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LINGUAGGIO
Dal mondo greco al Medioevo
PLATONE, CRATILO
Status quaestionis circa lalternativa
natura/convenzione dei nomi.
Cratilo (Eraclito) vs Ermogene (Parmenide)
coappartenenza
antecedenza
PLATONE, CRATILO/2
Tesi di Socrate (in Platone): i nomi vanno
pensati come strumenti.
Attraverso i nomi ci insegniamo qualcosa
reciprocamente.
Conclusione di Platone: un nome va valutato
in base al suo scopo. Ci chiediamo se stato
un buon arnese.
Il criterio dellutilit stempera il problema
dellopposizione natura-convenzione.
PLATONE,
FEDRO
Dalloralit alla
scrittura.
Cf J.D. Peters,
Parlare al vento.
Storia dell'idea di
comunicazione,
Meltemi, Roma
2005.
PLATONE,
FEDRO
Fedro: limpresario
entusiasta
delleloquenza.
Lisia: loratore,
accusato di essere uno
scrittore di discorsi.
Socrate: appassionato
di discorsi.
PLATONE,
FEDRO
PLATONE,
FEDRO
Critica alla
scrittura
ARISTOTELE
NellOrganon il discorso analizzato attraverso la chiave
dellenunciato apofantico o dichiarativo.
Altri tipi di discorso sono analizzati nella Retorica e nella
Poetica.
De interpretatione: I suoni della voce sono simboli
delle affezioni che hanno luogo nellanima, e le lettere
scritte sono simboli dei suoni della voce.
Solo le affezioni (pathemata) sono uguali per tutti.
Il linguaggio mediazione tra pensiero e realt. Esso
deve perci rispecchiare lunivocit del reale. Altrimenti
sarebbe initilizzabile al suo scopo.
DA LEGGERE IN RELAZIONE
ALLA METAFISICA
In Metafisica G, 4, 1006b, 6-13, Aristotele dice che se il
termine uomo avesse infiniti significati, allora non si
potrebbe evidentemente fare alcun ragionamento,
ARISTOTELE, LA METAFORA
Poetica 1457b, 24-29;
Retorica 1405a, 34-36
Strumento di concettualizzazione
CONCLUSIONE SUL
MONDO GRECO
Il mondo greco porta lanalisi del linguaggio essenzialmente sul piano
delle proposizioni dichiarative. Questo tipo di proposizione assunta
come funzione basilare del linguaggio.
Cf critica di J. Austin
PLOTINO
PLOTINO
Nonostante i pochi
riferimenti al
linguaggio
nellopera di Plotino,
ad essi si ispirano i
successivi
svolgimenti della
tradizione
teolinguistica.
AGOSTINO, DE MAGISTRO
In quo disputatur et quaeritur, et
invenitur, magistrum non esse, qui docet hominum
scientiam, nisi Deum, secundum illud etiam quod in
Evangelio scriptum est: Unus est Magister vester
Christus.
Retractationes I,12:
UN PASSAGGIO SORPRENDENTE
I primi 9 capitoli del De magistro sono dedicati alla
descrizione dei vari tipi di segni (tra cui ci sono le
parole).
Ma in 10,34 leggiamo: per ea signa, quae verba
appellantur, nos nihil discere.
Le parole non ci consentono mai di conoscere un
oggetto che non sia gi conosciuto previamente da
noi.
Esempio di Agostino: sarabara.
Cap. X: Quando infatti mi dato un segno, se mi trova
nella non conoscenza della cosa di cui segno, non mi
pu insegnare nulla, ma se la so gi, allora che cosa
imparo mediante il segno?
LE PAROLE
Per Agostino hanno una funzione evocativa o
segnaletica.
La conoscenza avviene nellinteriorit dove le
parole non giungono.
Da dove viene questa idea dei limiti dei
verba?
Probabilmente dallo
Stoicismo:
Suono
inarticolato
fwn
(materiale)
lxij
Parola (materiale)
lgoj
Enunciato (immateriale)
AGOSTINO, DE TRINITATE
Solo dopo il 389 Agostino comincia ad
attribuire verbum alla seconda persona della
Trinit.
Verbum interius e verbum exterius vanno letti
in relazione al rapporto nosse/cogitare
Sappiamo (nosse) pi di quanto pensiamo
(cogitare).
Notitia (conoscenza di cui non sono
attualmente consapevole).
Cogitatio (pensiero formato su cui ora sto
portando la mia attenzione)
AGOSTINO, DE TRINITATE
Verbum interius: esprimibilit intrinseca della
notitia.
Come il Verbo da sempre presso Dio, senza
aver preso una specifica carne umana, cos il
verbum da sempre intrinseco alla
conoscenza, e assume una veste linguistica
determinata solo nel momento in cui deve
essere detto per qualcuno.
Un modello teologico quindi usato per
spiegare una realt umana (linguisticocognitiva).
IN IOHANNIS EVANGELIUM
TRACTATUS XIV,7
Presta attenzione al tuo cuore [] quando dunque
concepisci la parola che proferisci, vuoi dire una cosa, e la
stessa concezione della cosa nel tuo cuore gi la parola;
non ancora venuta fuori, ma gi nata nel cuore, e vi
rimane per venir fuori; ma tu presti attenzione a chi ti
rivolgi, alla persona con cui stai parlando; se latina,
cerchi una parola latina, se greca pensi a parole greche;
se punica vedi se conosci il punico; ricorri alle diverse
lingue in base alla diversit degli ascoltatori, per proferire la
parola che hai concepito; ma ci che avrai concepito nel
cuore non era legato a nessuna lingua. Ora, dal momento
che Dio, quando parla non si serve di nessuna lingua e non
assume nessun tipo di linguaggio, in che modo ascoltato
dal Figlio, dal momento che Dio ha detto il Figlio stesso?.