Sei sulla pagina 1di 2

Come vi piace

Incipit
Antonio Calenda e Antonio Nediani
Un giardino nella casa di Oliviero.
Entrano Orlando e Adamo.
Orlando: Per quanto ricordo, Adamo, ecco quel che accadde: per testamento mio padre destin a
me un migliaio scarso di corone e, me lo dici tu stesso, incaric, benedicendolo, mio fratello di
allevarmi nel migliore dei modi. E cos ebbe inizio la mia infelicit. Costui mantiene mio fratello
Giacomo agli studi, e dei suoi progressi si dicono cose magnifiche; invece mantiene me, in casa,
come un poveraccio, anzi, per dirla schietta, neanche mi mantiene, mi ci tiene segregato. Un tale
trattamento, per un gentiluomo della mia nascita, differisce forse dal trattamento d'un bue nella
stalla? I suoi cavalli sono curati, poich oltre ad essere ben nutriti, vengono addestrati al maneggio
da istruttori assoldati a caro prezzo; ma io, suo fratello, in questa situazione non ci guadagno altro
che di crescere, e di sentirmi obbligato verso di lui quanto i suoi animali nel letame. A parte questo
niente che mi d in abbondanza, pare comportarsi in modo da privarmi di quel poco che la natura
mi ha dato: mi fa mangiare coi servi, mi priva dei diritti di fratello, tenta in ogni modo di avvilire,
con tale educazione, la mia nobilt. Questo quanto mi intristisce, Adamo, e lo spirito di mio padre,
che io sento in me, comincia a ribellarsi contro questa schiavit. Non voglio pi sopportare queste
cose, anche se non so ancora quale sia il modo per evitarle.
[William Shakespeare, Come vi piace, traduzione di Antonio Calenda e Antonio Nediani,
Newton Compton, 1990]

Goffredo Raponi
Verziere nella casa di Oliviero
Entrano ORLANDO e ADAMO
Orlando Sicch, se non ricordo male, Adamo, tutta l'eredit di nostro padre per me, in sostanza,
si riduce a questo: un migliaio di misere corone e, in cambio della sua benedizione al mio fratello
maggiore, l'impegno di costui, come tu ora mi dici, di provvedere ad allevarmi bene. E qui
cominciano le mie disgrazie. Lui mantiene agli studi, fuori casa, l'altro fratello, Giacomo, e non si
parla che del gran profitto ch'egli ne trae; mentre io son qui ad essere allevato dentro casa come un
bifolco, e, a dirla proprio tutta, tirato su senza un'educazione; ch non si pu chiamare educazione
questa mia, che non diversa in nulla dal governo dei buoi in una stalla. I suoi cavalli son tenuti
meglio, perch, in aggiunta ad ottimo foraggio, sono addestrati da buoni scudieri ben pagati,
laddove io, suo fratello, non ho da lui che il minimo che basti alla mia pura e semplice crescenza;
talch le bestie ch'egli ha nelle stalle si pu dire gli siano debitrici di quanto possa dir d'essergli io,
n pi n meno. Oltre a questo bel nulla ch'ei mi largisce con s larga mano, mi viene deprivando a
poco a poco dello stesso mio stato di natura: mi fa sedere a tavola coi servi, m'impedisce, con l'una
o l'altra scusa, d'occupare il mio posto di fratello e s'ingegna di far tutto il possibile, per quanto in
suo potere, di annullare le radici della mia nobilt negandomi ogni buona educazione. E questo,
Adamo, quel che pi m'affligge; al punto ch'io mi sento rivoltare dentro di me lo spirito paterno
contro un cos umiliante trattamento. Ma ormai sono deciso a dire: basta! Basta di sopportare tutto
questo, se pur non ho ben chiaro ancora in mente a qual saggio rimedio far ricorso.

Potrebbero piacerti anche