, diventando pallide
• L’argento delle armature è ossidato
• Il cielo è annerito
• Non si può apprezzare il ruolo unificante della luce che si poteva vedere all’epoca.

Nel 1422 Pisanello è documentato a Mantova; poi comincerà a lavorare per diverse corti dell’Italia
settentrionale, come Mantova, Ferrara, Pavia, venendo a contatto con l’arte di quei centri, che coniugava
eleganza e ideale cavalleresco.
Inoltre, in quelle città c’era un risvegliato interesse per l’antico, per cui anche Pisanello ne venne contagiato:
l’occasione per approfondire gli fu data a Roma, dalla committenza del papa Eugenio IV (nel 1426), che gli
propose di finire gli affreschi di San Giovanni in Laterano, cominciati da Gentile da
Fabriano ma non terminate a causa della sua morte. A Roma Pisanello e i suoi
aiuti fecero moltissimi disegni, soprattutto copie di
sarcofagi. Diversi soggetti venivano accostati
liberamente, al fine di raccogliere un vasto repertorio di
immagini. Non c’è neanche interesse per la narrazione
dei rilievi, ma ne vengono soltanto prese le parti più
interessanti, come i nudi in movimento, a volte messi
insieme a creare composizioni autonome. Inoltre, Pisanello raccoglie immagini anche diverse dal suo
personale liguaggio espressivo.
Nonostante questo, egli rimane sempre vicino all’arte tardo-gotica, come dimostra…
IL CICLO NEL CASTELLO DI MANTOVA – Torneo-battaglia di
Louverzep
• Fatto prima di andare a Roma
• Qui lo spazio si estende in ogni direzione, senza limite
• Vengono annullati gli angoli delle pareti, come se la narrazione fosse
ininterrotta
• Non c’è nessun centro
• Immagine risulta quindi dall’accostamento di singoli frammenti, anche se
ognuno è analizzato nella sua individualità.

FIRENZE
La situazione a Firenze è un po’ particolare, perché il rinnovamento internazionale si attuò con caratteristiche
specifiche coniugandosi, dall’inizio, con il tradizionale legame con l’antichità.
La fine del ‘300 è segnata da movimenti sociali e da difficoltà economiche (quindi da un ristagno dell’attività
artistica); la conquista di Pisa (1406), Cortona (1411) e Livorno (1421), queste campagne furono costose,
provocando un peggioramento della già precaria situazione economica. Nel tardo ‘300 si sveglia un orgoglio
di “fiorentinità”: venne innalzata la classica Loggia della Signoria, e rimase il giottismo nel campo della
pittura.
Durante gli ultimi anni del secolo si delineeranno con chiarezza, attraverso le committenze pubbliche, le
possibilità per superare i vecchi metodi artistici: o accogliendo lo stile internazionale, o recuperando con
rigore le radici classiche.
Queste alternative emergono nei lavori per la realizzazione della Porta della Mandorla (1391-1397),
ma sono esemplarizzati solo e soprattutto nei due soli saggi che ci siano pervenuti, quelli per il concorso
bandito nel 1401 dall’Arte di Calimala (corporazione dei drappieri), per decretare l’artista che dovrà eseguire
la Porta Nord del battistero. Il saggio richiesto doveva presentare, dentro un quadrilobo uguale a
quello della porta già esistente, il tema del SACRIFICIO DI ISACCO. I due saggi pervenuti sono quelli di…
LORENZO GHIBERTI FILIPPO BRUNELLESCHI
• Divide e armonizza i due • I gruppi di personaggi sono
gruppi con lo sperone separati su due distinti
diagonale di roccia piani
• Narrazione pacata da • Le figure emergono con
sinistra a destra violenza da uno sfondo che
• Non ci sono trasalimenti non contiene morbidezze
• Le figure sono proporzionate e corrette atmosferiche
sull’antico, in pose eloquenti, conservando • Spazio apparentemente annullato
lo stile gotico • La lettura avviene in profondità, l’occhio parte
• Sintetizza gli stili classici e internazionali dalle figure in primo piano, che escono dalla
• Fonde linearismi gotici e bellezze cornice, affonda sempre più, fino al vertice
ellenistiche (come nel nudo di Isacco) drammatico della composizione: il nodo delle
• I trapassi di piani sono tenui e generano mani dei protagonisti
un lieve chiaroscuro • Incontro di linee/forza
• Non ci sono violenti stacchi dal piano di • C’è l’urto di tre volontà: quella di Abramo,
fondo quella di Isacco e quella dell’Angelo
• Lo sfondo non è più un supporto, ma • Riprende gli scatti espressivi di Giovanni
un’atmosfera avvolgente. Pisano accostandoli a conoscenze classiche
• La concezione drammatica della storia non è
recitata ma vissuta; questo indica un’apertura
al futuro.
Le due sculture sono adesso conservate al Museo del Bargello di Firenze.
Il concorso verrà vinto da Ghiberti, e questo indica come Firenze sia resistente ai modi
“internazionali” e non si era orientati a un classicismo innovativo e rinascimentale.
Sempre nelle opere di Ghiberti, si denota una progressione di novità internazionali, che culmina
con…
LA STATUA BRONZEA DI SAN GIOVANNI BATTISTA
• Del 1415
• Realizzata per la Chiesa di Orsanmichele
• Interesse anticheggiante espresso con il recupero della tecnica di fusione a cera persa
• Il volto è delineato con sottigliezza, e anche le pieghe del manto, però, contraddicono
lo stile antico.

Analogamente succede a un altro artista, ovvero…


PIETRO DI GIOVANNI detto LORENZO MONACO (1370-1424), monaco camaldolese nel convento di
Santa Maria degli Angeli, è all’avanguardia e operoso, e destina le sue innovative soluzioni stilistiche per
accentuare il mistico distacco della realtà delle immagini sacre. Un esempio è…
L’INCORONAZIONE DELLA VERGINE
• Del 1414
• Conservata al Museo degli Uffizi
• Nella pittura di Lorenzo le figure si allungano, rinchiuse in taglienti contorni
• Sono rivestiti da ampi panneggi falcati
• La luce crea effetti sui colori cangianti, ma allo stesso tempo ne riduce ogni
senso di spazio
• Lorenzo è estraneo al gusto profano e naturalistico della cultura cortese
• In tutte le sue opere si riscontrano proporzioni allungatissime, linee
sdrucciolevoli, cesti accennati e colori innaturali, tutto per spiritualizzare le
immagini e, come già detto, ad accentuarne il distacco dalla realtà.

IL DUOMO DI MILANO
Dopo il crollo del campanile di Santa Maria Maggiore, cattedrale che costituiva il centro religioso della città,
l’arcivescovo Antonio da Saluzzo, aiutato dalla popolazione, propose l’avvio, nel 1386, di una nuova e
grande cattedrale, che doveva sorgere sul posto della precedente.
Guardando i resti emersi nella sacrestia settentrionale, doveva essere un edificio in mattoni, secondo la
tradizione del gotico lombardo; nel 1387 però il controllo dei lavori passò a Gian Galeazzo Visconti, che
impose l’uso del marmo di Condoglia e delle forme del gotico internazionale.
Praticamente, Gian Galeazzo voleva dare a Milano una cattedrale al passo con le formulazioni stilistiche
europee più alla moda, di modo da dare l’impressione di uno stato aspirante all’inserimento tra le grandi
potenze continentali.
Vennero chiamati a dirigere i lavori artisti e architetti transalpini, francesi e tedeschi, che però duravano poco
perché le maestranze lombarde erano ostili, abituate a una diversa pratica di lavoro.
• La pianta è a croce latina
• Il piedicroce è diviso in 5 navate
• Il transetto in 3 navate
• Il profondo presbiterio è circondato da un deambulatorio e da un’abside poligonale
• All’incrocio dei bracci si innalza il tiburio
• Notevole slancio verticale (come di tradizione transalpina)
attenuato dalla dilatazione in orizzontale dello spazio e dallo
scarso divario in altezza delle navate
• Questo fa sì che al di sopra degli archi longitudinali ci siano solo
piccole finestre, che danno un’illuminazione tenue e diffusa
• L’ossatura portante dell’edificio è costituita da piloni e da mura perimetrali rinforzate da contrafforti e
interrotte da finestre ogivali lunghe e strette
• Archi rampanti e guglie poterono essere aggiunte in seguito
• All’esterno l’immagine è quella di una struttura chiusa, in cui la parete fa da
perimetro e delimitata da uno zoccolo di derivazione lombarda
e non slanciata verso l’alto
• Eccezionale abbondanza di scultura
• I capitelli erano concepiti inizialmente da Giovannino de’ Grassi,
come serie di nicchie inquadrate da ghimberghe e divisi da
piastrini cuspidati
• Per la decorazione plastica si attivarono artisti di diverse
provenienze, facendo del cantiere del Duomo un punto di riferimento costante per gli
artisti
• Ad esempio il San Taddeo di Maestro Renano
• Oppure la Sant’Apollonia della cerchia di Jacopino da Tradate
• Le vetrate più antiche purtroppo sono andate distrutte quasi totalmente
• Sono state sostituite da vetri ottocenteschi
• Sopravvive solo qualche pezzettino inserito
successivamente
• Poco più numerosi sono i vetri della seconda metà
del secolo, ideati da artisti come Vincenzo Foppa e
Cristoforo de’ Mottis
L’aspetto odierno della cattedrale è stato definito in linea di
massima entro la metà del ‘400, ma deriva da modifiche anche radicali
attuate sia all’interno che all’esterno, soprattutto durante la
Controriforma.
La maggior parte delle guglie e delle decorazioni venne fatta dopo il ‘500;
la facciata è frutto di una soluzione affrettata dei primi del ‘900, visto che era impossibile portare a
compimento il progetto neogotico ideato da Giuseppe Brentano nel 1886-1888.
È stato anche perso l’originaria differenza tra la gigantesca mole della cattedrale e il piccolo spazio interno,
che esisteva ancora nell’’800 rispecchiando il tracciato medievale. Nel 1863 venne però aperta l’enorme
piazza, della quale il Duomo è uno sfondo scenografico.

I MANOSCRITTI ILLUSTRATI
Tra ‘300 e ‘400, dopo le grandi trasformazioni socioculturali dell’epoca, si diffonde l’alfabetizzazione, e la
produzione di manoscritti illustrati si ampliò considerevolmente, toccando uno sfarzo mai
raggiunto prima; si producono libri scientifici (medicina, botanica, geometria), come si vede
nel TACUINUM SANITATIS di FRANCO E FILIPPOLO DE VERIS,
anche a livello divulgativo, di narrativa e poesia: i Trionfi di Petrarca,
come quelli miniati dalla SCUOLA LOMBARDA, relazioni di viaggi o i
classici di Ovidio e Terenzio.
I manoscritti sono destinato a un pubblico vastissimo, con differenza di
ricchezza e qualità illustrativa; a volte, erano gli stessi proprietari a
illustrare gli esemplari che avevano, quando privi di decorazione.
Questa produzione, ancora considerata minore, non è stata ancora catalogata e studiata
adeguatamente, pertanto gli esempi che possono essere proposti sono,
quasi sempre, manoscritti di lusso, che testimoniano la varietà dei testi, a ognuno dei quali
è destinata una diversa impaginazione funzionale ai diversi scopi.
Negli erbari, ad esempio, le piante sono disegnate su tutta la pagina con precisione, per
dare informazioni che lo scritto non sarebbe sufficiente a fornire, come nel LIBER
AGREGA’ detto ERBARIO CARRARESE di MAESTRO PADOVANO.
La narrazione continua e precisa è invece illustrata nel
romanzo cavalleresco, con scene simboliche e scritti
allegorici, come si vede nell’HISTORIA DI LANCILLOTTO
DEL LAGO attribuito a BONIFACIO BEMBO.
La stessa minuziosa cura si denota tanto nell’illustrazione di frivoli trattati
quanto in grandi capolavori letterari come la Divina Commedia,che all’epoca
andava tanto di moda; quella dell’immagine è
di GIOVANNI DI PAOLO, Paradiso, Canto
XXI.
Alcuni caratteri specifici della miniatura, come la
bidimensionalità e il gusto ornamentale vengono
progressivamente abbandonati, al fine di seguire il
crescente realismo della pittura: compaiono raffigurazioni illusionistiche, che “sfondano” la pagina finendo
per snaturare il carattere specifico, bidimensionale, della decorazione miniata, come nell’immagine del
LIBRO D’ORO DI MARIA DI BORGOGNA, eseguito dal MAESTRO DI MARIA DI BORGNOGNA.

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