Indice
Introduzione
pag. 3
Bartok - Il Mikrokosmos
Bastien Metodo per lo studio del pianoforte
Beyer Scuola preparatoria del pianoforte op. 101
Brugnoli - Dinamica pianistica
Cesi - Metodo per lo studio del pianoforte
Clementi - Il metodo completo per pianoforte
Cortot - I principi razionali della tecnica pianistica
Czerny - Metodo per pianoforte
Dalcroze Il metodo
Emonts - Metodo Europeo per pianoforte
Hall - Piano Time
Lebert & Stark - Metodo per pianoforte
Mugellini - Metodo desercizi tecnici per pianoforte
Rossomandi Antologia pianistica
Rossomandi Guida tecnica per lo studio del pianoforte
Ruocco & Ghezzi Metodo per pianoforte
Suzuki - Il metodo
Thompson Easiest Piano Course
Trombone Il primo libro per lo studio del pianoforte
Yamaha - Il metodo
pag. 5
pag. 10
pag. 13
pag. 15
pag. 20
pag. 24
pag. 26
pag. 28
pag. 29
pag. 31
pag. 34
pag. 36
pag. 38
pag. 41
pag. 43
pag. 45
pag. 47
pag. 49
pag. 51
pag. 52
Conclusione
pag. 54
Introduzione
Insegno pianoforte da molti anni. Ho usato vari metodi a supporto
della didattica, cambiandoli in base allallievo che ho avuto di fronte: la sua
et, le sue esigenze, le sue ambizioni, ecc. Ho visto insegnanti usare sempre
lo stesso metodo, anche con allievi molto diversi. Penso, al contrario, che
sia giusto calibrare la lezione sullallievo, partendo dal suo vissuto e
cercando di capire e intuire i suoi desideri, anche inespressi. Il lavoro
dellinsegnante diventa cos un lavoro che necessita di molte risorse e di
molte competenze: pedagogia, psicologia, didattica. Anche avere la
coscienza di ci che bello importante per poter insegnare: infatti
fondamentale trasmettere lamore per la musica vera, qualsiasi essa sia,
cio suonata con competenza, passione, amore, dedizione, onest. Larte ha
bisogno dartigianato e compito dellinsegnante quello di trasmettere le
competenze e conoscenze per poter fare da s. Quando lallievo sapr fare
da s il compito dellinsegnante sar cessato. Solo avendo coscienza del
bello il nuovo musicista potr diventare un artista.
I metodi per imparare a suonare il pianoforte scritti fino a qualche
decina danni fa erano dedicati soprattutto a coloro che potevano
permettersi di studiare musica. Erano pertanto metodi piuttosto impegnativi
e che esigevano una grande dedizione e applicazione. Era come dire: solo
chi riesce a passare indenne attraverso queste difficolt pu aspirare a
diventare un vero virtuoso del pianoforte. Oggi le cose sono cambiate:
molti studiano pianoforte e molti smettono. Nel passato, chi studiava di
solito continuava, mentre oggi chi studia spesso smette molto presto, preso
da mille altri impegni. Ecco che allora i metodi pianistici si sono
trasformati, diventando molto pi simpatici, accattivanti, divertenti. Sono
lo specchio della nostra societ, dove quello che conta la pubblicit e la
capacit di attirare nuovi clienti. Non detto, per, che un metodo facile e
divertente possa sortire migliori risultati di uno difficile e impegnativo.
Quello che fa la differenza , come sempre, la stoffa dellallievo, la sua
voglia, la sua passione. Il problema proprio la passione: chi insegna al
giovane studente la passione per la musica? La famiglia? La scuola?
Questo il quesito principale da cui dipende tutto, ma questa non la sede
per affrontare il delicato tema.
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Nella storia del pianoforte ci sono stati moltissimi grandi didatti che
hanno scritto importanti metodi. In questa mia tesi ne analizzer molti tra i
pi celebrati, omettendone per degli altri. Alcuni di questi, come i metodi
di Adam, Zinnermann, Marmontel, Ftis con Moscheles, Kohler,
Breithaupt, sono stati visionati o comunque sono state raccolte delle
informazioni al riguardo: si tratta per di metodi in alcuni casi molto
specifici, oppure eccessivamente datati, nel senso che oggi si pu giudicarli
difficilmente applicabili. I metodi di Leimer/Gieseking, di Casella, di
Sandor, di Neuhaus pi che dei metodi sono dei trattati, nel senso che in
essi non troviamo praticamente degli esercizi o degli studi progressivi da
suonare, ma delle analisi sui vari aspetti che concernono lesecuzione e
linterpretazione pianistica. A met strada si trova il lavoro sui princpi
della tecnica pianistica di Cortot, nel quale vengono sviscerati i problemi
tecnici inerenti lesecuzione pianistica, in un senso progressivo e con il fine
dello studio giornaliero. Il suo un trattato/metodo/studio: unopera, non a
caso, unica e dallalto valore didattico-musicale.
In questa carrellata, oltre ai metodi di tipo classico, ho cercato di
considerare anche quelli pi originali, tra cui il Mikrokosmos di Bartok e
alcuni dei metodi pi recenti, ma interessanti: il caso del metodo Yamaha
e di quelli di Bastien, Thompson, Emonts, Hall, Ruocco e Ghezzi. Ho
voluto poi aggiungere dei metodi dinsegnamento della musica che
riguardano anche il pianoforte: i metodi Dalcroze e Suzuki.
Si tratta di un lavoro sicuramente parziale, che dimentica altri
metodi importanti come il Metodo russo o il Metodo rosa. Per ragioni di
spazio stato necessario fare una scelta e privilegiarne alcuni che
rappresentano o dei lavori fondamentali, o dei metodi molto usati, o dei
buoni punti di partenza per lo studio, o degli esperimenti interessanti e
stimolanti, ecc.
La speranza di aver fornito una sufficiente analisi su alcuni
fondamentali metodi dinsegnamento del pianoforte e di aver stimolato
linteresse e la curiosit per largomento.
Troviamo brani con le crome, con il segno di diesis (Fa#), nella posizione
di Sol, con il bemolle, per arrivare agli ultimi due brani: una Danza
indiana e lInno alla gioia di Beethoven.
Il volume uno (colore rosa), dopo due pagine dedicate alla teoria,
inizia con una lunga parte dedicata a brevi melodie con accompagnamento
in Do maggiore. A pagina 16 Bastien spiega larmatura di chiave e la
tonalit di Fa. Ogni tonalit accompagnata dalla presentazione dei due
principali accordi: di tonica e di dominante. A pagina 22 troviamo la
tonalit di Sol, sempre con dei brani specifici. Tutto il primo volume spazia
attraverso le tonalit di Do, Fa, Sol, con i relativi accordi maggiori e brani
originali o adattamenti di motivi famosi o popolari.
Il volume due (colore blu), presenta subito la scala di Do maggiore e
degli esercizi per il passaggio del pollice. I brani seguenti sono basati sulla
scala e mirano a fissarne la conoscenza. Si arriva allintervallo di sesta e a
un delicato brano con accordi maggiori e minori delle tonalit finora
affrontate. Quindi allintervallo di settima. Ancora esercizi e pezzi sugli
accordi di Do, Fa, Sol, anche con i rivolti. A pagina 20 viene spiegato
laccordo di settima di dominante con i relativi rivolti e poi le progressioni.
La stessa cosa in seguito ripetuta per la scala di Sol, con i tre accordi di I,
IV e V. A pagina 30 si approfondisce il tempo di 6/8 e la sua corretta
interpretazione. Anche la tonalit di Fa affrontata nello stesso modo, con
la relativa progressione. A pagina 38 viene evidenziata la successione dei
diesis e successivamente vengono affrontate le tonalit di Re, La e Mi,
sempre con i tre accordi principali. I brani usati per queste tre tonalit sono
pi interessanti dei precedenti e troviamo anche dei rifacimenti di brani di
Mozart, Offenbach, Joplin.
Il volume tre (verde) parte dalle scale minori relative, nello specifico
quella di La, spiegando le differenze tra larmonica e la melodica e con due
brani basati su quella armonica e naturale. Finalmente a pagina 10 fa la sua
comparsa laccordo di Do minore, con la spiegazione. Troviamo poi gli
accordi di I, IV e V in tonalit minore. Viene spiegato laccordo spezzato,
cio con le note dellaccordo una in seguito allaltra, per arrivare alle scale
minori di Re. A pagina 22 troviamo la terzina di crome e a pagina 26
laccompagnamento ad accordi spezzati, cio tonica pi terza e quinta.
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Il numero 6 ritorna alle note tenute, ma con molte alterazioni. Poi ancora
esercizi sulle cinque dita, ma con i tasti neri. Dal numero 14 si passa
sempre ad esercizi per le cinque dita, ma sugli arpeggi di unottava. Quindi
arriva con i numeri 18, 19, 20 a dei motivi, sempre con semicrome, ma con
molte alterazioni e su piccoli intervalli, per poi allargare con seste minori
nel numero 20.
Il fascicolo due si basa su esercizi e scale. Prima presenta i soliti
esercizi con coppie di note da eseguirsi con tutte le dita per favorire il
passaggio del pollice. Quindi con il numero 7 passa alla scala di Do, da
suonarsi partendo da tutti i gradi, anche per la mano sinistra. A questo
punto passa senza esitazioni a presentare tutte le scale maggiori con la
relativa minore, sempre per tutte due le mani. In seguito anche per moto
contrario. Troviamo anche tutte le scale da suonarsi in quattro posizioni: in
terza, in sesta, in decima, alla distanza di due ottave. C poi una piccola
parentesi sulle scale semitonate, per moto retto, in terza, sesta, decima,
due ottave, con terzine. Di nuovo propone tutte le scale maggiori e minori a
moto retto e contrario. Per completare il quadro, presenta un Grande
esercizio in tutti i modi maggiori e minori: lunghissimo, tutto basato su
semicrome e senza pause; una bella sfida.
Nel terzo capitolo viene affrontato il tema degli arpeggi, con una
parte introduttiva preparatoria e poi tutti gli arpeggi maggiori, minori per
moto retto e contrario. Poi troviamo arpeggi con gli accordi di settima. La
seconda parte dello stesso capitolo presenta esercizi per lindipendenza,
articolazione e forza delle dita, sempre basati su arpeggi maggiori, minori,
diminuiti.
Nel fascicolo quattro troviamo degli originali esercizi per
lAlternamento delle mani: arpeggi, scale e passi alternati fra le due mani
per ottenere la perfetta uguaglianza di tatto e di agilit della sinistra e della
destra.
Il quinto fascicolo affronta le ottave ribattute, con note tenute dal
secondo e terzo o quarto dito, sempre per le due mani. Subito passa alle
note ribattute, con tutte le combinazioni di dita e in scale diverse. Ritorna
poi alle ottave, alternate con le note ribattute.
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Ogni brano viene considerato come una lezione e quindi numerato. Fino
alla lezione nove i brani sono in Do maggiore e La minore, poi si passa ad
altre tonalit: Sol maggiore per molti altri pezzi, quindi Mi minore; Fa
maggiore e Re minore; Re maggiore e Si minore; Sib maggiore e Sol
minore; La maggiore e Fa# minore; Mib maggiore e Do minore. In tutto ci
sono 53 lezioni.
Va osservato che fin dal primo brano sinizia a suonare con tutte e
due le mani, con le due chiavi e che i pezzi sono abbastanza impegnativi,
per un principiante.
Dopo la lezione 53 c una sezione dedicata agli esercizi: note
ribattute, per terze, terzine, semicrome, arpeggi, terze e seste.
Troviamo poi una pagina dedicata a tutte le sette chiavi e alla loro
scrittura sul pentagramma.
Da questo punto del metodo Clementi propone dapprima cinque suoi
preludi in Do maggiore e poi delle variazioni sul tema Dio salvi la
regina, quindi unAria e la Marcia funebre di Haendel. Poi presenta lo
Studio giornaliero del pianoforte, con le scale in tutti i toni maggiori e
minori. Si tratta di vari esercizi scritti da Clementi stesso partendo dalle
diverse scale. Poi riprende con brani, intervallati da esercizi, suoi e di altri
autori basati sulle scale di Do magg. e Do min. Troviamo pezzi di Corelli,
Haendel, Mozart, Couperin, Scarlatti, Bach, Dussek, Pleyel, Haydn che
spaziano tra le varie tonalit, similmente a quanto proposto nella sezione
precedente del metodo. Clementi propone, tra i vari brani, scale ed esercizi
nelle varie tonalit, arrivando a brani di una certa difficolt e rilevanza
pianistica. Arriva a toccare tutte le tonalit, anche le meno frequentate: Si
magg. e Sol# min., Fa# magg. e Mib min.
Concludendo, si tratta sicuramente di un metodo completo e
abbastanza impegnativo per il pianista principiante, che si trova a dover
affrontare certe difficolt fin dai primi brani, quindi con poca
preparazione. Ma forse era questo il modo dimparare il pianoforte ai
tempi dellautore, quando limpegno dello studente e la sua dedizione allo
studio erano sicuramente superiori rispetto ai giorni nostri.
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Il Metodo Jacques-Dalcroze
Il Metodo Jaques-Dalcroze, altrimenti noto come Ritmica Dalcroze,
un metodo di educazione musicale che si pone allorigine dei nuovi
sistemi dinsegnamento della musica di questo secolo. Fu creato allinizio
del 900 dal musicista, compositore e pedagogo svizzero Emile Jaques
Dalcroze (Vienna 1865 Ginevra 1950) il quale, spinto dalle difficolt
ritmiche e di ascolto che riscontrava nei suoi allievi in Conservatorio, spese
tutta la vita alla ricerca di un metodo di educazione musicale alternativo.
Egli persegu lunione perfetta tra musica, corpo, mente e sfera emotiva e
pose il corpo e il movimento alla base dei suoi rivoluzionari principi
educativi.
Il lavoro teorico e pratico di Dalcroze ha influito in maniera decisiva
non solo sulla pedagogia musicale, ma anche sulla danza e la coreografia,
gettando le basi per un uso educativo e rieducativo della musica e del
movimento.
La Ritmica, disciplina fondamentale di questo metodo, consiste nel
mettere in relazione i movimenti naturali del corpo, il linguaggio musicale
e le facolt di immaginazione e di riflessione. In questo modo la coscienza
del legame esistente fra percezione e azione si acuisce e le capacit
espressive del corpo si ampliano e si diversificano favorendo di pari passo
larricchimento del pensiero musicale. Inoltre, facolt diverse quali la
riflessione, la memoria e la concentrazione, come anche la spontaneit e la
creativit, vengono esercitate in modo armonioso.
... lelemento fondamentale, maggiormente legato alla vita e allarte
del suono il Ritmo! Il Ritmo dipende esclusivamente dal movimento e
trova lesempio perfetto nel nostro sistema muscolare.
(mile Jaques-Dalcroze)
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Ci sono anche studi ritmici, con pezzi che usano cambi di tempo, misure
irregolari e tempi composti. Si arriva addirittura a pezzi moderni con autori
come Lutoslawski. Il libro si conclude con moltissime composizioni di
varia difficolt e diverso periodo storico. Il capitolo finale sintitola: Pezzi
da concerto di tre secoli diversi.
Molto utile, interessante e stimolante lAppendice, dedicata a
suggerimenti per limprovvisazione: su un basso ostinato, in forma di
ciaccona, con ritmo asimmetrico. Vengono presentate poi diverse soluzioni
di accompagnamento usando gli accordi, per imparare le loro funzioni. Ci
sono anche brani dove bisogna completare la melodia e sui quali si pu
improvvisare. Troviamo le cadenze attraverso le dominanti secondarie e gli
accordi di settima, nelle diverse specie. Si conclude con lintroduzione
allarmonia jazz e con un paio di famosi standard: Autumn leaves e Tea
for two.
Il Metodo Europeo per Pianoforte veramente un bel metodo,
completo, articolato, interessante e stimolante, dove lo sviluppo della
fantasia e della creativit dellallievo viene curato particolarmente e con un
certo ordine. Esso costituisce una delle migliori novit degli ultimi anni
in fatto di didattica pianistica.
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Il Metodo Suzuki
Il reale motivo della venuta in Occidente di Shinichi Suzuki, fondatore
dell'omonimo metodo, era quello di comprendere il vero significato
dell'Arte, risposta che sperava di trovare nell'Europa degli anni '20 - '30. A
Berlino egli non solo studi violino con Karl Klingher, allievo di Joachim
ed affermato violinista e insegnante, ma divenne intimo amico di Albert
Einstein e conobbe le nuove idee sull'educazione dei bambini che si
stavano diffondendo grazie alla generazione di Maria Montessori e Jean
Piaget.
La sintesi di questo "apprendimento", avvenuto in un ricco e variegato
panorama culturale, si riassunse alla fine nella sua frase: "L'arte non
qualcosa che sta sopra o sotto di me, l'arte legata alla mia essenza pi
profonda". Questa profondit d'indagine, la ricchezza della cultura
musicale europea e la messa a punto di nuovi e rivoluzionari metodi
educativi in cui il bambino diventava soggetto, dunque, furono il fertile
terreno da cui, grazie a quel lungimirante e intraprendente didatta che era
Shinichi Suzuki, nacque il "Metodo Suzuki".
E' un fatto che il repertorio appreso dagli studenti del metodo Suzuki,
dai pezzi pi semplici fino ai brani da concerto, si rif interamente al
patrimonio compositivo barocco o romantico dell'Europa, principalmente a
quello della Germania, dell'Italia e della Francia. Nel suo libro Suzuki fa
riferimento a Pablo Casals e ad altri artisti esecutori europei come modelli
di studio per gli studenti, intendendo sottolineare l'importanza di una
corretta imitazione del suono e di un buon dominio tecnico nel momento in
cui si muovono i primi passi nell'esecuzione strumentale.
Suzuki aveva compreso che proprio "l'imitazione" alla base del
processo d'apprendimento umano nei primi stadi della vita e, attraverso il
metodo che egli chiam "della lingua madre", dimostr che si poteva
insegnare ad un bambino cos come gli si insegna a parlare: niente di pi
ovvio, eppure niente di pi straordinariamente rivoluzionario per quei
tempi in cui il gran maestro giapponese ideava e codificava il metodo.
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Il Metodo Yamaha
Il Metodo Yamaha progettato per educare i bambini alla musica,
dai 5-6 anni fino agli 8-9 anni, nel massimo divertimento. Il bambino
apprende in modo naturale, cominciando dallo sviluppo dellorecchio
musicale e imparando man mano vari brani. Questi ultimi sono stati
concepiti non soltanto per la loro validit, ma anche per lattrattiva che
esercitano sui bambini.
Le lezioni sono collettive, allo scopo di facilitare lapprendimento.
Partecipando alla lezione con i loro coetanei, infatti, gli allievi condividono
la gioia di imparare a suonare. Sviluppano unattitudine positiva verso
lapprendimento. Sono pi motivati e traggono giovamento dallascolto
reciproco.
Gi dalla prima lezione, gli allievi imparano a suonare il primo brano
musicale, accompagnati dallinsegnante e dalla base registrata su compact
disc. Man mano che gli allievi progrediscono, i brani diventano sempre pi
complessi e divertenti da suonare.
I libri del corso sono ricchi di brani musicali vivaci e divertenti,
appositamente creati per i bambini di questa et. Ogni libro di testo
accompagnato da un CD che contiene le registrazioni orchestrali di tutti i
brani e che aiuta lallievo a suonare in modo pi musicale ed espressivo.
Gli insegnanti dei corsi Yamaha, musicisti specializzati
nelleducazione musicale, hanno una qualificata esperienza di lavoro con i
bambini di questa et. Vengono accuratamente selezionati e seguono una
rigorosa preparazione prima di cominciare la loro attivit.
Si tratta di un corso per imparare a suonare il pianoforte a gruppi di
allievi, ognuno dei quali ha a sua disposizione un pianoforte elettronico.
Tutte le attivit vengono condotte in modo collettivo, senza lutilizzo di
cuffie. La durata delle lezioni di unora, una volta a settimana. lo
standard del Metodo Yamaha, adottato da pi di trentanni in tutto il
mondo. In base a questo metodo, lallievo dapprima ascolta la frase
musicale proposta dallinsegnante, poi la memorizza cantando. Quando il
brano perfettamente memorizzato, si passa a suonare, mediante una
tecnica particolare ad imitazione. Lultima fase quella della lettura, sul
pentagramma, delle note che lallievo ha memorizzato e che sa gi suonare.
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Conclusione
Lo scopo di questo mio lavoro stato quello di vedere come sono
stati concepiti e scritti alcuni tra i pi importanti metodi pianistici della
storia. stato, inoltre, molto interessante vedere come essi siano cambiati,
come contenuti e struttura, nel corso del tempo.
I metodi pi vecchi, tra quelli qui inclusi, sono quelli di Clementi,
del 1801, di Czerny, della prima met dell800, di Beyer, dello stesso
periodo, di Lebert & Stark, del 1858. Seguenti a questi sono i metodi di
Mugellini, del 1911, di Brugnoli, del 1927, di Bartok, del 1926-39, di Cesi,
del 1929. Si arriva ai metodi degli anni cinquanta/sessanta del novecento di
Trombone, Rossomandi e poi a quelli recenti di Bastien (anche se egli ha
iniziato negli anni sessanta il suo un metodo che si imposto da noi
successivamente), Thompson, Hall, Emonts.
Laspetto che maggiormente emerge che i metodi del passato erano
spesso corposi ed impegnativi. Ad eccezione del metodo di Beyer, gli altri
erano di solito lunghi e molto dettagliati. Anche altre opere non comprese
nel mio lavoro, ma che per sono state visionate (ad esempio i lavori di
Breithaupt, Adam ed altri), erano estremamente articolate, comprendendo
anche aspetti fisiologici, muscolari, ecc. Tra i metodi che ho analizzato
quello di Brugnoli forse lunico che riprende queste idee, andando a
studiare tutte le componenti dellattivit di suonare il pianoforte. La sua ,
infatti, unopera addirittura impressionante per la quantit daspetti trattati
e dinformazioni fornite. Altro lavoro colossale quello di Cesi, in dodici
fascicoli, ognuno dei quali affronta un argomento relativo allesecuzione
pianistica. E un metodo monumentale, che parte dalle nozioni basilari per
arrivare alle pi grandi difficolt che un pianista possa immaginare di dover
affrontare. Anche il metodo di Clementi molto impegnativo, soprattutto
per il pianista principiante e sottintende una notevole applicazione. Il
metodo di Lebert & Stark forse meno difficile dei precedenti e ha in pi il
vantaggio di avere molti brani da suonare a quattro mani. Quello che gli
manca, per, la profondit danalisi di tutti i particolari che caratterizza i
grandi metodi storici menzionati.
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