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Simposio di Platone

Prologo
Durante una notte ad Atene due amici, di cui uno si chiama Apollodoro, stanno passeggiando
per le vie della citt, conversando. A un certo punto il primo esorta Apollodoro a raccontargli
del famoso banchetto tenutosi in casa di Agatone con Socrate, Pausania, Fedro e molti altri.
Apollodoro spiega a Glaucone che il banchetto era avvenuto molti anni prima e che era stato
Aristodemo stesso a raccontargli di quella notte. Una sera Socrate viene avvistato da
Aristodemo il quale nota che il filosofo si fatto incredibilmente bello e profumato ed ha
indossato perfino dei sandali, cosa rara per uno come lui. Socrate spiega che si sta dirigendo in
casa di Agatone il quale sta dando una festa per celebrare una sua vittoria e Aristodemo lo
segue incuriosito. Tuttavia per la strada Socrate rimane indietro a riflettere ed entra in casa
solo a met della festa, malgrado i continui richiami di Agatone. Dopo essersi puliti ed aver
bevuto del buon vino mielato, il padrone di casa chiede agli invitati di cosa vogliano discutere
quella sera e uno di loro, Erissimaco, propone la discussione su Eros, ovvero l'Amore. Tutti sono
entusiasti dell'argomento e cominciano a dialogare.
Fedro
Il primo a parlare tra gli invitati Fedro. Egli afferma che Amore il pi antico fra tutti gli di ad
essere onorato, come attestano Esiodo, nella Teogonia, e Acusilao, i quali all'origine del mondo
pongono il Caos e la Terra e quindi anche Amore. Inoltre, Parmenide sostiene che la Giustizia
per primo, fra tutti gli dei, si prese cura di Amore. amore a spingere amante e amato a
gareggiare in coraggio, valore, nobilt d'animo: gli eserciti, se costituiti da tutti amanti e amati,
sono imbattibili: Se vi fosse dunque qualche possibilit perch una citt o un esercito fossero
costituiti per intero da amatori e da amati, non vi modo per cui potessero disporre meglio la
propria esistenza tenendosi lontani da ogni bruttura e gareggiando tra di loro in desiderio di
gloria, e combattendo insieme gli uni con gli altri, essi vincerebbero, anche se in pochi, per cos
dire, tutti gli uomini. Infatti l'uomo che ama sarebbe disposto ad essere visto da tutti gli altri
mentre abbandona la posizione o getta via le armi pi che dal proprio amato e sceglierebbe di
morire pi volte invece di questo. E quanto ad abbandonare l'amato o non portargli aiuto
quando corre pericolo non c nessun vile a tal punto che amore stesso non lo renda pieno di
ardore in valore, tanto da eguagliarlo anche a chi valorosissimo in natura.... Fedro porta
alcuni esempi, primo fra tutti quello di Alcesti che super in amore i genitori di Admeto, suo
sposo, tanto da farli apparire estranei alla sua vicenda e da suscitare lammirazione degli dei;
cosa che non avvenne a Orfeo, che torn indietro dall'Ade senza risultato, poich era apparso
vile. Gli dei invece onorarono Achille che per sua scelta mor in aiuto e vendetta di Patroclo, suo
amante, riservando a lui lIsola dei Beati. Verso la fine del discorso si assiste a un
rovesciamento del concetto greco secondo il quale l'amato superiore all'amante, perch
autosufficiente, non soggetto a urti e scossoni. Perci il greco ama l'uomo, ritenendo la donna
indegna di essere superiore. Qui invece la superiorit dell'amante e perci il merito maggiore
dell'amato che ama: Achille, mentre Alcesti non amata, ma amante. L'ultima frase del
discorso inoltre sottolinea l'importanza di Amore: Cos io sostengo che Amore il pi antico
fra gli dei, il pi meritevole di onore e quello che pi padrone di spingere gli uomini, da vivi e
da morti, all'acquisto della virt e della felicit.
Pausania
Pausania il secondo a parlare fra gli ospiti. Egli distingue due generi di Amore, poich come
esistono due Afroditi (lAfrodite Urania, celeste, figlia di Urano, e lAfrodite Pandmia,
comune, volgare, figlia di Zeus e di Dione) cos esistono anche due Amori: il primo detto
Celeste, si accompagna all'Afrodite Urania, il secondo detto Volgare, si accompagna
invece allAfrodite Pandmia. L'Amore Volgare volto ad amare i corpi pi che le anime e,
partecipando di entrambe le nature dei suoi genitori, maschile e femminile, preferisce tanto le

donne - considerate nella cultura greca antica oggetto inferiore d'amore - quanto i fanciulli
imberbi, quindi facilmente plagiabili. L'Amore Celeste, invece, trascende quello corporale e si
fa guida verso un elevato sentire e, parte modi mostrarsi compiacenti a causa della virt. Il
suo discorso si conclude con una ricerca della giustificazione dell'amore omofilo basandosi sui
nomoi (cio le norme, siano esse leggi scritte o no) delle varie regioni della Grecia (in Boezia e
nell'Elide non ritenuto vergognoso, ma poich gli uomini di quelle parti non sanno parlare,
una legge molto semplice inabile nel persuadere) mostrando come questo sia disprezzato
nella Jonia e nelle altre regione dominate dai barbari , mentre ad Atene il nomos pi
complicato, poich considerato lecito farlo in privato, riprovevole farlo in pubblico. cosa
brutta quando si ha compiacenza per un abbietto e in maniera abbietta, bella invece quando
la si prova per uno meritevole e in maniera bella. Abbietto l'amante volgare, innamorato pi
del corpo che dell'anima: non un individuo che resti saldo, come salda non nemmeno la
cosa che egli ama. Infatti quando svanisce il fiore della bellezza del corpo del quale era preso
"si ritira a volo" ad onta dei molti discorsi e delle promesse. Chi invece si innamorato dello
spirito quando nobile resta costante per tutta la vita perch si attaccato a una cosa che
resta ben salda.
Erissimaco
Come terzo, in sostituzione di Aristofane che colto dal singhiozzo, interviene Erissimaco, il
quale, da buon medico, considera l'amore un fenomeno naturale e ne distingue gli aspetti
normali da quelli morbosi. Nell'esporre la sua teoria si trova d'accordo sulle due specie d'Amore
individuate da Pausania: che Amore dunque sia duplice, pare a me che sia un distinguere
bene, con una piccola differenza per: al posto dellAfrodite Pandemia (Volgare), Erissimaco
pone lAfrodite Polimnia (dai molti inni, cio portatrice di disordine). Amore infatti, come ogni
cosa in natura, deve essere armonico ed equilibrato in ogni sua azione - comunione di
opposti: infatti la soverchieria, il disordine insiti in ogni forma di attrazione non possono
riuscire a buon fine, ma determinano contagi, malattie, guasti e distruzione; ma quando
invece l'Amore diventa incontenibile e infuria violento durante le stagioni dell'anno, produce
guasti e distrugge molte cose. All'inizio del suo discorso, inoltre, Erissimaco ci propone una
sua definizione di medicina, e di armonia, e afferma che nella musica, nella medicina e in
tutte le altre attivit umane e divine, per quanto dato, bisogna bene osservare l'uno e l'altro
di questi amori: infatti sussistono ambedue. Erissimaco infine, come Pausania, cerca anch'egli
una giustificazione per lamore omofilo, trovandola in maniera pi fondata nella Physis (natura)
piuttosto che nel Nomos.
Aristofane
Come quarto, rimessosi dal singhiozzo, interviene Aristofane, il quale spiega la sua devozione
verso Amore per mezzo di un fantasioso, ma significativo mito. Per lui, all'origine del mondo, gli
esseri umani erano differenti dagli attuali, formati da due degli umani attuali congiunti tramite
la parte frontale (pancia e petto). Inoltre essi erano di tre generi: il maschile, il femminile e
l'androgino, che partecipa del maschio e della femmina (cio, appunto, , uomodonna). La forma degli uomini era inoltre circolare: quattro mani, quattro gambe, due volti su
una sola testa, quattro orecchie, due organi genitali e tutto il resto come ci si pu immaginare.
Questa natura doppia per stata spezzata da Zeus, il quale fu indotto a tagliare a met questi
esseri per la loro tracotanza, al fine di renderli pi deboli ed evitare che attentassero al potere
degli dei (daltro canto, eliminarli del tutto avrebbe comportato la perdita dellunica forma
vivente da cui gli dei erano venerati). Da tempo dunque connaturato che negli uomini
l'amore degli uni per gli altri che si fa conciliatore dellantica natura e che tenta di fare un
essere solo da due e di curare la natura umana. Ciascuno di noi dunque come un
contrassegno d'uomo, giacch tagliato in due come sogliole, da uno diventa due.. Ma da
questa divisione in parti nasce negli umani il desiderio di ricreare la primitiva unit, tanto che le
parti non fanno altro che stringersi luna allaltra, e cos muoiono di fame e di torpore per non

volersi pi separare. Zeus allora, per evitare che gli uomini si estinguano, manda nel mondo
Eros affinch, attraverso il ricongiungimento fisico, essi possano ricostruire fittiziamente
lunit perduta, cos da provare piacere (e riprodursi) e potersi poi dedicare alle altre
incombenze cui devono attendere. Questo il motivo per il quale la nostra natura antica era
cos e noi eravamo tutti interi: e il nome d'amore dunque dato per il desiderio e l'aspirazione
all'intero.
Agatone
Per quinto parla il padrone di casa, Agatone, che definisce Amore il dio pi bello e pi nobile.
Egli si incarica di dire qual e di quali beni artefice Amore. Amore il pi felice perch il
pi bello e il migliore. il pi bello perch tale: anzitutto il pi giovane tra gli dei, e inoltre
il pi giovane e il pi soave, e oltre a ci come flessuoso nell'aspetto. Non sarebbe infatti
in grado di abbracciarsi ovunque, n di entrare in ogni anima di nascosto e poi uscirne se fosse
inflessibile. Da sottolineare l'affermazione che tra Amor e bruttezza c sempre guerra,
poich Amore simboleggia la bellezza, la sua esistenza tra i fiori reca una testimonianza della
bellezza della carnagione del dio. Egli non fa ingiustizia n la subisce, perch giustizia,
morigeratezza, potenza e sapienza sono le virt che lo contraddistinguono: La cosa pi
grande che Amore non fa ingiustizia n la subisce da parte di un dio n contro un dio, n da
parte di un uomo, n contro un uomo; n egli soffre per violenza, se pure prova qualche
sofferenza, perch la violenza non si attacca ad Amore; n quando agisce, agisce con violenza,
perch ognuno volentieri in tutto serve ad Amore e le cose che mettono d'accordo chi lo
desidera con chi lo desidera, le leggi regine della citt dicono che giusto.
Agatone compone anche versi in onore di Amore:
Pace fra gli uomini e sul mare una tranquillit senza vento,
luogo di quiete e di sonno nell'affanno dei soffi impetuosi.
E conclude il suo discorso tessendone un elogio molto poetico.
Socrate
Socrate Interviene per sesto e ultimo. Sulle prime tenta di schermirsi per la sua incapacit
come oratore, ma sostenuto dalla convinzione che su ogni cosa basta dire la verit, decide di
fare lo stesso anche con Eros, scegliendo ed ordinando nel modo migliore le cose pi belle.
Infatti gli elogi di Eros fatti dai precedenti oratori poggiavano tutta la loro efficacia sul dispiego
della retorica e su argomentazioni sofistiche, arrivando a gareggiare nell'associare ad Eros i
migliori benefici. Socrate invece, come detto, partir dalla verit. In sostanza, Amore amore
di alcune cose, in particolare di quelle di cui si avverte mancanza. A questo punto sul
discorso di Socrate si innesta quello di Diotima, sacerdotessa di Mantinea, maestra di Socrate
della concezione di Amore. Secondo essa Amore non bello [...] e non neanche buono, fu
concepito da Pena (Povert), che come detto dalla sacerdotessa approfitt di Pros
(Espediente), ubriaco, alla festa del genetliaco di Afrodite: egli quindi un essere intermedio
tra il divino e l'umano che, assieme alle qualit positive, assomma in s anche quelle negative.
Socrate, come apprende da Diotima, era caduto nello stesso equivoco nel quale cadono tutti o
quasi tutti gli uomini che in Amore vedono solo il lato pi bello. Tutto questo deriva dal fatto
che Amore viene identificato con l'amato e non con l'amante: il primo delicato, compiuto, il
secondo invece quale appare nella descrizione che Diotima ne viene facendo. Ma qual la
molla che spinge lamante verso l'amato? L'attrazione della bellezza pu essere uno stadio, ma
non se fine a se stessa: tra gli uomini chi fertile nel corpo attratto dalla donna e cerca la
felicit nella discendenza della prole e nella continuit, chi invece fertile nell'anima cerca
un'anima bella a cui unire la propria, e pu creare con questa una comunanza pi profonda di
quella che si pu avere con i figli. Su questo piano chi ama riuscir a capire che tutto il bello

che riguarda il corpo cosa ben da poco. Quindi accusa gli altri di aver attribuito false qualit
ad Eros.
Alcibiade: Socrate un sileno
Dopo che Socrate ha concluso il suo discorso, irrompe nella sala del banchetto Alcibiade
ubriaco e, dopo una breve schermaglia con Socrate, ne tesse il pi splendido elogio. Pur senza
aver udito le considerazioni di Socrate, Alcibiade viene a darne la pi viva e diretta
dimostrazione: Socrate gli stato maestro, amico, gli ha salvato la vita in battaglia, gli ha fatto
attribuire dagli strateghi, in guerra, quei riconoscimenti che avrebbe meritato per s. Quando
avvenne lo scontro per il quale gli strateghi mi concessero i premi del valore, nessuno tra i
soldati mi salv se non costui, che non volle abbandonarmi bench ferito, ma con me trasse in
salvo anche le armi. E io, Socrate, anche in quell'occasione chiesi ripetutamente agli strateghi
che i riconoscimenti li concedessero a te. [...] Ma gli strateghi guardando solo alla mia
condizione erano intesi a dare a me le insegne del valore e tu ti impegnasti pi di loro perch
fossi io a riceverle e non tu. Socrate gli ha resistito quando egli gli ha fatto dono della propria
bellezza, perch non a questo mirava. Era attratto piuttosto dalla bellezza in s, genuina,
pura, non mescolata, non incorporata di carni umane, n di colori, n di ogni altra vacuit
mortale. Era desideroso di contemplare la bellezza divina nel suo unico aspetto.
Sappiate che a lui non importa nulla se uno bello e ne fa cos poco conto quanto nessun
altro, n gli interessa se ricco o se ha un altro titolo di quelli che, per la gente, portano alla
felicit. Ritiene di ben poco conto tutti questi beni, e che noi, vi assicuro, non siamo nulla e
passa la sua vita ostentando candore e scherzando, ma quando poi si impegna seriamente e si
apre, non so se uno ha mai visto le splendide qualit che ha all'interno: io le ho gi osservate,
da tempo, e mi apparvero cos divine, dorate, belle e meravigliose da provare che si doveva
fare subito quel che Socrate comandava.
Si potrebbero dire, senza dubbio, molte altre cose per lodare Socrate e tutte da far meraviglia,
ma mentre per ogni altro atteggiamento nella vita tali cose si potrebbero dire anche di altri, il
fatto di non essere egli simile a nessuno degli uomini, n degli antichi, n di quelli di adesso,
questa cosa degna di ogni meraviglia. [...] Ma come fatto questuomo, quanto a stranezza,
lui e i suoi discorsi, neppure cercando si potrebbe trovare uno che gli si avvicini n tra gli
uomini d'ora, n tra quelli di un tempo, a meno di metterlo a confronto con quelli che dico io,
cio non con un uomo, ma con i sileni e i satiri, lui e i suoi discorsi.

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