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L'ELOGIO DEL RISCHIO (CALCOLATO)

di aRcolista anonimo
Questo un articolo che ha un po' a che fare con la musica e molto a che fare con la vita.
Quante volte nella nostra vita ci siamo privati di esperienze potenzialmente straordinarie solo per
paura di rischiare di fallire?
Quante volte ci successo di non dichiararci a un/una compagno/a di conservatorio che ci piaceva
molto per paura di rovinare un'amicizia o per paura di essere rifiutati e della umiliazione
conseguente?
Quante volte non ci siamo iscritti a un'audizione in un'orchestra importante perch "e se poi faccio
brutta figura?".
Quante volte abbiamo usato lo spartito per suonare un pezzo che studiamo e suoniamo da un anno
anche se a memoria lo faremmo meglio perch " e se poi mi viene un vuoto di memoria?"...
...e cos via.
Facciamo un gioco: arriva Satana che vi fa la seguente proposta: "ci sono 100 palline, 99 bianche e
1 nera. Se peschi una pallina bianca, avrai un milione di euro. Se peschi quella nera... morirai"
Voi giocate?
Quello del rischio un argomento complicato che mette in campo numerosi fattori:
1) quante probabilit ho di fallire?
2) quanto sarebbe benefico avere successo?
3) quanto sarebbe tragico fallire?
4) in sintesi: ne vale la pena?
Fin qui, nulla di strano credo, sono cose che sanno o quantomeno intuiscono tutti. Il problema viene
quando ci sono persone che escludono il rischio dalla loro vita, lo sopravvalutano o lo
sottovalutano. Si possono dividere in tre categorie: per loro o vittoria facile e sicura, o non
giocano: in questa categoria metto quelli che aspettano che sia la persona per cui hanno una cotta a
fare il primo passo, se no nisba, quelli che giocano l'over 2.5 quando gioca una squadra di Zeman
(over quotato a 1.02, e ci puntano non pi di 5 euro perche non si sa mai) e quelli che a Candy crush
tra una possibile bomba colore e una sicura caramella striata vanno automaticamente per la seconda
con cui poi combinano poco.
Poi ci sono gli ansiosi senza motivo, quelli del "e se...?", quelli del "non succede...ma se succede...",
la categoria credo pi numerosa e umana, quelli che in concerto danno due movimenti di levare
invece di uno per essere pi chiari (credono loro), quelli che indossano le stesse mutande per ogni
audizione da quando ne hanno vinta una con quelle addosso. Infine ci sono al contrario gli
incoscienti, quelli che non sono in grado di calcolare un rischio e non attribuiscono mai un
fallimento alla loro incoscienza e ignoranza, ma al destino; tra loro metto quelli che si mettono al
volante ubriachi, quelli che fanno sesso occasionale senza protezione, quelli che vanno all-in con
una coppia di 3 rossi quando al flop ci sono tre figure diverse di picche e quelli che non fanno una
buona manutenzione alle chiavi del violino, non sono capaci di accordare, ma nonostante tutto non
mettono un tiracantino sul la perch fa figo (con effetti facilmente immaginabili).
Io credo che senza rischiare, in ogni aspetto della vita, non si ottenga nemmeno il 10% di quello che
si potrebbe ottenere se solo ci si prendesse quel margine d'errore, pi o meno calcolato, per poi
scoprire che pi spesso che no quel rischio paga. Allora io dico: dichiaratevi a quella compagna di
conservatorio che vi piace tanto, portatelo al diploma il Capriccio n.1 di Paganini, se sapete suonare
quel concerto classico a memoria (Stamitz, Mozart, Dittersdorf, Haydn) e sapete di saperlo fare,

lasciate lo spartito a casa, anzi, buttatelo via, e all'audizione al primo round suonatelo a memoria!
Se sapete che un 3 dito in quarta posizione meglio che un 2 in prima e sapete che vi viene,
usatelo, anche se avete paura di sbagliare il salto in concerto.

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