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Pubblicazione periodica discontinua a diffusione gratuita - Numero 20 - Giugno 2004 ‘STIAMO LAVORANDO PER VOI La redazione desidera informare le sue lettricie i suoi lettori che sospendera Le parole sono uguali per tutti? PU BO et Pe ee sul giornale stesso EDITORIALE L111 ottobre 2003, a Bologna, presso la sala consiliare del quartiere Reno, si svolta tuna tavola rotonda sul tema: "Le parole sono uguali per tutti? Il disagio sociale tra informazione e disinformazione” incontro tra redazioni che utlizzano il giornale come mezzo per raccontarsi, organizzata da nol della Redazione de /turfo.e dal circolo cultu- fale Iqbal Masih. Organizzando la giomata, abbiamo pensato da una parte di farci ‘conoscere presentando il nostro giomnale sul territorio di Bologna, dall'altra di cogliere Voccasione per creare un momento di incontro e di scambio tra redazioni che come ‘oi trattano questioni legate al disagio sociale, Jn un secondo momento abbiamo pensato di “allargare” Ia tavola rotonda anche a _-glornalisti professionist di testate pit conosciute (Zic, Fuoriluogo, II Resto del Cartino, Carta) con Yobiettive di proporre un confronto su come Fnformazione tratta argo- enti quali la tossicodipendenza, il carcere, la vita di strada e tutto cid che viene definito disagio sociale. Anche la scelta della sala non é stata casuale! Intanto fario a Bologna avrebbe permesso a pit persone di partecipare, in pid in un quartiere perife- Fico come Barca dove cé gia un/attenzione particolare su queste tematiche, grazie anche al circolo Iqbal Masih che sin dailiizio ci ha sostenuto in questa iniziativa. Noi tutti eravamo sicuramente molto emozionati: ci trovavamo forse per la prima volta a gestire Yorganizzazione di un evento di cosi ampia portata. In parte la nostra emozione era dovuta al fatto di veder realizzare un confronto con altre redazioni, su tematiche che noi trattiamo da tempo. La giornata ha avuto inizio con un primo incontro, owviamente accompagnato da un | Biitrile «cm dt Redo pranzo, con le redazioni “piccole” : . Desideravamo incontrarci prima di affrontare le redazioni “grandi” per conoscerci SETI eae ‘megtio tra di noi, tra persone che su questi giornali scrivono e per tentare (iItermine | V'URLO rnon @ assolutamente casuale) di allacciare un rapporto pili continuativo e proficuo. LAURA, Una delle idee emerse @ stata, infatti, quella di creare una rete di giornali come 1 nostri, sia per darci pili visibilita sia per permettere una migliore circolazione delle Informazioni. E stata una conferma di quanta importanza abbiano Ristretti Orizzonti, Ladi di bic dette e Piazza Grande nel dare voce a opinioni e Informazioni che segnano una differenza ponendosi come spazio critico, allinterno di un circuito informativo omo- logato. Grammatica delle emozioni Questo @ quanto @ emerso anche nella seconda parte della giornata, nella tavola a Daa rotonda, a partire da Grazia Zuffa di Fuoriluogo che ha ribadito come il raccontarsi send dia identita, idea sulla quale noi basiamo il nostro modo di fare giornalismo. . 5 Daniele Barbieri di Carta ha un po’ rovesciato i termini della questione: I'informa- Intervista al Monica Dori zione ufficiale costruisce immagine di una societa divisa tra una maggioranza a sana” e che sta bene e una minoranza “sfigata” e che sta male, creando in tal tes modo una rappresentazione del tutto falsata e stabilendo un nesso tra disagio e ‘Consigli per farsi meno male criminalita che nella realta non & affatto scontato. “Siamo circondati dal malessere ed invece ci rappresentiamo come un fortino assediato”. Festa del giardino sonoro Ritornando a Grazia Zuffa, vorremmo raccogliere il suo invito quando afferma che forse & necessario cambiare linguaggio, trovare parole nuove per parlare di disa- Segue da pag. 1 gio. Dietro a questo termine , forse troppo comodo, ci possono ‘essere delle condizioni di vita molto concrete, come ad esem- Pio la detenzione, o ci possono essere delle scelte personali Da tutti gli interventi € comunque emerso sia il problema delle fonti di informazione, sia il vincolo dei giornalisti legati alle linee editoriali del proprio giornale. E innegabile il ega- me che esiste tra Informazione e politica, dal momento che Vinformazione non & mai neutra, ma veicola sempre un‘in- tenzione. Spesso questo legame con la politica condiziona quelle re- dazioni piccole che non sono autonome, in, quanto la loro esistenza & legata alla volonta delle amministrazioni di con- tinuare a finanziarle. Dallintervento della redazione di Ristrett! Orizzonti, in parti- colare nelle parole di Francesco quando paria di “affinita e affetto", ci placerebbe estrarre due temi chiavi sull'esperien- 2a delle redazioni piccole: l'appartenenza e la condivisione. ‘Anostro parere appartenenza e condivisione sono legate tra loro. Per quanto riguarda 'appartenenza riteniamo che sia un‘esperienza fondamentale perché capace di “dare senso”. Sentirsi parte di qualcosa pud funzionare come momento di sblocco rispetto alle difficolta che in quel momento si pre~ sentano, pud aiutare a sentirsi un po’ pit forti e a farsi co- raggio. Far parte di una redazione come la nostra pud voler dire inoltre non solo appartenere, ma anche condividere. Nella condivisione si apre 'opportunita di soccorrersi vicen- devolmente, & un modo per smettere di pensare solo a se stessi, per prestare attenzione a quelli che ti stanno attorno. Condivisione & anche un modo per poter stare con persone accomunate da uno stesso vissuto e questo vuol dire essere legati da un sentire comune e poter discutere con chi @ in grado di capire quello che senti. Ci sembra che, anche se in modi diversi, tutte queste reda- zioni nascano prima dail'esigenza di un‘esperienza forte di appartenenza e condivisione e pol, in virtd della crescita che ne deriva sia personale che di gruppo, aumenti 'attenzione per Ia qualita dei modi e dei contenuti dell nformazione pro- posta all'esterno, Un‘altra questione che ci sembra importante e che riguarda tun po’ tutte le redazioni, & quella sollevata da Ornella di Ristretti sul legame del giornale col proprio territorio di rife- rimento. In questo senso il legame va inteso come strumen- to per creare contatto con “Y’esterno” nel tentativo di creare tuna rete. Questa rete pud servire da supporto nei momenti di risocializzazione di persone che sono uscite da un periodo duro, che pud essere stato di detenzione o di dipendenza, La societa, di certo, non & sempre soggetto attivo nell'acco- gliere le persone, mentre dovrebbe, invece, agevolare al massimo questo processo di reinserimento, cercando di evi- tare che si inneschino processi di esclusione. Per concludere, per tutti noi é stata una forte emozione gia dal momento in cui abbiamo visto arrivare le persone delle altre redazioni, & stato emozionante conoscere chi usciva dal carcere per incontrarci e portare fuori un pensiero, an- che sostenerci e spronarci ridando senso a quello che fac- camo, Altrettanto emozionante @ stato rivedere | ragazzi che gid conoscevamo. E stata un‘importante conferma il fat- to che queste redazioni esistono e sono portate avanti da persone come noi, con i nostri stessi dubbi e trascorsi.. Si pud fare qualcosa e si pud dare qualcosa. Crediamo che con questa giornata siamo riusciti a farlo ed abbiamo avuto la soddisfazione di vedere che c’é qualcuno che ha la voglia i ascoltare e di raccogliere. « ATTI DELL'INCONTRO » 1€ collaborato- ni su I'urlo PO re la storia del giom Nasce nel 1995, da un'idea ct da un po’ tra alcuni di no, seg i San Giovanni it posto dal SerT, uno spazio ed un luogo dove confrontarci ed esprimerci. Nel 1998 il SerT awvia il nuovo progetto del Centro serale SottoSopra che attual- ‘mente ospita la redazione il martedi sera, Due parole sul centro: pag. 2 SottoSopra é un centro serale a Bassa So- glia, frequentato principalmente dalle per- sone seguite dal SerT di San Giovanni in P, che utllizzano il centro nel tempo libe- +0, visto che quasi tutti di giorno lavora~ Dj fatto SottoSopra ospita persone che ‘si frovano in momenti diversi del pro- prio percorso di cura, come persone che Thon sono inserite in un percorso ma han- no o hanno avuto problemi di dipenden- za, Diverse sono dunque le esigenze e | bisogni che si presentano. Per questo _ Vobiettivo principale del centro é mette- “fe in relazione le persone che lo frequen- ~ tang, le loro esperienze ed i loro nale che provasse a modificare lo ete a event ante. Una relazione che si gioca Vinformale e sul “fare”: Sot- vano altri interessi o perché siriesce a rispettare al nostante queste precarieta ni ferme alcune attenzioni e intenzioni. Cosa hanno tracciato questi 0 esistenza? ‘Senza dubbio, il b contare il quotidiané vevano. Per molti di noi deva nella vita di giorno, Rileggere dopo articoli ci dave la possibilit tinuita nel tempo e di rico stre biografie. Nella fase iniziale si era 9 di portare il giornale nei bar che avamo € nel posti che nei nostri tevano sembrare significativi. Yoolia di poter parlare con le per- i vedevano sempre come “di- are di cambiare la solita im- uti, jetropolitane, 0 abbiamo sentito l'esigenza di arci con altre realta come la no- strat infatti molto ci é servito Iincontro ‘che abbiamo avuto con Polvere quando siamo andati a Torino: ci ha permesso di ragionare su come mettere insieme persone diverse... Negli ultimi anni fa redazione ha visto la partecipazione di tante persone, alcune sono passate altre sono rimaste e ha rispecchiato molto | cambiamenti di ognuno di noi. Ad oggi il gruppo non ha grandi difficolté legate alla dipendenza, e con piacevole stupore mi rendo conto che le persone stanno meglio. Col tempo, i desiderio di esprimere i pro- pri stati d’animo e di raccontarsi si é tra- sformato in desiderio di costruire un gior- niale che affrontasse anche delle proble- matiche sociali. La gradualita & passata per tempi di di- scussione interna, dubbi, fatiche nel tro- vare la nostra linea editoriale. Volevamo che il giornale mantenesse fer- ma lintenzione di sensibilizzare le per- sone che lo leggevano a tematiche per alcuni lontane, ma volevamo farlo cer- cando di analizzare dal nostro punto di vista la condizione politica, legale e so- ciale di riferimento. Nelle ultime redazioni abbiamo cercato di ricordarci quando e quanto & cami to il giornale ma non ci siamo riusciti sono tre elementi che ci sembrano inscindibili perché circolari e che Hiieh redattori, fo e Pino che collab “Collaborator par” sin dani Vi ace conto la storia del nostro giornalino che nasce inizialmente come foglio di tatto, quindi una cosa molto semplice, Il numero zero & stato pubblicato nel lu- glio del 98 in concomitanza con 'uscita dell'unita di strada che @ il servizio pit grande del Servizio di riduzione del dan- no del Comune di Venezia. Per collocare un po' meglio questa esperienza dico due cose sul Servizio: nasce nel 96 come ser- vizio a bassa soglia ed @ I'unico nel terri- torio di Venezia. “Lad di biciclette” nasce come tentati- vo di dare voce alla strada in quel terri- ATTI DELL’INCONTRO- torio, un po’ come un’articolazione del nostro servizio ed inizialmente é stato voluto dagli operator! professionisti. Cosa che si é via via modificata, TI no- stro obiettivo iniziale era molto sempli- ce: mettere in comunicazione e far emer- gere le voci di chi vive la strada in forme poco strutturate e in assenza dei servizi. Uobiettivo era far circolare le informa- zioni, sulla scia dei servizi di Riduzione del Danno, quindi prevenzione allhiv e delloverdose. Abbiamo avuto la fortuna di incrociare un gruppo di consumatori che facevano riferimento ad un medico di base, che prescriveva il Tamgesic come farmaco sostitutivo, in forma assoluta~ mente sperimentale e pionieristica. Dal 98 siamo tutt’oggi attivi come redazione che @ hata molto In strada. Contattava~ mo le persone che pol collaboravano con noi durante le uscite con il camper. Oggi le cose sono moito cambiate, sia~ mo riusciti in questi anni ad avere una struttura pid organica. Sono rimasti molti ‘operatori professionistl: ci sono lo, c® Gabriele che @ il grafico, una giornalista che svolge il ruolo di mediazione e con- tatto coi servizi e ci aiuta a stendere le bozze, c’é Pino e ci sono altri collabora- tori fluttuanti, che sono tutti consum: tori o ex consumatori che da anni alcuni anni il servizio riesce a gettonare, imo molto collegati al servizio che ci finanzia; mi piacerebbe parlare del no- stro giomale come di "Piazza Grande’, cio® di un glornale completamente au- tonomo. Mi spiace parlare di LdB come di un servizio, ma é quello che siamo. Fino ad oggi non & stato un grosso pro- blema,,perché ci troviamo a lavorare in un contesto politico a noi favorevole. Saag bar) Vare facie dela moda: @ che siamo molto precari e legati alla volonta politica dell’Amministrazio- ne che ci finanzia. Cambiando 'amministrazione, cambla an- che la nostra possibilita di esistere, di con- tinuare a fare informazione o i continua- rea farla come ogi tentando di dare voce = a chi non ha voce, in particolare nell’am- bit della tossicodipendenza in un territo- rio come il nostro dove si sa che non & facile fario. Lascio la parola a Pino tel di ) tato. La domanda che tutti i miei colleghi ‘che prendono il metadone come me mi hanno fatto era: "ma chi te lo fa fare?". E ‘non so chi me lo ha fatto fare, ma so che adesso mi sento umanamente e cultura mente pid ricco di 5 anni fa. Ho capito tante cose che prima non capivo € non volevo capire. Adesso per esempio, pren- dendo il metadone, ho visto che per mol- te persone che lo utilizzano la giornata si ‘svolge nel prenderio e poi chiudersi in casa. Tnvece con questo giomale riesco a fare ‘qualcosa che mi arricchisce. II giornale pud far entrare chi vuole, per cui chi vuole ar- ricchirsi pud venire con noi. Io ho trovato in queste pagine una valvola di sfogo, per tutte quelle cose che da 20 anni di ‘tossicodipendenza avevo dentro, ma non riuscivo ad esprimere. Invece ho avuto Yoc- casione e anche il coraggio di parlarne alla gente e alla cittS. Per esempio con mia madre non avevo dialogo, invece adesso mi legge e anche lei @ orgogliosa. Anche se @ un giornale locale, il fatto che mia madre sia orgogliosa di me mi da pit fidu- da, E nato come un foglio di contatto tra il mondo della tossicodipendenza e chi la tossicodipendenza non la conosce per niente, come lonorevole Fini, per fargli capire i nostri problemi. Speriamo gli arri- vino un po’ dei nostri numeri dove partia- mo di lui, Problemi ce ne sono sempre ‘quando si fanno queste cose, logisticl, or- parlando di problematiche che non ae ‘sono ¢ lle delle azioni di borsa, ma che -condot- sparte dela poverta e della marginalita na che vive n una situazionedlsaglata Vie- ne massacrata al primo errore € non gli |. Penso che, da parte delfopera- le, il tentativo deve essere quello ialogare con linformazione dei granci, di create de! percorsi,piuttosto che sempil- é ‘cemente intervenire con letere di critica su alcune informazioni che di riguardano”. Daniele Barbier, per8, ha rilevato la dificol 12 di farsi ascoltare dal pubblico: “Cl chie- diamo come dare voce al disagio attraverso I giomali, A me pare non sia questo I! pro- biema, ma @ che non ci sono orecchie aper- te per sentire. Pensate che il disagio non abbia voce? Tl disagio urfa... questa & una societa di persone che stanno male, da qua- siasi punto di vista. Vol conoscete molte Persone che sono felic di vivere, che hanno tun buon rapporto con gil alt? To ne cono- ‘sco un numero assolutamente piccolo. Quindi 8 un disagio evidente, che diventa un pro- blema sanitario, e ce n’@ un altro, pid impalpabil, che a volte prende delle forme pesantl. Se Ristretti Orizzontl, LUrlo, o qualcun altro viene a presentarlo,e se chi fa di mestiere Il glomalista non se ne accorge, | casi sono due: o ha delle enormi fette di salame sual occhi, oppure non vuole farlo 0 ATTI DELL'INCONTRO ‘pon pud fario” E stato invece pitt possibilista Mario Pa- squele: "Ristretti, Piazza Grande, L'Urio, sono una grande occasione perché danno ‘voce ad un dlsagio che altrimenti non ve- dremmo, se non attraverso una visione In qualche modo esterna. Noi possiamo cer- care, In qualche modo, di indirizzare la societ& verso un cambiamento di perce- Zione di quello che @ il disagio e di come va vissuto, perché non dimentichiamo che alla base di tutto c@ la mancanza dacco- glenza: oggi chi ha un disagio dove trova “accoglienza”? Non alinterno delle struttu- re socali “normal”, ma spesso proprio nelle carver, nel Sex. Attraverso quest giornal nol facciamo poltca... non dobbiamo mai dimenticare che lo stiamo facendo’, Da Omella Favero, di Ristretti Orizzontl, & arrivato invece un invito a non sottovalutare Vmportanza del saper comunicare, per tro- vare un pubblico disposto alascolto: "Quan » do patil di carcere & veramente dif fersi ascoltare, ma a volte siamo nol, volontari e detent, che non iusciamo a trovare la chla- vve per pariame, perché non & che basti dar ‘voce al disagio... non & solo questo, quello ‘che conta é come raccontl, che cosa dic La testimonianza @ importante, ma lo & anche la qualtd della testimonianza, la capac di parlare a tuti, Ho dovuto fare una battagla, nella mia redazione, per far passare lidea che se i racconti devi imparare a fario con toni sobri, mentre i solito si tende alfesa- ‘gerazione, al vitimismo, oppure si usano toni pil fort, credendo cos! di essere ascoltati di pid, Insegnare la sobrieta del racconto di vita & fondamentale. Noi andiamo con I de- tenuti nelle scuole evi assicuro che, quando |e persone raccontano le loro storie senza fare vittimismo, senza piangersi addosso, cendo di scelte motte volte sbagiiate e di cendo Il perché di queste scete, la gente G ~ RACCONTI ) Grammatica delle emozioni (storia di droga e i alte cose) di Danco arlare di un periodo particolare, in cul ho fatto un po’ di “conti”. E’ da un po’ di tempo che sto facendo volontarlato e mi stanno tornando indietro delle cose. Ho iniziato un po’ per caso, senza aspettarmi molto, per motivi tun po’ egoisticl: vado in mezzo a persone che stanno peggio di me, chissa mal che anche io stia meglio, mi renda conto delle mie cose, Certe cose peré, dopo un po vanno prese seriamente: ho avu- to delle responsabilita. Se tu insomma predichi bene ma razzoll male... non puoi, devi riflettere su come ti comporti davant agi altri. Succede che vat in uscita e ti ritrovi a far rispettare delle regole, non sei pit! quello che le trasgredisce! E” un po’ cosi, ‘uno inizia per gioco e poi ti ritrovi a fare le cose seriamente. Forse la dico grossa ma il ritorno é che comincio a ritenermi un o' diverso, a riscontrare delle cose diverse. Sono cambiato internamente, & un discorso un po’ complesso e tutte le volte Che lo faccio ruba qualcosa di mio. Ci sono delle situazioni nelle ‘quali prima mi trovavo a disagio, non riuscivo a coordinare i movimenti, cera un tentativo di fuga: sono le emozioni. Da un Po’ non ero abituato a viverle. Ho fatto una ventina di anni di tossicodipendenza da eroina, Le situazioni fort le vivevo in modo distaccato, come se mi scivolassero addosso: non mi apparte- evano. Ora cominciano a tornarmi addosso, e la sensazione forte & che questo & piacevole, tifa venire vogia di viverie, il Placere della vita. Nel contatto con le persone, nel!intimita di ualche situazione. Quando sel davanti ad una persona che & ancora dentro ad un certo tipo di vita, anche se paria con te, hai sempre impressione di non riuscire a raggiungeria. I cam- biamenti Ii riconosco quando sono di fronte a certe situazioni e mi rivedo in chi ho davanti, & come se vedessi me al posto loro, ‘vedo come io ero assente. Non sto parlando dei tossicodipen- denti in generale ma sto parlando di me. E” come se avessi di fronte uno specchio, non penso che V'altro & uguale a me ma mi a loccasione di rfiettere su di me, su tutte le volte che parla~ pas. 7 € RACCONTI ») vo... in realt® con la testa ero altrove. E non penso che le per- sone che ho di fronte non siano autentiche o che vorrel che fossero diverse da come sono in quel momento, mi va benissi- mo essere in relazione con loro in quel momento cosi come ‘sono. Mentre sono nella situazione mi accorgo che non ho pit aura, e accorgermene mi fa avere ancora meno paura, la dif- ferenza & che ora io inizio a pensare agli altri, prima era pid difficile, Voglio dire che della mia dipendenza non ho memoria limpida al 100%, Tuttavia continuo a scoprire cose del mio pas- sato, sto parlando solo della mia vita e non delle storie deglt altri. Una cosa che capisco & che io ho preso una fregatura per vent‘anni, e questo sarebbe gia sufficente per dire tutto. Non rinnego niente perché ero io allora cosi come sono io oggi, non voglio cancellare una parte di me e del mio vissuto, né sto giudicando la persona ma rifetto su di me, do un giudizio su tuna parte di me, quando non sapevo cosa volevo, non trovavo ‘mai uno spazio di tranquilit, il mio stato d’animo era sempre quello di voler scappare, non voler esser i, un’inguletudine non riuscire a presentarmi agli altri con tranquilits. Me ne sono reso conto piano piano, ho preso possesso e ho favorito questo cam- biamento. Fino ad ora io mi sono sempre opposto ai cambia~ enti, ora vedo una cosa diversa, sono cambiato. Delle volte rivedersi non fa molto piacere, iritorni sono molto duri da dige~ rire, Ala fine ho fatto questa scelta del volontariato, anche per- ché io sono stato in diversi contesti, ma é dificil trovare delle Persone con cui condividere delle cose: la mia gente é la gente che in qualche modo é entrata in contatto con le sostanze. Con gli altri non mi sento cos! vicino. I miei primi trentaquattro anni “Ttta colpa deali uorin Prima stavo con uomini che usavano sostanze, pol cominciavo anch‘o, La prima volta ho pensato che se cominciavo anch'o, smetteva lul, si smetteva insieme. Pol ci sono cascata. II rapporto cambiava, tutto. Prima si usciva, si andava al cinema, al ristorante, poi solo sbattersi per cercare la roba. Vicino a lui poteva esserci un amicg ed era uguale. Cos! anche per me. ‘Anche ‘amore cambia. E stato cosi per tutte le storie che ho avu- to. Quando ho inizato a fermi, per prima cosa veniva il farmi, pol otevano anche esserci le coccole, ma la cosa principale era i farsi, insieme 0 no. ‘Con L. ho avuto la prima storia seria. Avevo 19 anni. Ho convissu- to prima dai miei, poi a casa sua. Poi lui ha iniziato a farsi, veniva a casa mia fatto ma per me era uguale, non me ne rendevo conto. Pensavo che drogati nel mio paese non ce n’erano! Una mia amica, la miglore, stava insieme con un tossicodipendente di Cento, pol anche le ha Zato a farsi Le ho trovato nella borsa una siringa sono andata dalla madre a dirglielo. Poi dopo tuna settimana @ entrata in comunita. Le sono stata vicina: allnizio ce Faveva con me, poi mi ha ringraziata. Quando ha saputo che mi facevo mi ha sbattuto in faccia il telefono, chiedendomi come potevo dopo tuto quelo che avevo fatto per lel. “Toriamo alfniio: la mia amica mi dice che L. si fa, Lui viene in rtardo, mente dicendomi che va a lavorare poi non ci va. Finché una sera trovo nel suof pantaloni una siringa, non dico niente e la rimetto a posto. Ho chiamato un suo amico e sono andata a Prendere la roba, La sera ho tirata fuori e gl ho detto "Dal che ci facciamo". Lui tha buttata via. II giorno dopo sono tornata, boh rnon lo so, forse volevo dimostrare qualcosa. II giomo dopo ho tirato per a prima volta, era la festa della donna. Madonna, se ‘sono stata malel! Ero taimente ingenua, pensavo che non si ve- desse, invece sono tornata a casa, L. mi ha vista cost... Jo non Tho pit fatto, ‘AlTinizio mi & crollato il mondo addosso. Poi ho detto al suoi, ho accompagnato dal dottore, non lo lasciavamo mai solo, i, sua sorella e il suo datore di lavoro. I suoi Favevano presa come una pag. 8 cosa leggera: sta a casa 15 giori, pot & tutto finito. Quando ho visto che non smetteva, che non bastava stargiivici- No, ho pensato: inizio anch‘o cosi smettiamo insieme. Ero troppo Innamorata! a quella vota ul lo sepeva, ma mi sono sempre fatta da sola. Cl incontravamo a Ferrara in piazza, To mi nascondevo dietro una colonna, lo vedevo e Iui mi vedeva, ma facevamo finta di niente. Poi da i abbiamo iniziato a farciinsieme e sono iniziat i casini. Siamo stat insieme 5 anni. Anche i miei sono venuti a saperto. Poi | casini sono stati i furti per trovare i soldi. Ci hanno arrestati Ero la pid piccola in carcere: avevo 21 anni. Quando il magistrato imi ha chiesto se volevo gli atresti domicilari ho detto no e mi hanno rimessa In carcere. Ero cos] ingenua, credevo che dicendo di no agli arresti, mi avrebbero mandata a casa. La prima voita ho fatto tre mesi, sono uscita prima io di lu. I primo mese avevo presa malissimo. Uscivo solo per i fare i collo- ui, con i volontari o con il servizio sociale, o per la doccia. Poi mi sono detta che era meglio fare qual- cosa e ho preso contatto conil SerT di. Giorgio di Piano. lo le donne le vedevo diverse, pensavo che erano tutte delinquenti. Io ero la santa, che ero |& per uno sbaglio. Non andavo neanche “alfaria’, Pensavo: poi mi picchiano. Ora penso che eravamo tutte uguali. Cera la “socalta’, si poteva stare in cella in quattro per due ore. Cera una donna alta come la porta, ave- ‘va ammazzato il marito, mi faceva paura, pol una volta mi ha chiesto: “Vieni in cella da me?” E a pariarci era dolcissima. Si parava di tutto, i sogri, uando esco faccio... poi del passato, della voglia i maschi. E quando si esce? Ahhh, & una cosall! Sono uscita dopo tre mesi, ‘sono tomnata dai miei. Sono entrata al Pettirosso per un mese, fino al giomo del proceso. Quando ho visto Lin tribunale, dopo che lavevano dato anche 2 lui Ia liber, me ne sono andata dalla ‘comunita. Sono tornata a casa, mio padre mi ha fatto una tene~ rezzal Mi ha detto “ti stavo aspettando”. Quante gliene ho combi- nate! Lui & Funico che mi & stato vicino, ha visto pitt comunit lui di met Sono tornata a vivere con L. e a farmi,finché un bel giomo li ho detto: "vado a prendere le sigarette” e non sono pili torna~ B Sono andata a Bologna, ho fatto un mesetto in giro, dormivo in

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