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Il risveglio della storia di Alain Badiou.

Quale futuro per i non esistenti?


Pietro Piro
Universit di Enna Kore -UNED Madrid

Sin dallinfanzia, mi sembra di avere sempre avuto, molto netto,


il doppio sentimento che doveva dominarmi durante tutta
la prima parte della mia vita: quello cio di vivere in un mondo
senza evasione possibile, dove non restava che battersi per una evasione impossibile.
Provavo una avversione, mista di collera e di indignazione, per gli uomini che
vedevo adagiarsi in esso confortevolmente:
come potevano ignorare la propria prigionia,
come potevano ignorare la propria iniquit?
V. Serge, Memorie di un rivoluzionario.

I.
Non so se sia corretto affermare, come fa Slavoj iek che Badiou il pi grande filosofo
vivente. Pu darsi che si tratti di una frase ad effetto, posta come specchietto per le allodole sulla
quarta di copertina, da una casa editrice che cerca di vendere qualche copia in pi. Per, pu darsi
pure che sia vero. Non conosco lintera produzione di Badiou1 e quindi non posso esprimermi n a
favore n contro una frase tanto grave. Ho letto per Il risveglio della storia2 e sento di poter dire
qualcosa su questo testo, restringendo il campo fenomenologico a questunico libro, senza dover
necessariamente scomodare lintera storia della filosofia a partire da Platone (di cui Badiou sarebbe
lerede, sempre secondo iek). Il testo presenta punti di vera e profonda comprensione delle
dinamiche del reale. In altri punti per, questa presa sulla realt perde di vigore e chiarezza. Spesso
da premesse giuste e sensate, si pu giungere a conclusione errate e insensate. Iniziamo dunque da
ci che ritengo sensato. Badiou delinea un quadro generale dellattuale fase del capitalismo che
condivido totalmente:
Sotto gli interscambiabili nomi di modernizzazione, riforma, democrazia, Occidente,
comunit internazionale, diritti umani, laicit o altro, riscontriamo soltanto lo storico
1

Qualora si volesse approfondire questa importante figura e stabilire autonomamente il proprio giudizio si possono
leggere in lingua italiana: A. Badiou, Il concetto di modello, Jaca Book, Milano 1972; Id., La politica e pensabile?
Angeli, Milano 1987; Id., Manifesto per la filosofia, Feltrinelli, Milano 1991; Id., Letica: saggio sulla coscienza del
male, Pratiche, Parma 1994; Id., Ahmed il filosofo: farsa in ventidue scenette, Costa & Nolan, Genova 1996; Id,
Lessere e levento, Il Melangolo, Genova 1995; Id., Metapolitica, Cronopio, Napoli 2001; Id., Deleuze: il clamore
dellessere, Einaudi, Torino 2004; Id., La Comune di Parigi: una dichiarazione politica sulla politica, Cronopio, Napoli
2004; Id., Il secolo, Feltrinelli, Milano 2006; Id., Ontologia transitoria, Mimesis, Milano 2007; Id., Inestetica, Mimesis,
Milano 2007; Id., Oltre luno e il molteplice: pensare (con) Gilles Deleuze, Ombre corte, Verona 2007; Id., Sarkozy: di
che cosa il nome? Cronopio, Napoli 2008; Id., Beckett: linestinguibile desiderio, Il Melangolo, Genova 2008; Id., Del
capello e del fango: riflessioni sul cinema, Pellegrini, Cosenza 2009; Id., Piccolo pantheon portatile, Il Melangolo,
Genova 2010; Id., Secondo manifesto per la filosofia, Cronopio, Napoli 2010; Id., Heidegger: Il nazismo, le donne, la
filosofia, Il Melangolo, Genova 2010; Id., San Paolo: la fondazione dell'universalismo, Cronopio, Napoli 2010; Id.,
Cinque lezioni sul caso Wagner, Asterios, Trieste 2011; Id., Il concetto di modello: introduzione ad una epistemologia
materialista della matematica, Asterios, Trieste 2011; Id., Lipotesi comunista, Cronopio, Napoli 2011; Id., Finito e
infinito, BookTime, Milano 2012.
2
Cfr. A. Badiou, Il risveglio della storia. Filosofia delle nuove rivolte mondiali, Ponte alle Grazie, Milano 2012.

2
tentativo di una regressione senza precedenti, la quale tende a conformare lo sviluppo del
capitalismo globalizzato e lazione dei suoi servitori politici alle regole delle loro origini: il
liberalismo a oltranza della met del XIX secolo, il potere illimitato di unoligarchia finanziaria
e imperiale, e il parlamentarismo di facciata messo in piedi, come diceva Marx, dai procuratori
del capitalismo. A tale scopo si dovranno ricostruire i diritti degli imperialismi, i famosi
valori, e si dovr distruggere senza piet tutto quello che le forme organizzate del movimento
operaio, del comunismo e del socialismo autentico erano riuscite a creare e a imporre su scala
mondiale tra il 1860 e il 1980, costringendo il capitalismo liberale sulla difensiva. Questo
lunico movimento della modernizzazione in corso.3

La caduta del muro di Berlino ha rappresentato, la fine di un potere di bilanciamento che riusciva a
tenere testa a un liberalismo economico e a una speculazione finanziaria che di li a poco avrebbero
preso, per utilizzare una terminologia gramsciana, legemonia. Questa caduta, ha generato il mondo
odierno con la sua ideologia della merce elevata a livello di religione e con un culto del denaro che
occupa gli altari, sempre pi insanguinati, dei nuovi sacerdoti delleconomia. Su cosa abbia
rappresentato nei termini di perdita di potere di bilanciamento la caduta del muro, ha scritto con
grande lucidit L. Gallino e alla lettura del suo La lotta di classe dopo la lotta di classe4 (che ho
anteriormente analizzato)5 rimando per una attenta analisi delle trasformazioni sociali e culturali
legate a questo evento.

II.
Vorrei per ritornare allargomentazione di Badiou secondo cui:
Il momento attuale segna, in realt, gli albori di una ribellione popolare mondiale contro questo
processo di regressione. Ancora cieca, ingenua, dispersa, senza concetti forti n organizzazioni
durevoli, assomiglia per natura alle prime insurrezioni operaie del XIX secolo. Propongo di
affermare che siamo entrati nel secolo delle rivolte, in cui annuncia e si afferma un risveglio
della Storia contro la pura e semplice ripetizione del peggio. I nostri padroni lo sanno ancora
meglio di noi: tremano e, in segreto, rinforzano le loro armi, tanto sotto forma di arsenale
giuridico quanto sotto forma di contingenti armati dellordine planetario. urgente ricostruirci o
inventarci i nostri.6

Che lattuale fase del capitalismo possa generare fenomeni di rivolta e di messa a fuoco e fiamme di
intere citt una possibilit molto concreta. Tuttavia, non necessariamente consequenziale come
appare a Badiou. Ritengo che i padroni del mondo sappiano perfettamente che tirare troppo la corda
non conviene. La storia del movimento sindacale dimostra che quando la lotta sintensifica e
raggiunge lo scontro diretto e senza quartiere, il tavolo delle contrattazioni diventa sempre pi
aperto. Chi tra i capitalisti pi selvaggi non ammette lidea della mediazione sindacale si ritrova
spesso costretto a fare dei passi indietro, e spesso a causa della tanto ignorata opinione pubblica,
che con i suoi boicottaggi in grado dinfluenzare molte scelte aziendali.7 C a mio avviso ancora

Id., p.10.
Cfr. L. Gallino, La lotta di classe dopo la lotta di classe, intervista a cura di Paola Borgha, Laterza, Roma-Bari 2012;
p. 210.
5
Cfr. P. Piro, La lotta di classe dopo la lotta di classe di Luciano Gallino. Vedute sul mondo triste e reale che
abitiamo,
in
http://unikore.academia.edu/PietroPiro/Papers/1550829/La_lotta_di_classe_dopo_la_lotta_di_classe_di_Luciano_Galli
no._Vedute_sul_mondo_triste_e_reale_che_abitiamo.
6
Cfr. A. Badiou, op.cit., p.11.
7
Su questo argomento si possono vedere per iniziare: R. Guidi, Consumi politici e denaro. Logiche d'azione
trasformativa nel campo economico, Franco Angeli, Milano 2011; Tosi S., Consumi e partecipazione politica. Tra
4

3
un ampio margine di spazio per la lotta sindacale, per quella politica e per quella sociale, prima
della devastazione e delle barricate ed lindebolimento delle motivazioni profonde che animavano
questo tipo di azioni umane che ha favorito lespansione delle logiche del capitale. La rivolta
certamente possibile, ma non lunica strada praticabile. Inoltre, ritengo che il benessere materiale
introdotto dal capitalismo, abbia determinato lesplosione numerica di una nuova figura
antropologica, quella delluomo-massa8 che ha una forte identificazione con il discorso del
capitalista9 e che non riesce neanche ad immaginare un mondo in cui il consumo sia in qualche
modo messo in discussione o ancora pi tragicamente, sospeso. Lo stesso Badiou, sostiene che le
rivolte della primavera araba siano state ispirate da un desiderio di Occidente.10 Ma Occidente per
me, in questo caso, significa il miraggio di un certo livello di benessere e di accesso al consumo, la
possibilit di godere di stili di vita che per la maggior parte dei viventi sono inaccessibili. Si sogna
il capitale perch per luomo-massa, il desiderio corrisponde al desiderio del capitale. Sottovalutare
la presenza e lazione di questa figura ritengo sia un errore enorme. Se luomo-massa si rivolta, lo
fa perch vuole continuare a consumare e non perch vuole smettere di farlo. come il drogato in
crisi di astinenza. Pu commettere di tutto, anche rendersi estremamente lucido e spietato pur di
tornare a stordirsi. Mi pare che Badiou quando parla di rivolte, consideri il materiale umano
identico a quello che ha compiuto le rivolte del secolo scorso e questo un errore grossolano.
Luomo cambiato. pi disponibile allirrazionalit di quanto si possa pensare e ama il
consumismo fino in fondo. Questo gli permette di esprimere tutti gli ideali, per quanto distorti, di un
Io totalmente ipertrofico. Badiou sostiene poi, contrapponendosi a T. Negri,11 che il capitalismo di
oggi presenti tutti i tratti del capitalismo classico.12 Pu darsi che il capitalismo sia classico ma
luomo di oggi contemporaneo e genera un immaginario molto diverso da quello del secolo
passato. Diciamolo pure, il rapporto tra servo e padrone cambiato perch, in tonalit e forme
diverse, tra loperaio di Priolo e lindustriale di Milano, ci sono troppi sogni in comune.

III.

Badiou si rende conto che una soluzione sarebbe quella di una uscita dallOccidente, ma si rende
conto, allo stesso tempo, che si tratta di un sogno.13 Mi chiedo ancora se quando Badiou parla di
uscita dallOccidente, intenda come modelli di riferimento quello cinese o indiano o brasiliano. Se il
futuro delloccidente capitalistico rappresentato da un abbassamento dei livelli di vita e di
consumo (ma possibile pensare a bassi livelli di consumo e un alto livello di benessere in una
azione individuale e mobilitazione collettiva, Franco Angeli, Milano 2006; F. Gesualdi, Manuale per un consumo
responsabile. Dal boicottaggio al commercio equo e solidale, Feltrinelli, Milano 2003.
8
Ho provato a ricostruire il quadro degli autori che si sono occupati di questa figura in P. Piro, La peste emozionale,
luomo-massa e lorizzonte totalitario della tecnica, Mimesis, Milano 2012, pp. 75-108.
9
Laffermazione storica del capitalismo produce secondo Lacan una trasformazione del discorso del Padrone nel
discorso del capitalista. Il quale discorso non viene ancora apertamente formulato nel corso del Seminario XVII ma
costituir il tema di una celebre conferenza svolta a Milano nel 1972. Se il discorso del Padrone fa valere una
concezione gerarchica del potere, il discorso del capitalista promette invece la falsa democrazia della circolazione
illimitata degli oggetti di consumo e del diritto di ciascuno al loro godimento. Il discorso del capitalista appare come un
circuito di riciclo nel quale tutto si consuma incessantemente, secondo un'espansione globalizzante, nellillusione che
in questa consumazione infinita la mancanza a essere che costituisce lesistenza possa essere magicamente risolta. Per
questo il discorso del capitalista per funzionare non deve solo promettere la risoluzione della mancanza ma creare
continuamente pseudo-mancanze che possano alimentare il circuito del consumo. Cfr. M. Recalcati, Da Lacan una
analisi del potere, in http://www.swif.uniba.it/lei/rassegna/010821k.htm. Consultato il 03/07/2012.
10
Cfr. A. Badiou, op.cit., p.55.
11
Id., p. 16.
12
Id., p.16.
13
Un sogno, mi direte voi. Ma potrebbe capitare, sotto i nostri occhi. In ogni caso ci che dobbiamo sognare, perch
questo sogno che permette di attraversare i difficili anni di un periodo interstiziale senza giungere a rinnegarsi e a
sprofondare nel no future del nichilismo. Id. p. 56.

4
societ come quella contemporanea cos materialista e assetata di beni materiali?) e una possibile
estensione della miseria, non mi sembra sia un progetto che possa spingere a innalzare barricate.
Quanti occidentali (pur desiderosi di giustizia sociale come lo scrivente) vorrebbero vivere come un
contadino cinese14 o come un intoccabile indiano15 o spendere le proprie energie nella lotta del
Movimento dos Trabalhadores Rurais Sem Terra?16 Se il modello altro rispetto allOccidente
lOriente (laltro dellOccidente lOriente, necessariamente, perch altrimenti si tratta di una no
man's land dalle caratteristiche imprecisabili) quanto meno necessario, sapere a quale modello di
sviluppo si fa riferimento, perch altrimenti, si rischia di proporre il nulla rispetto a una realt che,
per quanto orribile e causa di esclusione sociale, permette a gran parte dei suoi membri uno stile di
vita che non nemmeno paragonabile al livello medio della vita dei paesi dellOriente (inclusi Cina
e India). per questa serie di motivi (e per molti altri ancora che richiederebbero infinite pagine)
che non riesco a condividere lultima posizione dello schema (affascinante perch propone
soluzioni lineari) di Badiou:
Perch questo momento non finisca per ristagnare in eroici episodi di sconfitte di massa, o
nellinterminabile opportunismo delle organizzazioni rappresentative, dai sindacati corrotti ai
partiti parlamentari, il risveglio della Storia dovr essere anche il risveglio di una Idea. La sola
idea in grado di ostacolare la versione corrotta e atona della democrazia [] lidea del
Comunismo, rivisitato e alimentato da ci che la vivace diversit delle rivolte, per quanto
precarie, ci insegna.17

Ritengo essenziale la consapevolezza che per cambiare lattuale deriva capitalistica sia necessaria
lIdea. Lunica in grado di superare i particolarismi e unire nel rispetto delle diversit. Ma che lIdea
sia quella del Comunismo mi sembra una presa di posizione arbitraria e soprattutto non auspicabile.
Perch il Comunismo e non lAnarchismo o una Ecologia Profonda o solo per puro paradosso il
Buddhismo o lIslam? Perch lIdea non pu essere una nuova forma di Totalitarismo ancora pi
feroce di quelli gi apparsi nel secolo breve? Su quale basi si fonda questa necessit improrogabile
del Comunismo che Badiou propone come lunica possibile?

IV.
Vorrei ricordare che la retrocessione fino alla quasi scomparsa delle forze comuniste a livello
mondiale, non dipesa unicamente dalle forze anticomuniste ma anche (soprattutto?) da una
corrosione interna, lenta ma decisiva, che partiva dallanimo e che solo pi tardi, giungeva al cuore
e alle corde vocali. Questa corrosione interna ha dimostrato, una volta per tutte, che dove il
comunismo si affermato, il prezzo pagato per la sua realizzazione stato talmente alto che questa
idea risulta essere cos intrisa di sangue e di sofferenza che prima di essere nuovamente riproposta
14

Si pu leggere per farsi un idea: C. Guidi-W. Chuntao, Pu la barca affondare lacqua? Vita dei contadini cinesi,
Marsilio, Venezia 2007.
15
Si veda: R. Deliege, The untouchables of India, Berg, Oxford-New York 1999.
16
Il Movimento dos Trabalhadores Rurais Sem Terra (o, semplicemente, Movimento Sem Terra, MST) un movimento
politico-sociale brasiliano che si batte per la riforma agraria. Il MST un movimento contadino nato nel 1984, dalle
occupazioni di terra nel sud del Brasile. oggi presente in 24 stati del paese e coinvolge un milione e mezzo di persone.
Grazie alle sue lotte, 350.000 famiglie hanno conquistato la terra, mentre 150.000 stanno lottando negli accampamenti.
Centrale nel MST il vincolo con la propria base: Siamo unorganizzazione politica e sociale delle masse non un
gruppo ben preparato che pensa di risolvere da solo il problema della riforma agraria. Nel gennaio 2009 il Movimento
Senza Terra ha celebrato i suoi primi 25 anni di vita e di lotte. Si veda: M.G. Losano, Il Movimento Sem Terra del
Brasile. Funzione sociale della propriet e latifondi occupati, Diabasis, Reggio Emilia 2007; N. Acerbi, Il Movimento
dos sem Terra in Brasile, LHarmattan, Torino 2003, L. Fanelli, La scelta della terra. Studio di un insediamento rurale
del Movimento Sem Terra in Brasile, Zamorani, Torino 2003; M. Harnecker, Sin tierra: construyendo movimiento
social, Siglo XXI de Espaa, Madrid 2002. Si pu consultare direttamente il sito di questo movimento:
http://www.mst.org.br/.
17
Id., p. 11.

5
come lIdea decisiva, si dovrebbe sciogliere il nodo doloroso del perch lanimo degli uomini che
vissero quellidea fino in fondo, li ha portati nel tempo, a odiarla e a rigettarla quasi completamente.
facile affermare che il comunismo sia una idea giusta e riproponibile quando non si conosciuta
la tortura, la deportazione, la fame e altre conseguenze secondarie di regimi come quello Staliniano
(solo per citare il pi conosciuto e studiato). Generalmente lo storico o il filosofo esprimono dei
giudizi a partire da punti di osservazione che stanno troppo in alto rispetto alla realt vissuta.
Bisognerebbe tendere un orecchio alle parole di un comunista in grado di scrivere un libro
apprezzato da Lenin e da Gorkij quando scrive:
Per quelli educati al menzognero pathos delle rivoluzioni borghesi Lei18 rossa e vestita di
rosso. No, col solo rosso non la dipingi. Il fuoco delle insurrezioni, il sangue delle vittime,
lappello alla lotta il rosso. Il sudore salato, il lavoro quotidiano degli operai, la fame la
povert, lappello alla dura fatica il grigio. Lei rossa e grigia. E la nostra bandiera rossa
uno sbaglio, un lapsus, uninesattezza, unillusione. Dovremmo aggiungerle una banda grigia. O
farla tutta grigia. E nel grigio una banda rossa. Che nessuno si illuda, si inganni. [] Non
forse stata logorata e insudiciata la parola social democratico? Forse non lhanno issata,
nascondendosi alla sua ombra, i carnefici del proletariato e della sua rivoluzione?19

Sarebbe opportuno anche individuare quale idea di comunismo dovrebbe essere realizzata:
comunismo cinese, vietnamita, coreano, cubano, emiliano oppure francescano?20 Badiou molto
bravo a tratteggiare una fenomenologia della rivolta e soffia sul fuoco di una rivoluzione che
sempre possibile. condivisibile la sua posizione riguardo agli esclusi:
In un mondo strutturato dallo sfruttamento, e dalloppressione, vi sono masse di persone che,
propriamente parlando, non possiedono alcuna esistenza. Non contano nulla. Nel mondo di
oggi, per esempio, non vi praticamente alcun africano che conti qualcosa. E in fondo, persino
nelle nostre ricche contrade la maggior parte della gente, la massa ordinaria dei lavoratori, non
decide assolutamente niente, e sul capitolo del proprio destino ha solo una voce fittizia. Soltanto
unoligarchia lontana ma onnipresente riesce a collegare la successione degli episodi di vita
delle persone al parametro unificato del profitto, e a nutrirsi di questo. Diciamo che queste
persone sono presenti nel mondo, ma assenti dal suo senso e dalle decisioni sul suo avvenire.
Diciamo che sono linesistente del mondo. E diremo allora che un cambiamento del mondo
reale quando un inesistente del mondo comincia a esistere in questo stesso mondo con un
intensit massima.21

Lidea che gli esclusi possano trovare unintensit massima, unicamente in una forma come quella
del Comunismo, mi sembra molto discutibile. Tranne che non sipotizzi una forma nuova di
comunismo mai esistita fino ad oggi. Allora, entriamo nellambito della pura utopia e il nome
comunismo potrebbe essere dunque sostituito con Citt del Sole, Utopia o Eumeswil, assecondando
i capricci della fantasia.
18

Con Lei, lautore intende la Rivoluzione.


Cfr. V. Zazubrin, La scheggia, Adelphi, Milano, p. 65.
20
C unantica leggenda che potrebbe illuminare la vita futura della militanza comunista: la leggenda di san Francesco
dAssisi. Vediamo quale fu la sua impresa. Per denunciare la povert della moltitudine, ne adott la condizione comune
e vi scopr la potenza ontologica di una nuova societ. Il militante comunista fa lo stesso nel momento in cui identifica
nella condizione comune della moltitudine la sua enorme ricchezza. In opposizione al capitalismo nascente, Francesco
rifiutava qualsiasi disciplina strumentale, e alla modificazione della carne (nella povert e nellordine costituito) egli
contrapponeva una vita gioiosa che comprendeva tutte le creature e tutta la natura: gli animali, sorella luna, fratello sole,
gli uccelli dei campi, gli uomini sfruttati e i poveri, tutti insieme contro la volont di potere e la corruzione. Nella post
modernit ci troviamo ancora nella posizione di Francesco, a contrapporre la gioia di vivere alla miseria del potere. Si
tratta di una rivoluzione che sfuggir al controllo, poich il biopotere e il comunismo, la cooperazione e la rivoluzione
restano insieme semplicemente nellamore, e con innocenza. Queste sono la chiarezza e la gioia incommensurabile di
essere comunisti. Cfr. T. Negri-M. Hardt, Impero, Rizzoli, Marzo 2002, p. 382.
21
Cfr. A. Badiou, op.cit., pp. 58-59.
19

V.
Badiou si rende perfettamente conto che ci che conta non la rivolta ma ci che segue la rivolta,
lorganizzazione22 o disciplina dellevento.23 Quale sarebbe allora la novit del nostro secolo?
Nuovamente il partito comunista, i commissari politici, il centralismo democratico, le commissioni
operaie e forme di questo genere? Se non queste, allora, quali? Come si mantiene un Idea nel corso
del tempo? Bisognerebbe chiedere qualcosa su questi argomenti alla chiesa cattolica che riesce da
millenni a mantenere viva la sua organizzazione. Un esempio perfetto di custode della dimensione
del fuori-tempo del Soggetto, in quanto Soggetto delleccezione,24come lo chiama Badiou. proprio
perch il comunismo storico ha prodotto dei risultati (mentre a Badiou i risultati per il momento non
interessano25) che oggi, un marxista che voglia onestamente continuare a riflettere in termini critici,
non pu pensare al comunismo senza prima interrogare direttamente gli esclusi sul loro desiderio di
diventare o meno comunisti. probabile che, interpellandoli personalmente, ci possano confessare
che il loro vero sogno una casa al mare e qualche soldo in pi in tasca con cui poter soddisfare
desideri puerili.

Termini Imerese,
Luglio 2012.

22

Occorre la pi severa centralizzazione e disciplina in seno al partito politico del proletariato per controbattere questi
difetti, perch il proletariato adempia giustamente, con buon successo, vittoriosamente, la funzione organizzativa (che
la sua funzione capitale). Cfr. V.I. Lenin, Lestremismo, malattia infantile del comunismo, in Opere Scelte, Editori
Riuniti, Roma 1971, p. 1401.
23
Id., p. 72.
24
Id., p.73.
25
Id., p. 104.

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