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OMNIBUSkion

Lothar Gnther Buchheim

U-BOOT
Il sommergibile

Traduzione di Ursula Olmini Soergel

ARNOLDO MONDADORI EDITORE

() R. PIPER & CO. VERLAG. MNCHEN I973


() ARNOLDO MONDADORI EDITORE I974
TITOLO DELLOPERA ORIGINALE
DAS BOOT
I EDIZIONE GIUGNO I974

UBOOT
Il sommergibile

Questo libro un romanzo ma non unopera di pura invenzione. L'autore ha vissuto gli avvenimenti che
vengono qui descritti: essi rappresentano la somma delle esperienze da lui fatte a bordo degli UBoote.
Nondimeno la descrizione dei personaggi (persone reali scomparse o ancora in vita) non di tipo
ritrattistico.B2B
Le operazioni del sommergibile, di cui si parla nel libro, si svolsero nellautunno inverno del 41. Proprio in
questo torno di tempo si deline su tutti i teatri di guerra una svolta decisiva. Per la prima volta, nel corso
della guerra, le Armate Sovietiche costrinsero le truppe della Wehrmacht a segnare il passo. NellAfrica
settentrionale le truppe britanniche erano passate alloffensiva. Gli Stati Uniti avevano predisposto ingenti
rifornimenti per lUnione Sovietica e, subito dopo lattacco giapponese a Pearl Harbor, divennero la potenza
guida nel conflitto.
Dei quarantamila sommergibilisti tedeschi trentamila non tornarono pi a casa.

Indice

BAR ROYAL
USCITA
INERZIA I
INERZIA II
PRIMO ATTACCO
BURRASCA
CONTATTO
SECONDO ATTACCO
RIFORNIMENTO
GIBILTERRA
RITORNO

BAR ROYAL

Dallhotel Majestic, dove alloggiano gli ufficiali, fino al bar Royal la strada corre lungo la spiaggia con una
curva a vasto raggio di cinque chilometri, nastro grigiochiaro ben distinguibile nelloscurit non ancora
rischiarata dalla luna.
Il comandante schiaccia lacceleratore a tavoletta come se fosse su una pista. Allimprovviso qualcosa lo
costringe a frenare. Riesce a bloccare la pesante automobile senza sbandare a pochi passi da un tizio che agita
le braccia come un forsennato. Divisa blu, berretto da sottufficiale di marina. I gradi sulla manica: secondo
capo anziano! B2B
Sempre gesticolando si accosta al cono luminoso dei nostri fari. La sua faccia resta al buio. Il comandante sta
per rimettere in moto, ma il marinaio prende a picchiare con le mani aperte sul cofano e urla a squarciagola:
Vivace cerbiatta, ora ti spezzo il cuore!.
Il comandante si fa paonazzo. Adesso esplode. E invece no, innesta la retromarcia, la macchina fa un balzo e
a momenti vado a impastarmi contro il parabrezza.
Innesta la prima. Curva da slalom. Strido di pneumatici. Seconda.
Il nostro capo equipaggio, il sottufficiale pi anziano! minforma il comandante, il Vecchio, per noi.
Pieno fino agli occhi!
Il direttore di macchina seduto dietro impreca con parole incomprensibili.
Il comandante non ha ancora accelerato a fondo che deve frenare di nuovo. Ma questa volta se la pu
prendere pi comoda, perch gi da lontano si distingue alla luce dei fari un gruppo di almeno dieci marinai
che, nelle inconfondibili giubbe corte, camminano a zigzag sulla strada.
Quando ci avviciniamo vedo che da tutte le brache a met natica penzola il pene zampillante.
Il Vecchio suona. Il gruppo si apre e passiamo fra due schieramenti di pisciate.
Lo chiamano annaffiatoio sono tutti del nostro equipaggio.
Alle nostre spalle il direttore di macchina bofonchia.
Gli altri sono in casino dice il comandante. Chi sa il traffico l, stasera, visto che anche Merkel salpa
domani.
Per circa un chilometro non incontriamo pi nessuno, poi i fari illuminano due gendarmi di pattuglia.
Speriamo che domattina non manchi nessuno emerge la voce dal fondo. Quando i nostri sono sbronzi
facile che attacchino briga con quei cani da guardia della gendarmeria.
Non riconoscere il proprio comandante, brontola il Vecchio roba dellaltro mondo!
Ha rallentato.
Non si pu dire che io sia fresco come una rosa dice mezzo rivolto allindietro. Troppi festeggiamenti in
una sola giornata. Stamattina, alla base, le esequie per quel marinaio rimasto secco nellattacco aereo a
Chteauneuf. E durante la cerimonia funebre un altro attacco coi fiocchi e controfiocchi. Che maleducati, a un
funerale! Lantiaerea ne ha abbattuti tre.
E che altro c stato? domando al Vecchio.
Per oggi basta. Ma ho ancora sullo stomaco la fucilazione di ieri. Diserzione, un caso chiarissimo. Un
macchinista, diciannove anni. Meglio non parlarne. E poi nel pomeriggio la macellazione del maiale al
Majestic. Probabilmente era intesa come festa. Maialata o come diavolo chiamano quel piatto per la verit,
non andata gi a nessuno.
Il Vecchio ferma la macchina lungo un muro, su cui campeggia, alta un metro, la scritta bar royal. Il muro
cinge un giardino e un edificio in calcestruzzo a forma di transatlantico, fra il lungo mare e una stradina che
porta alla pineta. Una facciata tutta finestre sovrasta il resto delledificio come un enorme ponte.
Nel bar Royal si esibisce Monique, unalsaziana che di tedesco conosce soltanto il gergo dei soldati.
Unallegrona, occhi e capelli neri, e un bel paio di tette.
Le altre attrazioni, oltre a lei, sono tre cameriere con camicette traforate e un trio musicale: tipi insulsi,
spauriti, tranne il batterista, un mulatto che, chiaramente, si sta divertendo. Il posto stato requisito e riarredato
dallOrganizzazione Todt. Adesso un misto di fin de sicle e Casa dellArte Germanica. Laffresco sopra la
pedana dellorchestrina raffigura i cinque Sensi o le Grazie sono cinque le Grazie o tre? Il comandante della
flottiglia ha tolto il locale allOT con la scusa che i sommergibilisti hanno bisogno di distrarsi!; gli ufficiali
dei sommergibili non possono passare tutto il loro tempo libero in casino!; vogliamo un ambiente distinto
per i nostri ragazzi!.
Lambiente distinto consiste in tappeti sfilacciati, logore poltrone di pelle, spars bianchi con tralci di vite
di plastica alle pareti, appliques con paralumi rossi e sbiaditi tendaggi di velluto rosso davanti alle finestre.
Il comandante distribuisce a destra e a manca delle gran ghignate, seguite da unespressione sacerdotale,

mento premuto sul collo, fronte corrugata. Poi si aggiusta una poltrona e vi sprofonda pesantemente con le
gambe allungate. La cameriera Clmentine accorre con un gran sballonzolare di tette e il Vecchio ordina birra
per tutti noi.
Stiamo ancora aspettando la birra quando la porta si spalanca di botto e irrompe un gruppo di cinque uomini,
tutti tenenti di vascello, stando ai gradi sulle maniche, seguiti da tre sottotenenti di vascello e da un
guardiamarina. Tre dei tenenti di vascello portano il berretto bianco da comandante.
In controluce distinguo Flossmann, un tipaccio irascibile, tarchiato, biondo. Qualche giorno fa si vantato
che nel suo ultimo viaggio, durante un attacco dartiglieria contro una nave senza scorta, con le mitragliere
aveva fatto fuori prima di tutto le lance di salvataggio, tanto per chiarire la situazione.
Gli altri due sono Kupsch e Stackmann, gli inseparabili, che durante lultima licenza in patria non sono
andati oltre Parigi e da allora non fanno che gloriarsi delle loro avventure di casino.
Il Vecchio borbotta: Ancora unora e avremo qui tutta la flotta subacquea. da tempo che mi chiedo come
mai gli inglesi non organizzino una bella operazione di commandos contro questo buco e magari anche contro
il bel castellino del Grande Ammiraglio a Kernvel. Anzi, non capisco proprio perch non la facciano saltare,
cos vicina al mare e con tutto quel casotto di Port Louis a due passi. Noi qui se vogliono ci prendono anche al
laccio. Stanotte per esempio sarebbe unoccasione magnifica.
Il Vecchio non ha il viso affilato e nobile degli eroi dei sommergibili che si vedono nei libri, n il loro fisico
nervoso. Ha laspetto piuttosto bonario di un capitano dellHapag, e gli stessi movimenti impacciati.
Verso la met il suo nasone si restringe, prende a sinistra per allargarsi di nuovo subito dopo. Gli occhi,
azzurri, sono adombrati dalle sopracciglia, aggrottate a forza di scrutare intensamente. In genere socchiude le
palpebre tanto che si vedono appena due sottili ventagli di rughe. Ha il labbro inferiore carnoso e il mento
volitivo, coperto gi di primo pomeriggio da unispida peluria rossiccia. I lineamenti grossolani e forti danno
un aspetto grave al suo viso. Chi non conosce la sua et gli darebbe quarantanni, mentre ne ha dieci di meno.
Ma paragonati allet media dei nostri comandanti i suoi trentanni sono tanti.
Il comandante non ama i paroloni. A dare retta ai rapporti che redige le sue operazioni sembrano giochetti da
ragazzi. difficile che si sbottoni. Di norma comunichiamo per allusioni: conversazioni mai troppo dirette.
Uninflessione ironica, un leggero arricciare delle labbra, e colgo al volo cosa il Vecchio intende dire
veramente. Quando parla bene del Grande Ammiraglio, evitando di guardarmi in faccia, so perfettamente cosa
significa.
La nostra ultima notte a terra. Sotto la disinvoltura delle battute, la paura lancinante: andr tutto bene? Ce la
faremo?
Per farmi coraggio mi dico: il Vecchio, che uomo! Imperturbabile. Non fa il fanatico con i suoi uomini e
neanche si butta allo sbaraglio. uno di cui fidarsi. S fatto le ossa sui velieri. Le sue mani sembrano fatte
apposta per domare vele impazzite e maneggiare il pesante sartiame. Finora se l sempre cavata.
Duecentomila tonnellate un porto intero di navi. Ha riportato sempre alla base il suo battello, anche dal
peggiore finimondo
Il mio maglione di lana pesante sar utilissimo se per caso andiamo al nord. Non voglio che Simone mi
accompagni al molo, sarebbero soltanto grane. Gli stronzi dellSD ci stanno addosso con gli occhi, quei porci
invidiosi. Noi volontari della banda Dnitz non ci possono vedere.
Non ho la pi pallida idea di dove andremo. Probabilmente nellAtlantico centrale. L ci sono pochi
sommergibili. Un mese nero. Gli inglesi hanno rafforzato la difesa, si sono fatti pi furbi. Ormai i convogli
sono ottimamente protetti.
Devo andare a pisciare. Al cesso sento brani di un dialogo fra due ufficiali di guardia che pisciano in piedi
accanto a me contro la parete di piastrelle ingiallite: me la devo fare.
Sta attento a non sbatterglielo nel buco sbagliato, sbronzo come sei!
Quando uno dei due gi mezzo uscito, laltro gli grida dietro: Ficcale dentro un saluto da parte mia!.
Ritorno al nostro tavolo. Il direttore di macchina piglia il suo bicchiere col braccio teso. un tipo diverso dal
Vecchio. Con i suoi occhi di carbone e la barbetta pure nera sembra uno spagnolo, come uscito da un quadro
del Greco. Ha il nervo fragile. Ma la sua baracca la conosce da cima a fondo. Ha ventisette anni. il braccio
destro del comandante, ha fatto tutti i viaggi con lui. Loro due sintendono senza tante parole.
Dov il nostro secondo ufficiale di guardia? domanda ora il Vecchio.
A bordo. di servizio, ma penso che verr pi tardi.
Be, s, qualcuno deve pur lavorare commenta il Vecchio. E il primo ufficiale?
In casino! butta l senza pensarci il direttore di macchina.
Quello, in casino? Non mi faccia ridere! risponde il Vecchio. Scommetto invece che sta scrivendo il suo
testamento: uno troppo ordinato.
Dellufficiale che segue il direttore di macchina e che dovr sostituirlo dopo questa missione, il Vecchio non fa
parola.
Saremo in sei nel quadrato ufficiali, parecchi per uno spazio cos ristretto.

Perch non viene Thomsen? domanda il direttore di macchina. Non pu farci il bidone!
Thomsen, comandante della flottiglia e neodecorato con la croce di cavaliere, stamattina, quando rientrato
con lalta marea, aveva issato al periscopio quattro bandierine, tre bianche per i mercantili affondati e una rossa
per un cacciatorpediniere.
Su quellacqua sporca di nafta la voce di Thomsen era un latrato: Macchine pari ferma tutto!.
A motori spenti il sommergibile si accostava silenziosamente al molo. Visto davanti, si ergeva dalla zuppa
viscosa e maleodorante del porto come un vaso con un mazzo di fiori troppo fitto; pochi colori, fiori secchi, le
corolle come chiazze sbiadite fra filacci di muschio scuro. Avvicinandosi le chiazze diventavano facce pallide
e scavate con occhi pesti, infossati. Pelle di gesso, sguardi lucidi di febbre. Giubbe e calzoni in pelle incrostati
di sale. Zazzere incolte a malapena trattenute dai berretti. Thomsen sembrava ammalato: magro, scheletrito,
buchi al posto delle guance. Il suo sorriso era un ghigno rigido, anche se voleva apparire amichevole.
Comandante di flottiglia di ritorno da operazione contro il nemico! e il nostro saluto: Viva il
comandante! a pieni polmoni.
Il Vecchio indossa la sua giubba pi logora, un gesto di disprezzo verso i figurini azzimati. Il davanti non
pi blu ma grigiastro di polvere e macchie. I bottoni dorati sono diventati color verderame. Anche la camicia ha
un colore indefinibile, una specie di viola con aspirazioni di grigio azzurro. Il nastro nerobiancorosso della
croce di cavaliere attorcigliato a cordoncino.
Non pi la gente di una volta! lamenta il Vecchio, misurando con gli occhi una tavolata di giovani
ufficiali al centro del locale. il tempo dei pivellini un branco di fanfaroni.
Da qualche tempo gli avventori del Royal sono divisi in due gruppi: le vecchie volpi, come si
autodefiniscono gli uomini del Vecchio, e i giovani sempravanti, tetragoni al dubbio, nello sguardo la fede
nel Fhrer e nella vittoria finale, mascelle tese come li chiama il Vecchio, quelli che provano davanti allo
specchio locchiata penetrante minacciosa, che stringono il culo senza ragione, solo perch la moda vuole il
passo a chiappe ostentatamente strette, col peso del corpo lievemente spostato in avanti.
Guardo questo raduno di giovani temerari come se li vedessi per la prima volta. Bocche che sembrano tagli
con profondi spacchi agli angoli. Voci nasali. Petti gonfi di compiacimento, smaniosi di medaglie. Nella mente
nientaltro che: il Fhrer ti guarda la nostra bandiera e pi forte della morte.
Quindici giorni fa uno di questi si fatto saltare le cervella al Majestic perch si era beccato la sifilide.
Caduto per la Patria scrissero alla fidanzata.
Oltre alla banda delle volpi e alla squadra dei pivellini c ancora il solitario Kgler, appartato con il suo
primo ufficiale a un tavolo vicino alla porta del cesso. Kgler con le fronde di quercia, distaccato e freddo con
tutti. Kgler nobile cavaliere degli abissi, Parsifal e tedoforo, imperturbabilmente convinto della vittoria finale.
Sguardo blu acciaio, portamento fiero. Nemmeno un grammo di adipe, impeccabile razza superiore in tutto e
per tutto. Con gli indici Kgler si tappa ostentatamente le orecchie quando non vuole sentire le oscenit o le
punzecchiature dei cinici.
Il tenente medico prende posto al tavolo accanto. Anchegli ha una posizione particolare. Il suo cervello un
arsenale delle pi immonde sconcezze, ragion per cui tutti lo chiamano la vecchia troia. Secondo il medico,
995 anni del Reich millenario sono gi trascorsi e lo dice bello e forte ogni volta che gliene pare il caso o che
ubriaco.
A trentanni, il dottore gode di generale rispetto: alla sua terza spedizione ha assunto il comando del
sommergibile riportandolo alla base, dopo che nellattacco concentrico di due aerei era caduto il comandante
ed entrambi gli ufficiali di guardia erano fuori combattimento per le ferite.
Ehi, morto qualcuno? Mi sembra un funerale! urla in questo momento. Dove crediamo di essere?
Come se non ci fosse gi abbastanza casino! mugugna il Vecchio e assaggia cautamente il contenuto del
suo bicchiere.
Monique deve aver capito il medico. Si avvicina il microfono alla bocca scarlatta di rossetto, come fosse un
leccalecca da succhiare. Nella mano sinistra sventola un pennacchio di struzzo viola e si mette a gracidare:
Jattendrai, le jour et la nuit!
Con la spazzola il batterista mena il torrone sul suo strumento dalle rifiniture argentate. Strilli, singhiozzi,
sospiri: Monique recita la canzone piegandosi, allargando e stiracchiando il suo abbondante seno bianco
azzurro, con un frenetico dimenio del culo e agitando stupidamente il pennacchio. Prima se lo mette in testa
come un copricapo da pellerossa, poi se lo passa fra le cosce le jour et la nuit stralunando gli occhi.
Carezze al pennacchio, bassoventre proteso al pennacchio, di nuovo fra le cosce, dondolio di fianchi, labbra
atteggiate a ventosa verso quel coso di piume
Un attimo dopo strizza locchio in direzione dellingresso, oltre i tavoli. Ah, il comandante di settore con i
suoi tirapiedi! Infatti qualsiasi cosa in pi di una strizzata docchio sarebbe sprecata per quello spilungone con
il muso troppo piccolo da liceale. Il comandante di settore non la degna nemmeno di un sorriso di intesa ma si

guarda intorno con aria scocciata come cercasse gi unaltra uscita per svignarsela inosservato.
Oh, quale onore per la plebe! annuncia con voce stentorea Trumann, uno della vecchia guardia,
particolarmente irsuto, fra i singhiozzi di Monique. Si dirige vacillando verso la poltrona del CF: Ehi, vecchio
mio! Anche tu al fronte, eh? Vieni, qui c un bel posticino buca dorchestra tutto il panorama dal basso
Ch, non ti gusta? E va bene! Ognuno come meglio crede e pu!
Come sempre Trumann ubriaco fradicio. I suoi capelli neri da porcospino sono cosparsi di cenere di
sigarette, pi tre o quattro mozziconi di cui uno ancora acceso. Da un momento allaltro Trumann pu
prendere fuoco. La croce di cavaliere gli spenzola sulla schiena. Tanto lui la chiama la medaglietta del cane.
Il sommergibile di Trumann noto come il tamburo. Sin dalla sua quinta missione perseguitato da una
scalogna leggendaria: praticamente non pi riuscito a stare in mare pi di una settimana. I suoi rientri sulle
rotule e sui capezzoli, come dice, sono ormai di ordinaria amministrazione per lui. Tutte le volte lo hanno
beccato mentre prendeva il largo verso la zona doperazioni: bombardamenti aerei, bombe di profondit, e tutte
le volte parecchi danni, tubi di scarico spaccati, guarnizioni di tenuta saltate. Ma nemmeno una possibilit di
successo per lui e il suo equipaggio. Lintera flottiglia si domanda come lui e i suoi ragazzi ce la fanno a
resistere con tutte queste batoste senza mai neanche la probabilit di una vittoria.
Il suonatore di fisarmonica sgrana tanto docchi sopra il mantice spiegato come se vedesse un fantasma. Il
mezzosangue spunta solo fino al terzo bottone della camicia da dietro la luna piena della sua grancassa: o un
nano o il suo sgabello troppo basso. Monique fa la bocca di tinca e sospira nel microfono: In my solitude
sporgendosi su Trumann che urla: Aiuto, veleno! e si lascia cadere indietro. Monique sinterrompe.
Trumann annaspa, si tira su a met e urla: Un autentico lanciafiamme quella deve aver mangiato unintera
treccia daglio oddioddioddio!.
Arriva il direttore di macchina di Trumann, August Mayerhofen detto August con luovo al tegame da
quando porta sotto il taschino destro della giubba la stella a otto punte della Croce Germanica.1
Allora com andata in casino? gli grida Trumann. Hai chiavato abbastanza? Fa bene alla pelle, te lo
assicura il tuo vecchio pap Trumann.
Il gruppo del tavolo accanto al nostro intona a piena voce:
O mio bel Westerwald. Il tenente medico dirige il coro sgangherato con una bottiglia di vino. Attorno al
grande tavolo rotondo, sotto la pedana, per tacito accordo riservato ai vecchioni, siedono o meglio sono
trattenuti dalle poltrone diversi compagni di corso del Vecchio, tutti sbronzi a varie lunghezze donda: Kupsch
e Stackmann i gemelli siamesi, Merkel, Keller detto Matusalemme, Kortmann che chiamano lindiano.
Tutti quanti invecchiati anzitempo, gladiatori del mare pi volte scampati alla vanga del becchino, che fanno il
muso duro pur sapendo benissimo quali sono le probabilit che hanno. Riescono a stare seduti ore e ore in
poltrona con lo sguardo completamente inespressivo, senza muovere un muscolo del viso; in compenso non
sono capaci di reggere un bicchiere senza che gli tremi la mano.
Tutti hanno alle spalle almeno mezza dozzina di missioni massacranti, terribili stress nervosi, torture
disumane, situazioni in cui sembrava che soltanto un miracolo li potesse salvare. Tutta gente che rientrata con
il sommergibile come un colabrodo, e proprio quando ormai nessuno ci contava pi. Ma tutte le volte loro dritti
come fusi sul ponte, con latteggiamento di chi ritorna da un viaggio di ordinaria amministrazione.
Lo impone del resto il loro codice donore che non permette che uno si lasci andare. E il Grande Ammiraglio
sta al gioco. Per il GA abile chi ha ancora la testa e le quattro estremit unite al torso. Per lui matto solo chi
d visibilmente in escandescenze. Gi da tempo avrebbe dovuto sostituire i vecchi comandanti dei
sommergibili in prima linea con gente fresca e riposata. Ma purtroppo i pivellini sani e dinamici non sono in
gamba come i comandanti anziani, che escogitano qualsiasi trucco pur di non doversi separare da un bravo ed
esperto ufficiale proposto per il comando di ununit.
Endrass, per esempio, non avrebbe pi dovuto uscire in mare, almeno non nelle sue condizioni. Aveva
completamente perso la testa. Ma che ci vogliamo fare, il GA cieco. Non vede quando uno non ce la fa pi. O
non lo vuole vedere, dal momento che sono i vecchi assi a procurargli la materia di cui gloriarsi nei suoi
bollettini straordinari.
Lorchestrina fa una pausa. Capto altri brani di conversazione.
Dove cavolo s cacciato Kallmann?
Non credo che venga.
Be, sarebbe comprensibile!
Kallmann rientrato ieri laltro, con tre bandierine sul periscopio issato a met: tre mercantili. Lultimo
laveva affondato a colpi di cannone, in rada davanti alla costa: Ci sono voluti pi di cento colpi. Mare grosso,
abbiamo dovuto sparare inclinati di quarantacinque gradi contro il mare. Quello precedente labbiamo beccato
alle sette di sera, stava facendo buio. Dodicimila tonnellate: due colpi centrati, uno mancato. Poi hanno beccato
noi. Bombe di profondit per otto ore di seguito. Credo che abbiano smesso solo perch avevano esaurito le
munizioni.
Kallmann sembrava Ges in croce con le guance scavate e la bionda barba incolta. Mentre parlava si torceva

le mani come per spremere fuori meglio le parole.


Ascoltavamo attenti, nascondendo il nostro imbarazzo dietro un ostentato interesse. Quando avrebbe
finalmente fatto la domanda che tutti temevamo?
Quando ebbe finito il suo racconto non si torceva pi le mani. Rimase seduto, immobile, i gomiti appoggiati,
i palmi delle mani uniti. E finalmente, guardandoci sopra le punte delle dita, con forzata indifferenza chiese:
Che ne di Bartel?.
Nessuno gli rispose. Il comandante di settore chin quasi impercettibilmente la testa.
Ah be, me lero immaginato non ricevendo pi nessun radiomessaggio da lui. Un minuto di silenzio,
poi domand, questa volta pi insistente: Ma non si sa proprio nulla?.
No!
C qualche speranza?
No.
Il fumo delle sigarette stagnava davanti alle facce.
Siamo stati insieme durante tutto il tempo che ci voluto per le riparazioni. Sono uscito insieme a lui disse
infine Kallmann, scorato, confuso. Porca miseria. Sapevamo tutti quanto erano stati amici Kallmann e Bartel.
Erano sempre usciti in coppia, attaccavano i convogli insieme. Kallmann aveva detto una volta: bello
sapere che non sei solo.
Dalla porta girevole entra Bechtel. Con i capelli, le ciglia e le sopracciglia dun biondo chiarissimo che
sembra quasi lessato. Quando pallido come adesso, le sue lentiggini risaltano ancora di pi.
Gli fanno gran festa. Bechtel circondato da un gruppo di pivellini. Vogliono che paghi un giro per
festeggiare la sua rinascita.
Bechtel reduce da unavventura piuttosto singolare. Sfuggendo a un violento inseguimento con bombe di
profondit, e abbastanza malconcio, Bechtel era emerso nella mezzaluce dellalba trovandosi sul ponte,
davanti alla torretta, una bomba sibilante. Bellaffare: la corvetta ancora nei paraggi e la bomba innescata
davanti alla torretta. Era regolata per una maggiore profondit, per cui non era scoppiata cadendo sul ponte di
Bechtel che era 60 metri sotto.
Bechtel fece mettere subito entrambe le macchine alla massima velocit e un sottufficiale anziano dovette
rotolare la bomba fuori bordo come un barile di catrame. Sentimmo il botto dopo appena venticinque secondi.
Quindi era regolata su cento metri di profondit. E poi Bechtel dovette reimmergersi, beccandosi altre venti
bombe.
Io me la sarei portata come ricordo, quella castagnola! urla Merkel.
Anche noi. Ma non riuscivamo a spegnere quel dannato sibilo, non si riusciva a trovare linterruttore. Che
spasso!
La baracca si sta riempiendo come un uovo. Ma Thomsen non si vede ancora.
Chi sa perch non viene?
Si star facendo una scopata.
Mah nelle sue condizioni?
Con la croce di cavaliere al collodevessere una sensazione t u t t a nuova!
Alla cerimonia della sua decorazione presieduta dal comandante di settore, oggi pomeriggio, Thomsen era l
impalato e rigido come una statua. Era bianco in faccia per lo sforzo di controllarsi. Conciato comera non pu
aver percepito un gran che del discorso infiammante del comandante.
Quel manichino! Trumann comment in direzione del comandante di settore che si stava accomiatando
con virili strette di mano e occhiate dacciaio. Aggiunse con tono cinico: Bella tappezzeria puntando lindice
sulle foto dei caduti lungo le tre pareti, istantanea dopo istantanea in cornicette nere. C ancora posto per
qualcunaltra, accanto alla porta!
Nello stesso istante mimmaginai la prossima foto che si sarebbe aggiunta alla mostra nelle cornici nere:
Beckmann.
Beckmann avrebbe gi dovuto rientrare da un pezzo. Non ci vorr molto per la comunicazione ufficiale.
Lavevano tirato gi dal treno di Parigi ubriaco fradicio. Cerano voluti quattro uomini per trascinarlo fuori, e
intanto il treno doveva aspettare. Era ridotto un cencio, completamente svuotato a furia di scopare. Occhi
dalbino. E tutto questo ventiquattro ore prima di salpare. Come avr fatto il medico a rimetterlo in sesto? Lo
avr beccato qualche aereo. Tanto vero che Beckmann non ha pi dato notizie di s poco dopo luscita.
incredibile: ormai gli inglesi osano spingersi fino alla boa di orientamento del canale dentrata in porto.
Flechsig, un tipo pesante e dalle ossa grosse, della squadra del Vecchio, si butta nellultima poltrona libera al
nostro tavolo. Dal suo ritorno da Berlino, una settimana fa, non ha quasi aperto bocca. Ma adesso sbotta:
Quellidiota, quello statomaggiorino tutto leccato, mi fa: Non c regolamento che dica che i comandanti
devono portare il berretto bianco!. E io: Mi permetta di suggerire che si ripari a questa incresciosa
omissione.
Flechsig ingolla un paio di lunghe sorsate di cognac da un bicchierone e si asciuga la bocca col dorso della

mano.
Ma mi facciano il piacere: fare storie per un berretto! E qui dobbiamo sorbirci quel corridore automobilista.
Si pu sapere cosa hanno nella zucca quelli, a mandarci un corridore? Il signor Stuck! Foto con autografo! Ma
non mi facciano ridere! E poi quel gerarca in pompa magna! Abbiamo forse bisogno di farci fare la morale da
un simile sputasentenze!
Erler, un giovane sottotenente di vascello, reduce dalla sua prima esperienza di comandante, spalanca con un
calcio la porta girevole. Dalla tasca sul petto gli penzola un lembo di mutandine rosa. tornato appena
stamattina dalla licenza e oggi pomeriggio il Majestic s dato un sacco di arie con le sue avventure in patria.
Pare che al suo paesotto gli abbiano fatto una fiaccolata e il sindaco gli abbia regalato un mezzo maiale. Era
tutto documentato con ritagli di giornali: lui sul balcone del municipio, la destra alzata nel saluto nazista, leroe
del mare festeggiato in patria.
Anche quello cambier musica mormora il Vecchio.
Sulla scia di Erler giungono il radiocronista Kress, un untuoso leccaculo, e (lex commentatore politico
regionale) Marks che (adesso) redige articoli oltranzisti pieni di paroloni roboanti. I due sembrano Gianni e
Pinotto vestiti da marinai: il tizio della radio, lungo e dinoccolato, il non molleremo Marks, grasso e tozzo.
Quando li vede, il Vecchio tira su rumorosamente col naso.
Erler gli si pianta davanti e lo invita con un gran batter di tacchi a bere con loro. Per un bel po il Vecchio
non reagisce, ma poi senza cambiare posizione, la testa reclinata come aspettasse di essere sbarbato, fa: Come
no, siamo sempre disponibili per una buona vecchia bottiglia!.
So gi cosa succeder adesso: Erler offrir a tutti una dimostrazione della sua abilit nellaprire le bottiglie
di spumante con un colpo secco col dorso di un coltello dal basso contro lanello che rafforza il collo della
bottiglia. la sua specialit. Il tappo parte insieme allanello di vetro che non si scheggia e lo spumante erompe
come da un estintore.
Mi ricordo unesercitazione dei pompieri di Dresda: per la Giornata di Vigilanza contro il fuoco, davanti al
teatro dellOpera avevano eretto un alto palo dacciaio con una svastica in cima. Attorno al palo si erano
appostate le macchine rosse dei pompieri.
La piazza era gremita di gente in curiosa attesa. Dagli altoparlanti venne il comando: Avanti con la schiuma!
e la schiuma cominci a schizzare dai quattro tubi terminali della svastica che si mise a ruotare sempre pi
rapidamente: una girandola di schiuma. La folla fece: Aaah!. La schiuma si tingeva a poco a poco di rosa,
poi di rosso, di viola, di blu, poi di verde, infine divenne tutta gialla. La folla applaudiva, mentre davanti
allOpera si allargava uno strato di fango danilina alto fino alla caviglia.
La porta si spalanca di nuovo con un colpo. Ed ecco Thomsen. Entra barcollando, con occhi vitrei, mezzo
sorretto, mezzo spinto dai suoi ufficiali. Piglio una poltrona per accogliere Thomsen nella nostra cerchia.
Monique canta con accento francese: Perhaps I am Napoleon, perhaps I am the king.
Raccolgo dai tavoli i fiori flosci e li spargo sulla testa di Thomsen che accetta la ghirlanda, sogghignando.
Dov il comandante di settore? chiede il Vecchio. Solo ora ci accorgiamo che il comandante di settore
scomparso di nuovo, prima ancora dellinizio vero e proprio dei festeggiamenti.
Vigliacchi schifosi! impreca Trumann. Si alza faticosamente e se ne va con movimenti incerti, passando
fra i tavoli. Ritorna dopo un po reggendo uno scopino da cesso.
Maiale! ruggisce il Vecchio.
Ma Trumann, sempre in precario equilibrio, si avvicina. Appoggiato con la sinistra sul tavolo si mette in posa
davanti a Thomsen, prende fiato e urla a pieni polmoni: Silenzio nel bordello!.
Di colpo la musica tace. Trumann mena lo sgocciolante scopino su e gi davanti al naso di Thomsen e blatera
piagnucoloso:
Il nostro magnifico stimatissimo astinente castissimo Fhrer, che dalla gloriosa luminosa carriera di
imbianchino arrivato ad essere il pi grande stratega di tutti i tempi ch, forse non vero?
Sbronzo com Trumann si delizia per qualche attimo della propria commozione prima di proseguire a
declamare:
Dunque il grande esperto del mare, lineguagliabile stratega della battaglia navale, che ha voluto, nella
sua infinita saggezza com che va avanti?
Trumann si guarda intorno con aria incerta, emette un sonoro rutto e riprende:
Il grande duce navale, che ha dato il fatto suo a quel piscialetto inglese, a quel sifilitico succhiatore di
sigari ihihih, che altro ha detto? ah, ecco a quel merdoso dun Churchill! Trumann piomba esausto
nella poltrona e mi soffia in faccia il suo fiatone di cognac. Nella fioca luce sembra verde.
Creare cavaliere creare un nuovo cavaliere! riesce ancora a farfugliare. Quel merdoso dun pi grande
Fhrer di tutti i tempi e quel merdoso dun Churchill!
Gianni e Pinotto vengono a incastrarsi con le loro sedie fra le nostre. Cercano di approfittare della sbornia di
Thomsen per cavargli qualcosa sulla sua ultima uscita. Nessuno capisce perch ci tengono tanto alle interviste,
visto che non riescono a scrivere altro che articoli stereotipati. Ma Thomsen non assolutamente pi in grado

di rivelare alcunch. Guarda i due mezzo rimbecillito e solo qua e l annuisce: S, proprio cos veniva su
come avevamo previsto colpo andato a segno dietro la plancia in un piroscafo della Blue Funnel non
capisci? No, non funny funnel!.
Kress che si sente preso per i fondelli da Thomsen inghiottisce a secco. Molto buffo landare su e gi del suo
pomo dAdamo.
Il Vecchio si gode il penoso interrogatorio. Non ha nessuna intenzione di intervenire.
Alla fine Thomsen non capisce pi niente del tutto. Merda duna merda! Quelle anguille di merda! urla.
So cosa intende: nelle scorse settimane un siluro dopo laltro ha fatto cilecca. Tanti fiaschi tutti in fila non
possono essere una coincidenza. Si parla di sabotaggio.
Improvvisamente Thomsen salta in piedi, il terrore nello sguardo. Ha squillato il telefono e lui lo deve aver
preso per il segnale dallarme. Una latta di rollmops!2 ordina vacillando pericolosamente. Rollmops per
tutta la banda!
Ascolto, distrattamente, qualche brandello di un racconto che Merkel nella poltrona alle mie spalle, sta
facendo ai suoi compagni: Ottimo, quel sottocapo alla camera di manovra! Elemento in gamba! Il motorista
invece non vale un fico secco, debbo mandarlo via. La corvetta ci era proprio addosso. Il direttore di macchina
non ce la faceva a portarci gi abbastanza in fretta uno galleggiava, somigliava a una foca. Ci siamo
avvicinati per sapere il nome della nave. Era tutto nero di nafta, appeso a un salvagente.
Erler ha scoperto che riesce a fare un baccano dinferno passando una bottiglia vuota sui tubi del
termosifone. Due, tre bott i g l i e si spaccano, ma Erler non si scoraggia. Scricchiolio di vetro rotto. Monique
lancia occhiatacce perch i suoi gemiti non riescono a superare il fracasso.
Merkel si leva in piedi barcollando e prima di tutto, con una mano in tasca, si gratta coscienziosamente fra le
gambe. Adesso si alza anche il suo direttore di macchina. un uomo che tutti invidiano, per la sua abilit di
fischiare con due dita in bocca. Sa fare di tutto, dal fischio di richiamo alla pecorara o da vagabondo, ai segnali
col fischietto da nostromo, a bellissime scale cromatiche o fantasie col tremolo. di buon umore e sembra
dispostissimo a una dimostrazione delle sue abilit. Per, prima, deve andarsene al gabinetto. Quando torna, mi
apostrofa: Ehi, tu, presto, corri a lavarti le zampe.
Perch mai?
Date le circostanze, e visto che servi a me, lavatene pure una sola.
Quando torno, il direttore di macchina di Merkel mi prende la mano, mi allunga indice e medio e se li ficca,
uniti, in bocca, e prova a cacciare un paio di fischi. E trovata in un attimo la posizione giusta, eccolo prodursi in
una vera e propria melodia, in tono sempre pi acuto e con tempi sempre pi movimentati.
Mentre fischia tiene gli occhi levati al cielo con aria ispirata. E io non ne posso pi dal ridere. Ancora un paio
di allegre variazioni, poi la smette. Ritiro con precauzione le dita umide e il direttore mi apostrofa: Ricordati
la posizione giusta.
Cos adesso mi ci provo io, ma mi sembra di essere un pecoraio stonato oppure un canotto di gomma con un
buco in un fianco.
Il direttore di macchina interrompe i miei tentativi con uno sguardo di pena, mi riprende le dita, se le infila in
bocca e riattacca con una variazione che sembra un fagotto solista. Secondo noi, il trucco sta tutto nel come si
adopera la lingua.
Peccato che non possiate scambiarvi anche quella commenta asciutto il Vecchio.
Una giovent triste! urla allimprovviso Kortmann in un attimo di silenzio. Kortmann dal volto aquilino,
detto lindiano. In disgrazia presso il Grande Ammiraglio a Kernvel, dopo quella faccenda della nave
cisterna della Bismarck. Linsubordinato Kortmann. Uno che salva marinai civili! Uno che riduce
lefficienza del suo sommergibile, che trascura i compiti bellici e perch? per puro sentimentalismo! Una cosa
del genere non poteva capitare che a Kortmann, il vecchione con lantiquato principio: Il primo
comandamento delluomo di mare il salvataggio dei naufraghi!.
Ha un bel protestare ora, lantiquato signor Kortmann che secondo il Grande Ammiraglio capisce troppo
lentamente e non s ancora accorto che i tempi sono cambiati. Certo, ha anche avuto sfortuna: perch il caccia
inglese doveva arrivare proprio quando Kortmann si stava rifornendo di carburante dalla nave cisterna? Quella
era stata mandata per la Bismarck, che per non aveva pi bisogno di carburante, essendo gi stata colata a
picco assieme a duemilacinquecento persone. E la nave cisterna viaggiava piena fino allorlo senza clienti,
tanto che il comando decise che fossero i sommergibili a utilizzare quella nafta. E proprio mentre Kortmann
stava eseguendo lordine, gli inglesi gli soffiano la nave cisterna sotto il naso e i cinquanta dellequipaggio
vanno a mollo, cos il generoso Kortmann non ha il cuore di lasciarli l a nuotare.
Ed era anche contento della sua pesca: cinquanta marinai in pi su un battello classe VII C che a malapena ha
spazio per il proprio equipaggio. Solo lui sa come li ha sistemati, probabilmente a mo di sardine, una testa a
destra, una testa a sinistra, e guai a chi respira.
La sbornia generale comincia a sfumare i confini fra i campi dei vecchioni e dei giovani arditi. Tutti vogliono
parlare contemporaneamente. Sento Bhler sbraitare: Ci sono regolamenti, regolamenti precisi, signori miei!

Ordini. Ordini chiarissimi!.


Regolamenti, signori miei, regolamenti precisi! lo scimmiotta Thomsen. Non farmi ridere. Meno precisi
di cos si muore!
Fissa Bhler dal basso con uno sguardo obliquo. Tutto a un tratto i suoi occhi si sono fatti cattivi, sembra
completamente rinsavito: il loro sistema, lasciarci alloscuro!.
Sintrufola pel-di-carota Saemisch, piuttosto pieno anche lui. Nella poca luce la pelle del suo viso somiglia a
quella di un pollo spennato e sbollentato. Che state tanto a pensare farfuglia. Io dico sempre: lasciate che
pensino i cavalli, hanno le teste pi grosse!
Ora Bhler si attacca a Saemisch: I fatti sono questi: nella guerra totale leffetto delle nostre armi pu.
Fregnacce da comunicato stampa del Partito! lo schernisce Thomsen.
Mi lasci finire, per favore! Prenda questo esempio: hanno tirato fuori un inglese che era finito a bagno per la
terza volta.
A che serve questo, domando io. Vogliamo fare la guerra o vogliamo solo distruggere un po di materiale? Mi
dica a cosa serve affondare una loro unit, se quelli poi ripescano i loro naufraghi, che passano su unaltra nave
e ricominciano da capo infatti loro sono ben pagati!
Adesso la discussione si far interessante. Bhler ha messo il dito sulla piaga: annientare il nemico o soltanto
i suoi mezzi? Ammazzare anche i marinai o affondare solo le navi?
Gi, perch da noi no! insiste Saemisch. Ma ora ci mette lingua anche Trumann. Tutti cercano di evitare
largomento scottante, tranne il vecchio Trumann. Adesso ne sentiremo delle belle.
Siamo logici, per piacere! comanda Trumann. Il GA ha dato lordine di annientare il nemico con
spirito combattivo indomabile, ardimento implacabile eccetera eccetera tutte quelle balle. Ma il GA non ha
detto che la gente finita in mare deve essere attaccata, o sbaglio?
Dunque Trumann, detto faccia di cuoio, ancora abbastanza in s da fare il provocatore. E infatti Thomsen
gli d corda: No, naturalmente non lha detto. Ha soltanto messo in chiaro, senza mezzi termini che innanzi
tutto le perdite di materiale umano dovrebbero colpire il nemico.
Trumann assume unaria furbesca e getta ancora un po dolio nel fuoco appena divampato. E con ci?
Thomsen ci ricasca e infiammato dal cognac riparte: Con ci, ognuno si regoli come meglio crede che
bella trovata!.
Ora Trumann soffia sulle fiamme: Infatti c uno che ha risolto il dilemma a modo suo e se ne vanta pure:
non torcere un capello alle persone, ma distruggere le lance di salvataggio. Se poi le condizioni meteorologiche
sono tali che i ragazzi a mollo crepano sicuramente e presto, tanto meglio cos la faccenda si risolve da sola!
Le convenzioni sono rispettate o non cosi? E il GA non trova niente da ridire.
Tutti sanno a chi allude, ma nessuno guarda dalla parte di Flossmann.
Penso al guardaroba e al resto da portare con me. Solo lo stretto indispensabile. Il nuovo maglione
senzaltro. Anche lacqua di colonia. Delle lamette da barba posso fare a meno.
Sono tutte fregnacce riprende Thomsen. Fino a quando uno si trova sulla sua barca, lo si pu far fuori
tranquillamente, ma appena quel povero disgraziato finisce in acqua, allora ti fa pena. Non vi sembra un po
assurdo?
Trumann si inserisce di nuovo: Vi dico io come le cose stanno in realt.
Cio?
Quando vedi uno a mollo, timmagini che potresti essere tu al suo posto. Ma non tidentifichi con una nave
intera, quella non ti commuove. Luomo singolo invece s. E subito la faccenda cambia aspetto. Ti senti a
disagio. E siccome nessuno si sente volentieri a disagio, ci si imbastisce unetica comoda, e subito tutto di
nuovo a posto!
Il maglione che mi ha fatto Simone una meraviglia. Disegno a trecce, col collo che marriva fino a met
orecchi, e non lascia scoperto il culo, proprio bello lungo. Chiss se non andiamo a nord, verso lo stretto di
Danimarca, o ancora pi su. I convogli per la Russia. terribile non sapere niente.
Ma i naufraghi sono inermi! riprende Saemisch con tono petulante.
Questa musica labbiamo gi sentita! E ricominciano da capo. Thomsen si lascia coinvolgere di nuovo:
Mi pare di aver gi fatto notare che lo sono anche gli uomini sulle navi cisterne, anche loro sono inermi, o
forse no? Be, qui la logica va a farsi fottere.
Con un gesto di rassegnazione mormora merda e la testa gli cade sul petto. Ho una gran voglia di
andarmene per preparare la mia roba. Un paio di libri; ma quali? Basta alcool stasera, distruggerebbe anche un
toro. Devo essere mentalmente a piombo. lultima notte a terra. Rullini di scorta. Il grandangolare. Il berretto
da sci di lana, nero. Con il maglione bianco, sar un po ridicolo.
Il tenente medico appoggia le mani, una sulla mia spalla sinistra e laltra sulla spalla destra del Vecchio,
come se stesse per esibirsi alle parallele. Il suo vocione supera la musica che ha ripreso a suonare: Ma questa
una festa per una decorazione o un seminario di filosofia? Basta con queste fregnacce!.
Solo ora mi accorgo che al tavolo di Thomsen discutono ancora. Ma Thomsen si afflosciato e non parla pi.

Le urla del medico fanno scattare dalle loro sedie un paio di ufficiali di guardia che si danno subito da fare
come se avessero ricevuto un ordine. Salgono sulle sedie e da lass versano della birra nel pianoforte i cui tasti
sono martellati allimpazzata da un tenente di vascello. Il pianoforte assorbe paziente una bottiglia dopo laltra.
E poich lorchestrina e il pianoforte non fanno ancora abbastanza baccano qualcuno mette in moto pure il
grammofono che gracchia al massimo volume: Wheres the tiger? Wheres the tiger?.
Un sottotenente di vascello allampanato e biondo, si strappa la giacca, balza sul tavolo e si produce in una
danza del ventre.
Forza con lo spogliarello! Che classe! Tenetemi, o divento frocio! Gli applausi scrosciano frenetici;
intanto un altro si avvoltola tranquillamente in una stuoia rossa, infila la testa nella bianca ciambella di
salvataggio appesa al muro a mo di decorazione e si addormenta di botto.
Bechtel, di natura poco incline a divertimenti sfrenati, gli occhi da pazzoide, batte le mani sul ritmo di una
rumba che richiede il massimo di prestazione al ballerino.
Il nostro direttore di macchina fino a poco prima seduto al tavolo in cogitabondi pensieri, ha una sortita da
pazzo furioso. Si arrampica sullo steccato lungo la parete dietro la pedana e con mosse scimmiesche strappa, al
ritmo della musica, tutte le foglie di vite artificiali. Lo steccato dondola, resta per un attimo inclinato in avanti
a mezzo metro dal muro, come in una comica di Buster Keaton, poi rovina insieme al direttore sulla pedana.
Il pianista picchia sui tasti una marcetta. Attorno al pianoforte si forma un gruppetto che sbraita in coro:
Ma noi, noi marceremo
marceremo in mezzalla merda
vogliamo tornare nel fango
perch questo qui il culo del mondo!
Trumann fissa il suo bicchiere e urla: Skol!. Beve, tenendo il bicchiere in alto, distante dieci centimetri
buoni dalle labbra e versandosi la birra in bocca. Una lunga sbavata di birra e saliva gli imbratta la giacca.
Maledetta porcheria! sbraita quando nota il danno. Clmentine arriva saltellando con uno strofinaccio. La
lampo dietro la gonna scucita. Lincavo bianco gessoso delle sue ginocchia contrasta col nero della gonna
quando si china su Trumann.
Cochon! gli bisbiglia allorecchio mentre lo ripulisce con cura. E intanto i suoi grossi seni spenzolano tanto
vicini al viso di Trumann che lui glieli potrebbe mordere. Lei tutta mammina premurosa.
Una vera orgia! sento dire Meinig detto limbrattatutto. Mancano solo le femmine.
Come a un comando il primo e il secondo ufficiale di Merkel spariscono. Li vedo vicini alla porta che si
guardano attorno come due ragazzini che hanno rubato la marmellata. Ero convinto che se ne fossero gi andati
da un pezzo.
Chiavano per paura mormora il Vecchio. Ne hanno bisogno come quelli in trincea della grappa! Dal
tavolo vicino mi giunge il canto:
diceva, me ne fotto
saltava sopra il tavolo
e spruzzava nel risotto.
La solita solfa: llite del Fhrer, il glorioso futuro del popolo tedesco poi un paio di cognac alternati a birra
e addio sogno dellEroe senza macchia e senza paura.
Notevole bofonchia il Vecchio e allunga il braccio per prendere il bicchiere che poltrone di merda non ci
si alza pi!
Ahahah! fa qualcuno del tavolo accanto. Lo dice anche la mia ragazza: non ci si alza pi, non ci si alza
pi! Il Vecchio resta a bocca aperta, non se laspettava.
Matusalemme scuote la testa: Questa volta la fine. Te lo dico io, questa volta non ritorno. Questa volta la
fine!.
Ma s che ritorni cerca di rassicurarlo Trumann.
Scommettiamo una cassa di cognac che no?
E a chi dovrei darla, a un angioletto con il camicino bianco, eh? sinforma Trumann. Matusalemme lo
guarda senza afferrare.
Sul tavolo c ormai un caos di bottiglie di spumante decapitate, portaceneri pieni dalcool su cui galleggiano

mozziconi di sigarette, lattine di rollmops e bicchieri rotti. Trumann guarda compiaciuto i frantumi di vetro.
Quando il pianoforte tace per un attimo, solleva la destra e grida: Attenzione!.
Il trucco della tovaglia! commenta il nostro primo. Con flemma Trumann attorciglia un angolo della tovaglia
a mo di cordone; ci impiega cinque minuti buoni perch il tessuto attorcigliato a met gli sfugge un paio di
volte. Infine con la sinistra libera fa segno al pianista e prontamente, come se si trattasse di un numero
preparato, quello affonda le mani nella tastiera per laccordo di circostanza.
Concentrandosi come un sollevatore di pesi Trumann flette le ginocchia: allarga un po i piedi, guarda per un
minuto immobile le proprie mani che trattengono il torciglione e allimprovviso, con violenza primordiale, urla
zack! e strappa con un ampio gesto la tovaglia a met del tavolo. Tintinnio di bicchieri e piatti andati in
frantumi, tonfi di bottiglie che cascano a terra.
Merda, maledizione! impreca Trumann attraversando il mare di cocci e schegge che scricchiolano sotto i
suoi piedi. Barcolla verso la cucina urlando di portare una scopa e una paletta. Poi fra le risatine ebeti di tutta la
banda gira carponi in mezzo ai tavoli e raccoglie con accanimento le schegge. Una striscia di sangue lo segue.
Il manico dello scopino, la paletta, tutto subito imbrattato di sangue. Due sottotenenti di vascello cercano di
togliere gli arnesi di mano a Trumann, ma lui si ostina a raccogliere tutto fino allultima briciola, borbottando:
Prima bisogna ripulire tutto, la nave devessere sempre pulita.
Finalmente si abbandona in una poltrona e il medico riesce a estrargli tre quattro schegge dai palmi delle
mani. Il sangue gocciola copioso sul tavolo, e ora Trumann si strofina pure la faccia con una mano
insanguinata.
Che schifo! fa il Vecchio.
E chi se ne frega! sbraita Trumann, ma si fa incerottare le mani.
seduto da soli cinque minuti, che gi si tira nuovamente in piedi. Da una tasca estrae un logoro ritaglio di
giornale e si rimette a urlare: Se a voi non viene in mente niente, banda di cretini ascoltate queste parole
doro!.
Riconosco ci che sta sventolando: il necrologio del tenente di vascello Mnkeberg, dato per caduto in
combattimento, ma in realt morto in maniera assai banale, cio rompendosi il collo. Se lo rotto quando ha
deciso di fare un bagno, perch il tempo era bello, in un punto tranquillo dellAtlantico. Giusto nel momento
che si tuffava dalla torretta il sommergibile roll dallaltra parte e Mnkeberg and a sbattere a capofitto sulla
cassa 'l'immersione. Il necrologio delleroe caduto era apparso su tutti i giornali.
Trumann tiene il ritaglio col braccio teso: Luno vale laltro tutti per uno, uno per tutti e perci io vi dico:
camerati spirito di combattimento indefesso sullo sfondo della drammatica battaglia dimportanza
storica eroismo indicibile grandezza mai eguagliata, impareggiabile unica il capitolo della virile
prova di coraggio e del nobile sacrificio di combattente scritto con lettere di fuoco somma abnegazione
presenti e futuri seme porter frutti degno della gloria eterna!.
Trumann dondola avanti e indietro, tenendo sempre fisso davanti a s il ritaglio lurido e ormai sicuramente
indecifrabile, ma non cade. come se le sue scarpe fossero incollate al pavimento.
Che spettacolo dice il Vecchio. Ormai non lo ferma pi nessuno.
Un sottotenente di vascello s messo al pianoforte e suona un pezzo di jazz, ma Trumann non si lascia
distrarre. La sua voce si rompe: Noi camerati portavessillo dellavvenire anima e corpo di una lite di
uomini la cui pi nobile aspirazione servire luminoso esempio per i posteri coraggio pi forte del
destino solitaria determinazione freddi nel ponderare, ineguagliabili nellardimento amor di patria e
fede incommensurabile, voialtri fresconi non ne capite un cazzo preziosa pi del diamante prova di fuoco,
proprio cos! con virile fierezza. Urrah!. e trovato il riposo eterno nei flutti dellAtlantico ihihih! intima
unione il fronte e la casa spirito di sacrificio estremo il nostro amato popolo germanico, nostro divino
Fhrer e magnifico comandante supremo, heil! heil! heil!.
Alcuni gridano in coro con lui. Matusalemme guarda davanti a s con aria sconsolata. Bhler dedica a
Trumann uno sguardo da governante stizzita, si alza e se ne va senza salutare. Trumann ridacchia guardandosi
in giro. Un filo di bava gli cola dalla bocca.
La gente perbene se n gi andata, il fior fiore, gli animi nobili! So sono rimasti solo i plebei, ubriaconi
dannati e puttanieri. la feccia dei volontari di Dnitz! Chi non resta sar fucilato!
Ehil, metti gi le mani dalle mie tette! squittisce Monique.
La sua protesta riguarda il tenente medico che pare si trovi fin troppo a suo agio accanto a lei.
E va be, vuol dire che mi ritirer nel mio prepuzio dice lui con finto risentimento e il suo clan muggisce di
gioia.
Trumann si lascia ricadere nella poltrona e chiude gli occhi. Penso che il Vecchio si sia sbagliato e che
finalmente il buon Trumann si addormenti, invece no, scatta in piedi come morso da una vipera ed estrae una
pistola dalla tasca della giacca.
Un ufficiale ha ancora abbastanza presenza di spirito da attaccarglisi al braccio. Parte un colpo e la pallottola
si conficca nel pavimento a pochi millimetri dai piedi del Vecchio, che si limita a scuotere la testa dicendo: E

chi sente niente con questo casino!.


Larma scompare e Trumann sprofonda di nuovo nella poltrona con aria imbronciata.
Monique, che ha sentito lo sparo in ritardo, schizza fuori da dietro il bar, scodinzola davanti a Trumann, gli
passa una mano sotto il mento come se lo insaponasse per fargli la barba e balza sulla pedana dove geme nel
microfono: In my solitude.
Con la coda dellocchio vedo che Trumann si rialza al rallentatore, resta in piedi per almeno cinque minuti
vacillando ma con un ghigno furbo, mentre Monique finisce i suoi gemiti, poi, fra gli scatenati applausi di tutta
la baracca si trascina fino alla parete in fondo, vi si appoggia, sempre con quel ghigno. Dalla cintura dei calzoni
estrae con strabiliante fulmineit unaltra pistola e con le vene del collo gonfie da scoppiare urla: Tutti a
terra!.
Questa volta nessuno gli accanto per fermarlo.
Allora, vi muovete? grida ancora. Il Vecchio si fa semplicemente scivolare a gambe tese dalla poltrona.
Tre, quattro si riparano dietro il pianoforte. Il pianista in ginocchio. Anchio mi butto a terra a mo di
penitente. Tutto a un tratto regna un silenzio di tomba, e i colpi esplodono uno dopo laltro.
Il Vecchio li conta ad alta voce. Sotto un tavolo Monique strilla come unossessa. Il Vecchio annuncia:
Fine!. Trumann ha esaurito il caricatore.
Rischio unocchiata sopra lorlo del tavolo: alle cinque dame sul muro, sopra la pedana, mancano le facce.
Lintonaco continua a cadere gi. Il Vecchio si rialza per primo e contempla il danno, piegando di lato la testa:
Fantastico, da rodeo e tutto questo con le zampe tagliuzzate!.
Trumann ha gi infilato la pistola nella cintura e ghigna tutto soddisfatto. Era ora, eh? Era ora che qualcuno
gliela facesse, a quelle zoccole germaniche, eh? Quasi si scioglie dal piacere.
Ma ecco che compare la zia, le braccia alzate in gesto di resa, stridendo in falsetto come un tram in curva.
Alla sua vista il Vecchio scivola di nuovo gi dalla poltrona. Qualcuno grida: Al riparo!.
Chi sa come mai quella vecchia fregata, che qui fa da padrona di casa, non s fatta vedere prima. agghindata
alla spagnola: tirabaci appiccicati con lo sputo sulle guance, un luccicante pettine di tartaruga nei capelli; un
tremolante monumento di trippa che straborda da tutte le parti. Ai piedi, pantofole di velluto nero. Le dita a
salsicce sono strozzate da anelli con enormi pietre false. Questo mostro gode della particolare benevolenza del
comandante della piazzaforte.
Normalmente la sua voce sembra lo sfrigolio della pancetta nella padella, ma adesso le sue invettive in francese
sono un sibilo continuo, in cui distinguo solo kaputt, kaputt.
Thomsen sattacca a una bottiglia di cognac ciucciandola come una tetta.
Merkel salva la situazione. Sale con fatica sopra una sedia e inizia a cantare con solenni movimenti da maestro
del coro:
Lie-to Nata-ale, tempo di gra-azia
Entusiasti, cantiamo tutti a squarciagola.
La zia torce le mani come una primadonna affranta. I suoi squittii si sentono solo ogni tanto attraverso il
nostro canto corale. Fa il gesto di strapparsi lo scialle cosparso di lustrini, ma poi si limita a ficcarsi le unghie
laccate di rosso cupo nei capelli, gira su se stessa e fugge, sempre squittendo.
Merkel piomba dalla sedia, il coro si spegne.
La panciera antireumatica, penso, la porter senzaltro. Ottima lana dangora.
Il medico si tira in grembo Monique, le serra il culo con la destra e con la sinistra le soppesa un seno come fosse
un melone maturo. Monique, troppo abbondante per lo straccetto che indossa, strilla, si libera con uno strattone
e casca sul grammofono.
La puntina sfrega il disco facendo esplodere un peto crepitante. Monique ride che a momenti scoppia.
Il medico picchia un pugno sul tavolo da far sobbalzare le bottiglie e diventa rosso come un tacchino per lo
sforzo di trattenere le risa. Uno lo abbraccia da dietro e quando gli toglie le mani di dosso, della cravatta del
medico non rimasto che il nodo, ma lui non se ne accorge. Il tenente con le forbici sta gi tagliando la cravatta
a Saemisch, poi passa a quella di Thomsen. Monique lo vede e ride tanto che casca a gambe levate sulla pedana
e si vede che porta solamente un paio di mutandine nere microscopiche, una specie di cache-sexe. Belser, detto
occhio di lince, tiene gi pronto in mano un sifone di selz e dirige il getto fra le cosce di Monique che strilla
come un maialino da latte. Merkel si accorge della mutilazione della sua cravatta, afferra una bottiglia di
cognac mezza svuotata e la lancia nello stomaco del tagliacravatte, che si piega in due come un pugile colpito
sotto la cintola.
Colpo perfetto approva il Vecchio. Arriva a volo un pezzo di steccato. Abbassiamo la testa, solo il
Vecchio non cambia posizione.
Il pianoforte deve ingoiare altra birra. Lalcool rende impotenti! farfuglia Thomsen. Quasi non si regge
pi in piedi.
Alla palazzina? mi domanda il Vecchio.
No vado a sdraiarmi un po. Vorrei dormire almeno un paio dore.

Thomsen si tira in piedi faticosamente. Anchio vengo anchio casino dun casino filiamocela
prima per vado a pisciare devo pisciare!
Fuori, la luce bianca della luna mi colpisce come un pugno fra gli occhi. La costa bianco azzurra un nastro
che arde color argento; la strada, le case, tutto sembra illuminato di freddo neon.
Santo cielo, una luna cos non possibile, bianca e tonda come un camembert. Un camembert che acceca.
Quasi si potrebbe leggere il giornale con questa luce. Lintera baia ununica luminosa superficie di carta
stagnola, milioni di sfaccettature metalliche dalla spiaggia fino allorizzonte. Orizzonte dargento contro il
cielo di velluto nero.
Socchiudo gli occhi. Lisola in lontananza uno scuro dorso di carpa nel mare di stagnola. Il fumaiolo del
mercantile affondato, il moncone dellalbero tutto nitidissimo. Mi appoggio alla balaustra di cemento ho
i palmi delle mani di pietra pomice. I gerani nelle cassette e ogni bocciolo si distingue chiaramente. Dicono che
il gas tossico ha lodore di geranio.
Dov Thomsen il neodecorato? Dove si sar cacciato? Torno nel Royal. Laria si pu tagliare col coltello.
Poco fa Thomsen era l. Non pu essersi dissolto nel nulla Con il piede apro la porta del cesso. Non mi va di
toccare le maniglie di ottone.
Ecco Thomsen. sdraiato sul fianco destro in una larga pozzanghera di urina gialla, allaltezza della testa un
mucchio di vomito che impedisce il deflusso del piscio. Sul tombino, un altro risotto di vomito. La parte destra
della faccia di Thomsen tutta dentro la broda giallastra, e anche la croce di cavaliere. Davanti alla sua bocca
si formano tante bollicine ogni volta che emette dei suoni. Riesco a capire: Combattere vin-ce-re o
mo-ri-re. Combatte-re, vince-re o mori-re! Combatte-re, vince-re o mori-re!.
Poco ci manca che non vomiti anchio. Sento gi il conato premere sullepiglottide.
Su, alzati! riesco a pronunciare mentre afferro Thomsen per il colletto, cercando di evitare il contatto con
lurina.
Ve-veramente stasera volevo volevo farmi una chiavata co-me si deve biascica Thomsen. Poi biascica in
inglese: Now I am in no condition to fuck.
Arriva il Vecchio. Prendiamo Thomsen per i polsi e le caviglie Mezzo sollevandolo, mezzo trascinandolo, lo
portiamo fuori. La broda gialla gli cola dalla faccia. Sulla destra luniforme fradicia.
Devo mollare Thomsen per precipitarmi nel cesso. In un enorme getto restituisco il contenuto del mio stomaco
sulle mattonelle del pavimento. Le convulsioni del conato mi scuotono. Lacrimando mi appoggio con le punte
delle dita contro le piastrelle. La manica sinistra rivoltata, vedo il quadrante dellorologio: sono le due. Porca
miseria: alle sei e mezzo mi viene a prendere la macchina per condurmi al porto.

USCITA

Due sono le strade che conducono al porto. Il comandante prende la pi lunga che segue la linea della costa.
Con gli occhi che mi bruciano osservo le cose al nostro passaggio: le batterie antiaeree sotto i teloni mimetici
si stagliano contro la grigia luce del mattino. Le insegne dei vari comandi: lettere maiuscole e misteriose figure
geometriche. Una ginestra su un terrapieno. Mucche al pascolo. Le case accovacciate del borgo Rception
Immacule. Cartelloni pubblicitari. Un forno mezzo diroccato. Due mastodontici cavalli condotti per le briglie.
Rose tardive in giardini che nessuno cura pi. La chiazza grigio sporco delle case.
Continuo a sbattere le palpebre sugli occhi irritati dal fumo del tabacco. I primi crateri delle bombe, case
distrutte: ci avviciniamo alla zona del porto. Cataste di ferrovecchio. Erba riarsa dal sole. Bidoni arrugginiti.
Un cimitero dauto. Striminziti girasoli piegati dal vento. Bucato grigiastro. La base di un monumento
scheggiata da colpi dartiglieria. Gruppi di francesi coi loro baschi in testa. Convogli di autocarri della Todt. La
strada scende verso il fiume dove stagna una fitta nebbia.
Colpi sordi di respingenti. Binari di servizio. La stazione sventrata. Tutto grigio, grigio dalle innumerevoli
sfumature che vanno dal gesso sporco al giallastro fuligginoso. Striduli fischi dei manovratori. Ho la
sensazione di masticare sabbia. Skion
Portuali francesi con borse nere a tracolla, di stoffa imbastita alla meglio. C da stupirsi che siano ancora
qui nonostante i quotidiani bombardamenti.
Una nave mezza affondata con chiazze di minio, probabilmente un vecchio peschereccio attrezzato a battello
vedetta o roba del genere. Un panciuto rimorchiatore carenato su una intelaiatura di legno. Donne dagli enormi
deretani in tute logore, i martelli per ribadire imbracciati come mitraglie. Il fuoco di una fucina da campo
arrossa il grigio latte.
Le gru sono ancora tutte in piedi sui loro tralicci dacciaio, a dispetto dei continui bombardamenti. Lo
spostamento daria delle esplosioni non ha fatto presa nelle incastellature dacciaio.
Nella confusione di binari e rotaie divelte, la macchina non pu proseguire, dobbiamo fare a piedi gli ultimi
duecento metri circa fino al bunker. Quattro figure imbacuccate in fila nella foschia: il comandante, il direttore
di macchina, il secondo ufficiale di guardia e io. Il comandante cammina piegato in avanti. Sopra il collo duro
della giubba di pelle la sciarpa rossa gli arriva fin quasi al berretto bianco sporco. Ha la destra affondata in
tasca, la sinistra appesa con un dito a un taschino e sotto il braccio sinistro una grossa borsa rigonfia di tela da
vele. Il suo passo a gambe larghe reso ancora pi pesante dai tozzi stivali di marina con le spesse suole di
sughero.
Lo seguo a due passi. Alle mie spalle viene il direttore di macchina. Cammina con un passo irrequieto,
saltellante. A differenza di noi non indossa roba di pelle ma una tuta grigio verde: sembra un meccanico col
berretto dufficiale in testa. Tiene la sua borsa di tela correttamente per il manico.
Lultimo della fila il secondo ufficiale di guardia, il pi piccolo di tutti noi. Parlotta con il direttore di
macchina: se ho capito bene teme che non potremo salpare in tempo a causa della nebbia.
Attraversiamo un paesaggio lunare, la nebbia ristagna nei crateri come una densa zuppa. Nella notte la brina ha
coperto come una muffa le cataste di legno e i rottami sparsi dellultimo attacco aereo.
Ora seguiamo un sentiero fra le rovine. Delle botteghe e birrerie che una volta fiancheggiavano la strada, ormai
non restano che insegne spaccate sopra vetrine sventrate. Del Caf de Commerce rimasto solo il
Comme. Il Caf de la Paix sprofondato del tutto in un cratere. La struttura calcinata di un capannone si
cartocciata su se stessa e sembra un gigantesco cardo di ferro.
Incontriamo una colonna di autocarri che portano sabbia per la costruzione della paratoia del bunker. Lo
spostamento daria solleva sacchi di cemento vuoti e li sbatte fra le gambe del comandante e del direttore di
macchina. La polvere bianca ci costringe a trattenere il respiro e ci infarina gli stivali. Due, tre automobili, con
la targa dellesercito, ribaltate a ruote allaria. Ancora travi annerite e tetti sollevati di peso e scaraventati sulle
rotaie contorte come se fossero tende.
Questa volta si sono dati da fare mica male borbotta il comandante. Il direttore di macchina crede che
abbia detto qualcosa dimportante e allunga il passo.
Il comandante si ferma, si ficca la borsa di tela fra le ginocchia e dallinterno della giubba cava con fare
cerimonioso una pipa consunta e un massiccio accendino antiquato. Mentre aspettiamo infreddoliti si accende
con cura la pipa gi piena di tabacco. Ci rimettiamo in marcia, il Vecchio in testa, seguito dal fumo bianco
come un rimorchiatore, si volge ogni tanto verso di noi. Ha unespressione scontrosa. Nellombra della visiera
non gli si vedono gli occhi.
Senza togliersi la pipa dalla bocca, con la sua voce roca chiede al direttore di macchina: Il periscopio a
posto? Ha sistemato lottica che era sfalsata?.

Signors. Due lenti si erano allentate, credo durante lattacco aereo.


E lo sgarro del timone?
Tutto in ordine. Era rotto un cavo del motore elettrico, ecco la ragione del contatto difettoso. Abbiamo
sostituito il cavo.
Staccionate, poi una lunga fila di vagoni. Dietro lultimo attraversiamo i binari e imbocchiamo una stradina
fangosa solcata profondamente dalle ruote degli autocarri.
La stradina orlata da cavalli di frisia con un fitto groviglio di filo spinato. Le sentinelle davanti alla garitta,
baveri alzati, visi nascosti, hanno qualcosa di spettrale.
Laria si riempie allimprovviso di uno scoppietto metallico, sovrastato per un attimo dal fischio penetrante
di una sirena visibile per la nuvoletta di vapore nella brezza fredda umida che odora di nafta e pesce marcio.
Il rumore metallico diventa assordante: siamo nel cantiere.
Sulla sinistra si spalanca uno scavo larghissimo. Locomotrici che trainano lunghe processioni di vagonetti
scompaiono nel fondo lattiginoso dove, invisibili a noi, manovrano sbuffando e sferragliando.
Qui si costruiscono altri bunker spiega il Vecchio. Arriviamo alla banchina: acqua morta sotto la nebbia
sfilacciata. Navi, cos addossate luna allaltra che non si distinguono le singole sagome, tutta quella misera
calca di logori, scrostati battelli da trasporto e rimorchiatori, che non manca mai nei cantieri.
Il direttore di macchina punta col braccio teso nella foschia:
L, in fondo, verso destra, su quella casa a cinque piani, c una automobile!.
Dove?
Sopra il frontone di quel magazzino quello l col tetto distrutto.
Toh! Come ci sar andata a finire?
Laltro ieri durante il bombardamento dei bunker. Son venute gi bombe grosse cos! Ho visto io quella
carriola volare in aria e finire su quel tetto, sempre dritta sulle quattro ruote!
Roba da circo!
E i francesi avesse visto con che rapidit sono spariti
Quali francesi?
Ce nerano sempre un sacco sulla banchina, a pescare. Non c stato verso di farli sgombrare di l.
Per forza. Devono spiare per gli inglesi e informarli sul movimento delle nostre navi, comunicando gli orari
esatti!
Be, adesso non spieranno pi. Quando suonava lallarme loro se ne stavano l, tranquillamente seduti, una
trentina circa, ma poi una delle bombe caduta proprio dritta sulla banchina.
Anche il bunker stato colpito.
S, ma senza un gran danno. Figuriamoci, con quel tetto di cemento armato spesso sette metri!
Piastre dacciaio cedono lievemente sotto i nostri passi e riprendono con uno scatto metallico la rigidit
originaria. Una locomotiva manda un sibilo lamentoso.
Davanti a noi si erge sempre pi alto e schiacciante un muro di ceemento, i cui bordi laterali si perdono nella
nebbia. Puntiamo diritto su una facciata completamente liscia, senza porte n finestre o feritoie. Sembra la
smisurata base di una torre che voglia toccare il cielo. Solo il tetto, spesso sette metri, sporge in fuori, un peso
immenso che sembra schiacciare contro il terreno lintero edificio. Dobbiamo girare attorno al colosso di
calcestruzzo per raggiungere sul lato pi stretto il portone protetto da pesantissimi cancelli dacciaio.
Entriamo, immediatamente investiti dal feroce baccano delle rivettatrici che sinterrompe ogni tanto per
riprendere subito in un crescendo di colpi, che sfocia in un unico furibondo fragore.
Allinterno del bunker semibuio. Solo dai passaggi che danno sul porto penetra una pallida luce nella
caverna di calcestruzzo. Il bunker suddiviso in dodici di questi box, alcuni dei quali fanno da bacino di
carenaggio. I box sono divisi fra di loro da grosse pareti di calcestruzzo e laccesso a ciascuno di essi pu
essere bloccato calando una paratia dacciaio.
Polvere, vapore, puzza di nafta. Sibili di bruciatori dacetilene, soffi, scoppi, stridii di saldatrici, qua e l il
fuoco dartificio di cannelli che tagliano lacciaio.
Avanziamo in fila sulla larga rampa di cemento che attraversa lintero bunker in senso perpendicolare,
rispetto ai bacini. Dobbiamo fare molta attenzione al materiale che sparso un po dappertutto. Cavi insidiano
i nostri passi, vagoni ferroviari in cui sono stivati pezzi di motori ci ostacolano il passaggio; molto vicini a essi
autocarri carichi di argentei siluri dacciaio satinato, disposti su speciali sostegni o pezzi dartiglieria senza
affusto e mitragliere antiaeree. E dovunque caotici ammassi di tubi, sartiame, gomene e reti mimetiche.
Da sinistra arriva una calda luce gialla; proviene dalle finestrelle delle varie carpenterie, fucine, utensilerie,
officine per i siluri e i pezzi dartiglieria, per i periscopi. Limmensa caverna di calcestruzzo ospita un cantiere
intero.
Il comandante si volta immediatamente, il volto azzurrato dalla luce di una saldatrice che funziona con
fragore nei pressi; appena il rumore si attenua urla al direttore di macchina: Trovato qualcosa di speciale, in
bacino?.

S, lelica di dritta, aveva una pala piegata!


Ah, ecco perch faceva quel rumore anche con i motori elettrici!
S, abbiamo messo unelica nuova, comandante!
Non fa rumore?
Niente.
Timone di profondit?
In ordine: stato smontato completamente il meccanismo, cera della ruggine in una ruota dentata. Tutto
stato sistemato.
Nei box sulla nostra destra sono attraccati i sommergibili in avaria. Scafi mutilati, arrugginiti e coperti di
cancrenose chiazze di minio. Odore di metallo ossidato, di vernice, nafta, acidi andati a male, di gomma
bruciata, benzina, acqua salmastra, pesce putrido.
Ai bacini galleggianti seguono i bacini di raddobbo. Sul fondo di uno di essi giace un sommergibile
sventrato come una balena sbudellata. Gli sono dattorno un gran numero di operai, nani da quass, insetti
brulicanti su un pesce morto. Con i cannelli ossidrici tagliano larghi pezzi del rivestimento esterno. Il troncone
martoriato risplende nei getti incandescenti. Dal suo ventre pendono a grossi fasci tubi daria compressa e cavi
elettrici: viscere e sonde. Il cilindro dacciaio dello scafo a pressione stato messo a nudo per lintera
lunghezza della prua ed aperto sopra la sala macchine. Dallinterno esce una luce gialla. Posso vedergli fino
in fondo alla pancia: i blocchi massicci dei motori, la confusione di tubi e condutture. Ora luncino della gru si
abbassa sullo scafo e aggancia un altro carico. Sembra che il sommergibile venga smantellato interamente.
Hanno subito un pesante inseguimento con bombe di profondit spiega il direttore di macchina. C da
domandarsi come abbiano fatto a rientrare con la barca cos malconcia.
Il comandante si dirige alla scala di calcestruzzo che conduce sul fondo del bacino di raddobbo. I gradini
sono scivolosi di nafta, grossi fasci di cavi rivestiti di gomma scendono lungo la scala.
La fiammata di una saldatrice illumina un tratto della cassa di immersione. Altre saldatrici si accendono; le
forme dello scafo, che ora interamente illuminato da una luce traballante, non sono quelle solite, slanciate,
delle navi di superficie: dalle fiancate piatte partono come pinne i timoni di profondit anteriori, al centro c il
rigonfio dello scafo. Da questa pancia escono, a destra e a sinistra, grosse protuberanze: le casse dimmersione
ed emersione che sono saldate a mo di sella sullo scafo a pressione. Tutto tondo, panciuto, costruzione
stagna fatta per il fondo marino, studiata per rispondere a esigenze specifiche. Qui le ordinate sono cerchi
completi, lo scafo un tubo rigido.
Su un lato della prua si muove un portello dacciaio, scoprendo unapertura nera. Il portello si apre
interamente e lapertura nera diventa una bocca spalancata sul tubo lanciasiluri.
In mezzo agli scoppi dei martelli pneumatici due operai cercano di comunicare con ampie bracciate.
Il portello del tubo lanciasiluri si richiude.
Sembra peggio di quanto in realt lo scafo a pressione ancora in ottime condizioni! urla il
Vecchio.
Qualcuno mi prende per un braccio. Il direttore di macchina accanto a me, con la testa reclinata guarda
allins, accarezzando con gli occhi la tonda pancia dello scafo.
Mica male, eh?
Di lass, una sentinella col mitra imbracciato ci osserva.
Scavalcando i ceppi di sostegno ci facciamo strada verso la poppa. Si delinea nitidamente la struttura
elementare del sommergibile, lo slanciato cilindro dacciaio che racchiude le macchine, gli accumulatori e lo
spazio vitale per lequipaggio. Questo cilindro con il suo contenuto pesa quasi quanto lacqua che sposta. un
sommergibile VII C, come il nostro. Ripeto mentalmente: lunghezza 67,1 metri, larghezza 6,2 metri,
dislocamento di 769 metri cubi dacqua in emersione e 871 in immersione: una differenza trascurabile, infatti il
sommergibile ha poche parti che emergono. Pescaggio in emersione 4,8 metri: cifra teorica, in realt il
pescaggio varia, lo si pu modificare centimetro per centimetro. Corrisponde allo spostamento di seicento
tonnellate dacqua in stato demersione.
Oltre al nostro tipo ci sono ancora il tipo II di 250 tonnellate e il IX C con mille tonnellate in superficie e
1232 in immersione. Per le azioni nellAtlantico meglio il VII C, grazie alla sua rapidit di immersione e la
grande manovrabilit. Ha unautonomia di 7900 miglia alla velocit di dieci nodi e di 6500 miglia a dodici
nodi; in immersione la sua autonomia di ottanta miglia a quattro nodi. La velocit massima 17,3 nodi in
emersione e 7,6 nodi in immersione.
stato colpito anche a poppa. Speronato da un mercantile che stava affondando! mi urla allorecchio il
direttore di macchina.
Nella parte inferiore di una cassa dimmersione scorgo le valvole di allagamento che restano aperte durante
gli spostamenti in superficie. Le casse dimmersione sostengono il sommergibile come cuscini daria. Quando
laria esce dagli sfiatatoi in cima ai cassoni, lacqua vi pu entrare da sotto attraverso le valvole di allagamento.
La spinta di galleggiamento si annulla, il sommergibile simmerge.

La parte rigonfia il serbatoio del carburante. Quel foro serve allimmissione dellacqua per il
raffreddamento dei motori diesel. Qui debbono trovarsi anche le casse di compensazione e le apparecchiature
per la manovra, lequilibrio e lassetto del sommergibile. Queste sono costruite per resistere a ogni pressione. Il
resto dello scafo esterno pu anche essere meno resistente.
Il comandante gi andato oltre. Punta con la destra allins: le eliche sono interamente nascoste dietro
unimpalcatura di legno. Ne ha presi di colpi osserva. Subito sopra le eliche c la bocca del lanciasiluri di
poppa. A met altezza i timoni di profondit posteriori escono dalle bombature laterali come ali daereo
monche.
Arriviamo al bacino 6. Il comandante si avvicina al sommergibile ormeggiato alla banchina di destra.
quello che si preso la bomba in pieno quello di Kramer! dice il direttore di macchina.
Anche il bacino del box 8 allagato. Lacqua ha riflessi neri.
Il nostro barcone dice il direttore di macchina.
Nella semioscurit del bunker il sommergibile quasi non si distingue dallacqua, se non fosse per la sagoma
che superando l'orlo basso della banchina si staglia contro lo sfondo chiaro della parete. La coperta emerge di
circa un metro dalloleosa acqua del bacino. I boccaporti sono ancora tutti aperti. Misuro con gli occhi l'intera
lunghezza del sommergibile come se mi dovessi imprimere questa immagine nella mente per leternit. Tutte
le sue forme, il ponte, la coperta in legno che, senza alcuno sbalzo, descrive ununica linea slanciata fino alla
prua, la torretta dalla quale sporge goffo il cannoncino antiaereo, la parte poppiera leggermente inclinata
allindietro, i cavi dacciaio dellantenna con gli isolatori di vetro verde che scendono dalla torretta verso
poppa e prua. Tutto di una sobriet quasi eccessiva. Un sommergibile VII C, adatto al mare come nessun
altro.
Il comandante ghigna come il proprietario di un puledro purosangue prima del derby.
Il nostro sommergibile pronto a salpare, con le stive piene di carburante e acqua. Eppure non si sente
ancora il fremito e il ronzio alto delle navi in procinto di prendere il mare: le macchine sono ancora ferme,
sebbene gli uomini con i grossi guantoni siano gi ai loro posti pronti a ricevere gli ormeggi.
Lavanspettacolo delladdio si svolger come il solito alla chiusa dice il comandante.
Lequipaggio radunato in coperta dietro la torretta, una cinquantina d uomini, tutti sui diciotto, diciannove e
ventanni. Solo i capi e i sottocapi hanno qualche anno in pi.
Nella semioscurit non riesco a vedere bene le facce, n a imprimermi i nomi seppure pronunciati ben chiari.
La coperta resa viscida dallumidit che entra dai portoni del bunker. La luminosit bianco grigia della nebbia
dissolve i contorni delle paratoie. Lacqua del bacino quasi nera, viscosa.
Il primo ufficiale di guardia a rapporto snocciola: Equipaggio al completo, marinaio scelto Bcker mancante.
Macchine, coperta e sottocoperta pronte!.
Grazie! Buongiorno allequipaggio!
Buongiorno, comandante! risuona il saluto corale attraverso il baccano del bunker.
Fissi! Riposo, rompete le righe! Katandra.
Il comandante aspetta che finisca il trepestio degli uomini che gli si raccolgono intorno. Saprete gi che
toccata a Bcker. In un attacco aereo a Magdeburgo. Era in gamba, Bcker. Porca miseria. Nellultimo viaggio
non abbiamo avuto neanche un contatto nemico Segue una lunga pausa. Il Vecchio fa la faccia disgustata.
E va bene, non stata colpa nostra. Ma state attenti che questa volta ci dobbiamo riuscire; su con le orecchie
e in gamba!
Gli uomini ghignano.
Ai vostri posti! ordina il comandante.
Bel discorso, mormora il direttore di macchina complimenti!
In coperta si trovano ancora alla rinfusa parabordi, cavi e cime varie. Dal boccaporto aperto della cucina esce
vapore caldo. Si affaccia il cuciniere e gli allungo la mia roba.
Silenziosamente esce il periscopio. Locchio di Polifemo gira in tutte le direzioni, sinnalza sullasta dargento,
ridiscende e scompare. Salgo sulla torretta. La vernice non ancora perfettamente asciutta mi si appiccica alle
mani. Il portello caricasiluri in coperta gi chiuso, a poppa stanno ora chiudendo anche il boccaporto della
cucina. Ormai lunico accesso allinterno del sommergibile il boccaporto della torretta.
Dabbasso regna una confusione incredibile. Occorre farsi strada a spintoni. Dai soffitti pendono amache
piene di forme di pane.
I corridoi sono stipati di casse di viveri, cataste di scatoloni, sacchi. Dove diavolo metteranno tutta questa roba,
se gi adesso non c pi un millimetro di spazio?
I progettisti che hanno inventato il nostro sommergibile hanno eliminato le cambuse, generalmente abbondanti
sulle navi normali, e i lavatoi. Si sono limitati a piazzare le macchine nel cilindro da guerra sottomarina
dicendosi che, pur utilizzando al massimo lo spazio per il labirinto di tubi, gli enormi motori, le macchine, le
apparecchiature ausiliarie e le armi, alcuni angoli e cantucci non sarebbero stati sfruttati: ecco dove si
sarebbero sistemati gli uomini.

Il nostro sommergibile ha caricato quattordici siluri. Cinque sono sistemati nei tubi, due nei contenitori in
coperta, gli altri sotto i paglioli di sentina di prua. Abbiamo inoltre centoventi granate per l88 e un bel po di
munizioni antiaeree.
Il sottufficiale di rotta e il capo equipaggio, numero uno in mare, sono indaffaratissimi. A bordo il capo
equipaggio svolge la funzione del maresciallo maggiore pi anziano nellesercito. il padreterno a bordo, e
sopra di lui ci sono soltanto gli ufficiali. un tipo grande e grosso, supera quasi tutti di una testa. Si chiama
Behrmann, lho gi conosciuto: Vivace cerbiatta, ora ti spezzo il cuore.
Salperemo fra una mezzora. Mi rimane il tempo per dare una occhiata alla sala macchine (le sale macchine
delle navi in partenza sono una mia antica passione). Nella camera di manovra mi riposo un po sui distributori
dallagamento. Intorno a me tubi, valvole, manovelle, manometri, motorini, grovigli di condotti contrassegnati
di verde e rosso. Nel semibuio distinguo gli indicatori dei timoni, uno elettrico e uno meccanico. Quasi tutte le
apparecchiature esistono in duplice copia, non si sa mai.
Le paratie della camera di manovra che dividono il sommergibile in tre scompartimenti sono emisferiche,
perch resistono meglio alla pressione di quelle piatte. Non servirebbero comunque gran che, basta che uno dei
tre scompartimenti sia allagato perch il sommergibile affondi. Evidentemente i progettisti che hanno
escogitato questo sistema avevano in mente le acque basse del Baltico.
Il portello di carico dei siluri e il boccaporto della cambusa servono da uscita demergenza rispettivamente
dello scompartimento anteriore e di quello posteriore.
La sala macchine, la mia mta, si trova dietro la cambusa.
Tutte le paratie sono aperte.
Scavalcando casse e sacchi, attraverso faticosamente lalloggio sottufficiali, dove dormir, e la cambusa
anchessa ancora tutta sottosopra.
La sala macchine del nostro sommergibile non ha niente a che vedere con le enormi sale macchine delle
grosse navi, che generalmente attraversano lo scafo per tutta la sua altezza, con tutti quei piani di lucide
passatoie collegati da unte scalette dacciaio, con la profusione rilucente di rame e pistoni, con i tubi grossi
come tronchi e ingessati come braccia rotte, che conducono alle turbine a pressione. La nostra un buco
angusto nel quale i due enormi motori con tutte le loro apparecchiature ausiliarie sembrano animali addossati
luno allaltro. Attorno, anche il pi piccolo spazio fra il groviglio di condutture stato sfruttato: oltre alla
pompa di circolazione dellacqua per il raffreddamento, la pompa dellolio, il filtro dellolio, le bombole daria
compressa per lavviamento, la pompa di mandata dellolio. In mezzo, manometri, termometri, indicatori di
sbandata e altri strumenti vari.
Ogni motore a sei cilindri, che insieme sviluppano 2800 HP.
A paratie chiuse il citofono di bordo lunico collegamento con la camera di manovra. Durante i
combattimenti il pavimento dello stretto passaggio fra i due motori particolarmente arroventato, perch nella
sala macchine si trova il maggior numero delle valvole per lesterno, il punto pi delicato dello scafo a
pressione.
I due capi motoristi hanno ancora parecchio da fare. Johann un biondo alto quasi senza barba, silenzioso,
pallidissimo e scavato, dallo sguardo placido e dallaria rassegnata. Cammina sempre un po ingobbito.
Laltro, Franz, tarchiato, bruno e barbuto. Ma anche lui pallido e ha la gobba. Sembra di cattivo umore.
Dapprima credevo che si facessero chiamare col nome; ora so che Johann e Franz sono i loro cognomi.
Johann si chiama August di nome e Franz, Karl.
I motori elettrici sono collocati pi a poppa. Questi motori elettrici sono alimentati dagli accumulatori caricati
a loro volta dai motori diesel. Fanno 750 HP. Qui tutto sterile, freddo e liscio come in una centrale elettrica.
Gli elettromotori sono a corrente continua e lavorano senza ricevere aria dallesterno; sono inseriti senza
trasmissione sugli alberi immediatamente dietro i diesel. Durante gli spostamenti in superfcie, quando
lavorano i motori diesel, anche i motori elettrici girano fungendo da generatori per caricare le batterie. Nella
parte posteriore del locale c la chiusura del tubo poppiero lanciasiluri; alla sua destra e alla sua sinistra si
trovano i due compressori dellaria per le casse di immersione.
Arranco verso la camera di manovra e risalgo in coperta.
Spinto dagli elettromotori il sommergibile esce a poppa in avanti dal bunker. Fuori, la luminosit perlacea fa
riverberare la coperta umida come se fosse di vetro. Il typhon, la nostra sirena, manda un cupo gemito: una,
due volte. Un rimorchiatore risponde con un urlo ancora pi angosciato.
Nella foschia ci passa davanti in controluce come una sagoma di cartone nero.
Il Vecchio in persona dirige la manovra. Si tutto sporto oltre la murata, perch in questa operazione piuttosto
difficile, data la ristrettezza dello spazio, vuole poter controllare il sommergibile per lintera sua lunghezza.
Motore di sinistra stop! Motore di dritta avanti adagio! Timone a sinistra tutto!
Piano, metro dopo metro, il sommergibile si infila nella foschia. Fa ancora freddo.
A oriente, sopra i grigi magazzini frigoriferi, laria lattiginosa si tinge a poco a poco di rosa. Lentamente
scorre via un massiccio blocco di edifici e allimprovviso appare nitida fra il traliccio di una gru la sfera del

sole: un attimo appena, poi viene offuscata dal denso vapore di un rimorchiatore che trascina basse chiatte nere
cariche di sabbia e carbone.
Rabbrividisco nel vento umido e trattengo il fiato per non respirare laria acre di fuliggine.
Una piccola folla si radunata sulla banchina della chiusa. Operai dei cantieri in tute bisunte, marinai,
qualche ufficiale della flottiglia. Distinguo Gregor che ieri sera mancava, Kortmann, i gemelli siamesi Kupsch
e Stackmann. C anche Trumann dallaspetto perfettamente normale, senza traccia alcuna dei bagordi
notturni. Alle sue spalle scorgo Matusalemme e Bechtel, quello che s trovata la bomba di profondit in
coperta, e Becker. C pure lo sbruffone Erler in mezzo a un gruppo di ragazze con fiori. Manca invece
Thomsen.
Guarda un po le zoccole dellospedale! sento accanto a me il commento di un marinaio che arrotola la
cima con cui stata raccolta la gomena dellormeggio.
Cazzo che stronze! gli fa un altro.
La terza da sinistra, quella piccoletta, me la sono sbattuta.
Figuriamoci!
Te lo dico io. Parola donore!
veramente ora che salpiamo. Il comandante, gli ufficiali e l'equipaggio sono a bordo, al completo. Il posto
del marinaio morto sotto le bombe a Magdeburgo stato preso da un diciottenne mingherlino dalla faccia color
cacio.
I nostri ragazzi in coperta ostentano la solita felicit di tornare finalmente in mare. E gli altri sulla banchina
stanno al gioco fngendo invidia: beati voi che vi fate questo bel viaggio! che incontrerete il nemico! vi
guadagnate tante belle medaglie, mentre noi poveri cristi facciamo la muffa in questa Francia di merda con
queste strafottute puttane!
Quelli della banda musicale con gli elmetti in testa ci guardano con occhi spenti. Il capobanda solleva la
bacchetta, luccichio di ottoni ancora pochi istanti e il brusio delle voci sopraffatto dal clangore degli
strumenti a fiato.
Vengono ritirate le due passerelle.
La guardia del primo turno ai posti di manovra. La guardia franca resta in coperta. Il primo ufficiale di
guardia fischia il segnale per scostare. Il comandante si comporta come se tutto quello che sta succedendo non
lo riguardasse affatto. Fuma con scrupolo il suo grosso sigaro. Anche Trumann, sulla banchina, se ne acceso
uno. I due si mandano un saluto col sigaro fra indice e medio. Il primo ufficiale di guardia, irritato, distoglie lo
sguardo.
Perch non c Merkel? grida il Vecchio verso la banchina, quando cessa la musica.
ancora fuori combattimento!
Oh, accidenti!
Il Vecchio osserva il cielo a palpebre socchiuse, poi tira una profonda boccata dal suo sigaro e sinnebbia di
fumo come un rimorchiatore.
Alare gli ormeggi, tranne quello di destra!
I militari in banchina mollano gli ormeggi di poppa e prua e gli uomini in coperta li raccolgono, lavorando in
perfetta sintonia. Lallenamento di sette viaggi.
Ora sbatte nellacqua anche quello di destra.
Macchina di sinistra avanti a piccola forza, macchina di dritta indietro piano! Macchine, stop! Timone al
centro!
I nostri parabordi raschiano sulla pancia tonda dei cassoni esterni. Il mio sguardo attratto dal ribollio
spumeggiante dellacqua frullata dalle eliche.
Il sommergibile si staccato dalla banchina, traghetto tenebroso su uno Stige nero e viscoso, carico di
guerrieri con le corazze di cuoio ritti sulla piattaforma dellantiaerea, dietro lincavo della torretta. Non si vede
fumo, non si sente rumore di motori, il sommergibile si allontana dalla banchina come trascinato da un
magnete.
Mazzolini di fiori cadono sul ponte. Gli uomini del turno di guardia li ficcano nelle prese daria.
Gi, sulla banchina, qualcuno si infilato come un cuneo nel gruppo e si fa avanti a spintoni: Thomsen.
Butta le braccia in aria, la sua croce di cavaliere nuova luccica, e urla Heil UA! e ancora Heil UA!. UA
il nostro nominativo.
Il Vecchio ricambia il saluto col sigaro fra le dita, nel modo meno marziale possibile.
Adesso il sommergibile avanza lentamente nellavamporto nebbioso, la scena si allarga. La prua punta verso
il mare aperto.
A poco a poco la nebbia si solleva dallacqua. Il sole si arrampica sulle nere travi di una gru, arrossando col
suo fuoco il cielo a oriente. Anche gli orli delle nuvole si colorano di rosso e i gabbiani sintingono nella luce

purpurea precipitando come sassi dallalto; solo a pochi centimetri dalla superficie dellacqua spiegano le ali e
risalgono nellaria con gridi striduli.
Ora la nebbia si straccia e scompare e anche lacqua oleosa sinfiamma tutta. Una gru galleggiante emette
una voluminosa nube di vapore che diventa subito di un color rosso striato di arancione.
Ma presto il cielo prende un colore giallo verde e le nuvole si fanno dun colore grigio tortora. Il sole sale pi in
alto e diventa smagliante.
Un fischio acuto, seguito da un blub blub staccato, mi fa sussultare. La coperta comincia a vibrare, il
gorgoglio diventa pi intenso e regolare: hanno avviato i motori diesel. come se solo ora il sommergibile si
fosse svegliato sul serio dal torpore della sosta nel porto.
Appoggio le mani sullacciaio gelido del parapetto e sento il vibrare dei motori come il polso di un essere vivo.
La marea sciaborda contro i frangiflutti allingresso del porto. Corti frangenti capricciosi si rompono contro le
casse dimmersione. Superiamo la testa del molo, lasciandocela alle spalle.
Incrociamo un cargo camuffato con vernice grigio verde nera.
A occhio e croce seimila tonnellate! dice il comandante. Lassenza dellonda di prua ci fa capire che il cargo
allancora.
Viaggiamo talmente sottocosta da poter distinguere gli stalli dei pescatori alla lenza. Alcuni soldati ci salutano.
La nostra andatura quella di un ciclista lento.
La draga che superiamo ha alzato uno straccio di bandiera tricolore. Dai grossi tubi escono getti di acqua e
melma.
Sgombra coperta per limmersione! ordina il comandante. Si ritirano le bitte, viene legato lalighiero, le
cime e i parabordi vengono riposti nelle vaschette sotto le griglie. Con le apposite chiavi i marinai stringono
tutti i bulloni della coperta, abbassano lasta della bandiera, preparano le mitragliere e le munizioni.
Il primo ufficiale di guardia sorveglia attentamente ogni gesto: durante le manovre in immersione e in presenza
del nemico, niente deve sbatacchiare tradendoci. Ricontrolla tutto, poi comunica al comandante: Coperta
pronta per limmersione!.
Il comandante fa aumentare la velocit. Lacqua schiuma attraverso le griglie e qualche piccola onda sbatte
contro la torretta.
La scogliera, roccia e ombre nere dei crepacci, si allontana. Le postazioni dellantiaerea sono cos ben
mimetizzate che le distinguo a malapena con il binocolo.
Ci affiancano due motolance armate, ex pescherecci, per proteggerci con le mitragliere antiaeree.
Dopo un altro po un grosso dragamine con vernice mimetica si mette alla nostra testa. zeppo di bidoni e altro
carico che galleggia facilmente. Ha la coperta irta di cannoncini antiaerei. Il nostro sommergibile lo segue sulla
larga scia.
Vedo col binocolo la vasta insenatura di La Baule: un fregio fitto fitto di casette di bambola. A poppa, St.
Nazaire una sottile linea scura, con le gru piccole come spilli contro il cielo.
Acque brutte un sacco di relitti in giro. Guardi, l, le punte degli alberi! Era una nave da trasporto,
affondata dagli Stukas con una bomba dritta nel fumaiolo. Emerge quando bassa marea L, un altro relitto!
Quel coso l una boa luminosa. Quando non si vede quasi pi la riva settentrionale dellestuario il
sottufficiale di rotta chiede la bussola di rilevamento. La fissa sul sostegno e vi si china sopra.
Cosa vuole rilevare? sinforma il comandante.
La guglia di quel campanile quasi non la si vede pi e lo scoglio a dritta!
Il sottufficiale di rotta regola la bussola, legge le cifre e le passa alla camera di manovra. L ultimo rilevamento
di terraferma dice.
Non siamo diretti a un porto. La nostra prima destinazione un quadrato contraddistinto da due cifre
nellAtlantico centrale.
Secondo la centrale operativa dellammiragliato il mare un mosaico di tanti quadratini. Questo sistema
agevoler le comunicazioni, ma per me, abituato alle normali coordinate, molto difficile identificare a prima
vista la nostra posizione.
Alle undici la nostra scorta ci lascia. Dal dragamine ci fanno le ultime segnalazioni con le bandierine.
Bene, anche questa fatta dice il comandante e scompare nella torretta.
Il sommergibile prosegue da solo sulla sua rotta.
Uno degli uomini in vedetta toglie i fiori dalle prese daria e li getta in mare. Si allontanano rapidamente nel
frullio della scia.
Mi isso sul parapetto in plancia per vedere il sommergibile da prua a poppa. Unonda lunga ci viene incontro.
La prua si abbassa e si rialza fendendo il mare come un vomere. Tutte le volte lacqua si accavalla bavosa e il
ponte viene investito da frustate di schizzi. Passandomi la lingua sulle labbra sento il sapore salmastro
dellAtlantico.

Nella cupola azzurra del cielo veleggiano nuvole a cumuli come sbuffi di bianco duova montato. La prua
affonda, si risolleva, gi di nuovo, e lintera coperta per alcuni minuti sommersa di spuma. Nel pulviscolo
dacqua il sole accende i colori dello spettro che formano piccoli arcobaleni sopra la prua.
Il mare non pi verde bottiglia ma blu cupo, attraversato da irregolari linee bianche di schiuma come vene
nel lapislazzulo. Ogni volta che un nuvolone copre per pochi istanti il sole, lacqua diventa dinchiostro.
A poppa ci segue una striscia di acqua lattiginosa: la nostra scia taglia bianca i marosi e insieme forma
lunghe trecce bianche luminose a perdita docchio.
Il rumore delle macchine cambia in continuazione: diminuisce quando gli sfiatatoi laterali vengono
sommersi e aumenta ogni volta che lacqua recede e i gas di scarico escono liberamente.
Il comandante riappare in coperta. Strizza le palpebre e guarda attraverso il binocolo. Riesce a tenere
lequilibrio, bilanciandosi sulle ginocchia, evitando cos di doversi reggere con le mani.
Era ora che uscissimo!
Fa aumentare la velocit e prendere unandatura a zigzag. Ad ogni virata il sommergibile sinclina su un
fianco, scia curvata a destra, scia curvata a sinistra.
Attenzione a eventuali bolle daria! Da queste parti non c da fidarsi! E, rivolto a me: I signori dellaltra
ditta amano tenderci lagguato qui. Sanno sempre esattamente quando usciamo. Figuriamoci se non glielo
dicono i portuali, le cameriere, le puttane. E chi gli impedisce di guardare quando usciamo dalla chiusa?.
Il comandante scruta ripetutamente il cielo in tutte le direzioni con aria vigile. La fronte corrugata, il naso
arricciato, si sposta impaziente ora su un piede ora sullaltro: I loro caccia ci possono fare una sorpresina da
un momento allaltro! Stanno diventando sempre pi sfacciati.
Le nuvole sinfittiscono coprendo quasi tutto lazzurro del cielo. Il sole appare ormai solo a lunghi intervalli
e per pochi secondi.
Non c da fidarsi ripete il Vecchio e aggiunge borbottando: Meglio ripararsi sottocoperta se c
allarme meno gente in coperta e meglio .
Capisco lantifona e sparisco dalla plancia.
La mia cuccetta nellalloggio sottufficiali, lambiente meno accogliente a bordo perch c un viavai
intensissimo. Chi va in cambusa, alla sala macchine o ai motori elettrici deve passare di qui. Ad ogni turno di
guardia vi passano faticosamente quelli che smontano come quelli che ne prendono il posto, tutte le volte sei
uomini. Inoltre anche i camerieri di bordo devono destreggiarsi in quello spazio ristretto con vassoi e piatti
colmi. In realt questo locale non che un budello con quattro cuccette a destra e altre quattro a sinistra. In
mezzo c un tavolo avvitato al pavimento i cui lati si abbassano come le ali dei bombardieri sulle portaerei. Il
posto che rimane ai due lati cos stretto che i marinai devono mangiare a testa china seduti nelle cuccette di
sotto, manca lo spazio per mettere gli sgabelli. Quando durante i pasti qualcuno deve andare dalla sala
macchine alla camera di manovra o viceversa, immaginarsi che casino. Meno male che non manger qui ma
nellalloggio ufficiali. Alcune cuccette sono occupate a turno da due uomini. Io sono pi fortunato, ho una
cuccetta tutta per me.
Gli uomini del turno di riposo stanno ancora sistemando la loro roba negli armadietti. Due motoristi devono
andare a poppa e subito nasce un parapiglia. La grata dalluminio della mia cuccetta abbassata e ingombra il
passaggio.
Per ora la mia cuccetta invasa da scatolette, da una pila di giubbotti di pelo e da forme di pane. Arriva uno
con indumenti di tela incerata, giubba e calzoni di pelle, stivali da marina e un respiratore di salvataggio. Tutta
roba nuova, meravigliosa, pesante. La giacca di pelle imbottita non ha ancora una piega, gli stivali sono
foderati di feltro spesso ma tuttavia abbastanza comodi da infilare anche sui calzettoni di lana grossa.
Il respiratore nuovo di zecca. Pura decorazione osserva un sottocapo andr bene semmai nel Baltico.
Per abbastanza utile quando c puzza di diesel dice il capo motorista Frenssen, un uomo alto e scuro di
capelli con cespugliose sopracciglia. Comunque, il respiratore ottimo in casi di emergenza. Basta svitare
appena un po la valvola perch la bomboletta dacciaio fornisca subito lossigeno.
Sistemo il sacchetto marrone ai piedi della cuccetta. I miei abiti devono stare tutti in un armadietto minuscolo
che basta a malapena per lindispensabile. Perci ficco la roba da scrivere e la macchina fotografica fra il
materasso e la parete. Lo spazio che rimane per me molto limitato. Prima di pranzo voglio ancora guardarmi
un po attorno e vado a prua.
A parte i capi e i sottocapi che dormono nellalloggio sottufficiali, tutto il resto dellequipaggio, inclusi il
comandante e gli ufficiali, alloggiano nella sezione di prua. Il comandante ha la sua cabina immediatamente
dietro la paratia semisferica anteriore della camera di manovra; una tenda verde nasconde la cuccetta, un paio
di armadietti alla parete e sotto il soffitto uno scrittoio striminzito. Anche il comandante deve arrangiarsi alla
meglio. Le cabine separate, ai lati del corridoio, come ci sono sulle navi di superficie, qui non esistono. La
cabina del comandante la pi vicina alla camera di manovra. Di fronte lo sgabuzzino del radiotelegrafo e
quello dascolto dell'idrofonista.
Segue verso prua lalloggio ufficiali che anche lalloggio del direttore di macchina, dellallievo direttore,

del secondo ufficiale di macchina, del primo e del secondo ufficiale di guardia.
Il materasso su cui il comandante e il direttore di macchina siederanno per i pasti la cuccetta del direttore.
La brandina tipo vagone letto, ribaltata di giorno, la cuccetta del secondo ufficiale di guardia. La cuccetta del
primo ufficiale di guardia e del secondo ufficiale di macchina alla parete di fronte sono posti privilegiati perch
di giorno non devono essere tolti, cos che i due ufficiali possono sdraiarsi quando non sono di turno.
Il tavolo avvitato al pavimento spostato verso sinistra rispetto al centro del passaggio. previsto per
quattro persone, cio il comandante, il direttore di macchina e i due ufficiali di guardia. Questa volta saremo
invece in sei, con me e lallievo direttore.
Nel successivo alloggio dei capi di seconda, anchesso diviso soltanto per mezzo di armadietti dallalloggio
ufficiali, abitano il bravo sottufficiale di rotta Kriechmann, i due motoristi Johann e Franz e il capo
equipaggio Behrmann. Sotto il pavimento si trova un banco di accumulatori che, insieme allaltro banco
accumulatori sotto lalloggio ufficiali, la nostra fonte di energia durante il viaggio in immersione.
Una leggera paratia divide lalloggio dei capi di seconda dal locale di prora. Questa lunica parte che merita
in un certo senso il nome di cabina, nonostante il suo aspetto di caverna. Si tratta per lesattezza di una
combinazione fra magazzino officina siluri e posto di combattimento. Qui alloggia la maggior parte
dellequipaggio, in sei cuccette per lato, tre sotto, tre sopra. Vi dormono i marinai, i lords, ma anche i
torpedinieri, i radiotelegrafisti e i motoristi.
I motoristi che lavorano a turni di sei ore occupano una cuccetta in due, mentre per gli altri che si dividono in
tre turni il rapporto di due cuccette per tre. Nessuno ha una cuccetta tutta sua. Quando uno si alza per il
proprio turno, quello che smonta si sdraia nel suo tanfo. Eppure neanche cos le cuccette bastano: dal soffitto
pendono ancora quattro amache.
difficile che quelli fuori turno possano stare in pace. Durante i pasti si devono alzare tutti quanti. Le
cuccette di sopra devono essere ribaltate e quelle di sotto sgombrate per far sedere gli uomini. E quando i siluri
vanno regolati nei quattro tubi di prua, il locale si trasforma in officina, si smontano addirittura le cuccette e
si arrotolano le amache.
Sotto i paglioli rialzati del pavimento sono sistemate le torpedini di riserva per i lanciasiluri anteriori. Finch
questi non sono stati ricaricati lo spazio strettissimo. Quindi per gli uomini a prua ogni siluro lanciato
significa pi libert di movimento. Ma questo vano offre almeno un vantaggio: non c transito.
Per il momento vi regna il caos; pare che tutto quanto sia stato affastellato nel locale di prora in attesa di una
sistemazione migliore. Quando entro, il capo equipaggio comanda a due marinai: Svelti, svelti! La cassetta
dellinsalata fra i lanciasiluri! Roba dell'altro mondo: insalata! Cos la bottega dellortolano?.
A pranzo io e il secondo ufficiale di guardia sediamo su seggiolini pieghevoli nel corridoio. Il comandante e
il direttore di macchina occupano il divano buono, cio la cuccetta. Lallievo ufficiale di macchina e il primo
ufficiale di guardia stanno ai due lati stretti del tavolo.
Il comandante indossa un maglione completamente infeltrito di un indefinibile colore. Al posto della camicia
grigio azzurra ne ha messo una a quadretti bianchi e rossi col colletto che spunta dal maglione, e mentre il
cameriere di bordo apparecchia, egli se ne sta a braccia conserte, appoggiato alla parete, nel suo cantuccio e
guarda il soffitto come se niente lo affascinasse quanto le venature del legno.
L'allievo ufficiale di macchina un sottotenente del genio navale. uno nuovo. Dopo questo viaggio dovr
prendere il posto del direttore di macchina. un tipico prodotto della Germania del nord, biondo con la faccia
larga, dai tratti un po grossolani. Ai pasti lo vedo praticamente soltanto di profilo, non guarda n a destra n a
sinistra e non parla mai. Il direttore di macchina siede di fronte a me. Accanto al comandante sembra ancora
pi magro ed emaciato di quanto sia in realt: il naso sottile e aquilino, i capelli neri e lisci, pettinati indietro,
lattacco alto gli fa la fronte di pensatore, occhi scurissimi, zigomi e tempie prominenti, labbra carnose ma ben
disegnate! mento forte. Lequipaggio lo chiama Rasputin, credo soprattutto per il suo pizzetto che egli cura
con grande passione.
Il direttore di macchina il secondo a bordo in ordine gerarchico e sovrano incontestato per tutto ci che
riguarda le questioni tecniche. Le sue competenze sono completamente autonome da quelle degli ufficiali di
vascello e il suo posto di combattimento la camera di manovra.
Il direttore di macchina bravissimo, mi aveva detto il Vecchio dirige le macchine coi polpastrelli. Il
nuovo ufficiale di macchina non ci arriver mai. Non semplicemente una questione di conoscenza tecnica.
Occorre sentire fisicamente la reazione del sommergibile e prevenirla. Esperienza e istinto, ecco cosa ci vuole!
Non tutti ce lhanno, n si pu imparare Seduto accanto al Vecchio, con le sue lunghe mani sottili e
flessuose, gli occhi languidi, i lunghi capelli scuri pettinati lisci allindietro, il direttore di macchina potrebbe
essere tutto: croupier o giocatore, violinista o divo del cinema muto. Col suo fisico potrebbe pure essere
ballerino. Al posto degli stivali porta leggere scarpe sportive e invece della divisa di bordo in pelle indossa una
specie di tuta da ginnastica. il pi agile di tutti a spostarsi nello spazio ristretto sottocoperta.
Dal Vecchio ho saputo che nonostante i suoi nervi da cavallo da corsa il direttore un uomo di fegato.
Durante il riposo per le riparazioni lo si visto di rado alla mensa della flottiglia; preferiva passare intere

giornate a bordo per occuparsi di tutti i dettagli.


Su questa carcassa non si avvita neanche una caviglia di legno senza il direttore. Non si fida di nessun
operaio a terra.
A causa della sua bassa statura il secondo ufficiale di guardia si guadagnato fra gli uomini lepiteto di
rasoterra o baby officer. Lo conosco da molto tempo, come il Vecchio e il direttore di macchina. un tipo
scrupoloso come il direttore. Ha in continuazione unaria sveglia e un po sorniona. Quando gli parli la voglia
di ridere gli fa venire delle fossette. Il Vecchio riposa tranquillo quando il secondo sul ponte.
Il primo ufficiale di guardia ha fatto una sola missione con il Vecchio. Durante il riposo a terra non lho visto
quasi mai alla mensa. In presenza sua e dellallievo ufficiale di macchina il comandante controllatissimo,
ostentatamente riservato o ostentatamente affabile.
Tutto il contrario del secondo, il primo ufficiale di guardia altissimo, incolore e sbiadito con una immobile
faccia da pecora. insicuro al cento per cento. In compenso dimostra uno zelo eccessivo, estremamente ligio
al dovere senza un minimo di prontezza di spirito e ironia. Le sue orecchie sono stranamente deformi, coi lobi
attaccati alle mascelle. Le narici sono appiattite. Tutta la sua faccia sembra appena abbozzata. Eppoi ha un
modo particolarmente fastidioso di guardarti di sottecchi, senza muovere la testa. Solo quando il Vecchio ha
qualche battuta gli viene un sorrisetto aspro.
Se dobbiamo uscire soltanto con liceali e giovani hitleriani in sopravanzo, stiamo freschi! aveva
borbottato il Vecchio al bar Royal, riferendosi evidentemente anche al primo ufficiale di guardia.
Qua le tazze! ordina in questo momento il comandante e versa del t a tutti. La teiera non trova posto sul
tavolo, cos la devo tenere stretta fra le gambe e vi mangio tutto piegato sopra. Scotta da matti.
Il comandante sorseggia il suo t con visibile piacere. Si schiaccia ancora di pi nellangolo, sollevando un
ginocchio per appoggiarlo contro lorlo del tavolo. Poi ci guarda a uno a uno annuendo lievemente come un
patriarca soddisfatto del suo clan.
Gli occhi gli si fanno burloni, allarga la bocca in un ghigno di gioia maligna: il secondo ufficiale di guardia si
deve alzare per l'ennesima volta e naturalmente anchio, teiera compresa, perch passa il cuciniere.
Questi un tipo tozzo, piuttosto brivilineo con il collo e la lesta tutt'un pezzo. La sua faccia un unico
cordiale sorriso. Ho il sospetto che sia venuto proprio ora per sentirsi fare i complimenti per il suo pranzetto.
Su quel tipo l gliene potrei raccontare delle belle! mi promette con la bocca piena il Vecchio dopo che il
cuciniere uscito.
Linterfono gracchia: Prima guardia, prepararsi.
Il primo ufficiale di guardia si alza e si prepara meticolosamente.
Il Vecchio lo segue attento mentre sinfila i pesanti stivali con le spesse suole di sughero, si annoda con cura la
sciarpa al collo e infine, imbacuccato nella spessa giubba di pelle imbottita, si accomiata salutando
impeccabilmente.
Poco dopo arriva col viso arrossato dal vento il sottufficiale di rotta che stato di guardia finora e fa il suo
rapporto: Vento da nord ovest, tendenza a dritta, visibilit buona, barometro a milletr.
E ci costringe ad alzarci perch vuole cambiarsi nellalloggio dei capi di seconda.
Anche lui sul nostro sommergibile sin dalla prima missione. sempre stato su sommergibili, mai su altre
navi, anche nella vecchia marina con quei piccolissimi sommergibili a camera unica.
Non avrebbe molto successo come attore: i suoi muscoli facciali si muovono con evidente difficolt. Per
questa ragione la sua faccia sembra spesso una maschera rigida. Ma i suoi occhi scuri molto infossati e
adombrati da folte sopracciglia sono pieni di vita.
Quello guarda anche con la nuca! ho sentito lapprezzamento rispettoso di uno della camera di prora nei suoi
confronti.
Piano, per non farsi sentire dal sottufficiale di rotta nel vano accanto, il Vecchio mi dice: bravissimo coi
rilevamenti. Capita che ci troviamo in una zona di maltempo e per giorni o intere settimane non c n il sole n
una stella, ma la nostra posizione sempre straordinariamente esatta. A volte mi domando come fa. E ha pure
un sacco di altre cose da fare a bordo: capoguardia del terzo turno, pi tutte le altre incombenze nautiche.
Poco dopo il sottufficiale di rotta deve passare con il capo equipaggio Behrmann, un macigno duomo con le
guance rubizze di salute. Li segue, come per una dimostrazione pratica del contrasto fra marinai e motoristi, il
pallido capo motorista Johann. La passione di Cristo, lo chiama il comandante un grande specialista.
Quello sposato con i suoi motori. Non sale quasi mai in coperta, peggio di una talpa.
Passano cinque minuti e tre uomini, che prendono servizio per il turno di guardia, si spingono attraverso
lalloggio. Adesso non devo pi spostarmi perch mi sono messo al posto del primo ufficiale di guardia.
Uno era Ario spiega il direttore di macchina. E lultimo, il piccoletto, era il nuovo come diavolo si
chiama, ma s il sostituto di Bcker. Gli hanno gi affibbiato un soprannome: Il Verbo. Pare che legga libri di
mistica.
Adesso passa il turno che smonta. Il direttore di macchina si messo comodo ed elenca con voce monotona:
Backmann detto gigol, fuochista. Che idiozia: non c nessun fuoco da curare, ma la tradizione dura a

morire, in marina. Hagen, fuochista addetto ai motori elettrici, centra ancora meno col fuoco. Turbo,
sottufficiale addetto alla camera di manovra. Un ragazzo veramente doro.
Dalla parte opposta appare un tipo alto e biondo: Hacker, silurista, il pi anziano a prua.
Un tipo in gamba dice il Vecchio. Una volta ha smontato e riparato un siluro completamente
arrugginito quaggi, sintende. Era la nostra ultima risorsa, e proprio con quello abbiamo beccato un cargo
da diecimila tonnellate. Il suo cargo, per essere sinceri. Ricever luovo al tegame. Se lo merita, eccome!
Il prossimo che arriva piccolo. Ha capelli nerissimi, spazzolati con cura e ghigna con occhi a mandorla verso
il direttore di macchina. I suoi avambracci sono coperti di ftti tatuaggi, a prima vista distinguo soltanto un
marinaio con una ragazza fra le braccia davanti a un sole rosso.
Quello Dunlop. Silurista e specialista dei divertimenti. La grande fisarmonica nella cabina dascolto
sua.
Ultimo, passa il capo motorista Franz, seguito dallo sguardo preoccupato del direttore: Perde troppo
facilmente i nervi. Laltro, Johann, molto meglio.
Il pranzo finito, arranco dallalloggio ufficiali a quello dei sottufficiali.
Il capo equipaggio devessere uno stivatore formidabile. riuscito a distribuire i viveri in parti uguali su
tutto il sommergibile in modo che non possano n spostarsi n comprometterne la stabilit. Inoltre li ha
sistemati in maniera che possano essere consumati in ordine di conservabilit. Solo lui sa dove li ha messi.
Soltanto i salami, i pezzi di pancetta e le forme di pane sono visibili per tutti: salami e pancetta penzolano dal
soffitto della camera di manovra come in un essiccatoio e il pane rimasto nelle amache davanti alla cabina
radio.
La mia cuccetta sgombra. Chiudo la tenda verde e mi isolo dal resto del mondo. La vita a bordo mi
raggiunge soltanto in forma di chiacchiere e rumori soffusi.
Nel pomeriggio salgo sul ponte. appena iniziato il turno del secondo ufficiale di guardia. Il mare verde
bottiglia, laria umida, il cielo coperto.
Dopo un bel po che gli sono accanto, il secondo ufficiale attacca a parlare senza togliere il binocolo dagli
occhi: Una volta, da queste parti ci hanno sparato una sventagliata di quattro siluri. Era nellultimo viaggio.
Vedemmo passare unanguilla dietro laltra. Cera venuta una di quelle fife!.
Ogni piccola cresta ondosa, su questo mare calmo e pacifico, pu nascondere il periscopio del nemico.
Bisogna avere occhi di lince, qui! farfuglia fra i guanti di pelle il secondo ufficiale di guardia.
Ci raggiunge il comandante. Borbotta per il tempo brutto e fa:
State attenti, ragazzi, mi raccomando! Brutto posto, questo!.
Ordina una prova dimmersione per le 16.30. Dopo il lungo periodo in cantiere conviene fare una prima
immersione di assestamento perch nel caso di un allarme vero non si perda troppo tempo per pompare lacqua
dalle sentine e per lallagamento. Bisogna anche controllare se valvole e boccaporti sono stagni.
Il comando: sgombrare il ponte! d il via alla manovra. Le cassette di munizioni dellantiaerea spariscono
nella torretta. Sul ponte restano per ora le tre vedette e un ufficiale di guardia.
Ordini, rapporti, squilli di campanelli. A poppa fermano e disinnestano i diesel. Gli elettromotori vengono
ingranati sugli alberi motori e portati ad alta velocit. Fermando i diesel si chiudono anche i condotti di
scappamento e le prese daria. Dalla sala macchine e poi dal locale di prora si trasmette il pronti per
limmersione alla camera di manovra. Anche gli uomini rimasti in vedetta sul ponte sono scesi. Sopra di me
nella torretta lufficiale di guardia si affretta a girare la manovella che fissa il portello.
Chiudere gli sfiatatoi ordina il direttore di macchina. Gli uomini alle leve delle valvole fanno il riscontro:
Una chiusa!. Tre entrambi i lati! Cinque! Cinque chiuse!
Sembrano formule di esorcismo.
Sfiatatoi chiusi! avverte il direttore di macchina verso lalto.
Allagare! la risposta.
Allagare! ripete il direttore ai suoi uomini.
I marinai della camera di manovra aprono le valvole dimmersione rapida. Laria che teneva il sommergibile in
affioramento esce rombando dai cassoni. I timoni di profondit sono disposti diritto in basso a prua e a meno
dieci gradi a poppa. Il sommergibile s'apprua sensibilmente, la lancetta dellindicatore di profondit percorre
lentamente larco numerato del quadrante. Unonda alta rimbomba sulla torretta, e poi di colpo il rumore del
mare cessa: siamo sottacqua.
Silenzio snervante: niente sciabordio, niente rumore di motori.
La ricetrasmittente tace, le onde radio non penetrano sotto il mare, . cessato anche il ronzio dei ventilatori.
Sto molto attento, non voglio perdere nessuna delle operazioni.
Chiss se prima o poi non sia richiesto un mio intervento, e allora dovr sapere esattamente cosa c da fare.
Il direttore di macchina comanda: Dieci a prora in alto, quindici a poppa in alto!. Il sommergibile si

raddrizza dallappruamento, la spinta delle eliche preme sul timone di profondit e pian piano il sommergibile
si appoppa. Dai cassoni escono le ultime bolle daria.
Il direttore di macchina riferisce al comandante: Sommergibile bilanciato!.
Gli sfiatatoi nella parte superiore dei cassoni vengono chiusi dalla camera di manovra con i volantini.
Scendere a trenta metri! ordina il comandante appoggiato al tavolo di navigazione.
Il direttore di macchina in piedi dietro i due timonieri, sotto gli occhi lindicatore dei timoni, lindicatore di
profondit, quello dassetto, gli idrometri, i quadranti e le lancette dei manometri.
Lindicatore di profondit segna quindici, venti, venticinque metri
Si sente, molto lontano, solo il ronzio soffocato degli elettromotori. Gocce dacqua cadono ogni tanto nella
sentina con un lieve plic. Il direttore di macchina ascolta, poi si mette a frugare con la lampada tascabile fra le
tubature a sinistra. Il gocciolio smette da solo. Meglio cos mormora il direttore.
Un fremito, come una improvvisa ondata di gelo, percorre il sommergibile.
Il Vecchio sembra completamente assente, gli occhi fissi nel vuoto, ma ogni tanto saetta rapide occhiate
dagli angoli degli occhi.
Lindicatore di profondit segna adesso meno trenta, il movimento della lancetta rallenta. Infine si arresta
del tutto. Il sommergibile non scende pi, sospeso nellacqua come un dirigibile nel cielo. Ma si avverte
ancora un certo appoppamento.
Il direttore di macchina inizia a bilanciare: Cento litri a prora!. Il sottocapo della camera di manovra Turbo
svita la valvola dietro il pozzetto del periscopio.
Il direttore fa di nuovo azionare i timoni di profondit. Adesso il sommergibile risale senza immissione
daria. Lentamente la lancetta dellindicatore di profondit ritorna indietro. Raggiungiamo la quota richiesta
dinamicamente, soltanto con i timoni e la spinta delle eliche.
Dopo un bel po di tempo interviene ancora il comandante: Andiamo a quota periscopio!. Si stacca con
uno scatto dal tavolo nautico e sale pesantemente nella torretta.
A prora venti in alto, a poppa cinque in basso! ordina il direttore.
La colonnina dacqua dellidrometro Papenberg sabbassa piano.
Il direttore comunica alla torretta: Periscopio in affioramento!.
I timonieri devono essere cos abili da prevenire con i timoni di profondit le tendenze a salire e scendere del
sommergibile prima ancora che le indichi lidrometro, altrimenti troppo tardi: il periscopio o emerge troppo e
tradisce la nostra presenza al nemico, o viene sommerso e nel momento buono il comandante non vede niente.
In tutto questo tempo il direttore e i due timonieri non hanno perso di vista lidrometro neanche per un
secondo. La colonnina dacqua quasi ferma. Nel sommergibile il silenzio totale, a parte il lieve ronzio del
motorino col quale il comandante alza e abbassa il periscopio.
Turno di guardia in coperta, prepararsi! Indossare subito gli indumenti impermeabili! giunge dallalto la
voce del comandante.
Gli uomini assegnati al prossimo turno di coperta annodano i lacci dei loro cappelli di tela cerata e sinfilano i
giacconi impermeabili. Poi si appostano sotto il portello.
Pronti per lemersione! ordina il comandante.
Da poppa i macchinisti pompano nafta per rimettere in moto immediatamente i motori diesel.
Emersione! ordina il comandante.
Il direttore fa regolare i timoni per lascesa e ordina limmissione daria. Con un sibilo acuto laria compressa
entra nei cassoni.
Compensare la pressione! ordina il comandante.
Mi si chiudono i timpani quando scompare la pressurizzazione. Una folata di aria fresca ci investe: il portello
aperto. Si riaccendono i ventilatori che risucchiano con tirate potenti laria nell'interno.
Sequenze di comandi ai motoristi:
Pronta macchina di sinistra!
Fermare elettromotore di sinistra! Commutare!
Macchina di sinistra avanti adagio!
I cassoni dimmersione rapida vengono allagati, poi il comandante ordina: Ventilare con i diesel!.
I gas di scarico dei motori diesel premono lacqua dai cassoni. Cos si risparmia laria compressa. Inoltre
questo sistema ha il vantaggio che i gas saturi di particelle grasse fanno da antiruggine.
Uno dopo laltro si vuotano tutti i cassoni.
Dal ponte il comandante osserva le bolle daria ai lati del sommergibile per accertarsi che i cassoni vengano
svuotati correttamente. Dopo qualche minuto guarda nellinterno: Tutti i cassoni vuoti. Manovra demersione
terminata!.
Il sommergibile ridiventato ununit di superficie.
Il comandante ordina: Macchina di dritta pronta! Elettromotore di dritta stop! Commutare! Macchina di
dritta avanti adagio!.

Cado come un pugile battuto su un sacco di patate accanto al tavolo nautico. Il direttore di macchina prende
una manciata di prugne secche dalla cassetta a disposizione di tutti e me la allunga: Per risollevarle lo spirito.
Che ci vuol fare, non siamo in crociera.
Quando il Vecchio si ritirato il direttore dice a voce bassa: Credo che oggi ci far ancora vedere i sorci verdi.
Sbattere via il torpore dalle ossa marce lo chiama il Vecchio. Non gli sfugge niente. Controlla ogni singolo
uomo. Basta che uno dia qualche segno di nervosismo e subito si fa un allarme di prova dopo laltro.
Prima di cena il comandante ordina una prova dimmersione a grande profondit. Desidera assicurarsi della
tenuta stagna dei boccaporti anche sotto pressioni elevatissime.
I VII C sono collaudati a meno 90 metri. Ma poich leffetto delle bombe di profondit decresce in rapporto
allaumento della pressione dacqua pi forte questa e pi frena limpatto della deflagrazione i
sommergibili per sottrarsi allinseguimento sottacqua devono spesso scendere a quote molto pi basse. Chiss
fino a quale profondit lo scafo regge, quale la pressione massima che il sommergibile sopporta. Quelli scesi
troppo in basso non ce lo possono pi dire e quelli arrivati a quote molto basse non possono tuttavia essere certi
di aver raggiunto la profondit massima consentita. A quale profondit il sommergibile si spacca? Esperienza
che un equipaggio pu fare una sola volta e basta.
Si ripetono le sequenze di comandi del pomeriggio, solo che non ci fermiamo a meno 30, ma andiamo pi gi.
A poco a poco un silenzio di tomba si diffonde nel sommergibile.
Improvvisamente uno stridio lancinante che lacera i timpani. Sguardi terrorizzati. Ma il Vecchio non accenna a
fermare la discesa rapida.
Lindicatore di profondit segna meno centocinquanta.
Ancora lo stridio frammisto a un raschio minaccioso.
Non mi pare un posticino troppo accogliente qui fa il direttore con unocchiata interrogativa al
comandante.
Un buon sommergibile sopporta anche questo dice laconico il Vecchio. Solo ora mi rendo conto che
stiamo sfregando sulle rocce del fondo.
Questione di nervi, pura e semplice bisbiglia il direttore.
Il rumore non smette.
Non che io mi preoccupi per la tenuta stagna! Ma le eliche e i timoni brontola il direttore. Il
Vecchio non fa una piega.
Meno male: lo strido e il raschio smettono. Il direttore grigio in faccia.
Sembrava un tram in curva dice il secondo ufficiale di guardia. Con un atteggiamento molto indulgente il
Vecchio mi spiega:
Lacqua amplifica fino a cinque volte il volume dei rumori. Fa impressione, ma non niente.
Il direttore gonfia i polmoni come se fosse stato appena salvato dallannegamento. Il Vecchio lo osserva con
occhio clinico e ci annuncia: Basta cos per oggi. Si risale!.
Si snoda la solita filza di comandi per lemersione.
Il comandante e la squadra del turno di guardia salgono in coperta. Li seguo e mi apposto nel giardino
dinverno dietro il ponte. Attorno allantiaerea c abbastanza spazio. Attraverso le sbarre del parapetto posso
guardare gi. Sebbene si vada solo a velocit di crociera, lacqua spumeggia e ribolle fortemente con miriadi di
bollicine e strisce di schiuma che si intrecciano e si dissolvono. Ho la sensazione di trovarmi completamente
solo su una zattera dacciaio. Il vento mi si stringe addosso, il metallo vibra quasi impercettibilmente.
Sullacqua si compongono sempre nuovi disegni di schiuma. Devo staccare lo sguardo per non
addormentarmi.
Sussulto sentendo alle mie spalle la voce profonda e un po rauca del Vecchio: Bello, vero?.
Fa la sua abituale danza dellorso che chiama sgranchirsi le gambe.
Socchiudo gli occhi nel sole basso che erompe da una fessura fra le nuvole.
Una gita di piacere in piena guerra! Che altro si pu chiedere?
Accarezza con uno sguardo pieno damore la prua e dice: la nave pi idonea che esista per il mare con
il maggiore raggio dazione!.
E ci rigiriamo entrambi verso poppa. La scia: ecco lesempio perfetto della fuggevolezza: si dissolve a vista
docchio. Per, la nostra cara Madre Terra una signora davvero generosa: ci permette di illuderci. Voglio
dire, ci lascia lillusione che noi uomini le abbiamo impresso il nostro marchio indelebile, eterno. E invece
solo che lei si prende pi tempo dellacqua per spianare tutto. Anche migliaia di anni se occorre.
Non mi viene da rispondere altro che: E cos in marina si ristabiliscono i famosi rapporti chiari ed
evidenti!.
Appunto fa il Vecchio, ghignando da un orecchio allaltro.

La prima notte a bordo. Cerco di farmi venire la necessaria pesantezza interiore, di cancellare i pensieri.
Infatti le onde del sonno mi afferrano e mi trascinano via per un po, ma prima di esserne avvolto
completamente sono ributtato indietro. Dormo o sono sveglio? Che caldo qui dentro! E questa puzza di nafta!
Lintero sommergibile vibra dolcemente: le macchine trasmettono il proprio ritmo anche al pi piccolo
bullone.
Leccitazione delle ore passate contribuisce ad allontanarmi continuamente il sonno.
Le macchine ronfano per tutta la notte. Ogni cambio di turno mi fa sussultare. Tutte le volte che si apre o
ricade pesantemente la paratia mi ridesto dal dormiveglia.
Come diverso il risveglio qui che su una nave normale: al posto del mare che schiuma contro gli obl, qui
c soltanto la squallida luce delle lampadine.
Ho la testa di piombo per il sordo rumore delle macchine. Da mezzora ormai la musica della radio, aperta a
un volume eccessivo, mi sega i nervi.
Sotto di me vedo due schiene curve, ma nessun appiglio per il mio piede. Adesso per scendere dalla cuccetta
dovrei mettere i piedi fra i piatti con gli avanzi della colazione e fette di pane bianco a mollo nel caff
rovesciato. Tutto il tavolo appiccicaticcio. Il bianco giallo mucillaginoso delle uova strapazzate mi fa venire
la nausea.
Dalla sala macchine esce puzzo di lubrificante.
Cristo, chiudi la paratia, porca miseria!
Il marconista Hinrich alza gli occhi al soffitto con aria di rimprovero. Mi guarda come se vedesse un
fantasma.
Versami un goccio dal tuo annaffiatoio! chiede il capo Pilgrim, addetto agli elettromotori.
Mi sarei dovuto alzare prima. Non posso mettere i piedi in mezzo alla loro colazione. Perci mi ributto gi e
ascolto la conversazione:
Sposta quel culone che ti ritrovi!
una cacchetta di neonato, sta sozzeria di uova strapazzate! Sono arcistufo di roba in polvere!
Magari terresti un paio di galline, nella camera di manovra, eh?
Lidea delle galline appollaiate sugli allagatoti della camera di manovra bianche pollastre di Livorno
mi diverte. Vedo chiaramente i loro escrementi verdastri cadere e spiaccicarsi sulle lastre del pavimento e
sento il loro stupido chiocciare. Da bambino i polli mi facevano senso, nemmeno adesso mi piacciono. Lodore
nauseante delle penne sbollentate la pelle gialla cadaverica il bitorzolo grasso della coda
E nella sentina teniamo le anatre, quelle di razza piccola. Le alleviamo con le nostre caccole del naso!
Sei proprio un maiale schifoso!
Di, di, maiale un corno! Figuratevi come quelle sarebbero felici: e ogni mattina una bella razione di
toponi belli grassi roba fresca per le care bestiole.
Inghiottisco per reprimere il conato di vomito.
Continuate pure, schifosi!
Per un po non sento che il macino delle mascelle, poi un fragoroso rutto che sembra accompagnare qualcosa
di solido.
Adesso basta!
Mi blocchi la digestione, porco dun porco!
Gli altoparlanti blaterano attraverso tutto lo scafo: Sono la Lilli, la Lilli di Najanka. una cittadina del
Camerun, sul Tanka. Gli altoparlanti si possono soltanto abbassare, non spegnere, impossibile, servono
anche alla trasmissione degli ordini. Perci mi devo sottomettere allarbitrio del marconista che maneggia il
giradischi. Questa Lilli deve averlo conquistato: gi la seconda volta, stamattina, che mette quel disco.
Mi turba lidea che in fondo sono appena le quattro e qualcosa. Per evitare di dover sempre ricalcolare
lorario per i radiomessaggi, ci regoliamo sullora legale tedesca. Inoltre ci troviamo ormai talmente spostati a
ovest rispetto al meridiano zero che fra l'ora solare della nostra posizione e lora dei nostri orologi ci dovrebbe
essere una differenza di oltre unora. Inoltre non importa a che ora decidiamo di iniziare la giornata, tanto qua
sotto la luce artificiale accesa ventiquattro ore su ventiquattro e il cambio dei turni si svolge a intervalli che
non dipendono dalle ore solari.
ora che esca dalle coltri. Domando scusa e infilo un piede fra i due uomini seduti nella cuccetta sotto la
mia.
Mi tolgo con cura dalla barba lunga i peluzzi della coperta.
Il pettine nero dopo averlo passato una volta sola nei miei capelli, che trattengono come un filtro le particelle
di nafta in sospensione nellaria.
Cerco nellarmadietto lasciugamano e il sapone. Preferirei fare le mie abluzioni nel cesso, ma la lampadina
rossa mi dice che occupato. Pazienza, mi infilo lo spazzolino e il sapone nella tasca dei calzoni in attesa di
unoccasione migliore.
Uscendo dallalloggio sottufficiali sento Pilgrim dichiarare solennemente: La cacata del mattino arriva

sempre, fossanche soltanto alla sera! e sento subito un brontolo in pancia. Cerco di autosuggestionarmi:
Non si muove nulla nella mia pancia, assolutamente nulla. Tutto perfettamente tranquillo e normale nella
mia pancia!.
Il direttore di macchina, le mani unte, pulite alla belle meglio con uno straccio, viene dallispezione
mattutina delle macchine. Non vedo il primo ufficiale di guardia e neppure lallievo ufficiale di macchina. Il
comandante si star lavando, il secondo ufficiale di guardia ancora di turno.
Il cuciniere stato svegliato alle sei. Assieme alle uova strapazzate, che arrivano in tavola fredde, c burro,
pane e caff nero, detto sudore di negro. Il mio stomaco si ribella decisamente al sudore di negro, il brontolo
aumenta. Sbircio se il cesso finalmente libero.
Manca lappetito? sinforma il direttore.
Ma, non so questa broda non proprio una delizia.
Provi a lavarsi i denti prima, forse poi le va di pi dice il direttore masticando a piene ganasce. Il
comandante esce dalla sua cabina con schizzi di dentifricio sulla guancia e la barba umida. Dice: Buongiorno,
lorsignori! Vedo che gli eroi hanno un po trascurato ligiene! sinfila nel suo angolo e fissa il vuoto.
Nessuno osa aprire bocca.
Finalmente il Vecchio chiede la parola dordine di oggi.
Procul negotiis suggerisce il direttore e traduce prontamente, per non mettere in imbarazzo nessuno:
Lontano dagli affari!.
Il comandante annuisce: Che cultura! Complimenti.
A questora c un gran viavai. Ogni momento qualcuno deve andare da prua a poppa e viceversa. Significa
che mi devo alzare in continuazione dal mio seggiolino pieghevole in mezzo al passaggio. Il movimento nel
mio intestino ormai intensissimo. Accidenti, cosaspetta quellidiota a uscire dal cesso?
Questo problema forse non esisterebbe se luso del cesso si distribuisse uniformemente su tutta la giornata,
senza le ore di punta come stamattina. Anche verso mezzanotte lassalto massiccio, perch allora coincidono
due turni, il che significa che otto persone devono andare al cesso contemporaneamente. La scorsa notte quelli
in coda si contorcevano come se avessero preso un calcio nello stomaco.
Finalmente si apre il portello della cabina H. Il primo ufficiale di guardia! Afferro fulmineamente la mia
roba e quasi gli strappo il portello dalla mano. Nella cabina H sopra il piccolo lavabo c anche un rubinetto
dacqua dolce. Generalmente basta appena per i denti e la pulizia pi superficiale; oggi non viene neppure. Non
mi resta che ripiegare sul rubinetto dellacqua di mare. Con il sapone per lacqua salata riesco a produrre un po
di schiuma, mi guardo invece bene dallo sciacquarmi la bocca con quella broda amara. Quando ritorno
nellalloggio ufficiali gli altri sono sempre seduti attorno al tavolo in silenzio come il comandante.
Dallaltoparlante una voce sdolcinata domanda: Dimmi se mi ami, ancora ieri lo negasti. Il direttore
sospira rumorosamente e ruota gli occhi come un guitto.
Prendo un bel sorso di caff e me lo sciacquo in bocca finch diventa spuma, poi schiaccio il liquido
brunastro attraverso i sottili interstizi dei denti come se fossero ugelli, sciacquo il buco dove mi manca un dente
e poi faccio andare il liquido da destra a sinistra una, due volte, fino a che sono scomparsi tutti i residui di saliva
e nafta. Alla fine ingoio la schiuma di caff e saliva (ah, ora s che ho la gola pi libera). E adesso il naso: tiro
su con forza e inghiotto il muco. Le vie respiratorie sono sgombre. Anche il caff meglio adesso.
Probabilmente il direttore aveva ragione.
Finita la colazione, il comandante si dedica di malavoglia al giornale di bordo. Fissa lora per la lezione di
strategia. Il direttore scompare verso poppa, il primo ufficiale di guardia si sta occupando di certe sue
scartoffie.
Il cameriere di bordo viene a sparecchiare. Riprende il solito tran tran. Per levarmi dai piedi salgo sul ponte.
Le nuvole sono nitidi intarsi nel cielo color tortora. Un nuvolone si spinge davanti al sole, la sua ombra
oscura la luminosit bianco verde del mare. cos grossa, la nuvola, che il suo orlo inferiore affonda dietro
lorizzonte. In compenso lacerata qua e l e il sole spiove con fasci di luce obliqui. I fasci si muovono sul
mare come regolati da uno schermo e uno si dirige dritto sul nostro sommergibile. Per qualche attimo siamo
sotto un potente riflettore da palcoscenico.
Aereo da sinistra!
Il grido del capo Dorian mi sferza come una scossa elettrica. In una frazione di secondo scorgo sullo sfondo
delle nuvole un puntino nero e sono con un balzo in camera di torretta. Picchio con losso sacro sulla leva di
chiusura del portello. Reprimo un urlo di dolore. Ruzzolando allinterno immagino chiaramente come
dovrebbe essere fatta una guaina di cuoio per avvolgere questo pezzo di ferro sporgente.
Saltando gi lo scarto di lato mi riesce troppo corto. Lo stivale di chi mi segue mi colpisce nella nuca. Dorian
atterra con un tonfo sulle lastre del pavimento.
Ce labbiamo fatta per un pelo! dice senza fiato.
Il comandante gi sotto la torretta e guarda in su.
Allagare! urla da sopra il secondo ufficiale di guardia. Si aprono gli sfiatatoi. Dallalto precipita una

cascata d acqua dalla quale esce zuppo il secondo.


La lancetta dellindicatore di profondit si sposta lentamente, come se dovesse superare una fortissima
resistenza. Il sommergibile sembra incollato sotto la superficie.
Il direttore di macchina urla: Tutti gli uomini a prua!.
Segue un, gran parapiglia, una cavalcata scalpitante si sposta attraverso la camera di manovra verso prua.
Finalmente lo scafo si apprua. Devo aggrapparmi a qualcosa per non perdere lequilibrio.
Laereo veniva da sinistra, da sotto le nuvole: non ho visto che tipo era riferisce ancora senza fiato il
secondo al comandante.
Questi non toglie lo sguardo dallindicatore di profondit. La sua faccia immobile, con unespressione che
si direbbe indifferente. Gocce dacqua cadono nella sentina tip tap tip. Gli elettromotori ronzano
dolcemente.
O il giroscopio?
Attesa fiato trattenuto infine un respiro affannoso.
Niente?
Ai posti per limmersione! comanda il direttore. Aggrappandosi alla meglio gli uomini risalgono la china
come scalatori in difficolt.
Raddrizzare i timoni di profondit!
Mi alzo con un profondo sospiro. Un dolore lancinante mi trafigge losso sacro come un ferro rovente. Solo ora
mi accorgo con quanta violenza ho battuto contro la leva del portello.
Bilanciare a trenta metri! dice il comandante.
Merda! impreca sotto voce il sottufficiale di rotta.
Il comandante in piedi in mezzo alla camera di manovra, le mani affondate nelle tasche dei pantaloni, il
berretto sulla nuca. Ormai ci hanno avvistati brontola. Speriamo di non trovarci tutta la muta alle calcagna
fra un poco. Si rivolge al direttore: Per il momento restiamo sotto. E a me: Come le dicevo ieri: loro sanno
esattamente quando siamo salpati, e adesso li abbiamo addosso.
Il secondo allarme aereo arriva due ore pi tardi, mentre di guardia il sottufficiale di rotta. Quando grida
allarme! faccio appena in tempo a notare, a quaranta gradi, un pollice sopra lorizzonte, un punto scuro nel
grigiore generale, e contemporaneamente mi trovo gi nella torretta e scivolo gi, mani e piedi sul corrimano
della scaletta.
Dallalto il sottufficiale grida: Allagare!.
Lo vedo attaccato alla manovella del portello sgambettando alla ricerca di un punto dappoggio per i piedi.
Finalmente riesce ad avvitare il portello.
Cinque! Tre ai due lati! Uno! sento i soliti richiami.
Lacqua si immette con un violento gorgoglio nei cassoni. Aereo a quarantacinque gradi, distanza tremila.
Non diretto sullobiettivo! riferisce il sottufficiale di rotta.
Le valvole di aerazione e di scappamento dei motori sono chiuse, i due motori elettrici sono stati innestati sugli
alberi. Vanno a tutta forza. Al posto del rumore rintronante dei diesel si sente adesso solo il loro vibrante
ronzio.
Di nuovo tratteniamo tutti il fiato.
Immersione rapida! annuncia il direttore. Vuotare i cassoni dimmersione rapida! Questi vengono
svuotati con laria compressa; la loro capacit di cinque tonnellate. In emersione sono allagati per dare
ulteriore peso al sommergibile, che aiuta ad annullare rapidamente la tensione superficiale. Attualmente queste
cinque tonnellate sono un sovrappeso. Con uno scoppio si libera laria compressa e lacqua esce dai cassoni
con un forte sibilo.
Ancora nessuna bomba!
Fino alla nostra immersione, cio fino a che il sommergibile completamente sommerso, sono passati non pi
di trenta secondi.
Ma il vortice dacqua che si forma nel punto dell'immersione resta visibile per almeno cinque minuti.
Normalmente gli inglesi sganciano le loro bombe di profondit sopra questi gorghi
Niente!
Il Vecchio sbuffa. Lo imita pi in sordina il sottufficiale di rotta.
Meno ottanta.
Per cinque minuti buoni nessuno apre bocca. Infine il Vecchio comanda di risalire a quota di periscopio.
Chiss, forse non ci hanno visti! dice.
Tre ore dopo, terzo allarme aereo. Questa volta il primo ufficiale di guardia a urlare allagare!. spuntato
dritto dal sole! dice ansimando.

Tutti a prua! ordina il comandante perch il sommergibile non si apprua con la necessaria rapidit.
Si ripete il solito trambusto attraverso la camera di manovra. A tutti preme scendere il pi velocemente
possibile.
Il direttore usa un trucchetto speciale per accelerare lappruamento: solo quando i due timoni di profondit,
sfruttati al massimo, hanno gi inclinato in avanti il sommergibile, d lordine di aprire la valvola di scarico del
cassone pi a poppa. Per qualche attimo si servito della sua spinta di galleggiamento per appruare pi
rapidamente il sommergibile.
E tre mormora il primo ufficiale di guardia quando ormai certo che non ci bombardano.
Non lo griderei tanto ai quattro venti lo riprende il Vecchio.
Diventano di giorno in giorno pi sfacciati! impreca il direttore. Hanno maniere non proprio da
gentleman.
Per ora restiamo sotto fa il Vecchio.
Ci ritiriamo nellalloggio ufficiali.
In gamba, il primo ufficiale di guardia dice il Vecchio, ma abbastanza forte da farsi sentire fino alla
camera di manovra. Effettivamente il primo si merita lelogio per aver avvistato laereo in tempo. Non affatto
facile se il pilota conosce il suo mestiere e arriva col sole alle spalle. Una volta su dieci un gabbiano. Quando
ad ali rigide e allargate i gabbiani planano appena sopra lorizzonte in direzione del sommergibile, lallarme ti
scappa prima di aver capito bene di che si tratti. Linganno perfetto nel riverbero come di vetro fuso
incandescente che confonde i contorni e ti abbaglia. Lundicesima volta sta sicuro che un aereo.
Con gli aerei non resta che orzare spiega il Vecchio. Il primo lha capito molto bene. Cos laereo prende
troppo vento sullala bassa quando vira anchesso e scarroccia in fuori. Non serve a molto, ma nelle nostre
condizioni dobbiamo pur sfruttare ogni metro di vantaggio.
Cercher di ricordarmelo: orzare.
I piloti che mandano ultimamente sono dei fuoriclasse! Il Vecchio si morde il labbro inferiore. Annuisce
un paio di volte brevemente, socchiude gli occhi e dice: Stanno soli soletti nei loro macinini, eppure ce la
mettono tutta. Potrebbero sganciare semplicemente le loro bombe in mare e sgranare il nastro della mitraglia a
vuoto: chi li vedrebbe?.
E avanti a cantare le lodi della Royal Air Force: Non si pu dire che siano fifoni neanche i piloti che
attaccano le nostre basi. Quanti ne abbiamo abbattuti laltra volta?.
Otto rispondo. A momenti uno ci casca in testa, a La Baule piombato gi nella pineta. Giuro che non
toccher mai pi la cervella al burro!
Perch?
Erano dentro in tre. La cabina di pilotaggio era tutta sventrata. Avevano con loro un pacco di sandwich,
fette di pane bianchissimo con doppio arrosto e una foglia di lattuga in mezzo, e su uno cera il cervello del
pilota. Volevo prendere i documenti, qualunque cosa, ma laereo si era incendiato e le munizioni della
mitraglia cominciavano ad esplodere. Ho dovuto scappare a tutto vapore.
Cerco di leggere nel manuale nautico. Sento distrattamente la voce del Vecchio che continua: Che tipo,
quel pilota che ha beccato la Gneisenau. Invece dei soliti panini aveva le tasche piene di preservativi.
Ripongo il libro.
Si vede che voleva combinare lutile col dilettevole e concludere la missione con una visitina a qualche
bordello nella rue de la Paix. I canadesi hanno un gran senso pratico.
Solo che gli andata male, prosegue il Vecchio ma ha fatto un gran bel lavoro! Scendeva planando in
spirale. In un primo momento non se n accorto nessuno neanche lantiaerea! Non gli hanno sparato un
colpo! Gli inglesi hanno sganciato la bomba, eseguendo un lavoretto su misura. Un numero di alta acrobazia!
Un vero peccato che non si sono salvati. Il macinino piombato in mare come un sasso. Be, signori, il dovere
ci chiama!
Seguo il Vecchio e il direttore di macchina in camera di manovra.
Il direttore annuncia: Pronti per lemersione!.
Emersione! ordina il comandante e sale in torretta.
Speriamo che adesso quei diavoli ci lascino in pace sento il sottufficiale di rotta.
Nella camera di manovra, trenta minuti a mezzanotte. I ventilatori ronzano piano. Uno spiffero daria fresca
entra dal portello aperto. Le poche lampadine accese sono schermate perch il riflesso di luce non ci tradisca,
scoprendoci agli aerei notturni. Loscurit scontorna lambiente. Dalle vaghe caverne dombra proviene la
debole luce verde fosforescente delle frecce che nellemergenza, quando le altre luci non funzionano pi, ci
dovrebbero indicare la direzione della torretta. una trovata recente, le hanno messe dopo il disastro del
sommergibile di Kallmann: nellautunno del 40 Kallmann ebbe una collisione con un cargo norvegese nella
chiusa di Brunsbttel. Il suo piccolo sommergibile senza paratie stagne venne investito appena dietro la camera

di manovra e squarciato tanto da colare a picco in pochi secondi. Cos se la sono cavata soltanto quelli che
erano in coperta. Quando hanno recuperato il relitto, in presenza di Kallmann come vuole il regolamento,
hanno trovato parte dellequipaggio ammassato nella camera di manovra, per non sotto la torretta ma al
pozzetto del periscopio, in un punto, cio, completamente sbagliato.
Ma a che ci servirebbero le frecce verdi? Se il sommergibile va gi da queste parti, finisce a qualche migliaio
di metri di profondit e neanche le frecce ci salvano.
Un po di luce viene anche dalla cabina radio e dalla lampada nel corridoio che porta allalloggio ufficiali.
Nellalone di luce due uomini seduti sulla cassa delle carte nautiche stanno pelando patate. Quasi invisibile, il
marinaio che di turno in camera di manovra sta appoggiato al suo leggio intento a controllare sul giornale di
bordo il livello della cassa di compensazione. Sotto le lastre del pavimento lacqua nella sentina fruscia contro
le fiancate. Le due paratie, chiuse dietro lalloggio sottufficiali, smorzano il rumore delle macchine, che mi
giunge ovattato. Solo il brusio che decresce e aumenta ci dice che siamo in mezzo alloceano.
Attraverso la paratia anteriore. Il marconista di turno, Hinrich, assorto in un libro, la cuffia sulle orecchie.
Appoggiato coi gomiti sui quadri di comando, sembra appeso a due grucce. La tenda verde della cuccetta del
comandante chiusa, ma dalle fessure filtra la luce: neppure il Vecchio dorme. Probabilmente scrive, disteso
sul letto, le solite lettere che potr impostare soltanto al nostro ritorno alla base.
Ora che nessuno seduto al tavolo anche lalloggio ufficiali sembra molto pi ampio del solito. Il direttore di
macchina dorme sulla panca dietro il tavolo.
Nella cuccetta in basso a sinistra il primo ufficiale di guardia dorme dietro la tenda in attesa del suo turno. La
paratia verso il locale di prua si spalanca con un botto. Il direttore si gira dallaltra parte con un grugnito e
continua a dormire ronfando. Un uomo dai capelli arruffati entra e saluta mezzo addormentato, esita un attimo,
poi apre risoluto la tenda della cuccetta del primo ufficiale: Venti a mezzanotte, signor tenente!.
La faccia assonnata del primo ufficiale emerge dallombra della cuccetta. Ancora imbranato sbroglia una
gamba dalle coperte, scavalca goffamente la gabbia della cuccetta e rotola gi. Lintero processo somiglia a un
salto in alto ripreso al rallentatore: preferisco non irritare il primo ufficiale con la mia indiscrezione e me ne
vado.
Nellalloggio dei capi di seconda il motorista Johann seduto al tavolo con aria malinconica. Sbadiglia:
Ngiorno, signor tenente!.
Un po prestino per il buongiorno!
Due fioche lampadine illuminano a malapena la camera di prora. Mi viene addosso il tanfo pesante e acido di
sudore, nafta, acqua salmastra e indumenti umidi.
Qui a prora si avverte pi che altrove il rollio del sommergibile. Due ombre cercano di non perdere lequilibrio
davanti ai tubi lanciasiluri. Sento imprecare: Che razza di schiavisti! Mandarci fuori a notte fonda!.
Dalle amache sbucano due teste, e unaltra si sporge da una delle cuccette di sinistra.
Porci schifosi! Mi sembra la voce di Ario.
Gli uomini, squilibrati dal rollio, compiono vari tentativi prima di riuscire a infilare i piedi negli stivali.
Che tempaccio, eh? fa uno di loro. Ci bagneremo i piedi!
I due si cacciano nei loro pesanti maglioni e si avvolgono pure gli asciugamani al collo perch nelle incerate,
che indosseranno poi in camera di manovra, non entri lacqua.
Gli uomini del turno che smonta scendono dal ponte, bagnati come topi e con le membra intirizzite. Hanno le
facce rosse dagli spruzzi. Appendono i loro binocoli agli appositi ganci e con gesti pesanti, silenziosi come
quelli del cambio, si tolgono le giacche bagnate, poi si aiutano a vicenda a sfilarsi i calzoni impermeabili.
I pi giovane raccoglie il mucchio di roba gocciolante e lo porta a poppa. Asciugher nellunico posto adatto,
fra i motori elettrici ai lati del lanciasiluri di poppa.
Gli uomini che smontano ingollano velocemente un sorso di caff caldo, poi asciugano i binocoli e li
ripongono nelle custodie.
Ehi, ancora sveglio? mi fa il sottufficiale di rotta. Il capo Wichmann va a poppa, il sottufficiale di rotta, con
le due vedette, a prua.
Per qualche tempo non sento altro che il ribollire del mare e il rombo delle macchine, poi il marinaio di turno in
camera di manovra attacca la pompa per svuotare la sentina dellacqua che vi penetrata.
A un tratto la camera di manovra si rianima: arriva il cambio del turno alle macchine. Riconosco il fuochista
Ario e laddetto ai motori elettrici Zrner.
Nellalloggio sottufficiali Wichmann si messo comodo al tavolo e mastica rumorosamente.
Salgo nella mia cuccetta. Adesso il mare mi fruscia accanto alla testa, un lungo sfregare e sciabordare che
cresce e decresce, trasformandosi ogni tanto in un sibilo.
Si apre la paratia che porta alla cucina. Appaiono Kleinschmidt e Rademacher che stanno discutendo
animatamente.
Lascia qualcosa anche a noi, vecchio ruminante! Possibile che non ti si veda mai senza muovere le
mandibole?

Tu la bocca ce lhai proprio per dire fesserie!


E tu ce lhai solo per ingozzarti!
Dalla fessura della mia tenda vedo che Wichmann si gratta tranquillamente fra le cosce. Solleva addirittura un
po il sedere per arrivarci meglio.
Togli le tue zampacce di l, Cristo! sbotta Rademacher. Credi di poterti fare una pugnetta davanti a noi?
Se vuoi che ti scopi, dillo pure! lo rimbecca Wichmann. Evidentemente il dialogo ha acceso qualche ameno
ricordo nella mente di Kleinschmidt che reprime una risatina con tanta ostentazione che gli altri lo guardano
incuriositi.
Ve ne devo raccontare una bella, che mi capitata in un bistr di Parigi li accontenta prontamente lui. Io
sono seduto su una sedia e di fronte a me, su un divano, sta un negro con una zoccola che se lo sta lavorando
sotto il tavolo. A Parigi non hanno mica complessi, sapete.
Rademacher annuisce pieno di comprensione.
A un tratto il negro comincia ad ansimare e a stralunare gli occhi. Mi dico, questa non te la devi perdere,
spingo indietro la sedia, giusto in tempo per vedere come quello spara, dritto sulla mia scarpa!
Un ma va! scappa a Wichmann.
E tu che hai fatto? vuol sapere Rademacher.
Dapprima sono rimasto seduto l, secco. Ma loro, li avessi visti! In piedi e via come due saette!
Ragazzi, il mondo tutta una sorpresa! Rademacher ancora impressionato.
Wichmann sembra aver afferrato soltanto adesso il succo della faccenda. Sappoggia alla parete e dichiara:
Tutti porci, i francesi!.
Lallievo guardiamarina si rigira rumorosamente nella sua cuccetta, ma i tre al tavolo se ne infischiano. Ci
vuole ancora un quarto dora abbondante prima che il silenzio cali finalmente anche nellalloggio dei
sottufficiali.
Il nuovo marinaio della camera di manovra non sembra un grande acquisto. Il sottocapo di settore lo ha gi
ripreso violentemente un paio di volte. Durante il turno libero legge i suoi libroni neri invece di partecipare alle
solite asinate nel locale di prora, e cos si trovato contro quasi tutti. La sua ostentata presunzione di essere
migliore degli altri lo ha isolato del tutto. Ogni tanto cerca di ingraziarsi qualcuno con fare sottomesso, ma
viene regolarmente respinto con un leccaculo! o salmista!.
Specialmente Ario ce lha con lui: Quel pidocchio! Almeno facesse bene il suo lavoro!.
Una volta, a prua, sento Ario dire che il fratello del silurista Hacker ha avuto una condanna allergastolo. Ha
ventidue anni, uno pi di Hacker. Per vendicare certe angherie ha cerchiato cinque alberi da frutta di un
vicino. Ario mi spiega di che si tratta: Basta incidere la corteccia tuttattorno per far morire lalbero.
E per cos poco uno si becca lergastolo?
Eh s, di questi tempi. Lo chiamano minaccia allautarchia di sostentamento del popolo germanico!
Sabotaggio, insomma.
Il marinaio Schwalle ha sentito la spiegazione: Ragazzi, ora l in buone mani! gli scappa.
Che cazzata stai dicendo?
Ma s l almeno al sicuro, o no? Diciamo, l nessuno lo tocca.
Ario resta sbalordito: Mazza che belle idee che hai!.
Schwalle non fa una piega. Ingoia un lungo sorso di limonata da un teschio di ceramica.
Che pazzi, penso, portare a bordo un arnese cos ingombrante.
Nel giornale di bordo, i primi due giorni di mare si riducono a questo:
sabato: ore 8.00 uscita
ore 16.30 prova di immersione
ore 18.00 prova di immersione a grande profondit
domenica: ore 7.45 allarme aereo - manovra di disturbo e immersione a grande profondit
ore 10.55 allarme aereo
ore 15.44 allarme aereo
ore 16.05 spostamento in zona attacco
MARTED, QUARTO GIORNO DI NAVIGAZIONE. Il direttore di macchina evidentemente disoccupato,
unottima occasione per invitarlo a darmi un paio di informazioni tecniche. Basta che io dica: Mi sembra tutto
talmente complicato che lui parte sparato: Ha proprio ragione, eccome! Qui tutto molto pi complicato che
sulle navi normali naviganti secondo il principio della tinozza nello stagno. Esse hanno una stabilit precisa e
una spinta di galleggiamento sempre uguale: tot tonnellate di stazza lorda, tot tonnellate di carico. E se

caricano un po di pi e pescano un tantino oltre il limite di carico, niente di male, non cambia nulla, la
questione riguarda semmai la polizia portuale. Da noi invece un eccesso di peso comporterebbe un sacco di
complicazioni.
Sinterrompe strizzando nervosamente le palpebre. Lo guardo col timore che non prosegua. Mi fa aspettare.
Il galleggiamento, il fatto che lacqua regga una massa pesante, sempre stato un fenomeno quasi
inspiegabile per me. Quando ero ragazzino, non tanto le barche a remi ma le navi di ferro avevano per me
qualcosa di miracoloso. Il ferro che galleggia! E una volta, sullElba, avevo visto addirittura navi di
calcestruzzo con pareti spesse come i muri di un bunker. Mi pareva incredibile che anche quelle masse enormi
di calcestruzzo potessero non solo galleggiare ma trasportare carichi. Pur conoscendo le funzioni degli
impianti del sommergibile e le varie operazioni, limmersione ed emersione sono tuttora un gioco di prestigio
ai miei occhi. Mi affascina sempre il fatto che il sommergibile possa annullare la propria capacit di
galleggiamento per riacquistarla quando vuole.
Il direttore di macchina riprende il discorso con tono professorale: La differenza fondamentale tutta qui:
la nostra spinta di galleggiamento, diversamente dalle imbarcazioni normali, non corrisponde allo spostamento
dellacqua, ma la creiamo con laria nei cassoni. Cio, restiamo a galla grazie a una specie di salvagente.
Facendo uscire laria, affondiamo.
Aspetta che io annuisca con laria di chi ha capito.
Dobbiamo stare molto attenti ai nostri rapporti di peso, che devono essere sempre in equilibrio. Quando c
un allarme non ci resta il tempo per correggerli, perci dobbiamo regolare il peso per limmersione mentre ci
troviamo ancora in superficie. Voglio dire, modificando il carico delle casse di compensazione equilibriamo il
peso in maniera che in caso dallarme dobbiamo soltanto annullare la spinta di galleggiamento delle casse
dimmersione. Cos, una volta sottacqua il sommergibile non ha pi alcuna spinta, n di galleggiamento, n di
affondamento.
Il direttore si ferma di nuovo e domanda: Mi segue?.
Signors, signor direttore di macchina!
Alla profondit voluta il peso del sommergibile devessere quindi zero rispetto allacqua che lo circonda,
affinch resti sospeso e possa essere facilmente manovrabile, sia con pochissimo lavoro di eliche, sia con i
timoni di profondit e di direzione. Non deve n scendere n risalire. Purtroppo, per, il peso complessivo del
sommergibile cambia tutti i giorni a causa del consumo di viveri, acqua e carburante. E disgraziatamente
neanche il peso dellacqua spostata dal sommergibile costante. Abbiamo a che fare in continuazione con
fattori variabili, dobbiamo permanentemente rifare i calcoli.
Si ferma per prendere fiato. Va a prendere dal suo armadietto una bottiglia gi aperta di succo di mele. Ne
strappa il tappo metallico sulla cerniera dello sportello e beve a canna.
Dopo che si asciugato la bocca prosegue:
Il problema pi grosso il continuo modificarsi del peso specifico dellacqua di mare. Nellacqua dolce
tutto sarebbe molto pi semplice, basterebbe che tutti i giorni compensassimo il consumo progressivo di viveri,
nafta e acqua, immettendo la corrispondente quantit dacqua nelle casse di compensazione. Ma lacqua salata
ha abitudini estremamente antipatiche: in mare, lacqua non uguale dappertutto. Ecco perch anche la nostra
spinta di galleggiamento cambia da un giorno allaltro; anzi, in pratica da unora allaltra.
Adesso il direttore fa unaltra pausa per controllare di sottecchi leffetto della sua dissertazione.
Il peso specifico dellacqua di mare dipende da molti fattori: profondit, temperatura, stagione, correnti
marine, perfino la vegetazione: il plancton, per esempio, vi influisce notevolmente.
Un po di plancton in pi, e dobbiamo scaricare acqua. Anche il sole centra.
Il sole? domando stupito.
Gi, il sole provoca levaporazione e quindi laumento della salinit. Il peso specifico dellacqua cresce con
laumento della quantit di sale.
Ma saranno differenze minime!
Per qualche attimo il direttore riflette corrugando la fronte. Una modifica del peso specifico dellacqua,
mettiamo pure minima un millesimo impone logicamente la modifica di un millesimo del peso del
sommergibile. Ora, supponiamo che il sommergibile pesi settecentocinquanta tonnellate. In questo caso
lalterazione di un millesimo fa la bellezza di settecentocinquanta chili. Ma un difetto di settecentocinquanta
chili sarebbe una grossolana imprecisione nel calcolo del carico delle casse di compensazione. Per tenere il
sommergibile discretamente bilanciato, la differenza non deve superare i cinque chili. Dico discretamente
perch quasi impossibile bilanciare il sommergibile in modo che resti sospeso senza laiuto delle eliche e dei
timoni. Con mezzo litro, anzi un ditale dacqua in pi o in meno nelle casse il sommergibile scenderebbe
oppure salirebbe. Perci tutti i santi giorni dobbiamo controllare con il densimetro il peso specifico dellacqua
in cui ci troviamo.
Il direttore segue il suono delle sue ultime parole con unaria un tantino compiaciuta. Il suo discorso lo ha
animato come se questa scienza fosse tutta merito suo.

Passando, il comandante, che lha certamente sentito parlare da un pezzo, chiede: Ne proprio sicuro,
professore?.
Il direttore perde subito il filo. Riprende a parlare con un tono lamentoso: Al Vecchio invece interessa
soltanto che il sommergibile sia sempre bilanciato ugualmente bene: n un litro dacqua in pi, n un litro in
meno.
Ora fa lesaurito, ma vedo chiaramente che sta cercando una frase di circostanza per concludere la
lezioncina.
Gi, dichiara infine siamo un autentico laboratorio di fisica galleggiante
E di chimica.
S, anche di chimica tocchiamo ferro! dice lui. Ma se qui entra sul serio in azione la chimica, non
avremo pi niente da ridere!
Tutta un tratto ha una gran fretta di andarsene. Non faccio in tempo a domandargli cosa voleva dire con
questultima affermazione.
A pranzo il Vecchio insolitamente giulivo, nessuno sa perch. Fa addirittura lo spiritoso, non lho mai visto
cos su di giri. Il direttore di macchina si siede a tavola per ultimo.
Allora, direttore? domanda il comandante con un tono quasi da sfott.
Tutto a posto, comandante!
Giovialissimo il Vecchio lo invita a sedersi nellangolo della cuccetta. Lostentata gentilezza confonde il
direttore. Ci guarda uno dopo laltro di sottecchi. Credo di aver capito a che gioco il Vecchio stia giocando:
nella camera di manovra lho visto passare di soppiatto alcuni foglietti al sottufficiale di servizio.
Infatti, dopo pochi minuti squilla il campanello dallarme. Il direttore si rialza con fatica. Sotto il soffitto si
muovono le aste delle valvole di allagamento. I piatti scivolano sopra il tavolo.
Reggersi forte! dice il comandante.
Il direttore gli lancia uno sguardo risentito, ma non pu fare altro. Deve precipitarsi in camera di manovra.
Svelto come un furetto! lo sfotte pure il Vecchio.
Le urla che giungono dalla camera di manovra mi confermano che non si tratta di un normale allarme di prova.
Sembra piuttosto unazione di disturbo.
Tutto quello che si trova sul tavolo scivola fuori e va a frantumarsi in terra. Lappruamento aumenta ancora.
Sguardo interrogativo del secondo ufficiale di guardia. Ma il comandante fa la sua solita faccia da giocatore di
poker.
Dalla camera di manovra viene il grido: Infiltrazione dacqua sopra lidrometro!.
Ma invece di scattare in piedi il comandante gratifica il secondo ufficiale di un largo sorriso e finalmente questi
capisce che si tratta di disturbi provocati ad arte.
Il Vecchio gode come un riccio a vedere lo scompiglio e a sentire le bestemmie. Si tira su pesantemente e
sarrampica calmo calmo in camera di manovra.
C un gran tintinno e fracasso di roba che va a terra e in frantumi, poi un colpo sordo si sar rovesciato
qualcosa di pesante. Il sommergibile sembra stia addirittura capotando.
Il primo ufficiale di guardia strabuzza gli occhi.
Raccogliamo le stoviglie e le schegge. Maledizione, tutto imbrattato di avanzi di cibo. Che carogna il
Vecchio, farci questo scherzo proprio a pranzo!
Il sommergibile devessere pronto per questo e altro neanche gli inglesi usano i guanti di velluto un po
di allenamento mantiene giovani, guai a mettere su muffa! sono i commenti canzonatori del Vecchio in
mezzo a tutta quella confusione.
Meno male, ora il sommergibile lentamente si riequilibria. Il Vecchio ha piet di noi, fa tornare a quota
sessanta. Il cameriere di bordo arriva e ripulisce con muto accanimento.
Dopo un quarto dora ritorna il direttore di macchina, bagnato fradicio e senza fiato. Il comandante gli presta il
suo giubbotto di pelo e gli versa del t con studiata cortesia.
Niente male, direttore!
Il direttore accoglie lencomio del comandante con unocchiata di sbieco.
Su, andiamo! gli fa il comandante.
Il direttore sappoggia alla parete, con le mani tutte unte di lubrificante. Il Vecchio lo guarda con simulata
disapprovazione:
Ma insomma, direttore, cosa penser il nostro primo ufficiale di guardia se lei si presenta a tavola cos?.
Il primo arrossisce allistante. Il direttore sinfila le mani nelle tasche dei pantaloni: Cos va meglio? Perch io
ho gi mangiato.
Ma, direttore! Se continua cos, deperir! Ragazzi, mangiate e bevete e state allegri. Il Vecchio mastica a
bocca piena, poi con lo stesso tono ironico chiede: Non aveva detto che voleva riparare nonsoch del motore

di sinistra? Adesso il momento buono. Gi che ci va, perch non fa dare una ripassata anche al diesel di
dritta? Tanto dobbiamo restare sottacqua per molto tempo. Che cosa non si farebbe per lei!.
Al direttore non rimane che rassegnarsi e sparire di nuovo.
Il Vecchio ghigna: Basta con questo sanatorio della malora. Dopo la noia nella base ci vuole un po di
movimento.
Da quando siamo in mare il comandante di buon umore o almeno contento a modo suo. perfino tornato in
anticipo dalla licenza. Le riparazioni del sommergibile non richiedevano la sua presenza, ma ha voluto esserci
lo stesso. Naturalmente, dal suo rientro anticipato di unintera settimana, gli uomini deducono che le cose non
gli vanno troppo bene a casa.
Pare che nessuno conosca la vita privata del comandante. Io stesso riesco a farmene una idea vaga,
basandomi solo su certe sue allusioni quasi involontarie, su alcuni commenti cinici e sulle mie osservazioni
personali. A volte legge e rilegge delle lettere scritte tutte con inchiostro verde e una larga grafia. Si dice che il
mittente sia la vedova di un aviatore. Ogni tanto il Vecchio accenna a un pianoforte con candelieri candele
rosse e a bellissimi abiti da sera. Qualche frase gli venuta fuori anche a proposito dellultima licenza e
aveva unaria scocciata. Doveva sempre accompagnarla a fare la spesa con la croce di cavaliere al collo.
Cos ci mettevano qualche grammo in pi sulla bilancia. Che seccatura! Tutte le sere festa da rompersi le
eccetera. Mi volevano pure per fare le conferenze nelle scuole. Grazie, non ci sto! ho detto.
Unaltra volta si perfino lasciato andare a questa confessione: Che altro si pu chiedere in licenza se non
di togliersi la roba di dosso, stare ore e ore a mollo nella vasca, infischiarsene di tutto e di tutti. Niente giornali,
niente radio, niente di niente. Rilassarsi e basta. Ma nossignore, eccoti luniforme da passeggio con spadino e il
resto, camicia bianca inamidata, cravatta di seta nera, calzini neri, scarpe lucidatissime e in cima la decorazione
lustra col nastro immacolato nerobiancorosso Porca vacca!.
I lavori in sala macchine hanno richiesto unora. Al citofono il comandante abbaia: Pronti per
lemersione!.
Gli uomini del turno di guardia in coperta si preparano sotto il portello.
Emersione! ordina il comandante.
Timone di profondit anteriore dieci in alto, posteriore cinque in basso dirige la manovra di emersione il
direttore.
Immettere aria! Laria compressa sibila dalle bombole nei cassoni e lacqua ne esce attraverso le valvole
aperte.
Sommergibile in affioramento. Torretta emersa. Emersione compiuta! annuncia il direttore. Il portello viene
aperto, si annulla la pressurizzazione. Ventilare coi diesel!
Gli uomini del turno di coperta si arrampicano in torretta. Il dondolio del sommergibile si di nuovo tradotto in
avanzamento orizzontale. Lo sciabordio delle onde tornato ad essere un fruscio continuo. Quando i cassoni
sono completamente svuotati il comandante ordina: Franca i posti di manovra in immersione!.
Un fuochista sale in torretta. Si accende una sigaretta e accosciato come un arabo sui calcagni si abbandona, gli
occhi socchiusi, al piacere del fumo. Non pu finire la sigaretta perch altri aspiranti al suo posto gli fanno
fretta da sotto.
Pomeriggio. Viaggiamo in emersione da due ore, a 14 o 15 miglia marine lora, velocit media di un buon
ciclista.
ALLARME! Il batacchio della campana mi tamburella sul cuore, mi si blocca il respiro. Campanaccio della
malora!
Un uomo si precipita fuori dal cesso coi pantaloni a mezzasta. Smrdati per benino! gli gridano dietro.
Le macchine sono ferme. Il sommergibile si apprua di gi.
Cosa succede? Cosa aspetta il direttore di macchina a raddrizzare la barca? Solo ora capisco che questa volta
non un falso allarme.
Restiamo sotto appena un quarto dora.
Secondo me, per oggi basta suggerisce il direttore.
Gi fa il Vecchio.
Il Vecchio e gli inglesi sento Zeitler nellalloggio sottufficiali si compensano vicendevolmente a
meraviglia. Riescono a tenerci col fiato sospeso.

INERZIA I

MERCOLED, QUINTO GIORNO DI NAVIGAZIONE. La nenia dalla radio mi strappa dal sonno. Poi sbatte il portello

della cambusa. Uno strepitio di voci riempie lalloggio. Il motorista Pilgrim urla: Cameriere, cos questo
sborro qui sul tavolo? Avanti, svelto, togli questo schifo!.
Sbircio dalla fessura della tenda. Il nocchiero Wichmann fissa una macchia di marmellata rossa sul tavolo e
sbraita: Dal colore si direbbe che la dama ha alzato il suo segnale Z!.
Pilgrim e Wichmann conoscono un solo argomento. A volte non capisco le loro allusioni.
Biancaneve e Rosarossa fa Wichmann. I suoi occhi sono molto distanti luno dallaltro e, poich sono
anche leggermente prominenti, il suo viso, nonostante il mento aguzzo, ricorda un ranocchio. I capelli di
Wichmann sono appiccicati in testa; usa brillantina solida che schiaccia meticolosamente fra i denti del pettine
per distribuirla uniformemente su tutta la capigliatura. Ama descrivere la propria vita come immagina: teatro,
cabaret, feste nellalta societ, ecco il suo sogno. uno smargiassone che si vanta della sua interrotta
istruzione ginnasiale. Ma a onta delle sue vanterie Wichmann passa per un buon marinaio; pare addirittura che
sia stato lui ad avvistare pi di un convoglio nemico.
Il sottocapo motorista Pilgrim della Turingia, come il suo collega Rademacher, e come lui mingherlino,
pallido e col pizzetto. Solo che pi ciarliero di Rademacher.
In questo momento Pilgrim e Wichmann si scambiano confidenze a proposito di una certa damigella del
casino per la truppa.
Mi ha sempre dato ai nervi quel suo continuo: Non sbovvave nei miei capelli!. Perch non sta attenta lei,
la stronza!
Ma per il resto a posto!
Se non altro ha un gran bel culo quel che vero vero.
Pausa. Poi riattacca Pilgrim: Mi sono fatta la pupa delledicola su una panchina dei giardinetti. Ma il
preservativo pieno me lo sono tolto solo a casa.
Mi calo dalla cuccetta.
Ho la lingua impastata e pesante. Provo inutilmente a schiarirmi la gola. Non potendo prendere un sorso
dacqua devo tenermi la colla fra palato e faringe. Riprovo a tossicchiare, il muco mi sale in bocca, unostrica
di media grandezza. Dove sputarla?
Il cameriere di bordo mi avverte che la colazione servita. Serro le labbra e gli rispondo annuendo, se apro la
bocca lostrica mi scappa. Afferro un pezzetto di giornale, vi sputo il muco e lo avvolgo con cura. Un conato di
vomito mi stringe la gola.
Finalmente sono in grado di domandare con voce quasi normale dalla camera di manovra alla torretta:
Occorre un uomo in torretta?.
S, signore mi risponde dallalto la voce del secondo ufficiale di guardia.
Infilo lostrica impacchettata nella tasca dei pantaloni e mi isso sul ponte: aria!
Buongiorno, secondo! e via il pacchetto oltre bordo; poi sottovento apro le brache e ah che sollievo!
piscio come Dio comanda.
Ora sono anche in grado di interessarmi del cielo e del mare. Chino sopra il parapetto mi perdo a
contemplare la scia dacqua schiumosa che segue come uno strascico la nostra rotta.
Dopo un po domando al secondo: Che il segnale Z?.
Il secondo ufficiale snocciola con voce da servizio: Il segnale Z d il via allattacco. rosso!.
Quei maiali schifosi! mi scappa. Il secondo mi guarda allibito. Grazie! gli rispondo e ridiscendo in
camera di torretta.
Proseguiamo su una rotta sempre dritta, di duecentosessantacinque gradi. Secondo i calcoli del sottufficiale
di rotta impiegheremo ancora dieci giorni fino alla zona di operazione. Vi arriveremmo prima, se facessimo
andare i motori a tutta forza, ma abbiamo scelto la velocit di crociera per ridurre al massimo il consumo di
carburante. Dobbiamo conservare le riserve per la caccia.
A colazione aspetto invano il comandante.
Lallarme mi fa sobbalzare. Un aereo! penso. Zanzare maledette!
Ma al di l della paratia, in camera di manovra, vedo il comandante col cronometro in mano. Meno male, un
allarme di prova. Il Vecchio controlla, orologio alla mano, quanto tempo impieghiamo per limmersione.
E gi il sommergibile si apprua. Cerco di trattenere i piatti sul tavolo, ma due o tre finiscono a terra.
A pranzo, altro allarme di prova. Scattando in piedi il direttore di macchina spazza una zuppiera dal tavolo

che finisce dritta filata in grembo al secondo ufficiale di guardia.


Neanche dopo il secondo allarme di prova il Vecchio sembra soddisfatto: non una parola di approvazione.
Verso le quattro del pomeriggio, eccoci al terzo allarme. Questa volta unecatombe di tazze da t.
Se continua cos, fra un po dovremo mangiare con le zampe e bere dai canotti sbuffa il capo equipaggio.
Finalmente il comandante contento: Tutto a posto!.
Vado in camera di manovra per studiare, piani alla mano, il sistema di immersione ed emersione del
sommergibile, specie per quanto riguarda i cassoni che, riempiti daria, fanno galleggiare lo scafo. Ce ne sono
tre, sistemati dentro e fuori dello scafo a pressione. Il cassone interno da solo basta a sorreggere il
sommergibile se quelli esterni vengono danneggiati.
Nella parte bassa dei cassoni si trovano le valvole di allagamento; in alto gli sfiatatoi. Per limmersione
vengono aperte le une e gli altri. Laria esce dagli sfiatatoi e lacqua entra attraverso le valvole. Oltre ai cassoni
aria acqua il sommergibile provvisto anche di cassoni esterni pieni di nafta quando esce dal porto, i quali,
vuoti, diventano serbatoi daria che gli forniscono unulteriore spinta di galleggiamento. A seconda se i cassoni
contengono nafta o aria si parla di condizione di galleggiamento A o B.
Oltre a questi cassoni ci sono ancora le casse di assetto e compensazione. Il peso che il sommergibile perde
man mano che si consumano viveri, acqua e carburante viene riguadagnato immettendo acqua di mare nelle
casse di assetto che si trovano allaltezza della camera di manovra. La quantit dacqua in queste casse deve
fare s che il peso del sommergibile sia uguale al peso dellacqua che sposta.
Le casse di compensazione invece servono a correggere linclinazione del sommergibile sottacqua. Se si
apprua o si appoppa troppo, il peso dellacqua nelle sue casse di compensazione viene regolato con pompe, in
maniera che il sommergibile riprenda la posizione perfettamente orizzontale, detta posizione zero.
I sommergibili si possono appruare o appoppare fino a quaranta gradi. Contrariamente alle navi di superficie, il
sommergibile in immersione avverte moltissimo gli spostamenti di peso e quindi difficile mantenerlo in
posizione zero. Per questa ragione i progettisti hanno voluto sfruttare al massimo leffetto delle casse di
compensazione, sistemandole il pi possibile a prua e rispettivamente a poppa.
Sottacqua, basta mezzo quintale di patate spostato dal centro alla camera di prora perch il sommergibile si
apprui. Per compensare questa inclinazione occorre pompare venticinque litri di acqua dal centro a poppa, cio
solo met del peso delle patate, in quanto lacqua necessaria viene sottratta dalla cella opposta. Nel contempo
la prua si alleggerisce cos di met del peso delle patate.
Mimprimo nella mente il principio elementare: le casse di assetto modificano la spinta di galleggiamento
del sommergibile, quelle di compensazione lo mantengono nella posizione longitudinale voluta.
Vado a letto quasi subito, dopo cena, sono stanco morto.
Non si pu certo dire che gli uomini con cui divido lalloggio abbiano soggezione di me. Quando sto nella
mia cuccetta si abbandonano con la massima disinvoltura al tema numero uno. Ovviamente basta che io chiuda
le tende della mia cuccetta per non esistere pi per loro. Mi sento come uno zoologo che riuscito ad abituare
alla sua presenza gli animali che intende studiare.
Il giorno cominciato con Wichmann e Pilgrim e ora mi cullano nel sonno Frenssen e Zeitler. Il loro
repertorio di oscenit deve essere senza fondo. Darei non so quanto per scoprire se quei due hanno
effettivamente vissuto di persona tutte quelle esperienze che si raccontano. Sono davvero i puttanieri incalliti
che pretendono di essere? Daltronde sembrano tipi capaci di questo e altro.
Il capo Zeitler un tedesco del nord. Alla sua pallida faccia da cresimando con una rada peluria non
saddicono le sue vanterie ciniche n la sua corporatura di peso massimo. Come marinaio dicono che sia
bravissimo, niente lo scompone. Fa parte del primo turno di guardia. Ho limpressione che il Vecchio si fidi pi
di lui che del primo ufficiale di guardia.
Il capo motorista Frenssen, di Kottbus, un armadio duomo, e, dovunque si trovi, emana una tronfia sicurezza
di s. Non mai scalfito dal minimo dubbio sulle proprie capacit. Si atteggia spesso e volentieri a duro: lo
sprezzante desperado di un Western di terza categoria. Deve essersi studiato allo specchio lo sguardo truce.
Temo che i fuochisti Ario e Sablonski, che fanno parte del suo turno, non abbiano una vita allegra, con lui.
Frenssen ha appena ventidue anni. Occupa la cuccetta sotto la mia. Attraverso la mia tenda accostata sento:
Che tanfo di porcile, qui dentro!
Non pretenderai di trovarci odore di fica!
Sospiri e sbadigli rumorosi.
Valeva almeno la pena?
Altro che!
Per qualche attimo sento solo biascicare.
Ch, ti ruga che sei riuscito a infilarle solo il dito?
Ma piantala! Quello che tu sai fare con luccello io lo faccio col ditone del piede!

Si capisce, a Kottbus lo fanno col ditone.


Be, ragazzi, per un po le chiavate ce le sogniamo. Loro, lo stantuffo, se lo fanno adesso sbattere dentro da
qualcun altro, anche la tua bambolina!
Senti lui! Dovresti farti trasferire allo stato maggiore, con il tuo cervellone. Hanno proprio bisogno di uno
come te, per spostare le bandierine.
Dovevi pensarci prima a tapparle il forno, se non vuoi che qualcun altro ci infili la sua pala! Cosa credi, ormai
glielo infilano senza manco il guanto!
Tintinnare di stoviglie, scalpiccio di stivali. La mia tenda viene smossa, qualcuno passa schiacciandosi fra
tavolo e cuccette. Poi di nuovo le voci.
Un po di riposo non sarebbe stato niente male dopo quello schifo di licenza. Un allarme aereo dopo laltro.
Un po troppi per il mio gusto. In confronto qui un ospizio.
Vuoi menar gramo?
Non ti lasciavano pi fare una scopata in santa pace. Nemmeno di pomeriggio, sotto il pergolato!
E segue la spiegazione: Perch quelle avevano un giardino con un pergolato che era una meraviglia! Cera
tutto, divano, frigo. Ma non facevi manco in tempo a sbatterglielo dentro che suonavano le sirene e la bambola
a innervosirsi! Ditemi voi che sugo c.
GIOVED, SESTO GIORNO DI NAVIGAZIONE. Prima

di colazione, salgo sul ponte assieme al comandante.


Il cielo un batik turchese su fondo rossastro. A poco a poco il rosso sinfiamma e sfrangia il turchese delle
nuvole. Il fuoco invade tutta la parte orientale del cielo, sale dietro la cortina di nuvole ed erompe da ogni sua
fessura. Anche le nuvole sono adesso punteggiate di rosso luminoso. Ma poi il lucore si appanna come se il
fuoco si smorzasse. I colori del cielo si placano: il sole sorto dietro le nuvole.
Mare calmo, oggi dice il comandante.
Quando monta il turno mi sembra di vedere facce nuove. Quello l, giuro che non lho mai visto! dico
quando un altro sconosciuto sbuca dalla torretta.
Cinquanta uomini sono tanti fa il Vecchio. A volte capita pure a me di non riconoscere qualcuno dei
miei. Ma alcuni sono effettivamente autentici trasformisti: chi li riconosce quando si tagliano la barba? Quando
rientriamo alla base e me li ritrovo davanti con le facce sbarbate, mi domando sempre: ma come, sei andato in
mare con questi poppanti? con questi sbarbatelli? Certe volte penso, per carit, le riprese per il cinegiornale e la
stampa fatele soltanto coi sommergibili che rientrano, quando i ragazzi hanno la barba, mai quando usciamo
con quei neonati. Se non altro per non scioccare il nemico!
Il Vecchio come al solito, prima di continuare mi lascia il tempo di indovinare cosa ha voluto dire. Gli
inglesi si avvilirebbero se vedessero chi rende loro la vita difficile: un asilo infantile guidato da un paio di
Giovani Hitleriani vestiti da ufficiali. Uno si sente per forza vecchio decrepito in mezzo a simili pivellini. Una
vera crociata di bambini.
Pi di tutti cambiato il Vecchio stesso. Non lho mai visto cos. sempre stato taciturno e scontroso, non
voglio dire come uno in rotta con il mondo, ma tuttavia piuttosto pensoso e chiuso.
Ormai ogni cosa a bordo ha il suo posto fisso. Non ci sono pi casse che ostacolano il passaggio e non
occorre pi muoversi a testa bassa. Gli uomini non hanno pi gli occhi gonfi, le giornate passano nel solito tran
tran, si ristabilita la routine della vita in mare; un sollievo dopo la confusione dei primi giorni.
Eppure in me permane la sensazione che una sottile membrana mi separi ancora dalla realt. Vivo come in
uno stato di leggera trance. Non sono pi confuso o sbalordito davanti allenorme numero di condutture,
manometri, apparecchi e valvole. Ormai ho capito quali tubi portano a certi cassoni o a certe casse di assetto,
compensazione eccetera e quali sono le valvole con cui vengono aperti o chiusi; manovelle, leve e cavi hanno
ormai un preciso ordine anche per me e sento un certo rispetto per questo mondo meccanico cos efficiente.
Tuttavia ci sono ancora tante cose che restano un mistero per me.
Il direttore di macchina lo fa apposta a sbalordirmi di continuo.
Si pu anche appendere il sommergibile al periscopio dice come se niente fosse e mi sbircia per vedere se
abbocco.
Gli faccio il piacere: Appenderlo al periscopio?.
S, dice il direttore se sottacqua spengo le macchine il sommergibile sale o scende. Senza le eliche e i
timoni non riusciamo a tenerlo perfettamente fermo sulla stessa quota.
Annuisco per fargli capire che questo ormai ovvio per me. Lui inarca le sopracciglia, mi guarda
apertamente in faccia e spiega: Ma quando il mare molto calmo posso mantenere il sommergibile a quota di
periscopio anche a macchine ferme. Ecco come: quando il sommergibile col periscopio emerso scende
leggermente, il suo volume sottacqua aumenta subito, perch le parti del periscopio che prima erano affiorate
ora sono riimmerse. Ma con laumento del volume cresce anche la spinta di galleggiamento, chiaro?.
Aspetta che io annuisca, poi prosegue la lezione: La maggiore spinta di galleggiamento annulla la

precedente tendenza a perdere quota e la trasforma in ulteriore spinta di galleggiamento. Anche questo
chiaro, mi pare. Cos il sommergibile risale, il periscopio riemerge di pi, il volume del sommergibile decresce
finch si ricrea la tendenza a scendere. E avanti cos, su e gi, fino a che a poco a poco il sommergibile si
bilancia col periscopio.
Ingegnoso!
Dopo una breve pausa il direttore riprende: Se, per esempio, si immerge il modellino di un sommergibile in
una bacinella dacqua ma io alzo le mani in segno di resa. Il direttore mi risparmia il resto della lezione e
prende un paio di potenti sorsate del mio succo di mele.
Non ho ancora capito bene che tipo lallievo ufficiale di macchina. Non mi chiaro se non recepisce le
provocazioni verbali del Vecchio per ottusit o perch gli manca la prontezza di spirito. Perfino quando il
comandante lo tratta con gioviale paternalismo, lallievo non fa una piega. Probabilmente non ha una briciola
di fantasia, devessere il tipico prodotto di quella preparazione militare unilaterale che mira a sfornare
carrieristi zelanti ma senza cervello, acritici devoti al Fhrer.
Della sua vita privata conosco soltanto i dati salienti, poco pi di quanto rivela lincartamento personale. Del
resto non so di pi nemmeno degli altri ufficiali.
Soltanto il direttore mi ha raccontato qualcosa di s. Sua moglie incinta. Sua madre morta. In licenza
andato a trovare il padre. Una pena mi ha detto. Vive in una casa piena di vassoi con farfalle blu cangiante
sotto vetro. Era direttore di una centrale idrica. Gli ho portato un sacco di provviste, ma lui non le ha volute
toccare. Diceva che era roba sottratta ai combattenti e altre fesserie del genere. La mattina si metteva a
passeggiare su e gi davanti al mio letto, senza una parola ma con laria di rimprovero. La stanza dove dormivo
era un vero incubo: un angioletto della Cappella Sistina sopra il letto, un tronco di betulla con incollate sopra
cartoline illustrate. In fondo uno che resta vedovo un povero diavolo. Figuriamoci che bella vita: tre volte al
giorno minestra e la sera un beverone caldo. Che strano, tutto di lui blu: la faccia, le mani, gli abiti tutto blu.
La sera appende la sua roba su quattro sedie, la riprende, la riappende. Una volta ha progettato un lavabo,
ancora oggi campa della sua gloria di inventore. E adesso fabbrica cesti di filo di ferro per cuocere il cavolo
bianco ripieno: li baratta con roba da mangiare. Sul pane mette una pasta di sua fabbricazione, la fa col lievito
di birra. Roba da voltastomaco. Ma lui dice che non malvagia.
La regaler alle signore. Ci che conta donare piacere! Ecco una delle sue frasi stereotipate. Vuole sempre
dimostrare di non essere come sembra. Infatti si ritiene un grande donnaiolo. Nel portafogli conserva una foto
tutta consunta, c scritto La mia stagione di fregola, 1926 una cosiddetta doppietta Chiss poi cosa vuol
dire
Su invito del Vecchio il primo ufficiale di guardia legge sul calendario la massima del giorno: A ciascuno
sta meglio ci che gli pi naturale. Cicerone.
Come, come? domanda con voce stridente il direttore. Il Vecchio abbandona laria sonnacchiosa.
Il primo ufficiale di guardia sbatte le ciglia come sempre quando qualcosa lo confonde. Sbruffo una
cucchiaiata di uova strapazzate sul pavimento del corridoio. Il primo ufficiale ripete solerte: A ciascuno sta
meglio ci che gli pi naturale.
Mi faccia vedere! esige incredulo il Vecchio.
A questora del mattino! Il direttore si finge scandalizzato. Quel Cicerone!
Il primo ufficiale diventato di porpora.
Oh, oh fa il direttore.
Il foglio passa di mano in mano. Il primo ufficiale abbassa la testa, guarda da sotto in su.
Pi tardi il foglio fa il giro dei sottufficiali. Mentre ancora mi domando come vi sia capitato, Frenssen
interpreta la massima a modo suo: Tutti allospedale, la mattina presto, lo avevano dritto come la torre Eiffel.
Cera quellinfermiera che veniva tutte le mattine con i pitali. Aveva un modo elegantissimo di prenderti il
pipillo nella manina veramente di classe.
Vi ci voleva il bromuro si fa sentire dalla sua cuccetta il berlinese Dorian. Socchiude la tenda e ghigna
fuori. Le lentiggini attorno al naso e i capelli rossicci dritti e ispidi gli danno unaria spiritosa e un po
birbantesca.
Bromuro. Sento allistante sulla lingua il sapore della polverina per eunuchi. Ce la propinavano quando ero
di corve. Dapprima pensavamo, con che razza di mistura fanno qui il t, finch ci siamo accorti che era
bromuro. La chiamavamo pendolini.
Arriva il cuciniere Katter col suo solito sorriso per il comandante. In testa ha un chepi grigio-nero che
sembra messo l per scherzo. Le sue braccia nude sono due enormi fasci di muscoli.
Il cuciniere abbiamo dovuto prelevarlo ben tre volte dalla galera, con un ordine telegrafico dice il
Vecchio. Gli abbiamo dovuto sospendere tutte le licenze, dobbiamo assolutamente impedirgli di rimettere
piede in Germania.
Toh, guarda, il nostro cuciniere dal ghigno indelebile! Ecco che cosa mi voleva raccontare il Vecchio
Il caro amico ha il vizio di comportarsi come se al mondo lunico superiore, lunica istanza che conta sia io.

meglio che lo dica al mio comandante. Le consiglio di rivolgersi al mio comandante. Pi fedele di cos si
muore. Ha un po la mentalit del cane lupo: messo alle strette morde.
Riesco benissimo a immaginarmi cosa succede quando il cuciniere, la croce di ferro di I classe e il distintivo
di sommergibilista sul petto, il berretto con i nastri troppo a sghimbescio sul testone tondo, simbatte in una
pattuglia di gendarmi.
Mi ricordo di un uomo dellequipaggio di Kallmann, al quale lincapacit congenita di sottomettersi al solito
rigido regolamento militare ha salvato la pelle: lhanno sbattuto dentro per aver salutato con poco rispetto e
cos era in cella quando il suo sommergibile uscito. Una settimana dopo, la barca andata a fondo.
Disgraziatamente il cuciniere ha ormai capito che non rischia un gran che con le sue insubordinazioni
riprende il Vecchio. Qui indispensabile. Cucinieri in gamba come lui sono rari oggigiorno e non credo che
ce ne siano molti con la croce di ferro di I classe.
Tocca a me mantenere viva la conversazione: Per cosa gliela hanno data?.
Quando la detonazione di una bomba di profondit ha spalancato il boccaporto della cucina che d sulla
coperta, lui con gran sangue freddo, mentre la valanga dacqua gli veniva addosso, lha richiuso. Se non ci
fosse riuscito, o fosse scappato, il sommergibile sarebbe stato spacciato. Neanche le paratie stagne sarebbero
pi servite in quel caso, in quanto basta che una sezione su tre sallaghi perch be, lei lo sa!
In camera di prora, il marinaio nuovo sinforma con discrezione sulla natura del comandante. Willi del
ponte lo accontenta: Il Vecchio? Be, un tipo strano. Io mi meraviglio sempre quando vedo com felice
tutte le volte che si esce. Mi dico ogni volta: qui qualcosa non va. Devessere fidanzato con una di quelle
naziste al cento per cento. Non si riesce a cavargli molto. Vedova di un aviatore. Si vede che se le passa tutte:
prima laviazione, adesso la marina, una per volta. Dubito che il Vecchio abbia fatto un grande affare.
Devessere una tutta scisc. Dalla foto non che si capisca molto: gambe lunghe, tette discrete e va be! Io
dico che il Vecchio si meriterebbe qualcosa di meglio.
Pare che le naziste non siano mica male sento obiettare Schwalle.
Chi te lha detto?
Con quello che gli insegnano allaccademia per fidanzate del Reich! Gli fanno per esempio mettere un
pezzo di gesso nel culo e scrivere ottoottootto su una lavagna. Cosi diventano belle snodate.
La battuta viene festeggiata con uno schiamazzo interminabile.
Infine il gigol si schiarisce la gola un paio di volte e attorno si fa un silenzio dattesa. Quando nessuno
fiata pi dice: Tutte le cose hanno una fine, solo il salame ne ha due.
A questo punto anche lultimo rimasuglio di seriet va a farsi fottere.
Diverse volte durante la giornata intravvedo attraverso la paratia aperta la figura del capo marconista
Herrmann o Hinrich? Sta accovacciato in una posizione assai scomoda fra i piani dappoggio dei suoi
strumenti, quasi sempre con un libro fra le mani. Tiene la cuffia in testa con un solo auricolare su un orecchio,
di modo che oltre ai segnali Morse con lorecchio libero pu anche sentire i comandi a bordo.
Herrmann sul nostro sommergibile sin da quando questo stato messo in servizio. Dorme nella cuccetta di
fronte alla mia. Suo padre, mha detto il comandante, era ufficiale di bordo su un incrociatore col quale
affondato nel 1917.
Il ragazzo ha fatto una carriera tipo mi spiega il comandante. Prima studi commerciali, poi in marina. Nel
1935 marconista sullincrociatore Kln, dopo su un cacciatorpediniere, poi il corso di sommergibilista e
infine con me in Norvegia. Si meritato gi pi di una volta la croce di ferro di I classe. Ormai gli spetta luovo
al tegame.
Herrmann un tipo taciturno e molto pallido. Come il direttore di macchina, anche lui si muove nel
sommergibile con straordinaria agilit, come se non esistessero ostacoli. Mai una volta che lavessi visto con
aria assente; ha sempre unespressione tesa che gli conferisce un aspetto ferino.
Vive appartato, senza contatti con nessuno. Lui e laspirante guardiamarina Ullmann sono gli unici che
preferiscono la lettura allo scopone.
Mi chino sul tavolo di Herrmann e sento i suoni lievi che escono dal ricevitore della sua cuffia come un
leggero brusio dinsetti. Per ora nessuno, neanche Herrmann, sa se la comunicazione che in questo momento
viene mandata in onda un centinaio o un migliaio di miglia marine da qui riguarda noi o no.
Il capo marconista alza la testa, il suo sguardo si fa teso. Passa un foglio con una sequenza di lettere
apparentemente senza senso al secondo ufficiale di guardia che si mette subito a decifrarle.
In pochi minuti il testo acquista senso: A comando supremo due mercantili da 5000 a 6000 di stazza
lorda sette ore di inseguimento bombe di profondit staccati da convoglio inseguiamo UW.
Il secondo ufficiale trascrive il radiomessaggio sul quaderno che consegna al comandante. Il comandante lo
firma e passa il quaderno al primo ufficiale di guardia che lo controfirma. Infine il quaderno ritorna al

marconista.
Un radiomessaggio come tanti, la cronaca di un attacco tradotta in poche parole: successo, salvezza per un
pelo dopo sette ore di combattimento, inseguimento nonostante la difesa del nemico.
Undicimila tonnellate di stazza lorda, mica male. UW questo Bischof dice il Vecchio. Vuol dire che
presto avr il ciondolo.
Non una parola sulle sette ore sotto le bombe di profondit. Si comporta come se il radiomessaggio non ne
parlasse.
Dopo pochi minuti Herrmann ci riallunga il quaderno, questa volta con un messaggio del Grande
Ammiraglio a un sommergibile che opera nellestremo nord. Gli viene ordinato di raggiungere a tutta forza una
nuova zona di contatto. Pare che in quellarea sia atteso un convoglio. I fili invisibili della radio dirigono il
sommergibile verso un punto preciso dellAtlantico, a migliaia di miglia di distanza la centrale di operazione
del comando supremo lo teleguida ed esso inizia la caccia al nemico senza averne una traccia. Sulla grande
mappa nella centrale operativa dellammiragliato spostano ora una delle bandierine rosse che indicano le
posizioni di tutti i sommergibili.
Nella camera di prora i momenti di calma, durante gli spostamenti sottacqua e le quotidiane prove
dimmersione, vengono utilizzati per la manutenzione dei siluri.
La camera di prora si trasformata in officina. Le amache sono state arrotolate e le cuccette ribaltate contro
le pareti. Gli uomini lavorano a torso nudo. Attaccano delle carrucole al carrello scorrevole, poi aprono il
portello del primo tubo lanciasiluri. Con una carrucola che si muove in orizzontale il primo proiettile satinato,
conservato sotto uno spesso strato di grasso, viene estratto per un pezzetto dal tubo; lo agganciano a un anello
a tenuta. Al comando del capo silurista tutti si attaccano alla carrucola orizzontale come per una gara di tiro alla
fune. Lentamente il siluro scivola del tutto dal tubo. Ora sospeso sotto il carrello scorrevole e nonostante i
suoi quindici quintali lo si pu muovere comodamente in tutte le direzioni.
Un bel daffare, eh? mi fa Ario e declama: Chi conosce la fatica e sgobba lo stesso, fesso.
Ogni uomo ha un compito preciso: chi controlla se funziona il meccanismo di propulsione, chi si assicura
della scorrevolezza degli ingranaggi della trasmissione. Si attaccano i tubi per rifare il pieno ai serbatoi daria
compressa, si controllano i timoni verticali e di profondit lubrificandone le cerniere. Con un coro di oh op!
il siluro viene infine rimesso nel tubo.
Lo stesso procedimento si ripete con il secondo siluro. I ragazzi si sono scaldati. Fuori dalle balle urla
Dunlop. Non cos che si fa! C gente in fila che aspetta e questo qui non vuole uscire! Muovetevi, sfaticati!
Tutti buoni a spassarsela e nessuno ha voglia di lavorare.
Richiusi i portelli dei tubi, staccate le carrucole e riposto il carrello scorrevole, le cuccette e amache vengono
rimesse a posto e la camera di lancio riprende il suo solito aspetto di caverna alloggio. Gli uomini si riposano
esausti sui paglioli sotto i quali si trovano i siluri di ricambio.
Verr anche il momento per loro! dice Ario.
Le granate da 88 non richiedono alcuna cura. Ma i delicatissimi siluri hanno bisogno di continue attenzioni.
Infatti non sono proiettili veri e propri, bens piccolissimi sottomarini autoguidati con meccanismi molto
complessi, ciascuno carico di trecentocinquanta chili di tritolo.
Quattro dei quattordici siluri si trovano nei tubi di prua, uno nel tubo di poppa. Sono siluri G7 A a motore ad
aria, che funziona cio con serbatoi daria compressa. Due esplodono a percussione, cio la carica di scoppio
detona al contatto con lobiettivo squarciando la parete esterna della nave; gli altri tre, pi complessi e quindi
pi delicati, sono magnetici, ossia la carica esplosiva detona quando il siluro passa sotto la chiglia, in modo che
londa di spostamento lo colpisce nel punto pi delicato.
I giorni passano fra i continui turni di guardia e di riposo, suddivisi come su tutte le navi del mondo: le squadre
motoristi montano a turni di sei ore, i marinai fanno tre turni di quattro ore ciascuno, alternati a otto ore di
riposo.
Il primo turno tocca al primo ufficiale di guardia, il secondo al secondo ufficiale; il terzo quello del
sottufficiale di rotta.
Sembra che io debba sostituire sul ponte Jens, che ha linfluenza, durante il secondo turno. Vuol dire
montare la guardia di notte dalle quattro alle otto, orario di bordo.
Mi sveglio alle tre, mezzora in anticipo. Nella camera di manovra c silenzio. Le lampade sono schermate,
di nuovo ho la sensazione dello spazio senza contorni.
Il secondo ufficiale di guardia bestemmia a bassa voce mentre cerca di infilarsi gli stivali ancora umidi.
Chiede al sottufficiale di servizio in camera di manovra com il tempo. Mare poco mosso, lo informa ma
fa freddo. Significa che metter la sciarpa di lana e il maglione, magari anche il passamontagna sotto il
cappello di tela cerata.
Nella camera di manovra incontro gli altri del prossimo turno sul ponte: il berlinese e laspirante

guardiamarina.
Ammazza che freddo interrompe il silenzio il capo. Il secondo proprio un turno di merda! Poi
aggiunge a voce alta:
Mancano cinque minuti.
Ci raggiunge il secondo ufficiale di guardia; del suo viso vedo appena una striscia fra il cappello e il collo
alzato, come attraverso una visiera.
Giorno, ragazzi!
Giorno, signor sottotenente!
Il secondo fa lesuberante. Si issa per primo nella torretta. Per un tacito accordo si usa regalare cinque minuti
al turno che aspetta di smontare.
Il primo ufficiale di guardia che smonta comunica al secondo la rotta e la velocit di crociera.
Sono stato assegnato al settore di dritta. I miei occhi si abituano rapidamente alloscurit. Il cielo pi chiaro
del mare, quanto basta per distinguere lorizzonte. Laria molto umida, i binocoli si appannano subito. Il
capoguardia chiede pezzuole di pelle di daino fresche, per pulirli. Presto mi bruciano gli occhi e ogni tanto li
devo chiudere per qualche secondo. Nessuno parla. Il vibrare dei motori e il brusio del mare si incorporano
presto nel silenzio. Solo quando qualcuno sbatte col ginocchio contro la torretta il rumore sordo interrompe la
quiete.
La vedetta di poppa a sinistra sospira e il secondo ufficiale di guardia si volta e raccomanda: Attenzione,
signori, per carit state allerta!.
Sento un prurito nel collo, ma, infagottato come sono, non posso nemmeno grattarmi. Le scimmie possono
grattarsi, ma il secondo si innervosisce, solo che uno si slacci un bottone.
di Amburgo. Ha piantato luniversit per la carriera bancaria. Dopo si arruolato volontario in marina. Ed
tutto quanto so di lui. un uomo equilibrato e sereno, tutti dal comandante ai capi, ai marinai lo stimano, non
si d delle arie, svolge il servizio con distaccata naturalezza, senza mettersi in vista. Pur dimostrando con
questo atteggiamento un concetto del servizio militare in netto contrasto con le idee del primo ufficiale di
guardia, lunico che riesce ad andare relativamente daccordo con questultimo.
La scia fosforescente. Il cielo un velluto nero, le stelle sembrano brillanti. La luna non ha luce, pallida,
slavata, un po verdina, come un melone marcio. La visibilit pessima.
Qualche nuvola copre ora la luna. Quasi non si vede pi lorizzonte. Cos quello? Ombre
allorizzonte? Debbo segnalarle?
Aspettare? Niente ombre? Normalissime nuvole? Un po strane, per! Voglio essere sicuro e aguzzo gli
occhi fino a farli lacrimare: no, niente, nessuna ombra.
Tiro su col naso per annusare meglio. C chi ha fiutato un convoglio nella pi nera delle notti, dal fumo
puzzolente che si sente per miglia o dalla nafta in fiamme di un mercantile colpito.
Buio come nel culo di un orso impreca il secondo. Rischiamo di speronare qualche inglese.
Non c da aspettarsi di vedere qualche luce. Gli inglesi si guardano bene dallusare qualsiasi illuminazione,
la semplice brace di una sigaretta accesa li potrebbe tradire.
Il binocolo pesa, le braccia mi si rattrappiscono, ho i muscoli delle spalle indolenziti. Quindi gi il binocolo
appeso alla tracolla, stendere le braccia, sgranchirle, e di nuovo su il binocolo, gli oculari con i paraluce di
gomma premuti contro le arcate sopracciliari, tenendolo in equilibrio sulle punte delle dita perch non gli si
trasmettano le vibrazioni del sommergibile. E ancora a scrutare uno spicchio di mare e cielo di novanta gradi
alla ricerca di uneventuale traccia del nemico, portando lentamente millimetro per millimetro il binocolo da
un lato allaltro del settore.
Il vento solleva ogni tanto qualche spruzzo Allora le vedette pi esposte si piegano in avanti per proteggere
le lenti dei loro binocoli con il petto e le mani. Quando le nuvole coprono completamente la luna, il mare
diventa nero.
So che in questo punto lAtlantico profondo almeno tremila metri; tremila metri dacqua sotto la carena,
eppure a me sembra come se scivolassimo sopra una massa solida.
Il tempo non passa mai. La tentazione di chiudere gli occhi, per abbandonarsi al placido rollio del
sommergibile, diventa pi insistente.
Evito di chiedere lora al secondo. A oriente il cielo sopra lorizzonte si sta tingendo di rosa, appena una
striscia sottile, limitata poco pi in alto da un cumulo di nuvole nero blu. Passa molto tempo prima che la luce
diventi pi intensa e gli orli delle nuvole s'infuochino. La nostra prua si staglia come un blocco scuro contro il
cielo. Ce ne vuole, prima di riuscire a distinguere le guglie della coperta. A poco a poco la luce schiarisce le
stanche facce grigie dei miei tre compagni.
Qualcuno sale in coperta per pisciare. La faccia allaria, piscia sottovento attraverso la battagliola del
giardinetto dellantiaerea. Sento lo scroscio sul metallo. Lodore di urina mi sale alle narici.
Dal basso arriva la solita domanda: Un uomo in coperta?. Uno dopo laltro salgono per prendere una
boccata daria. Sento fumo di sigarette, afferro brani di conversazioni.

Se vendessimo anche preservativi, il pisciatoio pubblico sarebbe perfetto!


Poco dopo il secondo ufficiale di guardia fa rapporto. Il comandante comparso in plancia, dove deve essere
arrivato quatto quatto. Con la coda dellocchio vedo la sua faccia arrossata dalla brace della sigaretta. Poi
ritorno in me: niente distrazioni, non vedere, non sentire, non badare ad altro che al servizio di vedetta, con gli
occhi fuori della testa.
Tubi da uno a quattro: aprire i portelli esterni!
Dunque il Vecchio fa fare una prova di puntamento. Senza girare la testa sento il primo ufficiale di guardia
indicare langolo dattacco. Dal basso arriva lannuncio: Portelli da uno a quattro aperti. Il primo snocciola
le sue solite formule esorcistiche. Il Vecchio non apre bocca.
Lorizzonte si fa sempre pi nitido. Il vento rinfresca e improvvisamente a oriente appare un arco
incandescente che diventa sempre pi sole. Rossi serpenti di fuoco guizzano sullacqua. Non posso badare
molto al sole e al colore del cielo, lilluminazione sembra fatta apposta per un attacco aereo. Fa abbastanza
chiaro perch i piloti nemici scoprano la scia spumeggiante del sommergibile, ma non tanto da permettere a noi
di distinguere gli aerei in tempo sullo sfondo del cielo.
Quei dannati gabbiani! Chiss quanti falsi allarmi vanno sul loro conto.
Ringrazio il cielo di non dover fare la guardia dalla parte del sole.
Il primo ufficiale di guardia continua i suoi comandi: Tubi uno e tre pronti, lancio da tubi uno e tre
distanza quattrocento campo di dispersione ottanta rilevamento?.
Rilevamento novanta! arriva la risposta dal basso.
Il mare si ravviva del tutto. I brevi marosi ricevono scintillanti la luce del giorno. La nostra poppa riluce. In
una rapida sequenza il cielo si fa giallo rosso, giallo chiaro e verde pallido. Gli scarichi delle macchine velano
di azzurrino alcune nuvole rosa. La nostra lunga scia spezza il riverbero del sole in mille schegge tremolanti.
Nel luccichio delle onde scopro molto distanti alcuni punti scuri che appaiono e scompaiono. Cos? Li ha
visti anche la vedetta di sinistra.
Delfini!
Si avvicinano come siluri senza obiettivo, affiorando per met dallacqua. Uno del branco si accorto del
sommergibile e come su un segnale tutti i delfini si dirigono dritto verso di noi. Gi ci si sono affiancati.
Devono essere alcune dozzine. Risplende il verde chiaro delle loro pance alternate alle pinne erette del dorso
che fendono lacqua come prue. Non fanno alcuna fatica a seguirci, curvano e guizzano attraverso le onde che
non sembrano opporre alcuna resistenza. Devo richiamarmi allordine: non guardarli, concentrati sul tuo
settore!
Ora il mare viene sollevato da brevi colpi di vento. A poco a poco il cielo sintorbidisce. La luce cade diffusa
dallalto come attraverso una lastra di vetro opaco. Ben presto lacqua degli spruzzi cola dalle nostre facce. Il
rollio aumenta.
Con una virata repentina i delfini ci lasciano.
Dopo il turno in coperta ho la sensazione che gli occhi mi escano dalle orbite come tentacoli. Faccio
pressione con i palmi delle mani ed come se fossero usciti e rientrati sul serio.
Con le membra intirizzite una faticaccia togliermi la roba bagnata. Mi arrampico esausto nella cuccetta.
Lallarme mi risveglia bruscamente.
Sono fuori dalla cuccetta e sul pavimento prima ancora che il mio cervello riprenda a funzionare. di
guardia il sottufficiale di rotta. Cosa sar successo?
Nellinfilare gli stivali quasi perdo lequilibrio. Lintero vano un unico febbrile brulichio. Dalla cambusa
esce del fumo azzurro da cui si stacca la faccia di un fuochista. Con forzata noncuranza domanda: Che c?.
Quello che prima non cera, idiota!
Il sommergibile ancora in posizione zero. Chi ci capisce niente: allarme, e ancora in posizione zero?
Ragione dellallarme! Ragione dellallarme! gracchia laltoparlante e finalmente arriva la comunicazione
dalla camera di manovra: Falso allarme!.
Che? Come?
Il timoniere ha azionato lallarme per sbaglio!
Porca miseria!
Chi quellemerito stronzo?
Markus.
Un momento di perplessit, poi tutti sinfuriano:
Io quellidiota lo butterei a mare!
Quel sacco di merda!
Stronzo strafottuto!

Il sottufficiale di rotta fuori di s. Non dice nulla, ma i suoi sguardi sono lampi.
Buon per il timoniere che irraggiungibile, su in torretta. Anche il direttore di macchina ha tutta laria di
volerlo ridurre volentieri a polpette se gli capitasse fra le mani.
Sono gi ritornato nella mia cuccetta, ma gli uomini continuano ancora a sfogare la loro rabbia:
Quellidiota accidenti cosa gli farei!.
Come si fa a essere cos cretini? Non poteva stare pi attento?! Mica gliela passiamo liscia, a quel
cazzone!
Qualcuno molla un peto, al che il berlinese si alza con un inchino affettato: Piacere, Gustaf Meier, con due
kappa e la bi dolce.
Buzzurro!
Zeitler si lamenta: Prima o poi qui mi manger il fegato dalla rabbia, merda duna merda!.
Di politica non si parla nellalloggio ufficiali. Ma anche quando solo con me il Vecchio stronca con un
ironico arricciare delle labbra ogni dialogo serio non appena tocca un argomento politico. Le discussioni sul
senso e sullesito della guerra sono rigorosamente tab. Eppure non c dubbio che il Vecchio, quando sembra
rimuginare per interi giorni di seguito non so quali cupi pensieri, perseguitato da questi problemi e non certo
da guai personali.
Il vecchio si trincera sempre dietro una maschera, solo raramente si scopre per fare un commento ambiguo che
tradisce la sua vera opinione.
Specie quando in collera quasi sempre il giornale radio a fargli perdere le staffe manifesta senza
lasciare adito a dubbi la sua avversione per la propaganda nazista: Salasso di tonnellaggio lo chiamano!
Annientamento di stazza! Quegli imbecilli! Si tratta di navi, buone e utilissime navi! Con quella loro
propaganda fetente quei minchioni ci riducono a ufficiali giudiziari a demolitori rottamai.
Il carico delle unit affondate, al quale il nemico in genere tiene molto di pi che non alle stesse navi, per il
Vecchio non ha mai avuto molta importanza. Il suo amore per le navi che sono per lui esseri vivi con cuori
meccanici dal battito ritmico. Dover distruggere una nave lo sconvolge sempre.
Mi chiedo spesso come il Vecchio superer linevitabile conflitto interiore. Apparentemente ha ridotto tutti i
problemi a una formula semplificatrice: attaccare per non essere distrutti. La sua massima sembra: accettare
linevitabile. Ma guai usare frasi retoriche.
A volte sono tentato di farlo uscire dal suo guscio, di domandargli se non finge con se stesso anche lui,
seppure in un modo pi sottile di quasi tutti gli altri; se non occorre un bel po di autoinganno per poter vivere
con la convinzione che 1adempimento del proprio dovere basti ad eliminare i dubbi. Ma tutte le volte il
Vecchio mi sfugge con grande abilit. Pi che altro lo tradiscono le sue avversioni e antipatie.
Lattrito fra lui e il primo ufficiale di guardia e lallievo direttore di macchina permanente.
Per far andare in bestia il Vecchio basta la meticolosa rigidit con cui si siede il primo, o la sua ostentata
pulizia. Anche le sue maniere a tavola lo fanno incavolare. Il primo maneggia le posate come ferri chirurgici,
su ogni sardina sottolio effettua una vera e propria autopsia. Prima libera con massima concentrazione la lisca
centrale, poi si dedica con accanimento a toglierle la pelle senza lasciarsene sfuggire il pi piccolo lembo. Il
Vecchio resta regolarmente con gli occhi fuori dalla testa: fissa affascinato il campo doperazione ma tace,
seppure a denti stretti.
A parte le sardine, un altro oggetto preferito dal primo, per i suoi esercizi anatomici, il landjger, un salame
tipo cacciatorino con la pelle sottilissima che si riesce a staccare solo con infinite tribolazioni. Lui ne strappa la
pelle a striscioline minuscole. Nelle crepe di questi salamini rugosissimi non si riesce a staccarla per niente,
perci tutti mangiamo i landjger con la pelle, tranne lui. Ma nemmeno lui, sebbene si dia da fare per
uneternit con coltello e forchetta, riesce a toglierla. Cos tagliuzza tuttattorno eliminando tanto di quel
salamino che alla fine non gliene resta quasi niente. il momento in cui il Vecchio non si trattiene pi: Chiss
come sar contento il bidone dei rifiuti!. Ma questa osservazione troppo sottile per il primo: non afferra.
Alza appena la testa con aria beota e continua a trafficare come un ossesso.
evidente che neppure il nuovo ufficiale di macchina va a genio al Vecchio. Pi di tutto lo disturba il suo
ghigno volgare e il comportamento borioso. Vale poco, il suo allievo, eh? cercava di far ammettere poco
tempo fa al direttore. Questi si limitava ad alzare gli occhi al cielo e a scuotere la testa come un manichino da
vetrina, un gesto che ha preso dal Vecchio.
Avanti, direttore, sputi il rospo insisteva il Vecchio.
Difficile a dirsi. un tipo piuttosto nordico cercava di svicolare il direttore.
Ma un tipo nordico di quelli particolarmente posapiano. Proprio quello che ci voleva per il posto di
direttore di macchina! faceva con una smorfia sarcastica il Vecchio. Proprio luomo che fa per noi! E dopo
un po: Sono curioso di vedere come ce lo toglieremo dalle costole.
Osservo attentamente lallievo direttore di macchina: testa quadra, occhi cerulei, il modello ideale per gli

opuscoli di indottrinamento. Con la sua flemmatica lentezza lesatto opposto del direttore, sempre allerta e
pronto a scattare.
Visto che nellalloggio ufficiali non riscuote molto successo lallievo si attacca al capo equipaggio. Il
comandante non ama questi sconfinamenti e guata lallievo dagli angoli degli occhi quando quello scompare
nellalloggio sottufficiali. Ma con la pelle di rinoceronte che ha, lallievo non se ne accorge e si accomoda sul
divano nellalloggio vicino per fare il grande uomo con i sottoposti. Nessuna meraviglia, quindi, se latmosfera
quasi sempre un po tesa quando il primo ufficiale di guardia e lallievo direttore di macchina sono a tavola
con noi.
La conversazione si mantiene allora del tutto neutrale, si evitano scrupolosamente i temi scottanti. Ma
qualche volta il Vecchio non ce la fa a trattenersi, come laltro giorno a colazione: I signori di Berlino sembra
siano impegnatissimi a escogitare nuovi epiteti ingiuriosi per Churchill. Com che lo chiamano adesso,
ufficialmente, il vecchio filibustiere?. Il Vecchio aspetta. Quando nessuno gli fornisce la risposta se la d da
solo: Ubriacone, alcolizzato, paralitico non c che dire, per un paralitico alcolizzato ci d abbastanza gatte
da pelare!.
Il primo ufficiale di guardia sta seduto dritto come un fuso con unespressione scontrosa, come uno che non
capisce pi il mondo. Il direttore col suo atteggiamento solito mani serrate attorno alle ginocchia fissa un
punto interessantissimo fra i piatti.
Silenzio.
Il comandante non si perde danimo: Quello in ginocchio!? Ma non mi facciano ridere. Mi piacerebbe
sapere quante delle sue unit navali riescono a passare. Adesso, per esempio, mentre noi stiamo qui a grattarci
le palle.
E fa come se non stesse pi nella pelle, tanto si sente a suo agio.
Qui ci vuole un po di musica. La nostra giovent hitleriana potrebbe metterci su qualche disco.
Senza che il Vecchio lavesse guardato, il primo ufficiale di guardia si sente tirato in ballo e balza in piedi
rosso come un gambero. Il Vecchio gli grida dietro: La canzone di Tipperary, se non le dispiace!.
Nella camera di prora, subito dopo la paratia, sto sui paglioli nellunico modo possibile, accovacciato, le
ginocchia tirate su, sotto il sedere i siluri, le spalle contro la parete.
Qui ci vorrebbe la societ per la protezione degli animali: vi immaginate lo scandalo! Se qui dovessero
viverci cani o gatti, mamma mia!
Hanno abolito i cavalli nelle miniere, per compassione delle povere creature indifese. Ma a noi nessuno ci
pensa!
Qui ognuno dice quello che gli passa per la testa, non c latmosfera forzata dellalloggio ufficiali. I
portavoce sono sempre gli stessi: Ario, Turbo, pi Dunlop e un silurista che secondo il comandante somiglia
vagamente a Menjou, per i baffetti. Alcuni, non particolarmente pronti di lingua, si appartano dalle discussioni
generali e si rintanano nelle loro cuccette e amache come animali timidi, quando gli altri fanno la solita recita a
soggetto.
A me una volta una puttana mha pisciato sulla schiena proviene una voce da una delle amache. Cacchio
che sensazione!
Tu non sei che una grossissima troia, ecco cosa sei!
Macch sensazione! Ce n di molto meglio fa Ario che non vuole essere da meno del compagno. Io
conosco uno che diceva sempre: un tappo di bottiglia con un chiodo e una corda di violino in culo e farti
suonare una musichetta sulla corda!
Mi sembra un po complicato!
Ma deve rintronare mica male, nel culo insiste Ario. Mi giungono brani di altre varianti del solito tema:
La Emma sa manco adesso chi le ha appioppato il marmocchio!.
Come fa una a non saperlo?
Come fa, come fa? Cristo quanto sei scemo. Prova a mettere il culo nudo sotto una sega circolare e a dire
poi quale dente tha tagliato!
Si sganasciano dalle risate. Uno geme: Ohi ohi ohi ohi ooh mamma!.
la prima volta che vedo il motorista Johann sul ponte. Alla luce del giorno sembra ancora pi emaciato e
consunto che alla luce artificiale. uscito da poco allaria aperta, ma gi trema come un febbricitante.
Non abituato allaria pura, eh Johann? gli chiedo. Invece di rispondere Johann manda uno sguardo
schifato oltre la murata. La vista del mare, non c' dubbio, gli procura soltanto un senso di malessere. Non lho
mai visto di cos cattivo umore. Generalmente sembra contento (ma solo quando attorniato da tubi e
manometri). Le lastre metalliche del pavimento nel comparto motori elettrici sono il suo terreno vitale, il lieve

odore di nafta balsamo per i suoi polmoni. Ma questa roba qui la natura allo stato brado che orrore! Le
sue occhiate disgustate esprimono chiaramente che il mare sar anche piacevole da vedere per esseri primitivi
quali i marinai, ma non certamente per specialisti come lui abituati a trattare meccanismi complessi.
Scocciatissimo e sempre tremando Johann ritorna nel suo regno.
Per me un sollievo poter salire in plancia. Meno male che oltre alle vedette vi possono stare anche altri due
uomini. Ne approfitto ogni volta che mi si offre loccasione. Basta che emerga con la testa dal portello per
sentirmi come liberato.
Annoto mentalmente i cambiamenti della volta celeste nel giro della giornata. Adesso per esempio il cielo
altissimo e dun azzurro intenso che penetra dagli strappi nello strato nuvoloso che si sposta rapidamente. Solo
verso orizzonte, dove le nuvole si sfrangiano, lazzurro pi slavato, come stinto dalla salsedine. Dritto in
avanti c un velo di rosso sopra lorizzonte nel quale naviga ununica nuvola blu e viola.
Alle mie spalle sta accadendo una cosa meravigliosa: a mezza altezza si sparge una sfumatura di acciaio
bagnato, mescolata a una striscia di ocra che emerge dallorizzonte. I margini della macchia, che si allarga, si
tingono prima di verde sporco, ma poi dal fondo si impone un azzurro tenue ma luminoso con appena una
sfumatura di verde: lazzurro del Veronese.
A mezzogiorno il cielo si riempie di un freddo grigio argento.
I cumuli di nubi sono scomparsi, soltanto pochi setosi cirri formano un lieve velo davanti al sole e ne
frantumano la luce. Un diffuso scenario pastorale dai delicati toni opalescenti come linterno di una conchiglia.
Il pomeriggio offre a dritta nuvole di blu cupo su strisce gialle e arancioni di una consistenza quasi resinosa.
Le nuvole salgono in alto come il fumo di un incendio nella steppa. Un cielo africano: mi immagino montagne
con grandi pianori, acacie a ombrello, gnu, antilopi
A sinistra, in lontananza accanto a un mucchio di nuvole come lana sporca, un arcobaleno si arrampica nel
cielo, e sopra un altro pi scolorito. Nel semicerchio galleggia come un palloncino una nuvoletta solitaria.
Nel tardo pomeriggio lo scenario celeste cambia radicalmente; non bastano pi poche frange e colori
sfumati, adesso sfila un grandioso trionfo di nubi che occupa rapidamente tutto il cielo.
E come se il gioco delle forme non fosse gi abbastanza impressionante, il sole scaglia lance di raggi obliqui
attraverso il tumulto di nuvole.
Ritorno in plancia dopo cena. Il giorno, stanco, si scioglie. Della sua luce resta solo qua e l un riflesso sulle
nuvole che navigano in fila, come palline di un pallottoliere, nel cielo a occidente. Ben presto lo sguardo pu
afferrare solo un batuffolo che trattiene lultimo sprazzo di luminosit. Sopra lorizzonte si ferma per qualche
istante la brace del sole che affonda, poi anche la sua luce si raffredda. Il giorno sceso dietro lorizzonte,
dalloriente la notte invade il firmamento. Lacqua si trasforma sotto la crescente oscurit violacea, il suo
rumore cresce. Come il respiro di un dormiente le onde sollevano e abbassano il sommergibile.
Mi sveglio regolarmente quando cambia il turno alle macchine, verso mezzanotte. Entrambe le squadre,
quella che smonta e laltra che monta, devono attraversare lalloggio sottufficiali. Durante questo passaggio
restano aperte le due paratie che ci dividono dalla sala macchine; i motori riempiono lalloggio con il loro
fracasso e ne aspirano laria con potenti risucchi che sollevano la tenda della mia cuccetta. Spingendosi
attraverso la strettoia fra tavolo e cuccette uno degli uomini lapre involontariamente del tutto. Passer qualche
tempo prima che ritorni la calma.
Tengo gli occhi chiusi e mi sforzo di non ascoltare le voci. Mi aggrappo addirittura al sonno. Ma adesso
qualcuno accende pure la luce, il raggio della lampada sotto il soffitto, accanto alla mia cuccetta, mi sbatte in
faccia svegliandomi del tutto. I capi che smontano si tolgono giubbe e pantaloni unti, prendono qualche sorso
di succo di mele dalle loro borracce e si issano nelle cuccette, parlottando a mezza voce.
Una festa coi fiocchi sta raccontando Kleinschmidt. Fiori sulla tavola e porcellana con lorlo doro.
Brava gente, i miei futuri suoceri, lui ha sessantacinque anni, lei gi settanta. Focaccia e torta di prugne. Vino
di ribes, fatto in casa Tutto filava liscio. La mia fidanzata stava in cucina a fare il caff. Io sedevo sul sof, e
non mi capita che la mano destra mi sinfila nello spazio fra il sedile e lo schienale hai presente come?
S, s, di, continua!
E vuoi che non ci pesco indovina che?
Uffa, come faccio a saperlo?
Dalla voce deduco che il sottufficiale Isenberg.
Avanti, non mi tenere sulle spine!
Una confezione di cinque preservativi. Ne mancavano due. Che ne dici?
Che sei bravo in matematica.
Dunque, io sbatto il pacchetto sul tavolo. Avessi visto le facce dei due vecchi. Poi mi sono alzato e ho
levato le tende. Basta, fine.
Io dico che sei stato stupido.

Stupido un corno! Secondo te dovevano invitare magari anche laltro che se la scopava, eh?
Esagerato!
Eh no, o io o l'altro! Certi pasticci non mi vanno.
Sai che sei un bel tipo? Chi ti dice che la ragazza si veramente
Ma va, non dire stronzate! Ch, se li forse messi il vecchio?
Mi rigiro verso la parete di compensato. Ma nello stesso momento la paratia si spalanca unaltra volta con un
botto e rientra Wichmann. Richiude sbattendo il portello e accende lilluminazione a festa. So gi che cosa
succeder ora, ma non voglio perdermi lo spettacolo, perci mi metto a sbirciare con gli occhi socchiusi.
Wichmann si pianta davanti allo specchio attaccato alla paratia e si fa le boccacce. Con lunghia del pollice
passa un paio di volte sui denti del pettine prima di tirarsi tutti i capelli sulla faccia. Dopo alcuni tentativi riesce
a farsi la riga nel punto giusto. Quando fa un passo indietro vedo il suo volto trasfigurato dal raccoglimento.
Ora giunge il momento in cui si rimira piegando di lato la testa ora a destra e ora a sinistra. Adesso va al suo
armadietto frugandovi per un po, poi si rimette in posa davanti allo specchio, questa volta con una scatoletta di
pomata. Preme la pomata con cura fra i denti del pettine che passa e ripassa nei capelli fino a ottenere una
cupola perfettamente liscia che riflette le lampade.
Finalmente ripone i suoi arnesi, si toglie la giacca, esce e, senza slacciarsi i legacci delle scarpe basse, rotola
sulla cuccetta, fregandosene della luce accesa. Dopo cinque minuti mi alzo per spegnerla e getto uno sguardo
nella cuccetta del capo: tutta la meraviglia gi belle distrutta.
VENERD, QUATTORDICESIMO GIORNO DI NAVIGAZIONE. In camera di manovra incontro il Vecchio,
visibilmente su di giri. Sembra che abbia voglia di chiacchierare. Attacco io domandandogli come si spiega
che, nonostante le numerose perdite, tanta gente si arruoli volontaria sui sommergibili.
I soliti minuti per riflettere, poi, interrompendosi varie volte: Be, difficile cavare qualcosa da questi
bambini. Si capisce, li attira la suggestione della nostra specialit. Lo sanno tutti che siamo il meglio del
meglio, noi del Corpo Volontari di Dnitz. E anche la propaganda far la sua parte.
Lunga pausa. Il Vecchio fissa il pavimento. Infine riprende:
Probabilmente non hanno unidea di cosa li aspetti. Non sanno niente: tre anni di corso, poi subito il
servizio attivo col solito addestramento. Non hanno visto niente, vissuto niente. E fantasia zero.
Mi guarda con un ghigno appena percettibile: Trottare in giro con un fucile in spalla, immagino non sia
proprio un divertimento. A me non piacerebbe. A lei andrebbe di farsi la guerra zompando nel fango? Direi che
si sta meglio qui. Viaggiamo senza affaticarci, non ci vengono le vesciche ai piedi, mangiamo regolarmente e
quasi sempre pasti caldi. Chi altro fa una vita come la nostra, sotto le armi? Eppoi abbiamo letti che sono letti,
e anche un bel caldino. E dove mette la buona tonificante aria di mare Poi, per la licenza abbiamo la nostra
elegante uniforme e le belle decorazioni Se lo chiede a me, le dico che qui i ragazzi stanno sempre meglio
che nellesercito e nella marina normale! tutto relativo.
Il ghigno un po cinico sparito dal viso del Vecchio quando riprende il filo:
Pu darsi che per questo mestiere vadano bene soltanto i bambini perch sono come i fogli bianchi. Non
sono ancora attaccati alla vita, pare. Non hanno ancora legami veri Quasi tutte le volte che saltano i nervi a
qualcuno, sicuramente uno degli anziani, uno che ha moglie e figli! Per, che strano: una volta abbiamo
ripescato alcuni uomini di un nostro cacciatorpediniere affondato. Erano a mollo da un paio dore al massimo
quando siamo arrivati noi, quindi abbastanza poco. Era destate, perci lacqua non era freddissima. Eppure
quasi tutti i pi giovani erano affogati nei loro giubbotti di salvataggio, si erano lasciati andare, cosi, faccia
sottacqua, sebbene non ci fossero onde forti. Solo i pi anziani hanno lottato per non soccombere. Ce nera
uno, aveva circa quarantanni ed era gravemente ferito, lui s che ce lha fatta, malgrado la forte perdita di
sangue. I diciottenni sani e robusti invece no.
Passa il direttore di macchina e mi lancia un rapido sguardo sorpreso.
A pensarci bene, ci dovrebbe bastare un equipaggio, molto pi ridotto. Ho sempre in mente un
sommergibile manovrato da due, al massimo tre uomini, pi o meno come un aereo. Se abbiamo questo
equipaggio numeroso, solo perch i progettisti non riescono ancora a risolvere il problema dellefficienza. La
maggior parte dei nostri uomini non sono che riempitivi, cio servono unicamente a compensare le
insufficienze meccaniche del sommergibile. Ma che soldati sono uomini che girano volantini e azionano leve?
Non lo posso pi sentire, il Grande Ammiraglio, quando vuole infiammare gli spiriti con i suoi slogan:
Attacco contatto affondare. Crea soltanto idee sbagliate. Chi che attacca, da noi? Il comandante e basta. I
ragazzi non vedono neanche la scia del nemico.
Il Vecchio si ferma di nuovo. Non occorre che parli io, oggi ciarliero come non mai.
Peccato che anche il vecchio Dnitz faccia adesso il fanfarone. Dapprima credevamo tutti che fosse un
bravuomo mormora.
So da tempo cosa ruga il Vecchio: dopo il suo ultimo rapporto di guerra le cose si sono guastate fra lui e il

suo comandante in capo.


Una volta era per noi una specie di Moltke della guerra navale, ma adesso: Uno per tutti, tutti per uno, un
Popolo, un Reich, un Fhrer, il Fhrer vi guarda, il Fhrer, il Fhrer, il Fhrer, sempre lo stesso disco.
La donna tedesca, bene supremo della nazione un altro fiore del suo mazzo, e ogni volta che sono al
cospetto del Fhrer mi sento una nullit. Sono cose che fanno scendere il latte alle ginocchia.
Il Vecchio si accaldato. Con un ebbe, che ci vogliamo fare cerca di minimizzare il suo rammarico. Il
direttore di macchina guarda fisso davanti a s fingendo di non ascoltare.
Gi, i volontari. Il Vecchio ritorna sullargomento di partenza. Cameratismo, solidariet, comunione di
uomini, si vede che non sono solamente modi di dire. La gente ne attratta, eppoi d la sensazione di far parte
di una lite. Basta vedere i ragazzi quando sono in licenza. Si gonfiano come tacchini coi loro distintivi che
pare facciano un certo effetto anche sulle signore
Laltoparlante crocchia, poi trasmette: Pronti per il secondo turno!. Questa volta tocca anche a me: devo
fare un turno come fuochista alle valvole di scarico e ai diesel. Il Vecchio mi ha dato del cotone da infilarmi
nelle orecchie: Sei ore di frastuono in sala macchine sono tante.
Il risucchio dei diesel incolla la paratia alla sua sede e devo tirare con tutte le mie forze per aprirla. Il chiasso
mi investe subito come una scarica di legnate. Eppure va solo il motore di dritta, e appena a mezza forza sotto
carico. Quello di sinistra spento.
Le macchine toccano quasi il soffitto concavo. Sul fianco della macchina di dritta i giunti fra bilancieri e
stantuffi segnano un ritmo imperterrito che percorre il mastodonte a ondate continue.
di servizio Johann. Per il momento non si cura di me. Continua a sorvegliare il gioco del contagiri la cui
lancetta oscilla fortemente, a seconda della resistenza che le eliche incontrano nelle acque tumultuose: fanno
pi fatica quando il mare si aggrappa allo scafo, per aumentare i giri non appena il sommergibile si solleva
liberandosi dal peso dellacqua.
Johann controlla una dopo laltra la pressione dellolio e dellacqua di raffreddamento, poi palpa con tocco
da medico il condotto dellolio sotto la pompa di lubrificazione per sentirne la temperatura. Infine sale su un
predellino di metallo lungo il fianco del motore e tasta, sempre con movimenti calmi e precisi, i giunti dei
bilancieri.
Urlando, per superare il baccano, mi dice infine cosa devo fare: badare che nessun pezzo si surriscaldi,
tastare ripetutamente i tubi dellacqua di raffreddamento e sorvegliare i bilancieri delle valvole, come mi ha
appena fatto vedere. E a un suo segno avrei dovuto smerigliare le valvole di scarico. Niente di particolare, dal
momento che lavevo visto fare pi di una volta.
Johann ritorna sulla sua piattaforma di comando e si strofina le mani con della bambagia colorata. Da una
cassetta accanto al suo piccolo quadro di controllo piglia una bottiglia di succo di frutta e ne beve un paio di
lunghe sorsate.
I giunti grondano lubrificante. Li tocco uno per uno ricevendo ogni volta una scossa: sono tutti uniformemente
caldi. Gli scoppi nei cilindri si susseguono senza interruzioni. Ripeto: aspirazione, compressione, corsa utile,
scarico
Passa un quarto d ora, poi Johann apre la paratia verso la cucina e gira una manovella sotto il soffitto. Sempre
urlando mi spiega: Adesso chiudo la presa daria esterna del diesel ora la macchina aspira laria
dal sommergibile vedr che bella corrente!.
Dopo unaltra ora il capo motorista apre una dopo laltra le valvole dellindicatore sul lato del motore; da
ciascuna schizza un fletto di fuoco. Johann annuisce rassicurato: laccensione regolare in ogni cilindro, tutto
a posto. Che buffo, penso: non si pu fumare allinterno del sommergibile, ma questo fuoco dartificio
permesso.
Con passi da funambolo Johann si riporta sulla sua pedana. Dopo qualche attimo allunga un braccio in alto
per aprire una valvola a pressione nel condotto di alimentazione della nafta. Controlla con unocchiata i
termometri elettrici a distanza che segnano le temperature di tutti i cilindri e dei collettori che portano allo
scappamento. Con un mozzicone di matita tanto corto, che riesce appena a tenerlo fra le punte delle dita, segna
sul registro macchine il consumo di nafta, le temperature, le oscillazioni di pressione.
Le braccia cariche di tute gocciolanti, entra come aspirato dalla corrente daria, il timoniere del turno in
plancia che smonta, mi oltrepassa schiacciandosi contro la parete e arranca nel locale dei motori elettrici, dove
appende la roba bagnata attorno al tubo lanciasiluri.
Il capo motorista del diesel di sinistra, che fermo, sta accoccolato su una bassa cassetta di utensili davanti al
basamento della sua macchina, tutto immerso nella lettura di un tomo consunto Non ha da fare, ma deve essere
sul suo posto lo stesso, perch la messa in moto del motore pu diventare necessaria ogni momento.
Continuo ad arrampicarmi avanti e indietro sul fianco del motore di dritta. I manometri indicano la pressione
normale.

Laltro capo motorista mi fa segno di sedermi nella paratia fra l'alloggio degli elettromotori e la sala
macchine. Appesi alle cassette degli interruttori, accanto alla paratia, ci sono i sacchetti marrone con le
maschere a ossigeno. Mi ispirano pensieri deprimenti: la camera di manovra e la plancia sono lontane, la via di
scampo al portello della torretta lunga. Questo non il posto adatto per chi ha una immaginazione fervida.
Per quante volte tu ti ripeta che la distanza dal portello non ha alcuna importanza quando il sommergibile viene
colpito a grande profondit, il fatto di sentirti intrappolato a poppa ti rende comunque nervoso.
E poi, il sommergibile pu essere colpito anche in superficie, per esempio se viene speronato, e si sa che,
normalmente, in quel caso nessuno della sala macchine si salva.
Lo squillo di un campanello trapassa il fracasso. Si accende una lampadina rossa. Lo spavento mi paralizza.
Il capo macchine gi in piedi. Cosa succede? Johann mi fa un gesto rassicurante: ora ho capito, occorre
avviare il motore di sinistra. Anchio ho da fare, devo aprire le valvole di scarico del motore che entra in
funzione. Il capo motorista innesta il motore sullalbero. Laria compressa entra sibilando nei cilindri. Il capo
ha gi azionato la leva del carburante. Ticchettio di valvole, poi il primo scoppio. Gli stantuffi si mettono in
movimento: il motore si rianima. Presto il rombo del motore di sinistra si fonde con quello di dritta.
Di nuovo riposo. I manometri indicano che le macchine sono a posto: carburante, aria, acqua di
raffreddamento. Sono passate appena tre ore del mio turno, la met.
Da quando va anche il secondo motore laria si riscaldata e ispessita.
Verso le dieci il cuciniere ci porta una brocca di spremuta di limone. Bevo con avidit, direttamente dal
mestolo.
Johann alza il pollice verso il soffitto: ora di smerigliare le valvole di scarico dei gas di combustione. Non
devono mai essere trascurate. Chiudono gli scappamenti del gas durante limmersione e devono essere
assolutamente stagne, altrimenti lacqua di mare pu penetrare nelle macchine. Per, durante gli spostamenti in
superficie, finiscono col raccogliere un sacco di residui della combustione che rischiano di impedire la
chiusura ermetica. Nei primi tempi della guerra diversi sommergibili sono affondati perch le valvole
incrostate non si chiudevano e lacqua entrava allinterno. Per evitare questo pericolo dobbiamo smerigliare
le valvole ogni quattro ore.
Di nuovo il traballante lumino rosso. Il telegrafo di macchina segnala a mezza forza. Il capo motorista tira
la leva di alimentazione per ridurre il rifornimento di carburante delle pompe e dei cilindri. I giri del motore di
dritta calano, gli scoppi si fanno pi irregolari. Adesso Johann blocca lalimentazione di carburante e la
macchina si ferma.
Mi indica di chiudere la valvola di scarico esterna con la manovella grande. Mi aggrappo alla manovella e
smuovo con tutte le mie forze il piatto della valvola nella sua sede per staccare le incrostazioni, finch Johann
mi fa segno che basta.
Sono in un bagno di sudore e respiro con affanno. Riparte il motore di dritta. Poco dopo viene fermato quello
di sinistra e devo ripetere lo stesso processo con le valvole di scarico di sinistra. Ormai sono spompato, ce la
faccio a malapena. Il sudore mi cola negli occhi.
da poco che entrambe le macchine sono in funzione, ed ecco che il motorista capo assume unaria tesa.
Trattenendo il respiro ascolta il pulsare delle macchine. Afferra la pila e la chiave inglese. Vicino alla paratia
posteriore solleva una piastra del pavimento, infila la lampada tascabile nella buca e mi fa segno di andare a
vedere. L sotto la confusione di condutture, filtri, valvole e chiavette ancora peggio che sopra.
Ora lo vedo anchio: da un tubo sprizza un sottile filo dacqua. Johann mi lancia unocchiata significativa,
poi sinfila fra i tubi come un uomo serpente e riesce infatti a raggiungere la falla con la sua chiave. Dopo
qualche tempo mi passa delle viti e dei dadi. Ha smontato la guarnizione della conduttura. Mi dice qualcosa
urlando, ma non capisco una parola finch non esce con la testa dal groviglio di tubi: vuole che laltro capo
motorista prepari una guarnizione nuova. Di colpo siamo indaffaratissimi. Fra le spalle di Johann si allarga una
macchia scura di sudore. Finalmente si districa, tutto pieno di lubrificante, dalla buca e mi strizza l'occhio: tutto
a posto. Come avr fatto a fiutare il guasto? Deve avere un sesto senso per le sue macchine.
A mezzanotte meno cinque arriva il nuovo turno. Un sorso di succo di mele, rapida pulizia delle mani con la
stoppa, e via a prendere una boccata daria in camera di manovra, sotto la torretta.
Nellalloggio sottufficiali Wichmann e Kleinschmidt parlano da cuccetta a cuccetta, piano ma sempre
abbastanza forte da farmi capire ogni parola: Certe volte mi chiedo come resistono le donne tutto questo
tempo senza niente di caldo infilato dentro.
Wichmann fidanzato e le tentazioni alle quali crede esposta la sua ragazza sembrano preoccuparlo non
poco.
Kleinschmidt sa ovviamente quale il dente che duole a Wichmann, ma invece di dimostrare tatto parte in
quarta: Figuriamoci, le donne! Basta che uno dica: prego, saccomodi, e loro si stendono. Cristo, se volevo,
potevo farmene una dozzina tutti i giorni.
Tu sei il solito sbruffone! lunica reazione di Wichmann.
E perch, di grazia? Non ci credi? Ma certo, la tua cara micetta terr ben stretta la sua topina fra le gambe.

Eh gi, perch una signora per bene, lei.


Per un po limprovviso via vai di gente blocca Kleinschmidt. Quando ritornata la calma chiede:
Doveravamo rimasti?.
Ma vaffanculo! gli risponde Wichmann e, miracolo, Kleinschmidt tace piccato.
QUINDICESIMO GIORNO DI NAVIGAZIONE. Per giorni non abbiamo avvistato altro allinfuori di un bidone,
qualche cassetta di legno e, una volta, centinaia di turaccioli: una visione che ha lasciato perplesso il
comandante: Non possono mica essere di una bevuta Solo tappi senza bottiglie, roba da matti!.
Monto di guardia con il sottufficiale di rotta. I bicipiti rimangono in esercizio. Dopo unora di vedetta devo
abbassare il binocolo sempre pi spesso. Il sottufficiale di rotta invece riesce a tenerlo davanti agli occhi per
ore intere, come se le sue braccia fossero costruite ad angolo retto.
La nostra unautentica doppia vita dice allimprovviso.
Non capisco dove vuole arrivare. Il sottufficiale di rotta tuttaltro che un uomo dalla lingua pronta. Infatti le
frasi gli escono a rate: Praticamente noialtri viviamo met sul sommergibile e met a terra. Sento che
vorrebbe proseguire, ma che non gli vengono le parole adatte.
Ci dedichiamo tutti e due alla sorveglianza dei nostri settori.
Proprio cos, riprende infine qui siamo completamente tagliati fuori, niente posta, nessun contatto,
niente. Eppure restiamo sempre in qualche modo a casa.
Cio?
Per esempio, uno si preoccupa. Uno continua a domandarsi: come se la caveranno a casa? E loro,
poveracci, manco sanno dove ci troviamo.
Unaltra pausa. Poi continua: Quando usciamo lasciando la frase sospesa a lungo come se fossimo
dispersi. Quando capita veramente qualcosa al sommergibile, passano mesi prima dellannuncio della perdita.
Ripiomba nel silenzio. Allimprovviso riattacca: Quando uno sposato vale solo la met. Lo afferma
come una tesi inconfutabile.
Finalmente ci sono: parla di s. Ma fngo di non aver capito cosa intende con il suo discorso generico.
Non sono convinto che la fede al dito conti poi tanto, Kriechbaum Dica, da quanto tempo sposato il
direttore di macchina?
Soltanto da mezzanno. Con una tutta sciccosa, bionda e ricciolona.
Adesso parla a ruota libera, senza pi intoppi, come sollevato perch non si tratta pi di problemi suoi
personali: Quella gli ha posto un ultimatum del tipo non posso farmi rovinare la vita e cos via. Ma non mi
sembra proprio il genere che si fa crescere la muffa mentre noi siamo in mare. Bella fregatura per il direttore.
Adesso incinta.
Quando Kriechbaum, dopo unaltra lunga pausa, riprende il discorso, lo fa di nuovo nel suo solito modo
smozzicato. Evidentemente ritornato ai problemi suoi. Senza volerlo uno si porta dietro un mucchio di
preoccupazioni. Sarebbe meglio non pensare a niente.
Questo lo ha gi detto qualcun altro, tempo fa, e ha agito di conseguenza bruciandosi le navi alle spalle
faccio io a bassa voce; non occorre che ci sentano le due vedette a poppa.
Bruciato le navi? Chi ha bruciato le navi?
Un tale Agatocle, di Siracusa. Era andato in Africa per combattere contro i cartaginesi.
E?
una storia un po complicata. I cartaginesi assediavano la sua citt.
Credevo che quel tale fosse andato a combatterli in Africa. Infatti, ma la flotta cartaginese era davanti a
Siracusa.
Capisco fa Kriechbaum.
Agatocle era riuscito a passare attraverso la flotta nemica e a raggiungere la costa africana. Di l lui e i suoi
uomini dovevano proseguire a piedi e per eliminare ogni possibilit di un ripensamento bruci le navi.
Un tipo un po fanatico, mi pare dice il sottufficiale di rotta. Ci concentriamo di nuovo sullorizzonte.

Un banco di nebbia (agglomerato di ovatta grigio verde sporca), davanti a noi, proprio sulla linea
dellorizzonte. Il mio compagno gli dedica unattenzione particolare: i banchi di nebbia sono sempre sospetti.
Passano dieci minuti buoni prima che Kriechbaum riprenda unaltra volta il discorso: Forse l'unica vera
soluzione di spazzare via tutto il casino!.
Mi viene in mente laspirante guardiamarina Ullmann. Viene da Breslavia. Anche lui ha le sue grane. Con il
nasino allins e le efelidi sparse su tutta la faccia sembra un quattordicenne. Alla base lho visto una volta con
la divisa blu della libera uscita e il berretto a visiera troppo largo: era buffo, come un ragazzino nellabito da
cresima preso a prestito.
Laspirante benvoluto da tutti. Sembra un tipino piuttosto coriaceo. In fondo non neanche tanto piccolo,

semmai tarchiato, e a guardarlo da vicino pi vecchio di quanto non si creda a prima vista: le rughe non gli
sono venute soltanto dal ridere.
Un giorno che laspirante guardiamarina e io ci trovavamo soli nel nostro alloggio, mi era parso molto
strano. Rimescolava senza senso le posate sul tavolo e intanto alzava un paio di volte la testa cercando il mio
sguardo. Capii che mi voleva dire qualcosa.
Conosce il negozio di fiorista accanto al caff A lami Pierrot?
S, certo, e anche le due commesse. Belle ragazze, Jeannette e anche laltra com che si chiama?
Franoise rispose Ullmann. Siamo fidanzati, in segreto, si capisce.
Tststs! fu lunica cosa che riuscii a pronunciare per la sorpresa: il nostro piccolo aspirante guardiamarina
con i capelli a spazzola e la divisa troppo grande, fidanzato con una francese!
una ragazza molto carina dissi infine.
Laspirantino stava seduto sulla sua cuccetta, le mani abbandonate lungo le cosce con unaria indifesa e come
se la sua confessione lo avesse completamente svuotato.
A poco a poco sono venuto a sapere il resto. La ragazza incinta. Ullmann non tanto ingenuo da non rendersi
conto cosa significherebbe per lei mettere al mondo questo bambino: il figlio del nemico. Non sono molto
teneri con i collaborazionisti, il ragazzo conosce benissimo i metodi del maquis. E la ragazza ancora meglio di
lui.
Infatti non vuole fare il figlio! mi aveva detto Ullmann con una voce talmente incerta che lo guardai:
Cio?.
No, se noi ritorniamo!
Mi ricordai allora di una scena alluscita dal bunker. Il comandante dopo uno sguardo in giro mi fece: forse
per lei? accennando con il capo a una casa abbandonata a destra della chiusa. Da una delle finestre vuote del
secondo piano una ragazza faceva cenni di saluto a qualcuno.
No, che io sappia! gli risposi e domandai: Questa non zona vietata ai civili?.
Altro che!
Chiesi allaspirante guardiamarina: Quando uscimmo, la sua Franoise era nel porto?.
S. Per le avevo detto che era proibito!
pieno di sentinelle!
S, lo so, ma lei passa dappertutto. andata in bici a St. Nazaire aggiunse come se questo fatto spiegasse
chiss che.
Nel mio imbarazzo non sapevo dire altro che: Cristo, Ullmann, su con la vita! Vedr che andr tutto bene.
Certo che lha fatta un po grossa.
S fu lunica sua reazione.
SEDICESIMO GIORNO DI NAVIGAZIONE. Oggi

il direttore di macchina a essere di buon umore. Probabilmente


perch stamattina gli riuscita una riparazione difficilina alla macchina. Arriva perfino a fischiettare in nostra
presenza.
Proprio come al variet! fa il Vecchio.
Questa osservazione mi fa tornare in mente il Bar Royal e la sbornia collettiva dellultima notte a terra. Quanto
tempo passato da allora! Rivedo Thomsen steso nel suo piscio.
un po che non abbiamo notizie di Trumann dice allimprovviso il Vecchio, come se mi avesse letto nel
pensiero. Deve essere uscito da parecchi giorni ormai, anche lui!
Non sappiamo nulla di Trumann, di Kortmann, di Merkel.
Abbiamo soltanto captato lordine trasmesso a Kallmann e Saemisch di comunicare la loro posizione. E poi i
messaggi dai sommergibili di Flechsig e Bechtel.
Che mese di merda, questo bofonchia il Vecchio. Mi sa che neanche agli altri vada meglio.
Manca ancora unora e dieci alla cena: settanta minuti, come dire quattromiladuecento volte centouno.
Entra il capo marconista Hinrich per consegnare un radiomessaggio diretto, una volta tanto, a noi. Il direttore
prende la striscia di carta, appoggia il decifratore sul tavolo fra i piatti, controlla con cura il codice e schiaccia
i tasti.
Arriva, come per caso, il sottufficiale di rotta. Osserva il direttore di sottecchi, ma questo tutta attenzione, il
suo volto non tradisce nulla. Infine strizza locchio al sottufficiale e passa il messaggio decifrato al
comandante.
Niente, una banale richiesta di comunicare la nostra posizione.
Il comandante sparisce con il sottufficiale di rotta in camera di manovra. Fra non molto il marconista
trasmetter un segnale siglato con le nostre coordinate.

INERZIA II

Il sommergibile porta tuttora il suo carico di quattordici siluri e centoventi granate da 88. Soltanto quelle da 37
mm non sono pi al completo, qualcuna stata sparata per prova dallantiaerea. Gran parte delle 114 tonnellate
di nafta invece gi partita, e anche la scorta dei viveri si assottigliata.
In compenso non abbiamo ancora reso niente allammiragliato della Grande Germania. Nessun danno stato
da noi inferto al nemico, non abbiamo ancora fatto onore al nostro nome. Non abbiamo allentato la stretta di
Albione, n aggiunto un altro alloro alla gloriosa storia dellarma sottomarina, eccetera eccetera
Tutto quello che abbiamo fatto stato montare la guardia, ingozzarci e digerire, respirare puzze e produrne
delle altre.
Avanziamo nel mare agitato. Il sommergibile va su e gi come un cavallo a dondolo: su e gi, avanti e
indietro. Se almeno succedesse qualcosa, qualsiasi cosa! Se almeno le macchine andassero per qualche tempo
a tutta forza, in modo che il sommergibile potesse fendere le onde invece di scavalcarle con questo snervante
dondolio!
Osservo uno dei siluristi mentre si mette le dita nel naso. Non lo fa distrattamente, ma segue un vero e proprio
rituale. Prima, con un movimento stranamente contorto il dorso della mano voltato verso la faccia
introduce il mignolo destro nella narice destra, giusto come per saggiarne lampiezza. Poi gli fa seguire lindice
che scava e stacca con cura il muco rappreso. Il silurista studia attentamente la caccola, reggendola fra unghia
e polpastrello, il suo viso non rivela disappunto n soddisfazione. Evidentemente si tratta di una caccola di
ordinaria amministrazione. Adesso larrotola fra pollice e indice facendone un salsiccino verdastro e
dedicandosi a questa procedura con una pazienza che denota unidea precisa della sua forma finale,
realizzabile soltanto a poco a poco. Sono curioso di vedere dove il tesoro sar deposto alla fine. Il silurista non
conosce dubbi: se la spiaccica senza indugio sui calzoni di pelle, per dedicarsi subito alla pulizia della narice
sinistra. Si serve a questo scopo della stessa mano, ma con una variante: questa volta non forma una salsiccetta
ma una pallottolina che, dopo averla accuratamente modellata, catapulta con lindice dal pollice, in direzione
dei portelli dei tubi lanciasiluri. Infine si frega le mani come un mercante arabo dopo un buon affare e il suo
viso esprime tutta la soddisfazione per un lavoro ben fatto.
Essendo il pi anziano del nostro alloggio, il fuochista Hagen gode del generale rispetto e gli si vede in faccia
che lo sa. La prima cosa che scorgo di lui nella fioca luce sono i baffoni, le cui punte attorcigliate gli toccano
quasi le palpebre. La sua fronte coperta da un ciuffo rigonfio; la foltezza e imponenza della sua barba nera
dovuta al fatto che non se l mai tagliata durante il riposo in porto. A causa di uno dei suoi tipici modi di dire
Hagen viene chiamato da tutti modo schietto e aperto. Ha sette missioni alle spalle, di cui sei su un altro
sommergibile.
Gi! fa Hagen e subito tutti tacciono.
Allungo le gambe e mi sistemo comodo contro la gabbia di una cuccetta, in attesa di quel che verr.
Hagen si gode la suspense fino in fondo, si asciuga le mani con ampie strofinate sul petto villoso e solleva la
teiera. Con calma e sonoro piacere sorseggia il suo t.
Avanti, vecchio puttaniere! lo invita il gigol. Non farla tanto lunga. Parla, o Signore, il tuo popolo ti
ascolta!
Accidenti agli inglesi della malora, che rabbia mhanno fatto una volta!
nel mio modo schietto e aperto! lo interrompe una voce da una delle cuccette e Hagen vi lancia uno
sguardo di disprezzo da grande attore.
Il tempo era una merda, come adesso, quando ci hanno fatto vedere i sorci verdi, alle Orkney. Tutta la muta
ci stava addosso e non ci mollava. E noi non avevamo abbastanza fondale per svignarcela alla chetichella.
Bombe tutto il santo giorno
Hagen prende un altro sorso di t sciacquandosi rumorosamente la bocca prima di inghiottire.
I ragazzi tiravano le cuoia uno dopo laltro. E quelli sopra ad aspettare che venissimo a galla per spedirci a
tagliare boschi in Canada!
Ottimista! fa uno del pubblico.
Hagen non gli bada. Nella seconda notte, emergiamo, la va o la spacca, coi motori a tutto regime. Loro si
vede che dormivano, non capisco come ce labbiamo fatta. Subito il giorno dopo abbiamo fatto fuori un
cacciatorpediniere. Cera una foschia che quasi gli andavamo addosso. Gli abbiamo sparato proprio in gola, a
distanza ravvicinatissima!
Hagen cade in profonde meditazioni e di nuovo il gigol gli d la spinta: Confessa tutto, amico, apriti a
noi!.
Beccammo il cacciatorpediniere che ci presentava tutta la fiancata! Hagen illustra la situazione con laiuto

di due fiammiferi. Qui il cacciatorpediniere nemico e qui siamo noi. Lho avvistato io col mio modo
schietto e aperto.
Oh, adesso s che sei chiaro! Il gigol nella sua cuccetta soddisfatto.
Adesso Hagen accelera il resoconto. Spostando i fiammiferi spiega lattacco con una scena muta. In pochi
secondi il cacciatorpediniere era spacciato. Afferra il fiammifero cacciatorpediniere e lo spezza, poi si alza e
lo calpesta con lo stivale, tanto implacabile il suo odio. Il gigol grida: Bis! Bis!.
Il piccolo Benjamin asserisce di essere emozionatissimo. Guarda Hagen diritto in faccia, tentando allo stesso
tempo di fregargli il panino che laltro s preparato. Ma Hagen allerta e lo picchia sulle dita: Non
permetterti certe confidenze con il mio panino!.
Il piccolo Benjamin non affatto imbarazzato. Una spiacevole svista, fa a mo di scusa disse il
porcospino e scese dallo scopino del cesso.
Anche Turbo vuole dare un suo contributo. Fa girare un osceno collage che ha preparato con un sigaro e una
prugna ritagliati dalle pagine pubblicitarie di qualche rivista.
Vecchio porco! gli fa Hagen.
Per tre giorni e tre notti di seguito il marconista non riceve che comunicazioni di posizione di altri
sommergibili. Nessun annuncio di un successo. La situazione non mai stata nera come adesso dice il
Vecchio. Siamo proprio a terra.
Il mare un ribollire unico. Il vento frulla sempre nuove masse daria nella schiumosa distesa bianco grigia,
non resta nemmeno un metro quadro del solito verde bottiglia.
A colazione il Vecchio tutto preso a ruminare i suoi pensieri quasi si scorda di masticare. Solo quando il
cameriere di bordo arriva per sparecchiare si riprende di soprassalto e muove un paio di volte le mandibole per
ricadere di nuovo nel suo stato di trance.
Respinge svogliato il piatto e finalmente rientra in s: ci guarda con benevolenza e apre la bocca come se
volesse dire qualcosa, ma non gli esce una parola. Infine si rifugia in un paio dordini di servizio: Alle nove
prova dimmersione! Ore dieci, lezione allaspirante guardiamarina Mantenere la rotta fino a
mezzogiorno!. sempre lo stesso.
soprattutto il primo ufficiale di guardia a togliere il buon umore al Vecchio. La sua aria di
disapprovazione, spesso perfino di disprezzo, gli incrina il nervo. La pedanteria del primo turba la vita in
comune e il servizio, cos come lautomobilista estremamente ligio alle regole della circolazione scombussola
spesso il traffico. Ma in modo particolare le sue idee politiche, di cui non fa mistero, irritano il Vecchio.
Sembra che odi a morte gli inglesi ha detto ieri, quando il primo stava uscendo per il suo turno di guardia.
Lhanno indottrinato bene. Be, almeno uno con principi di ferro.
Darei non so cosa se potessi camminare per mezzora (o meglio correre) nel bosco. I miei polpacci si sono
smosciati in tutto questo stare sdraiati, seduti o in piedi. Mi ci vorrebbe un lavoro di fatica, per esempio tagliare
legna. Alla sola idea sento il profumo della resina. Vedo il taglio arancione dei pini abbattuti, il capanno di
tronchi che ci costruivamo da ragazzi, odo lo stormire delle canne mentre andavamo a caccia di topi dacqua.
Meglio non pensarci
Il marconista ha captato un radiomessaggio. Gareggiamo a fingere indifferenza e invece siamo tutti ansiosi
di sentire lordine che dar un taglio a questa inerzia che rode i nervi. Dopo uno sguardo di disprezzo al
decifratore il comandante legge il foglio in silenzio, poi se ne va senza dire una parola.
Ci guardiamo in faccia.
La curiosit mi spinge in camera di manovra. Il comandante chino sulla carta nautica. Il foglio con il
radiomessaggio alla sua sinistra, con la destra maneggia il compasso.
Si potrebbe fare! S, pu andare.
Il primo ufficiale di guardia non regge allincertezza e chiede di vedere il messaggio. Legge: Convoglio in
quadrato XY. Rotta a zigzag di 60 gradi, velocit 8 miglia. UM. Guardo la carta e vedo che il quadrato XY
raggiungibile dalla nostra posizione attuale.
Il sottufficiale di rotta si schiarisce la gola e domanda, con il tono pi indifferente possibile, la nuova rotta al
comandante, come se si trattasse del prezzo al dettaglio delle patate.
Si vedr la laconica risposta.
Per il momento non succede nulla. Il direttore di macchina ispeziona un dente con la lingua. Il sottufficiale di
rotta si guarda le unghie, mentre il comandante segna angoli e misura distanze col compasso. Io mi prendo un
paio di prugne secche dalla solita cassetta. Per i noccioli hanno inchiodato una latta vuota alla parete.
I miei noccioli sono chiaramente i pi puliti di tutti.
LUM il sommergibile di Martens che precedentemente era primo ufficiale di guardia del Vecchio e adesso
fa parte della sesta flottiglia, a Brest.
Dai radiomessaggi successivi apprendiamo che tre, poi quattro, infine cinque sommergibili hanno avuto

lordine di dare la caccia al convoglio. Noi no.


Adesso sguinzagliano chi appena ce la pu fare! il commento del Vecchio. Che sta per: Porca miseria,
quando verr finalmente lordine per noi.
Infine, verso mezzanotte, arriva un nuovo radiomessaggio. Il comandante inarca le sopracciglia, gli si
illumina tutta la faccia: un messaggio direttamente a noi! Lo legge e il suo viso si rannuvola. Mi passa il foglio:
ci chiedono le condizioni del tempo.
Per non farmi contagiare dallumor nero del Vecchio salgo in coperta. I veli dei cirri sono pi spessi.
Lazzurro slavato del cielo a poco a poco si copre. Presto tutto sar di nuovo grigio. La luce si raffredda.
Tuttintorno, sopra lorizzonte, si formata una muraglia di nubi scure, scontornate in basso, ma in alto nitide
contro il bianco perlaceo. Si gonfiano, a destra il vento le straccia per un attimo, ma subito il muro si richiude
sulla fessura. Solamente il sole riesce a farsi strada con un fascio obliquo di raggi, creando un drammatico
gioco di luce e ombra fra gli enormi rigonfi che si accavallano. Sul mare, verso dritta, riluce una macchia di
chiarore. Poi il faro del sole si sposta, fa capolino sullorlo di un nuvolone che, cosi illuminato, incupisce ancor
pi lo sfondo.
Il secondo ufficiale di guardia non per niente emozionato dallo spettacolo mutevole del cielo ma impreca:
Maledette nuvole traditrici!. Per lui la grandiosa visione cela pericoli e minacce. Non smette di scrutare col
binocolo la montagna di nubi che ormai si spinta fin quasi allo zenit.
Ridiscendo e mi dedico ai miei attrezzi fotografici.
Dopo cena lattesa delusa di un radiomessaggio importante ammutolisce tutti. Il comandante irrequieto,
ogni quarto dora sparisce in camera di manovra dove studia la carta nautica. Non parla.
Il direttore di macchina fa un tentativo per rompere il pesante mutismo del comandante: Sarebbe ora che il
comando si rifacesse vivo.
Il comandante non gli bada.
A questo punto il direttore si rassegna e prende un libro.
Il secondo ufficiale di guardia e lallievo direttore di macchina sfogliano delle riviste, il primo leggiucchia in
una cartella che sembra molto importante.
Andando a prendere una cosa dal mio armadietto passo attraverso la cabina radio e vedo, nel raggio della
piccola lampada, il marconista che a occhi socchiusi annota rapido un radiomessaggio.
Mi giro sui tacchi e ritorno nellalloggio ufficiali. Il secondo si mette a decifrare il messaggio. Tutto a un
tratto fa la faccia stupita. Qualcosa non quadra.
Il comandante legge il messaggio decifrato e anche la sua faccia assume lespressione sbalordita di un pugile
che ha ricevuto un forte colpo al mento. Legge ad alta voce: Sorpresi da cacciatorpediniere non visto per
raffiche di pioggia. Quattro ore di bombe di profondit. Perso contatto inseguiamo in quadrato riferimento
Bruno Karl. UM.
Alle ultime parole la voce del comandante si affloscia. Lui fissa per un minuto buono il foglio di carta,
inspira rumorosamente, gli occhi sempre inchiodati sul radiomessaggio, espira laria, sbuffando a guance
gonfie, e si fa cadere sul divano. Non una parola, non una bestemmia, zitto.
Pi tardi ci ritroviamo io e lui sul ponte.
Ecco quello che mi fa imbestialire comincia il Vecchio. Abbiamo la sensazione di essere completamente
soli in mezzo allAtlantico e invece, magari in questo stesso momento, ci si trovano almeno un centinaio di
altre unit e alcune sicuramente poco lontano da noi per dietro lorizzonte, accidenti. Con tono amaro
aggiunge: Secondo me il Buon Dio la curvatura della terra lha fatta apposta per gli inglesi! Cosa vogliamo
vedere noi poveri tapini col naso a livello dellacqua, come in un canotto. Eppure nessuno ha ancora inventato
niente che.
S, invece faccio io. Gli aerei!
Eh gi! Ma li hanno gli altri. Vorrei proprio sapere dove sono i nostri ricognitori. Blaterare, ecco lunica
cosa che sa fare quel panzone di Goering, il signor capo guardiacaccia del Reich!3
Meno male che arriva il direttore di macchina per prendere una boccata di aria fresca.
Si sta facendo stretto quass dico e mi ritiro.
Lindomani leggo il radiomessaggio arrivato nella notte: Nel quadrato Bruno Karl ricerche senza esito.
UM.
La giornata promette di essere la peggiore da quando siamo in mare. Evitiamo di parlarci, ci schiviamo a
vicenda con cura come se avessimo la rogna. La maggior parte del tempo mi ritrovo da solo sul divano di pelle
nellalloggio ufficiali. Il direttore di macchina non esce dalla sala macchine neppure per i pasti e anche il suo
secondo vi si trattiene. Il primo e il secondo ufficiale di guardia e io non osiamo rivolgere la parola al Vecchio
che fissa nel vuoto, ingoiando poche cucchiaiate della densa minestra.

Anche nellalloggio sottufficiali tutti stanno zitti.


Il capo marconista Herrmann si guarda bene dal mettere un disco sul grammofono. Perfino il cameriere di
bordo ci serve a occhi bassi, quasi fossimo a un pranzo funebre.
Finalmente il comandante apre la bocca: Si vede che loro non commettono pi errori.
Anche nella camera di prora lumore nero. Ecco, bravo: il cervello pieno di merda, e dimenticarsi di girare la
catenella! ringhia Ario al Verbo. E Dunlop rincara la dose: Macch dimenticare! troppo pigro anche per
questo!.
Il Verbo non reagisce, si limita ad alzare gli occhi al cielo come se si aspettasse che gli venga un aiuto.
Ah no, eh! Piantala con questa manfrina! sincavola Ario e ubbidiente, con le orecchie infuocate, il
Verbo abbassa lo sguardo.
Mi fa venire le madonne con le sue manie, mi fa si sfoga Ario con gli altri. Se fosse per lui, non
dovremmo fare altro che cantare inni sacri e strisciare sulle ginocchia.
Il Verbo inghiottisce ma non fiata.
Al mio ritorno nellalloggio sottufficiali sento Zeitler dire con aria da conoscitore: Ma tuttunaltra cosa,
la mattina presto! e questa volta capisco subito a cosa allude. Gli fanno da pubblico Wichmann e Frenssen.
Una volta ad Amburgo dovevo consegnare una lettera da parte del mio direttore di macchina, che era di
Amburgo, appunto. Allora ero ancora con la squadra dragamine. Suono e mi apre la porta un angioletto biondo.
Dice che la mamma andata alla posta ma torna subito. Io entro. Ci avevano una specie di anticamera con un
divano. Non sono ancora ben dentro che gi ficco una mano fra le cosce della piccola e quella come niente mi
sbottona le brache. Fuori il preservativo e via a fare un numero. Abbiamo appena finito che la porta dingresso
si apre per un pezzetto, non tutta perch cera la catena di sicurezza. Meno male che il divano era messo in
modo che se ne vedeva dalla porta aperta solo un pezzo. La piccola ha infilato le mutandine sotto un cuscino,
ma io per un pelo dimentico di richiudere la bottega. Do la mano che sa di sborro alla vecchia e faccio:
Piacere, Zeitler! e solo un paio dore dopo, in un pisciatoio, maccorgo che ho ancora infilato il
preservativo cio io non me ne accorgo per niente e ci piscio dentro! Sembrava una zucca gialla. Quello
accanto a me a momenti crepava dal ridere, tanto mi sono imbrattato!
La solita noia mortale nellalloggio ufficiali. Il comandante non c. Lallievo di macchina nella sala
macchine.
C una poesia di Ringelnatz che qui va a fagiolo dice il direttore di macchina a bassa voce e cerca di
ricordare: Soltanto acetosa, mai un transatlantico.
Vedeva treno dopo treno e mai un transatlantico, la povera acetosa gli vengo in aiuto.
Chi? vuol sapere il primo ufficiale di guardia.
Lacetosa sulla massicciata della ferrovia.
Il primo arrossisce credendosi preso in giro.
Mi dispiace per lei, ma proprio cos! interviene il secondo. Farebbe bene a leggere qualcosa un po pi
serio di Dwinger, Grimm e Johst!
Il direttore lo guarda compiaciuto. Guarda guarda, il nostro baby offcer! Chi lavrebbe mai detto!
Altrimenti non pu condividere le nostre sensazioni acetosiane punzecchia il direttore. Deve veramente
fare qualcosa per la sua cultura, invece di studiare sempre soltanto il regolamento!
Dalla sua cabina il comandante chiede cosa c. Lacetosa! gli risponde il direttore e stranamente il
comandante si accontenta del frammento dinformazione.
La quotidiana rasatura del primo ufficiale di guardia viene discussa dai ragazzi del turno di riposo nella camera
di prora:
Quello rompe lanima a tutti quanti, per la miseria. Sempre l, a occupare il cesso per farsi la barba!.
Non capisco perch il Vecchio non gli dica niente!
Un unico cacatoio per tutti, e ci troviamo con questa Venere al bagno!
Il capo motorista Pilgrim prende delle foto dal portafogli. Su una c un morto nella bara. Mio padre! mi
spiega Pilgrim. morto nel fiore degli anni. Magari morissi cos anchio!
Non so cosa dire. Evito di guardare Pilgrim e mormoro: Bella, la foto.
I sentimenti della maggior parte dei miei uomini sono un mistero per me mi ha confidato una volta il
Vecchio. Cosa pensano? A volte vieni a sapere cose che ti lasciano di stucco, come la storia della ragazza di
Frenssen. Dunque: Frenssen laveva conosciuta in licenza, e siccome lei non riceveva posta da lui, andata da
una chiromante, pare che ce ne siano ancora. Si vede che Frenssen non aveva detto alla sua bella che noi non

abbiamo molte occasioni di andare alla posta. E sembra che la chiromante abbia detto: Vedo acqua soltanto
acqua.
Il Vecchio imitava a turno le voci della chiromante e della ragazza: E nessun sommergibile? No, solo
acqua, acqua! Al che la ragazza, che gi si vedeva fidanzata del nostro, si mette a strillare: morto!. La
chiromante, muta. E vuol sapere il pi bello? La ragazza si mette le mani nei capelli e frigna: Che orrore: sono
vestita di rosso!. S messa a scrivere una lettera dopo laltra alla flottiglia, anche a me. Il resto lho saputo da
Frenssen. Nellultima licenza non andato oltre Parigi. Per il momento ne ha avuto abbastanza di fidanzate.
Sono solo col Vecchio nellalloggio ufficiali. Riceviamo un radiomessaggio indirizzato a Bachmann. la
terza volta in quattro giorni che chiedono la posizione del suo sommergibile.
Silenzio su tutta la linea dice il comandante. Avranno beccato anche lui. Non doveva pi uscire, conciato
comera.
Il primo ufficiale di guardia sul sommergibile di Bachmann era Ziemer. Affondato Ziemer? Non riesco a
immaginarmelo. Vedo ancora Ziemer che prende il sole con la cameriera della mensa ufficiali e si fa impartire
al vivo lezioni danatomia in francese. Prima le tocca i seni dicendo: Les duduns. Les seins! lo corregge
lei. Poi le infila una mano fra le cosce e dice: Le lapin! e lei a correggere: Le vagin, e via di seguito
Dal vano accanto ci giunge la voce del primo ufficiale di guardia che tiene lezione sul segreto militare. E
alla fine parlano lo stesso! il commento del Vecchio. Tutta questa segretezza non serve a niente. Gli inglesi
hanno da tempo un nostro sommergibile al completo.
Ah, s?
S, uno s arreso. Il sommergibile di Ramlow, a sud della Islanda, in mare aperto. Con tutto quanto il nostro
materiale segreto, codici compresi tutto nelle mani degli inglesi!
Chiss la faccia del Grande Ammiraglio!
E forse Ramlow era un agente del servizio di sicurezza! Non ci si pu pi fidare della propria mano destra. Ed
pure riuscito ad avere dalla sua gli ufficiali. Incredibile!
Finalmente una giornata che promette di diventare bella. Lo avverto non appena salgo a prendere una boccata
daria in coperta.
Lalta cupola del cielo mattutino si riempie pian piano di azzurro. Quando il vento ha fatto scomparire lultima
traccia di foschia il sole si leva sopra lorizzonte come un occhio di ciclope.
Ritorno gi e d un occhiata alla rotta. A distanze irregolari la linea, che attraversa a zigzag il reticolo
quadrettato, interrotta da annotazioni dellora. Le righe a matita tracciate fra le ore corrispondono alle
distanze superate dal sommergibile a quattro ore per volta. Le variazioni di lunghezza delle righe indicano la
maggiore o minore velocit del sommergibile.
Appare il sottufficiale di rotta.
Ecco tutta la nostra gloria: questi geroglifici sulla carta! E non li conserviamo neanche perch, al termine
della missione li devo cancellare: la carta serve ancora. Conserviamo soltanto un calco su carta trasparente.
Passano un paio di minuti e il sottufficiale di rotta fa come soprappensiero: Forse un bene che non riceviamo
posta. La marina specialista nellevitare casini.
Il sottufficiale di rotta e 1ultimo dal quale mi sarei aspettato affermazioni del genere. Mi rendo conto solo
adesso come isolato Kriechbaum: quanto a capacit supera di gran lunga il primo ufficiale di guardia, ma per
grado soltanto maresciallo maggiore. Dagli ufficiali lo divide una barriera invisibile che non pu infrangere
di sua iniziativa. Le sue mansioni gli danno s una posizione particolare la mano destra del comandante in
tutte le questioni nautiche ma questo fatto aumenta ancora il suo isolamento, specie rispetto agli altri
sottufficiali. E deve tenersi a distanza comunque anche dai sottocapi e dai marinai semplici.
Lo sciabordio del mare penetra nel limbo fra veglia e sonno. Visto che non riesco ad addormentarmi scendo
dalla cuccetta, infilo gli stivali e la giacca di pelle e vado in camera di manovra appena appena illuminata dalla
lampadina sul leggo del sottufficiale di servizio che sta facendo le parole crociate. Rannicchiato sui
distributori dallagamento il marinaio di turno, Turbo barbarossa, pela patate.
Un uomo in torretta? domando verso lalto. La testa del sottufficiale di rotta si sporge nellapertura del
portello. Signors!
Nella torretta il timoniere tiene docchio la bussola illuminata.
Mi arrampico sulla piattaforma dellantiaerea. La vedetta di dritta mi fa posto.
Lorizzonte si vede benissimo, nonostante loscurit. Le nuvole, veleggianti in cielo, si ammassano. Ma
dopo un po si lacerano allimprovviso e appare una falce di luna, uno spicchio biancogiallo su fondo blu scuro.
Le brevi onde scintillano di mille lustrini. La schiuma lungo la nostra carena luminosa, la scia di poppa
solleva argentee faville, la prua bagnata rispecchia la luce lunare che si riflette debolmente anche sulle pieghe

delle tute cerate delle vedette.


Ogni volta che il sommergibile sinclina su un fianco, la prua si erge sopra lorizzonte.
Dopo qualche tempo grosse nuvole avanzano da ovest come pesanti galeoni, coprendo le stelle e oscurando
la luna. Immediatamente il mare diventa nero piombo, il sommergibile una massa scura che sinclina
goffamente ora da una parte ora dallaltra.
Il mare un continuo saliscendi. Il vento gelido mi sferza la faccia e rabbrividisco. Loscurit interrotta qua
e l da macchie chiare che appaiono e scompaiono: le creste delle onde che si frangono sembrano file di denti
che azzannano invisibili prede.
Il buio mi separa dal sottufficiale di rotta come un abisso. Vorrei tendere la mano per toccare la figura
immobile accanto a me.
Nelloscurit rivedo distintamente lillustrazione trovata in un vecchio libro sulla marina: notte nera si
erge gigantesca la prua di una nave che travolge una piccola barca a vela. Londa del tagliente vomere spazza
via alberi e tavoloni spezzati. Vele strappate e due uomini, le braccia alzate in un gesto di disperazione. Il titolo
dell'illustrazione in nitido corsivo: Travolti!
Avanziamo fra sballottii e scossoni. La nostra scia si fatta fosforescente. Dal portello della torretta esce per
un attimo un bagliore e si spegne subito. Qualcuno si sar accesa una sigaretta.
Allimprovviso il nero davanti a noi lacerato da una coltellata di fredda luce bianca che illumina gli orli
delle nuvole. Da uno spacco nella coltre di nubi zigzaga silenzioso un fulmine e una luce tremolante si diffonde
per pochi secondi allorizzonte.
Strano, fa il sottufficiale di rotta sembra un contatto elettrico difettoso.
Mi ritorna in mente la notte davanti al canale di Bristol: quando di colpo le dita bianche dei nostri fari
perforarono la notte, vedemmo, come sospeso in una nebbia, il bianco fantasma di un peschereccio dietro la
sua rete issata. Poi gli altri, investiti a uno a uno dai fasci di luce spettrale, unintera flottiglia. Dopo pochi
secondi i proiettili traccianti sparati dalle nostre mitragliere raggiunsero il primo obiettivo. Pi che unazione
di guerra sembrava un orlo di luci ricamato nel nero tessuto della notte. Poi si mise a sparare lartiglieria. Pass
uneternit prima che le imbarcazioni di legno cominciassero ad affondare. Doveva essere un attacco a
sorpresa, ma si era trasformato in un disgustoso macello. Niente di cui andare fieri. Non fu una battaglia ma un
autentico massacro. Quei poveri diavoli di pescatori quando ci avvicinammo alle barche sembravano
abbandonate. Si erano buttati in mare? Chiss se qualcuno li ha ripescati.
Manca un giorno di viaggio a velocit di crociera per arrivare nella nuova zona di operazioni. Ci perviene un
radiomessaggio e aspettiamo con ansia che venga decifrato.
diretto a Flechsig: lordine di spostarsi di settanta miglia pi a ovest. Evidentemente l che aspettano il
passaggio di un convoglio. Il sottufficiale di rotta mi mostra il punto su una carta a scala ridotta. vicino alla
costa americana, quindi di molte giornate lontano da noi. Poco dopo captiamo un radiomessaggio indirizzato a
un sommergibile dalle parti dellIslanda, quello di Bhler, e un altro per lUJ di Kortmann quello delle
grane per la nave cisterna della Bismarck operante nelle vicinanze di Gibilterra.
Da un sommergibile ci raggiunge lavviso di unavaria al sistema di immersione. quello di Meinig,
limbrattatutto Meinig. Senza possibilit di immersione il sommergibile spacciato.
Merda! impreca il Vecchio. E neanche un caccia a proteggerlo. troppo fuori mano. Speriamo che in
qualche modo ce la faccia. Proprio Meinig!
Mi vengono i brividi: cosa far se gli arriva addosso un quadrimotore Sunderland? O se lo avvista un
cacciatorpediniere? In superficie il sommergibile vale niente in caso demergenza: troppo lento per sfuggire
al nemico, non corazzato, ha un cannone troppo debole. Basta uno squarcio nello scafo a pressione perch sia
spacciato.
Il direttore di macchina s fatto tutto pallido.
Il direttore di macchina di Meinig non Meier due o tre? domanda il Vecchio.
Meier due, comandante, un mio ex compagno di missione.
Nessuno fiata. Fissiamo tutti il tavolo come se offrisse chiss che spettacolo interessante. Langoscia mi
toglie il respiro: anchio conosco uno di quel sommergibile, il baltico Habermann col quale ho fatto quel
tremendo viaggio dispezione a Gotenhafen, in pieno inverno, con 25 gradi sotto zero e vento dallest.
Rivedo chiaramente Habermann seduto sul freddo pavimento di linoleum nudo come un verme con le
gambe divaricate, la schiena contro la tappezzeria del Cap Arcona, la testa abbandonata con fili di saliva che
gli colavano dalla bocca in mezzo a una pozzanghera acquosa frammista di prugne secche gonfie e ancora
intere che ci avevano date per cena.
Mi viene da ridacchiare nervosamente: Habermann il fiero chiavatore a nudo. Allora gli era appena passato
il terzo scolo. Nessun rispetto per larredamento elegante della lussuosa ex nave da crociera trasformata in
caserma galleggiante.

Per mandare gi il sapore della porcheria per neonati riso e latte con prugne secche che ci avevano
propinato a cena, avevamo organizzato una grande bevuta in uno dei saloni vuoti. Habermann fu subito
fradicio. Lo dovemmo trascinare pesante comera nella sua cabina. Che spasso, a spogliarlo nudo e sistemarlo
nella cuccetta! Verso le due di notte maccorsi che era scomparso. Doveva essere in giro completamente nudo,
perch la sua roba era ancora l dove lavevamo ammucchiata.
Lo cercammo dappertutto, prima io da solo, poi in tre. Non avevo mai visto linterno di un transatlantico
come il Cap Arcona, un vero labirinto.
Nessuna traccia di Habermann; pensammo, sbronzo comera sar cascato fuori bordo. Tuttattorno alla nave
lacqua era ghiacciata, tranne per pochi metri che erano per sufficienti per affogare. Finalmente i miei due
compagni serano messi di nuovo a ronfare lo trovai, sullaltro lato, a babordo, nudo, in mezzo al suo
vomito. Dovevano essere ore che stava l seduto in quel modo.
Pi tardi ci disse che si era smarrito mentre cercava il cesso, cos a un certo punto si era seduto l, nudo e
disperato, aspettando che qualcuno lo venisse a ricuperare.
Non s era preso neanche una polmonite. Figuriamoci se un paio di ore col culo nudo nel vomito gelato
facevano fuori quel vecchio sculacciadomestiche. Non ci sono riusciti neppure i suoi dieci scoli. Ma adesso
sembra proprio che ce la faranno gli inglesi, prima o poi arriver lannuncio della perdita. Flemming,
Habermann non ne sono rimasti molti!
Il Vecchio ritrova per primo le parole. Vorrebbe cambiare discorso, ma in realt il tema resta lo stesso: Un
vero sottomarino, quello s che sarebbe una pacchia. Il nostro non un sottomarino, cio un mezzo che viaggia
sul serio sotto il mare.
Silenzio. Vedendo il mio sguardo interrogativo il Vecchio continua: Le riserve denergia dei nostri
accumulatori bastano a malapena per brevi attacchi a quota periscopio o per sottrarci sottacqua agli
inseguitori. Per il resto siamo un mezzo di superficie. Pi di ottanta miglia marine di spostamento sott'acqua
non ci stanno, neppure riducendo al massimo il consumo di energia. A tutta forza, cio a una velocit di nove
miglia, le batterie sono scariche dopo appena una, due ore. Non c da stare allegri. In compenso sono un peso
enorme, le loro lastre di piombo pesano pi di tutte le macchine del sommergibile messe insieme. Per me, un
vero sottomarino deve poter viaggiare sotto il mare sempre, e ci vuol dire non con motori diesel che
richiedono aria e producono gas di scarico. Un vero sottomarino sarebbe anche meno vulnerabile perch
farebbe a meno di tuttuna serie di dispositivi che sono invece indispensabili per lo spostamento in superficie
con motori diesel, valvole di scarico, di aerazione, tutte quelle aperture nello scafo a pressione. Ci vorrebbe un
sistema di propulsione non a combustione, indipendente dallaria esterna. Gi!.
Non siamo ancora nella nuova zona di operazioni, che ci raggiunge un radiomessaggio. Dobbiamo
congiungerci con un gruppo di altri sommergibili per formare uno schieramento di ricognizione, un bel pezzo
pi a ovest. Impiegheremo due giorni per arrivarci a velocit di crociera.
Ci hanno chiamato il gruppo Lupo mannaro, veramente carino! dice con sarcasmo il Vecchio. Si vede
che lo stato maggiore ha assunto un poeta apposta per escogitare queste idiozie Lupo mannaro! Come se
non bastasse Mammola ma no, sempre battere la grancassa
Il Vecchio trova troppo pomposo perfino il termine zona doperazioni. Se fosse per lui, il vocabolario in
uso nella marina verrebbe radicalmente ridimensionato. capace di meditare per delle ore pur di trovare le
parole pi piatte per il suo giornale di bordo.
VENTUNESIMO GIORNO DI NAVIGAZIONE. Ci

hanno assegnato ancora unaltra posizione di vedetta.


Chiss dove diavolo si trovano gli inglesi! impreca il comandante.
Visto che le notti sono lunghe, tu pensi che svicolino verso nord. E quando li cerchi l, loro si spostano
facendo lunghi giri verso sud. Se occorre fanno rotte addirittura pazzesche, pare che il tempo non abbia pi
alcuna importanza per loro. Magari fossimo in grado di controllare zone di mare pi vaste. Allimprovviso il
Vecchio urla: Dov la nostra aviazione, signor Gring?.
Come se questo sfogo gli fosse bastato riprende a parlare piano. Be, tanto i loro calcoli sono sbagliati
comunque. Errori di venti, trenta miglia marine non hanno proprio nessuna importanza per la nostra
aviazione.
Il comandante traffica sulla carta con triangolo e righello; per qualche tempo lo studio dei possibili
spostamenti lo assorbe completamente. Continua a maneggiare righello e triangolo, infine si aiuta con il
compasso, combina, misura, ricombina.
Finalmente indica col compasso un punto in mezzo allazzurro uniforme: Accidenti se fossimo qui,
scommetterei qualsiasi cosa che qui c movimento. Passano qui, ci giurerei!.
Io non vedo che i forellini del compasso nella rete di quadrati. Ma per il comandante la superficie azzurra

suddivisa di linee incrociate gi diventata mare animato: nuvole di fumo allorizzonte, quasi impercettibili,
sottili sfumate, sovrastrutture, magari di navi di linea, alberi di carico, carghi con grandi boccaporti, carghi con
le sovrastrutture tutte spostate verso poppa: petroliere.
Infine si rialza dalla carta nautica stirandosi come se avesse le spalle indolenzite. Per qualche attimo fissa
ancora indeciso la carta, poi butta gi righello e triangolo, sbuffa, fa un gesto con la mano che significa
rassegnazione, si stacca con un movimento brusco dal tavolo nautico e si ritira nel suo cantuccio.

VENTIDUESIMO GIORNO DI NAVIGAZIONE. I turni sul ponte sembrano interminabili. Il cielo come sego di
bue, per lintero giorno la pesante calotta opprime il mare cupo.
Non posso nemmeno caccolarmi, non c gusto con le dita madide e irrigidite. Lunica cosa concessa una
scoreggia.
Ma neanche questo modesto sollievo incontrastato. La scoreggia viene trattenuta dalla biancheria sporca, si
deve districare faticosamente dal cotone infeltrito, e quando ce lha fatta simbatte nella tela cerata
impenetrabile per le scoregge come Fort Knox per gli scassinatori. Vi si spiaccica e muore.
Oggi lorizzonte limpido, nitido e per lennesima volta completamente sgombro. Non una punta dalbero,
niente di niente. Almeno potessimo sollevarci di pi sopra il mare! Fra i vari esperimenti per riuscirci c stato
pure quello dellaquilone: si faceva salire un aquilone al quale era attaccato un uomo di vedetta. Hanno gi
provato questo sistema nellaltra guerra, evidentemente senza esiti soddisfacenti.

VENTITREESIMO GIORNO DI NAVIGAZIONE. Il vento ha rinfrescato. Il mare tutto cavalloni che si frangono,
dandogli un aspetto di canuta senescenza.
Il cielo un tetro panno grigio steso pochi metri sopra la nostra testa. Dal panno scende a dritta una larga
frangia di pioggia color grigio lavagna con una sfumatura di viola. Vedendo che la pioggia sta per raggiungere
il sommergibile il comandante si fa dare la tuta e il cappello di tela cerata. Bestemmia come un turco.
E gi la pioggia ci scroscia addosso. Sotto le sue sferzate i cavalloni si appiattiscono. Pioggia e spruzzi
dacqua di mare si mescolano sulle nostre facce.
Acqua dallalto, acqua dal basso, dolce e salata. Non sono pi gocce, sono tinozze che si rovesciano su di
noi.
Il verde vitreo del mare si spento, le creste bianche sono scomparse. Il mare invecchiato di migliaia
danni, opaco, misero, butterato. Non ha pi luce, non ha pi colore, tutto di un unico deprimente grigio.
Gli uomini sul ponte sembrano blocchi di roccia su cui si svuota il cielo. In sei cerchiamo di vedere
attraverso la pioggia compatta.
I binocoli non servono, le lenti si bagnerebbero subito. La pioggia cerca di annegarci.
Soltanto verso sera la violenza dello scroscio diminuisce. notte quando la pioggia cessa.

VENTIQUATTRESIMO GIORNO DI NAVIGAZIONE. In camera di manovra. Il Vecchio mi rivolge la parola come


parlando tra s: Strano come unarma nuova metta solo per poco tempo uno dei due avversari in vantaggio
sullaltro. Questione di pochi mesi, sempre. Quando noi cominciammo ad applicare la tattica dei branchi, gli
altri hanno elaborato il loro sistema di protezione, e funziona bene. Infatti abbiamo perso i sommergibili di
Prien, Schepke, Kretschmer con un unico convoglio. Adesso abbiamo i nuovi siluri autoguidati a guida
acustica e subito gli inglesi si sono messi a trascinarsi dietro quelle maledette boe sonore che attirano i nostri
siluri perch fanno ancora pi chiasso delle loro eliche. Causa ed effetto Niente mette in moto le meningi
meglio del desiderio di distruggere il nemico.
Da pi di tre settimane viaggiamo a vuoto. I giorni passano tutti uguali e anche la vita a bordo sempre la
stessa. Nessun avvenimento, nessun incidente ravviva il solito trantran: immersioni di prova, calcoli delle
distanze, del consumo di carburante, del consumo dacqua e dei viveri, pulizia generale, manutenzione dei
siluri e il solito alternarsi dei turni di guardia e di riposo.
Le vedette si rovinano la vista a furia di scrutare lorizzonte nella speranza di scorgere finalmente il segno di
unaltra presenza, una nuvoletta che non sia fatta dacqua o daria.
Soltanto le circonlocuzioni tecniche per la nostra attivit infruttuosa cambiano di quando in quando.
Lavvicinamento alla zona di operazioni diventato rotta di perlustrazione alla quale succeduto il
pattugliamento di vedetta. Attualmente il nostro incarico rastrellamento della zona dattacco.
Avanziamo da sud a nord, seguendo la rotta presunta dei convogli. Il mare grosso. Il telegrafo di macchina
indica avanti adagio, il rumore dei motori debole e irregolare. Andiamo a passo di lumaca, per risparmiare
carburante. Ma anche con una velocit simile La riserva di nafta diminuisce a vista docchio.
Neanche lultimo viaggio ha avuto un esito positivo. Il sommergibile rientrato alla base dopo una missione

lunga e faticosa, ma senza aver avuto occasione di lanciare un solo siluro. Si vede che non gli siamo simpatici
agli inglesi dice il secondo ufficiale di guardia, l'unico che ogni tanto ha ancora voglia di scherzare.
Impieghiamo una mezza giornata per attraversare la zona dattacco che ci stata assegnata. Arrivati al limite
settentrionale il timoniere grida verso il ponte: Cambiamento di rotta!.
Tutta a sinistra! Nuova rotta centottanta gradi! ordina lufficiale di guardia.
Lentamente la prua spazia sopra il semicerchio dellorizzonte. La scia di poppa sincurva come la coda di un
serpente e piano il sole bianco, filtrato da vari strati di foschia, si sposta sullaltro lato del sommergibile.
Virata di centottanta gradi! conferma il timoniere.
A parte la rotta, niente cambiato.
Ci troviamo come un veliero nella paventata zona di calma fra quelle degli alisei: siamo, a modo nostro, in
bonaccia.
In coperta c poco da vedere, anche il mare in fiacca. Laria stagna, le nuvole sono ferme come palloni
frenati.
Ho le ossa di piombo per la stanchezza, ma non riesco ad addormentarmi. Con gli occhi sgranati seguo
lavanzare della lancetta dei minuti dellorologio sopra il portello della cambusa. Alla fine cado in uno stato di
dormiveglia.
Ma il campanello dallarme lacera subito la sottile pellicola di sonno che mi avvolge. Gi ci stiamo
appruando.
Tutto scarmigliato dal sonno il direttore di macchina accovacciato dietro i timonieri. Il comandante in
piedi immobile accanto al gruppetto. Alla scala della torretta aggrappato il sottufficiale di rotta che ha dato
lallarme. Ha il respiro pesante dalla fatica di chiudere il portello.
Raddrizza a poppa dieci davanti, quindici dietro bilanciare lentamente! comanda il direttore ai
timonieri.
Ho visto unombra dalla forma aguzza a novanta gradi! minforma finalmente il sottufficiale di
rotta.
Un uomo incollato al rilevatore acustico. I suoi occhi sono inespressivi mentre esplora con lapparecchio il
mare, alla ricerca di rumori. Infine annuncia: Rumore di eliche a settanta gradi in allontanamento! E dopo
qualche tempo: Rumore diminuisce. Si allontana!.
E va bene dice senza muovere un muscolo della faccia il comandante e alza leggermente le spalle. Ordina:
Vai per centotrenta gradi! e ritorna nella sua cabina. Significa che per ora restiamo sottacqua.
Sono appena tornato nella mia cuccetta che gi dormo.
Convoglio nemico in vista. UX.
Convoglio in vista, quadrato XW, 160 gradi, velocit 10 nodi. UX.
Nemico effettua zigzag lungo rotta di 50 gradi, velocit 9 nodi. UW.
Convoglio su pi colonne. Scorta fitta. Rotta 20 gradi, velocit 9 nodi. UK.
Il radiotelegrafo non ci nasconde nulla. Dobbiamo prendere nota per forza di quanto si svolge nel teatro di
guerra nellAtlantico. Ma dei convogli avvistati nessuno raggiungibile da noi, si trovano tutti nellAtlantico
settentrionale. Noi siamo troppo a sud.
Il Vecchio ciuccia la sua pipa.
A Kernvel racimolano informazioni a pi non posso, eppure non funziona niente. Pu darsi che i nostri
agenti dormano. Una cosa certa: la nostra ricognizione aerea fa schifo. E in quanto a decifrare i
radiomessaggi inglesi, sembra che i nostri non siano capaci neanche di questo!
E, dopo una breve pausa: Ma gli inglesi, loro s che conoscono tutto: quando usciamo, le nostre perdite, i nomi
di tutti i comandanti, tutto.
La pipa del Vecchio gorgoglia come se il fornello si fosse riempito di saliva.
A volte si ha limpressione che gli inglesi conoscano pure il nostro codice. Schieriamo i sommergibili in
barriera compatta per bloccare i convogli e quelli la evitano tranquillamente, svicolando a destra e a sinistra
delle nostre unit. Chi lo sa, forse loro ci localizzano ormai anche quando mandiamo solo segnali siglati, forse
anche le poche lettere dei nostri giornalieri avvisi di posizione sono troppe. Sicuramente hanno escogitato
qualche diavoleria che neanche ci sogniamo.4
Il marinaio Merker mi spiega in sassone puro di dov. Ktzschenbroda: nessuno conosce questo nome.
dove i cani abbaiano con la coda! commenta Dufte.
Sta piuttosto attento tu a non abbaiare con la coda, potrebbe diventare rauca!
Che meraviglia dun posto, dove allevano gli aborti e buttano i bambini nella spazzatura!
Questo troppo difficile per Merker. Dufte insiste: Normalmente non si usa o s?.

Lentamente anche Merker comincia ad afferrare, Si pu sapere cosa vuoi dire?


Niente, piccino mio! Te lo giuro fa marcia indietro Dufte, ma a bassa voce aggiunge: Aborto!.
Gli altri ridono.
Merker sinsospettisce di nuovo: Vedrai che prima o poi a te ti pettiner i denti contro pelo, vedrai!.
Il Verbo legge uno dei suoi libri di piet. Ario che lha visto lo schernisce: Allora, cos che dice questa
volta, il signor Zebaoth?.
E subito si mette a declamare con voce sacerdotale: Che cre gli ittiosauri grossi come capocchie di spilli, e
le pulci mangiacristiani, i piedi sudati, loca arrosto con purea, le caccole del naso e l'uva spina, sia lodato il
Signore che ci ha dato le uova al tegame e le patate fritte, che ha allontanato lacqua dalla fortezza di Coburg e
di l verr attraverso laiuola di spinaci direttamente da noi nel salotto buono. Alleluia, amen, alleluia, lodato
sia il Signore nei cieli, da qui alleternit, amen!.
Piantala con questa solfa! scatta Dufte. Vuoi farmelo questo piacere?
Come non detto fa Ario e spalma burro su una fetta di pane. Siamo davvero una comunit timorata di
Dio. Una banda di baciapile devoti, vergini e cattolici!
Uffa, chiudi il becco!
Fammi leggere un po! dice Ario al Verbo, strappandogli fulmineamente lopuscolo. E come se vi
leggesse ricomincia: E ora, cari fedeli, intoniamo insieme il bellissimo canto: Ceran una volta tre giudei! Tre,
quattro.
A giudicare dalla precisione dellattacco tutti quanti conoscono la canzone. Ario dirige il coro disegnando
con la destra nellaria ampi 8 sdraiati. Il canto riempie la prua come un vero coro.
Avanti di questo passo siamo in mare ancora a Natale dice Zeitler.
E con ci? gli fa Rademacher. Chi vuoi che se ne freghi: abbiamo pure lalbero.
Sul serio?
Se te lo dico io! Uno pieghevole, di materiale sintetico, come un ombrello, dentro una scatola di cartone. Se
non mi credi, domandalo al capo equipaggio!
La marina non si smentisce dice laspirante guardiamarina Ullmann. E si mette a raccontare dei suoi
Natali passati: Da noi alla flottiglia, a Natale, ci scappava sempre qualche morto. E anche lultimo dellanno.
Nel 1940 fu un capo anziano. Era la vigilia di Natale, a mezzanotte. Voleva giocare alla roulette russa, con una
automatica: s puntata la pistola alla testa e ha premuto il grilletto davanti al pubblico ammirato. Si capisce
che aveva tolto il caricatore, per non stato cos intelligente da ricordarsi della pallottola in canna e pum gli
volata via la calotta del cranio. Una porcheria incredibile!.
La calotta cranica volata via fa venire in mente qualcosa a Hinrich: Da noi, una volta uno s fatta saltare
tutta la faccia anche quello lultimo dellanno. Allora ero su una vedetta. Eravamo tutti sbronzi. A
mezzanotte in punto arriva un sottocapo con uno di quei petardoni che saccendono con la miccia. Lui
sappoggia al parapetto e accende la miccia con la sigaretta, e ci soffia pure su. Solo che poi si confuso e ha
buttato in mare la sigaretta al posto del petardone che invece ha tenuto buono buono davanti al grugno finch
ha fatto pum! Anche quella era mica male come porcheria!.
Sono stufo di ascoltare. A sentirli si direbbe che sono tutti cinici mercenari.
Nellalloggio sottufficiali si svolge la solita lezione di strategia. Sentiamo la voce cattedratica del primo
ufficiale di guardia: caduto in combattimento contro un convoglio.
Caduto? Il Vecchio alza irritato la testa. Ecco unaltra di quelle espressioni idiote. Ch, per caso
inciampato? Ho visto parecchie foto di soldati caduti e posso dire che questa caduta non ha giovato al loro
aspetto! Perch, porca miseria, nessuno ha il coraggio di dire che il tal dei tali annegato? Mi viene la nausea
quando leggo o sento le fregnacce che dicono di noi. Si tira su e va nella sua cabina. Ritorna con un ritaglio di
giornale.
Ecco, questo lho conservato apposta per voi. Legge ad alta voce: Bene, ce labbiamo fatta! Altre
cinquemila tonnellate, Per domani il compleanno di mia moglie, ci vuole qualcosa di speciale. Le donne
vanno onorate, non dimentichiamocelo! Il primo ufficiale di guardia sorride comprensivo e il suo comandante
si stende sul duro divano per riprendere il sonno perduto. Ma dopo appena unora il primo lo scuote: Il
piroscafo per il compleanno, comandante!. Il comandante balza in piedi come il fulmine, e adesso tutto si
svolge con la massima rapidit e precisione: Tubi uno e due pronti per il lancio!. Entrambi i siluri colpiscono
lobiettivo. Almeno seimila tonnellate! dice il comandante. soddisfatto dellomaggio per il compleanno
della signora, comandante? domanda il primo. Soddisfattissimo! risponde il comandante e il volto del suo
primo si illumina di gioia.
Il Vecchio d libero sfogo alla sua indignazione: E la gente beve questa roba! Eppoi questa mania da
dementi di dipingere i nostri avversari come idioti patentati, come imbecilli, incapaci, marinai della

domenica!.
Dovunque mi giri, vedo solo musi lunghi, apatia, espressioni di nausea, facce irritate, noia.
Inimmaginabile la terra ferma, le case, i salotti, i lampadari, il calore delle stufe.
Calore di stufa: credo di sentire il profumo di mele al forno. Esce dalla grata di ghisa della stufa di maiolica
verde, alta fino al soffitto, del nostro salotto nella Bahnhofstrasse 28 a Rochlitz. In questo periodo dell'anno
cerano sempre le mele al forno con il loro gaio profumo dolce. Passo la mela bollente come brucia da
una mano allaltra ammirando i colori della buccia scoppiata, lucida come fosse lustrata. Mele del nostro
frutteto, gialle striate di rosso, striature che partono dal fiore come se qualcuno avesse spolverato con la lacca
rossa ogni frutto.
Intanto ci siamo riuniti tutti attorno al tavolo per il quotidiano rituale della spremitura dei limoni; un dovere
che ci siamo imposto immaginando le devastazioni che pu causare la carenza di vitamina C. Gi ci vedo
biascicare le dure croste di pane con le gengive sdentate dallo scorbuto.
Ciascuno ha elaborato un suo metodo per ingerire il succo acido. Il direttore di macchina dimezza il frutto
giallo, ne ammorbidisce la polpa con uno stecchino, infila in ogni met una zolletta di zucchero e ne succhia il
liquido cos addolcito facendo un gran rumore.
Il metodo pi stravagante senzaltro quello del secondo ufficiale di guardia: spreme il succo in un
bicchiere, lo mescola con lo zucchero e vi aggiunge latte condensato. Il latte coagula subito e la mistura prende
un aspetto ripugnante. Il Vecchio si scuote ogni volta disgustato, ma il secondo se ninfischia allegramente.
Domanda: Invidiosi? e sorbisce il suo cocktail roteando deliziato gli occhi. Lallievo ufficiale di macchina
lunico che non sublimi la somministrazione del succo di limone. Azzanna con i suoi denti robusti le due met
e ne mangia tutta la polpa. Il Vecchio lo osserva con aperta disapprovazione.
Ci restano ancora sei ore della giornata di bordo. Il cervello allo stato vegetativo. Siamo come pensionati
sulle panchine del parco, ci mancano soltanto i bastoni da passeggio su cui appoggiarci a mani congiunte. I
nostri cuori pompano autonomamente, i capelli e le unghie dei piedi crescono indisturbati, le mucose sono
bene inumidite, i peli pubici protetti dalla disidratazione e negli intestini si svolgono regolarmente i processi
chimici: in questo momento vi agisce lacido ascorbico dei limoni.
Il secondo ufficiale di guardia si accaparrato i giornali francesi che legge da cima a fondo, compresi gli
annunci economici. Si imbattuto in un pezzo che non capisce. Sopra cinque foto di ragazze scritto a lettere
cubitali: ON A COURONNE LES ROSIERES. Si tratta del conferimento di un premio in denaro, istituito da una
signora, ormai defunta, di Nancy per le fanciulle di provata virt di questa citt. Devo tradurre al secondo
lintero articolo che decanta la moralit delle cinque pulzelle premiate.
Quanto hanno preso a testa? chiede il secondo.
Il secondo resta allibito: Ma non sono pi di 10 marchi, mi pare! Che affare! Se quelle oche avessero
buttato a mare la loro virt avrebbero potuto guadagnare ben altre cifre.
Unosservazione acuta! dico.
A bordo, abbiamo anche una biblioteca. in un armadietto dietro la cabina del comandante. Ma il suo
contenuto assai meno richiesto dei gialli che si trovano invece sempre in gran numero in camera di prora. Le
copertine riproducono scene violente col sangue che scorre a fiumi, i titoli sono del genere: Il bavaglio nero,
Uno sparo nella schiena, Tre ombre alla finestra, Punizione meritata, La pallottola innocente. Sono passati
quasi tutti per laute mani che si sono completamente slegati e le pagine luride sono tenute insieme alla belle
meglio da graffette. Il record di lettura del marinaio Schwalle. Pare che durante lultimo viaggio ne abbia
fatto fuori venti, e attualmente di nuovo a diciotto.
VENTISETTESIMO GIORNO DI NAVIGAZIONE. Abbiamo ricevuto un radiomessaggio: A gruppo Lupo
mannaro: raggiungere nuova posizione di vedetta. Rotta 310 gradi, velocit 7 miglia marine. Raggiungimento
posizione nuova in data 23, ore sette. GA. Una rotta nuova, ecco lunico cambiamento.
La radio blatera: indomito spirito di combattimento.
Spegnere! urla il direttore di macchina con tanta violenza da farci trasalire.
Sembra che gli inglesi sappiano bene il loro mestiere dice il Vecchio volgendosi verso di me, con il viso
contratto. Basta leggere gli ultimi radiomessaggi: Immersione causa aereo nemico. Costretti a deviare.
Perso contatto. Immersione per sfuggire a cacciatorpediniere. Bombe di profondit. Sempre la stessa
solfa. Si direbbe che il vento girato. Non vorrei essere nei panni del GA., adesso. Il
pigrandefhrerdituttitempi gli render la vita dura se non arriva presto lannuncio di qualche successo.
Be, una cosa che si potrebbe facilmente arrangiare obietto io.
Il Vecchio alza la testa: Lei non creder che.
Credere suona troppo di religione.

Ma il Vecchio non accoglie la provocazione.


Dov che siamo? domanda Frenssen a Willi il sordo.
Pi o meno davanti allIslanda.
Cazzo! scappa a Frenssen. E io che pensavo che eravamo quasi in America!
sempre cos: su tutte le navi i motoristi curano e coccolano i loro motori ma del resto se ne fregano. Evitano
laria aperta come la peste e considerano i marinai bestie strane.
Che spirito di casta, in marina! Al disprezzo dei marinai per gli uomini di seconda classe questi, i motoristi,
oppongono lostentazione del loro orgoglio di specialisti qualificati. Anche nello spazio ristretto del nostro
sommergibile questo spirito di casta si fa sentire. Qui come dappertutto lequipaggio diviso in classi: le due
classi principali sono quella dei marinai e quella dei motoristi, coperta e sottocoperta. Questultima si divide a
sua volta in addetti agli elettromotori e addetti ai diesel. Poi c la casta della camera di manovra, dei siluristi e
infine quella dei bramini della situazione, i marconisti e gli addetti agli idrofoni.
Scopriamo che fra le scorte di viveri ci sono alcune scatole di cosciotto di maiale e di crauti. Il comandante
decide che lindomani si far un gran banchetto.
Quando a pranzo il cameriere di bordo entra con i piatti fumanti la faccia del comandante si illumina come
fosse Natale. Il Vecchio si alza addirittura dal suo posto e in piedi annusa il profumo dei pezzi di cosciotto,
tondi muscoli su un largo vassoio dalluminio. Dalla tenera carne grigio rosa spuntano gli ossi frastagliati e la
bianca cartilagine. I tcchi polposi decorati con anelli di cipolla e fettine di cetriolo sottaceto sono stati adagiati
a regola darte sul letto di crauti stufati.
Qui ci vuole la birra suggerisce il direttore di macchina come se non sapesse benissimo che a bordo ce n
una sola bottiglia a testa, che oltre tutto dovrebbe essere stappata soltanto quando avremo affondata una nave.
Ma oggi il comandante sembra deciso a tutto: Le feste si fanno quando capitano. Mezza birra per tutti: una
bottiglia in due!.
La notizia si diffonde rapidamente fino alla camera di prora dove accolta con urla di giubilo.
Il direttore di macchina tracanna la sua razione di birra con una sola lunghissima sorsata, la testa reclinata
indietro al massimo per non perderne una sola goccia. Alla fine lecca anche la schiuma dallorlo del bicchiere
e si succhia le labbra facendole schioccare. Poi trae un sospiro di goduria.
Sgomberati gli ossi ripuliti del fiero pasto, il cameriere di bordo riappare con una enorme torta ricoperta di
cioccolata nera.
Il comandante chiama il cuciniere che arriva con aria imbarazzata e si giustifica dicendo che ha dovuto
consumare le uova per evitare che andassero a male.
Si pu sapere quante torte ha fatto?
Otto, signor comandante, tre fette a testa.
E quando, prego?
Stanotte, signor comandante!
Al cuciniere, vedendo la faccia del Vecchio, scappa da ghignare.
Subito dopo il festino c una placida contentezza. Il Vecchio, a braccia conserte, elargisce a tutti un largo
sorriso da buon padre.
Il direttore si agita come un cane alla ricerca della posizione pi comoda nel suo angolo del divano. Quando
lha finalmente trovata, dal ponte chiamano: Direttore di macchina in torretta!.
Si alza bestemmiando. Per se l voluta: esige che lo avvertano se fuori succede qualcosa dinconsueto.
Appena ieri si arrabbiato perch non lo hanno chiamato quando, accanto al sommergibile, sono apparse tre
balene che ci hanno scortati per un pezzo, emettendo altissimi geyser dagli sfiatatoi.
Mi arrampico dietro il direttore nella torretta e faccio in tempo per sentirlo chiedere contrariato: Che c,
accidenti? al che il secondo ufficiale di guardia risponde con voce melliflua: Tredici gabbiani bianchi
svolazzavano attorno al sommergibile.
Anche senza vederne le facce si capisce che gli uomini di vedetta ghignano. Sono spariti adesso adesso
dietro lorizzonte aggiunge il secondo.
Glieli far vedere io i gabbiani, a lei! gli risponde il direttore. Ridiscende in camera di manovra tramando
vendetta.
Il Vecchio gli si fa complice. Ancora mentre di guardia il secondo, scatta la prova di allarme. Il
sommergibile va sotto prima che il secondo riesca a chiudere completamente il portello, e si prende una bella
doccia. Quando scende zuppo, il direttore lo accoglie con il suo pi bel sorriso.
Il secondo si tocca la testa con aria incerta. Qualcosa non va? domanda con finta preoccupazione il
comandante.

Il secondo respira profondamente e mastica aria, visibilmente imbarazzato: Il mio berretto rimasto sul
ponte balbetta. Me lero tolto e lavevo appeso al sostegno dellalidada del rilevatore di punteria.
Con il tono di un cameriere servizievole il comandante chiede: Il signore desidera che emergiamo subito e
invertiamo la rotta per metterci alla ricerca?.
Il secondo si affloscia annichilito.
Una mosca zigzaga smarrita sotto la lampada del tavolo nautico. un vero mistero per me: le mosche non
volano sopra lAtlantico come gli albatros, e quando siamo partiti da St. Nazaire la stagione era gi troppo
fredda per le mosche, anche per quelle francesi. Resta come unica spiegazione che questa sia giunta a bordo
come uovo, in stato preembrionale, forse insieme a migliaia di altre uova che invece non si sono sviluppate. O
la nostra mosca ci arrivata quando era ancora una larva e, chi sa, magari cresciuta nella sentina, sfidando la
mania digiene del capo equipaggio. A ogni buon conto questa mosca un fenomeno in un ambiente dove non
viene mai lasciato in giro nemmeno un pezzetto di formaggio. Incredibile che sia riuscita a sopravvivere.
Sappiamo cos poco del mondo in cui viviamo. Ci troviamo letteralmente tutti nella stessa barca, eppure non
sapevo dellesistenza della mosca. Come sar la psiche della mosca comune? Della mosca da frutta conosco se
non altro il nome latino: drosophila melanogaster. Era molto in voga ai tempi del ginnasio: drosophila ad ali
mozze e drosophila ad ali lunghe. Ne tenevamo un certo numero delle due specie in provette con pappa di
banana. In una terza provetta il professore di biologia accoppiava un determinato numero di esemplari, ma il
risultato di queste copulazioni non corrispondeva mai alle sue attese, perch di nascosto noi introducevamo
qualche esemplare ad ali mozze nella provetta delle mosche ad ali lunghe o viceversa.
Al mio compagno di corso Swoboda quei grassi culi azzurri gli si erano annidati agli angoli degli occhi,
subito dopo che lavemmo ripescato dal lago di Binsen. Sera irrigidito in una strana posizione a ginocchia
piegate. Che profumo di acacie nella canicola dellestate mecklemburghese! Solo a sera la rigidit della morte
si sciolse e potemmo mettere Swoboda lungo disteso. Fu allora che scoprii agli angoli dei suoi occhi i grumi
gialli, grossi come piselli, delle uova di mosche.
Il sottufficiale di rotta segnala un avvistamento, a trenta gradi. Cos com in maglione e calzoni di tela, il
comandante sale in coperta. Io riesco a infilarmi la giacca gommata; per fortuna indosso gi i calzoni di pelle e
gli stivali con le suole di sughero.
Loggetto alla deriva distinguibile a occhio nudo. Dopo che lo ha studiato per due minuti buoni con il
binocolo, il comandante ordina di accostare. Mano a mano che ci avviciniamo loggetto cresce fino ad
assumere la misura di una lancia di salvataggio.
Il Vecchio manda sottocoperta le due vedette spiegando: Non il caso che vedano certe cose. Ma presto
capiamo che questa precauzione era superflua: la lancia vuota.
Il Vecchio fa fermare entrambi i motori: Poggia un po che leggiamo il nome della nave di appartenenza.
Stel l la Ma ris sillaba lentamente il sottufficiale di rotta. Il Vecchio richiama le vedette. Stenda il
rapporto per il giornale di bordo ordina al sottufficiale di rotta, poi fa rimettere in moto. In pochi minuti
riprendiamo la nostra rotta.
Ridiscendo dopo il Vecchio. La lancia di salvataggio che dondolava abbandonata sul mare grigio verde gli
deve aver rievocato certi ricordi: Mi gi capitato che quelli nella lancia abbiano puntato dritto su di noi. Che
strana faccenda.
Penso che adesso si sbottoner, ma per il momento il Vecchio non mi d questa soddisfazione. Mi far
ancora impazzire con quel suo modo di dire e non dire, di lasciare le cose in sospeso. Mi ci vuole una buona
porzione di autocontrollo per non fargli fretta.
Oggi per il suo atteggiamento non mi sembra quello consueto, pare piuttosto che il Vecchio non sappia
bene come cominciare il suo racconto. Ebbene, aspettiamo. Il tempo certamente non ci manca.
Mentre ascolto il plic plic delle gocce e il brusio del mare, il Vecchio ricomincia finalmente a parlare: Una
volta ho affondato un mercantile, cio per la verit lo ha praticamente affondato la sua stessa velocit. Fu alla
mia terza missione. Il nostro siluro gli aveva portato via la prua e cominci subito ad affondare, ma poich
andava piuttosto veloce si infil sotto come un sommergibile. Incredibile, scomparve nel giro di pochi secondi.
Non si saranno salvati in molti.
Dopo un po commenta: E non era nemmeno un bel lancio. Mah, cos vanno le cose!.
Non questa la storia che voleva raccontare il Vecchio. Per tipico di lui, questo modo di parlare di
esperienze di servizio, di piccoli episodi e curiosit, come di avvenimenti fuori della norma. Ma adesso voglio
la storia cui aveva accennato e nella quale centra una lancia di salvataggio. Dovr pungolarlo un pochino:
Quindi non hanno fatto in tempo a salvarsi con le lance?.
No, loro no conferma il Vecchio.
Non gli do la soddisfazione di insistere e aspetto. Il Vecchio tira su due volte col naso, strofinandoselo poi
col dorso della mano: E poi uno non dovrebbe diventare cinico.

A questo punto devo per forza dimostrargli la mia curiosit e lo guardo in faccia. Ma lui finge di non aver
visto il mio sguardo sorpreso. E va bene, come vuole. Non c fretta. Soltanto quando il silenzio si fatto
insopportabile gli domando con la massima indifferenza: Perch? In che senso?.
Il comandante continua ancora per un po a masticare il cannello della pipa, poi riprende col suo solito stile
smozzicato: Stavo pensando a quegli inglesi di una lancia, come una volta m capitato, che mi hanno
ringraziato, quasi mi hanno baciato le mani, dopo che gli avevo affondato la nave!.
Ormai non posso pi fingere indifferenza. Davvero? domando con interesse.
Il Vecchio tira un altro paio di volte dalla pipa fredda e infine riparte: Il mercantile si chiamava Western
Star, una gran bella nave, diecimila tonnellate. Viaggiava senza scorta. Fu pura fortuna se lo beccammo. Ci
trovavamo per caso nella posizione giusta. Gli ho mollato una sventagliata di quattro, ma solo un siluro fece
centro e in pi senza un gran successo. Il mercantile sabbass appena di un paio di metri e rallent. Cos gli
appioppammo un altro colpo dal tubo di poppa, ma quello non se la sognava di affondare. Quando ho visto che
lequipaggio saltava nelle lance di salvataggio sono emerso.
Erano due, le lance, e puntavano dirette su di noi. Quando furono a un tiro di voce, un tizio si sgol a
ringraziarci per la nostra gentilezza. Ci volle un bel po per capire che secondo gli inglesi noi avevamo cessato
il fuoco per permettere loro di allontanarsi dal relitto. Ci ringraziavano per il nostro spirito cavalleresco, e
invece noi non avevamo pi sparato per il semplice fatto che non cera rimasto un solo siluro nei tubi. Quelli
non sapevano che tre dei nostri siluri avevano mancato il bersaglio. I nostri ragazzi ci davano dentro da matti,
ma la ricarica una cosa abbastanza lunga. E quelli pensavano che prima del colpo di grazia volessimo dare
loro il tempo di.
Di sottecchi vedo che il Vecchio sorride. Ed ecco la conclusione della sua esperienza: Come vede, uno
diventa gentiluomo quando meno se laspetta.
Ci assegnano via radio una nuova zona. Non dobbiamo dirigerci in un punto preciso; ci ordinano
semplicemente di avanzare con una velocit e in una direzione prestabilite, tanto per cambiare. A unora fissata
il sommergibile dovrebbe cos venirsi a trovare in una zona dove secondo il piano del Grande Ammiraglio ci
sarebbe da riempire una lacuna nello schieramento dei sommergibili. Raggiunta quellarea dovremmo poi
pendolare avanti e indietro come al solito: mezza giornata a nord, mezza giornata a sud, sempre al minimo dei
giri.
Sono in camera di manovra quando il Vecchio scende dalla torretta. Il suo maglione chiazzato dacqua e ha
gocce anche sulla faccia e sulla visiera.
Che tempaccio! La brezza sta rinfrescando! Il Vecchio informa il sottufficiale di rotta prima di sparire al
di l della paratia.
Mi accorgo che il sommergibile avanza ora con pi fatica. I salami sotto il soffitto si spostano avanti e
indietro come pendoli. Qua e l cade una tuta oleata da un gancio. Lacqua nella sentina sciaborda da un lato
allaltro.
Disferemo i maglioni suggerisce il secondo.
E coi nostri calzini faremo altri maglioni: che bellezza! E coi maglioni calzini e cos via! ghigna il
direttore.
Osservo le facce dei miei compagni: come sono tutti invecchiati, sembrano diversi. Quando siamo usciti,
tutti, tranne il comandante, erano giovanotti, ma ora mi accorgo di colpo che sono cambiati. come se
rivedessi dei vecchi amici dopo molti anni: le barbe ne hanno fatto uomini anziani.
Il viso del direttore di macchina gi lungo per s, sembra ancora pi lungo e appuntito a causa della barbetta
che lui cura con dedizione e che gli conferisce laspetto di un grande di Spagna, sebbene il comandante trovi
tuttaltra somiglianza: Tale quale un rabbino.
Pura invidia! lo rimbecca il direttore. Infatti il comandante riesce a farsi crescere soltanto una feltrosa
barba a collare che lo fa sembrare pi tondo e bonaccione di quanto sia in realt.
Al primo ufficiale di guardia viene ogni tanto un po di morbida peluria nera che lui taglia subito. Ma peggio
di tutti sta il secondo; sul suo mento spunta tuttal pi qua e l qualche isola di stoppie nere, oasi sul giallo cera
della pelle. Gli danno le sembianze di un vecchio cinese, cui la lebbra abbia mangiato la barba a chiazze.
Tu mi dale please pot of tea!
Io niente capile swahili, sorry!
Shut your stupida mouth!
Il caldo e lo spirito stantio del nostro gruppo farebbero perdere la trebisonda a qualsiasi persona normale. Ma
qui pi nessuno normale.
Nellalloggio dei sottocapi il sottufficiale di rotta sta riordinando il proprio armadietto. Mi siedo al tavolo e
sfoglio un manuale nautico. Laltro fruga in un logoro portafogli e tira fuori alcune foto di bambini

notevolmente sottoesposte. Tre ragazzini, infagottati, su una slitta, in fila come canne dorgano. In unaltra foto
sono in mutandine da bagno. Il sottufficiale di rotta ha un sorriso impacciato. Mi guarda con ansia.
Bei ragazzi, sani e robusti!
S. Tutti maschi!
Ma sembra avvertire che qui fra le pareti dacciaio trasudante non lambiente adatto per abbandonarsi a
sentimentalismi e si riprende le foto quasi vergognandosi.
VENTOTTESIMO GIORNO DI NAVIGAZIONE. Il sole ha lo stesso colore di una pelle di pollo bollita. Il cielo
giallo grigiastro come brodo di gallina. Lorizzonte svanisce nella foschia. Nel giro di unora il sommergibile
avvolto da una nebbia sfilacciata.
Visibilit zero! comunica alla camera di manovra il sottufficiale di rotta. Il comandante impartisce
lordine di immergerci.
Quando siamo a quota 50 ci sistemiamo comodamente in camera di manovra, gambe in alto, piedi contro
la cassa delle carte nautiche. Il comandante tira rumorosamente su un vecchio bocchino tutto rosicchiato.
Come assorbito in vecchi ricordi ogni tanto annuisce a se stesso.

Dalla torretta una voce sonora chiama: A comandante inizio dellalba!.


Un uomo in torretta? chiedo e dopo il s dallalto salgo in plancia.
Il secondo ufficiale di guardia mi scruta con la sua faccia avvizzita. Mi d limpressione di essersi ancora pi
rimpicciolito da ieri a oggi, ma forse dipende dal parapetto alto del ponte, oltre il quale il secondo riesce a
guardare con difficolt.
Fra poco avremo una bella arietta, chi sa come bestemmieranno quelli del terzo turno mi fa giulivo il
secondo. Come a conferma arriva un grande sciacquone da poppa che inonda il ponte. Lacqua defluisce
gorgogliando dagli ombrinali.
A occidente la notte indugia ancora sullorizzonte. Il mare una immensa distesa scura e ondosa arata dal
vento che cresce.
Verso mezzogiorno il cielo grigio, mucillaginoso come crema di avena. Come previsto dal secondo
ufficiale di guardia, il tempo peggiora. Grosse nuvole nere invadono il cielo salendo allorizzonte da tutte le
parti, presto il disco del sole inerme contro la cupa strapotenza, ridotto a una chiazza di luce filtrata che a
poco a poco si restringe e si spegne.
Il mare aumenta e ci attacca con spruzzi violenti. inutile pulire i binocoli con la pelle di daino che
sinfradicia in pochi istanti. Lunica soluzione leccare le lenti fra una doccia e laltra.
La sera, nellalloggio ufficiali. Per quanto mi sforzi di ricordare, non mi viene in mente il nome di una
comune conifera. Mi decido di chiederlo al secondo ufficiale di guardia: Qual la conifera europea che
dinverno perde gli aghi?.
Il larice! mi risponde pronto lui. Ch, vuole piantarne qualcuno qui?
No, non ne ricordavo il nome.
Il secondo non parla pi, ma il suo sbuffare e arricciare il naso abbastanza eloquente.
Frugo fra i vecchi giornali e trovo un pezzo che penso valga la pena di essere letto agli altri: Gli uomini di
mare dei nostri giorni, non meno dei loro precursori di tre o quattro millenni fa, sono gli amici e insieme gli
implacabili vincitori degli oceani. Soltanto pochi tavolati li separano dallorigine di tutto ci che vita e perci
sono inconsapevolmente difesi dalla sorda disperazione del mondo e dalle sterili sofsticherie. Le cronache
marinare di tutte le epoche sono testimonianze di questa vitalit contro cui le quisquilie mondane poco
possono.
bene che il popolo lo sappia! dice il direttore di macchina.
VENTINOVESIMO GIORNO DI NAVIGAZIONE. Monto la guardia antemeridiana insieme al sottufficiale di rotta.
Festoni di grigia nebbia ci circondano. Rabbrividisco nellaria fredda e umida. A volte l coperta spazzata da
dure folate di vento contro cui il maglione non mi protegge. Il mare ancora pi mosso, le onde hanno zampe
di gatto. Il vento sibila sul cavo teso dellantenna smettendo e riprendendo come se accordasse il suo
strumento.
A oriente la grigia coltre che copre il cielo un tantino pi sfilacciata che a occidente e lascia trasparire un
po di chiarore. Mi accorgo che il sottufficiale di rotta passa con il binocolo ogni tanto anche sul mio settore.
Evidentemente non troppo convinto della mia vigilanza.
Dopo unora lo sforzo della concentrazione ininterrotta mi provoca un dolore acuto nellarco sopraccigliare.

Ho di nuovo la sensazione come se gli occhi mi uscissero dalle orbite ed entrassero nel binocolo. Ogni tanto le
lacrime mi offuscano la vista e mi strofino gli occhi col dorso della mano guantata.
Attenti, ragazzi! dice il sottufficiale di rotta e poi, a me: Vanno quasi senza fumo! intende i caccia
nemici. E in coffa hanno generalmente qualcuno che vede per quattro!
Ma anche il trentesimo giorno lorizzonte rimane immacolato. C un vento da est che porta il freddo. Gli
uomini del turno sul ponte sinfagottano di indumenti caldi. Sottocoperta si accende il riscaldamento elettrico.
Arriva un radiomessaggio. Il comandante lo firma e lo passa a me: A gruppo Lupo mannaro: occupare
posizione di vedetta da G a D in data 28, ore otto. Intervallo 10 miglia marine, rotta 230 gradi, velocit 8 nodi.
GA.
Il comandante spiega la carta grande e indica la posizione con la matita. Ecco, noi siamo qui, e dobbiamo
arrivare l! La matita si sposta profondamente verso sud. Significa almeno tre giorni di navigazione. A
quanto sembra hanno revocato lintera azione, perch questa storia qui nuova. Chiss che cosa hanno in
mente. Con questo spostamento andremo a finire allaltezza di Lisbona.
E usciamo grazie al cielo dalla zona di gelo sintromette il direttore di macchina scuotendosi come
rabbrividendo dal freddo.
Dal vano di prua arriva sonnacchioso e strascicato il canto:
Fra Amburgo e Sciangai c il vasto oceano
e sul mar i marinai
lamor lontano sognano.

La strofa si ripete come un disco che si inceppato. Ad ogni ripresa il canto si fa pi lento. Vado a prua. La
camera di lancio miseramente illuminata da due tristi lampadine; le amache sembrano tutte occupate.
Irrompe il cuciniere. Porca miseria, impreca merda e poi merda, lolio di cinque scatole di sardine
colato tutto nello zucchero! fuori di s: Porca vacca, mi tocca buttare tutto lo zucchero!.
Se fossi in te lo conserverei invece si fa sentire Ario. Chiss, magari per fare un dolce di pesce.
Da una cuccetta in alto sbuca un braccio che si agita, seguito da una criniera scompigliata: il gigol.
Sentite questa, interrompe Ario ascoltate: Il cacciatore di balene che si lava viene abbandonato dalla
fortuna. Mai un cacciatore di balene che si lavato prender pi una balena se prima non si fa di nuovo sporco
e puzzolente!.
Ecco, perch! viene la voce da una delle amache. Lo sapevo che non avremmo beccato niente finch
abbiamo a bordo degli igienisti come Schwalle e il silurista!
Decantano all'unisono i vantaggi della sporcizia, acuendo, invece di spegnere, il mio desiderio di un bel
bagno caldo.
Seduti sulla cuccetta del direttore di macchina, il secondo e io ci abbandoniamo a fantasticherie
masochistiche.
La mia vasca la voglio di marmo verde di Carrara. Il secondo non bada a spese nemmeno lui: ritiene che
lalabastro bianco come il petto di cigno sia ancora meglio. In quel mentre arriva il direttore di macchina e
naturalmente lui vuole il suo bagno tutto in acciaio cromato. Con la doccia alternata durissima e morbida
come la carezza duna piuma, se no che gusto c?
E dalla doccia in acciaio cromato arriva quasi automaticamente alle schiave da bagno circasse: Belle
grassocce e calde, guarnite di crescione fresco e tutto il resto!.
Senti, senti, faccio la sua immaginazione non viaggia certo a limonata!
Il direttore aspira profondamente laria dal naso e dice: Che modo raffinato di esprimersi!.
Grazie del complimento! restituisco con un leggero inchino la cortesia.
La monotonia di questi giorni che trascorrono uno uguale allaltro mi ha fatto perdere il senso del tempo. Da
quanto dura questa inerzia? Settimane? Mesi? O mezzanno che scorrazziamo nellAtlantico? Anche il
confine fra giorno e notte si dissolve.
La riserva di fatti e storie da raccontare esaurita da tempo. La nostra conversazione ormai fatta di battute
e osservazioni poco impegnative, di luoghi comuni e freddure.
Con il direttore, poi, non si pu pi ragionare. Qualsiasi cosa gli si dica, lui risponde con un abulico perch
no? che stronca la conversazione sul nascere. Anche il secondo ufficiale di guardia ricorre a commenti
stereotipati come chi lavrebbe mai detto o, tuttal pi, davvero non male. Altri mozzadialogo in uso sono
lo dice anche la mia ragazza e peggio per te.
Si pure diffusa una nuova unit di misura, il getto. Dapprima veniva usata soltanto a colazione: Un altro
getto di caff, se possibile. Poi il getto divenne misura di tempo: Sar fatto, per fra qualche getto. E ora il

direttore mi chiede addirittura se non mi dispiace di fargli posto dun getto.


Il direttore si piglia un giornalino di enigmistica tutto stracciato. Dopo un po domanda: Come si sottrae
quarantacinque da quarantacinque in modo che resti quarantacinque?. Ogni tentativo mio di continuare a
leggere inutile, il direttore sparer una domanda dopo laltra. fatto cos: quando lui si annoia vuole che
neanche gli altri facciano niente. Percorro con gli occhi la venatura della parete di legno di cui conosco ormai
ogni minimo tratto, ogni nodo. Cos come conosco ogni tubo e ogni vite del soffitto, la ballerina andalusa alla
parete, il cagnolino di stoppa con gli stupidi occhietti di vetro che ci fa da mascotte potrei disegnare tutto a
occhi chiusi.
Il direttore snocciola una filza di domande: Catena collinosa presso Braunschweig? Arnese del pittore con
la t? Un gruppo di isole vulcaniche dellAlaska?.
I ventilatori ronzano come uno sciame di api. In camera di manovra parlano sottovoce. Ogni tanto dal portello
piove uno scroscio dacqua, sembra pioggia lontana. Igiene fisica con la b, con cinque lettere? indaga il
direttore. Pur sforzandomi a non dargli retta mi sfugge: Bagno.
Mille grazie. Macchina bellica di quattro lettere?
Tank! risponde il secondo ufficiale di guardia fra i denti.
E avanti di questo passo: Forte affetto vagone aperto.
A un certo punto il primo ufficiale di guardia si rivolge a me e dice senza alcun preambolo: Qui si trascura
il lato spirituale.
Che bel pensiero! Chiss quanto tempo ci ha ricamato. Il lato spirituale! Avrei voglia di domandare al nostro
nobile guerriero che cosa significa per lui questo termine, ma mi limito a rispondergli: Pu darsi e ritorno
alla mia lettura.
Di navi neanche unombra. In compenso aumenta lo sporco! dice il gigol in camera di manovra.
vero che aumenta la sporcizia, anche se non ce ne spieghiamo la ragione: siamo circondati da acqua,
nientaltro che acqua, eppure tutte le mattine quando puliscono, sotto le stuoie di cocco e le griglie di legno si
trovano addirittura croste di sporco.
Osservo la mosca che cammina sulla faccia della bellezza andalusa. Adesso si ferma sotto la narice
sinistra forse le dispiace di non poterci entrare.
La mosca si sposta sulla guancia destra dellameno ritratto dove per il momento si riposa. Sembra un neo.
Il cameriere di bordo arriva e apparecchia per la cena scacciando la mosca. Peccato.
Sebbene il tempo sia migliorato e si possa viaggiare col portello aperto, la puzza sottocoperta
insopportabile. Puzza di pane ammuffito, di limoni che marciscono, di salami rancidi, odore acre e stantio di
nafta, di tute oleate umide, di stivali di gomma, tanfo di sudore e di gioielli di famiglia non lavati.
Si spalanca la paratia e in una nuvola di puzza di diesel entrano gli uomini che smontano dal turno alle
macchine. Bestemmie, imprecazioni, sbattere di sportelli degli armadietti. Il capo motorista Frenssen attacca a
sbraitare come un ubriaco una canzoncina che si presta a interpretazioni oscene. Tanto per cambiare.
Magari avessimo adesso una bella birra fresca!
S, a temperatura giusta e con la schiuma bella bianca! Cristo se mi piacerebbe!
Per anche il calvados non sarebbe male, o il gin!
Mi volto dallaltra parte nella mia cuccetta. Non sono mai stato un bevitore, ma adesso mi ci manca poco,
berrei bottiglie intere. Accidenti a questa vita da asceti, senza una goccia dalcool a bordo! Cio tranne la
mezza bottiglia di birra a testa rimasta dopo lorgia dei crauti con cosciotto di maiale, e una bottiglia di cognac.
Ma quella la tiene il comandante chiusa nel suo armadietto, per uso medicinale.
Sulla carta, la nostra rotta sembra una presa in giro: un groviglio di linee senza senso, come fili di miele su una
fetta di pane.
Londa di prua una spumina fiacca. Pezzi di legno alla deriva passano dondolandosi lenti.
Tanto vale che spegniamo i motori e ancoriamo qui! dice il secondo ufficiale di guardia.
Anche i marinai sono abbattuti. Dovunque non si vede che facce spente, deluse. Si comportano tutti come se il
ritorno senza un successo fosse labisso dellignominia.
Il tono s fatto pi rude nellalloggio sottufficiali. Alla minima occasione tutti reagiscono violentemente;
alcuni hanno laria come di aver subito un oltraggio imperdonabile.
Neanche il Vecchio nasconde il suo cattivo umore: ha ripreso in malo modo il timoniere: come se il
sommergibile gli servisse a scrivere il suo nome sul mare. Eppure lo sa anche lui quanto difficile mantenere la
rotta precisa con le onde lunghe e lente.
Tanta fatica per nulla sospira il direttore di macchina.
Be, non del tutto bofonchia il comandante.
Come, come? Il Vecchio che incoraggia? O consola se stesso?
Costringere il nemico a far viaggiare le navi in convoglio gi un notevole danno per lui. Pensi ai lunghissimi
tempi dattesa delle navi gi pronte a salpare. I porti sono fatti per il traffico a scaglioni, non certo per una calca

del genere.
Il Vecchio solleva la testa: nel vano accanto qualcuno martella sulla macchina da scrivere.
Quel rinoceronte! stronfia. Se si spaccasse una buona volta quellaccidente!
Chiedo al signor signor comandante balbetta il direttore chiedo al signor comandante se questo un
ordine.
Finalmente il Vecchio ritrova il suo ghigno.
Oggi il cielo una massa immobile di latte cagliato. Lacqua sembra viscosa, le onde sono lunghe e senza
creste. LAtlantico s fatto uniforme: grigio verde nero. Non certo una vista che rallegra lanima.
Noi ci adattiamo benissimo a questo tetro monotono grigio, con le nostre facce color cacio vecchio, senza pi
una traccia di quel rosa che usano i bambini per dipingere i visi delle persone. Perfino il capo equipaggio che
quando siamo usciti aveva la faccia come una mela rossa e lucida adesso ha laspetto di chi esce da una lunga
malattia. Ma come voce se la cava sempre piuttosto bene. Lo sento urlare: Apra un po gli occhi, chiss se poi
non le si chiuda il buco del culo!.
Siamo tutti pronti per lo psichiatra. Magari riuscirebbe a dare un comportamento meno manierato al primo
ufficiale di guardia e a cancellargli dalla faccia quel suo arricciare il naso e il sorriso tanto condiscendente.
Le fossette del secondo quando ride devono invece essere conservate. Bisogna dire che dopo tutto la faccia
da neonato del nostro secondo e sempre la solita. Ma il direttore di macchina avrebbe bisogno di un trattamento
intensivo, tanto nervoso e teso. Sussulta al minimo rumore; magari gli si potesse trapiantare un po di pelle da
rinoceronte del suo allievo; sarebbe un guadagno, tutto sommato, anche per questo: la pelle pi sottile non gli
farebbe male.
E il Vecchio col suo feticismo dei rumori: un continuo grattarsi la barba, pipare, far sfrigolare il fornello,
tirar su col naso, far gorgogliare la saliva fra i denti.
Johann diventa sempre pi Cristo. Quando si liscia i capelli color paglia stinta, liberando la fronte alta, basta
che abbassi le palpebre per essere la riproduzione perfetta della Sacra Sindone.
Alcuni hanno laspetto smunto dei minatori rimasti per due settimane bloccati sottoterra e salvati allultimo
momento. Effettivamente viviamo in una specie di galleria sotterranea, chini e piegati come minatori, giorno
dopo giorno alla luce artificiale. La torretta il pozzo della nostra miniera, le torce elettriche dei siluristi sono
le lampade dei minatori.
Pi di tutti mi preoccupa l'aspirante guardiamarina. Non ha pi niente del ragazzino. Diverse volte lho
trovato ripiegato su se stesso in uno stato di cupa prostrazione.
Dal radiotelegrafo veniamo informati che il sommergibile di Meinig ha affondato una nave frigorifera di
novemila tonnellate di stazza lorda che viaggiava fuori convoglio.
Fisso il radiomessaggio a bocca aperta: incredibile! Come ce lavranno fatta, con il sommergibile in avaria!
Meinig ha dato notizie di s, vuol dire che anche Habermann ancora vivo. Gi, l'erba cattiva non muore mai.
Deve aver avuto un culo cos, dice il Vecchio altrimenti non ce lavrebbe fatta. Chi va senza convoglio
oggi veloce, un inseguimento non avrebbe senso, specie con una nave frigorifera. Anche se andiamo con le
macchine a trecentosessanta giri facciamo soltanto due nodi in pi di una motonave veloce che viaggia da sola,
e se poi quella ti si mette a zigzagare e tu non te naccorgi in tempo, buona notte ai suonatori!
TRENTATREESIMO GIORNO DI NAVIGAZIONE. Sul calendario mercoled. Alle otto del mattino arriva il
messaggio: Atteso convoglio, rotta ovest, quadrato Gustav Fritz!.
Chino sul tavolo nautico il Vecchio emette uno scettico Mah!.
Non proprio vicinissimo, ma con qualche fortuna ce la possiamo fare ci comunica infine dopo cinque
minuti di calcoli e riflessioni. Una nuova rotta, aumentando la velocit. Non c nientaltro di nuovo.
Sarebbe anche ora di pigliarci un paio di tonnellate dice il secondo ufficiale di guardia e si ferma subito
imbarazzato perch si accorto da solo che la sua osservazione troppo arzilla per i nostri nervi tesi.
Mezzogiorno. Salgo in coperta dietro il primo ufficiale di guardia che inizia il turno. Laria inerte, senza
corpo. Il mare si appiattito sotto la luce diffusa, sembra coperto tutto di una pellicola grigia sotto la quale
lacqua ondeggia e singobbisce appena un pochino. La visione di una noia deprimente.
Ma a sera, durante il turno del secondo ufficiale di guardia, la scena si colora. Banchi isolati di nubi basse
sullorizzonte avvampano di bagliori rossi. Lintero cielo si tinge rapidamente di rosso e lacqua si trasforma in
un mare di brace che si riflette sullacciaio del sommergibile. La prua sembra un enorme tizzone. Anche le
facce delle vedette sono infuocate. Il cielo, il mare, il sommergibile, i visi sotto i cappelli cerati sono un grande
dipinto in rosso e nero.
Per un quarto dora il cielo e il mare ardono, poi il fuoco si spegne nelle nubi che diventano dun cupo grigio

sulfureo, come cumuli di cenere sotto i quali la brace si sta raffreddando.


Improvvisamente davanti a noi lincendio ridivampa attraverso la parete grigia come rianimato da un
mantice. Ma dopo pochi minuti il fuoco si ritira, lambisce ancora gli orli dello spacco nelle nuvole come la
bocca di un altoforno e si spegne definitivamente: il sole sceso dietro lorizzonte.
Molto in alto, sopra le nuvole, il rossore resiste ancora sfilacciandosi solo lentamente per cedere a un giallo
zafferano che a poco a poco si tramuta in verde.
Il mare riprende il giallo verde velenoso e giace come paralizzato sotto una pellicola cangiante.
Il comandante sale in coperta, annusa laria e osserva il cielo. Ha un bel colore, ma non mi piace! borbotta.
Lindomani, a colazione, il rollio tanto forte che il cameriere di bordo deve mettere i listelli fermapiatti che
suddividono il tavolo in tanti quadrati.
Il comandante annuncia che dovremo attraversare una zona di tempesta, originata dallo scontro delle masse
daria calda della corrente del golfo con laria fredda della corrente del Labrador, e si sta spostando da
Terranova verso est.
Stanotte il vento ha girato prima a nord, poi a nord nordest dice il comandante. Ma non rester cos.
Credo che nelle prossime ore, continuer a cambiare direzione, da ovest a sud.
Gi adesso il cameriere di bordo fa fatica ad attraversare il corridoio con i piatti colmi senza rovesciarli. Non
potendosi appoggiare con le mani cerca di tenersi in equilibrio con i gomiti.
Fermare la teiera! grida il direttore di macchina e nello stesso istante il vano sinclina tutto da un lato.
Ritorna in bilico, sinclina di nuovo, a momenti sembra descrivere addirittura dei cerchi.
Beccheggiamo mica male! osserva lallievo ufficiale di macchina.
Rulliamo! lo corregge il primo ufficiale di guardia.
Vedendo che lallievo resta a bocca aperta, il primo ufficiale di guardia si sente incoraggiato a continuare la
lezione: Beccheggiare si dice del movimento su e gi nel senso dellasse longitudinale.
E come chiamano gli stimatissimi signori del mare i movimenti laterali? sintromette il direttore.
Insensibile allironia il primo risponde: Rollare.
Non sbandare? insiste il direttore.
No di sbandamento si parla quando si tratta di una posizione, di un angolo, e cio quello per il quale la
nave devia dalla posizione verticale. Entrambe le componenti, linclinazione e il beccheggio, danno il rollio!
In eternit, amen ringhia il direttore. Finalmente noi idioti delle macchine labbiamo capito!
Non riesco a dormire. Passando dalla camera di manovra, vedo che quasi mezzanotte. Si sta radunando la
squadra del primo turno di guardia. Nella luce incerta gli uomini nelle loro tute cerate sembrano palombari. Si
scambiano poche parole. I due della camera di prora sbadigliano con una perseveranza degna di un premio. Il
marinaio di turno in centrale ha fatto del caff, il primo ufficiale di guardia lo beve rumorosamente da una tazza
scheggiata. E per una volta tanto ha dimenticato le maniere affettate.
Tutti bevono a turno, ci sono soltanto due tazze. Ciascuno cerca di bilanciare il movimento del
sommergibile, giocando sulle ginocchia, per non perdere una goccia del caff. Di quando in quando il primo
sbircia lorologio sotto il soffitto presso il pozzetto del periscopio. Zeitler impreca perch invece del suo
cappello cerato gli capitato quello di qualcun altro, con i lacci annodati. Un marinaio porta via le tazze e la
caffettiera. Mancano cinque minuti a mezzanotte: i quattro salgono nella torretta.
Nellalloggio sottufficiali quelli del terzo turno, appena smontato, sono impegnati nei soliti discorsi. Dorian
urla dalla sua cuccetta di lasciarlo dormire.
Oh, toccati il culo per sentire se ci sei ancora. Noi qui parliamo quanto ci pare e piace. Se non ti va, tappati
le orecchie. Questo era Kleinschmidt e Wichmann gli d manforte.
Possibile che tu voglia sempre far credere a tutti che sei qualcosa di meglio, solo perch sai chi tuo
padre!
Ore dopo, laspirante guardiamarina domanda mezzo addormentato: Che succede?.
Una merda, ecco cosa succede! scatta Zeitler. Che cazzo vuoi che succeda in marina?
Wichmann si risveglia: Stronzo strafottuto, non puoi rispondere in modo decente?.
Mamma mia, che suscettibile che sei! Siamo immersi perch, tanto, fuori non si vede un accidente. Cristo
quanta agitazione per niente!
Zeitler si raggomitola nella sua coperta, grugnisce: Puzzone che non sei altro tira su con il naso e
saddormenta di botto.
Il primo ufficiale di guardia ha un suo modo tutto particolare di strapazzare i nervi del direttore aprendo e
richiudendo di continuo gli armadietti, facendo tintinnare le chiavi e trafficando con delle cartellette. Nessuno

capisce cosa studi in quei fascicoli multicolori.


Io dico che impara a memoria il regolamento del casino per quando rientreremo suppone il direttore di
macchina, dopo che il primo scomparso in direzione della centrale. Ha dimenticato una delle cartellette sul
tavolo. Non resisto alla tentazione e lapro. Regole per la guida dellequipaggio di un sommergibile il titolo
in lettere rosse sul primo foglio. Mi metto a leggere affascinato:
Punto I - particolarit della vita sul sommergibile.
Per lunghi periodi la vita a bordo monotona. Occorre saper resistere per settimane intere allinsuccesso. Quando vi si
aggiungono attacchi con bombe di profondit, questa guerra di nervi pesa innanzitutto sui superiori.

Segue, a matita rossa: Lo spirito dellequipaggio indipendente e sotto, punto per punto, a inchiostro blu:
1 la disciplina dellequipaggio;
2. lautorit del comandante;
Quando il comandante ha successo, anche se un incompetente, lequipaggio lo amer sempre pi di un comandante
che non ha successo. Ma proprio il comandante che non ha successo ha bisogno di un equipaggio di buona indole;
3 lorganizzazione ottimale della vita a bordo;
4 lesempio e il comportamento irreprensibile degli ufficiali;
5 lautentica guida spirituale degli uomini unita alla perfetta istruzione delle truppe.

Di nuovo a matita rossa: La disciplina, poi ancora in blu:


il comandante che deve badare a che sul suo sommergibile prevalga lo spirito del buon soldato e non conti lopinione del
soldato cattivo. Deve essere come il giardiniere che strappa le erbacce e cura le piante utili.

Pi avanti, sotto il titolo a matita rossa Da una conferenza del tenente di vascello L., leggo:
So bene come le mogli avviliscano a volte lo spirito combattivo del soldato, ma so altrettanto bene quanto lo possono
incoraggiare. Spesso ho notato che proprio gli uomini sposati ritornano dalla licenza in ottima forma e pronti a misurarsi
nuovamente con il nemico. Occorre dire ai sottufficiali sposati cosa noi pretendiamo dalla moglie del soldato. Fui lieto
quando, durante un mio soggiorno in patria, mi si offr loccasione di invitare la maggior parte delle mogli dei miei uomini
per un caff, avendo cosi modo di conoscerle personalmente e di poter loro dire che ci aspettiamo da loro un
comportamento da donna forte. Sono sicuro che questo colloquio ha dato coraggio e fiducia a molte signore, e ho chiesto
a mia moglie di scrivere di tanto in tanto e di tenersi in contatto con loro.
Occorre fare appello alla ferrea determinazione del soldato di mantenersi sano e di non lasciarsi scoraggiare da piccole
contrariet. Quando due dei miei soldati sono in lizza per ricevere la croce di ferro di I classe e questa pu essere conferita
a uno solo dei due, io preferisco darla a colui che resta con me piuttosto che a quello che cos fortunato da venire
promosso a sottocapo di prima o di seconda, per cui deve lasciare il mio equipaggio. La croce di ferro non infatti una
istituzione di beneficienza, bens un premio per il coraggio dimostrato davanti al nemico e averla ricevuta significa
dimostrarsene sempre degno.

Strabuzzo gli occhi: questo dunque il vademecum del nostro primo ufficiale di guardia! Non devo cercare a
lungo per trovare un altro brano edificante:
Nelle lunghe missioni contro il nemico i soldati giovani rompono molta porcellana. Non serve fargli la ramanzina, anche
perch col mare grosso servire a tavola diventa un problema. Perci faccio fare una volta alla settimana linventario dei
piatti: se ne mancano troppi, il cameriere di bordo deve mangiare per tre giorni direttamente dalla lattina. Una punizione
efficace inoltre il divieto di fumare, e tre giorni di divieto di giocare fanno veri miracoli con i patiti delle carte.

E ancora:
Un punto d'onore dal quale non transigo che letichetta deve essere osservata anche a bordo.
Una volta in mare ebbi un morto e lo sostituii con un marinaio civile che presi in forza da un mercantile tedesco in
viaggio. Aveva diciannove anni e sin dal suo quattordicesimo anno det aveva navigato su unit tedesche allestero.
Venne a bordo col cappello di paglia in testa dicendo: Salve comandante, mhanno detto che qui c da fare per me. Non
aveva la pi pallida idea del regolamento militare, cos gli misi dietro il mio migliore sottufficiale perch gli facesse da
istruttore. Dopo quindici giorni di addestramento elementare gli abbiamo fatto prestare giuramento. Per loccasione ci
siamo immersi e abbiamo fatto una vera cerimonia nella camera di prora addobbata con le bandiere. Lui aveva imparato la
formula del giuramento a memoria. Nel mio discorso gli parlai dei doveri del soldato tedesco. Lequipaggio al completo

indossava le sahariane brune e per loccasione festosa tutti si erano tagliati i capelli, e le canzoni le avevano provate prima
perch nessuno stonasse. Al giovane abbiamo regalato i doveri del soldato scritti con bella calligrafia da uno degli
uomini.

Il capitolo Feste e cerimonie promette di essere unautentica ghiottoneria:


All'Avvento, in ogni locale si accendevano le candeline elettriche sulle corone confezionate, in mancanza di rami dabete,
con asciugamani arrotolati e carta igienica dipinta di verde. Per quindici giorni il cuciniere aveva il suo da fare per
preparare i biscotti e i dolci di Natale e tutti avevano il permesso di assaggiarne, come a casa. Per la viglia, nella camera
di lancio a prora decorata a festa veniva eretto un albero di Natale fabbricato anchesso a bordo. Arrivava Babbo Natale e
regalava a tutti i soldati i dolci e un libro con dedica. Tutto questo era naturalmente accompagnato da bei versi e parole di
circostanza A bordo esprimiamo tante cose con la musica. Quando ci immergiamo il turno di riposo ne viene informato
con la bella marcetta: Ce la farem, ce la farem, anche stavolta riuscirem che suoniamo per il direttore di macchina
impegnato con i timoni. E quando si deve preparare il turno di guardia sul ponte, glielo comunichiamo con la marcetta:
Oggi salpiam, oggi salpiam, verso il mare azzurroooo

PRIMO ATTACCO

Il marconista consegna un radiomessaggio. Lo fa con il suo immutabile sorriso bonario.


Pieno di sussiego, il primo ufficiale di guardia comincia a decifrarlo. Sul tavolo, accanto al decifratore, pone
la striscia di carta col messaggio; muove la testa a scatti fra decifratore e messaggio; mi fa venire in mente un
pollo che becca chicchi di grano.
Il direttore di macchina ostenta invece laria annoiata di un proprietario di cavalli inglese. Il secondo, che
non di turno, non solleva neppure la testa dal suo libro, anchio fingo indifferenza.
Con un moto di disprezzo, un poco affettato, il comandante strappa la striscia di carta dal decifratore, non
appena il primo ha finito di decifrare. Legge il testo con la fronte corrugata, si alza e va in camera di manovra,
senza dire una parola. Attraverso la paratia lo vedo aggiustare meticolosamente la lampada sopra il tavolo
nautico.
Scambio unocchiata dintesa con il direttore di macchina.
Freno la mia curiosit e lascio passare un paio di minuti prima di seguire il comandante. Il sottufficiale di
rotta, apparso come per incanto, si accoda.
Il Vecchio quasi sdraiato sul tavolo nautico, il radiomessaggio nella sinistra, nella destra il compasso. Non
bada a noi.
Niente male borbotta infine, passandomi il foglio. Leggo; Ore 8.10 convoglio in vista. Quadrato Bruno
Max. Direzione nord. Aereo nemico costrettomi deviare. Perduto contatto. UR.
Il comandante indica col compasso il quadrato Bruno Max. A occhio e croce, dice ventiquattrore a tutta
forza dovrebbero bastarci per essere sul posto.
Ora resta da vedere se lUR riesce a riprendere il contatto con il nemico; solo in quel caso il comando ci
invier alle costole del convoglio.
Per ora manteniamo la stessa rotta e velocit.
Le ore che seguono trascorrono fra ipotesi e congetture: Pu darsi che il convoglio sia diretto in America,
ma potrebbe anche far rotta su Gibilterra ipotizza il sottufficiale di rotta.
LUR quello di Bertold dice il Vecchio. Un uomo in gamba, Bertold, mica un principiante. Non si fa
staccare tanto facilmente hanno preso il largo una settimana dopo di noi, ricordo che avevano grane col
periscopio.
Con un gesto, il comandante minvita a sedere accanto a lui, sulla cassa delle carte. Lansia dellattesa lo ha
ringalluzzito. Sempre quegli aerei della malora fa. Da qualche tempo vanno in formazione con i
cacciatorpediniere quando una di quelle mute ti scova, addio Una volta, aerei non se ne vedevano, da
queste parti. Eh, quelli s che erano bei tempi! Allora bastava badare al mare, praticamente non cerano
imprevisti.
Il marinaio che annota qualcosa sul libro di bordo, si blocca. Tentano di tutto per staccarci. Ormai si sono
fatti furbi, invece di serrare i cacciatorpediniere attorno alle navi da proteggere, li dispongono alla massima
distanza possibile, costringendoci a deviare o a restare immersi, ben lontani dallobiettivo. Sono riusciti
addirittura a trasformare alcuni mercantili in portaerei ausiliarie che unite ai caccia della scorta riescono a
renderci la vita dura. Se queste formazioni sono ben affiatate tra loro, il sommergibile scoperto da un loro
ricognitore viene tenuto impegnato quel tanto che basta al loro prezioso convoglio per mettersi al sicuro. Dopo,
hai voglia a cercare di riacciuffarlo; pi che sprecare carburante non fai.
Sembra veramente rilassato, il Vecchio. Ed pi che mai ciarliero: Avremmo dovuto darci dentro sin
dallinizio, prima ancora che il nemico si svegliasse e organizzasse la difesa. Ma quando scoppiata la guerra,
avevamo appena cinquantasette sommergibili, e solo trentacinque adatti per lAtlantico. Figuriamoci se
potevano bastare a bloccare laccesso allIsola. Un po debole per strangolare gli inglesi, direi. Eppoi quel
tiramolla: puntiamo tutto sui sommergibili o costruiamo anche unit di superfcie? Il fatto che noi non siamo
mai andati troppo a genio a quei noiosi della Marina imperiale. Volevano la loro bella flotta, non importa se le
unit di superficie sono utili o no! Che ci volete fare, siamo unimpresa allantica.
Pi tardi arriva un nuovo radiomessaggio: Ore 9.20 immersione causa aereo. Unora sottacqua. Ritrovato
convoglio nemico. Quadrato Bruno Karl. Posizione nemica incerta. UR.
Che vi avevo detto: non se li lascia scappare! Poi rivolto al sottufficiale di rotta: possibile che il
convoglio segua una rotta parallela alla nostra?.
Questa volta il comandante resta solo pochi minuti al tavolo nautico, quindi ordina bruscamente: Rotta per
duecentosettanta gradi. Macchine pari avanti a tutta forza!.
Lordine viene trasmesso. Il telegrafo di macchina squilla. Il sommergibile vibra, poi lansare ritmico dei
motori diesel si trasforma in un fragore assordante che sopraff ogni altro rumore.

Accidenti, penso, il Vecchio non aspetta nemmeno lordine da Kernvel, per agire!
In ogni reparto gli uomini verificano la perfetta condizione delle tubature, tante volte controllate e ricontrollate.
Lo fanno spontaneamente, senza averne ricevuto lordine, come un gesto condizionato dal momento
demergenza.
Un uomo in torretta? domando verso lalto.
Signors!
Una frustata dacqua mi investe, pare di essere in mezzo a una tempesta. Il mare contro, i motori che vanno a
tutta forza potevo anche pensarci prima.
Lacqua mi gocciola dal naso.
Complimenti fa il secondo ufficiale di guardia. Navighiamo con la prua che ara lacqua e solleva grosse
ondate che ricadono nel ribollire schiumeggiante del mare, lungo le fiancate del sommergibile.
Il comandante ha le mani sprofondate nelle tasche dei calzoni di pelle. Il berretto, una volta bianco, ora
gualcito, con i fregi metallici ossidati dal verderame, tirato sulla faccia, scruta il cielo e il mare a occhi stretti,
ripetendo alle vedette di fare attenzione.
Non scende nemmeno per mangiare.
Sulla carta nautica una nuova crocetta a matita segna lultima posizione del nemico. Ormai riusciamo a leggere
la sua rotta e la velocit, dalla nostra carta. Unaltra crocetta indica il punto in cui la sua presunta rotta e la
nostra dovrebbero collimare. Quel punto attira i nostri pensieri e le nostre fantasie come il polo nord lago della
bussola.
Le ore passano. Il carburante scorre nelle tubature.
Il secondo ufficiale di guardia porta un nuovo radiomessaggio. Ah! esclama il comandante, mal celando la
sua ansia. Ci legge il testo:
A UA: dirigere a tutta forza su convoglio comunicato da UR. GA.
Il comandante ordina: A ufficiale di guardia: rotta per trecentoquaranta gradi. Seguiranno altri ordini.
Come leco, il timoniere nella torretta ripete lordine.
Sulla carta il comandante indica la nostra posizione e quella del convoglio. Dovremmo raggiungerlo
domattina verso le sei.
Bertold non deve assolutamente attaccare adesso. pi importante che mantenga il contatto, che non si lasci
scappare il nemico, in attesa che altri sommergibili accorrano dai vari punti dellAtlantico.
Ci siamo mazzardo a dire.
Mai mangiare la frittata prima che la gallina abbia fatto luovo mi gela subito il comandante.
Dalla paratia appaiono facce curiose. Gli uomini sgranano gli occhi, vedendo il loro comandante saltellare,
goffo come un orso ammaestrato, ora su un piede ora sullaltro. Allora vero! esclama Dorian. Infatti, mi
era sembrato che
Attraverso il citofono il comandante comunica a tutti i reparti: Dirigiamo su convoglio contattato da UR.
Incontro previsto dalle sei di domattina in poi.
Dal portello semiaperto verso il vano di prua arriva un canto rauco:
Natascia di Odessa
fa l'amore come unossessa,
ha gli occhi neri comil mar.
Vodka! Vodka!

Il comandante si toglie la pipa di bocca e descrive, con il bocchino, un ampio semicerchio nellaria: Una
gran bella cosa, il sommergibile. E pensare che c chi contro la tecnica, perch abbrutisce luomo, lo
istupidisce e roba del genere.
Tace. Riprende il discorso dopo dieci minuti buoni. Per me non esiste niente di pi bello di un
sommergibile Non mi prenda per un sentimentale, per carit
Respira profondamente, sbuffando, come prendesse in giro se stesso, ma poi continua: Anche i velieri sono
meravigliosi. Anzi, non c linea pi armoniosa al mondo di quella dei velieri! Lo sa che una volta navigavo su
un trealberi? Il pennone pi basso era a diciassette metri sopra la coperta. E fra la coperta e la punta dellalbero
maestro cerano cinquanta metri. Quando avevamo burrasca a nessuno veniva la voglia di arrampicarsi fino al
velaccio. E quando qualcuno piombava gi dallalto (in un solo viaggio capitato tre volte) il tonfo si sentiva
su tutta la nave e si sapeva subito cosera successo.
Sinterrompe, riempiendo la pausa con lo sfrigolio della pipa spenta.
Che nave stupenda era! Le stive erano grandi come chiese sar per questo che si dice navata, e quasi
sempre ci tenevamo sabbia di zavorra. Cerano molti pi vantaggi che qui, ghigna per esempio, ci si poteva
sgranchire le gambe a volont.
Per un momento, la mano con la pipa si arresta nel vuoto. Spinge il berretto indietro sulla nuca e i biondi

riccioli, che sbucano da sotto la visiera, gli danno unaria spavalda. Per me, la musica pi bella il rumore dei
diesel che vanno a tutta forza. Eppure, c gente che si tappa le orecchie! Il Vecchio scuote la testa, incredulo
davanti a tanta insensibilit, C pure chi detesta lodore di benzina. Mia moglie non sopporta quello del
cuoio mah!
E allimprovviso il comandante serra le labbra, come un ragazzino che ha detto qualcosa di proibito. Non so
come fare per riallacciare il discorso e cos restiamo tutti e due muti a guardare il pavimento. Il direttore di
macchina si avvicina per chiedere il permesso di fermare il motore di sinistra per un quarto dora, pare che
lalbero a gomiti abbia un guasto.
Il comandante fa una smorfia come se avesse dato un morso a un limone. Va bene, se non c altra
soluzione.
E nel sentire il rumore dei diesel affievolirsi, il comandante si morde le labbra.
Si rasserena soltanto quando gli consegnano un nuovo radiomessaggio: Ultima posizione nemico, quadrato
Bruno Anton. UR.
Il secondo turno di guardia si prepara in camera di manovra. Le cinture di sicurezza non servono pi. Poco
prima di mezzanotte quattro uomini sarrampicano nella torretta. Il timoniere passa la consegna: Rotta
trecentoquaranta gradi, macchina di dritta a tutta forza, quella di sinistra ferma!.
Scende il turno che smonta. Gli uomini hanno il colore delle aragoste bollite. Lultimo a scendere il
sottufficiale di rotta che si avvicina al comandante: Capo Kriechbaum, a rapporto. Leggero annuvolamento a
nord ovest. Vento da nord ovest verso ovest. Pendenza ad accostare verso destra.
Il comandante ringrazia. I quattro salutano e si scuotono come cani, coprendoci di spruzzi. Uno del turno che
smonta azzarda la domanda: Quanto manca per raggiungerli?.
Ancora un getto buono! lo sistema un marinaio.
Passa il cameriere di bordo, sculettando come fra i tavoli di un ristorante. Gli manca soltanto la salvietta
sotto il braccio.
Dopo di lui appare il cuciniere, diretto verso la camera di prora. Ha il sorriso premuroso delloste che saluta
i clienti e domanda cosa desiderano.
Mi sembra il teatro dei burattini, oggi dice il Vecchio, evidentemente senza rendersi conto che il primo
attore proprio lui; seduto l, nel suo cantuccio, a guardare tutti con occhi beati, pare proprio un padre
soddisfatto della sua prole.
come se si fosse allentata una morsa e possiamo di nuovo respirare a pieni polmoni. Basta con le
perlustrazioni, basta coi rastrellamenti, su e gi sempre nella stessa zona, finalmente abbiamo un obiettivo,
puntiamo a tutta forza sul nemico. Lunico che non apprezza il frastuono dei motori e il muggito del mare il
direttore di macchina. Che spreco di carburante prezioso mugugna. Ma sembra subito pi contento quando il
motore riparato riparte.
Nel locale di prora c aria di festa. Alle mie spalle arriva il cuciniere con una grande brocca di limonata. Gli
uomini del turno di riposo lo attorniano, come una mandria assetata.
Speriamo che non ci vada buca anche questa volta dice il piccolo Benjamin, dopo aver bevuto.
Io me ne frego! fa, a muso duro, Schwalle.
Io invece ne ho le palle piene di questo andazzo!
Ecco un eroe! motteggia un altro, celato dalla penombra.
Ma s, tesoro, insisti nel voler dare la pelle per la patria, bravo!
Ch, hai qualcosa in contrario? Siete dei nichilisti; dov invece che si sta meglio di qui, eh?
Vuoi che te lo dica? rimbecca laltro dal buio.
Prendete me, per esempio dice Ario. A casa devo fare mezzora a piedi per andare al lavoro, qui invece
me lo portano praticamente in cuccetta. Eppoi, a casa ogni moccioso si permette di darmi del tu, mentre qui
anche gli ufficiali mi trattano con il lei. Be, vi pare poco questo? Ario si guarda intorno in cerca di consenso
e ripete: Vi pare poco?.
Per qualche tempo si sente solo la nenia sommessa della radio, e il brusio del mare. Ma poi qualcuno riprende
a parlare del convoglio: Se il Vecchio vuole aver successo, deve farcela entro stanotte afferma, con tono
grave, un silurista.
Perch, se lecito? vuol sapere Willi il sordo.
Perch domani domenica, brutta piattola! gli ringhia il piccolo Benjamin. Sta scritto anche nella
Bibbia: santifica la domenica e non scopare tua sorella.
Mi sembra di assistere a uno spettacolo di guitti che recitano la commedia dellEroismo e dellArdimento. In
realt parlano tutti a ruota libera, per scacciare la paura.
Di notte il mare si fa minaccioso, lo avverto chiaramente nel dormiveglia.
Poco dopo le cinque salgo in coperta. di guardia il secondo ufficiale. Scorgo il comandante, nella

penombra. Il sommergibile avanza pesantemente nel mare ancora scuro, le creste delle onde sembrano nubi di
vapore. La tensione al massimo: se per caso durante la notte il convoglio nemico ha serrato le fila, rischiamo
di incrociarlo da un momento allaltro.
Fifa? mi domando. Sciocchezze! So anchio che questa non una gita di piacere, lo ha detto persino il
Vecchio. Ne ho visti di comandanti scampati agli attacchi dei caccia di scorta ai convogli Questa volta andr
tutto bene, non il caso di innervosirsi. Daccordo, una certa tensione c, come una leggera ebbrezza, una
febbre. Ma il Vecchio un uomo prudente, lo sanno tutti, e ce la far. Non un rompicollo, e nemmeno uno che
si fa trascinare dallambizione.
A poppa si leva il sole, un pallido disco. A prua il cielo un unico muro nero, di nuvole che si staccano appena
dallorizzonte, come un pesante scenario calato dallalto sul palcoscenico. Laria rimane fosca.
Maledizione, la visibilit pessima! impreca il secondo ufficiale di guardia. Un nuovo blocco di nubi nere si
spinge fra mare e cielo e copre lorizzonte.
Comincia a piovere. Sui cappelli e sulle incerate le gocce rimbalzano con il rumore di un becchettio duccelli.
La foschia copre tutto lorizzonte e si serra a poco a poco attorno al sommergibile. Ormai la visibilit zero.
La superficie del mare ribolle. Le creste spumeggianti sono scomparse, le onde, smussate e opache, sembrano
falde di ardesia. La pioggia le flagella, spianandole come un rullo compressore.
Il sole scomparso, lintero cielo grigio scuro.
Nonostante lasciugamano di spugna che mi sono messo al collo, come una sciarpa, lacqua mi cola fin sulla
pancia.
Quando rientro, il sottufficiale di turno in camera di manovra mi guarda con ansia. Resta deluso, poich emetto
solo un sospiro rassegnato. Mi cambio dalla testa ai piedi e vado a stendere gli indumenti bagnati.
Vento da nord ovest forza 5, mare 4, cielo coperto, visibilit minima lannotazione sul giornale di bordo. Il
rollio aumenta.
Lultimo radiomessaggio giunto ormai tre ore fa: Nemico cambia rotta a centodieci gradi. Formazione
aperta. Quattro colonne. Circa trenta unit. Da allora pi nulla. I motori vanno sempre a tutta forza.
Ore otto, cambio della guardia.
Isenberg domanda al berlinese: Com la situazione, fuori?.
Non piove pi; adesso diluvia!
Piantala con queste idiozie, voglio sapere cosa succede!
Niente, loperazione stata disdetta, per nebbia!
Il Vecchio esplode: Maledizione a questo tempaccio! Viene sempre nel momento meno opportuno. C il
rischio che li manchiamo per poche miglia, con questa visibilit! Almeno si facesse vivo Bertold!.
Ma nessun altro radiomessaggio arriva. Gli altri sommergibili sguinzagliati dietro il convoglio non possono
ancora averlo avvistato, ne erano pi lontani di noi, quindi normalissimo che non si facciano sentire. Ma
almeno Bertold avrebbe dovuto farsi vivo.
Si vede che anche lui incappato nella nebbia dice il Vecchio.
Le macchine rombano ritmicamente, allunisono. Non c molto da fare per il direttore di macchina. Con
questo tempaccio, poveretti loro! dice. Impiego un po a capire che la sua compassione rivolta agli
equipaggi delle navi nemiche. Infatti aggiunge: Poveracci quelli dei cacciatorpediniere, su quei trabiccoli di
latta.
Vedendomi sorpreso, insiste: Proprio cos. E i nostri che si rifiutano di uscire, se c una nuvoletta!.
La camera di manovra si riempie. Chi per un motivo, chi per un altro, ci arrivano tutti.
Fine! Tanti saluti, il tuo pap! dice Dorian, cos piano che solo io lo sento. Gli altri tacciono come
ammutoliti di colpo.
Il Vecchio alza la testa e ordina: Pronti per limmersione!.
So cosa ha in mente di fare: il rilevamento acustico. Il mare propaga il rumore delle eliche e dei motori delle
navi, anche quando la pessima visibilit ci impedisce di scorgerle.
Segue la solita sequenza di ordini e operazioni. Il comandante ordina di scendere a trenta metri; si ferma nel
corridoio accanto alla cabina dascolto. Il viso dell'idrofonista, illuminato dal basso, inespressivo, gli occhi
vuoti. Con la cuffia in testa cerca di distinguere fra i tanti rumori dell'acqua, qualcosa che tradisca la vicinanza
del nemico.
Il comandante continua a ripetere con insistenza: Nessun rumore? e, sempre pi impaziente: Allora,
ancora niente?.
Porta un auricolare allorecchio, poi lo passa a me. Avverto soltanto un brusio, simile a quello delle
conchiglie accostate allorecchio.
Siamo sottacqua da unora. Ancora nessun rilevamento acustico.
Tradimento! dice qualcuno a bassa voce.

Il comandante sul punto di alzarsi per dare al direttore di macchina lordine di riemergere, quando vede la
faccia dellidrofonista: ha chiuso gli occhi, serrate le labbra, tutto il suo volto contratto, come in una smorfia
di dolore. Lentamente gira la manopola del suo apparecchio da destra a sinistra, in un ventaglio sempre pi
ristretto, fino a spostarla avanti e indietro entro uno spazio di appena qualche centimetro: ha captato un
segnale! Frena a stento leccitazione e annuncia al comandante: Rilevamento acustico a sessanta gradi,
debolissimo!.
Il comandante si alza di scatto e riprende uno degli auricolari. La sua espressione di vigile attesa.
Dun tratto lascoltatore sussulta impercettibilmente, il comandante si morde le labbra.
Bombe di profondit! Attaccano qualcuno! Qual il rilevamento?
Settanta gradi, si allontana!
Il comandante ritorna in camera di manovra. Ordina: Vai per cinquanta gradi! Pronti per lemersione! e, al
sottufficiale di rotta: Avanti, per il diario di bordo: nonostante condizioni di tempo avverse deciso puntare su
convoglio in superficie.
Il tempo ancora peggiorato. Le nubi di pioggia, bassissime, oscurano tutto il cielo. buio come fosse gi
sera. Una leggera nebbiolina ristagna sulla superficie del mare.
Il rollio fortissimo. Il mare ci investe obliquamente da babordo. Dalla torretta aperta scroscia gi lacqua,
ma il portello deve restare aperto: da un momento allaltro potremmo imbatterci nel nemico.
Le eliche girano come impazzite, le macchine vanno a tutta forza. Il comandante inchiodato sul ponte. Da
sotto la tesa abbassata del cappello lucido dacqua, scruta le tenebre intorno, muovendo la testa, come fosse
montata su un perno.
Dopo un quarto dora, decido di scendere per seguire lulteriore sviluppo delloperazione dal tavolo nautico.
Il sottufficiale di rotta assorto nei suoi calcoli. Senza togliere gli occhi dalla carta dice: Qui siamo noi e qui
dovrebbe essere il convoglio. Se non ha cambiato rotta.
Non ho niente da fare e mi sento inutile e impacciato. Con la mano sinistra gi sul corrimano della scaletta mi
fermo: sono stanco di questo andare e venire agitato. Sta tranquillo, presto saprai cosa succede Che ore
sono? Come, gi mezzogiorno passato? Bene, fingi che tutto questo non sia affar tuo e togliti la roba bagnata.
Cerco di rilassarmi leggendo, nellalloggio ufficiali, finch il cameriere di bordo apparecchia per il pranzo. Il
comandante non scender.
Abbiamo appena occupati i nostri posti a tavola, il direttore di macchina, il secondo e io, quando dalla
camera di manovra si sente gridare. Il direttore tende subito le orecchie. Dal ponte arriva la comunicazione:
Punta d'albero di prora, a sinistra!.
Il convoglio!
Sono sul ponte ancora prima degli altri. Piove pi forte e il mio maglione subito fradicio di spruzzi e di
pioggia. Nella fretta non ho preso la giacca impermeabile.
Il comandante ordina: Timone a dritta, tutto, vai per centottanta gradi!
Una vedetta mi passa il suo binocolo. Guardo nella direzione indicatami, non vedo altro che grigie cortine di
pioggia. Mi concentro meglio trattenendo il fiato e guardo di nuovo, col binocolo, lentamente da destra a
sinistra: ed ecco, nel grigiore, scorgo una linea sottile come un capello, che subito scompare. Una illusione
ottica, frutto dellautosuggestione? No, eccola di nuovo!
Oscilla e sussulta nel binocolo. Un albero, non c dubbio. Non affiancato da uno sbuffo di fumo; nientaltro
che un albero solo, e cos sottile? So bene che di un mercantile si scorge prima di ogni altra cosa la nuvola di
fumo, quindi escludo che si tratti di un mercantile.
Ormai lalbero dovrebbe essere visibile a occhio nudo. Abbasso il binocolo e lo cerco: ecco l!
Il comandante si morde le labbra. Solleva il binocolo e mormora fra s: Merda dun cacciatorpediniere!.
Passa un minuto. Non riesco a distogliere lo sguardo dalla sottile linea dellorizzonte. Il sangue pulsa nelle
vene del collo.
Non ci sono pi dubbi: lalbero si alza sempre pi sopra lorizzonte, quindi il caccia dirige su di noi. Le
nostre macchine lente non ci permettono di fuggire, non in superficie, almeno.
Ci devono aver visti, maledizione! impreca il comandante e d lallarme, alzando solo di poco la voce.
Balzo nella torretta e piombo gi. Il comandante scende per ultimo e avvita il portello, Allagare! ordina.
Resta nella torretta da dove ordina con voce tranquilla: Scendere a quota periscopio!. Il direttore di
macchina arresta la discesa. La lancetta dellindicatore di profondit si ferma, torna indietro lentamente.
Accanto a me Dufte, nella tuta cerata luccicante dacqua, respira affannosamente. Zeitler e Bckstiegel,
davanti ai comandi dei timoni di profondit, non staccano gli occhi dalla colonna dacqua dellidrometro.
Nessuno fiata. Da poppa arriva sommesso, come soffocato da pareti imbottite, il ronzio dei motori elettrici.
Finalmente dallalto la voce del comandante spezza il silenzio: Profondit?.
Venti metri! risponde il direttore di macchina.

La colonna dacqua nellidrometro scende lentamente. Fra poco emerger locchio del periscopio.
Per bilanciare perfettamente il sommergibile, il direttore di macchina fa pompare acqua dalla cassa di
compensazione anteriore a poppa. Pian piano il sommergibile si stabilizza orizzontalmente, ma il mare mosso
lo sballotta. Losservazione con il periscopio sar difficoltosa.
Lidrofonista grida: Cacciatorpediniere a dritta!.
Passo lannuncio al comandante. Bene! risponde e, con calma: Posto di combattimento!.
Il comandante e lidrofonista sono gli unici fra noi, le cui capacit sensorie trapassino le pareti dacciaio del
cilindro sottomarino: luno vede il nemico, laltro lo sente. Il resto dellequipaggio sordo e cieco. Ora
lidrofonista dice: Rilevamento acustico in aumento scade leggermente di poppa!.
La voce del comandante tranquilla: Allagare tubi da uno a quattro!.
Lavevo previsto quando siamo andati a quota periscopio: il Vecchio intende attaccare. Vuole la bandierina
rossa, un cacciatorpediniere manca ancora alla sua collezione.
Di nuovo, dallalto: Direttore di macchina, regolare quota con massima precisione!.
Riuscir a farcela, con il mare cos mosso? I muscoli nella faccia del direttore si tendono e si rilassano
velocemente, sembra che mastichi. Sarebbe un grosso guaio se il sommergibile emergesse e il nemico ci
scorgesse!
Il comandante siede sul sellino del periscopio, nello spazio ristretto tra il pozzetto e le lamiere della torretta, la
faccia appiccicata alla maschera di gomma, le cosce serrate attorno al pozzetto.
Con i piedi aziona i pedali con i quali fa ruotare di trecentosessanta gradi silenziosamente e con rapidit, la
pesante colonna e il suo sedile. Tiene la destra sulla leva che comanda i movimenti del periscopio.
Un lieve ronzio: il comandante fa scendere il periscopio, lo sistema in modo che emerga il meno possibile.
Immobile, il direttore di macchina fissa lidrometro e la colonna dacqua che sale e scende lievemente. Ogni
variazione corrisponde a un movimento verso il basso o verso lalto del sommergibile.
Il comandante fa emergere il periscopio solo per brevi attimi, poi lo ritira sottacqua: il cacciatorpediniere
deve essere vicinissimo, ormai.
Allagare tubo cinque! bisbiglia.
Lordine viene trasmesso, sempre a bassa voce, alla camera di lancio di poppa. Siamo pronti per il
combattimento.
Mi siedo vicino alla paratia. Da poppa viene, anchessa bisbigliata, la conferma: Tubo cinque pronto per il
lancio.
Dunque tutti e cinque i tubi dei siluri sono allagati. A questo punto baster immettere laria compressa per la
propulsione e aprire i portelli di lancio.
Solo ora mi accorgo che ho ancora un pezzo di pane in bocca, o meglio una poltiglia gi un po inacidita di
pane e salame.
Avverto vagamente di aver gi vissuto la stessa situazione. Immagini si presentano, si mescolano, si
sovrappongono, si fondono.
Il Vecchio devessere pazzo, ad attaccare un caccia con questo mare! Daltra parte il mare cos mosso offre
anche qualche vantaggio: rende, ad esempio, quasi invisibile il periscopio, poich la sua scia si confonde con le
mille increspature della superficie.
Se il Vecchio ordina il lancio di un siluro, il direttore di macchina deve subito compensare la perdita di peso.
Se non facesse cos il sommergibile emergerebbe. Un siluro pesa quindici quintali, pari a millecinquecento litri
dacqua, che moltiplicata per il numero dei siluri, d come risultato una massa dacqua enorme.
Il comandante tace.
Colpire un cacciatorpediniere non impresa da poco. Pesca poco ed molto agile. Ma se viene colpito cola
subito a picco. Uno scoppio, una colonna dacqua e frammenti dacciaio, ed tutto finito.
Ecco la voce ferma del comandante: Aprire i portelli di lancio. Pronti tubi uno e due! Velocit
dellobiettivo quindici. Prua a sinistra. Rilevamento sessanta. Distanza mille!.
Il secondo ufficiale di guardia inserisce i dati nel calcolatore di tiro. Dal locale di prua confermano lapertura
dei portelli. Piano, ma scandendo con precisione le parole, il primo comunica alla torretta: Tubi uno e due
pronti per il lancio!.
La mano del comandante gi sulla leva di lancio; aspetta solo che l'obiettivo entri nel reticolo del
collimatore.
Potessi vedere anchio!
Il silenzio sprona la fantasia. Immagini catastrofiche: un cacciatorpediniere che vira fino alla posizione zero;
la prua con il baffo bianco, spumeggiante, sinnalza sopra di noi pronta a speronarci Occhi spalancati, lo
squarcio nitido dai bordi taglienti, acciaio frastagliato, cascate dacqua che irrompono scroscianti dalla falla
La voce sferzante del comandante ordina: Chiudere portelli di lancio. Immersione rapida a sessanta
metri!.
Il direttore ordina: Timoni a scendere, tutta, equipaggio a prora di corsa!.

Inizia unattivit frenetica: si corre, si inciampa, si spinge, si urla. Due bottiglie di limonata si fracassano
contro la parete dellalloggio ufficiali.
Entrambi i timoni di profondit sono inclinati al massimo. Il sommergibile fortemente appruato e ancora
arriva gente da poppa. Gli uomini scivolano attraverso la camera di manovra inclinata come su una pista di
ghiaccio. Uno cade lungo disteso e si rialza, bestemmiando a denti stretti.
Soltanto i motoristi restano a poppa.
Il pavimento cede sotto i miei piedi, riesco allultimo momento ad aggrapparmi alla colonna del periscopio
antiaereo. Sopra di ine il comandante annuncia, come se niente fosse: Fra poco arriveranno bombe di
profondit.
Ora scende pesantemente, con voluta lentezza. Puntellandosi con le mani ai lati della camera di manovra
raggiunge la cassa delle carte e vi si appoggia con una natica, tenendosi in precario equilibrio.
Il direttore di macchina bilancia lentamente il sommergibile e ordina: Tornare ai posti dimmersione!. Gli
uomini, affluiti a prora, tornano ai loro posti.
Dai salami che pendono ad angolo acuto dalla parete capisco che lappruamento ancora di trenta gradi buoni.
Rraba um Rrumm Rrumm!
Tre colpi secchi, come inferti con il lato contundente di una pesante scure, mi buttano a terra. Mezzo intontito
sento uno scroscio cupo.
La paura mi stringe il cuore: che cos? Poi capisco: lacqua che rifluisce nei vuoti, provocati in profondit
dalle detonazioni.
Altre due violente esplosioni.
Il sottufficiale di turno insacca la testa fra le spalle. Il nuovo marinaio, il Verbo, barcolla e si aggrappa al
tavolo nautico.
Ancora unesplosione, pi forte delle precedenti. Si spegne la luce, buio totale.
Lilluminazione demergenza non funziona! grida qualcuno.
Lontanissimo, sento i comandi del direttore di macchina. Le lampade a pila formano coni bianchi nelloscurit.
Qualcuno chiede delle valvole. Attraverso il citofono arrivano le conferme dei capi: Locale di prora a
posto! Sala elettromotori a posto! Sala macchine a posto!
Nessuna falla! dice il sottufficiale di rotta, con la voce indifferente, tale quale quella del comandante.
Passa poco tempo e altre due esplosioni fanno ballare le lastre del pavimento.
Svuotare tubo lanciasiluri numero uno! La pompa attacca con un rumore secco. Viene spenta non appena
finisce il boato del riflusso, dopo lultima esplosione, per non tradire la nostra presenza agli ascoltatori nemici.
Alza timoni di prora ordina il direttore di macchina, poi annuncia al comandante: Siamo bloccati.
Ce ne saranno ancora promette il Vecchio. Hanno davvero visto il periscopio. Incredibile, con questo
mare!
Si guarda attorno. Il suo viso tranquillo come sempre, riesce persino a dare una sfumatura dironia alla sua
voce, quando dice:
Adesso la guerra si fa psicologica, signori miei!.
Passano dieci minuti senza che succeda niente. Ma poi due esplosioni, una dopo laltra, fanno traballare il
sommergibile che simpenna e geme.
Quindici! conta il sottufficiale di rotta. Sedici, diciassette, diciotto, diciannove!
Il direttore di macchina fissa la lancetta dellindicatore di profondit che sussulta a ogni colpo. I suoi occhi
sono enormi e neri.
Il comandante invece ha chiuso gli occhi per concentrarsi meglio. Deve reagire in frazioni di secondo.
lunico di tutti noi che combatte, la nostra vita dipende dalla correttezza delle sue decisioni.
Non pu pi basarsi su percezioni sensorie dirette, deve guidare il sommergibile come un aereo a volo cieco,
decidendo a seconda delle indicazioni che gli forniscono i soli strumenti.
Dietro le palpebre abbassate mi par di vedere le bombe, barilotti grigio neri, cadere pesantemente in acqua,
affondare in una spirale di bollicine e scoppiare in profondit: palle incandescenti bianco magnesia, globi di
fuoco.
Nellacqua la pressione si propaga con pi violenza che nellaria. Un forte spostamento dacqua pu far
saltare le saldature dello scafo in immersione, non occorre affatto che la bomba colpisca direttamente il
sommergibile per distruggerlo. sufficiente che scoppi entro il cosiddetto raggio fatale, per spacciarlo. Le
bombe di profondit leggere, lanciate dagli aerei, pesano sessanta chili, quelle dei cacciatorpediniere circa
duecento. A cento metri di profondit il raggio fatale di ottanta, cento metri.
Per un po di tempo c silenzio. Aguzzo le orecchie: nessun rumore di eliche, nessun tonfo di bombe. Non
sento che il lieve ronzio dei nostri motori elettrici. Finalmente il comandante sembra ricordarsi di noi. Ci
guarda uno ad uno senza muoversi e dice, piano: Li ho visti perfettamente. Stavano in plancia e guardavano
dritto nella nostra direzione. Cerano tre uomini in coffa. una corvetta!.
Si sporge dalla paratia e bisbiglia allidrofonista: Cerchi di capire se si allontana! e, dopo un minuto,

impaziente: Aumenta o diminuisce?.


Lidrofonista risponde subito: Nessuna variazione. Herrmann dalla faccia incolore, occhi e bocca tre
linee sottili. Quando alza la testa, i due punti neri sono il suo naso. Il Vecchio ordina di scendere ancora.
Il nostro cilindro a pressione molto resistente. Ma le flange, quei dannati punti in cui lo scafo dacciaio
perforato, quelle sono il nostro tallone dAchille. Ce ne sono troppe. La maggior parte nella carena, per cui il
pericolo pi grande sono le esplosioni sotto la chiglia. Aumentando la profondit diminuisce il raggio fatale;
laumentata pressione dellacqua, se da una parte compromette la nostra stabilit, in quanto costituisce una
maggiore sollecitazione per il materiale, dallaltra limita leffetto delle bombe, riducendone il raggio a
quaranta, cinquanta metri, al massimo.
Allimprovviso sembra che una manciata di ghiaia venga gettata contro il sommergibile.
LAsdic! dice qualcuno. Il suono secco di questa parola si trasforma nella mia mente in grandi lettere
luminose: ASDIC.
Unaltra manciata di sassolini una terza. Rabbrividisco. Antisubmarine development investigation
committee, rilevamento sottomarino a ultrasuoni.
Quel rumore tipico si produce quando il raggio dellAsdic incontra il nostro rivestimento esterno. Nel
silenzio assoluto, assume la forza sonora di una sirena. Gli impulsi a ultrasuoni si susseguono a intervalli di
circa trenta secondi.
Smettetela! vorrei urlare. Lo stridio sega i nervi. Nessuno si muove, nessuno fiata. Ma lAsdic ci trova
anche se stiamo zitti e ci trasformiamo in statue di sale; inesorabile, non serve a niente spegnere i motori
elettrici. I normali metodi di rilevamento acustico sono primitivi rispetto allAsdic che non ha bisogno di
rumori per funzionare e agisce se intercetta un qualsiasi ostacolo. La profondit non ci protegge pi.
La tensione nervosa mi fa tremare le mani. Meno male che sono seduto, le gambe non mi reggerebbero.
Provo le funzioni fisiche che non richiedono il movimento degli arti: inghiottisco, batto le ciglia, serro i denti,
muovo i muscoli facciali
Lidrofonista bisbiglia: Il rumore aumenta!.
Il comandante si stacca dal pozzetto del periscopio: Da che parte viene?.
Rilevamento da duecentonovantacinque gradi.
Quattro detonazioni si susseguono a intervalli brevissimi. Quando si placa leco, il comandante dice a bassa
voce: un modello abbastanza vecchio, il castello di prora era piuttosto alto.
Un durissimo colpo sotto i piedi mi scuote tutto. Le lastre del pavimento gemono.
Ventisette, ventotto conta, tranquillo, il sottufficiale di rotta. Un bidone delle immondizie rotola sul
pavimento.
Silenzio, porca miseria!
Adesso sembra che i sassolini vengano agitati ripetutamente in una lattina, fa da sfondo un sibilo intercalato da
uno stridio rapido e acuto: i colpi delica della corvetta.
Sono paralizzato, non oso pi fare il minimo movimento, come se il battito delle palpebre, il respiro, il brivido,
il rilassamento di un muscolo, potesse portarmi il rumore delle eliche nemiche pi vicino.
Ancora cinque bombe in fila. Il sottufficiale completa la conta.
Il comandante alza la testa e nel fragore del riflusso, scandendo bene le parole, dice: Calma, calma, signori.
Questo non ancora niente.
La sua voce pacata un rilassante per i miei nervi tesi.
In questo momento il sommergibile rintrona sotto il colpo fortissimo di un gigantesco maglio che si abbatte
sulle lastre di metallo. Due o tre uomini rischiano di cadere.
Laria densa e azzurrognola. E ancora: Bumm rrakba um rravumm!
Trentaquattro, trentacinque, trentasei! Questa volta il conteggio appena un sussurro.
Con voce sempre ferma il comandante dice: Su, su, non perdetevi danimo! e ritorna immediatamente ai suoi
calcoli mentali. Un silenzio di tomba regna nel sommergibile.
Duecentosessanta gradi, il rumore aumenta!
Il comandante solleva la testa. Ha deciso: Tutta a dritta! e subito dopo: A cabina dascolto: viriamo a
dritta!.
Se potessi fare qualcosa, qualunque cosa, un lavoro qualsiasi, girare una manovella, azionare una leva,
innestare una pompa
Lidrofonista emerge col busto dalla cabina. I suoi occhi sono spalancati, ma non vede nessuno, le pupille
guardano nellinfinito. lunico che ha un rapporto diretto con il mondo esterno.
Quando parla sembra un medium in trance: Rumori in aumento, duecentotrenta, duecentoventi!.
Spegnere tutte le luci superflue comanda il Vecchio. Non sappiamo per quanto tempo dovr bastarci la
corrente!
Lidrofonista riprende: Si avvicina rumori a duecentodieci gradi, aumentano! sono vicinissimi!.
Lultima osservazione, poco regolamentare, tradisce la sua emozione.

Il comandante ordina: Timoni al centro: motori elettrici pari avanti tutta!.


I secondi diventano eternit. Niente. Nessuno si muove.
Ci resta da sperare soltanto che quello non chiami i colleghi! Il Vecchio esprime il dubbio che io cerco da
tempo di reprimere.
Chi alle prese con noi sa il suo mestiere, mentre noi siamo praticamente indifesi, nonostante i cinque siluri
nei tubi. Non possiamo risalire, non possiamo uscire dal riparo dellacqua per lanciarci contro il nemico. Non
abbiamo nemmeno quella sicurezza primordiale che ti d larma in mano. Non ci concesso neppure di urlare.
Possiamo tuttal pi cercare di schivare i colpi, di scendere sempre pi gi. A che quota siamo? Non credo ai
miei occhi: centoquaranta metri! Collaudato per novanta metri mi dico.
Altri dieci minuti trascorrono senza che succeda niente.
Poi di nuovo i sassolini. E lespressione dellascoltatore mi dice che sono in arrivo altre bombe. Muove le
labbra, contando i secondi, fino allesplosione.
La prima bomba piazzata cos bene che il colpo mi si ripercuote fino al midollo spinale. Siamo dentro un
grande cilindro dacciaio. Vedo che il sottufficiale di rotta muove la bocca, ma non sento niente. Sono
diventato sordo?
No, ora sento la voce del comandante: Bene, signori, fate pure! Forza, via tutta questa zavorra! A casa vi
danno.
Sinterrompe nel mezzo della frase. Di nuovo il silenzio, un silenzio che vibra, teso come la corda di un
violino. Lunico rumore il gorgoglio dellacqua nella sentina.
I motori elettrici vengono riaccesi, girano al minimo.
Trentotto a quarantuno precisa il sottufficiale di rotta.
Con i timpani che ancora rintronano dal boato delle ultime bombe, il silenzio mi sembra un enorme vuoto,
ovattato, nero e senza fondo.
Il mio udito non riesce a distinguere le singole detonazioni. N sento se le bombe scoppiano a destra o a
sinistra, sopra o sotto di noi. Il Vecchio invece pare che riesca a localizzare esattamente ogni singolo colpo,
come sembra lunico che sappia quale la nostra posizione rispetto al nemico.
Scendiamo ancora.
Il direttore di macchina tutto proteso verso i due timonieri.
Illuminata dalla lampada, la sua faccia si staglia contro il fondo scuro, ogni particolare contornato da ombre, in
risalto, come nel volto di un attore sotto le luci della ribalta. Ha la pelle cerea e socchiude gli occhi.
I due timonieri non muovono un muscolo, per manovrare i timoni basta premere dei pulsanti, un gesto che non
impegna gli arti. I comandi vengono trasmessi elettricamente ai timoni: qui tutto perfetto e razionale, lunica
cosa che manca un dispositivo che ci permetta di osservare il nemico.
Ci danno una tregua? Lidrofonista immobile. Nessun rumore?
Cos quello strano click? Un nuovo trucco per scoprirci? Passano altri minuti, la tensione al massimo. Il
click cessa, in cambio riprendono i lanci di sassolini contro lo scafo.
Il comandante alza bruscamente la testa: Lo ri-prende-remo?.
Chi? Il convoglio o la corvetta?
Il comandante si china verso la cabina dascolto e dice: Attenzione: sentire se si allontana!. Dopo un po
chiede, spazientito: Aumenta o diminuisce?.
Nessuna variazione! risponde lidrofonista e, poco dopo: Aumenta!.
Immediatamente il comandante ordina di mettere i timoni a tutta dritta. Unaltra virata, dunque.
Entrambi i motori elettrici vanno a piccola velocit.
Un colpo violento fa sobbalzare le lastre del pavimento: Quarantasette, quarantotto conta il sottufficiale di
rotta imperterrito, poi: Quarantanove, cinquanta, cinquantuno!.
Uno sguardo al mio orologio: le due e mezzo del pomeriggio. Lallarme stato dato poco dopo
mezzogiorno, sono quindi due ore che ci danno la caccia!
Mi sforzo di seguire lo spostamento della lancetta dei secondi sul mio orologio, cercando di cronometrare il
tempo fra le singole esplosioni: due minuti, trenta secondi un nuovo colpo: trenta secondi ancora uno:
venti secondi.
Sono contento di avere qualcosa che mi distrae. Tutto il mondo adesso, per me, attaccato a questa lancetta.
Con la destra afferro il polso sinistro, come se in questo modo potessi aumentare ancora la mia concentrazione
sullorologio. Prima o poi il tormento finir Deve finire deve deve
Ancora un colpo, duro e secco: quarantaquattro secondi. Cerco un sostegno con la sinistra e perdo di vista la
lancetta.
Il comandante ordina di scendere di altri venti metri.
Ormai siamo a meno duecento. Uno scricchiolio percorre il sommergibile. Il Verbo mi guarda angosciato.
soltanto il rivestimento in legno! ci rassicura il comandante, ma lo scricchiolio aumenta.
Non mi piace mormora il direttore di macchina.

Consapevole della tremenda tensione cui il nostro involucro di metallo sottoposto a meno duecento metri:
una pressione che duecento tonnellate su ogni metro quadro dacciaio, spesso appena due centimetri, mi sento
come se anche la mia pelle fosse tesa, fino a scoppiare.
Toh, c anche la mosca. Come sopporter questo inferno di scoppi? Ognuno lartefice del proprio destino:
la mosca, io. Anchio sono qui per mia scelta.
Un colpo doppio, poi ancora uno, poco pi debole di quello precedente. Hanno infittito il lancio delle bombe,
e sperano di pescarci.
Pochi attimi di pace, poi ancora due esplosioni. I vetri dellindicatore di profondit si frantumano, la luce si
spegne.
Il cono di una lampada a pila si ferma sui quadranti dellindicatore di profondit: vedo con terrore che non ci
sono pi le lancette. Anche lidrometro si rotto e lacqua schizza con un sibilo dalla colonna di vetro infranta.
Una voce tremante annuncia: Falla sopra lidrometro!.
Il comandante ringhia: Sciocchezze! Non perdiamo la testa!.
I quadranti mutilati sembrano occhi senza vita. Non possiamo pi controllare se saliamo o scendiamo. Mi si
accappona la pelle: gli strumenti ci hanno abbandonati, ci lasciano in balia del mare!
Il sottufficiale di servizio traffica fra le tubature illuminate dalle lampade a pila. Pare che cerchi la valvola che
blocca lacqua dellidrometro. fradicio prima ancora di trovarla. Dopo che lha chiusa continua a frugare sul
pavimento e quando si rialza tiene fra le dita una lancetta. Inserisce il reperto prezioso sul perno del quadrante
piccolo, quello che indica le quote pi profonde. La lancetta oscilla, poi comincia a girare. Soddisfatto, il
comandante si complimenta con il sottufficiale.
Lindicatore segna adesso centonovanta metri. Nello stesso momento lidrofonista annuncia: I segnali
acustici aumentano: duecentotrenta, duecentoventi!.
Il comandante si toglie il berretto, lo poggia sul tavolo nautico.
I suoi capelli sudaticci sembrano infeltriti. Respira profondamente e dice: Che facciano pure!. Mi sbaglio, o
la voce malferma, il tono scoraggiato?
Rumori a duecentodieci gradi! Aumentano prende la rincorsa!
Il comandante ordina: Avanti a tutta forza. Con una scossa violenta il sommergibile balza in avanti.
Lidrofonista dice qualcosa, vedo che muove la bocca, ma le parole non mi giungono.
Altra attesa a fiato sospeso. Anche il pi lieve rumore tortura i nervi, che tutti abbiamo a fior di pelle. Ho un
unico pensiero fsso: sopra di noi, dritto sulle nostre teste. Mi dimentico di respirare, solo quando sto per
soffocare mi riempio lentamente i polmoni.
Il sottufficiale di servizio avverte, a gesti e bisbigli, il direttore di macchina che un raccoglitore dolio di
colaggio ormai pieno, del tutto irrilevante, in questo momento, ma al sottufficiale la cosa non va.
Interpreta un leggero cenno del direttore come lautorizzazione ad intervenire. Dal tubo cola olio che finisce
nel raccoglitore stracolmo, e nel toglierlo il sottufficiale rovescia altro olio sul pavimento: si forma una
nauseante chiazza nera.
Il sottufficiale di rotta scuote la testa, schifato. Il pasticcione sposta il raccoglitore con la delicatezza di uno
scassinatore che cerchi di non far scattare lantifurto.
Il caccia scade di poppa, rumore in allontanamento! avverte lidrofonista. Quasi contemporaneamente
scoppiano altre due bombe, ma questa volta gli scoppi sono pi attenuati dei precedenti.
Troppo lontano commenta il comandante.
Rrumm cium vumm!
Ancora pi lontano. Il comandante si rimette il berretto. Lavoro da manovali! Farebbero meglio a
esercitarsi a casa!
Intanto il sottufficiale di servizio ha cominciato a sostituire il tubo di vetro dellidrometro rotto, come se
fosse consapevole delleffetto deprimente che danno le cose fuori uso.
Mi alzo in piedi. Ho le gambe rigide, insensibili. Tento un passo e mi sembra di cadere nel vuoto. Mi aggrappo
al tavolo nautico.
Vedo sulla carta la riga a matita che indica la nostra rotta, la crocetta dellultima posizione rilevata, un altro
trattino diritto che sinterrompe all'improvviso: devo ricordarmi le coordinate di quel punto, se usciamo vivi di
qui
Lidrofonista esplora lintera gamma della sua scala.
Allora? chiede il comandante, cercando di assumere unaria annoiata. E con la lingua gonfia la guancia
sinistra.
Si allontana! risponde laltro.
Il comandante si guarda attorno, trionfante. Ghigna: A quanto pare, lo spettacolo finito!.
Si alza, anche lui malfermo sulle gambe. Piuttosto interessante: pranzo con bombe! e se ne va nella sua
cabina.
Poco pi tardi chiede un foglio di carta. Vuole forse abbozzare uno dei suo soliti pezzi di frustra prosa per il

giornale di bordo?
O una comunicazione al comando? Per quanto ne so, si limiter a un laconico: Contatto con
cacciatorpediniere; tre ore dinseguimento, bombe di profondit.
Riappare in camera di manovra dopo appena cinque minuti. Scambia uno sguardo con il direttore di macchina,
poi ordina: Risalire a quota periscopio! e sarrampica lento nella torretta.
I soliti ordini, le solite conferme; saliamo: venti metri, quindici metri, infine il direttore annuncia che il
periscopio emerso.
Sento attaccare, smettere, riattaccare il ronzio del motorino.
Aspettiamo, ma dal Vecchio nemmeno una sillaba.
Ci guardiamo in faccia: Qualcosa non va? mormora il sottufficiale di servizio in camera di manovra.
Finalmente la voce del comandante: Immersione in profondit, alla svelta! Tutti gli uomini a prora!.
Ripeto l'ordine allidrofonista che lo inoltra. Gli uomini si precipitano a prora con le facce stravolte.
Porci schifosi! impreca piano il direttore di macchina. La lancetta dellindicatore di profondit si sposta
unaltra volta in avanti: venti trenta quaranta metri
Il comandante scende senza fretta in camera di manovra. Lo guardiamo preoccupati, lui si limita a sorridere nel
suo modo canzonatorio e ordina: Macchine pari avanti adagio: andare per sessanta gradi!. Finalmente si
degna di darci una spiegazione: La corvetta ferma a cinquecento metri da qui. Volevano sorprenderci;
poveri illusi!. Si china sulla carta nautica. E rivolgendosi a me, dice: Porca miseria come sono in gamba,
quelli! Guai a non stare attenti. Be, per ora svignamocela pian pianoverso ovest!.
Chiede al sottufficiale di rotta quando inizia il tramonto.
Alle diciotto e trenta, signor comandante.
Bene. Per il momento restiamo immersi!
Sembra che il pericolo immediato sia sventato, visto che il comandante ha parlato a voce alta. Respira
rumorosamente, gonfia il petto, trattiene il fiato.
Dopo la battaglia dice, passando lo sguardo sul caos di vetri rotti, sulle tute strappate che pendono dai loro
ganci, sui bidoni rovesciati.
Ricordo i disegni di Otto Dix: carogne di cavalli rovesciati sul dorso, le gambe rigide allaria, le pance
sventrate. Soldati stecchiti nel fango della trincea, i denti scoperti, in un sorriso demente. Ma qui a bordo,
seppure siamo scampati per un pelo alla morte, non ci sono viscere scoppiate, arti carbonizzati, carni
maciullate che intridono col sangue la tela. Qualche scheggia di vetro degli strumenti rotti, una scatola di latte
condensato svuotata sul pavimento, due quadri spaccati nel corridoio: ecco le tracce della nostra battaglia.
Arriva il cameriere di bordo e, con unocchiata disgustata intorno, comincia, a ripulire. Purtroppo la foto del
GA rimasta intatta.
Il danno maggiore invece nella sala macchine. Il direttore di macchina elenca una serie di guasti e avarie. Il
Vecchio ascolta pazientemente. Non badi a spese! dice al direttore. Tanto pi che non ancora finita. E a
me: ora di mettere qualcosa sotto i denti. Ho una fame nera!.
Ormai le uova si saranno raffreddate osserva il secondo ufficiale di guardia con un ghigno un po stentato,
alludendo al nostro pranzo mancato.
Ehi, cuciniere, prepari uova al tegame, fresche! grida il comandante.
Sono ancora rintronato. Siamo veramente seduti attorno al tavolo come niente fosse successo, o uno
scherzo della mia immaginazione?
Sento ancora dentro di me leco delle esplosioni. Non mi pare vero che siamo usciti sani e salvi da
quellinferno di bombe. Non riesco a parlare, continuo a scuotere la testa per scrollarmi di dosso lo
stordimento.
Non ancora passata unora dallultima bomba, che il capo marconista mette un disco sul piatto del
grammofono. Marlene Dietrich canta: Metti via i tuoi soldi, pagherai unaltra volta un pezzo dalla
collezione personale del Vecchio.
Ficco la testa nel locale di prora e sento Ario alle prese con il Verbo: Non crederai di averci salvati tu,
con le tue idiote preghiere! Oh, non penserai per caso che il Signore che ha creato il cielo e la terra e verr per
giudicare i vivi e i morti, ha messo la sua mano sopra noi, perch tu, stronzo che non sei altro, glielo hai
chiesto? Ah s, eh? E magari ti dovremmo pure baciare i piedi dalla gratitudine? Cristo, quanto sei fesso!
Saresti capace di credere per davvero che il vecchio s dato da fare solo perch ci sei tu! Se quel tuo Signore
esistesse davvero, allora le bombe degli inglesi dovrebbero essere piene di segatura, lo capisci questo, testa di
cazzo? Vedrai che anche a te prima o poi faranno un culo cos, continua pure a cantare alleluia e a stare seduto
alla destra del tuo Signore Iddio, cos sia e vaffanculo!.
Il Verbo si completamente afflosciato. Ma Ario non accetta la capitolazione: Non ti mai venuto in
mente, eh, in che bel casino si troverebbe la marina inglese se vi girasse uno stronzo come te?.

Alle diciannove il comandante ordina: Pronti per lemersione. Il direttore di macchina d i soliti ordini ai
timonieri, gli uomini del prossimo turno in coperta indossano le incerate e si appostano con i loro binocoli sotto
il portello.
Quando siamo a trenta metri, il comandante ordina un ultimo rilevamento acustico. Tratteniamo tutti il
respiro, zitti zitti. Ma non ci sono pi rumori sospetti. Il comandante si arrampica sulla scaletta. Quando siamo
a quota periscopio capisco, dal ronzio del motorino, che scruta i dintorni. Aspettiamo con ansia: niente.
Emersione! ordina infine.
Laria compressa sibila nei cassoni. Il comandante abbassa il periscopio.
Portello emerso! annuncia il direttore di macchina e aggiunge subito: Compensare la pressione!.
Il primo ufficiale di guardia svita il portello che si apre con uno schiocco da bottiglia di spumante,
evidentemente la pressurizzazione non era ancora completamente annullata. Laria fresca, umida e fredda
riempie la torretta. La inspiro avidamente, a bocca aperta, assaporandola come un liquido delizioso.
Il comandante vuole che i motoristi restino ai loro posti di immersione. Il direttore di macchina annuisce: il
Vecchio non si fida troppo della tregua, non vuole correre rischi.
Nel tondo del portello aperto vedo il cielo scuro con poche stelle che ammiccano tremolanti, sembrano
minuscole lanterne nel vento.
Pronta la macchina di sinistra!
Macchina di sinistra pronta!
Il sommergibile dondola sullacqua. Altre stelle entrano nell'inquadratura tonda del portello e ne escono.
Macchina di sinistra avanti adagio!
Il sommergibile rabbrividisce e si scrolla. I motori si avviano.
Il comandante chiama in coperta le vedette e il sottufficiale di rotta.
Testo per il radiomessaggio!
II sottufficiale di rotta ridiscende. Sbircio di sopra la spalla e sorrido quando vedo che scrive quasi
letteralmente ci che avevo immaginato. Mi guarda meravigliato, senza capire il significato della mia ilarit.
Un uomo sul ponte? domando verso lalto.
S! risponde il comandante e salgo.
Lo schermo di nuvole si apre davanti alla luna calante. Dove i suoi raggi toccano lacqua il mare argento
liquido. Le nuvole si riaccostano, resta solamente la luce a spilli delle stelle e un vago, lievissimo riverbero
sullacqua. La scia del sommergibile di un irreale verde fosforescente. Ogni tanto, attraverso il brusio del
mare, si sentono i sordi colpi delle onde pi grosse contro la carena.
come se il sommergibile non venisse sorretto dallacqua ma scivolasse su una membrana sottilissima, che
divide lo spazio in due abissi sconfinati, uno sotto, uno sopra di noi. Pensieri che vagano nebulosi, non ancora
messi a fuoco: siamo salvi, marinai che ritornano dagli Inferi.
Meno male che questa bacinella a tre dimensioni! dice accanto a me il comandante.
Faccio colazione. Percepisco distrattamente brani di conversazione provenienti dallattiguo alloggio
sottufficiali. Devessere Johann che parla:
quando arriva finalmente la stufa. Mamma mia, che ressa! Niente da fare, nemmeno col distintivo di
sommergibilista. Per fortuna il mobile di cucina non stato un problema. Un mio cognato ispettore
giudiziario, li fa costruire dai detenuti Naturalmente non si trovava neanche la carrozzina per il pupo.
Io alla mia Gertrud ho detto, ma come, si usano ancora quegli arnesi? Perch non fate come le negre che il beb
se lo attaccano con uno straccio sulla schiena? Adesso ci manca ancora la lampada a stelo per langolo del
salotto. Ma quella la deve pagare il suo vecchio La Gertrud gi bella grossa, al sesto mese! Chi sa se
rientriamo in tempo No, niente tappezzeria, fa solo polvere. Eppoi, dov che la trovi oggigiorno? Ci penser
mio cognato che fa limbianchino, anche se lui dice decoratore, perch suona meglio. Spero che la baracca resti
in piedi! In una sola settimana hanno avuto otto bombardamenti!
Be, ancora una missione e poi, via al corso! fa fiducioso il capo equipaggio.
Il tavolo si pu verniciare di bianco e attorno al contatore costruiamo un armadietto. Perch non te lo fai
fare da qualcuno del cantiere? Una cassettina di legno piccola cos, cosa vuoi che gliene importi? Mi sembra
la voce del sottufficiale di rotta. Allora fatti fare addirittura anche la carrozzina del bambino, per loro un
lavoro abituale sghignazza il capo equipaggio.
Certo, se me ne servisse una blindata! risponde Johann.
Lindomani, verso le nove, incappiamo in un banco di rottami. Qualcuno deve essersi lavorato un convoglio.
La nostra prua si infila fra assi di legno, nere di nafta. Incrociamo un canotto di gomma, a bordo un tizio, seduto
come su una sedia a dondolo, i piedi penzoloni quasi toccano lacqua. Tiene gli avambracci ripiegati in su,
nellatteggiamento di chi legge il giornale. Sembrano stranamente corti; quando ci avviciniamo vedo che sono

soltanto due moncherini neri, le mani non esistono pi. Il viso carbonizzato una maschera scura, nella quale
ghignano le file dei denti. Per un attimo avevo pensato che luomo, per un macabro scherzo, si fosse infilato in
testa una calza nera.
Morto constata inutilmente il sottufficiale di rotta.
Il canotto con il cadavere passa, veloce, sballottato violentemente dalla nostra scia.
Nessuno se la sente di parlare. Infine il sottufficiale di rotta dice: Ma quello era un marinaio civile. Chi sa
dove ha trovato il canotto di gomma? Le navi mercantili usano zattere, i canotti di gomma li ha solo la marina
militare.
Fa bene poter parlare di cose pratiche. Il Vecchio ci sta volentieri, anche lui, e per un po i due discutono per
stabilire se sui transatlantici usano o no, da tempo, anche personale militare.
Continuiamo ad avanzare in mezzo a rottami dogni genere. La nave affondata ha lasciato una larga traccia
di s: nafta nera e viscosa, casse, lance di salvataggio spaccate, zattere semibruciate, boe, intere strutture di
coperta. Fra i rottami, tre, quattro annegati, appesi nei giubbotti di salvataggio, la testa sottacqua. Poi ancora
cadaveri, tanti, in gran parte senza salvagente, la faccia sottacqua, molti mutilati.
Il sottufficiale di rotta ha avvistato troppo tardi i rottami, per scansarli.
Con tono glaciale il Vecchio ordina ai capi motoristi di aumentare la velocit. Filiamo in mezzo ai rottami a
pezzi, come uno spazzaneve, gettando gli ostacoli a destra e sinistra. Il Vecchio guarda diritto davanti a s, il
sottufficiale di rotta ha occhi solo per il suo settore.
Chi sa cosa successo?
L c una boa! dice il Vecchio e la sua voce insicura.
Impartisce velocemente due, tre comandi ai motoristi e ai timonieri e ci dirigiamo sulla boa bianco rossa che
il mare grosso ci fa vedere a intervalli.
Rivolgendosi al sottufficiale di rotta il comandante quasi urla, nel tentativo di parlare con tono normale: La
prendiamo di sinistra. Forza, chiami il capo equipaggio!.
Il capo equipaggio si presenta, poco dopo, si cala dalla torretta servendosi dei ramponi. Tiene tra le mani un
rampino.
Cerchi di leggere il nome della nave dice il Vecchio.
Il sottufficiale di rotta si sporge pericolosamente, in modo da avere la visione completa del sommergibile, fa
fermare la macchina di sinistra e ridurre la velocit di quella di dritta. Per l'ennesima volta mi rendo conto della
limitata agilit del nostro sommergibile. troppo lungo e stretto, le due eliche quasi si toccano.
Dov la boa? Dovrebbe trovarsi ormai quasi alla nostra altezza, sulla sinistra. Ah, eccola, meno male.
Lentamente la prua punta sulla boa.
Il capo equipaggio, in una mano il rampino, nellaltra la cima avvolta come un lazo, avanza a gambe rigide
sulle griglie scivolose, sostenendosi al cavo dellantenna. La boa adesso allaltezza della prua. Accidenti, la
scritta sullaltro lato! O forse lha cancellata lacqua?
Dondola a tre metri dal sommergibile, meglio di cos non si poteva sperare. Il capo equipaggio prende la
mira e lancia il rampino. Mancato! Mi lascio sfuggire un gemito, come fossi stato colpito io. Prima che riesca a
ritirare lancorotto, la boa gi finita a poppa.
Fermare le macchine!
Cosa vogliono fare? Il sommergibile in corsa, non lo si pu fermare come unautomobile. Il capo
equipaggio riprova, da poppa, questa volta il lancio gli riesce troppo corto, il rampino tonfa in acqua, a mezzo
metro dalla boa. Luomo ci guarda con aria rassegnata.
Riproviamo! dice, sempre gelido, il comandante. Mentre il sommergibile descrive un ampio cerchio,
tengo docchio la boa.
Il sottufficiale di rotta accosta con una manovra talmente abile che laltro potrebbe afferrare la boa con la
mano, se si stendesse sulla pancia. Preferisce invece tentare di nuovo con il rampino e questa volta ce la fa.
Gulf Stream! grida verso il ponte.
Nellalloggio ufficiali il Vecchio commenta: Speriamo di non pestare i calli a nessuno. Il direttore di
macchina lo guarda con aria interrogativa e anche il primo ufficiale di guardia solleva la testa. Ma il Vecchio li
tiene sulla corda, poi spiega: Supponiamo che gli altri, quelli che hanno affondato la nave, non ne
conoscessero il nome, e magari, abbiano un tantino esagerato comunicandone il tonnellaggio. Mettiamo che
abbiano dichiarato quindicimila tonnellate di stazza lorda; adesso arriviamo noi, comunichiamo di aver
rinvenuto i rottami del Gulf Stream e si scopre che invece non stazzava pi di diecimila tonnellate.
Sinterrompe per vedere se lo seguiamo, poi prosegue: Farebbero brutta figura, non vi pare?.
Con gli occhi fissi al linoleum del tavolo, mi domando che senso abbia questo discorso. Quale importanza
pu avere la figura che fa o non fa quel comandante, dopo lorribile spettacolo cui abbiamo assistito
Il comandante ostenta la massima tranquillit. Col dorso della mano destra si liscia la barba, una contrazione

gli deforma la faccia, come un tic nervoso. evidente; fa il duro per infondere in noi la forza di resistere. Non
vero che certe cose lo lascino freddo, cerca solo di distrarci con commenti e congetture apparentemente
ciniche, per minimizzare il senso dorrore, cui nessuno di noi sfugge.
Non riesco a dimenticare il cadavere del marinaio nel canotto, quella visione si sovrappone a tutte le altre. Il
mio primo nemico, morto. Quei moncherini anneriti che una volta erano mani qualcuno deve averlo issato
sul canotto, non poteva averlo fatto da solo, senza mani. Mistero. Come si saranno svolte le cose?
Di sopravvissuti nemmeno lombra. Li avr raccolti una vedetta. In un convoglio, i naufraghi hanno qualche
possibilit di cavarsela. Ma gli altri, quelli di una nave senza scorta?
Il comandante tornato al tavolo nautico ed esegue nuovi calcoli. Poi ordina di spingere i motori a tutta
forza.
Si raddrizza e si stiracchia, spingendo indietro le spalle. Per un minuto buono si schiarisce la gola, prima di
parlare: Ingoio una scopa di traverso se non siamo sulla rotta esatta del convoglio. Probabilmente ci saranno
sfuggiti parecchi messaggi mentre eravamo l sotto. Speriamo che si rifaccia vivo il comando, o qualche
sommergibile in contatto col nemico.
E, saltando di palo in frasca, aggiunge: Le bombe di profondit sono i proiettili pi imprecisi che esistano.
Il direttore di macchina lo guarda perplesso. Il Vecchio replica con una sfumatura di autocompiacimento.
Abbiamo sentito tutti la conclusione che trae dagli attacchi nemici: le bombe di profondit non valgono una
cicca. Ne siamo la dimostrazione noi: vivi.
Captiamo ripetuti radiomessaggi indirizzati a Bertold: chiedono tutti la sua posizione. Anche noi aspettiamo
un segno di vita da Bertold, non meno ansiosamente del comando di Kernvel.

BURRASCA

VENERD, QUARANTADUESIMO GIORNO DI NAVIGAZIONE. Il vento da nord ovest aumenta. Il


sottufficiale di rotta mi spiega: Ci troviamo a sud di una zona di cicloni che dalla Groenlandia si dirige verso
lEuropa.
Che strane usanze hanno questi ciclopi! dico.
Perch ciclopi?
Il ciclope un vento monocolo. Il sottufficiale di rotta mi lancia unocchiata molto eloquente. Credo
anchio che un po di aria fresca quello che mi ci vuole.
Il mare adesso cupo, verde azzurro. Come definirlo: color tuia? No, le tuie non hanno quel tono di blu.
Lonice? S, onice.
In lontananza, sotto la coltre di nubi basse, sembra quasi nero. A est c gran movimento, fra cielo e mare.
Nuove nuvole si alzano rincorrendosi sopra lorizzonte, si ingrossano finch si staccano come palloni gonfiati
abbastanza da poter volare da soli. Osservo come invadono il cielo. Adesso anche a ovest qualcosa si muove:
dallammasso nero si staccano nuvole singole, avanzano in avanscoperta, vanno verso lo zenit. A poco a poco
la massa le segue, spinta lateralmente dal vento. Dietro lorizzonte si arrampicano gi altre nuvole, tastano il
cielo con i margini sfrangiati. Sembra che escano da un deposito senza fine, nuvola dopo nuvola.
Il marinaio Bckstiegel, anni diciannove, mostra le ascelle piene di croste pruriginose a Herrmann, che
funge anche da infermiere.
Porco! gli fa Herrmann. Piattole! Gi i calzoni! E sbraita: Sei impazzito? Guarda che esercito di
mangiapalle. Queste, uno mingherlino come te, se lo mangiano vivo!.
Herrmann fa rapporto al primo ufficiale di guardia che ordina: alle diciannove tutti gli uomini dei turni liberi
si presentino per un controllo. Gli altri dovranno presentarsi unora e mezza dopo.
Il comandante, che in quel momento dormiva, viene informato soltanto unora pi tardi, nellalloggio
ufficiali. Guarda il primo ufficiale a testa bassa, come il toro davanti alla cappa rossa, poi si batte la fronte con
la mano sinistra e, trattenendo a fatica lesplosione di collera, dice fra i denti: E va bene!.
Nellalloggio sottufficiali c maretta: Questa non te laspettavi, eh? il colmo! Roba dellaltro
mondo! Un nuovo numero nel programma! Vorrei averle io, le loro preoccupazioni!
Dunque adesso, oltre alla mosca, abbiamo pure le piattole a bordo. Ci stiamo trasformando in unarca di
No, per specie animali primitive.
Altri cinque uomini del turno di riposo hanno le piattole. Presto lintero sommergibile invaso dallodore
dolciastro di petrolio del disinfestante.
Il vento sembra sprigionarsi da una bombola pressurizzata. A volte smette per qualche attimo, ma solo per
riattaccare subito, con nuovo vigore.
Il mare in tumulto; cresce ancora. Le creste di schiuma sembrano incrinature nel vetro scuro. Le onde si
fanno minacciose, qua e l sbavano, come fauci di belve inferocite. La schiuma inonda la coperta e scorre fra le
griglie. Il vento soffia nella schiuma e si carica dacqua, prima di abbattersi nelle vedette.
Lumidit in camera di manovra aumenta, a poco a poco ogni cosa coperta da una pellicola opaca. Anche la
scaletta fredda e viscida.
Sono affascinato dal barografo: con una penna, il tempo scrive la propria biografia su un tamburo che ruota
lentamente, attorno a un asse verticale. A intervalli regolari la linea interrotta da alte, acute punte, sembrano
stalagmiti. Non capisco il loro significato e lo chiedo al sottufficiale di rotta.
Corrispondono alle nostre immersioni di prova. Infatti il barografo non reagisce soltanto alle oscillazioni
della pressione esterna, ma anche alle differenze di pressione sottocoperta. Le punte sono determinate dalla
pressurizzazione.
Il tempo sembra preoccupare il comandante. Questi fronti di bassa pressione viaggiano a volte a duecento,
trecento chilometri orari, con forti turbolenze interne e oscillazioni fra aria tropicale e aria polare mi spiega.
In questo modo si formano vaste zone di maltempo e c il rischio di paurose burrasche.
Tanto perch lei non sannoi sfotte il direttore di macchina, rivolto a me. Il Vecchio si piega sulla carta
nautica, il sottufficiale di rotta sbircia al di sopra delle sue spalle.
Le turbolenze nordatlantiche sono particolarmente infide prosegue il comandante. Dietro il fronte di
bassa pressione, dovrebbe esserci una zona daria fredda con forti brezze; speriamo ci sia anche una migliore
visibilit. Potremmo spingerci pi a nord, ma rischiamo di finire al centro della zona di maltempo. E deviare a

sud non ci concesso per ragioni strategiche. Kriechbaum, temo che non ci rester che buttarci in mezzo al
macello E che il cielo ce la mandi buona!
Balleremo mica male! il commento poco rassicurante del sottufficiale di rotta.
Un paio di uomini del turno libero assicurano con funi sottili, le casse dei viveri. Non c altro da fare, un
sommergibile non richiede particolari preparativi per affrontare la burrasca, al contrario delle navi di
superficie.
Nellalloggio sottufficiali Zeitler profetizza: A certi signori verr il singhiozzo!. Fa andare il pomo
dAdamo su e gi come se gli fosse gi venuto, e il risultato un rutto fragoroso.
Lacustica pessima, qui bofonchia Willi il sordo.
Apri la finestra, vedrai che con un po di corrente va subito meglio! gli ribatte Zeitler.
Il cameriere di bordo dellalloggio ufficiali si fa strada, con il vassoio carico, destreggiandosi fra tavolo e
cuccette. Dorian commenta: Si capisce subito, dal suo modo di camminare, che tiene un bel malloppo fra le
gambe!.
A pranzo mettiamo i listelli fermapiatti sul tavolo, malgrado la precauzione la minestra minaccia varie volte
di finirci in grembo.
A un certo punto del pranzo il direttore di macchina, rivolgendosi al suo allievo: Cosha fra le ciglia e le
sopracciglia? Dovrebbe farsi vedere dallinfermiere!.
E quando i due ufficiali di guardia e il secondo sono usciti, aggiunge: Piattole!.
Come cosa? chiede il Vecchio.
Quelle che il secondo ha tra ciglia e sopracciglia, sono piattole.
Vuole scherzare?
Affatto. Quando le care bestioline arrivano fin l, sono proprio al culmine della disperazione.
Il Vecchio aspira rumorosamente attraverso il naso e guarda il direttore sbigottito, la bocca aperta, la fronte
corrugata.
Non metto in dubbio la sua scienza, direttore ma vuol dire davvero che il suo successore
Gi. Ma non il caso di pensare subito al peggio!
Un ghigno deforma la faccia del direttore. Il comandante muove la testa, sembra voglia assicurarsi del
funzionamento delle vertebre cervicali. Infine dice: In tal caso lallievo sale nella mia stima! Vorrei solo
sapere che cosa fa, adesso.
Tocca al direttore restare a bocca aperta.
Gli scrosci dacqua che si abbattono sulla torretta, sopra le nostre teste, suonano come pioggia di temporale. A
volte sembra che un grosso pugno picchi contro il fondo del sommergibile. Improvvisamente, uno sferragliare
sordo, sotto le lastre del pavimento, mi fa sussultare. Il comandante ghigna. Sono le elefantesse marine in
fregola dice. Si strusciano contro la carena. Di nuovo quel rumore. Il direttore si alza e sostenendosi per
mantenere lequilibrio, solleva una delle lastre. Venga a vedere mi invita.
Ficco la testa nel buco e vedo, alla luce di una lampada a pila, un uomo sdraiato in una scomoda e innaturale
posizione, su uno stretto carrello che scorre appeso fra due rotaie.
Controlla lacido negli accumulatori spiega il direttore.
Un lavoro pazzesco, con questo mare!
Lo pu ben dire!
Prendo un libro, ma poco dopo mi rendo conto di essere troppo stanco per assimilare parole stampate. Sarebbe
il momento giusto per prendersi una sbornia, invece di ammazzare il tempo in questo stato di torpore: Becks
Bier, Pilsner Urquell, la buona Lwenbru di Monaco, cognac Martell, Hennessy: le buone cose con tre
stellette! Magari!
Sulla lingua ho un sapore appiccicoso di caramelle e mi pare di vedere ancora lorribile liquore verde e il
beverone rosso alchermes Chiss dove le due fate avevano rimediato quella schifezza incredibile, buona
tuttal pi come colla! Per che tipo, il capo in seconda Friedrich, come aveva attaccato con quelle due da
Aschinger: Tesorucci, come siete belle e profumate, dov che abitate?.
Abbattere tutto quanto capita a tiro del tuo fucile! era il suo motto per le nostre libere uscite. Ma prima
fare il pieno!
Dio, che notte incasinata. Le due fate pimpanti, una bionda, una rossa, riccioli sulla fronte, boccoli a
cavaturacciolo sulla nuca.
Allora, che si fa di bello? Ohil, i nostri marinaretti! Fa vedere che bella decorazione! Bisogna
bagnarla!
E noi subito come ventose. La bionda ci sapeva fare: ventre in fuori, cosce strette attorno alla mia gamba.
Qui proibito ballare! ci rimprovera subito uno, con lo sguardo bieco.

Ma non a casa nostra, pisquano! Di, Ida, chiama un tass!


Spinte, risate lascive. Il tassista allegrotto anche lui.
Nella credenza, una fila di bamboline di tutte le grandezze, disposte come canne dorgano. Fra le due piante
dappartamento, una versione pi piccola dei soliti nanetti di gesso, ma almeno una dozzina, in compagnia di
angioletti in legno laccato. Caprioli di gesso cosparsi di neve argentata, una lampada a stelo con una lampadina
rossa. Cuscini sul divano, tutti sistemati in piedi, altri cuscini rotondi fatti a uncinetto nei colori
dellarcobaleno. Tre o quattro orsacchiotti di peluche, uno rosa. E sulla parete ninfe e silfidi al chiar di luna.
Vedo tutto come fosse stato ieri: i tovagliolini di pizzo sotto i bicchieri, un vassoio a intarsi: San Marco di
Venezia. Anche la mostruosa bambola di celluloide, a gambe larghe sulla credenza, doveva essere un ricordo
di Venezia.
Il divano aveva un disegno a tralci di vite bordeaux, il tappeto era una fantasia di fiori in rosso e rosa. Ma la
lampadina da bordello confondeva tutto: il liquore verde sciropposo nei bicchierini era quasi nero nella luce
rossa.
Ch, ci volete avvelenare? insinua Friedrich, aggiungendo subito: Sar meglio che ci diamo da fare!. Un
autentico poeta, quel Friedrich. Non penserete che noi protesta puntigliosa la rossa. Per lamor del cielo,
signora contessa, per chi ci ha presi? linterrompe Friedrich. Poi gli squittii dobbligo: Gi le mani ma si
pu sapere cosa vuoi? e ancora Friedrich: Indovina un po!.
E poi la rossa, seduta accanto a Friedrich sul tappeto, comincia a gemere, a soffiare ritmicamente come un
mantice. E fra i gemiti riesce persino a dire: Noi siamo oneste mogli di soldati dovete crederci!.
Tutta un tratto laltra, la bionda, mi si butta al collo, si era stesa accanto a me sul divano, con la camicetta
sbottonata. Alla fine le due fate si sono accapigliate. La bionda ce laveva con la rossa che, secondo lei, sera
fatta scopare troppo facilmente.
Ma sei scema? Se ho cominciato solo quando voi due gi vi davate da fare sul divano!
Friedrich cantava a squarciagola:
Cosa credi, cosa credi,
mia bella fata, credi forse che ti amo
solo perch t'ho sc

Gli arriva una sberla che per un attimo lo lascia di sasso. Ma la rossa non conosceva il vecchio Friedrich!
Lafferra, se la rovescia sulle ginocchia, e gi una sonora sculacciata sul sedere dellonesta moglie di soldato.
Cade la bottiglia di liquore, i bicchierini vanno in frantumi.
Piantatela con questo baccano! sbraita la bionda. C gente che dorme! Siete impazziti?
Mi accorgo che il direttore mi osserva. Trasognato: ecco la parola giusta, il poeta trasognato!
Al che mi giro, stiro le labbra sui denti e ringhio come una belva feroce. Il direttore si diverte, continua a
ghignare ancora per un bel pezzo.
SABATO. Faccio

il turno del mattino con il sottufficiale di rotta. Di notte abbiamo cambiato rotta, non so per
quale ragione, per cui adesso abbiamo il mare contro, per fortuna non pi obliquo, da sinistra.
come se fossimo fermi e le montagne dacqua ci venissero incontro, una dietro laltra.
Gli spruzzi mi punzecchiano la faccia. Lacqua mi entra dal collo e mi cola a rivoli lungo il petto e la pancia.
Rabbrividisco.
Il vento cambia continuamente direzione e forza.
Il cielo grigio quasi senza uno spiraglio e sotto la coltre tetra si ammassano nuvole di un grigio sempre pi
scuro, sembrano mucchi di bambagia sporca. L, dove dovrebbe essere il sole, dietro le nuvole, non si vede che
una pallidissima macchia, appena pi luminosa del resto. Grigio-acciaio e senza luce anche il mare, coperto di
bava bianco sporca.
Siamo circa a met turno, quando dritto davanti a noi, si erge, dallorizzonte fino in alto sopra le nostre teste,
una barriera di gesso, grigio nera. Si anima a un tratto, si arricchisce di braccia che si allungano nel cielo,
smorzano lultima, debole luce del sole. Laria sispessisce come se qualcosa la comprimesse. Il mare urla e
mugghia ancora pi forte.
Scoppia la burrasca! Erompe di colpo, dalla parete davanti a noi, spaccando la pellicola verdastra che
trattiene le onde.
Le onde si fanno violente e ci si buttano addosso come una muta eccitata.
Adesso il cielo uno spesso strato grigio topo; sembra immobile, soltanto da alcune macchie pi scure sul
grigio uniforme si intuisce il velocissimo movimento.
Come impazzita, qualche onda simbizzarrisce, sinnalza sopra le altre. Ma subito la burrasca lafferra e la
piega nella sua direzione.

Il fischio del cavo dacciaio dellantenna diventa pi stridulo. Il vento prova a suonare, pizzicandolo, su tutte
le tonalit e su tutti i volumi immaginabili. Ogni volta che la prua sinfila in unonda e lantenna viene
sommersa, lo stridio cessa per qualche secondo, ricomincia non appena la prua si scuote di dosso il ribollio del
mare.
Mi puntello con la schiena contro il pozzetto del periscopio, spingendomi in alto quel tanto che basta per
guardare oltre il parapetto e la prua.
Subito il vento mi schiaffeggia con violenza. Questa non pi aria, elemento leggero, una massa solida,
corposa che mi imbavaglia, quando apro la bocca.
Questa s che una burrasca! Urlerei dallentusiasmo. Aguzzo la vista e fisso sulla retina le immagini rapide
delle onde in tumulto: la Genesi filmata con lacceleratore.
Le frustate di vento e acqua mi costringono a ripararmi dietro il parapetto. Mi si gonfiano le palpebre. Gli
stivali si sono riempiti dacqua, sono mal fatti e lacqua entra dai gambali. Neanche i guanti valgono molto, li
ho tolti perch erano fradici e ora ho le nocche delle dita bianche come una lavandaia.
assurdo chiamare plancia la vasca aperta verso poppa, nella quale ci pieghiamo sotto gli scrosci. Questo
posto non ha niente in comune con i ponti di comando delle navi normali che occupano la coperta per lintera
sua larghezza, ponti riparati da vetrate, asciutti e caldi, rifugi sicuri contro i colpi delle onde, plance dalle quali
si pu osservare il mare in tempesta come dal piano pi alto di una casa.
Il nostro cos detto ponte invece, non altro che un ampio parapetto. Gli ugelli antivento sullorlo del
parapetto dovrebbero proteggerci, sono stati ideati per deviare in alto il vento che arriva orizzontalmente da
prua, formando una specie di barriera daria, ma con una burrasca di questa forza sono del tutto inefficaci. F.
verso poppa il ponte non affatto protetto, completamente aperto. Come se lacqua non arrivasse anche da
dietro.
Non appena i vortici di uno scroscione defluiscono dalle bisce, il secondo ufficiale urla: Attaccarsi! e
arriva unaltra doccia. Cerco di schivarla come un pugile i colpi, premendo il mento sul petto. Ma anche
lacqua usa le finte: mi colpisce la faccia, da sotto, con veri e propri montanti.
Minfilo fra la colonna dellalidada e il parapetto. Della cintura di sicurezza, per quanto sia spessa e solida,
non c da fidarsi.
Azzardo unocchiata verso poppa: tutta la parte posteriore del sommergibile scompare, sotto una coltre di
acqua e schiuma. Gli sfiatatoi dello scappamento e le prese daria sono spariti nel ribollio. Ora i motori
dovranno aspirare aria dallinterno. Ma la coperta di schiuma si assottiglia, si straccia, il sommergibile si
solleva. I fori riemergono, ne esce del fumo denso e azzurro che il vento strappa subito dagli sbocchi.
Chiss che tormento per i timpani degli uomini sottocoperta, con questo continuo alternarsi di
pressurizzazione, depressione, pressurizzazione, e cos via.
Quando torno gi, ho le gambe e le braccia completamente Insensibili. Mi libero a fatica dalla giacca di
gomma, sotto la quale sono zuppo. Accanto a me Willi il sordo impreca: Proprio assorbente, questa roba!
Chi lha inventata, deve avere il cervello nelle chiappe!.
Perch non protesti con il GA? lo punzecchia Isenberg. Lui felice per ogni suggerimento che arriva dai
combattenti, ci puoi scommettere.
Un po ruvido! dice il Vecchio riferendosi al mare. Seduto al tavolo, sta sfogliando alcune cartellette
azzurre e verdi.
Sono l l per rispondergli che per me laggettivo ruvido caratterizza tuttal pi la superficie della carta
vetrata, non certo quellinferno dacqua, ma a che serve: per il Vecchio, ruvido laggettivo giusto per
indicare un mare di quella forza.
Adesso legge ad alta voce: Invisibile, inosservato dal nemico, il sommergibile pu recarsi in tutte le zone
marine nelle quali intende sviluppare attivit militari. Perci il sommergibile , pi di ogni altro mezzo, adatto
a deporre le mine nelle immediate vicinanze della costa, dei porti e delle foci dei fiumi nemici. Qui, nei punti
cruciali del movimento nemico, il fatto che il sommergibile possa trasportare solo un ridotto numero di mine,
assume aspetti meno svantaggiosi. Qui, anche poche mine, hanno maggiori probabilit di ottenere leffetto
desiderato.
Il Vecchio alza la testa e mi guarda, dritto negli occhi: Intende sviluppare attivit militari le mine hanno
maggiori probabilit! beffeggia. Niente male come stile, eh?
Poco dopo trova un altro brano degno di esser citato: Il sommergibilista ama la sua arma. Essa ha
dimostrato il suo spirito indomito nella guerra mondiale, e anche la nostra odierna arma sottomarina si adopera
generosamente per continuare la nobile tradizione.
Delizioso! il mio commento.
Altro che! fa il Vecchio, tirando su con il naso. Lha detto il GA!
Pi tardi legge scuotendo la testa un pezzo, da un giornale:

LElios la sorpresa del campionato!. Chiude per un secondo gli occhi e bofonchia: Vorrei avere io i loro
problemi!.
Quanto lontano tutto questo!
Mi rendo conto che pensiamo assai di rado alla vita in terra ferma. Pochissimi parlano di casa. A volte ho la
sensazione che siamo lontani da anni. Se non ci fossero i radiomessaggi, potremmo pensare di essere gli unici
esemplari superstiti dell'homo sapiens, sul nostro pianeta.
Immagino che il comando si dimentichi di noi. Cosa succederebbe in questo caso? Fin dove potremmo
arrivare, riducendo al minimo il consumo delle nostre scorte? Il sommergibile il mezzo marino con la
maggiore autonomia, ma fino a quando ci basterebbero i viveri? Si potrebbero coltivare champignons qui
sotto, la luce artificiale e il clima sottocoperta sarebbero adatti, lo dimostra la muffa sul pane. O crescione. Pare
che il crescione cresca bene anche con la luce elettrica. Figuriamoci se il capo equipaggio non troverebbe un
posticino dove impiantare lorticello, per esempio sotto il soffitto del corridoio. Basterebbe che abbassassimo
un po la testa.
Potremmo anche nutrirci di alghe, contengono molta vitamina C. Magari ce n pure un tipo che cresce
nellunto della sentina.
DOMENICA. Panini croccanti appena sfornati, ecco cosa ci vorrebbe adesso dice a colazione il direttore di
macchina. Con uno strato di burro giallo salato, che si scioglie un pochino, perch dentro il pane ancora
caldo! E insieme, una tazza di cacao, non quello dolce, no, quello un po amaro, ma comunque caldissimo:
davvero non sarebbe male.
Rotea gli occhi, inalando ostentatamente un profumo immaginario.
Bravissimo dice il Vecchio. E ora ci faccia limitazione di quello che fa colazione a base di uova
strapazzate in polvere, fornite dalla marina militare.
Il direttore inghiotte e deglutisce, facendo salire e scendere convulsamente il pomo dAdamo, fissando con
gli occhi fuori dalle orbite un punto sul tavolo.
Il Vecchio soddisfatto. Ma il primo ufficiale, che dimostra lindefesso adempimento del dovere anche a
tavola, ingoiando le porzioni che gli spettano, senza lasciare mai niente nel piatto, non riesce pi a mangiare e
la cosa lo secca visibilmente.
Sparecchiare! grida il comandante in direzione della camera di manovra e il cameriere di bordo accorre,
col suo strofinaccio bisunto. Il primo ufficiale arriccia disgustato il naso.
Dopo colazione, ritorno nellalloggio sottufficiali. Vorrei farmi una dormita, finch possibile. Ne avremo
delle belle sono le ultime parole del comandante che mi inseguono.

Si spalancano i battenti del portale ed entra il conte! cos Pilgrim annuncia lingresso di Willi il sordo. A
un nuovo violento rollio del sommergibile il botto del portello, che si richiude di colpo, mi fa sussultare. Willi
il sordo, emette un ghigno incerto, come per scusarsi. Si libera con movimenti pesanti della tuta bagnata e
sinfila dietro il tavolo.
Mi stupisce vedere il sottufficiale di camera di manovra con lincerata (non di servizio sul ponte), quando
sento l'acqua scrosciare sul pavimento del locale. Spiegato larcano.
Non tallargare tanto, vecchio sacco di lardo! urla Frenssen a Willi il sordo. E metti la tua roba bagnata
altrove. Sei suonato?
Qualcuno dice: Mi sento strano.
Preferisci stare a digiuno?
S, tua sorella! Qua il pane!
Provo tutta una serie di posizioni, ma non riesco a trovare la maniera di sdraiarmi nella mia cuccetta senza
venire sballottato da una parte e dallaltra. Mi potrei abituare al rollio se almeno avesse un ritmo regolare, ma i
colpi violenti, ogni volta che la prua precipita gi e le masse dacqua si abbattono sulla coperta come mazzate
giganti, mi fanno disperare. E poi, tutti gli altri rumori, preoccupanti. Le sferzate contro la torretta e
quellincessante sottofondo sonoro: quel limare, frusciare, raschiare, fregate, stridere, cigolare, ululare. Non
passa un minuto senza scosse violente e senza ogni sorta di rumori che ti penetrano nel midollo. Posso opporre
soltanto una cupa rassegnazione.
Disgraziatamente il fracasso non cessa nemmeno di notte; anzi, sembra addirittura che il fragore del mare
cresca maggiormente quando mancano i rumori familiari, sottocoperta. Sono sveglio e cerco di distinguere i
vari elementi di cui si compone il rumore esterno. Ho la sensazione che il vento ci sballotti per il mare ad
almeno sessanta nodi.
Ccccciumm! La prua sinchina: il pavimento pende in avanti, si inclina fortemente. I nostri indumenti si

scostano di quarantacinque gradi dalla parete. La tenda della mia cuccetta si apre da sola, mi si sollevano le
gambe, la testa mi cade indietro. Lalloggio gira in tondo, poich il sommergibile cerca di scartare di fianco,
quasi si rifiutasse di farsi ribaltare.
Da poppa viene un rumore, come se le eliche si fossero impigliate in una balla di cotone. Il sommergibile
trema, un pezzo di ferro, non fissato, batte con un rullio di tamburo su qualche altro oggetto metallico.
Frenssen mi guarda con aria annoiata e fa: Balliamo un po, eh?.
S, non c male!
Finalmente le eliche girano di nuovo in libert. Il locale riprende la posizione orizzontale, gli abiti pendono,
a piombo, dai loro ganci. Richiudo la mia tenda, anche se ha poco senso: fra un attimo precipiteremo nel
baratro seguente.
LUNED. un po che non salgo in coperta, una boccata daria mi farebbe bene. Ma non mi sento di farmi
schiaffeggiare e frustare unaltra volta dal mare, per ritrovarmi bagnato fradicio e intirizzito, con le ossa di
piombo e gli occhi arrossati.
Decido di restare sottocoperta. Il posto migliore, cio il pi asciutto, lalloggio ufficiali.
Un libro caduto a terra. Devo pur averlo sentito cadere, ma me ne rendo conto solo quando da un pezzo
sul pavimento. Evidentemente le percezioni visive vengono ormai trasmesse in ritardo al cervello. I nervi sono
sfibrati, come elastici frusti. Avverto chiaramente limpulso di sollevare il libro, non sta bene lasciarlo l. Ma lo
reprimo, soffocando lultima briciola di slancio. Dopo tutto non d fastidio a nessuno, l per terra.
Dalla sala motori arriva il direttore. Vede il libro e lo rimette a posto. Tanto meglio.
Si sistema allungando le gambe nella sua cuccetta ed estrae un giornale da sotto il cuscino.
Dopo un quarto dora appare laspirante guardiamarina, chiede nuovi razzi per il segnale di riconoscimento.
Anche la capacit di percezione del direttore sembra diminuita: non sente il guardiamarina che deve ripetere la
richiesta, quasi gridando. Infine il direttore solleva la testa. Ha la faccia scura, vedo che incerto, la decisione
che deve prendere grave. I razzi per il segnale di riconoscimento sono una cosa seria, e per di pi si trovano
nellarmadietto alle sue spalle. Il cielo sa se ci occorreranno, ma il cambio giornaliero dei razzi fa parte del
rituale sacro.
Alla fine, il direttore di macchina si alza e apre larmadietto, con evidente riluttanza. Si comporta come se gli
avessero fatto annusare degli escrementi. Il suo giornale scivola dalla cuccetta finendo in una pozzanghera,
sotto il tavolo. Laspirante guardiamarina si ritira con le sue cartucce come un cane bastonato. Il direttore
bestemmia a denti stretti e si risistema nel suo angolo, tirandosi le ginocchia fino al mento.
Mi ricorda la posizione in cui certe civilt seppelliscono i morti. Vorrei comunicargli la mia impressione, ma
sono troppo pigro, anche per questo.
Passano appena cinque minuti e riappare laspirante guardiamarina: desidera che le cartucce vecchie
vengano messe sottochiave. troppo pericoloso lasciarle in giro. Penso: adesso il direttore esplode, ma non
dice neanche una parola. Si alza addirittura con un certo slancio, mi guarda seccato, sinfila il giornale sotto il
braccio ed esce, diretto a poppa. Dopo due ore lo ritrovo nell'alloggio degli elettromotori; appoggiato al tubo
lanciasiluri, sta seduto su una cassa di prugne secche e legge il giornale, incurante del tanfo.
Dopo cena mi ricordo che per tutto il giorno non ho messo piede in coperta. Ma no, ora non ha pi senso
salire sul ponte, quasi buio.
Per sgranchirmi in qualche modo le gambe, vado nel locale di prora, dove mi accoglie un tanfo misto di
sentina, avanzi di cibo, indumenti impregnati di sudore e limoni marci. Due deboli lampadine diffondono una
luce da bordello.
Schwalle tiene unampia scodella dalluminio, con un mestolo, fra le ginocchia. Attorno a lui una confusione
di pane e salame con cetrioli, scatole di sardine aperte; sopra il tutto dondolano due amache sformate dai
ragazzi del turno libero, che vi dormono. Anche le cuccette superiori, a destra e a sinistra, sono occupate.
Qui in prua si avvertono con maggiore disagio i movimenti del sommergibile. Il locale balla in
continuazione violentemente e tutte le volte Schwalle deve sollevare svelto la scodella, perch non trabocchi.
Il silurista Dunlop arriva carponi dal fondo reggendo due lampadine, una rossa e una verde, che vuole
sostituire a quelle bianche. Ci mette un sacco di tempo; in compenso leffetto della sua opera lo manda in
solluchero: luce da bengala!
Da casino! lapprezzamento proveniente da unamaca.
Ancora bella pulita, vero? chiede il gigol al piccolo Benjamin. Indovina da quanto tempo porto
questa camicia?
Da quando siamo usciti?
Col cavolo! gli risponde laltro, tutto trionfante. Da due settimane prima!
Sul pavimento accanto a Schwalle, Ario e il silurista Dunlop siedono il fuochista Bachmann, il gigol,
Dufte, Fackler e il piccolo Benjamin dai baffetti alla Menjou. Il comandante ha abbreviato i turni di guardia,

per cui ora si trovano insieme uomini che prima non sincontravano mai, durante il riposo.
Il sommergibile sprofonda di nuovo, violentemente. La scodella sfugge definitivamente a Schwalle e la
minestra inzuppa il pane. Accanto alla paratia un bidone dimmondizia si rovescia, sparpagliando il suo
contenuto di croste di pane ammuffito e bucce di limone. Lacqua di sentina gorgoglia. Con uno schianto la
prua risprofonda e il locale balla. Lacqua di sentina scroscia in prua.
Schwalle caccia un perdio.
Il piccolo Benjamin ruzzolato a terra; si tira su bestemmiando e si siede a gambe incrociate come un
fachiro, affrancandosi con un braccio infilato nella grata della cuccetta.
Altro tintinno e sferragliare. Un secchio sbatacchia fra i tubi lanciasiluri, ma nessuno si prende la briga di
fermarlo. Un asciugamani appeso alla grata di una cuccetta si solleva lentamente nellaria e resta sospeso,
come per levitazione.
A occhio e croce cinquanta gradi commenta Ario.
Lasciugamani riassume lentamente la sua posizione originaria poi sembra appiccicarsi alla griglia: il
sommergibile si tutto inclinato a dritta.
Ma che vada a cagare impreca il silurista che ha ficcato un bidone fra le tubature nel tentativo di ripulire il
vano. Dal suo strofinaccio sale un nauseante fetore acido. E ora, lacqua sporca rovesciatasi dal bidone, scorre
verso gli uomini seduti a terra. Ario fa per alzarsi, quando lacqua si ferma come ipnotizzata e retrocede
lentamente.
Col dorso della mano Ario si asciuga la fronte sudata. Si tira su pesantemente, sappoggia a una cuccetta
badando a non mollare il sostegno cui si attaccato e si toglie la giubba. I peli neri del petto spuntano dai buchi
e dagli strappi della camicia, come il crine da un materasso sventrato. Ario in un bagno di sudore. Si riabbassa
e comunica a tutti che adesso lui, tempesta o no, si i riempir la pancia tanto da potervi schiacciare le pulci con
lunghia del pollice. Alle parole fa seguire i fatti: spalma una sleppa di burro sullavanzo non ancora
interamente ammuffito di una fetta di pane e sopra il burro ammonticchia meticolosamente salame, formaggio
e sardine.
Una vera torre di Babele! approva il gigol. Consapevole del dovere che gli deriva dal suo prestigio,
Ario completa lopera architettonica con una cucchiaiata di senape. Il pane raffermo richiede un discreto sforzo
alle mascelle.
sempre meglio della sbobba in scatola biascica Ario e manda gi la poltiglia con un sorso di t rossastro.
Tutte le bocche sono lucide di unto: cannibali al pasto. Seduti con le gambe incastrate come nello
scompartimento di un treno, fanno girare una bottiglia di succo di mele. Con un rutto Ario conferma che gusta
il suo panino.
Alcuni uomini si preparano per il cambio e scompaiono verso poppa. Dopo un po si apre il portello ed entra
barcollando Markus, detto Pel di carota. Con la sua maglietta a righe bianche e blu somiglia a un lottatore
degli anni Ottanta. Insieme a lui entra lodore acre dei motori che si unisce al tanfo acidulo del locale di prora.
Dapprima Markus si dilunga con allusioni equivoche sullilluminazione, poi si leva la maglietta sporca di
nafta, sempre barcollando, come un ubriaco. Infine piomba con tutto il peso del corpo, simile a un pugile
suonato, in mezzo al gruppo seduto a terra.
Scocciato Ario gli molla una gomitata nelle costole, ma Markus non reagisce. Masticando dice: Lo FC
Hertha ha perso lhanno detto poco fa alla radio le hanno prese mica male cinque a zero! Alla fine del
primo tempo erano gi tre a zero ormai la semifinale se la sognano!.
Sul serio?
Porcogiuda!
Lo FC Hertha ha perso, e di colpo la burrasca esce di scena. Nasce subito una violenta discussione:
Proprio lo FC Hertha! Manco un misero gol donore! Mi viene da piangere!.
Quando dopo un quarto dora largomento esaurito, Ario annuncia che Benjamin ha serie intenzioni di
sposarsi. Si leva un pandemonio. Benjamin viene assalito, da tutte le parti: Non farai mica sul serio! Ti sei
ammattito uno come te dovrebbe stare allo zoo per fare razza con le scimmie! La povera ragazza, con
questo sozzone!
Benjamin si arrabbia seriamente: Adesso ne ho abbastanza, smettetela!.
Per rabbonirlo ci vuole tutta la persuasione di Ario che riesce perfino a convincerlo a far vedere le foto
dellamato bene. Benjamin va a frugare nel suo armadietto e ritorna con un logoro portafogli dal quale toglie
un pacchetto di istantanee della prediletta. Il gigol gliele strappa fulmineamente dalla mano. Prima di
passare le foto agli altri le commenta una per una: Che carrozzeria! Modello uso casalingo!Aiuto, sono
ancora vergine! Oca ma scopona! Semplice e di cattivo gusto!. Restato a mani vuote si volge, con finta
incredulit, a Benjamin: Non ci vorrai far credere che quella morta di sonno si fa scopare?. Benjamin non gli
d retta, cerca disperatamente di riprendersi le foto. Nel parapiglia si rovescia la teiera e sul pavimento, fra gli
scalpiccii, si crea un incredibile caos fatto di pane, fette di salame, scatolette di sardine e mani che ci pescano in
mezzo. Il capo silurista, responsabile della disciplina a prua, deve urlare un paio di volte dalla sua cuccetta,

perch gli scalmanati si calmino.


Pur essendo riuscito a raccogliere tutte le foto, Benjamin insiste a fare il furibondo. Ma sotto sotto sembra
piuttosto soddisfatto dello scalpore suscitato dalla sua amata. Benjamin, il dongiovanni!
Per alcuni minuti non si sente che biascicare e ruminare.
Il portello si riapre. La miseria, come avete ridotto la camerata! sindigna Willi il sordo, scuotendosi
lacqua dalla testa e dalle mani.
Gli risponde una risata fragorosa.
Vuoi ripeterlo, per favore? sghignazza Fackler. La camerata! Come avete ridotto la camerata! il
gigol scimmiotta Willi il sordo. Di un po, ti manca qualche rotella? Il gigol rincara la dose:
Capperi, che bel parlare pulito! La camerata! Oddio come mi piace!.
Willi il sordo sorride incerto. tutto tondo, pi che un marinaio sembra il cuciniere. La sua faccia in
continuo movimento, lunico punto fermo sono i balletti neri. Devessere una pasta duomo, infatti non se la
prende per i frizzi dei compagni e si cerca, zitto zitto, un posto fra gli altri, incuneandosi a spintoni nello spazio
che riesce a trovare. Ammazza quanto sei panzone! gli fa Fackler.
Ma laltro non si scompone e si limita a fargli un gran sorriso, che riesce soltanto a infiammare ancora di pi
Fackler: Budellone che non sei altro, sei proprio un monumento alla pancia!.
A questo punto il gigol prende la difesa di Willi, parlandogli con tono paterno: Su, su, non te la
prendere! un ragazzaccio!. Poi grida: Dov la tazza con il bordo doro? Facciamo bere il nostro caro Willi
dalla tazza con il bordo doro!.
Willi ci insegna come si mastica e si sorride, allo stesso tempo. Di quando in quando gonfia le guance e
reprime un rutto.
Non fare complimenti insiste Fackler. Ma lo sai che sei un bel tipo, davvero: scoreggi come un bisonte e
poi credi che ruttare non sia educato!
Fackler si alza come se avesse esaurito la sua riserva di battute. Sta per buttarsi sulla sua cuccetta, quando
vede che qualcuno vi ha abbandonato una incerata e un maglione.
Cosa fanno qui questi luridi stracci? ringhia.
Si riposano! risponde imperterrito Willi, liberando finalmente il rutto per tanto tempo trattenuto.
Cristo, sta attento a come parli! Gli spartani tavrebbero gi abbandonato nel bosco, a crepare.
Che cultura! beffeggia Ario. Cacchio, ora tira fuori pure gli spartani!
Per qualche tempo se ne stanno buoni. In compenso aumenta lo sbatacchiare del secchio fra i tubi lanciasiluri
e il rumore di tutte quelle mandibole in un movimento, ora frenetico ora lento.
Il silurista Dunlop entra nel raggio rossastro della lampadina e comincia a frugare nel suo armadietto, tira
fuori diverse bottigliette. Pare che loggetto della sua ricerca sia andato a finire sul fondo.
Cosa cerchi? sinteressa Fackler.
La mia crema per la pelle.
la battuta dattacco per la banda, che parte infatti senza indugio, allunisono: Oh ma guarda la tenera
creatura! Unger le sue membra dalabastro! Ti prego, ti pre-go, non vorrai che diventi frocio!
Il silurista si volta inviperito: Idioti, non avete la pi pallida idea delligiene, voi!.
Oddioddioddio, cosa devono mai sentire le mie povere orecchie! Igiene, in questa baracca ti manca
qualche venerd! Ma sentitelo: fa ligienista e non si accorge che il suo pisello puzza come gorgonzola
stravecchio! Proprio tu, brutta scimmia, parli digiene! Ma fammi il piacere: sei sporco e lurido come un
caprone, e ti dai la crema, la chiami igiene, questa?
Il responsabile della disciplina urla: Porcogiuda stramaledetto, volete s o no fare silenzio!.
No! fa Ario, ma cos piano che il capo silurista non lo sente.

MARTED. Il mare ancora pi mosso. Quando il sommergibile sprofonda, lo sento nello stomaco. Un
fremito, per mezzo minuto almeno, si propaga fino allultima vite. La prua sembra addirittura imprigionata da
unonda, non se ne libera pi. Il sommergibile scarta disperatamente a destra e a sinistra, finalmente la prua si
solleva, e le eliche ripartono, come liberate.
Mi sforzo per non rimettere la colazione e tento perfino di scrivere. Ma precipitiamo unaltra volta e con una
tale violenza che lo stomaco marriva in bocca. Ci aggrappiamo alla meglio, dove capita capita, sappiamo che
queste precipitose discese sarrestano con un improvviso contraccolpo. Questa volta il mare ha piet di noi.
Il pranzo consiste in pane e salame. I pasti caldi sono stati aboliti, si mangiano soltanto zuppe fredde in scatola,
poich il cuciniere non riesce a tenere ferme le pentole sul fornello. gi ammirevole che riesca ancora a farci
il t e il caff. Anche il caff di mezzanotte ancora in programma. Il cuciniere fa del suo meglio; non si
arrende facilmente, lui.
Dopo pranzo il comandante si arrampica in plancia. Sotto la cerata ha indossato un pesante maglione e ha
sostituito il solito berretto con un cappuccio aderente di gomma, che lascia liberi soltanto occhi, naso e bocca.

Bastano cinque minuti perch il comandante ritorni gi, grondante e borbottando bestemmie
incomprensibili.
Si toglie la cerata lucida dacqua, si sfila il maglione e mi mostra la larga chiazza bagnata che si formata
sulla sua camicia, in quella breve uscita. Sbuffa nel sedersi sulla cassa delle carte nautiche. Un marinaio gli
toglie gli stivali. Lacqua gocciola dai gambali e scorre nella sentina.
Attaccare la pompa! ordina il comandante e saltellando sui piedi nudi, stende gli indumenti bagnati sul
radiatore incandescente, nella cabina dellidrofonista.
Comunica le sue osservazioni al sottufficiale di rotta: Il vento sta girando a sinistra. Finora normale.
Dunque si avvicina una regolare tempesta, proprio come lui aveva previsto.
Manteniamo la rotta? chiede il sottufficiale di rotta.
Per forza! Almeno finch possibile!
Quasi a smentirlo, il sommergibile si apprua bruscamente e la custodia della fisarmonica schizza dalla cabina
dellidrofonista, schiantandosi contro la parete di fronte.
Speriamo che sia vuota dice il comandante.
La custodia viene sospinta contro la parete opposta, si spalanca e rovescia sul pavimento il suo contenuto. Il
direttore di macchina sbircia, tra lincuriosito e linquieto il corridoio, e osserva: Non credo che questo
trattamento giovi alla fisarmonica.
Il sottufficiale di turno in camera di manovra arriva, quasi strisciando carponi, raccoglie la fisarmonica e i
pezzi della custodia.
MERCOLED. Il

vantaggio di questo tempo della malora dice il Vecchio che non girano aerei.
Di notte quasi impossibile dormire. La mia cuccetta ce la mette tutta per sbalzarmi fuori, nonostante la
griglia sollevata, o per farmi rotolare contro la parete di compensato. Mi sono gi alzato due volte, vista
limpossibilit di riposare. Adesso mi sento come se non dormissi da unintera settimana.
La burrasca non accenna a diminuire. La giornata trascorre in un cupo torpore. Lequipaggio sprofonda
sempre pi nellapatia.
GIOVED. Il comandante rilegge e voce alta le sue ultime annotazioni sul giornale di bordo: Vento da sud
sudovest, forza 9 10. Mare forza 9. Foschia. Barometro 711,5. Forti colpi di vento.
Foschia: la solita realt sminuita. Nebbione sarebbe stato il termine pi esatto. Infatti, fuori sembra che
il numero degli elementi si voglia ridurre, lacqua unirsi allaria. La tempesta ancora aumentata: come il
Vecchio aveva previsto.
Stacco lincerata dal gancio, mi avvolgo al collo la solita spugna e prendo gli stivali di gomma dalla cabina
dellidrofonista, dove li avevo messi ad asciugare, davanti al radiatore. Intendo montare la guardia con il
sottufficiale di rotta. Sono con un piede per met nello stivale quando il pavimento cede sotto di me. Ruzzolo
nel corridoio sulla schiena, come un coleottero ribaltato. Mentre cerco di rimettermi in piedi un altro rollio mi
ributta gi. Riesco affannosamente a riprendere la posizione eretta, attaccandomi ai tubi dallagamento.
Gli stivali sono ancora bagnati, dentro. Non riesco a far scivolare il piede oltre il gambale. Ci riprovo,
sedendomi e finalmente ce la faccio. Il prossimo rollio apre la tenda della cabina del comandante: sta scrivendo
sul giornale di bordo e mastica la matita. Probabilmente la frase che scrive contiene ancora qualche parola di
troppo. Il Vecchio si comporta sempre come se dovesse comporre un telegramma, di cui ogni parola costa un
patrimonio.
E ora i calzoni cerati, sopra gli stivali. Anchessi sono ancora umidi, dentro. Devo fare il contorsionista per
tirarli almeno fino alle ginocchia. Fatto, ora su le chiappe e in piedi! I calzoni non collaborano, sono in un
bagno di sudore quando riesco finalmente a chiuderli sopra luniforme di pelle.
Adesso la giacca. Stringe sotto le braccia, perch indosso due maglioni uno sopra laltro. Dicono che faccia
molto freddo fuori.
Del resto novembre e siamo molto a nord. Dovremmo trovarci dalle parti del sessantesimo grado di
latitudine, vicino allIslanda. E pensare che inizialmente eravamo diretti allaltezza di Lisbona.
Infine il cappello, bagnato dentro, come tutto il resto. Il contatto del freddo umido con la cute mi fa
rabbrividire. I lacci sono un groviglio di nodi, cos gonfi dacqua e induriti che non si possono disfare.
Tutti gli oggetti appesi si staccano dalle pareti e pendono di sghimbescio. Un paio di stivali slitta da una parte
allaltra. Riesco a scavalcare il portello nella paratia con un discreto stile, ma nella camera di manovra devo
cedere al rollio di ritorno: manco il corrimano del tavolo nautico, perdo completamente lequilibrio e mi siedo
dolorosamente sul tubo dallagamento. Il Vecchio accompagna il mio ruzzolone con una delle sue stupide
canzoncine: Attento, tesoro mio, a non scivolare! forse in voga prima dei tempi miei.
Ora il vano tombola a sinistra. Rovino contro il coperchio convesso della girobussola, ma poi riesco ad
aggrapparmi alla scaletta. Il Vecchio dichiara di aver assistito una volta a una rumba cubana che era roba da

dilettanti, in confronto al mio balletto.


Il Vecchio, bisogna ammetterlo, invece di una bravura unica. Appena si accorge di essere sul punto di
perdere lequilibrio, calcola, con la coda dellocchio, il punto nel quale approdare con il minor danno possibile.
abilissimo nelladeguarsi al movimento del sommergibile e quando riesce ad arrivare seduto da qualche
parte, come se avesse voluto accomodarsi giusto in quel momento, in quel punto.
Scende gocciolante il secondo ufficiale di guardia seguito da una cateratta dacqua. Senza fiato riferisce:
Un maiale marino volato sopra il cannone, dritto da una parte allaltra. Schizzava fuori da unonda alta come
una casa, proveniente da sinistra!.
Mi allaccio la larga cintura di sicurezza con il massiccio moschettone e salgo. Nella torretta c buio, lunica
fioca luce viene dagli strumenti del timoniere. Sopra di me, in plancia, si sente un gorgoglio. Aspetto che
finisca, poi sollevo il pi rapidamente possibile il pesante portello, salto fuori e lo richiudo. Mi devo subito
riparare con gli altri, dietro il parapetto. La cascata mi colpisce nella schiena, i vortici mi risucchiano le gambe.
Prima che finisca a terra, aggancio il moschettone della cintura di sicurezza al sostegno dellalidada e mi infilo
fra il tubo del periscopio e il parapetto.
Solo ora mi possibile dare unocchiata attorno. Mio Dio, questo non pi il mare! una distesa agitata di
neve sporca, opaca, dai cui rilievi il vento strappa folate di minuscoli cristalli, interrotta da nere voragini che si
aprono, si richiudono continuamente. Il cielo non esiste pi, al suo posto c una grigia scodella capovolta che
quasi tocca il bianco deserto.
Laria acqua salmastra polverizzata, violenta, che arrossa gli occhi, intirizzisce le mani e succhia ogni
calore dai nostri corpi.
Ora la tonda pancia del cassone dimmersione di dritta si libera pigramente dalla schiuma vorticosa, londa
che ci ha sollevati si affloscia, il sommergibile sinclina sempre di pi a sinistra, resta per un attimo in bilico;
precipitiamo nellabisso.
Le onde grigiastre si spingono, una dopo laltra, senza fretta contro il sommergibile. Davanti alla prua la
barriera dacqua si fa concava, lentamente dapprima, poi sempre pi velocemente, finch incombe sopra di noi
e crollando si abbatte, con la forza di un maglio, sulla coperta.
Attenzione, dritto a prora! urla il sottufficiale di rotta. Un geiser si spinge sopra la torretta, ricade su di noi.
Un colpo sulle spalle, poi lacqua ribolle, sommergendoci fino alla cintola. Il ponte balla, lintero
sommergibile brutalmente squassato. Finalmente la prua esce dalla schiuma. Il sottufficiale di rotta grida:
Attenzione a non farsi spazzare fuori dalla plancia!.
Per qualche attimo sfrecciamo attraverso una vallata circondata da cime bianche. Poi ci arrampichiamo
sopra uno sconfinato pendio. Il campo visivo si allarga, saliamo ancora, siamo sul crinale dellenorme onda e
guardiamo sul mare sconvolto come da una torre panoramica: non il vecchio Atlantico dalle acque verdi, il
mare di un pianeta che si sta formando sotto i nostri occhi.
I turni in plancia sono stati dimezzati. Non possibile resistere quass pi di due ore, durante le quali non fai
altro che piegarti, rialzarti e fissare il mare, piegarti di nuovo. Sono contento quando, al termine del mio turno,
riesco ancora a muovermi di quel tanto che basta per tornare sottocoperta. Nessuno resisterebbe quattro ore in
queste condizioni.
Sono talmente stremato che mi viene voglia di sdraiarmi cos, vestito e bagnato, sulle lastre della camera di
manovra. Percepisco quello che succede attorno a me, come attraverso una nebbia.
Ho le palpebre infiammate, ogni battito delle ciglia una fitta di dolore. Come sarebbe bello chiudere gli
occhi e lasciarsi andare. Ma il mio autocontrollo funziona ancora discretamente e mi dirigo verso poppa.
Nellalzare la gamba destra per superare il portello, quasi urlo dal dolore. Sono distrutto.
Riesco a spogliarmi soltanto con lunghi intervalli. Serro i denti per reprimere i gemiti di fatica e di dolore. E
adesso viene il peggio: il balzo nella cuccetta. Qui non si usano le scalette come nei vagoni letto. Piango,
quando finalmente ce lho fatta.
La burrasca dura ormai da una settimana. Per quanto tempo continuer ancora? La nostra resistenza fisica
davvero formidabile: non un caso di reumatismi, di sciatica, di lombaggine, nessuno ha lo scorbuto, la diarrea,
le coliche, gli attacchi di gastrite o infiammazioni serie. Si vede che siamo tutti sani e robusti come la mosca
che ci tiene compagnia.
VENERD. Un altro giorno trascorso nel letargo ottuso, interrotto da qualche faticoso tentativo di lettura.
Dalla camera di manovra arriva il rumore secco di uno scroscio dacqua. Il portello solo appoggiato e ogni
volta che la vasca della torretta colma, lacqua scende a cateratte nella camera di manovra.
Da poppa arriva il sottufficiale di rotta, riferisce che un uomo della sua squadra sta male: seduto sul
pavimento e vomita lanima: Mi stupisco di vederlo sottolineare il suo rapporto con rappresentazioni

mimiche. Veniamo inoltre a sapere da lui che il nuovo fuochista ha inventato un aggeggio che sta ottenendo un
discreto successo: S attaccato al collo una latta vuota, come fosse una maschera antigas. Il suo esempio
gi stato seguito da altri tre. Il sottufficiale di rotta lo dice senza alcuna malignit.
Non ce la faccio a restare per cinque minuti sdraiato nella stessa posizione. Con la sinistra mi attacco alla
griglia della cuccetta e mi piego in maniera da puntellarmi con la schiena contro la parete. Ma presto sento il
freddo dellacciaio, attraverso il sottile compensato, e anche la mano sul piolo della griglia gelata.
Si apre il portello della cambusa e immediatamente mi si tappano le orecchie, i rumori si attenuano: le prese
daria dei diesel sono sommerse e i motori devono aspirare laria dall'interno. Depressione pressurizzazione
depressione. Timpani in dentro, timpani in fuori chi riesce a dormire? Mi rotolo sulla pancia e lascio
penzolare il braccio sinistro attraverso la griglia. Poco dopo passa un fuochista che smonta e urta, con tutto il
suo peso, contro il mio braccio.
La cuccetta che a prima vista mi era parsa strettissima, adesso troppo larga. Non riesco a stare fermo, non
importa in quale posizione. Alla fine resto bocconi, le gambe divaricate come un lottatore che non vuole farsi
ribaltare sul dorso. Naturalmente non dormo.
Col passare delle ore mi viene lidea di ficcare il guanciale fra me e la griglia. Sono stretto fra la parete e il
guanciale duro, come in una guaina. Sembra che funzioni.
SABATO. Scrivo sul mio taccuino blu:
Inutile sballottamento nellAtlantico. Del nemico nemmeno lombra. La nostra sembra lunica nave al mondo.
Dovunque c puzzo di sentina e vomito. Il comandante trova questo tempaccio del tutto normale. Parla come
un veterano di Capo Horn.
DOMENICA. La quotidiana prova dimmersione, che di solito una scocciatura, adesso diventa un sollievo.
Aneliamo a quei pochi minuti di distensione in cui possiamo stenderci, rilassare i muscoli, respirare
profondamente senza piegarci in due e aggrapparci, ogni momento, da qualche parte.
Il rituale inizia con lordine: Pronti per limmersione seguito da: Controlla gli sfoghi daria. Il direttore
di macchina , come al solito, alle spalle dei due timonieri. I marinai della camera di manovra, appostati agli
sfiatatoi delle casse dimmersione, fanno il consueto riscontro: Uno! Tre, entrambi i lati! Cinque!
Il direttore grida nella torretta: Sfoghi daria pronti! Allagare! risponde dallalto il secondo ufficiale di
guardia.
Allagare! ripete il direttore di macchina. I marinai aprono le valvole degli sfiatatoi.
A quindici metri di profondit il direttore fa scaricare lacqua dalla cassa dimmersione rapida. Ora, invece
che il ruggito del mare, sentiamo il sibilo dellaria compressa e subito dopo il rombo dellacqua che esce dalla
cassa.
A trentacinque metri la lancetta dellindicatore di profondit si arresta. Siamo quasi bilanciati, ma il
movimento del mare ancora abbastanza forte da far ruzzolare una matita, da un lato allaltro del tavolo
nautico.
Il direttore fa richiudere gli sfiatatoi e il comandante ordina di scendere a quarantacinque metri. Ma neanche
a quella profondit il sommergibile sta fermo. Il Vecchio si siede, come al solito, con la schiena appoggiata al
pozzetto del periscopio. Ordina: Scendere a cinquanta metri! e aggiunge, dopo pochi minuti: Ah, un po di
pace, finalmente!.
Che sollievo! La tortura non riprender prima di unora, oggi, come deduco dalle istruzioni fornite dal
Vecchio al direttore di macchina.
A poco a poco il fragore del mare che mi rintrona nella testa, come il brusio di una grossa conchiglia, si placa.
Non voglio perdere un minuto: di corsa in cuccetta! Accidenti ai dolori! Mi sento di piombo, tengo le braccia
stese lungo il corpo con i palmi poggiati sul materasso. Premendo il mento sul petto, vedo la mia cassa toracica
che si alza e si abbassa. Mi bruciano gli occhi, sebbene oggi non sia ancora stato in torretta. Pazienza, non sono
un pesce abituato a vedere nellacqua salata. Succhio le labbra fra i denti e sento il sapore di sale. Passo la
lingua tuttattorno alla bocca: sale. Probabilmente sono coperto da una patina di sale, lacqua mi arrivata
dappertutto. Sono salmistrato come un prosciutto o un carr di maiale carr di maiale e crauti stufati con
alloro, grani di pepe e tanto aglio. Una punta di strutto doca, e un bicchierino di spumante per il tocco finale.
Che buffo: basta che laltalena straziante cessi, perch subito ritorni lappetito. Da quanto tempo non mangio?
Come si sta bene nella cuccetta! Che meraviglia, poter stare sdraiato. Mi appiattisco per godere il materasso
con ogni centimetro quadrato della schiena, del cranio, con linterno delle braccia, coi palmi delle mani.
Contraggo prima le dita del piede destro, poi quelle del piede sinistro, stendo una gamba, laltra gamba.
Cresco, mi allungo. Laltoparlante crocchia, fa un paio di gargarismi e attacca: un altro disco del Vecchio:

Sous ma porte cochre


chante un accordon,
musique familire
des anciennes chansons.
Et joublie la misre
quand vient laccordon,
sous la porte cochre
de ma vieille maison

Questo non glielo ha certo regalato la sua dama, quella dellinchiostro verde, penso. Posso solo cercare di
indovinare dove ha preso il disco. Il Vecchio: unacqua cheta?
Isenberg viene a dire che pronto in tavola.
Di gi?
Mi informa che il Vecchio ha anticipato il pranzo di unora per darci il tempo di mangiare in pace.
Mi viene subito il pensiero della digestione: mangiare in pace daccordo, ma come faremo a sbarazzarci poi
delle scorie con quel ballo di San Vito? Inorridisco allidea del cesso.
Il Vecchio non sembra avere di queste preoccupazioni. Si riempie la bocca di pezzi enormi di testina di
maiale in gelatina, sui quali spalma uno spesso strato di senape. Il men offre anche cetrioli, cipolline sottaceto
e pane in scatola. Con la pignoleria che lo distingue, il primo ufficiale di guardia elimina dalla sua fetta un
pezzetto di cotenna che conserva un paio di setole bianche, lo spinge schifato sullorlo del piatto.
Sono stati mal sbarbati, questi porci! osserva il Vecchio, aggiungendo, fra vigorose macinate: Qui ci
vorrebbe birra e patate arrosto!. Invece dellauspicata birra il cameriere di bordo porta il t. Il secondo
ufficiale di guardia sul punto di ficcarsi la teiera fra le cosce, quando si ricorda che non il caso. Con un gesto
teatrale si picchia la mano sulla fronte.
Il Vecchio prolunga limmersione di altri venti minuti: Visto che domenica!.
I sottocapi nellalloggio sottufficiali riempiono la pausa sottacqua nel loro modo consueto. Frenssen racconta
che, durante lultima licenza, il treno rimasto bloccato da un attacco aereo a Strasburgo, dove lui,
naturalmente, non ha impiegato molto a trovare il casino.
Quella mi dice che mi fa un numero speciale. Per non mha voluto dire quale. Saliamo in camera, lei si
spoglia e si sdraia sul letto. Vada per la sorpresina, penso io, e sto per metterglielo dentro, ma quella dice:
Vuoi scopare cos, dolcezza? Sei poco raffinato!. In men che non si dica si cava un occhio, di vetro, si
capisce: mi fa vedere quel buco rosso e dice estasiata: Ora fa pure!.
Per qualche secondo tutti respirano pesantemente senza parlare. Ma poi scoppia il putiferio: Maiale
schifoso! Vallo a raccontare a tua nonna! Porco maledetto! Mi hai fatto tornare su il pranzo! A te, te
lo dovrebbero tagliare!
Quando hanno finito di imprecare, il capo motorista dice con la massima tranquillit: Perch, non era una
buona trovata?.
Un conato di vomito mi serra la gola. Mi pare di vedere sul compensato del soffitto una faccia scontornata,
pallida e gonfia con lorbita rossa spalancata. possibile che esistano cose del genere? possibile inventare
simili oscenit? Frenssen esagera, come al solito?
Sono ancora nella cuccetta quando riemergiamo. Dapprima avverto, in tutto il corpo, soltanto un lieve
fremito, poi la stessa sensazione che si ha quando, dinverno sul ghiaccio, lautomobile sbanda coi pneumatici
posteriori. Di colpo il locale barcolla e sento la prima zampata dacqua abbattersi su di noi. Ci risiamo, il ballo
riprende.
Chiasso in camera di manovra: il capo bestemmia per i rovesci che gli vengono addosso dalla torretta.
LUNED. C lavoro per linfermiere. Alcuni uomini si sono fatti male: contusioni, dita schiacciate,
ununghia viola, qualche ematoma. Uno volato dalla cuccetta, un altro stato sbattuto contro le valvole. Un
marinaio finito con la testa contro lo scandaglio acustico, ha un brutto taglio.
Un bel pasticcio! Speriamo che linfermiere sia allaltezza della situazione, se no tocca a me! dice il
Vecchio.
Io mi sono fatto un taglio nel palmo della mano sinistra. Non rimarginer finch continua a entrarci lacqua
di mare. Questa broda salmastra ci corrode e ci divora pezzo per pezzo. Al diavolo!

MARTED. passata una settimana e mezzo da quando cominciata la burrasca. Pi di dieci giorni di
torture e pene.
Nel pomeriggio salgo sul ponte. Il cielo stracciato aggredito dalle onde, con sempre nuove, furibonde
sortite. La massa dacqua sembra volersi staccare disperatamente dal fondo. Ma per quanto le onde

simpennino e si accavallino, la forza di gravit le trattiene e le fa ricadere.


La velocit con cui le onde ci investono ci toglie il fiato. I marosi non hanno pi creste di schiuma, la
tempesta gliele strappa sul nascere. Lorizzonte completamente sparito nel furore degli elementi. Non resisto
pi di mezzora. Ho le mani rattrappite e lacqua mi cola lungo la spina dorsale, fin dentro ai calzoni.
Sono appena rientrato, che il sommergibile rimbomba sotto una mazzata tremenda che fa cigolare le
ordinate.
MERCOLED, prima di pranzo. Mi siedo accanto al comandante sulla cassa nautica. Dalla plancia giungono
bestemmie e imprecazioni. Poich non cessano, il comandante si alza, sattacca alla scaletta e schivando uno
scroscio dacqua, domanda che diavolo stia succedendo.
Il sommergibile scarroccia a sinistra, si fa fatica a tenerlo in rotta! risponde il timoniere.
Non il caso di agitarsi tanto! grida verso lalto il comandante. Si ferma accanto al portello, poi torna gi
e si piega sul tavolo nautico. Poco dopo fa chiamare il sottufficiale di rotta. Io non afferro che: inutile
troppo frenata.
Il comandante riflette per qualche attimo, poi, attraverso il citofono, impartisce lordine: Pronti per
limmersione!. Il sottufficiale in camera di manovra, che finora se ne era stato rannicchiato, stanco e
svogliato, sui tubi di allagamento, scatta in piedi, pieno di zelo, sospirando di sollievo. Il direttore compare e d
le istruzioni del caso. Tutta un tratto non si sente che il gorgoglio dellacqua nella sentina e i colpi delle onde,
amplificati dallimprovviso silenzio. Un getto dacqua scroscia dalla torretta: scendono bagnate fradice le
vedette della plancia. Subito due del gruppetto occupano i posti ai timoni di profondit, dallalto arriva lordine
di allagare gridato dal primo ufficiale di guardia.
Ci appruiamo rapidamente, lacqua nella sentina fruscia, scorrendo in avanti. Un ultimo colpo violento
investe la torretta, ma quello successivo gi pi smorzato, poi il mare ci passa sopra senza pi incontrare
resistenza. Brusio, gorgogli, poi silenzio.
L'improvvisa calma ci inebetisce. Il silenzio si frapposto tra noi e il fragore come un potente muro isolante.
La faccia del primo ufficiale di guardia sembra lessata. Ha le labbra esangui e gli occhi infossati. Sugli
zigomi si sono formate crosticine di salsedine. Tirando su con il naso si toglie dal collo lasciugamani di
spugna zuppo.
Lindicatore di profondit segna meno quaranta metri, ma la lancetta non si ferma: cinquanta, sessanta
Evidentemente oggi dobbiamo scendere ancora pi gi, per stare in pace. Solo a oltre sessantacinque metri il
direttore di macchina bilancia il sommergibile e lo ferma in posizione zero. Nella sentina lacqua corre; a
poppa e ritorna a prua fermandosi a poco a poco, finch lo sciabordio cessa. La lattina che rotolava avanti e
indietro sul pavimento ora non si muove pi.
Il primo ufficiale di guardia si accascia sulla cassa nautica con le mani sbiancate dallacqua, penzoloni fra le
ginocchia, troppo stremato per togliersi subito gli indumenti bagnati.
Sessantacinque metri dacqua sopra di noi! Adesso siamo al sicuro dalle batoste del mare come nellangolo
morto dei tiri dartiglieria. Il mare stesso ci protegge dalla sua violenza.
Il comandante si rivolge a me: Non occorre pi che sattacchi!. Solo ora mi accorgo di essere ancora
aggrappato a un tubo.
Il cameriere di bordo porta le stoviglie per la cena e inserisce i listelli fermapiatti.
Tolga i fermapiatti! lo investe il direttore di macchina, strappandoli personalmente, con furia.
Il pane che il cameriere di bordo porta in tavola reso quasi immangiabile dallumidit. Il cuciniere ha
staccato giorno per giorno la muffa verde dalla crosta, ma non stato sufficiente: la mollica verdastra come
gorgonzola, con depositi gialli che seminano zolfo.
Il direttore dice: Non denigriamo la muffa, per piacere. La muffa salute!. E subito, addirittura in estasi:
La muffa un prodotto della natura, non meno nobile dei fiori! Proprio qui dentro, dovremmo rallegrarci di
tutto ci che cresce e prospera!.
Con una pazienza da cesellatori, cerchiamo di smarginare i pezzi centrali, relativamente intatti, dalle grosse
fette. Di unintera forma di pane non rimane che un pezzo, pi piccolo del pugno di un bambino.
Arte dopolavoristica cos definisce la nostra attivit, il comandante sdegnato. Ma il secondo ufficiale di
guardia sostiene che divertente tagliuzzare il pane e modella, con ostentato zelo, stelle irregolari dalla grigia
mollica, racconta di marinai che si sono nutriti per mesi interi di vermi, escrementi di topi e briciole di biscotti.
Le sue storie sono particolareggiate, come se le avesse tutte vissute di persona.
Ma certo, vecchio mio, lo interrompe il direttore lo sappiamo, era quando faceva il secondo di bordo con
Magellano, nel Pacifico, dove lui vogava con la ferma intenzione di dare il proprio nome a uno stretto, quel
fanatico. Me lo ricordo. Chiss che vitaccia!
Dopo pranzo riparo a prua. Il chiasso arriva fino allalloggio sottufficiali: nel locale di prora giocano a carte:
Ventiquattro! Fiori mangia tutto!. I pugni fanno sobbalzare il tavolo.

Entra Dunlop, tiene tra le mani la custodia della fisarmonica, come fosse una bara da bambino. Si guarda
intorno con aria compunta e comunica, in termini sbrigativi, che mezza dozzina di bassi della sua fisarmonica
si sono inceppati a causa dellumidit.
Dunque lurtone non lha sfasciata.
E tu suona lo stesso, faremo finta di niente!
Pressato da tutte le parti Dunlop si mette in posizione su una cuccetta e tira il mantice del suo strumento, poi
accenna una serie di improvvisazioni e infine si esibisce con un brano virtuosistico, mentre gli altri continuano
a giocare, rischiando di spaccare il tavolo con i pugni.
Una canzone! grida il motorista Fackler sovrastando il bailamme.
Le donne del deserto
hanno tette di due metri.
I signori son pregati
di non calpestargliele

La musica affoga nelle urla. Gli uomini perdono linteresse per il gioco e ammucchiano le carte al centro del
tavolo. Il canto si trascina per un po confuso, prima di raggiungere laccordo. Poi Dunlop canta in falsetto:
O Ranzo was no sailor,
He shipped on board a whaler.

Sopra, il mare bavoso, le creste che si frangono, qui da basso i marinai che cantano, le braccia appoggiate
larghe sul tavolo. Sono tentato di toccarli per convincermi della loro realt fisica.
GIOVED. Kaputt! Sfinito. La burrasca non diminuisce. Sollievo soltanto verso sera, quando per la mancanza
di visibilit, il comandante ordina limmersione.
A poco a poco la calma ritorna a bordo. Accanto alla paratia, il berlinese smonta un binocolo nel quale
penetrata lacqua.
La cabina del radiotelegrafo vuota, il marconista nellattigua cabina dascolto. La cuffia in testa, gira con
movimenti pigri la manopola dellidrofono.
Nellalloggio ufficiali il primo ufficiale di guardia indaffarato, naturalmente, con le sue cartellette colorate.
alle prese con una perforatrice; che buffo, abbiamo pure questo arnese a bordo. C anche un temperalapis a
manovella: a quanto pare siamo attrezzali come un vero e proprio ufficio. Per fortuna questa volta il primo
lascia in pace la macchina da scrivere.
Il direttore di macchina sta guardando delle foto. Il suo secondo devessere in sala macchine. Il comandante
sonnecchia.
Di punto in bianco il direttore dice: A casa avranno gi la neve!.
Neve?
S, probabile, siamo ormai a novembre inoltrato osserva il comandante. Che strano, sono anni che non
vedo la neve.
Il direttore ci mostra le foto: paesaggi nevosi, figure nere nel bianco: lui con una ragazza. Colline con solchi
di sci, in primo piano a sinistra un pezzo di staccionata. Attorno ai paletti la neve si sciolta.
Guardando lultima foto mi ritornano immagini del passato. Il villaggio nellErzgebirge prima di Natale.
Lintimit delle stanze calde, col soffitto basso. Le mani infaticabili che trasformano, con tanti coltelli e bulini,
il dolce legno di abete in nuove statuine per i vari ripiani della grande piramide natalizia ruotante o per il
presepe meccanico. Sento il profumo del legno, il calore della stufa. L'odore di vernice e colla, laroma
dellacquavite nellampia coppa in mezzo al tavolo, la chiamavano maneggio poich tutti ci giravano
attorno. Il profumo di chiesa dei bastoncini dincenso, che usciva a nuvolette azzurrognole dalle bocche tonde
dei nanerottoli di ceramica, o dalle figurine dei minatori coi grembiuli di pelle nera, o dalle statuine che
raffiguravano Rbezahl, il selvaggio e burlone genio tutelare delle saghe nordiche. E fuori la neve,
scricchiolante nellaria gelida, che mordeva le narici a ogni respiro. Il tintinnio delle slitte a cavalli, gli sbuffi di
fiato degli animali, bianco nella luce delle lanterne. Langelo scintillante fra i cuscini di muschio, dietro ogni
finestra
Gi fa il Vecchio. Ho quasi nostalgia della neve!
Il direttore mette via le foto.
Il comandante fa anticipare la cena. per il secondo ufficiale di guardia dice. Perch mangi in santa
pace.
Non appena il secondo ha ingoiato lultimo boccone, arriva lordine di emergere.
I miei muscoli si irrigidiscono allistante.

Nel pieno della notte si fermano le macchine. Balzo a sedere sulla cuccetta, mezzo addormentato, in testa
ancora il rumore dei motori. Una sola lampada accesa nellalloggio. Nella camera di manovra qualcuno
impartisce ordini, a voce bassa, come si trattasse di una congiura. Il sommergibile si apprua, il cono di luce
dellunica lampada accesa si arrampica sulla paratia. Le onde che battono contro il sommergibile suonano
come colpi dati coi palmi delle mani su un telone, molto teso. Poi, silenzio; improvvisamente si sente il respiro
pesante degli uomini nel sonno.
Arriva qualcuno dalla camera di manovra. Frenssen lo blocca: Che c?.
Boh?
Avanti, non fare il fnto tonto, racconta cosa succede.
Niente di speciale. Non c pi visibilit. Tutto nero come nel culo di un orso.
Sloggia! lo dimette Frenssen.
Mi risistemo nella cuccetta e mi riaddormento, con un grande senso di benessere.
Verso le due, mi sveglio ancora. Fa molto caldo. Le macchine sono ferme, il tanfo del carburante penetrato
nellalloggio. I ventilatori ronzano. Mi stiracchio voluttuosamente. La cuccetta non dondola pi. Sento il
beneficio fin nella pancia.
VENERD. Il comandante ordina di riemergere soltanto dopo colazione. A quaranta metri il sommergibile
scosso dalle correnti sottomarine. Presto trascinato nei vortici e poco dopo i primi frangenti battono contro la
torretta. Lacqua che entra copiosa, riempie presto la sentina.
Le onde devono aver cambiato direzione di nuovo. Pur avendo mantenuto la rotta anche sottacqua, il
sommergibile sinclina adesso soprattutto sul fianco sinistro, e vi resta precariamente in bilico.
Infatti, il sottufficiale di rotta annuncia che il vento girato a dritta, adesso soffia da ovest sudovest.
Col mare di traverso, non ce la faremo a lungo! osserva il comandante.
A pranzo invece, mentre cerchiamo disperatamente di non farci sbalzare dai nostri posti, tenta di tirarci su il
morale: s, daccordo, adesso il mare un po antipatico, ma fra poco il vento girer, prendendoci di poppa e
tutto andr per il meglio.
Il fragore delle onde contro linvolucro dacciaio si fa invece sempre pi furioso.
Tutto dun tratto il sommergibile si appoggia interamente sul fianco sinistro. Vengo catapultato dal mio
sedile, gli scaffali dei libri si rovesciano, quanto si trovava ancora sul tavolo, fra i fermapiatti, rovina a terra. Il
Vecchio si puntellato a piedi in avanti, come per frenare uno slittino. Il direttore di macchina finito sul
pavimento. Restiamo tutti, per alcuni minuti, in posa per una foto senza flash. Pare che il sommergibile non si
voglia pi raddrizzare. Dio mio, non ce la fa! Questa la fine!
Ma dopo qualche attimo il locale ritorna orizzontale. Il direttore emette il respiro trattenuto, fischiando come
una sirena. Il Vecchio si issa al rallentatore sul divano e dice: Salute!.
Nel locale di prora qualcuno urla. Non c un uomo fermo. Vorrei sedermi a terra. Adesso cincliniamo a
dritta. Il fragore cresce. Santo cielo, come fanno a resistere, gli uomini in coperta?
Fingo di leggere. Nella mia testa frullano i pensieri: il sommergibile sopporta questo e altro, ha detto il
comandante. adatto al mare pi di qualsiasi altra nave. La chiglia a zavorra, larga un metro, alta mezzo metro,
piena di barre di ferro. Tutto il peso in basso, in alto c soltanto la torretta che leggera, niente
sovrastrutture. Il baricentro del peso al di sotto del baricentro della forma. Nessunaltra imbarcazione
altrettanto stabile.
Cosa legge? mi domanda il Vecchio.
Un libro sui velieri!
Ah, fa lui col veliero in una vera burrasca quella s che unesperienza da fare! Qui invece non ci si
accorge di niente.
Grazie tante! mi viene da dire.
In un momento in cui il locale sta di nuovo inclinandosi tutto a sinistra, voglio andare a vedere il clinometro,
in camera di manovra. Il pendolo oscilla a sinistra e si ferma sul cinquanta; quindi il sommergibile si inclinato
di cinquanta gradi. Il pendolo sembra inchiodato sul cinquanta: invece di raddrizzarsi, il sommergibile resta in
bilico in questa posizione eccessivamente inclinata. Una seconda ondata deve averlo investito, ancora prima
che si potesse riprendere dallurto della prima. Ora il pendolo oscilla ancora di pi a sinistra segnando sessanta,
per un attimo addirittura sessantacinque gradi.
Il comandante mi ha raggiunto: impressionante dice alle mie spalle. Per deve considerare che il
pendolo oscilla in eccesso, a causa del suo peso specifico! Cosa deve succedere ancora perch il comandante
si scomponga? Dobbiamo finire a chiglia in su?
Gli uomini di turno nella camera di manovra si sono messi le incerate. La sentina deve essere svuotata a
intervalli brevissimi. A me sembra che la pompa non smetta mai.
Appare il sottufficiale di rotta, cammina come uno che s spezzata una gamba.

Allora? chiede il comandante.


Lo scarrocciamento si calcola sulle quindici miglia marine dalla mezzanotte.
Sesprima pure con pi sicurezza. E per me, il comandante aggiunge a bassa voce: Lui sempre
prudente, ma alla fine i suoi calcoli si rivelano esatti, quasi al millimetro.
Arriva un radiomessaggio. Il comandante prende il quaderno; leggo anchio: Causa condizioni di tempo
avverse impossibilitato raggiungere zona di operazione entro termine prestabilito. UT.
Lo copiamo e lo emettiamo con la nostra sigla dice il comandante. Si alza e sfruttando abilmente
unimpennata del sommergibile, barcolla verso prua. Ritorna subito con una carta mezzo aperta, che stende sul
tavolo nautico.
Qui sta lUT, pi o meno sulla nostra rotta, e qui siamo noi. Vedo che fra i due punti ci sono alcune migliaia
di miglia manne. Il comandante si acciglia: Se si tratta della stessa depressione, allora buonanotte! Devessere
un fronte estesissimo e senza la minima voglia di spostarsi rapidamente.
Ripiega con cura la carta e sposta la manica del maglione per controllare lorologio. ora di cena dice,
come fosse la conclusione che ha tratto dal radiomessaggio e dai propri calcoli.
Quando appare a tavola sgrano gli occhi: si messa lincerata. Anche gli altri lo guardano come un
marziano. Quasi non gli si vede la faccia, tanto imbacuccato.
A cena, tute cerate. Per la minestra mormora, ghignando sotto la visiera, fra il collo alzato della giubba e
la tesa del cappello abbassata.
Ebbene, signori, fa con impazienza niente fame? Eppure oggi il cuciniere ha superato se stesso:
minestra, con questo tempaccio!
Impieghiamo qualche tempo per scioglierci dallincantesimo; infine ci arrampichiamo, come bambini
ubbidienti, nella camera di manovra e indossiamo le tute impermeabili. Mi viene da pensare al gruppo del
Laocoonte nel vedere le contorsioni e gli avvitamenti che gli ufficiali e il direttore di macchina devono
compiere per infilarsi nelle loro tute umide.
La nostra mascherata ha reso il comandante pi che mai giulivo. Un tonfo nel corridoio: il cameriere di bordo
finito lungo disteso sulla pancia. Fra le mani sollevate sopra la testa, regge la zuppiera, dalla quale non s
versata neanche una goccia.
sempre inappuntabile dice tranquillo il comandante e il direttore di macchina annuisce, con rispetto.
Che numero! E senza allenamento! Notevole!
Il secondo ufficiale di guardia distribuisce la minestra di patate, carne e verdura. Io intanto lo reggo tenendolo
per la cintura della sua incerata. Ci nonostante lintero contenuto del secondo mestolo finisce accanto al
piatto.
Accidenti!
Il direttore contribuisce ad allargare la pozzanghera di minestra sul tavolo aggiungendovi met della sua
razione. I pezzetti di patata navigano nella broda brunastra, fra i listelli fermapiatti, come blocchi di ghiaccio
partoriti da un iceberg. Dopo un altro rollio restano solo i pezzetti di patata, la broda passata sotto i
fermapiatti e si rovesciata in grembo al comandante e al direttore di macchina.
Il comandante ci guarda trionfante: Che vi avevo detto?. Sembra addirittura ansioso di ricevere un altro
getto di minestra addosso.
La risatina chiocciante del secondo ufficiale di guardia bruscamente interrotta da un colpo sordo. Il ghigno
compiaciuto si spegne sulla faccia del comandante, per fare posto a unespressione vigile. Il direttore salta in
piedi, per permettergli di passare, e in quel momento gridano dalla camera di manovra: Si e rovesciata la cassa
nautica!.
Quattro uomini fanno una fatica bestiale per rimettere al suo posto la pesantissima cassa dacciaio.
Il comandante sbigottito. Mormora: Roba da chiodi. Da quando stata messa l, la cassa non s mai
spostata di un millimetro!.
Gi, a casa non lo crederebbe nessuno dice il direttore. Non hanno idea della vita che facciamo.
Bisognerebbe dargliene una dimostrazione pratica, alla prossima licenza: mesi senza radersi n lavarsi, mai
poter cambiare la biancheria, a letto con gli stivali e la tuta di pelle puzzolente, mangiare con le ginocchia
puntate contro il tavolo e trovarsi gli spinaci sulla tovaglia anzich nel piatto
Sinfila un paio di bocconi fra i denti e completa il progetto:
E quando suona il telefono, urlare come un cretino allarme!, rovesciare il tavolo e schizzare alla porta.
SABATO. Le folate irregolari sono diventate tempesta costante, che ci attacca senza sosta, di fronte. Lintera
atmosfera un unico turbine sotto il quale la terra, con le acque dellAtlantico, gira in senso opposto.
Il tracciato del barografo descrive una ripida discesa.
Vorrei sapere dice il Vecchio come riescono gli inglesi a tenere uniti i loro convogli con questo mare. E
quelli sui cacciatorpediniere: loro s che se la passano maluccio!
Nel pomeriggio mi travesto da foca, con la muta di gomma e salgo in coperta. Aspetto sotto il portello che

lacqua dellultimo scroscio defluisca, poi esco. Richiudo velocemente il portello e attacco il gancio della mia
cintura di sicurezza al primo sostegno che trovo.
Le gole fra le onde sono piene di vapore acqueo. Dalle creste il vapore si solleva a spruzzi, per essere subito
stracciato. Pi in l non si distinguono le singole creste, il mare sembra una distesa di lana arruffata. Le onde
che sinnalzano trasversalmente contro il parapetto del ponte, sono color verde-cupo, screziato di schiuma
bianca.
A poca distanza dalla prua i flutti si inarcano come il dorso di una gigantesca balena. Le onde crescono,
perdono la linea tondeggiante, diventano un muro. Il muro si fa concavo e si piega, verde e vitreo, sopra di noi.
Adesso la prua vi si infilata. Non ha pi il secondo ufficiale di guardia ha appena aperto la bocca che
londa enorme si abbatte sulla torretta, con un colpo tremendo. Il sommergibile si accascia sul fianco.
Non ha pi senso il secondo riesce a finire la frase dopo qualche minuto.
gi successo che intere squadre di turno in torretta, siano state spazzate via dal mare, senza che in
sottocoperta se ne accorgessero. Alla violenza di certe masse dacqua neanche le cinture di sicurezza reggono.
Devessere spaventoso, annaspare nel mare, imprigionati dagli indumenti pesanti e vedere il sommergibile
allontanarsi, vederlo rimpicciolire e scomparire, infine, dietro le creste delle onde. Vorrei vedere la faccia di
chi scopre per primo che lintera squadra di vedetta sparita e che il sommergibile sta avanzando alla cieca in
mezzo alla tempesta.
Andiamo molto adagio. Una maggiore velocit sarebbe troppo rischiosa con il mare cos grosso, potremmo
finire sotto come niente. A qualcuno gi capitato: dopo aver infilato unonda, qualche sommergibile ha preso
londa successiva, con lo stesso angolo di pendenza con cui era sceso dalla cima di quella precedente, ed
finito sparato a trenta, quaranta metri sotto il mare, con gli uomini sul ponte che a momenti annegavano. E se in
un incidente del genere entra troppa acqua dalle prese daria dei motori, il sommergibile pu anche affondare.
Per fortuna il nostro direttore di macchina un uomo prudente. Sar certamente nella camera di manovra,
per poter intervenire appena necessario. A volte temo seriamente che la nostra spinta di galleggiamento non sia
sufficiente per tenere a galla il sommergibile, in questo mare infuriato. Nonostante il portello chiuso potrebbe
per esempio entrare troppa acqua sottocoperta, acqua che non si riuscirebbe a pompare fuori abbastanza
rapidamente.
Il secondo ufficiale gira verso di me la faccia arrossata: Vorrei poi sapere se ci spostiamo sul serio, sulla
superficie del mare!.
Un attimo dopo grida: Attenzione a prora!. Significa che dobbiamo di nuovo piegarci e trattenere il
respiro.
Le ultime cose che vedo sono il secondo con la bocca spalancata e la montagna verde che si erge da sinistra,
davanti a noi; vedo una zampaccia bianca ferma sopra di noi per pochi secondi, poi si abbassa con un boato
sulla coperta che cede, sprofondando sotto il colpo spaventoso. Gi la testa! Una valanga dacqua sommerge
interamente la plancia, che cede, sotto i nostri piedi.
Ma adesso la stessa onda solleva il sommergibile. La prua esce tutta dallacqua, spingendosi per alcuni
attimi nel vuoto, finch londa non ci fa precipitare. I vortici dellacqua, che rifluisce schiumeggiante dalle
bisce, quasi ci strappano le gambe.
Mimmagino pugni di gigante che scuotono il sommergibile, lo fanno cadere, lo riafferrano al volo e lo
agitano in un ritmo frenetico buttandolo via, riprendendolo, senza sosta.
Merda! impreca il secondo ufficiale di guardia. Quando unaltra onda sta scemando, apre il portello e
grida, verso linterno: A comandante: visibilit fortemente ostacolata da onde altissime. Possiamo prendere la
rotta per trecento gradi?.
Dal portello esce per qualche attimo la musica della radio, poi una voce risponde: Va bene, andate per
trecento gradi!.
Andare per trecento gradi! ordina allora il secondo al timoniere. Con lentezza il sommergibile vira, fino a
prendere le onde obliquamente, da poppa.
Adesso dondola come un cavalluccio di legno. Le onde sollevano la poppa, si gettano infuriate contro la
torretta e si disfano in un rabbioso ribollire. La prua sinclina profondamente, sinfila nellonda che arriva, se
ne libera, resta come sospesa fra due creste. Tutto attorno il mare un unico calderone bianco, nel quale si
buttano a capofitto sempre nuove onde verdi.
Rotta per trecento gradi sentiamo la conferma del timoniere e il portello si richiude. Via cos.
La pelle del viso mi brucia, se la sfioro con la manica. Non so quante frustate mi hanno colpito la faccia.
Ogni battito delle ciglia una fitta di dolore. Le palpebre sono gonfie il doppio del normale, c da
meravigliarsi che riesca ancora a vedere. Anche le labbra sono terribilmente gonfie.
Avverto con un cenno il secondo ufficiale, attendo il riflusso di unaltra cateratta, alzo il portello e scendo
sottocoperta.
Sono terribilmente depresso. Questo martirio mette a dura prova la sopportazione umana.
Il marconista registra gli SOS di diverse navi.

Questo mare spacca i boccaporti di carico e sbriciola perfino le scialuppe di salvataggio.


Il Vecchio ci dipinge tutte le opere di devastazione che la tempesta riesce a compiere, sulle navi di
superficie. Se si guasta il timone o se si perde unelica, allequipaggio non resta che raccomandare lanima a
Dio.
Il fragore del mare, gli scroscioni sulla torretta e lo sciabordio in sentina, fanno da sottofondo musicale ai colpi
sordi e rintronanti della prua che precipita. C da domandarsi come mai questo continuo, terribile andare su e
gi non abbia ancora allentato le giunture dello scafo, non labbia ancora sconquassato. Ma pare che finora non
si sia rotto niente, tranne qualche stoviglia e un paio di bottiglie di succo di mele. Il sommergibile resiste
allinfuriare delle onde, ma la nostra resistenza si sta sgretolando: siamo mal costruiti, non idonei a un
trattamento del genere.
Nella camera di manovra, il sottufficiale di rotta sta scrivendo sul giornale di bordo. Leggo: Barometro
758,8. Vento girato a sud est, forza 11 nelle raffiche. Mare molto mosso da est a sudest.
La scarsit dei radiomessaggi significa che anche gli altri sommergibili combinano poco. Gli sparuti
messaggi che captiamo sono ordini di comunicare la posizione o richieste di ordinaria amministrazione.
Mi viene in mente il brano di Giovent di Joseph Conrad, quando il brigantino Giudea, con un carico di
carbone, diretto a Bangkok, in mezzo allAtlantico, incappa in una tempesta invernale che disintegra la nave a
poco a poco: la murata, le armature, le scialuppe, i ventilatori, il cassero con la cambusa e lalloggio
dellequipaggio. E tutti gli uomini, dal comandante allultimo mozzo, attaccati alle pompe a lavorare senza
requie per la loro stessa salvezza, giorno e notte, legati agli alberi. Ricorder sempre la frase: Avevamo
dimenticato cosa si prova quando si allasciutto.
Adesso questo ricordo mi conforta: il mare non ci sommerger, nessuna imbarcazione resistente quanto il
nostro sommergibile.
DOMENICA. Prima

di compiere qualsiasi gesto, devo lottare con me stesso: farlo o non farlo?
la mancanza di sonno che ci strema pi di tutto il resto. Riusciamo a riposare sul serio soltanto quando il
comandante ordina limmersione, per mancanza di visibilit. Immersi, in equilibrio, non si sentono quasi pi i
soliti discorsi. Le carte dello scopone restano al loro posto. Tutti cercano di dormire per quelle poche ore che ci
sono concesse sottacqua.
Ogni volta il silenzio, insolito, ha un non so che di sinistro. Quando, distrutti dalla stanchezza, tutti dormono
immobili nelle cuccette e sul pavimento, il sommergibile sembra abbandonato dallequipaggio.
LUNED. Riesco

ancora a trovare lo slancio necessario per scrivere sul mio taccuino:

Impossibile apparecchiare. Tutto inutile. Immersione verso le due, che meraviglia: restiamo sottacqua.
Infiammazioni e irritazioni di ogni genere. Foruncoli fastidiosissimi. Croste purulente. Pomata di ittiolo come
cura universale.
MERCOLED. Il vento gira a sud est. di nuovo cresciuto a forza 11. Mare molto grosso da est a sudest.
Barometro scende fortemente scrive il comandante sul giornale di bordo.
In camera di manovra, il sottufficiale di rotta si puntellato a gambe larghe contro il tavolo nautico. Quando
cerco di sbirciargli sopra le spalle, mi rivolge la faccia corrucciata e grugnisce: Dieci giorni senza
rilevamenti! E questo con il mare e il vento che ci spostano continuamente!.
Tira su con il naso con un rumore che assomiglia a un raglio. Con la matita indica lunghe strisce di carta,
riempite di fitte colonne di cifre minuscole e spiega: Ho messo insieme i coefficienti empirici. Se mi basassi
sui calcoli teorici andrei a finire chiss dove. Ho calcolato di quante miglia il vento e il mare ci spostano in un
certo numero di ore, con le macchine che vanno al minimo, con un angolo di trenta gradi, contromare.
Una cascata dacqua irrompe dal portello e non capisco il resto delle sue parole. Mi siedo con un balzo sulla
cassa nautica e faccio appena in tempo a tirare su i piedi. Lacqua corre verso di me, sciabordando sulle lastre
del pavimento, poi va verso sinistra.
Il sottufficiale di rotta guazza nellacqua come un bambino capriccioso. Chiss, forse quello che ci vuole per
smorzare la sua ira.
GIOVED. Allalba il sottufficiale di rotta vuole fare un altro tentativo di rilevamento. Infatti la visibilit
leggermente migliora t a . Il cielo si apre qua e l e appare qualche stella. Si distingue abbastanza bene

lorizzonte, quando non lo copre il dorso di qualche onda.


Ma tutte le volte che si appresta al rilevamento arriva uno sciacquone e il sestante si bagna. Dopo un quarto
dora si arrende:
Un rilevamento impreciso peggio che niente! dice, tornando gi. Pensa di riprovarci al tramonto.
Sembra che il mare si stia placando. Verso le undici, mentre di turno il secondo ufficiale di guardia, il
sottufficiale di rotta viene chiamato di sopra. Pare che ogni tanto un raggio di sole migliori la visibilit.
Probabilit di rilevamento col sole! passo la voce allalloggio dei sottocapi. Il sottufficiale di rotta
devessersi addormentato. Lo vado a svegliare, lo scuoto: Possibilit di rilevamento col sole!.
Kriechbaum si tira su di soprassalto. Non uno scherzo?
Ma no!
Scompare dubbioso nella camera di manovra. Poco dopo vedo che si arrampica in plancia.
SABATO. Alle sei e quaranta del mattino avvistiamo una nave a poppa, verso sinistra. Il vento soffia con forza
da otto a nove, il mare a forza otto, la visibilit pessima. Lodevoli le vedette, che sono riuscite a scorgere la
nave in questa informe massa grigia. Deve trattarsi di un solitario che zigzaga ampiamente.
Siamo fortunati: la nostra posizione ottima, rispetto allombra grigia che spunta solo ogni tanto da dietro
unonda spumeggiante, per scomparire subito per lunghi attimi.
Probabilmente si crede pi veloce di quanto sia. A occhio e croce non fa pi di quattordici nodi! Dovrebbe
proprio compiere unaccostata per sfuggirci dice il Vecchio. Avviciniamolo ancora, non pu vederci con il
tempo in queste condizioni.
Dopo appena dieci minuti il comandante ordina l'immersione.
I siluristi si precipitano ai posti di combattimento. Ordini ai macchinisti, ai timonieri, poi: Pronti al lancio tubi
uno e tre!.
Il comandante pretende di poter lanciare i siluri con questo mare? Si vede che punta tutto su una carta: o la va
o la spacca.
Senza traccia di emozione il comandante dice: Velocit nemico quattordici. Rilevamento cento. Distanza
mille.
Il primo ufficiale di guardia annuncia, anche lui con tono indifferente, che i tubi sono pronti.
Improvvisamente, il Vecchio comincia a bestemmiare come un carrettiere e fa ridurre la velocit,
probabilmente per vincere le vibrazioni del periscopio.
Il ronzio del motorino del periscopio smette solo per qualche brevissimo istante. Il Vecchio fa del suo meglio
per tenere docchio la nave in superficie. Aziona il periscopio perch emerga maggiormente. Non corre un
grande rischio, col mare cos agitato. Chi, dellaltra nave, potrebbe sospettare lattacco di un sommergibile, in
un simile inferno di acqua e vento?
Dalla torretta il comandante comunica: Almeno diecimila tonnellate. Unartiglieria coi fiocchi, a poppa.
Accidenti alle raffiche di pioggia!.
Niente da fare! aggiunge dopo qualche minuto, poi ordina: Emergere!. Il direttore reagisce
fulmineamente. La prima grossa onda che ci investe mi manda dritto attraverso la camera di manovra, riesco ad
attaccarmi, senza danno, al tavolo nautico.
Il comandante mi chiama in coperta.
Basse, pesanti cortine di nubi e pioggia attorno a noi. Della nave nemica neppure lombra. scomparsa nel
grigiore.
Attento! mi avverte il Vecchio, allarrivo di unonda verdecupo; quando passata mi grida in faccia:
Non pu averci visti!.
Ordina linseguimento nella presunta direzione della nave. Cosa che ci costringe a prendere le onde
frontalmente ad alta velocit. Lacqua ci sferza la faccia. Dopo dieci minuti ne ho abbastanza e scendo,
accompagnato da uno scroscio dacqua. Il direttore deve far pompare in continuazione. Inutile, dice, dopo
una pausa quello ormai se n andato!
Sfidando le docce dallalto, ficco la testa nella torretta. Il timoniere oggi il piccolo Benjamin. Un ragazzo in
gamba; deve deviare parecchio per mantenere la rotta prescritta. Anche senza veder arrivare le onde, avverto lo
spostamento della prua sotto la pressione dellurto. Il portello stato richiuso, ora con la plancia si comunica
soltanto attraverso il tubo portavoce.
Il Vecchio ordina limmersione per i rilevamenti acustici. Non vuole arrendersi. Gli uomini scendono dalla
torretta, rossi come gamberi.
Caliamo a quaranta metri. Silenzio di tomba. Soltanto lacqua della sentina sciaborda perch dondoliamo
ancora. Tutti, tranne le due vedette che hanno preso posto ai timoni di profondit, guardano lidrofonista, ma
lui, per quanto giri le sue manopole, non capta alcun segnale. Il Vecchio ordina di dirigersi per sessanta gradi.
Dopo mezzora riemergiamo. Il Vecchio si rassegnato? Salgo in coperta con la squadra del sottufficiale di
rotta. Il comandante tesi a gi.

Nessuno, tranne forse qualche naufrago, ha mai visto onde come quelle che ci stanno investendo. Lo scafo
talmente sommerso, da avere limpressione di trovarci su una zattera.
Un vero tritacarne urla il sottufficiale di rotta. Attenzion e . una volta uno si Non pu terminare la
frase, perch unaltra onda sta per venirci addosso. Mi appiattisco contro il parapetto e abbasso la testa: un
colpo feroce sulle spalle, il solito strappo alle gambe.
Quando lacqua rifluisce il sottufficiale di rotta riprende a parlare, con il tono di prima: fratturato tre
costole, gli si si strappata la cintura di sicurezza, stato sbattuto a poppa., dritto filato contro la mitraglia, e
gli ancora andata bene!.
Dopo altre tre onde si volta, toglie il coperchio dal tubo portavoce e grida: A comandante: visibilit zero!.
Il comandante ha piet di noi, ci immergiamo. Seguono altri rilevamenti acustici senza risultato.
Vale la pena di togliersi la roba bagnata? I timonieri si sono tenuti in testa perfino il cappello e mezzora pi
tardi si ha la conferma della precauzione: il comandante ordina di riemergere.
La nostra unica chance che laltro cambi rotta con un ampia virata, perdendo il suo vantaggio dice.
Per trenta minuti buoni il Vecchio sta seduto immobile, la fronte corrugata e gli occhi socchiusi. Poi si alza con
uno scatto che mi fa sussultare. Deve aver sentito un rumore, fuori.
al portello ancora prima che dalla coperta giunga lannuncio che la nave di nuovo in vista.
Nuovo allarme, nuova immersione.
Il Vecchio nella torretta, incollato alloculare del periscopio. Nel brusio del mare lo sento imprecare, poi:
Eccola!.
Restiamo bloccati, immobili come statue, aspettando ulteriori informazioni, ma non arriva pi niente.
llimprovviso il Vecchio bestemmia, non riesce pi a vedere niente. Seguono ordini ai timonieri. E ora (sono
certo di aver sentito giusto?) il Vecchio ordina avanti a tutta forza. Con questo tempaccio?
Passano tre o quattro minuti, poi: Scendere subito a sessanta metri!. Ci guardiamo allibiti. Il sottufficiale di
turno costernato.
Che significa?
Il Vecchio ci toglie dallincertezza. Scendendo, comunica: inaudito, ma quelli ci hanno visti! Puntavano
dritto contro noi per speronarci. Disgraziati!.
Cerca inutilmente di domare la sua collera. Incazzatissimo sbatte a terra un guanto. Questo dannato
tempaccio porca-miseria-fottuta!
Spompato dallo sfogo si siede sulla cassa nautica e cade in una profonda apatia.
Non so cosa fare. Riesco soltanto a pensare: speriamo che non ci faccia riemergere subito! Sono terrorizzato
allidea di dover nuovamente affrontare la tortura dei muscoli continuamente tesi, il martellare dellincessante
fragore del mare nelle orecchie.
Buonanotte al secchio! mormora Dorian.
DOMENICA. Viaggiamo in immersione. Scommetto che tutti pregano in segreto che duri la pessima visibilit,
sinonimo di immersione, di riposo.
Siamo ormai dei vecchi emaciati, naufraghi scheletriti; eppure da mangiare ce n a sufficienza. Ma chi ha
pi voglia di toccare quel cibo nauseante?
I pi provati sono i motoristi. Sono giorni che non respirano aria pulita. Da quindici giorni non ci si pu
nemmeno pi fermare nel giardino dinverno, sotto il portello. Il comandante ha dato il permesso di fumare
nella torretta, ma appena uno ha tentato di accendersi una sigaretta, il risucchio delle macchine ha spento il
fiammifero.
Perfino Frenssen ha perso la favella. Anche le chiacchierate e i cori, a prua, si sono spenti.
Sono occupati soltanto la cabina dascolto e i posti ai timoni. il turno del sottufficiale di camera di manovra
e dei suoi due marinai, oltre alla squadra dei motori elettrici. Il timoniere, nella torretta, fa fatica a restare
sveglio.
Qualche macchina ronza. Ho smesso da tempo di stabilire quale. Viaggiamo a cinque nodi, meno di un
ciclista, ma molto di pi della velocit che riusciamo a raggiungere in superficie.
La mancanza di un successo pesa sul Vecchio. Si ripiega, di giorno in giorno, sempre pi su se stesso. Non
mai stato un tipo socievole, ma ora quasi inavvicinabile. Sembra depresso, come se il fiasco dellintera
flottiglia gravasse sulla sua coscienza.
Lumidit sottocoperta aumenta ogni giorno.
La muffa in piena fioritura. Ha invaso anche le mie camicie di ricambio. di una specie meno rigogliosa di
quella vellutata che alligna sui salami, ma in compenso si forma a larghe chiazze verdastre. Anche il cuoio
degli stivali coperto da una pellicola verde e le cuccette puzzano di tomba. Basta non usare gli stivali di
gomma per una sola giornata, per trovarli coperti di una crosta di muffa e salsedine.

LUNED.

Se non erro, nell'ultima notte, la violenza della burrasca lievemente diminuita.


Succede regolarmente mi smonta il Vecchio, a colazione. Non c da rallegrarsi. Possiamo anche
capitare in una zona di relativa calma, nel centro della bassa pressione. Ma dopo, il ballo riprende dallaltra
parte.
Sebbene le onde siano sempre alte pi o meno quanto prima, gli uomini sul ponte non ricevono pi tante
frustate in faccia. Ogni tanto riescono perfino a usare il binocolo.
Il portello pu restare di nuovo aperto. Soltanto di quando in quando vi entra uno scroscio dacqua, ma basta
attaccare la pompa ogni quarto dora, per svuotare la sentina. Anche lo straziante urlo del vento sui cavi
dellantenna cessato.
Il mare si muove, sollevato da enormi forze erompenti, da centinaia di vulcani sottomarini.
Sottocoperta, leffetto del mare lo stesso degli altri giorni. La notizia che la burrasca decresciuta ha valore
astratto per gli uomini. Il sommergibile precipita e simpenna come prima.
MARTED. Non devo pi cercare un sostegno, quando attraverso la camera di manovra. Riusciamo anche a
mangiare senza fermapiatti e non dobbiamo pi reggere le scodelle fra le cosce. Il pasto tornato normale:
pancetta con patate e cavolini di Bruxelles. Lappetito cresce mangiando.
Nellalloggio sottufficiali si sviluppa una gara di scoregge i cavolini di Bruxelles! in cui eccelle il capo
Wichmann, che alterna una serie di cannonate rombanti con unaltra di loffie prolungate ma pi smorzate, a
tradimento.
Il berlinese continua a dormire mentre gli altri pencolano fra indignazione e divertito rispetto. Soltanto
Kleinschmidt se la prende: Ma insomma, ficcati un tappo nel culo, puzzone!.
Visto che con questo fetore impossibile dormire, mi alzo. Il cielo, nel tondo del boccaporto aperto,
appena di una sfumatura pi chiara del bordo nero della torretta. Aggrappato al tavolo del sottufficiale di rotta,
aspetto dieci minuti buoni prima di chiedere: Un uomo in plancia?.
S! mi risponde la voce del secondo ufficiale di guardia. Nella camera di manovra semibuia, i miei occhi si
sono abituati alloscurit e riesco a riconoscere subito le vedette.
Bomm ciumm, fanno le onde contro il sommergibile.
Ciumm ciiumm, batte il mare sulla cassa armonica dacciaio. Ogni tanto un frangente spazza la prua e
lantenna emette un sibilo lieve.
Il riflesso di una stella solitaria balugina sulle onde. Mi isso sopra il parapetto per vedere la prua. Lungo le
fiancate del sommergibile, lacqua verde appare come illuminata dal fondo. La sagoma dello scafo si staglia
nitida contro la vitrea trasparenza.
Accidenti alla fosforescenza! impreca il secondo. La luna scontornata dietro una striscia di foschia. Qua
e l luccica una stella e si spegne.
Che buio! borbotta Dorian, poi investe gli altri: Tenete gli occhi aperti, cocchi!.
Quando rientro, verso le ventitr, due marinai stanno pelando patate.
Per farne che? chiedo e alle mie spalle il Vecchio minforma: Frittelle!.
Mi prende sottobraccio e mi trascina in cambusa, si mette alla ricerca di una padella e dello strutto. Un
marinaio porta un catino pieno di patate grattugiate. Il comandante scalda il grasso nella padella, contento
come un ragazzino che ha marinato la scuola, inclinandola, fa scorrere il grasso su tutto il fondo, poi versa la
poltiglia di patate. Il grasso spruzza da tutte le parti, anche sui miei calzoni. Come un chimico piegato sugli
alambicchi il comandante controlla che la pasta si solidifichi e abbrustolisca come si deve.
Fra un attimo la prima pronta! Aspira il profumo a narici dilatate e si mette in posizione. Siamo al
momento decisivo: uno scossone, la frittella vola in aria, si ribalta e ricade buona buona nel tegame, il lato
dorato allins.
Strappiamo ciascuno un pezzo dalla prima frittella pronta e lo leniamo tra le labbra, in attesa che si raffreddi
un pochino.
buona, eh? domanda il comandante. Fa svegliare il cuciniere e lo manda a prendere un paio di latte di purea
di mele.
A poco a poco le frittelle cotte si accatastano sul piatto. quasi mezzanotte: il cambio del turno alle
macchine. Gi si apre il portello e il gigol entra, tutto sporco di nafta. Guarda a bocca aperta il comandante
e sta per svignarsela, ma il Vecchio lo ferma con un Alt! stop! e il gigol si blocca come inchiodato al
pavimento.
Adesso deve chiudere gli occhi e aprire la bocca, il comandante vi infila una frittella di patate, spalmata da
una bella cucchiaiata di purea di mele, che finisce in gran parte sul mento del gigol esterrefatto.
Dietro front! Sotto il prossimo!
La procedura si ripete sei volte, poi tocca alla squadra che prende servizio. La nostra scorta presto esaurita.
Lavoriamo a turno, gi traspare il fondo della bacinella.

La prossima razione per i marinai!


Alluna il comandante si stiracchia, con la manica si asciuga una goccia di sudore sulla fronte. Su, la
finisca! ordina, mettendomi sotto il naso lultima frittella.
MERCOLED. Nel pomeriggio monto la guardia col secondo turno. Il mare ha cambiato aspetto,
completamente. Non pi montagne migranti con lunghi pendii sopravvento e ripidi dirupi sottovento;
l'ordinata falange delle onde si trasformata in un caotico groviglio che vibra con scosse aritmiche. Enormi
masse dacqua turbinano in tutte le direzioni, le onde non hanno pi creste. Imponenti cavalloni si scontrano
violentemente con le onde trasversali. Sembra che il mare aggredisca il cielo.
La visibilit praticamente zero. L'orizzonte non esiste. Soltanto il vapore acqueo visibile. Maledizione!
impreca il sottufficiale di rotta. Il sommergibile barcolla come ubriaco, esegue una goffa danza senza ritmo. La
prua ondeggia nel vuoto.
Ci viene inflitta una nuova pena: tornato il freddo. Il vento gelido mi taglia la faccia bagnata, con mille
coltelli.

GIOVED. Il vento viene da ovest nordovest. Il barometro continua a scendere. Nel mio cervello si fa strada lo
sciocco desiderio che piova olio dal cielo. Una dolce pioggerella dolio che spiani il mare.
A cena il comandante ha la faccia scura. Per parecchio tempo nessuno parla, infine lui che ringhia:
Quattro settimane cos! Roba da chiodi!.
Da quattro settimane siamo sballottati, presi a calci, frustati dal mare.
Il Vecchio batte un pugno sul tavolo, respira profondamente, trattiene il fiato a lungo, sbuffa infine, la testa
con gli occhi chiusi, inclinata su una spalla: l'immagine della rassegnazione.
Non sopportiamo pi noi stessi.
Il sottufficiale di rotta annuncia che si comincia a vedere lorizzonte. Il vento da nord ovest ha spazzato via le
nubi basse consentendoci cos una maggior visibilit.

VENERD. Il mare una grande trapunta verde, con tanti strappi dai quali esce l'imbottitura bianca. Il
comandante prova di tutto per proteggere il sommergibile dai colpi del mare, ma le onde di traverso non ci
danno requie. Alla fine non rimane che cambiare rotta.
Con gli occhi che mi bruciano terribilmente, scruto le buche, i crateri, le crepe, i baratri, lorizzonte
increspato nulla, da nessuna parte! Agli aerei non pensiamo neppure, quale aereo potrebbe mai volare in
questa tempesta? Chi ci scoprirebbe in questo turbinio? Non abbiamo nemmeno pi la scia di poppa che ci
potrebbe tradire.
Scivoliamo di nuovo in basso, la prossima onda gi alle spalle.
Il secondo ufficiale di guardia la vede arrivare, ma stranamente non si piega, resta in piedi impalato, come
colpito da un improvviso attacco di lombaggine.
Cera qualcosa lo sento gridare, ma nello stesso istante londa si abbatte sulla torretta. Insacco la testa
nelle spalle, trattengo il respiro, punto i piedi, mi appesantisco per non farmi rovesciare dalla forza dellurto.
Poi di nuovo su con la testa, a scrutare il mare infuriato, onda dopo onda.
Niente!
Ho visto qualcosa urla ancora il secondo. A duecento-sessanta-gradi-cera-qualcosa-ne sono-certo!
Aggredisce, sempre urlando, la vedetta di sinistra: Porcogiuda, lei non lha visto?.
Veniamo di nuovo sparati in alto come da un ascensore impazzito. Sono spalla a spalla con il secondo
ufficiale. E ora lo vedo anchio: sotto il polverio dacqua sobbalza una massa scura che subito scompare.
Una botte? A che distanza?
Il secondo apre il tubo portavoce e chiede un binocolo. Il portello si apre e gli passano il binocolo appena in
tempo, prima di un nuovo sciacquone. Il binocolo si bagnato.
Mi spingo accanto al secondo che protegge con la mano le lenti del binocolo dal pulviscolo dacqua,
aspettando con ansia che loggetto avvistato torni a farsi vedere. Ma per ora si vedono solo onde agitate con
striature bianche. Siamo in una valle profonda.
Quando ci rialziamo sopra le creste, dobbiamo stringere le palpebre per riuscire a vedere.
Porca miseria maledetta! bestemmia il secondo, riattaccandosi al binocolo. Allimprovviso esclama: L!.
Ha ragione, l, una cosa scura che sale con londa, resta sospesa per un attimo, riscompare.
Il secondo ufficiale di guardia riabbassa il binocolo e urla:
Quello era un.
Un che?
Mi guarda in faccia e sillabando dice, ira i denti: Deve essere un sommergibile!.

Un sommergibile? Ma come, un sommergibile? Quella botte traballante un sommergibile? Il secondo matto,


o ubriaco?
Spariamo il segnale di riconoscimento? domanda il capo.
No non ancora meglio aspettare per essere sicuri! Il secondo parla di nuovo nel tubo portavoce:
Una pelle di daino, presto!.
Teso, come il fiocinatore sulla baleniera, si abbassa dietro il parapetto, aspetta di risalire.
Trattengo il respiro da farmi scoppiare i polmoni come se cos riuscissi a vedere meglio. Niente!
Il secondo mi passa il binocolo. Mi assicuro contro il parapetto e cerco a duecentosessanta gradi.
Maledizione! Una porzione di mare grigiastra e niente altro.
L! urla ancora il secondo, sollevando il braccio destro. Gli restituisco subito il binocolo. Lo porta al viso,
guarda, poi lo riabbassa. Balza al portavoce: A comandante: sommergibile a sinistra di poppa!.
Mi passa il binocolo. Non oso portarlo agli occhi perch a poppa si sta ergendo unonda gigantesca.
Aggrappato al parapetto cerco di proteggere il binocolo col mio corpo, ma londata m arriva fino allombelico.
Porca miseria!
Unaltra onda, enorme, ci solleva. Alzo svelto il binocolo bagnato, perlustro per due, tre secondi il deserto di
acqua in subbuglio ecco loggetto. Il secondo ha ragione, non c dubbio: la torretta di un sommergibile.
La vedo per un attimo, poi si dissolve, come unapparizione.
Il portello si apre, col riflusso dellultimo sciacquone. Il comandante si issa sul ponte e si fa indicare la
direzione dal secondo.
vero! grugnisce, dietro il binocolo.
Non vorranno immergersi! urla. Non penseranno di immergersi? Una lampada da segnalazione, svelti!
Per diversi secondi non vediamo pi nulla, pur scrutando il mare in tre. Capto lo sguardo impaziente del
comandante: ed ecco die riappare, nel grigiore, un triangolo scuro!
Il Vecchio fa rallentare entrambe le macchine. Cosa ha in mente? Perch non fa sparare i razzi di
riconoscimento? E perch non lo sparano gli altri? Possibile che non ci abbiano visti?
Nonostante i pesanti rovesci di acqua e di schiuma che inondano il ponte da dietro, mi sollevo di pi, oltre il
parapetto. A poppa savvicina unintera catena di montagne nevose. La prima onda della serie ci passa sotto
con un violento frastuono, ricomponendosi davanti alla prua in un muro alto come una casa. L'onda successiva
ci ostruisce anche la vista a poppa.
Ma a un tratto, la torretta dellaltro sommergibile, riaffiora in alto sulle creste spumose come un tappo di
bottiglia. Balla per un attimo sulle onde, poi riaffonda e non la vediamo pi per vari minuti.
Il secondo ufficiale di guardia urla non pi parole articolate ma rochi muggiti. Il comandante solleva il
portello e grida verso il basso: E allora, questa lampada da segnali?.
Gliela passano e lui la regge con entrambe le mani, infilandosi saldamente fra il tubo del periscopio e il
parapetto. Mi appoggio contro le cosce del comandante permettendogli di sporgersi di pi oltre il parapetto.
Schiaccia i tasti del riflettore: breve breve lungo. Sinterrompe. Alzo la testa. Laltro sommergibile
scomparso, come risucchiato dal mare.
Ma allimprovviso nel tumulto grigio un balenio, un disco bianco luminoso lampeggia nella foschia dacqua,
si spegne, si riaccende: breve lungo lungo. Pausa, poi di nuovo il lampeggio.
Thomsen! urla il Vecchio.
Mi aggrappo con tutte le mie forze alla coscia sinistra del comandante, il secondo attaccato alla sua coscia
destra. Il comandante aziona il riflettore; non riesco a vedere quali tasti schiaccia ma lo sento scandire:
Mantenererottaevelocitciavviciniamo!.
Una montagna dacqua, peggiore di tutte le altre, avanza su di noi da poppa. Il comandante si cala
frettolosamente dal parapetto, appoggiandosi sulle nostre spalle.
Mi si blocca il respiro. Il fragore dellonda, alta pi di quattro piani, sovrasta il tumulto del mare attorno.
Stiamo tutti pressati con le schiene contro il parapetto. Il secondo si protegge la faccia con lavambraccio
sinistro, come un pugile. Nessuno sinteressa pi dellaltro sommergibile. Fissiamo impietriti lenorme onda
che sta rotolando verso di noi con una lentezza esasperante: una massa immensa di piombo. Sul suo dorso la
schiuma biancheggia minacciosa. Di colpo cessa il vento: londa primordiale si messa, insormontabile
barriera, fra noi e il vento.
Attaccarsi! Attenzione: zero! urla a piena gola il comandante.
Mi rannicchio il pi possibile e tendo i muscoli al massimo per incunearmi saldamente fra il parapetto e il
sostegno dellalidada Il cuore mi batte furiosamente. Se londa ci investe, la nostra fine. Questa volta il
sommergibile non resister, noi non resisteremo, ci spezzer le ossa. Dio mio!
Non si sente che un fortissimo minaccioso scroscio, il rumore di mille secchi dacqua rovesciati tutti insieme
su una immensa piastra incandescente. Poi il sommergibile viene sollevato da poppa, sempre pi su, finch
arrampicato a prua in gi, pi in alto che mai, al ripido pendio scanalato. Il terrore che mi ha paralizzato allenta
la stretta; quando la cresta dellonda si frange e un batacchio di mille quintali si abbatte sulla torretta, la fa

rimbombare e scuote tutto il sommergibile con inaudita violenza. Sento uno stridulo guaito e il vortice dacqua
turbina sulla coperta.
Serro le labbra e trattengo il respiro nei polmoni. Vedo solo vetro verde davanti a me. Mi appiattisco il pi
possibile per non farmi trascinare via i piedi. Santo cielo stiamo per annegare? Lintera plancia una vasca
stracolma.
Finalmente la torretta si piega su un fianco. Emergo e respiro avidamente. Ma la coperta sinclina ancora,
pare volerci scodellare in mare.
I sommergibili si possono capovolgere? La nostra chiglia di zavorra resister?
I vortici dacqua cercano di strapparmi gli abiti. Spalanco la bocca, inalo aria a pieni polmoni e libero prima il
piede destro poi il sinistro dai mulinelli, come da lacci. Solo ora oso sollevare lo sguardo: la nostra poppa punta
verso il cielo. Mi volto, sollevandomi dalla posizione piegata e guardo oltre il parapetto: la prua sprofondata
nel ribollio biancastro. Vedo la faccia del secondo ufficiale che spalanca la bocca come se stesse urlando. Ma
nessun suono gli esce dalla gola.
La faccia del comandante, arrossata dalle dure frustate, gronda acqua, e la falda del suo cappello gocciola
come una grondaia. Guarda dritto in avanti, immobile. Seguo il suo sguardo fisso come impietrito.
Laltro sommergibile appare a un tratto in tutta la sua lunghezza, davanti a noi, a sinistra. La stessa onda che
ci ha investiti lo solleva adesso verso il cielo. Dopo pochi attimi anche la sua prua sinfila nel vortice di
schiuma, sembra che sia rimasto solo met sommergibile. E una colonna di schiuma sinnalza contro la torretta
come la risacca contro gli scogli. Il sommergibile sparisce nel grigio vapore acqueo.
Il secondo urla qualcosa che mi sembra poveracci loro!. Poveracci loro? E noi?
Viriamo ad angolo acuto. Fra non molto ci troveremo con la prua contro la mareggiata.
Un lavoro su misura, accidenti! grida il secondo. Speriamo solo che non combinino pasticci.
Anchio temo che gli altri non riescano a mantenere la rotta, con questo dannato mare. La massa d'acqua che
rifluisce dalla prua dellaltro sommergibile, si scontra con le onde trasversali rimosse da noi e che sollevano a
ripetizione dozzine di geiser piccoli e grandi.
Di nuovo unonda impazzita ci riporta in alto come sul dorso di una mastodontica balena. Staccati dalla terra,
restiamo sospesi. Come se volessimo volare. La nostra prua non pi a contatto con lacqua.
Sotto di noi, la torretta dellaltro sommergibile sembra il tetto di una casa. Dio mio, e se venissimo
scaraventati addosso a loro?
Ma il Vecchio non impartisce ordini. Riesco a distinguere uno per uno i cinque uomini che ci guardano,
puntellandosi contro il parapetto a dritta. In mezzo c Thomsen.
Hanno tutti la bocca spalancata come i pupazzi del tiro a segno nei luna park: o come una nidiata di passerotti
che aspetta affamata la mamma col cibo.
cos dunque che ci vedrebbero gli inglesi se ci venissero addosso ora: una botte con cinque uomini
allacciati, una noce nera nel mare schiumeggiante, un guscio con semi bianchi. Solo quando il mare rifluisce,
limmagine cambia: dallacqua affiora un tubo dacciaio.
Adesso la balena ci fa scivolare di fianco, dal suo dorso. Risprofondiamo.
Porca miseria, perch il Vecchio non interviene? Lo guardo e resto allibito vedendolo ghignare.
Urla: Attenzione, zero!.
Piegarsi, incunearsi, ginocchi contro il parapetto, schiena contro il periscopio, tendere i muscoli e il ventre. Il
muro dacqua verde bottiglia si erge davanti a noi con gli artigli bianchi protesi ad afferrarci come londa
nellacquarello di Hokusai.
Londa piega la cresta, i suoi artigli stanno per ghermirci gi la testa! Una lunga boccata daria, poi mi
ripiego per lennesima volta sopra il binocolo e per lennesima volta il maglio si abbatte su di noi. Trattenere il
respiro, contare, reprimere il senso di soffocamento, contare ancora, mentre lacqua scorre dalle gambe.
Ma lo spostamento laterale che temevo non avviene.
Il Vecchio, che demonio, lui sapeva come si sarebbe comportata la balena. capace di immedesimarsi
addirittura con il mare, ne conosce tutti i trucchi e le mosse.
Ora di nuovo il sommergibile di Thomsen a stare in bilico su unonda che, come un mostruoso pugno, lo
solleva sempre pi in su. Vedo addirittura i cassoni dimmersione brillare pi chiari nel binocolo; poi il
sommergibile viene ributtato gi. Una parete di schiuma bianca ci divide da loro.
Quando penso che durante questo ballo infernale, nella pancia dellaltro sommergibile, gli uomini sono di
turno alle macchine, e che il radiotelegrafista al suo posto dascolto, e che altri cercano di dormire o di
leggere nelle loro cuccette
Mi accorgo di ragionare come il secondo ufficiale di guardia; dimentico anchio di essere a bordo di un
sommergibile, che i nostri ragazzi non se la passano meglio degli altri
Il comandante si fa portare le bandierine da segnali. Ma diventato completamente matto? Come si fa a
sventolare le bandierine in questo pandemonio?
Ma lui afferra le due bandierine come testimoni di una staffetta e mentre risaliamo un'altra volta verso il

cielo, sgancia la sua cintura di sicurezza, si innalza il pi possibile oltre il parapetto, affrancandosi con la
schiena contro il periscopio. Puntellato come uno scalatore in un canalone, srotola le bandierine e calmo come
se fossimo in gita sul lago segnala: Cosaavete affondato?.
Lincredibile si avvera: dallaltro ponte segnalano con le braccia di aver capito. E mentre ripiombiamo
nellabisso,
quellaltro
pazzo
di
fronte,
sventola
le
braccia
per
la
risposta:
Diecimilatonnellate.
Per pochi attimi i due sommergibili si trovano alla stessa altezza. Quando risaliamo, il Vecchio segnala:
Buonafortunafiglidibuonadonna.
Anche gli altri usano adesso le bandierine. Ad una voce leggiamo i segnali del loro semaforista:
Saluteinboccaa11upo.
Il mare ci ributta gi di colpo. Paurosamente inclinati cinfiliamo a rompicollo in una valle di vapore.
In alto, sulle nostre teste, laltra prua si sporge per molti metri sopra labisso e si ferma per uneternit in
quella posizione impossibile: si vedono chiaramente le due bocche dei tubi lanciasiluri a sinistra, poi precipita
gi, come una mannaia, spaccando il mare come un potente cuneo, mentre a destra e a sinistra si alzano enormi
getti di acqua. Adesso le onde si abbattono sulla sua prua, la coprono di vortici schiumosi e inondano anche la
coperta. Nel turbinio bavoso si distinguono appena, come punti neri, le teste delle vedette e un braccio che
sventola una bandierina rossa.
Scorgo la faccia inebetita del secondo rivolta al comandante e lespressione estasiata del direttore di
macchina che devessere sul ponte gi da un pezzo. Abbracciando il tubo del periscopio mi tiro su. Laltro
sommergibile scomparso a poppa, nei crepacci dacqua. Poi di colpo la botte riaffiora, sale e scompare di
nuovo.
Poco dopo mi par di vedere un tappo che sobbalza, poi pi nulla.
Riprendiamo la rotta. Aprire il portello nel momento che unaltra onda rifluisce, e gi nello stretto buco.
Il timoniere si sposta, ma il sommergibile sinclina a dritta e lui riceve ugualmente la doccia.
Cosera? sinforma.
Un sommergibile: quello di Thomsen, vicinissimo.
In alto, richiudono il portello. Facce pallide si stagliano contro il nero della torretta. La miniera ci riaccoglie.
Mi rendo conto che nemmeno il timoniere ha potuto vedere cosa successo fuori.
Slego le stringhe del cappello e mi sfilo con molta fatica la giacca cerata. Il sottufficiale di servizio mi guarda,
non posso fare a meno di dirgli qualcosa: incredibile la perizia del comandante: un lavoro cos minuzioso
non lho mai visto!.
Lemozione deve avermi sciolto i muscoli: riesco a togliermi la roba bagnata molto pi in fretta che negli altri
giorni. Accanto a me il direttore di macchina si friziona con un asciugamani di spugna.
Dieci minuti pi tardi ci raduniamo nellalloggio ufficiali.
Faccio il disinvolto, nonostante sia ancora eccitatissimo: Non stato molto ortodosso.
Che cosa? chiede il Vecchio.
Lincontro.
E perch mai?
Non si doveva dare il segnale di riconoscimento?
O bella fa il comandante. Come non riconoscere a prima vista quella torretta? Si sarebbero spaventati a
morte se avessimo sparato il segnale. Eppoi avrebbero dovuto risponderci subito e non credo che con questo
tempo fossero preparati a lanciare il loro segnale di riconoscimento. Non sta bene mettere in difficolt i
colleghi.
E per non usare il segnale quando sarebbe il caso, noi dobbiamo alzarci tutti i giorni un paio di volte, per il
cambio delle cartucce!
Buono, buono dice il Vecchio. Il regolamento il regolamento.
Dieci minuti dopo torna alla mia obiezione. Con questo tempaccio non corriamo nessun rischio di imbatterci
in una nave inglese. Cosa starebbero qui a fare? A cacciare convogli tedeschi?
SABATO. Leuforia

passata, la vita riprende il ritmo normale.


Per il pranzo, cinfiliamo alla meglio dietro il tavolo. Gli uomini dei turni liberi ricadono a poco a poco nel
solito letargo.
Dopo pranzo, il Vecchio riapre finalmente la bocca: Se la sono sbrigata presto, loro!.
Con loro intende Thomsen e i suoi. Il Vecchio si stupisce che Thomsen sia apparso da queste parti. Era
rientrato piuttosto malconcio poco prima che uscissimo noi!
Sbrigarsela presto significa fermarsi per poco in cantiere.
Gi, ormai il GA ha una gran fretta conclude il Vecchio.
Il periodo di permanenza in cantiere abbreviato, le riparazioni vengono accelerate. Il paziente deve lasciare il
letto presto, basta con le convalescenze prolungate!

Passa un quarto dora abbondante prima che il Vecchio ricominci: C qualcosa che non mi convince. Siamo
tuttal pi una dozzina di sommergibili nellAtlantico; una dozzina fra la Groenlandia e le Azzorre, e qui quasi
ci pestiamo i calli a vicenda. C qualcosa che non quadra! Be, non sono affari miei!.
Non sono affari suoi! Come se non sapessi che dalla mattina alla sera, e probabilmente anche di notte, il
Vecchio si arrovella per il dilemma della zona di operazione troppo estesa, coperta da un numero insufficiente
di sommergibili, senza alcun appoggio aereo.
ora che quei signori si facciano venire qualche idea!
A cena, lorribile pane in scatola immangiabile. Anche il Vecchio fa fatica a mandarlo gi. Sposta la poltiglia
da un angolo all'altro della bocca, prima di inghiottirla. E sembra che stia rimuginando ancora sullincontro con
Thomsen. Probabilmente gli hanno assegnato la vedetta successiva osserva soprappensiero e chiama il
sottufficiale di rotta.
La nostra posizione pi o meno esatta, non vero?
Pi o meno, lespressione giusta, signor comandante. Siamo da sette giorni senza rilevamento e intanto il
vento ha girato un paio di volte!
Va bene, Kriechbaum.
Ritorna a noi: Ecco, se anche la posizione degli altri pi o meno esatta, pu succedere che due sommergibili
scorrazzino nella stessa zona; mentre pi a nord o a sud non ce n nemmeno uno e gli inglesi passano con
lintera flotta senza che ce ne accorgiamo. Gi, la nostra realt un po' diversa dalle teorie dello stato maggiore
a Kernvel.
La terza mattina, dopo lincontro nella burrasca, appena alzato, mi accorgo dal rollio che il mare meno
grosso.
Mi infilo alla svelta lincerata e salgo in torretta. Albeggia appena.
Lorizzonte limpido. Le onde sono sempre alte, ma non cinvestono pi. Ci sollevano e ci buttano gi quasi
come nei giorni scorsi, per con movimenti molto pi dolci, senza quelle spaventose scosse e mazzate.
Il vento regolare, solo qualche lieve deviazione dalla direzione di nord ovest. Fa freddo.
Fra poco sorger il sole. A oriente il cielo si tinge di rosso, fino allo zenit. I primi raggi del sole: lance
scintillanti, spuntano da dietro lorizzonte. I cumuli di nubi ancora scuri della notte, sono orlati darancione.
La nostra prua riluce nel primo sole. La luce del mattino crea un violento contrasto di chiaroscuri sul mare
mosso. La superficie marina diventa una sconfinata silografia: luce e ombra, chiaro e scuro.
Verso mezzogiorno il vento cessa quasi del tutto. Al posto del suo ululato si sente adesso soltanto un lieve
sciabordio. La testa mi rintrona ancora dal fragore della burrasca e il silenzio improvviso mi stordisce. come
al cinema, quando sinterrompe il sonoro. Il mare sempre grosso, ma ormai viene addosso al sommergibile
come una mandria dalle criniere bianche, grave e solenne.
Il giorno dopo il mare si muove appena, come sotto una coltre di piombo fuso. Il peso specifico dellacqua
sembra essersi raddoppiato durante la notte. Il cielo una distesa immobile di latte cagliato.
Non ne va mai una giusta si lamenta il sottufficiale di rotta. Il mare cos calmo ci avrebbe fatto comodo
prima!
Pi tardi, nella camera di manovra, spiega: Adesso siamo qui infila la punta del compasso nel centro di
una crocetta a matita, sulla carta nautica. Ieri a questora eravamo qui. Storce la bocca: Continuiamo a
romperci le tasche in questa striscia di mare. Toglie dalla cassa una carta che linsieme di una serie delle
solite carte nautiche che riproducono anche le coste. Indica un piccolo quadrato a sud ovest dellIslanda e dice:
Ecco, questo quadrato corrisponde alla carta che usiamo noi!.
Con la punta del compasso traccia la rotta che abbiamo percorsa finora. Abbiamo fatto tutto questo tratto, in
direzione ovest. Qui siamo entrati nella zona di maltempo, qui abbiamo dirottato a nord, qui abbiamo virato a
sud, poi ancora a ovest, poi unaltra virata a nord. Un altro paio di zigzagate e di nuovo a ovest e ora siamo
qui, come inchiodati!
Fisso la carta come se mi mostrasse chiss cosa. Ecco tutto ci che resta di questo penoso andare e venire: un
folle zigzag a matita sulla rete dei quadrati di coordinate.
Il nostro umore a zero. Abbiamo tutti i nervi a fior di pelle. Il pi tranquillo sembra ancora il capo
equipaggio. Il volume della sua voce non calato neanche di un tono. Tutte le mattine, quando gli altri sono
ancora immusoniti, si sfoga dando in escandescenze, perch secondo lui non si fatta abbastanza pulizia.
Aspetta regolarmente che il comandante salga in plancia, ma poi, sotto, si scatena; c da credere che saspetti
un premio per le sue sfuriate.

Riordino il mio armadietto, tanto per fare qualcosa. Tutto ammuffito: le camicie hanno chiazze di muffa
grigiastra, una cintura tutta verde, gli indumenti puzzano di patate marce. incredibile che la muffa non
attacchi anche noi e non ci dissolva a poco a poco.
In alcuni questo processo sembra tuttavia gi avviato. Zrner ha la faccia deformata da bubboni rossi
punteggiati di giallo. Sulla pelle lattea le infiammazioni assumono un aspetto particolarmente sgradevole. I
marinai sono meno fortunati degli altri perch il continuo contatto con lacqua salmastra, impedisce la
guarigione di piaghe e foruncoli.
La burrasca finita. La plancia di nuovo il mio buen retiro.
Niente turba la nitida linea dellorizzonte, cucitura perfetta fra mare e cielo.
Vedo il mare come una grande lastra sotto una cupola di grigio vetro opalino. Qualunque sia la nostra
direzione, la cupola viaggia con noi che restiamo il centro della lastra verde nera. Dallorizzonte ci separano
appena sedici miglia marine, quindi la lastra sulla quale ci troviamo ha un diametro di trentadue miglia: niente,
rispetto alla vastit dellAtlantico.

CONTATTO

Il primo radiomessaggio arrivato oggi era una richiesta a Thomsen di comunicare la sua posizione.
Dove si trova adesso Thomsen? domando al Vecchio.
Non si pi fatto vivo dice lui. Glielo hanno gi chiesto due volte.
E subito mi viene da immaginare sommergibili visti dallalto, circondati da colonne dacqua bianche, come
enormi cavolfiori, sollevate dalle esplosioni delle granate.
Avr le sue buone ragioni per non farsi sentire. In certe situazioni anche il pi scarno segnale radio pu avere
effetti disastrosi.
Lindomani, a colazione, domando col tono pi indifferente possibile: Notizie di Thomsen?.
No! risponde il Vecchio senza smettere di masticare, lo sguardo fisso davanti a s.
Avr un guasto allantenna o alla radio, penso, o qualche altro disturbo tecnico gli impedir di trasmettere.
Arriva Herrmann con il suo quaderno. Il Vecchio lo afferra un tantino troppo ansiosamente, firma e lo richiude.
Prendo il quaderno e lo ripasso al marconista. Il Vecchio ha la bocca cucita.
Recentemente si sono avuti casi in cui i sommergibili bombardati non erano nemmeno pi in grado di dare
lSOS.
Avrebbe dovuto farsi vivo ormai da tempo dice il Vecchio.
Il giorno seguente nessuno menziona Thomsen. Il tema tab: per carit, niente congetture. Al Vecchio
tuttavia si legge in faccia cosa pensa: presto ci sar lannuncio di unaltra perdita.
Verso mezzogiorno sta per essere servito il pranzo arriva dalla camera di manovra la comunicazione: A
comandante: nuvole di fumo a centoquaranta gradi!.
Il comandante scatta in piedi. Lo seguiamo alla camera di manovra. Di passaggio afferro un binocolo e salgo
in coperta alle spalle del Vecchio.
Dove?
Il sottufficiale di rotta indica la direzione al comandante: L, di traverso a sinistra, sotto la coda destra di
quel cumulo di nubi; si vedono appena!.
Per quanto mi sforzi, non vedo assolutamente nulla nella direzione indicata. Il sottufficiale di rotta non avr
per caso preso per fumo un paio di normalissime nuvole? Il comandante si abbassa dietro il binocolo; ripasso
col mio sullorizzonte che balla molto forte. Non vedo altro che nubi dal grigio topo al grigio viola a scaglioni
sopra lorizzonte come pezzi di scenario. Ciascuna potrebbe essere di fumo. Aguzzo gli occhi finch mi
lacrimano.
Ecco finalmente, in mezzo al tumulto di nubi, una colonna sottile leggermente pi scura del fondo grigio
malva, che si allarga in alto come un trombone. Immediatamente accanto, una seconda colonna come la copia
dellaltra, un po pi debole e sfilacciata, ma tuttavia chiaramente visibile. E l, una fila intera di alberi
sottilissimi che crescono allorizzonte. Il comandante abbassa il binocolo: Un convoglio, non c dubbio.
Rilevamento?.
Duecentocinquanta gradi!
Andare per duecentotrenta gradi! Il Vecchio non ha un attimo di esitazione.
Raggiunti duecentotrenta gradi!
Macchine pari avanti a mezza forza!
Il comandante si rivolge al sottufficiale di rotta che rimasto per tutto questo tempo con il binocolo incollato
agli occhi: Se non erro, va in direzione sud?.
Pare anche a me! risponde il sottufficiale senza staccare il binocolo.
Dobbiamo capitargli davanti per vedere che rotta fanno dice il comandante, e ordina ai timonieri: A
sinistra dieci!.
Nessuno d segni di eccitazione, di febbre della caccia. Vedo soltanto facce impassibili. Soltanto Wichmann
visibilmente emozionato: stato lui ad avvistare il fumo.
Eh s, il terzo turno, lo dico sempre, io: il terzo turno! mormora tutto compiaciuto dietro il suo binocolo.
Ma poi si accorge che il comandante lo ha sentito e tace, rosso come un peperone.
Gli alberi sottili non ci dicono ancora nulla circa la rotta delle navi. Direzione sud, solo una supposizione. Pu
darsi che il convoglio si diriga verso di noi, ma potrebbe ugualmente muoversi nella direzione opposta, come
in qualsiasi altra direzione.
Tengo il binocolo fisso sullobiettivo, mentre sotto i miei piedi il sommergibile vira lentamente.
Posizione intermedia? domanda il comandante.

Centosettanta gradi! giunge dal basso la risposta.


Andare a centosessantacinque!
Ormai il sommergibile ha rallentato la virata e si ferma quando i minuscoli alberi sfumati si trovano
esattamente in direzione della nostra prua. A occhi stretti il comandante scruta il cielo coperto di fitte nubi
grigie. Reclina la testa indietro descrivendo quasi un cerchio con il busto. Purch adesso non arrivino gli aerei!
Dal basso arriva la comunicazione che il pranzo servito.
Non c tempo! Portatelo in plancia borbotta il comandante.
I piatti vengono sistemati sui sedili ribaltabili estratti dal parapetto della plancia, ma nessuno tocca il cibo.
Ora il comandante chiede al sottufficiale di rotta quando cala la luna. Dunque vuole attendere loscurit totale
per attaccare, Per il momento non ci resta da fare altro che tenere gli occhi aperti e mantenere a tutti i costi il
contatto col nemico, affinch nel frattempo anche gli altri sommergibili possano raggiungere la zona.
A poco a poco le nuvole di fumo si alzano di pi sopra lorizzonte spostandosi leggermente a dritta.
Un convoglio che esce commenta il comandante. Andr in zavorra. Uno che arriva sarebbe stato meglio,
peccato!
Si distinguono dodici alberi! annuncia il secondo ufficiale di guardia.
Per ora mi bastano! risponde il comandante e chiede la posizione al sottufficiale di rotta.
Centosessantacinque gradi!
Il comandante ragiona a voce alta: Il convoglio punta a venti gradi a dritta, quindi viaggia per
centottantacinque gradi a dritta. Distanza? Devono essere navi di media stazza, quindi circa sedici nodi.
Gli siamo abbastanza alle costole, ormai non ci scappa pi! dice infine. Se tutto va bene! aggiunge subito
come per scaramanzia, poi ordina al sottufficiale di rotta: Tutta a dritta, a duecentocinquantacinque gradi!.
Le nuvolette di fumo si spostano lentamente verso sinistra. Siamo ormai sulla rotta parallela a quella,
presunta, del convoglio.
Il comandante abbassa il binocolo per pochi secondi. Sento solo frammenti di quello che sta dicendo:
Non mai come vorrebbe rotta duscita.
Lo so, avrebbe preferito un convoglio a pieno carico di ritorno in Inghilterra. Non solo per distruggere il
carico, ma anche perch dando la caccia a un convoglio in rotta verso est ci avvicineremmo al nostro paese. Il
Vecchio si preoccupa del forte consumo di carburante, lo scotto che paghiamo per le manovre a tutta forza, che
sarebbe pi accettabile se linseguimento ci riportasse contemporaneamente nelle vicinanze della base.
Fare i rilevamenti con la massima precisione! ordina il comandante e il direttore di macchina si cala con
acrobatica agilit nella torretta.
Dopo circa mezzora il Vecchio porta entrambe le macchine a tutta forza: vuol trovarsi, col buio, abbastanza
avanti al convoglio.
Il rombo irregolare delle macchine diventa ronzio uniforme, gli scoppi nei cilindri si fondono in un unico
ruggito. La spuma schizza tra le fessure della grigliatura di coperta e ci vola incontro come schiuma da barba.
Londa di prua sinarca.
Il direttore di macchina risale in coperta spinto dalla preoccupazione per il carburante.
Ne abbiamo gi consumato parecchio, comandante! Ce ne restano appena cinquanta metri cubi! avverte
con faccia da funerale. Possiamo mantenere lattuale velocit per tre ore, non di pi!
Quanto consumo prevede per il ritorno, al minimo dei giri? domanda con aria indifferente il comandante.
Il direttore si china in avanti piegando le mani a mo di imbuto attorno alla bocca, perci non capisco la sua
risposta. Senza dubbio ha le sue cifre belle e pronte.
Gli sbuffi sfilacciati di fumo marroncino si fondono a circa un pollice sopra lorizzonte, formando uno strato
di foschia color ocra sporco, sotto il quale gli alberi sembrano peli di barba che crescono a vista docchio.
Il Vecchio abbassa il binocolo, copre le lenti con la custodia di cuoio e si volta verso il primo ufficiale di
guardia che ha assunto il comando per lazione: Mi raccomando, non faccia salire gli alberi pi di cos sopra
lorizzonte!. Poi rientra, un po meno agile del direttore di macchina. Lo seguo.
Nella centrale il sottufficiale di rotta ha intanto segnato i movimenti nostri e del convoglio su un largo foglio
di carta millimetrata. In questo momento sta annotando lultimo rilevamento della posizione nemica e la nostra
distanza relativa.
Faccia vedere! lo interrompe il comandante.
Eccolo l! Mica male! E a me dice: La loro rotta esatta risulter dalle coordinate delle prossime ore.
Chiede al sottufficiale di rotta di aprire la carta a scala ridotta per vedere da dove viene il convoglio e questa
volta la sua voce leggermente incrinata dallansia. Piegato sulla carta monologa: Viene dal Canale del Nord!
Chiss quale la sua rotta definitiva? Be, lo vediamo subito. Dispone i suoi triangoli fra lattuale
posizione del convoglio e il Canale del Nord e legge i gradi: Grosso modo duecentocinquanta!. Riflette un
attimo: Direi che si sono spinti tanto a nord per schivare eventuali schieramenti di sommergibili. Be', hanno
fatto il conto senza loste cest la vie!.
Luniforme fragore dei nostri diesel, che fa rintronare lintero sommergibile, ha su tutti leffetto di una

musica incitante: portiamo di nuovo la testa alta, siamo di colpo ridiventati pi elastici. Anche il mio polso
sembra accelerato.
Il Vecchio ha subito una vera metamorfosi. sciolto, quasi allegro, ogni tanto agli angoli della bocca gli si
indovina addirittura un sorriso. Le macchine vanno a tutta forza e ci basta a farci vedere il mondo in rosa,
come se non avessimo desiderato altro che il rombo regolare dei motori. Per qualche tempo tutti tacciono.
Infine il comandante dice: Prima che faccia buio non possiamo comunque riprenderli. Potrebbero avere
qualche sorpresina in serbo per noi.
Passeranno molte ore prima del buio. Mi ritiro nel mio alloggio per schiacciare un pisolino in anticipo.
Zeitler e Kleinschmidt sono seduti al tavolo. Non vorrai farmi credere che non ti sei mai fatto una sposata.
Figuriamoci, sono le pi scatenate! Evidentemente il tema numero uno ha riacquistato la vecchia importanza.
Si sono abituate alle scopate, e poi di colpo dovrebbero farne a meno? Cerca di essere logico: neanche tu fai
il santo. Ma pretendi che la tua bella viva come una monaca! Vorrei proprio sapere perch i pi gelosi sono
sempre i pi assidui frequentatori dei casini!
Tu pensa pure che tutte le donne siano come la tua zoccola, povero scemo!
Cristo, toccati il culo per sentire se ci sei ancora! Possibile che tu non capisca mai un accidente? Dopo un
certo tempo in bianco hanno un gran bisogno di sfogarsi, semplice, no? Zeitler parla con unenfasi come se
volesse convertire un miscredente. Ma poi diventa aggressivo: Vuoi che ti dica una cosa? Tu sei proprio la pi
grossa testa di cazzo che conosca!.
sopraggiunto Wichmann e vuole dire la sua: Te le raccomando, le donne sposate Una volta sono
andato a nanna con una e quando eravamo sul pi bello, non ti si mette a frignare un marmocchio nella stanza
accanto! Porca miseria che scassamento! Io sono cos, mi rompo per queste cose, mi fanno passare tutta la
voglia. Mi gi capitato due volte. Eh no, non fanno per me!.
Quante storie!
Wichmann non riesce a staccarsi dai suoi ricordi: A me per smontarmi mi basta che suoni il campanello.
Dalla fessura della tenda vedo Kleinschmidt alzarsi e infilare la mano destra sotto il suo maglione a righe
bianche e blu. Si gratta la pancia, poi ritira la mano tenendo fra pollice e indice un batuffolino di lana grigia
grande come un nocciolo di ciliegia che esamina accuratamente. Infine dice: Gi, una volta, ad Amburgo,
vado con una tizia a casa sua, e quella per prima cosa piglia un vaso da notte, si accuccia e si mette a pisciare
a me passata di colpo la voglia, ve lo dico io! Che fregatura! Lavevo conosciuta allippodromo. Cinque
marchi buttati via Non c stato verso di farmelo ridiventare duro!.
Ch, lavevi pagata prima? Bel fesso!.
In cuccetta ci resisto appena un quarto dora. Vado a dare unocchiata in sala macchine. Il portello sembra
incollato alla sede dal risucchio dei diesel che vanno a pieno regime, devo tirarlo con tutte le mie forze. Il
fracasso mi investe come uno schiaffo. Mi stupisco vedendo che il fremito dei bilancieri percettibile solo
come movimento ondulatorio. Le lancette dei manometri tremano come febbricitanti. Il pulviscolo di nafta
annebbia laria.
di servizio Johann, con Frenssen. Fa un ghigno largo vedendomi. Non ha pi il suo solito sguardo stanco.
I suoi occhi sono lustri dorgoglio. Tutto qui funziona a perfezione, ora s che si vedr quanto valgono i suoi
motori!
Johann si strofina le mani nere e unte con un fazzoletto colorato. Mi meraviglio come mai non sia ancora
sordo. Ma forse a lui il baccano infernale dei motori come per altri il sussurro del vento fra le cime degli
alberi. Avvicina la bocca al mio orecchio e urla a pieni polmoni: Cosa succede?.
Gli urlo a mia volta nell'orecchio: Operiamocontrounconvoglio! Aspettiamoloscurit!.
Il capo macchinista sbatte le palpebre, annuisce e ritorna ai suoi congegni. Impiego qualche, secondo per
rendermi conto che gli uomini quaggi non sanno neppure perch devono far andare le macchine a tutta forza,
per chi saggira su queste griglie di ferro il mondo finisce alla paratia. Il telegrafo, le lampadine segnaletiche e
il citofono di bordo sono il loro unico collegamento con il mondo esterno. Se il Vecchio non sincomoda a
comunicare loro le ragioni del cambiamento di velocit, qui nessuno sa cosa succeda.
Come tutte le volte che metto piede in sala macchine, il regolare susseguirsi di scoppi, quella continua
inondazione sonora, mi sconvolge, mi intontisce, ispirandomi allo stesso tempo visioni terribili, immagini
insidiose che mi turbano profondamente. Gli obiettivi dei nostri siluri sono le sale macchine delle grosse navi!
Immensi padiglioni con le turbine ad alta e bassa pressione, le spessissime condutture ad alta pressione avvolte
di materiale isolante, le caldaie e gli ingranaggi estremamente sensibili, il grande numero di apparecchiature
ausiliarie. Non sono suddivise da paratie, basta un solo colpo perch si riempiano rapidamente di acqua. Con la
sala macchine allagata la nave finita.
Che razza di mestiere! Lavorare a tre metri sotto la linea di galleggiamento, sapendo che da un momento
allaltro, senza preavviso, la parete dacciaio pu essere squarciata da un siluro. Chi sa quante volte, durante il
viaggio in convoglio, gli uomini alle macchine soppesano con gli occhi le sottili lamiere che li separano dal
mare; quante volte percorrono mentalmente la via di uscita pi rapida, sentendo gi nella bocca il sapore del

terror panico, avendo nelle orecchie lo scricchiolare dellacciaio che si spacca, il colpo sordo dellesplosione,
lo scroscio del mare che penetra dalla falla. Senza mai sentirsi al sicuro (paura, continua attesa dellallarme,
inferno di mille angosce) per tre, quattro settimane.
Sulle navi cisterna ancora peggio. Centrata da un siluro, la nave cisterna si trasforma subito in un inferno di
fuoco, ogni metro quadro da poppa a prua incandescente. Quando esplodono i gas compressi, la nave salta in
aria in ununica spaventosa eruzione di fuoco e fumo. Le navi cisterna che portano nafta bruciano come torce.
Una leggera tensione sul viso di Johann mi strappa dalle mie visioni orride. Ma subito i suoi muscoli si
rilassano: tutto a posto. Il portello verso il locale dei motori elettrici aperto, il vano invaso da un
appiccicaticcio caldo da serra. I motori elettrici vanno senza carico. Un breve battito indica che i compressori
daria sono in funzione. Rademacher, sottocapo addetto ai motori elettrici, sta controllando la temperatura
degli alberi. Il fuochista Zrner legge appollaiato su una catasta di tute cerate. troppo assorto nella lettura per
accorgersi che gli sbircio sopra la spalla per vedere cosa legge:
Lo junker stringeva la donna fra le braccia, piegandola allindietro, di modo che la luce le illuminava il volto, incorniciato
da ciocche nere. Lo sguardo che egli incontr nei suoi occhi era unorgogliosa sfida, la stessa sfida che lei pot leggere
negli occhi delluomo che la bruciavano. Fu come se entrambi volessero infiammarsi lun laltra e trasformare il loro
abbandono in unebbra vertigine dei sensi, fino alla fine, per ricadere in quellabisso oscuro e senza fondo dal quale erano
usciti alla dorata luminosit sicura e piena di gioia, che li avrebbe resi ancora pi disperatamente consci dellinconsistenza
dei loro fuggevoli attimi di felicit. Il volto dell'uomo era irrigidito in una minacciosa, paralizzante concentrazione di
forza, finch si sciolse come in una lenta agonia e nel silenzio pesante egli disse, quasi balbettando, come se non riuscisse
ad articolare verbo, che desiderava ucciderla

La plancia lontanissima; per ritrovare la realt devo seguire un filo dArianna. Quando mi chiudo il
portello alle spalle, il fragore dei motori cessa di colpo, ma continua a rintronarmi in testa. Cerco di
liberarmene scuotendo la testa, ma passano diversi minuti prima di avere le orecchie sgombre.
Devono zigzagare secondo uno schema piuttosto complicato dice il Vecchio quando ritorno sul ponte.
Sono davvero straordinari: non solo zigzagano, tanto per non perdere labitudine; no, modificano
continuamente la loro rotta con una serie di deviazioni, perch noi non la scopriamo troppo presto. Riescono a
far incavolare da matti il nostro sottufficiale di rotta. Il bravuomo ha un sacco da fare adesso: la rotta presunta
del nemico, la nostra, la rotta di collisione. Non devessere facile tenere unita la mandria. Non afferro subito
che lultima frase del Vecchio non si riferisce al sottufficiale di rotta bens al capoconvoglio inglese.
Una volta usavano dirottare con deviazioni regolari, cos si capiva subito cosavevano in mente. Ma nel
frattempo hanno imparato a renderci la vita difficile. Chi pi ne ha, pi ne mette. Deve essere interessante fare
il capoconvoglio da loro! Tenere unito tutto il branco da una parte allaltra dellAtlantico, sempre allerta
Adesso siamo noi in prima linea, sta a noi mantenere il contatto, non farci staccare o cacciare sottacqua.
Dobbiamo essere tenaci come la nostra mosca: ritorna sempre imperterrita al posto dove stava prima che si
cercasse di schiacciarla. La mosca: incarnazione della perseveranza, degna di essere elevata a emblema
araldico. Come mai nessuno ha mai pensato ad adottarla come stemma sulla torretta? I comandanti ci fanno
dipingere cinghiali inferociti, tori che caricano, ma nessuno ha mai pensato alla mosca. La proporr io al
Vecchio, per non ora. In questo momento il Vecchio compie il suo solito goffo ballo dellorso attorno al
portello aperto. Una vedetta lo guarda con gli occhi sgranati. Subito il Vecchio linveste: Bada piuttosto al
mare!.
la prima volta che lo vedo in questo stato. Continua a battere il pugno sulla torretta, un rullio di tamburo
che fa rintronare il ponte. Poi urla: Sottufficiale di rotta, ora di preparare il nostro radiomessaggio. Facciamo
un ultimo rilevamento per essere sicuri di comunicare la rotta esatta!.
Portano il traguardo di rilevamento in coperta. Il comandante lo innesta sulla bussola, punta sulle nuvole di
fumo e legge i gradi. Poi comunica in basso: A sottufficiale di rotta: rilevamento a dritta
contocinquantacinque gradi distanza quattordici miglia marine. Dopo qualche attimo il sottufficiale di rotta
riscontra: Convoglio naviga per duecentoquaranta gradi!.
Tale quale lavevamo previsto mormora il comandante annuendo nella mia direzione. Domanda nella
torretta: Pu dire qualcosa sulla loro velocit?.
La testa del sottufficiale di rotta sbuca dal portello: Fra settevirgolacinque e ottovirgolacinque nodi, signor
comandante!.
Non passa un minuto che arriva il foglio con il radiomessaggio: Convoglio in quadrato AX
trecentocinquantasei rotta duecentoquaranta gradi velocit circa otto nodi. UA, rilegge il comandante ad
alta voce. Sigla il messaggio con un mozzicone di matita e lo allunga alluomo nella torretta.
Sale il direttore di macchina, con aria preoccupata. Guarda il comandante dal basso come un cane bastonato.
Sempre lei con le sue lagne! Il comandante cerca di prevenire le rimostranze del direttore. Non si pu
correre senza usare le gambe! O ha per caso qualche timore serio?

Non per i motori, comandante. Ma ho paura che non riusciremo a tornare!


Via, cos questo pessimismo! Dio provveder o forse non crede nel Signore Iddio nostro padre nei cieli?
In genere funziona, non le pare?
Ma quando il direttore tornato gi, il comandante chiede al sottufficiale di rotta di fare un calcolo
approssimativo: A che ora comincia a fare buio?.
Alle diciannove. Ma la luna cala soltanto alle ventidue!
Quindi fra non molto possiamo smettere di andare a tutta forza. Per il primo attacco il carburante basta
comunque. E dopo ricorreremo alle riserve segrete che i signori direttori di macchina sogliono avere nella
manica.
Le nuvole di fumo somigliano adesso a palloncini in fila sopra lorizzonte. Ne conto quindici.
Con ostentata indifferenza il comandante dice: Occupiamoci un po del loro schermo di sicurezza. Stanotte
ci potrebbe fare comodo sapere che genere di difesa ci dobbiamo aspettare.
Il primo ufficiale di guardia sposta immediatamente la rotta di venti gradi a sinistra. Il capo anziano che
sorveglia il settore di sinistra a prua dice: Ci sar da divertirsi!.
Subito il comandante lo rabbuffa: Attenti, signori miei! Prima di stanotte possono succedere ancora tante
cose!.
Sono convinto che in realt il Vecchio sicuro al cento per cento. Ma non bisogna mai farlo capire, per
scaramanzia.
I radiomessaggi del comando ci informano che intanto sono stati sguinzagliati altri cinque sommergibili sul
convoglio. Cinque: gi un bel branco. Uno di essi gli si metter alle costole, come noi, questa notte stessa:
Flechsig, che si trova a ovest di noi.
Nellalloggio ufficiali, il primo ufficiale di guardia d chiari segni di nervosismo. Muove le labbra come
stesse recitando il rosario: probabilmente riepiloga la sua preghiera prima della battaglia, il sermone ai
siluristi. Durante lultimo viaggio il sommergibile non ha incontrato il nemico, per cui questa la prima
esperienza dattacco del primo ufficiale di guardia. Bene, per il momento siamo al sicuro dalla sua macchina
per scrivere.
Nella camera di manovra mimbatto nel direttore di macchina. Cerca di darsi un contegno, e invece sui
carboni ardenti. Lo guardo, senza parlare ma in un modo talmente ostentato che lui sinforma seccato che ha di
tanto interessante.
Oh, oh! fa il Vecchio che intanto entrato.
Speriamo che resistano i tubi di scappamento dice il direttore. Perch quello del motore di sinistra
difettoso.
Appena qualche ora fa Johann mi ha raccontato una storia edificante a questo proposito: Una volta,
sullUZ, mentre mantenevamo un contatto, si crepato uno dei tubi di scappamento. Che disastro! Tutto il gas
nella sala macchine! Non vedevamo pi niente. Dovemmo metterci i respiratori. Due fuochisti sono svenuti. Il
Vecchio venuto gi di persona. Si trattava di decidere: piantare il convoglio o resistere fino allattacco nella
sala piena di gas. Le pareti erano tutte nere e pure noi sembravamo negri!.
Il direttore di macchina a disagio. Sparisce senza una parola verso poppa. Ma dopo cinque minuti ritorna.
Allora, come va?
Cos cos la sua risposta sibillina.
Il comandante al tavolo nautico fa il sordomuto.
Il marconista arriva con il suo quaderno per la firma. Significa che sono passate altre due ore. Il nostro
gazzettino dice il Vecchio. Un radiomessaggio per Merkel, niente di particolare, gli chiedono la posizione.
Siamo usciti lo stesso giorno.
Tutti si meravigliano che il vecchio Merkel, detto anche catastrofico, sia ancora vivo. Il suo primo
ufficiale di guardia mi ha raccontato cosa aveva combinato Merkel nella sua ultima missione, quando col mare
molto grosso si era imbattuto in una nave cisterna. La nave cisterna era scalognata, aveva cambiato rotta e ci
era finita dritta davanti alla prua. Il mare era tanto mosso che dapprima non riuscimmo a vederla col periscopio.
Abbiamo dovuto portarci proprio sotto per non darle il tempo di scappare dopo il primo siluro. Il comandante
fece sparare dal tubo tre. Sottocoperta sentimmo una detonazione e subito dopo unaltra. Il direttore di
macchina fece del suo meglio per tenerci a quota di periscopio, eppure non siamo riusciti a vedere laltro.
Quando finalmente, dopo parecchi minuti, il periscopio emerse, la navecisterna ci era addosso, grossa come
una casa. Aveva virato in tondo. Non potevamo pi svignarcela. Ci ha speronati con una rincorsa di quindici
metri, spaccandoci entrambi i periscopi, per lo scafo a pressione ha resistito questione di centimetri. Non
potemmo emergere perch il portello, per lurto, si era inceppato. Non affatto piacevole non poter vedere
fuori n uscire dal portello. Una sensazione terribile. Dopo siamo usciti dal boccaporto della cambusa e
abbiamo aperto il portello dallesterno facendo leva con un palanchino. Per dopo non potevamo pi scendere

in immersione
Nessuno ebbe allora il coraggio di domandare al vecchio Merkel come era riuscito a riportare il
sommergibile alla base, duemila miglia marine con la torretta a pezzi e senza periscopi. I capelli grigi li aveva
gi da prima.
Entrando nellalloggio sottufficiali per preparare le mie macchine fotografiche arrivo nel mezzo di una
rumorosa conversazione fra gli uomini che non sono di servizio. Nonostante la vicinanza del convoglio il tema
sempre il solito.
Io avevo una che metteva sempre una pentola dacqua sul fuoco prima di spogliarsi
Per lavarti il pisello puzzolente?
Vaffanculo! No, era per dopo, per la sua irrigazione. Gi, aveva un gran senso pratico, prima di tutto
accendeva il gas. Certo, non una cosa che ti tira su il morale!
Ma necessaria! Infatti, dovreste vedere la sua ultima fidanzata, classe milleottocentosettanta, le doveva
sempre levare le ragnatele, prima
Zeitler fa un rutto lungo e cavernoso che gli salito dalle parti pi remote dello stomaco.
Pure con la rincorsa! lapprezzamento di Pilgrim.
Mi rifugio nel locale di prora. Cinque o sei uomini sono seduti con le ginocchia sotto il mento o mezzo sdraiati
sui paglioli sotto le amache. Manca solo il fuoco da campeggio al centro.
Allora, che succede? mi domandano da tutte le parti.
Pare che tutto proceda come previsto!
Da domani non mangiamo pi per terra! annuncia il gigol. Quando saranno fuori le anguille possiamo
montare il tavolo
Allora, fuori la tovaglia di damasco e le tazze con lorlo doro! E l'argenteria di famiglia! riprende
largomento Ario. Poi, di punto in bianco, urla: Non posso pi sentire quella litania!. Afferra uno
strofinaccio e cerca di colpire il Verbo nella sua amaca.
Mancato! constata Willi il sordo.
Ma adesso Ario parte in quarta: Avanti, vieni fuori! Non stare l a blaterare, mettiti perbenino in ginocchio e
imploralo, il tuo vecchio barbuto! Chiss che non ci faccia una grazia speciale, magari viene di persona a tirarti
fuori dalla merda quando ci saremo dentro fino al collo!.
Lascialo perdere! interviene Hacker.
Ma Ario mugugna ancora: Quello col suo salmodiare mi fa venire certi nervi!.
Di, sta buono! cerca ancora di placarlo Hacker. Dallamaca del Verbo non esce pi un suono.
La tensione nervosa mi rende irrequieto. Ritorno nellalloggio sottufficiali. Anche senza ascoltare so
immediatamente di cosa discutono. Sta parlando Zeitler: Anche sul dragamine, allora, cera un maiale del
genere!.
Se per caso intendi me con quel maiale, va a farti lassicurazione sulla vita e subito! ringhia Frenssen.
Ma piantala, pisquano! Chi ha parlato di te?
Non metterti la scarpa se non ti calza! sintromette Pilgrim.
Mi guardo attorno. La tenda della cuccetta di Rademacher accostata. Zeitler fa loffeso. Sembra che voglia
imitare Frenssen, che parla ormai solo quando glielo chiedono esplicitamente. Pilgrim invece ha gi pronta una
delle sue: Ho conosciuto uno che aveva un affare di gomma e ci infilava luccello mica era fatto male,
cerano pure i peli!.
La bernarda di gomma non fa per me! butta l Frenssen.
Cosavresti da offrire, invece?
La gomma, Cristo, che porcheria! Piuttosto mi compro mezzo chilo di fegato di maiale e ci faccio dentro un
taglio Finta s, ma almeno nella direzione giusta!
Silenzio ammirato. Pilgrim esprime il suo rispetto con un accidenti!, aggiungendo: Ma qui uno diventa
porco per forza!.
Si apre il portello della cambusa. aperto pure quello fra cambusa e sala macchine e il fracasso dei motori
soffoca i discorsi. Sento dieci allora, poi rumori, imprecazioni: il prossimo turno alle macchine si prepara.
Devono essere le sei di sera.
Di nuovo in plancia. Fra poco comincer a fare buio. Il cielo grigio si coperto di nubi scure. In alcuni punti
il grigio ha delle chiazze trasparenti come un tessuto liso. Per qualche momento la luce dietro le nuvole sembra
pronta a riaccendersi per inondare il cielo, ma poi nel grigio si diffonde un nero blu come inchiostro su carta
bagnata, si allarga e affoga lultima incerta luminosit a ovest.
Il rumore del potente risucchio della presa daria dei diesel ai lati del ponte supera il rombo delle macchine.
Non vorrei essere il loro capoconvoglio quando attacchiamo in branco dice il Vecchio dietro il suo

binocolo. Con quella velocit ridotta! Sono costretti ad adeguarsi alla velocit della nave pi lenta del
convoglio. Eppoi la mancanza di agilit! Non tutti i loro comandanti saranno degli sveltoni, figuriamoci cosa
significa dover seguire un determinato schema diversivo con gente capace tuttal pi di tenere una rotta diritta
senza entrare in collisione con i regolamenti di navigazione
Dopo qualche attimo riprende: Eppure, quelli delle petroliere devono essere tipi in gamba o sono
completamente insensibili. Vi immaginate cosa significa procedere per settimane a passo di lumaca sopra una
specie di polveriera, in attesa da un momento allaltro di un siluro che ti manda in aria?.
Per un po il Vecchio resta zitto dietro il suo binocolo, poi grugnisce: E sono pure tenaci. Uno di loro stato
ripescato ben quattro volte. Aveva perso tre navi e se l cavata tutte tre le volte, per assumere un quarto
comando come se niente fosse Daccordo, prendono un sacco di quattrini. Pu darsi che amor di patria e
odore di soldi sia la ricetta migliore., per cos dire il terreno sul quale leroismo cresce meglio, sebbene a volte
basti anche lalcool.
Da un bel po di tempo uscita lantenna di trasmissione. Stiamo emettendo segnali di localizzazione per i
sommergibili vicini, e ogni ora inviamo brevi messaggi cifrati al comando di Kernvel, determinate sequenze
di lettere dalle quali gli spostabandierine riescono a cavare tutto quanto occorre sapere sul convoglio:
posizione, rotta, velocit, numero delle unit, sistema di difesa; inoltre li informa della nostra riserva di
carburante e perfino delle condizioni del tempo. Dai nostri cambiamenti di rotta deducono i movimenti del
convoglio. Fino a quando non saranno arrivati gli altri sommergibili, noi non dobbiamo attaccare.
Lumore sottocoperta cambiato. Gli uomini sono insolitamente taciturni, leuforia sembra scemata. Quasi
tutti cercano di dormire o comunque di riposare nelle ultime ore prima dell'attacco.
In camera di manovra tutti gli apparecchi sono pronti da tempo. Le condutture sono state ripetutamente
controllate, ormai il capo e i l Verbo non hanno pi niente da fare. Il capo sta facendo l e parole crociate. Mi
domanda se conosco una citt francese che comincia con Li.
Lione.
Gi! Grazie!
Da poppa arriva il direttore di macchina. Be, come va? domanda.
Bene, direi.
Pare che neanche il direttore abbia pi dei problemi urgenti, escluso il fatto che il carburante sta esaurendosi
rapidamente.
Ormai corso abbastanza avanti e indietro. Si siede per una chiacchierata sulla cassa nautica: Allora, sembra
che finalmente ci siamo, quasi non ci credevo pi. Cristo che tempi di merda! Una volta s che le cose
andavano in un battibaleno, ci si poteva addirittura mettere in agguato lungo la rotta e prima o poi i signori
passavano. Adesso si fanno rari Non gli si pu certo dar torto.
Sono le ore 19. Nella camera di manovra gi pronto il binocolo notturno per il congegno di puntamento
sullalidada di plancia. Tre uomini stanno ricontrollando il dispositivo lanciasiluri.
Qualcuno dice: Un mucchio di barconi ci sar da lavorare!.
Risalgo in plancia. Sono le ore 19.30. Tutti gli ufficiali tranne lallievo ufficiale di macchina sono di vedetta.
Il direttore sta accoccolato sul sostegno del congegno di puntamento come un cacciatore alla posta. Il
convoglio si trova a centottanta gradi. Dietro gli sbuffi di fumo il cielo tagliato a strisce orizzontali
rossosangue. Il sole scomparso dietro le nuvole. A poco a poco il rosso delle strisce si stinge trasformandosi
in un serico verdepallido. Soltanto poche nuvole sfrangiate, allorizzonte, sono ancora imporporate.
Somigliano a uno sparuto sciame di preziosi pesci esotici dalle squame rilucenti di tante scintille che a mano a
mano si spengono.
La notte dilaga da oriente. Loscurit che aspettiamo con tanta ansia invade lentamente il cielo.
Signor sottufficiale di rotta, scriva: Ore diciannove e trenta, inizio oscurit Formazione convoglio su
quattro colonne Prepariamo attacco notturno. Ecco, cos va gi bene per il giornale di bordo!
Il Vecchio d un ordine ai motoristi; immediatamente il rombo dei motori diminuisce e si fa pi irregolare.
La bianca criniera della scia di poppa saffloscia e si trasforma in uno strascico verdechiaro.
Siamo ormai nelle vicinanze del convoglio. Ora si tratta di notare in tempo, nonostante la visibilit ridotta, ogni
cambiamento di rotta delle navi e di riuscire a prevenirlo addirittura, in modo da restare sempre a distanza di
sicurezza dal nemico.
La luna un disco bianco, gessoso, che si illumina lentamente.
Credo che dovremo aspettare ancora un po mi dice il Vecchio. Non ha ancora finito la frase, che la
vedetta di poppa a sinistra esclama: Punta dalbero dritto a poppa!. I nostri binocoli puntano tutti nella stessa
direzione. Neanche questa volta vedo niente. Il Vecchio impreca sommessamente.
Lo guardo di sottecchi per vedere in quale direzione ha puntato il binocolo, poi cerco di seguirlo spostando il
mio binocolo lentamente verso sinistra, lungo lorizzonte che si stacca ormai a malapena dal cielo
crepuscolare. Cerco, ricerco ecco, un albero! Come un pelo di barba. Niente fumo dunque una nave senza
fumaiolo. Una corvetta? Un caccia? Una torpediniera che fa la sua battuta serale per ripulire la zona prima che

faccia notte?
Ci avranno gi scoperti? Hanno sempre gli uomini migliori in coffa.
A ogni modo ci troviamo dritto davanti a loro. E ci vorr ancora del tempo perch a ovest faccia abbastanza
buio per noi. L'orizzonte alle nostre spalle ancora troppo limpido.
Perch il Vecchio non parla? proteso in avanti come il fiocinatore in attesa che il soffio dacqua tradisca la
balena. Senza abbassare il binocolo ordina: Macchine pari avanti tutta!.
Niente ai timonieri, nessun ordine di iniziare limmersione.
I tubi di scappamento ruggiscono, il sommergibile fa un balzo avanti. Dio mio, gli inglesi non possono non
vedere la nostra scia cos spumeggiante e bianca! Il sommergibile grigio opaco, ma la scia, e la nuvola
azzurrina dello scarico Le macchine soffiano fumo azzurro come un camion con lo scappamento guasto, la
densa nube di gas copre lorizzonte e nasconde lalbero grande come uno spillo. Non saprei dire se cresciuto
o si rimpicciolito.
Chiss se noi non lo vediamo, magari neanche loro vedono noi.
Il fracasso delle macchine infernale. Adesso s che intaccano le riserve di carburante tanto gelosamente
custodite dal direttore di macchina!
Il direttore scomparso dalla plancia. Il Vecchio, con gli occhi incollati al binocolo, guarda fisso a poppa.
Non abbiamo deviato neanche di un pollice dalla rotta. Anche il sottufficiale di rotta scruta il mare a poppa.
Dopo qualche tempo il Vecchio fa riportare entrambe le macchine a basso numero di giri. La scia si ritira, a
poco a poco la foschia azzurra si scioglie. Tesi al massimo, il Vecchio e il sottufficiale di rotta scrutano
lorizzonte. Li imito, da destra a sinistra, da sinistra a destra, millimetro per millimetro. Non vedo niente.
Hm fa il Vecchio. Il sottufficiale di rotta tace, tenendo il binocolo sospeso fra pollici e medi. Infine dice:
Niente, signor comandante.
Ricorda a che ora si visto lalbero?
Signors, signor comandante, alle diciannove e cinquantadue!
Il Vecchio si sporge sopra il portello e dice: Scrivere: Ore diciannove e cinquantadue avvistata unit di
scorta lha scritto? Fuga a tutta forza in emersione Non visti da nemico causa gas di scarico lha
scritto?.
Ecco perch il Vecchio ha voluto il gas di scarico, contava sulla foschia.
Il cuore mi batte ancora con violenza.
Piuttosto emozionante, eh? dice il Vecchio.
Mi viene un colpo: a ovest si alza un razzo luminoso. Resta un attimo immobile sopra lorizzonte, poi ricade
disegnando un manico dombrello e si spegne.
Il comandante abbassa per primo il binocolo: Che cavolo significa questo?.
Cambia rotta! risponde il sottufficiale di rotta.
Pu darsi o forse chiama i caccia! mormora il Vecchio. Purch non ci vengano addosso! Signori,
attenti, mi raccomando!
E, poco dopo: Un razzo luminoso devono essere impazziti!.
Il sottufficiale di rotta comunica alla camera di manovra: Scrivere: Razzo luminoso sopra convoglio a dieci
gradi. Vi aggiunga lora!.
Che strano! fa il Vecchio. Alza la faccia verso la luna: Speriamo che quella maledetta sparisca presto!. La
luna ha un volto umano gonfio, rotondo, glabro.
Due uomini e la luna dico a bassa voce.
Come ha detto?
Oh, niente. un quadro di Friedrich.
Quale Friedrich?
Caspar David Pittore romantico tedesco.
Capisco. Un amante della natura
Punte dalbero sempre pi visibili! annuncia il sottufficiale di rotta.
Il nemico deve aver accostato in un zigzag.
Dirotti leggermente! ordina il comandante.
Dal basso comunicano la nuova posizione dei timoni: Duecento gradi!.
Speriamo che ci lascino in pace bofonchia il comandante.
A voce alta poi chiede il consumo di carburante.
Il direttore arriva come una schioppettata: Abbiamo fatto lultimo calcolo alle diciotto, comandante. Finora
abbiamo consumato cinque metri cubi e un quarto, con la velocit elevata. Siamo rimasti praticamente senza
riserve!.
Allora il capo equipaggio dovr mollare la sua scorta dolio dinsalata sghignazza il Vecchio. Torneremo
a casa a vela.
Mi siedo sullimpiantito bagnato della piattaforma dellantiaerea. Sotto di me la spuma bianca forma sempre

nuovi disegni. La scia di poppa frantuma il riflesso della luna. Mille schegge scintillanti si sparpagliano e si
ricompongono in tante figure diverse. Il mare di una luminescente trasparenza costellata da piccoli punti
verdi: il plancton. Il sommergibile si staglia nero contro la fosforescenza, le sbarre dacciaio della murata
gettano ombre nere sulle griglie formando tante losanghe. Il disegno si sforma, le ombre della murata passano
sui miei stivali: viriamo per avvicinarci di pi al convoglio.
Tutta un tratto il cielo trafitto da fasci a ventaglio di sottili raggi bianchi e verdi.
Ci mancava solo laurora boreale! brontola il comandante.
Una frangia di luccicanti fili verdi a casa avevamo un vecchio paralume con una frangia cos orla
adesso la cupola del cielo, percorsa a onde da una luce verde e bianca. Fasci di frecce incandescenti schizzano
dallorizzonte, si spengono, si riaccendono, si rispengono a met, si allungano con unultima fiammata bianca.
Attorno a noi il mare sfavilla come di miriadi di lucciole. La scia uno strascico di lustrini.
Illuminazione di gala dice il Vecchio. Bella, ma poco gradita!
Dalle frasi smozzicate che si scambiano il comandante e il sottufficiale di rotta capisco che viene ventilata la
possibilit di infiltrarci nel convoglio. Il sottufficiale di rotta scuote dubbioso la testa. Anche il Vecchio sembra
incerto.
Meglio di no dice infine.
La luna un tondo quasi perfetto, tagliato nel panno color inchiostro del cielo, un lume a gas dun gelido
bianco. Sullorizzonte veleggiano poche nuvole come lastroni di ghiaccio sporco. Passando nel raggio della
luna si vestono di broccato incastonato qua e l di zaffiri.
Il mare sotto la luna una immensa distesa di carta stagnola increspata, acqua raggelata dalla bianca luce.
Neanche unonda solo immobile carta stagnola gualcita. Mi pare immediatamente di rivedere la scena
dell'ultima notte a terra. Il bar Royal Thomsen Meglio non pensarci.
Nonostante il chiaro di luna il Vecchio ci porta ancora un po pi vicino al convoglio. Evidentemente conta
sullo sfondo scuro e magari sulla disattenzione delle vedette delle navi di scorta. Possibile che un convoglio di
tante unit non sia protetto meglio? Quel caccia tutto quanto gli inglesi hanno in serbo per coprirgli i fianchi?
O ci troviamo per caso gi fra la scorta esterna e il convoglio vero e proprio?
Il Vecchio sapr cosa deve fare, non la prima volta che attacca un convoglio. Conosce bene la tattica del
nemico. Una volta ha addirittura assistito col periscopio a un inseguimento a base di bombe di profondit,
dedicato a lui! Pare che allora il comandante del caccia credesse il sommergibile immerso a grande profondit,
in un punto che aveva invece abbandonato da tempo. Il Vecchio fece spegnere tutti i motori, sal a quota
periscopica e osserv gli attacchi del caccia che effettu addirittura bombardamenti a tappeto. E non basta, in
quelloccasione si era sbizzarrito a fare il cronista sportivo, descrivendo ogni dettaglio della scena ai suoi
uomini, perch si divertissero anche loro.
Il Vecchio si fa di nuovo taciturno. Vanno su quattro colonne tutto quanto dice in un intero quarto dora.
La fuga a tutta forza davanti al caccia ci deve aver spostati troppo lontano dal convoglio. Sar questa la
ragione per cui andiamo da qualche tempo a velocit ridotta. Il comando avr dirottato, in nostro aiuto dei
sommergibili che non ci hanno ancora potuto raggiungere. Per ora tutto quello che possiamo fare emettere
segnali di orientamento.
Possiamo avvicinarci ancora un poco? chiede il comandante al sottufficiale di rotta. Mhm si limita a
mugugnare Kriechbaum col binocolo sempre puntato sul convoglio. Il Vecchio si ritiene autorizzato e
impartisce lordine al capo timoniere.
Posto di combattimento! ordina poi. La sua voce roca, tossicchia per scollare le corde vocali. Dal basso
arrivano le conferme, una dopo laltra: A direttore di macchina: motori pronti per il combattimento!; A
direttore di macchina: camera di manovra pronta per il combattimento! Il direttore trasmette: Sottocoperta
pronta per il combattimento! Ma gli urli continuano: A primo ufficiale di guardia: siluri pronti per il
combattimento!. E ora, linconfondibile voce infantile del primo conferma: Siluri pronti per il
combattimento!.
Qualcuno porta il traguardo ottico di puntamento e il primo ufficiale di guardia lo innesta sullalidada in
plancia, maneggiandolo come un uovo crudo.
Rispetto al convoglio ci troviamo controluce. Non capisco perch il Vecchio voglia restare da questa parte
del convoglio, invece di mettersi sul lato dombra. Probabilmente ha intuito il ragionamento del nemico:
controluce il mare chiaro come argento, pi illuminato che di giorno, quindi non certo nella zona chiara che
possono esserci sommergibili tedeschi. Cio, il Vecchio punta sul fatto che sul fianco del convoglio in
controluce, la difesa debole. Evidentemente ha ragione, se cos non fosse, il nemico ci avrebbe scoperti da
tempo.
Mi sembra di vedere, come in una foto aerea, la formazione del convoglio: le quattro colonne disposte a
rettangolo oblungo, nel mezzo le unit pi preziose, le navi cisterna. In testa, in avanscoperta, due caccia che
manovrano a zigzag, precedono il gruppo centrale per impedire ai sommergibili di infilarsi fra le navi. Sui
fianchi la difesa, ossia i caccia o le corvette che scorrazzano avanti e indietro, mantenendosi nelle zone

dombra, E infine, molto distaccata dal nucleo centrale, la copertura di retroguardia, scorte il cui compito non
tanto quello di proteggere il convoglio: in effetti praticamente escluso che un sommergibile lo attacchi alle
spalle, quanto impegnare i sommergibili avvistati dalla scorta laterale, mentre il convoglio si allontana.
Ore venti. Mi viene in mente che sarebbe opportuno prendere un rullino di ricambio, per le riprese notturne.
Sono appena sceso in camera di manovra, nella fretta sono rimasto agganciato con la giacca alla leva del
portello, che in coperta si mettono a urlare tutti insieme. Lascio perdere il rullino e torno su in fretta e furia.
Si avvicina una nave! il comandante L, allorizzonte.
Mi si blocca il respiro. Scorgo le punte degli alberi a quattro gradi a sinistra della prua. E il Vecchio guarda a
poppa. Cerco anchio a poppa: unombra allungata si staglia allorizzonte.
Che si fa? Ci immergiamo? Abbandoniamo tutto? Finisce cos?
Macchine pari avanti tutta! La voce del comandante del tutto normale. Vuole usare il vecchio trucchetto di
proseguire diritto, come se nulla fosse successo?
Dieci gradi a sinistra!
E invece no.
Passa un minuto, poi il Vecchio ci informa della sua intenzione: Andiamo incontro al convoglio.
Mentre cerco di ritrovare il convoglio con il binocolo, il sottufficiale di rotta dice, con voce non troppo ferma:
Le punte degli alberi singrandiscono!.
Adesso siamo nel dilemma: o ci immergiamo, per sfuggire al caccia che avanza da poppa, o ci avviciniamo al
convoglio pericolosamente scoperti.
La scia di poppa si dimena come una coda gigantesca. Sopra di essa si leva una larga nuvola di gas di scarico e
ci avvolge: speriamo che ci salvi anche questa volta.
Mi giro verso la prua. Nel binocolo vedo il convoglio, diritto davanti a noi.
Il comandante impreca.
Sembra che il caccia rallenti! annuncia il sottufficiale di rotta. Lunghi minuti di angosciosa incertezza;
finalmente Kriechbaum rompe lincantesimo: Il distacco aumenta!.
Il comandante non ha nemmeno pi degnato di uno sguardo il caccia. La sua attenzione rivolta interamente
alle sagome sullorizzonte, davanti a noi.
Mi tremano ancora le gambe dallo spavento.
Il comandante dice: Vanno in ordine piuttosto sparso. Solo ora sembra ricordarsi del caccia: Meno male
che non ci siamo immersi. Questa volta ci andata bene per un pelo!.
Di punto in bianco chiede: Kriechbaum, lei che dice?.
Il sottufficiale di rotta abbassa appena il binocolo e risponde:
sicuro, comandante. Ce la faremo!.
Chiarissimo! la conferma del comandante. Che strano dialogo! Che si vogliano fare animo a vicenda?
Getto una rapida occhiata in camera di torretta: hanno tolto le custodie dal correttore della deriva, dal
calcolatore di divergenza e dal dispositivo di lancio. I quadranti, illuminati, emanano un riverbero azzurrino.
Lora? chiede il comandante.
Le venti e dieci.
Mi sembra incredibile che ci lascino avanzare a fianco del convoglio, come se ne facessimo parte.
Quellombra non mi piace sussurra il comandante a Kriechbaum.
piuttosto appuntita, non si capisce se si avvicina o si allontana. Trenta gradi o centocinquanta? Non dovrebbe
essere un caccia. Ma il Vecchio non se ne interessa gi pi.
Il primo ufficiale di guardia traffica febbrilmente col traguardo di puntamento, guarda, si rialza, guarda ancora
oltre il parapetto, verso il convoglio. Il Vecchio s accorto del suo nervosismo e gli domanda con una vena
dironia: Riesce a vedere bene?.
Controlla in continuazione la luna, infine sbotta: La potessi tirare gi con una cannonata!.
Spero molto nelle nubi che dallorizzonte stanno lentamente chiudendo il cielo: ma sono ancora lontane dalla
luna.
Stanno poggiando a dritta! dice il Vecchio e il sottufficiale di rotta risponde, pronto: Cos pare!.
Infatti le due ombre si sono appiattite.
Il Vecchio fa accostare di quaranta gradi a dritta.
Non ci staranno combinando uno scherzetto?
Sono cos vicino al traguardo di puntamento da sentire il respiro affannoso del primo ufficiale di guardia. Non
vedo pi l'ombra chiara e la cosa mi preoccupa.
Lora?
Le venti e ventotto.

SECONDO ATTACCO

La luna si fatta ancora pi gelidamente bianca. Tuttattorno il cielo limpido, ma una delle nuvole partite
dallorizzonte, si avvicina al disco luminoso, avanguardia del gruppo massiccio.
Mi concentro su questa nuvola. Avanza nella direzione giusta, ma dopo un po rallenta, non sale quasi pi. E
adesso si sfilaccia e si sfrangia. Mi si disfa sotto gli occhi. Non ne rimane che un piccolo velo di foschia.
Lha fatto apposta! grugnisce il sottufficiale di rotta.
Unaltra nuvola fa un tentativo per staccarsi dal gruppo. pi pesante e gonfia della prima.
Il vento la sposta e le fa prendere la direzione giusta. Nessuno impreca pi, come se le brutte parole potessero
indispettire la nuvola.
Distolgo lo sguardo dal cielo e lo rivolgo allorizzonte. Col binocolo si distinguono ormai chiaramente le prue,
le poppe e le sovrastrutture centrali delle navi nemiche.
Il comandante impartisce le istruzioni al primo ufficiale di guardia: Avvicinarsi e lanciare immediatamente!
Dopo il lancio virare subito a sinistra. Attacchiamo non appena quella nuvola copre la luna!.
Il primo ufficiale ripete gli ordini ai calcolatori di tiro, uno in camera di torretta e uno in camera di manovra.
Approntare tubi da uno a quattro per lancio in superficie!
Si allagano tutti e quattro i tubi lanciasiluri di prua, dalla quale arriva la conferma: Tubi da uno a quattro
pronti per lancio in superficie!.
Collegare traguardo di puntamento con correttore di deriva! Comando lancio dalla plancia! ordina il primo
ufficiale di guardia, con sicurezza. Dare ordini una cosa che ha imparato alla perfezione.
Il capo in torretta conferma lesecuzione degli ordini.
Il Vecchio agisce come se questa liturgia non avesse niente a che vedere con lui. Soltanto i muscoli tesi
tradiscono la sua attenzione.
Il primo ufficiale informa il capo in torretta: Posizione nemica a dritta, cinquanta, velocit dieci nodi,
distanza tremila metri, velocit siluri trenta, profondit tre, posizione mobile.
Non deve preoccuparsi dellesatto angolo di deriva dei siluri. Lo regola il correttore che direttamente
collegato con la girobussola e il traguardo di puntamento, nonch con i siluri, il cui meccanismo di
orientamento viene corretto ininterrottamente: ogni cambiamento di rotta del sommergibile viene
automaticamente trasmesso ai siluri, come correzione della traiettoria. Il primo ufficiale di guardia non deve
fare altro che tenere lobiettivo nel reticolo del traguardo ottico di puntamento.
Lavvicinamento deve riuscire dice il comandante, pi a s che a noi. Guarda per lennesima volta la luna.
La seconda nuvola ferma come un pallone frenato che ha raggiunto laltitudine richiesta. Eccola l, immobile,
tre pollici sotto la luna.
Il sottufficiale di rotta la minaccia col pugno levato; non mi sarei mai aspettato un simile scoppio dira, da un
uomo pacato come Kriechbaum. Ma non ho tempo per meravigliarmene; staccando bruscamente gli occhi dal
cielo il comandante ordina: Macchine pari avanti tutta! Timone tutto a sinistra! Inizio avvicinamento! Aprire
portelli lanciasiluri!.
Dal basso urlano i riscontri degli ordini. La prua spazia sullorizzonte.
Timoni al centro! Cos va bene! Avanti per novanta gradi! Ora il sommergibile punta a velocit
massima sulle sagome scure che si fanno sempre pi grandi.
La nostra prua fende come un vomere la superficie scintillante del mare, solleva a destra e a sinistra argentei
spruzzi dacqua. Londa di prora si alza, luccica di mille lustrini. La prua si solleva in alto e subito siamo
investiti dagli spruzzi. Le macchine vanno a pieno regime. La murata vibra.
Scegliere lobiettivo! ordina il comandante. Il primo ufficiale di guardia piegato sul traguardo di
puntamento.
Quei due l, cos vicini, prenda quelli Li ha trovati? L, a sinistra della nave isolata! A quello grosso
appioppiamo una doppietta, agli altri uno per ciascuno. Miri la doppietta fra il ponte di comando e l'albero di
poppa!
Sono alle spalle del comandante la cui testa protesa verso le navi nemiche.
Tubi da uno a quattro pronti!
Sento il cuore battermi in gola.
Il primo ufficiale di guardia tiene lobiettivo fisso nel traguardo. Con voce fredda e asciutta rettifica
continuamente i calcoli. Ha gi la mano destra sulla leva di lancio.
Attivare tubi uno e due posizione sessantacinque seguire posizione!
Domando posizione!
Posizione settanta posizione ottanta!

Accanto al mio orecchio il Vecchio urla: Tubi uno e due: autorizzati al lancio!. Gli fa immediatamente eco il
primo ufficiale: Tubi uno e due: fuori!.
Nessun colpo, nessuna scossa, niente! Il sommergibile avanza imperturbabile verso le navi.
Non se ne accorgono! Non se ne accorgono!
Attivare tubo tre!
Tubo tre: fuori!
A sinistra dieci! ordina il comandante.
Attivare tubo quattro! la voce del primo ufficiale. Aspetta che il nuovo obiettivo entri bene nel reticolo, poi
ordina: tubo quattro: fuori!.
Appena pi in basso dellunit presa di mira, scorgo ora una nave lunga e sottile, una sagoma pi chiara delle
altre, probabilmente verniciata di grigio.
Tutta a sinistra! Attivare tubo di poppa! Questo era il comandante. Virando, il sommergibile sinclina sul
fianco. Le sagome passano a dritta.
Il sottufficiale di rotta grida: Il bersaglio sta virando!.
Vedo la nostra prua dirigersi sulle sagome. Ma vedo pure che la sagoma pi chiara si assottiglia. Ora ne
distinguo perfino londa di prua.
Tubo cinque: fuori! Tutto a dritta! urla il comandante. Abbiamo appena iniziato laccostata, che dallaltra
parte balena un lampo arancione, e subito dopo un altro. Un pugno terribile mi colpisce nelle ginocchia. Un
sibilo acuto mi trafigge, come una lama dacciaio.
Sparano, quei porci! Immersione rapida! urla il Vecchio.
Balzo al portello e mi butto gi. Stivali pesanti mi si abbattono sulle spalle. Piegato in due dal dolore, mi
stringo al tavolo nautico. Ai miei piedi un uomo ruzzola sul pavimento.
Allagare! grida il comandante e subito aggiunge: Tutta a sinistra!. Dallalto precipita una cascata dacqua.
La forte velocit fa scendere il sommergibile rapidamente e sensibilmente appruato. Ci nonostante il
comandante ordina: Tutti a prua!.
Niente male! ansima. Per lennesima volta tardo a capire che il suo encomio rivolto allartigliere nemico.
La cavalcata dei marinai passa slittando e barcollando. Vedo facce terrorizzate. Ora tutto prende a scivolare. Le
giubbe di pelle e i binocoli ai loro ganci, a destra e a sinistra della paratia, si sollevano dalla parete e restano
sospesi nellaria.
Le lancette dellindicatore di profondit roteano sui quadranti, finch il direttore ordina di equilibrare il
battello. Giubbe e binocoli si riavvicinano alla parete: il sommergibile si raddrizzato.
Era un caccia, come immaginavo dice il comandante, con tono appena scoraggiato. Respira forte.
Poi ci guarda a uno a uno, pare ci conti, e dice, piano: Fra poco comincia il ballo!.
Il caccia! A due passi da noi! Scommetto che il Vecchio sapeva da tempo cosera quella sagoma pi chiara.
Grigio chiaro il colore dei caccia, anche nella marina inglese.
Un caccia: a tutta forza dritto sul punto dove siamo scsi! Fra poco balleremo! Balleremo! Le bombe! Adesso
arrivano!
Scendere a novanta metri: adagio! ordina il Vecchio.
Il direttore di macchina ripete lordine a bassa voce. Non toglie gli occhi dallindicatore di profondit.
Qualcuno bisbiglia: Adesso ce la faranno vedere!.
Appesantirsi, rimpicciolire, restringersi!
E i nostri siluri? Possibile che abbiano tutti quanti fatto cilecca? Quattro lanci, uno doppio, due singoli, e un
quinto dal tubo di poppa, mentre viravamo. Questultimo, probabile, non ha raggiunto il bersaglio, ma gli
altri! Perch non sentiamo nessuna esplosione?
Il direttore di macchina avvicina la testa, ancora di pi, al quadrante dellindicatore. Il sudore gli imperla la
fronte. Alcune gocce si fondono e gli colano sulla faccia lasciando strisce umide, come tracce di lumache.
Lumache lumache. Siamo quasi fermi.
Ci saranno addosso a momenti.
Cosa succede? Perch non sentiamo nessuno scoppio?
Siamo ammutoliti, testa fra le spalle: lemuri di cuoio senza collo. La lancetta dellindicatore di profondit si
sposta di altre dieci lineette.
Cerca di raccogliere le idee. Da quanto tempo siamo immersi? A quale velocit va il caccia? Mancati! Tutti
i siluri mancati! Siluri di merda! La solita storia, non pu che essere sabotaggio, che altro, se no? E fra poco gli
inglesi ci ridurranno in polpette!
Il Vecchio devessere impazzito, quello che ha fatto era un attacco da motosilurante! In superficie, diritto
addosso a loro! Chiss le loro facce! Prima fa il saggio e poi questa follia! A quanti metri eravamo da loro?
Quanti secondi impiega il caccia per raggiungerci a tutta forza? Quegli ordini pazzeschi al timoniere! E
laccostata! Accostata? Roba da matti: il Vecchio lha fatta eseguire mentre cimmergevamo, una manovra del
tutto anormale. Per quale ragione? Ora capisco: gli inglesi ci hanno visti scendere a dritta, e il Vecchio li ha

voluti ingannare. Speriamo che non labbiano capita anche loro!


Il Vecchio seduto con una chiappa sul tavolo nautico. Vedo di lui soltanto la schiena curva e il bianco
sporco del berretto, sopra il bavero rialzato del giubbotto di pelo. Il sottufficiale di rotta ha gli occhi quasi
chiusi, fessure scavate col bulino nel legno. Stringe le labbra fra i denti. Con la mano destra si regge al tubo del
periscopio antiaereo. Il viso del sottufficiale di servizio alla camera di manovra, a due metri da me, una
pallida macchia scontornata.
Un cupo tonfo, soffocato, interrompe il silenzio: un colpo di mazzuola su una grancassa con la pelle mal tesa.
Centrato! sussurra il comandante. Solleva la testa e mi guarda. Ha gli occhi socchiusi, la bocca slargata da
un ghigno.
Un altro botto sordo. B2B.
Centrato anche questo! Il comandante commenta, calmo: Ce ne hanno messo di tempo!.
Che cosa? I siluri? Due siluri hanno fatto centro?
Il secondo ufficiale di guardia si rialza. Chiude le mani a pugno e mostra i denti serrati, come un orango.
Capisco che vorrebbe gridare, ma deglutisce soltanto. Per alcuni secondi la sua faccia mantiene questa
espressione che la rende simile a una maschera grottesca.
Le lancette dellindicatore di profondit continuano a spostarsi su quote sempre pi profonde.
Ancora un colpo attutito sulla grancassa.
E tre! fa qualcuno.
Unesplosione attutita: e basta?
Strizzo gli occhi. Sembra che i miei nervi siano tutti ammassati nelle orecchie. Tutto qui?
Adesso come se due grandi tele fossero stracciate, in pezzi, una lentamente, laltra di colpo. Poi qualcosa
sferraglia su una superficie metallica, e tutta un tratto c un unico stracciare, raspare, scricchiolare,
spezzettare.
A furia di trattenere il fiato, annaspo. Maledizione, cosa succede?
Il Vecchio alza la testa.
Ne stanno affondando due, sottufficiale di rotta: sono due, non vero?
Questo rumore sono paratie che si squarciano?
Quelli sono spacciati! Il vecchio bisbiglia, appena.
Nessuno si muove. Nessuno urla di gioia. Al mio fianco il sottufficiale di servizio alla camera di manovra
immobile come prima, una mano sulla scaletta, gli occhi fissi sullindicatore di profondit. I due timonieri,
rigidi nelle loro incerate, sotto i cappelli gocciolanti. Il pallido disco dellindicatore di profondit: adesso la
lancetta ferma Mio Dio, i timonieri hanno davvero ancora i cappelli in testa!
Ce ne hanno messo di tempo! Ormai non ci credevo pi! La voce del comandante di nuovo roca e burbera.
Gli scricchiolii, gli strappi, i cigolii non cessano.
Questi sono ormai fuori causa!
Nello stesso istante una mazzata tremenda mi fa vacillare. Riesco ad aggrapparmi, allultimo momento, a un
tubo. Tintinnio di vetro.
Mi rialzo in piedi, faccio automaticamente due passi incerti e mi scontro con un uomo, urto contro uno spigolo
duro e mi accascio contro La paratia.
Adesso faranno sul serio! Adesso ci presenteranno il conto! Premo la spalla sinistra con tutta la forza contro il
metallo e mi appesantisco il pi possibile. Afferro con entrambe le mani il tubo che mi passa sotto le cosce.
Sento Sotto i palmi la vernice liscia, ma coi polpastrelli tasto la ruggine sulla parte inferiore del tubo, dove la
vernice si sfaldata. Serro le mani attorno al tubo, stringendolo con tutte le mie forze.
Il prossimo colpo?
Estraggo lentamente, come una tartaruga, la testa dalle spalle, sempre in attesa del colpo e pronto a ritirarmi
nella mia immaginaria corazza. Qualcuno tira su con il naso.
I miei occhi sono magicamente attratti dal berretto del comandante. Adesso il Vecchio si sposta e vedo insieme
il berretto e le scale graduate biancorosse ai lati dellidrometro: oggetti rigati da giullari. O leccalecca infilati
come fiori nei vasi di vetro delle pasticcerie parigine. O fari, anche quelli sono bianchi e rossi.
La paratia sobbalza allesplosione tremenda che quasi mi spacca i timpani. I colpi si susseguono, si direbbe che
il fondo del mare sia pieno di enormi mine che vengono innescate una dopo laltra. Un bombardamento a
tappeto!
Porca miseria, come lhanno piazzato bene! Ce lhanno fatta! Sono tuttaltro che scemi, non si sono fatti
giocare.
Tutto in me si contrae.
Fuori, il mare mugghia, gorgoglia, sciaborda. Il sommergibile viene sbatacchiato dai gorghi.
Meno male che sono saldamente ancorato.
Il comandante ride come un pazzo: Sono in ginocchio! Ahah! Cos ci risparmiano il colpo di grazia Per,
peccato non averli visti affondare!.

Sta parlando il marconista, impegnato col rilevatore acustico. La mia capacit percettiva deve essersi
parzialmente interrotta. Lidrofonista avr fatto diversi rapporti, ma non ho sentito nulla.
Caccia a trenta gradi a sinistra. Segnale in rapido aumento!
Lattenzione del comandante interamente rivolta allidrofonista: Variazioni?.
Laltro non risponde subito. Infine dice: Si allontana a poppa.
Il comandante ordina subito di aumentare la velocit. Il mio cervello si finalmente snebbiato; riesco di nuovo
a seguire gli avvenimenti e a ragionare. Speriamo che il cacciatorpediniere tagli la nostra rotta, cos come pare
lo desideri il Vecchio, molto pi a poppa.
Per ora non possiamo sapere da quale parte accoster il caccia per tentare di nuovo di riprenderci: il Vecchio
sembra prevedere a sinistra, per cui fa virare a dritta.
Passa il capo motorista Franz, la faccia bianca come un lenzuolo, grondante sudore a gocce. Sebbene il
sommergibile non balli, Franz si appoggia ora con la destra, ora con la sinistra. Adesso ci beccano! geme.
Urlando, chiede fusibili per la girobussola.
Non urli! lo investe, arrabbiato, il comandante.
Quattro tonfi in rapida successione, quasi ununica deflagrazione percuotono il sommergibile. Ma i vortici
del riflusso non ci raggiungono.
Troppo a poppa! sghignazza il Vecchio. Non tanto facile!
Solleva una gamba e la punta contro il tavolo nautico. Traffica coi lacci della sua giubba di pelo, vuol
mettersi comodo. Infila le mani nelle tasche dei calzoni di pelle e si gira verso il sottufficiale di rotta.
Unesplosione isolata, non vicina, ma dalla risonanza stranamente prolungata. Il ribollire, il gorgoglio
incessante. Nel mezzo del frastuono, la voce del Vecchio: Sputano dalla parte sbagliata.
Effettivamente i rilevamenti del caccia non devono essere troppo precisi: anche la successiva serie di
esplosioni ci arriva da molto lontano. Ma ugualmente una tortura per le orecchie, anche se le bombe
scoppiano a circa mille metri da noi. Il nemico conosce bene leffetto demoralizzante delle esplosioni, per
quanto lontane dallobiettivo avvengano.
S c r i v a ordina al sottufficiale di rotta.
Signors, signor comandante.
O r e ventidue e quaranta: assumo posizione attacco, le ventidue e quaranta lora esatta, vero? Assumo
posizione attacco: convogli viaggiano in ordine serrato, s, in ordine serrato. Non siamo obbligati a dire su
quante colonne; sagoma cacciatorpediniere pi avanzato del convoglio ben visibile in piena luce lunare
Come? Ben visibile? Caccia pi avanzato ben visibile in piena luce? Pi avanzato: quindi erano pi di uno? Ma
il Vecchio s ben guardato dal dirlo, anzi, per tutto il tempo si comportato come se il lato dellattacco fosse
privo di difesa
luce lunare. Ha scritto? Avvicinato seconda colonna a dritta, s, ha scritto?
S, signor comandante a dritta.
Notte notevolmente rischiarata dalla luna
Giusto! commenta il secondo ufficiale, ma cos piano che il comandante non lo sente.
notevolmente rischiarata dalla luna, ma troppo scura per attacco in immersione
Mi devo alzare, perch alcuni degli uomini che prima erano corsi a prua, stanno tornando solo adesso ai loro
posti e devono passare dal portello della paratia. Cercando di non far rumore, si muovono come funamboli.
Il Vecchio ordina di scendere ancora, restiamo per circa cinque minuti sulla stessa rotta e profondit.
Scendiamo di nuovo soltanto quando lidrofonista annuncia unaltra puntata del caccia.
Il comandante spera che gli inglesi non si siano accorti della nostra seconda manovra di discesa e ci credano
sempre alla quota precedente; labbiamo infatti mantenuta giusto quel tanto che bastava ai loro rilevatori per
scoprirci, in modo che regolassero le loro bombe su quella profondit.
Nuovi rilevamenti acustici. Non c dubbio, il caccia ci alle costole.
Ignorando lansia nella voce dellidrofonista, il Vecchio non d ordini al capo timoniere. So che vuol
ritardare il cambio di rotta fino allultimo istante, quando cio il caccia lanciato in corsa non far pi in tempo
ad adeguarvisi. Lepre e cane! Solo quando il cane sta per chiudere le mascelle sulla lepre, quando la crede
ormai sua preda sicura, la lepre si volta con un balzo, e il cane spinto dalla forza di accelerazione, non riesce a
prendere la curva.
Lesempio non del tutto appropriato: noi non siamo veloci come la lepre. Anzi, il caccia accosta molto pi
stretto di noi. Ma se va avanti a tutta forza e si vede di colpo costretto a cambiare direzione, neanche lui riesce
a stringere la virata, ha troppo poco pescaggio per farcela.
Sparano niente male, quei figli di puttana. Il tiro era ottimo, solo un po alto
Poi il Vecchio ordina: Tutta a dritta. Macchina di sinistra avanti a tutta forza!.
Gi da tempo sono stati spenti tutti i motori ausiliari: l'alimentatore radio, i ventilatori, perfino la
girobussola. Quasi non oso respirare. Tutti zitti come topi nel loro buco, col gatto fuori, in agguato.
Ci avrebbero potuti beccare gi alla loro prima puntata, tanto erano vicini al punto dove eravamo immersi.

Ma il Vecchio li ha battuti in furbizia: prima li ha affrontati con un gioco di prua-poppa per offrirgli il minimo
bersaglio possibile, poi ha virato a dritta, poi limmersione rapida e gi, ma coi timoni tutti i sinistra. Come il
calciatore che mira allangolo sinistro e poi tira il pallone nellangolino destro della porta.
Il Vecchio mi guarda: Non creda che ce lo siamo gi scrollato di dosso, quello. un tipo tenace, conosce il
suo mestiere.
Ah commento.
Saranno anche innervositi aggiunge. Ordina di scendere a centocinquanta metri. Stando ai rilevamenti
acustici il caccia ci segue, come trainato da una fune. Da un momento allaltro pu fare una nuova puntata a
tutta forza, per lanciare le sue bombe. Avessimo un mezzo pi veloce!
Il Vecchio fa aumentare la velocit, rischiando di grosso perch pi forte il regime dei motori elettrici, pi
chiasso fanno. Ormai gli inglesi li sentiranno a orecchio nudo. Ma probabilmente il comandante intende
allontanarsi a qualunque costo dalla portata di rilevamento del nemico.
A bassa voce lidrofonista dice: Rumori del caccia in aum e n t o .
Sussurrando, il comandante ordina di ridurre la velocit. Dunque non gli andata bene, il tentativo di fuga
fallito. Quelli non ci mollano, non si fanno staccare! Piuttosto lasciano andare il loro convoglio senza scorta.
Non capita tutti i giorni di localizz a r e un sommergibile!
Una mazza gigantesca si abbatte sullo scafo. Nello stesso istante il Vecchio urla di attaccare la pompa e di
aumentare la veloc i t dei motori elettrici. Non appena leco dellesplosione cessa, e g l i f a fermare la pompa
e ridurre la velocit dei motori. Il sottufficiale di rotta conta: Tredici quattordici e segna altri due tratti
col gesso sulla sua lavagna. Erano dunque due le bombe. Faccio il conto: due, prima: il secondo sgancio di sei
bombe. Esatto.
Altri tre, quattro schianti violenti fanno tintinnare le lastre del pavimento. Lesplosione mi percuote i
timpani. Il sottufficiale di rotta segna quattro trattini.
Il Vecchio non ha fatto una piega. Tiene la testa in modo da poter sbirciare lindicatore di profondit e
sentire, nello stesso tempo, ci che dice lidrofonista.
Sembra che ce labbiano a morte con noi! Toh, ha parlato il nostro aspirante guardiamarina! Subito
abbassa la testa, la frase gli deve essere uscita suo malgrado. Lhanno sentito tutti. Il sottufficiale di rotta
ghigna. Il Vecchio ha unespressione divertita.
I sassolini! Ci hanno ritrovati con lAsdic! Porci! impreca fra i denti il sottufficiale di rotta. Chi il nostro
nemico: lacuto ronzio delle eliche, simile a uno sciame di calabroni? I sassolini contro la nostra corazza
dacciaio? Unombra, una sottile sagoma appena pi chiara di un mercantile: ecco tutto ci che ho potuto
vedere del nostro avversario Il bianco degli occhi del nemico! Per noi un nonsenso. Non vediamo
assolutamente nulla, restiamo in ascolto e basta. Origliamo. Perch il nostro idrofonista non parla? Il
comandante strizza gli occhi, impaziente. Niente? Ancora silenzio?
Il mare sopra di noi probabilmente illuminato a festa. I riflettori tutti accesi, il cielo stellato dai bengala
illuminanti appesi ai paracadute, per tener docchio il nemico. Tutta lartiglieria a bocche in gi per poter
sparare senza indugio, nel caso riuscissero a snidarci.
Lidrofonista avverte: Rumori di caccia a venti gradi, in rapido aumento!. E dopo una breve pausa: Inizia
il lancio!.
Due colpi, inferti con il lato contundente di una scure enorme, investono il sommergibile. Di nuovo il
terribile rigurgito. Poi altri due colpi.
Spalanco la bocca, come gli artiglieri, perch non scoppino i timpani. La mia esperienza di cannoniere si
rivela utile. Quante volte ho spalancato la bocca cos, solo per sopportare il botto. Ma ora non sono dietro
lartiglieria, sono nella pancia del suo bersaglio.
Non c scampo. Non serve buttarsi a terra. Interrarci: lidea mi fa ridere: sotto i piedi abbiamo lastre
dacciaio, con un disegno a losanghe che a Zeitler ricorda tante piccole vagine. Mi sforzo di vincere la
claustrofobia, il bisogno impellente di scappare da qualche parte. Vorrei avere piombo nelle suole, essere
inchiodato al pavimento.
Allento la stretta sul tubo. Pare che ci diano una tregua. Rilasso i muscoli, muovo le mascelle, sciolgo gli arti.
Si allenta la tensione alladdome, il sangue riprende a circolare normalmente. Solo ora avverto il dolore della
contrazione muscolare prolungata.
Facciamo ci che ci impone il nemico. Gli inglesi decidono quando dobbiamo abbassare la testa in attesa
dellesplosione, quando dobbiamo rialzarci e rilassarci, seguendo il riflusso dellacqua. Costringono perfino il
Vecchio a lanciare le sue risate beffarde soltanto durante il rigurgito, dopo le deflagrazioni.
Lidrofonista apre e richiude la bocca; somiglia a una carpa boccheggiante, contro il vetro della vasca in
pescheria. Annuncia un altro attacco.
Asdic dice con voce roca, unosservazione del tutto superflua. Tutti in camera di manovra hanno sentito il
caratteristico picchiettio, e cos pure gli altri in prua e alle macchine.
Il nemico ci trattiene coi tentacoli dei suoi raggi di rilevamento. Sta girando la manovella dacciaio,

emettendo fasci di impulsi sonori che perlustrano il fondo del mare: cirp cirp pink pink
LAsdic utilizzabile solo fino a una velocit massima di tredici nodi; a velocit superiori troppo
disturbato dai rumori delle macchine e delle eliche del caccia. A nostro vantaggio, in quanto possiamo sfruttare
la situazione per una piccola fuga allultimo momento. Ma il comandante del caccia non si illuder, pensando
che aspettiamo il suo attacco, inerti; tuttavia i suoi rilevatori non gli sanno dire in quale direzione scappiamo,
egli pu soltanto intuirlo.
Per fortuna, inoltre, lAsdic non rivela la nostra quota. Qui la natura a venirci in aiuto: lacqua non una
massa sempre uguale: divisa in zone dal contenuto salino e dalle caratteristiche fisiche differenti che
deflettono gli impulsi dellAsdic. Basta passare da uno strato di acqua calda a un altro di acqua pi fredda,
perch il rilevamento con lAsdic diventi impreciso. Perfino la presenza del plancton pu comprometterne la
precisione.
E il nemico non ha dati attendibili per correggere i valori rilevati, poich non sa a quale profondit si trovano
gli strati che deviano lAsdic.
Herrmann tutto preso dalla sua manopola.
Rapporto! ringhia il Vecchio.
Rumori a trecentocinquanta gradi.
Dopo neanche cinque minuti sentiamo tutti a orecchio nudo il fruscio delle eliche.
Riccipiccipiccipicci queste non sono eliche a tutta forza. Il caccia mantiene esattamente la velocit che gli
permette ancora di usare lAsdic. Ne sentiamo chiaramente gli impulsi.
Nuova puntata. Quattro, cinque esplosioni, assai vicine.
Tirano come reclute sussurra il Vecchio. Al posto suo non ci conterei troppo.
Un pugno da gigante sbatte e scuote il sommergibile. Avverto, nelle ginocchia, che una forza tremenda ci
solleva. La lancetta dellindicatore di profondit scatta indietro. La luce si spegne. Rumore di vetro che va in
frantumi. Il cuore mi batte angosciato. Finalmente si accende la luce demergenza.
Il Vecchio si morde il labbro inferiore. Ora deve decidersi: di nuovo gi, dove sono scoppiate le ultime
bombe, o risalire a cento metri.
Intanto ordina di scendere virando. Descriviamo un altro 8 in discesa. Uno, due, tre dove sono esplose
questa volta, sotto, sopra, a destra, a sinistra? Lultimo rigurgito sembrava indicare che le bombe erano
scoppiate davanti, a sinistra. Ma sopra o sotto il sommergibile?
Questa volta niente tregua, lidrofonista annuncia altri lanci. Il colpo mi centra alla terza vertebra spinale,
seguito immediatamente da due fendenti sul cranio e sulla nuca.
C fumo accanto al comando dei timoni. Pu scoppiare un incendio, quaggi? Sfrigola qualche cavo? Un
cortocircuito?
Devo controllare i miei nervi! Niente pu capitare al sommergibile finch sono a bordo io. Sono immortale,
la mia presenza protegge lo scafo e lequipaggio!
Brucia il quadro di comando! Il sottufficiale di servizio alla camera di manovra si butta nella nuvola di fumo
e fiamme. Due, tre uomini gli danno una mano. Mi accorgo che ci appruiamo sempre di pi. Qualcuno dice:
La guarnizione della pompa s spaccata!. Ma non pu essere! Perch il direttore di macchina non compensa
a poppa? Se no, a che servono la cassa di assetto e le casse di compensazione?
Sebbene il caccia debba essere vicinissimo, il Vecchio fa andare a tutta forza. Ho capito! La sentina troppo
piena, compromette la statica del sommergibile. Ci occorrono la forza delle eliche e la loro pressione sui timoni
di profondit per appoppare il sommergibile con la necessaria rapidit. Se cos non fosse il Vecchio non
rischierebbe questa galoppata fracassona.
Che dilemma: o affondiamo o aumentiamo la velocit; e il rumore ci tradisce come il campanaccio la mucca.
A questo punto gli inglesi ci sentono sicuramente a orecchio nudo. Potrebbero fare a meno dellAsdic e
risparmiare corrente.
Come se non fosse gi abbastanza impegnato con i complicatissimi calcoli di rotta, il Vecchio ha ora anche
la continua preoccupazione di non poter tenere il sommergibile. Siamo in condizioni estremamente precarie.
Se si trattasse semplicemente di salire non ci sarebbe alcun problema: Aria alle casse di emersione! e su a
tutta birra. Meglio non pensarci.
Tutto bagnato, lumidit nellaria si deposita ovunque.
Perdite dacqua alle guarnizioni dellalbero motore! grida qualcuno da poppa, e da prua arriva, come
uneco: Valvola perde!. Non ascolto neanche, non voglio sapere di quale valvola si tratta.
Quattro esplosioni, una dopo laltra. Poi il pazzesco ribollire e gorgoglio del mare che riaffluisce
nellimmenso cratere scavato dalle bombe.
Trentatr quattro cinque trentasei conta il sottufficiale di rotta, ad alta voce. Erano maledettamente
vicine!
Siamo a meno centoventi metri.
Il Vecchio ordina di scendere ancora di quaranta metri e fa contemporaneamente virare a sinistra.

Unaltra esplosione mi fa battere i denti. Qualcuno singhiozza. Il marinaio nuovo? Non si metter mica a
piangere!
Bene cos! grida il Vecchio, come per sfida, nel risucchio della successiva esplosione.
Ho i muscoli del ventre duri e tesi come se dovessero proteggere le mie viscere da una pressione di quintali.
Ho la fronte e la schiena madide di sudore freddo.
Vedo il viso del comandante attraverso un velo di nebbia. Il fumo del quadro di comando! Hanno spento il
fuoco, ma il fumo stagna ancora nellaria.
La testa mi scoppia. Trattengo il respiro, ma la sensazione che il cranio mi si stia spaccando, aumenta.
Fra poco ricominceranno: non ci vuol molto perch il caccia termini la virata. Questa piccola tregua ce la
devono concedere, quei dannati, che lo vogliano o no!
Di nuovo lAsdic! I sassolini, due o tre getti pesanti. Una mano gelida mi striscia lungo la schiena.
La pressione nella testa diventa insopportabile. Ma perch non succede nulla? Il silenzio totale interrotto
soltanto dal ritmico pic pic dellumidit che si condensa sulle lamiere fredde e sgocciola, una al secondo. Le
conto; a ventidue viene il colpo. Mi comprime, la testa mi rimbalza sul petto.
Sono diventato sordo? Vedo ballare le lastre del pavimento, ma solo dopo qualche secondo sento uno
sferragliare frammisto di gemiti e stridii acuti. Lo scafo a pressione! Non pu essere che quello! Il
sommergibile sobbalza fra i violenti rigurgiti. Gli uomini barcollano e cozzano gli uni contro gli altri, come
birilli.
Una nuova doppietta. Il sommergibile geme. Tintinnio, sferragliare.
Gli inglesi si sono fatti pi parsimoniosi: non sganciano pi le bombe a tappeto ma a due per volta,
probabilmente a quote di esplosione diverse. Sono ancora tutto contratto quando un altra mazzata percuote il
sommergibile, con violenza inaudita.
Un grugnito, un annaspare vicino a me, un gemito. Come se qualcuno fosse stato colpito. Sciocchezze,
quaggi nessuno pu essere colpito.
Il Vecchio deve trovare un nuovo espediente, non c speranza di svignarsela alla chetichella, i raggi
dell'Asdic non ci danno alcuna possibilit. Hanno gente molto in gamba ai rilevatori, gli inglesi, gente che non
si fa fregare tanto facilmente. Quanto tempo ci resta ancora? Quanto impiegano per completare la virata?
Buon per noi che gli inglesi non possano semplicemente buttare le loro bombe fuori bordo quando gli pare,
ma devono andare a tutta forza per sganciarle! Certo, se riuscissero ad avvicinarsi quatti quatti, guidati
dallAsdic, per sganciare le bombe di profondit quando si trovano esattamente sopra di noi, il gioco del gatto
e del topo lavrebbero gi vinto. Invece devono attaccare andando a tutta forza e filar via, per non saltare in aria
sulle loro stesse bombe.
Che cosa fa il Vecchio? Aggrotta le sopracciglia e questo mi dice che il suo cervello lavora a pieno regime.
Aspetta lultimo momento per scansare il sommergibile dalla linea di rincorsa del caccia? Ce la far? Riuscir
ad accostare dal lato giusto, con la giusta velocit? Alla giusta profondit?
ora che impartisca gli ordini. O ci ha rinunciato? Ha gettato la spugna?
Nel silenzio viene stracciato un altro telone. Nello stesso istante sentiamo la voce rasposa del comandante:
Aria ai doppifondi! Tutta a sinistra! Macchine pari avanti tutta!.
Il sommergibile scatta in avanti. Nel fragore non si sentono nemmeno le pompe che alleggeriscono i
doppifondi. Il mare attorno un unico tumulto. Gli uomini barcollano, si aggrappano alle tubature. Il Vecchio
si ben puntellato. Il sottufficiale di rotta si aggrappa al suo tavolo.
Comprendo fulmineamente la manovra azzardata del Vecchio: ha mantenuto la stessa direzione di prima pur
sapendo che siamo stati localizzati. Un trucchetto nuovo, una variante che non ha ancora offerto agli inglesi.
Un calcolo semplicissimo: il comandante del caccia non nato ieri, non si lancia a testa bassa sul punto
localizzato. Conosce i nostri trucchi; si deve esser detto: il comandante del sommergibile sa che arriviamo, sa
pure che non possiamo localizzarlo a tutta forza, quindi prover a svicolare e a cambiare anche profondit. Ma
non si pu sapere se virer a destra o a sinistra, se si alza o si abbassa, non resta che affidarsi alla fortuna. E
questa volta invece il Vecchio ha rinunciato ai trucchi e ha continuato diritto sulla stessa linea e profondit. Il
trucco del non trucco!
Lora? chiede adesso.
Luna e trenta risponde il sottufficiale di rotta.
Di gi? Pare che il gioco sia durato troppo, perfino per il gusto del Vecchio.
piuttosto insolito mormora. Devessere uno che ci tiene!
Per qualche tempo non accade niente. Il Vecchio ordina di scendere ancora e ancora.
Lora?
Luna e quarantacinque.
Se non erro, hanno fermato anche la girobussola. Sottocoperta non si sente un rumore, tranne lo sgocciolio
del vapore condensato, un secondo dopo laltro.
Ce labbiamo fatta? Che distanza riusciamo a coprire in un quarto dora al minimo dei giri? Il silenzio

ancora una volta interrotto da quei rumori terrificanti che il Vecchio chiama di assestamento: la pressione
dellacqua collauda la resistenza della nostra corazza nella maniera pi brutale. Le pareti dacciaio convesse
fra le ordinate si assestano. Le paratie e i rivestimenti di legno dei locali gemono e scricchiolano.
Siamo nuovamente a meno duecento metri, pi del doppio della profondit di collaudo. Sotto di noi labisso
nero, sul quale scivoliamo alla velocit di quattro nodi, sopra di noi lingente peso di una colonna dacqua, alta
duecento metri.
Se adesso non riusciamo a mantenere la posizione zero, pu darsi che il materiale troppo sollecitato non
resista pi alla pressione esterna. A volte una questione di pochi centimetri. Il Vecchio conta forse sul fatto
che gli inglesi ignorano quale massima profondit pu raggiungere il nostro sommergibile? Noi stessi non
pronunciamo mai la cifra magica, diciamo sempre: Tre volte r pi sessanta. Suona come una formula
cabalistica. Possibile che gli inglesi veramente non sappiano quanto r? Se lo sanno perfino i nostri fuochisti
e probabilmente altri cinquantamila!
Dallidrofonista non viene una parola. Non posso credere che siamo riusciti a svignarcela. Certamente quei
maledetti sono in agguato a macchine spente. Sanno di essere stati praticamente sopra di noi, e che non hanno
potuto calcolare a quale profondit ci trovassimo. Quanto a questa, il Vecchio ha creato ormai condizioni
estreme. Il direttore di macchina scuote la testa, incerto. Niente gli rode i nervi come quello scricchiolio di
assestamento.
Due esplosioni, ma sopportabili. Il gorgoglio cessa di colpo, la nostra pompa no! Lavranno senzaltro
sentita! Perch accidenti non si costruiscono pompe meno chiassose?
Un po lungo, questo programma bisbiglia il Vecchio. Se lo ammette perfino lui, il nostro avversario deve
essere particolarmente in gamba.
Cerco di immaginarmi cosa sta succedendo in questo momento sul mare, sopra di noi. Posso chiamare in
aiuto la mia esperienza personale, tanto vero che fino a poco tempo fa ero dalla parte del gatto. La situazione
la stessa, da noi e da loro. Con lunica differenza che loro hanno lAsdic, mentre noi abbiamo soltanto il
rilevatore acustico convenzionale. La differenza fra elettronica e acustica.
Ascolto rincorsa sgancio delle bombe accostata ascolto rincorsa altro sgancio una volta
pi alto, una volta pi basso poi, per cambiare un po, il numero di gala: il tappeto almeno una dozzina di
bombe sganciate contemporaneamente fuoco tambureggiante da una dozzina di lanciabombe, proprio come
gli inglesi. E ogni bomba un bidone con duecento chili di Amatol, un esplosivo speciale.
Il Vecchio tiene lo sguardo fisso sullindicatore di profondit. Entrambe le lancette sono ferme. Niente
sassolini, lAsdic tace. Mi domando come mai loro, lass, non si muovano. Non possibile che siamo usciti dal
loro raggio di rilevamento, a sole quattro miglia lora.
Vai per duecentoventi gradi ordina il Vecchio. Di nuovo silenzio.
Duecentoventi gradi! conferma il capo timoniere, anche lui con un sussurro.
Rumori di eliche a venti gradi. Diminuiscono la prossima comunicazione bisbigliata. Provoca un ghigno
sulla faccia del Vecchio.
Mi viene da pensare al cacciatorpediniere sul quale ero imbarcato prima, il Karl Galster. Le facce dure,
chiuse, illuminate dalla luna. Per quanto sforzassimo gli occhi, nessuna traccia del nemico. Ordini, i tonfi delle
bombe, le esplosioni. Nuovo rilevamento, nuovi lanci. Poi, ribollii bianchi che disfacevano la treccia della
nostra scia.
E poi, sullacqua nera, la macchia di nafta. Rivedo perfettamente il sottile dito bianco del riflettore puntato
sulla chiazza. Il caccia accosta, si dirige sulla macchia, e poi, impietoso, lordine:
Sganciare bombe a sinistra! Sganciare bombe a dritta!.
Tutti i lanciabombe puntati sulla macchia di nafta, mentre si calcolava la profondit. Rivedo nella luce del
riflettore la massa dei pesci venuti a galla, con le vesciche scoppiate. Tanti pesci, ma nessun rottame, soltanto
quella macchia di nafta.
Non restava pi tempo per le ricerche. Da un momento allaltro poteva sopraggiungere qualche incrociatore
e tagliarci la ritirata verso Brest. Volente o nolente il comandante dovette virare in direzione di Brest. Fu allora
che disse: Questo modo di battersi non d alcuna soddisfazione!.
Allimprovviso la voce dellidrofonista sinserisce nei miei ricordi. Se ho ben capito, il caccia torna
allattacco. Ci hanno tenuti sulla corda. Gatto e topo. Inutile ogni speranza di essergli sfuggiti.
Conto mentalmente e arriva colpo su colpo. Ci scrollano e ci sballottano. Tutto il mare ununica
deflagrazione.
E sempre linterminabile fragore del riflusso. E il rumore delle eliche! Ma come, senza pausa? Come mai
ancora le eliche? Questo il paleggiare di unelica lenta, non lo stridente macinare, con il fischio irritante,
dellelica che gira a pieno regime.
Lentamente il mio timore diventa angosciosa certezza: non il caccia, non pu essere di nuovo lui. Non
riesce a completare la virata cos presto, n pu essere tornato a marcia indietro E allora?
Le prossime bombe non si fanno aspettare. Questa volta una tripletta: una due tre in veloce

successione.
Si di nuovo spenta la luce. Qualcuno chiede le valvole di ricambio. Il direttore di macchina illumina
lindicatore di profondit con la lampada a pila. Non deve perderlo di vista neanche un attimo. Siamo talmente
in basso che ogni ulteriore discesa pu essere fatale.
Rilevamento acustico?
Novanta a sinistra risponde il capo marconista.
Tutta a dritta, vai per trecentodieci gradi. Il comandante prova a ripetere la manovra prua poppa gi
sperimentata in superficie. Vuole voltare la poppa al nemico, per ridurre al minimo la sagoma identificabile
dallAsdic.
Rumori di eliche a duecento gradi aumentano! Di nuovo ci colpisce la ghiaiata dellAsdic. Non riesco a
sciogliermi dal mio irrigidimento. Fra poco la testa mi scoppier come una boccia di vetro sotto la pressione
esterna come scoppier il nostro involucro dacciaio. Il minimo urto pu provocare la catastrofe. Nelle
orecchie il battito del cuore risuona come amplificato. Mi scrollo, ma non diminuisce.
Unangoscia isterica mi fa impazzire, e nello stesso tempo affina le mie facolt sensorie. Vedo e sento pi
chiaro che mai tutto ci che succede attorno a me.
A che distanza? E laltro rumore? La voce del Vecchio non pi ferma. Maledizione, non mi ero
sbagliato! Il Vecchio ha perso la calma. Lo ha scombussolato il secondo rumore? Proprio ora, che tutto dipende
dal suo sangue freddo! Al posto di strumenti di precisione il Vecchio non ha che il suo sistema percettivo cui
affidarsi, questo suo strano sistema, situato sotto il peritoneo, o nello stomaco, chiss.
Il Vecchio si strofina la fronte col dorso della mano. Ha spinto il berretto sulla nuca; i capelli biondastri
escono da sotto la visiera come crine da un materasso sventrato. La sua fronte un asse per lavare, dal quale il
sudore cola come lisciva. Scopre i denti, li dischiude e li serra tre volte, con un suono secco che somiglia al ciac
ciac delle nacchere.
Mi si addormenta la gamba sinistra. Formicolio. Lalzo cautamente. Proprio mentre sto su una sola gamba, il
sommergibile viene squassato da unintera sequenza di esplosioni spaventose. Perdo lequilibrio, cado
pesantemente e finisco lungo disteso sulla schiena.
Mi raggomitolo a fatica, la testa fra le spalle in attesa della prossima mazzata.
Da molto lontano sento gridare.
Una via dacqua? Mi era parso di aver sentito via dacqua! per questo che ci appoppiamo?
A poppa dieci in alto, motori pari avanti tutta!
il Vecchio. Quindi non sono diventato sordo. Avanti a tutta forza, in questa situazione! Col fracasso che
producono i motori! Dio mio, il sommergibile continua a gemere e tremare.
Vorrei lasciarmi andare, nascondere la testa fra le braccia.
Senza luce. Il terrore di affogare al buio, di non vedere le cascate che si rovesciano nell'interno
Il cono di luce di una lampada a pila danza sulle pareti, trova la meta, lindicatore di profondit. Da poppa
arriva un suono acuto, simile al rumore della sega circolare che penetra nel legno. Due, tre uomini si
risvegliano dallintontimento. Vengono sussurrati gli ordini. Il raggio di una lampada illumina il viso del
Vecchio: sembra cartone grigio.
Continuiamo ad appopparci, lo avverto con tutto il corpo. Per quanto tempo ancora il Vecchio vuole far
andare i motori a tutta forza? Il rigurgito delle bombe scemato da un pezzo. Ormai tutti quanti sul caccia,
lass, ci possono sentire. O forse no? Ci potrebbero sentire se stessero fermi.
Perch non arrivano i rapporti? ringhia il Vecchio. Con il gomito sento che luomo alla mia sinistra, non
vedo chi , trema come una foglia.
Ancora la tentazione di lasciarmi cadere nel nulla. Non devo cederle.
Qualcuno inciampa, il Vecchio sibila: Silenzio!.
Solo ora mi accorgo che i motori elettrici non vanno pi a tutta forza. Si accende la luce demergenza: ma
quella non la schiena del direttore di macchina, il comando del timone di profondit stato assunto dal
secondo ufficiale di guardia. Il direttore non c, probabilmente a poppa, dove devessere successo un
pandemonio. Il brutto stridio da sega circolare continua.
Ma ci muoviamo, seppure non in posizione zero. Non ci appoppiamo pi. Lo scafo a pressione ha dunque
retto. Anche i motori vanno.
Uno strano raschio, come se fuori una fune strisciasse lungo lo scafo, mi mette di nuovo in agitazione. Cavi
di rilevamento? Ma non possibile, non possono arrivare fin quaggi! Quindi deve trattarsi di qualche nuova
invenzione, forse un nuovo tipo di impulsi sonori?
Il raschio cessa. In compenso, ecco di nuovo il pigolio dellAsdic. Ci hanno localizzati una volta ancora!
Non ci mollano.
Che ore saranno? Non riesco a vedere bene la posizione delle lancette; forse le quattro.
Rilevamento a centoquaranta gradi. Aumenta! comunica lidrofonista.
Ancora lo snervante picchiettio del raggio di ricerca contro lacciaio. Come sassolini agitati in una latta:

neanche tanto forte. Ma quel lieve rumore basta a ispirarmi visioni terrificanti: sangue che scorre a fiumi sopra
i cassoni dimmersione e arrossa il mare. Uomini con uno straccio bianco nelle mani alzate. So bene cosa
avviene quando il sommergibile costretto a risalire: gli inglesi vogliono vedere pi rosso possibile, sparano
da tutte le bocche, mitragliano la torretta dalla quale noi poveri cristi cerchiamo di uscire, sfasciano il ponte,
tritano qualunque cosa si muova. Tirano sui cassoni per sgonfiare la balena grigia. E infine, la speronata, con la
prua tagliente a stritolare il tubo dacciaio. Finalmente hanno messo le mani sul nemico che li ha snervati per
settimane, mesi, il perfido persecutore che non li ha lasciati in pace, neanche quando si trovava lontano
centinaia di miglia marine. Non potevano mai essere sicuri che lui non li spiasse, con il suo occhio di Polifemo,
da unincrespatura qualunque del mare. Eccola finalmente in loro potere, la bestia nera che li ha tanto
tormentati! Per placare la loro sete di vendetta, devono ammazzare adesso almeno una quindicina di uomini.
Lo scafo a pressione scricchiola, geme, cigola: senza che me ne accorgessi il Vecchio ha dato ordine di
scendere ancora. Lo sguardo del direttore incollato ai quadranti dellindicatore di profondit, poi corre al
Vecchio, che finge di non accorgersene.
Com il rilevamento?
Duecentottanta gradi duecentocinquantacinque gradi duecentoquaranta gradi aumenta!
Tutta a sinistra! sussurra il comandante, dopo un attimo di riflessione. Questa volta comunica il
cambiamento di rotta anche allidrofonista. A cabina di rilevamento: viriamo a sinistra!. E il commento per
noi: Al solito!.
E il secondo rumore?
Chiss, forse si sono dati il cambio, forse non si tratta pi del caccia che ci aveva presi di mira prima. Tanto
vero che le unit di scorta hanno compiti diversi. Il caccia che ci ha bombardati faceva parte della scorta
esterna, ai fianchi del convoglio. Forse ha passato il compito di farci fuori a un dragamine.
Insomma, non sappiamo chi alle prese con noi.
Il sistema quello usato dai pescatori di frodo che buttano i candelotti di dinamite perch i pesci vengano a
galla con la vescica scoppiata. La nostra vescica sono le casse d'immersione. I pesci hanno la vescica nella
pancia, la nostra invece si trova allesterno., E non nemmeno a prova di pressione. Per una frazione di
secondo vedo un enorme pesce grigio che galleggia con la vescica dilaniata, la pancia bianca allins, e il mare
lo rovescia ora su un fianco, ora su un altro.
Quel dannato gocciolio! Pic pic pic, ogni singola goccia una martellata.
Finalmente il Vecchio volta la testa, senza muovere di un centimetro il resto del corpo, e ci ghigna in faccia.
Ghigna come se gli angoli della bocca venissero tirati da ganci invisibili; e storto, tanto da mostrare cinque
millimetri di denti, nellangolo sinistro.
A voce bassissima impartisce un ordine al capo timoniere che preme il suo pulsante: un click afono.
Facciamo unaccostata, di pochi piedi.
Se qualcuno mi dicesse cosa significa questa nuova tregua! Vogliono che ci illudiamo di essere al sicuro,
ecco tutto!
Ma perch non ci sono pi rilevamenti? Prima si sentivano due rumori distinti, e ora addirittura pi niente.
Siamo riusciti ad andarcene alla chetichella? O lAsdic non ci raggiunge a questa profondit? Siamo protetti,
finalmente, da uno strato di acqua a salinit diversa?
Nel silenzio pungente il comandante bisbiglia: Matita e carta, prego.
Il sottufficiale di rotta capisce, con un certo ritardo, che la richiesta rivolta a lui.
Prepari il radiomessaggio dice il Vecchio.
Naturalmente Kriechbaum non se laspettava. Con mosse impacciate, come fosse cieco, cerca il blocco e la
matita sul tavolo nautico.
Scriva gli ordina il comandante: Colpite unit di ottomila e cinquemila tonnellate: seguito affondamento
con rilevatore acustico; probabile colpo a segno su unit di tremila tonnellate Avanti, cosaspetta a
scrivere?
Il sottufficiale di rotta si piega sul tavolo.
Il secondo ufficiale di guardia si volta con la bocca spalancata dallo stupore.
Kriechbaum ha finito di scrivere e si gira. La sua faccia inespressiva come sempre, e non una posa: la
natura gli ha dato muscoli facciali estremamente immobili. Neanche gli occhi tradiscono ci che pensa e sente,
adombrati come sono dalle sopracciglia.
A loro interessa solo questo dice a mezza voce il Vecchio. Il sottufficiale di rotta tende la mano con il
foglio, nel vuoto. Mi avvicino in punta di piedi e passo il foglio al marconista che si tiene pronto per
trasmettere il messaggio, non appena sar possibile se sar ancora possibile.
Il Vecchio sta mormorando qualcosa a proposito dellultimo colpo, quando quattro esplosioni ci scuotono
violentemente.
Il Vecchio alza le spalle, fa un gesto sprezzante con la mano e borbotta: Be, insomma! e dopo un po: E va
bene!.

Ha latteggiamento di uno che deve dare retta, suo malgrado, alle insistenze appiccicose di un ubriaco.
Finalmente lidrofonista comunica nuovi rilevamenti sussurrando le cifre come formule esorcistiche, nel greve
silenzio.
Niente sassolini! Come sono gentili, non adoperano lAsdic per risparmiare i nostri nervi
Lora?
Le due e trenta risponde il sottufficiale di rotta al comandante, che commenta linformazione con un:
Piuttosto tardi!.
Ignoro quale sia la durata normale di attacchi del genere. Per quanto tempo resisteremo ancora? E lossigeno?
Il direttore di macchina sta gi sacrificando le sue preziose bombole per farci respirare?
Il Vecchio nervoso. Non si fida della calma. Non pu distrarsi come me, pensando a qualcosaltro. Deve
concentrarsi con ogni sua fibra sul nemico e sulla propria tattica.
Allora? chiede, con sprezzante impazienza, lanciando una occhiata teatrale al soffitto. Manca solo che dica:
Spicciatevi!.
Adesso mi elargisce addirittura un ghigno. Provo a restituirglielo, ma non mi riesce di fare altro che una
smorfia smorzata.
Glielabbiamo suonata mica male, eh? dice piano, assestandosi contro il pozzetto del periscopio. Il ricordo
dellattacco sembra rallegrarlo, Accidenti, ha sentito il rumore delle paratie spaccate? Devessere colato a
picco.
Rantolo di agonia dove avr letto questa espressione? Probabilmente in un articolo sullorgano ufficiale
del Partito, a chi altro verrebbe in mente un termine cos ridondante?
Che strano, tutti evitano la parola morire. Nei necrologi non si muore mai. Mancano, pi o meno
repentinamente, allaffetto dei loro cari, rendono lanima a Dio, passano a migliore vita, si spengono
cristianamente, scompaiono, ma nessuno muore. Tutti evitano questa chiara e semplice parola, come la peste.
Silenzio; anche il servomotore della girobussola di nuovo stato spento. Lidrofonista annuncia: Rumori di
eliche in aumento. Ed ecco di nuovo lAsdic! Questa volta stride, come se qualcuno premesse troppo con il
gesso sulla lavagna dardesia.
Rumori in aumento! annuncia lidrofonista.
I salami sotto il soffitto sono tutti coperti da una patina bianca. Lumidit e il tanfo non gli giovano. Ma il
salame un prodotto di lunga durata, saranno ancora commestibili. Anche la carne affumicata. Carne morta
carne viva. Il mio sistema circolatorio funziona. Il mio udito si affina. Il cuore mi batte in gola: ci sono
addosso!
Lora?
Le due e quaranta!
Uno strano mugolio! Che stato, e dove? Nel sommergibile o fuori?
Il Vecchio solleva i piedi e si sbottona la giubba. Vuole mettersi pi comodo, magari per raccontarci un paio di
barzellette?
Mi domando cosa ne delle navi affondate. Restano ammassi di metallo contorto, grottesca armada, sospesi in
eterno, a una profondit dove il peso specifico dellacqua corrisponde esattamente a quello del groviglio di
acciaio, o vengono sempre pi compressi, finch scendono per migliaia di metri e infine si posano sul fondo del
mare? Lo chieder al Vecchio, lui sa tutto sulla pressione e lo spostamento dacqua. Si affonda a quaranta
chilometri allora lo dovrei sapere anchio.
Il Vecchio mostra il suo solito ghigno. Ma gli occhi, sotto le palpebre leggermente abbassate, sono seri. Adesso
ordina al capo timoniere: Tutta a sinistra, vai per duecentosettanta gradi!.
Caccia in rincorsa! avverte lidrofonista. Fisso il Vecchio. Devo evitare di lasciar vagare lo sguardo.
Losso bianco nelle fauci arriveranno come il fulmine!
Siamo sempre alla massima profondit.
Per un minuto tratteniamo il fiato. E ora lidrofonista fa una smorfia dolorosa. So bene cosa significa' Ha
sentito i tonfi delle bombe.
I secondi diventano eternit: adesso le bombe affondano nellacqua. Respirare profondamente, tendere tutti i
muscoli: una serie di mazzate quasi mi strappa dal mio posto.
Era ora! dice il Vecchio. Qualcuno grida: Via dacqua sopra lidrometro!.
Labbiamo gi avuta laltra volta. Evidentemente un punto debole del nostro sommergibile. Un getto dacqua
schizza diritto attraverso la camera di manovra e taglia la faccia del Vecchio in due.
Un fischio acuto, un crepitio. Urla incomprensibili. Il sangue mi si raggela. Il marinaio nuovo mi guarda,
tremante di paura.
Ci penso io dice il sottufficiale di servizio alla camera di manovra e si tuffa verso lidrometro.
Mi assale una rabbia tremenda: quei porci maledetti! Ci hanno intrappolati quaggi, e ora ci vogliono affogare
come topi nel nostro sommergibile.
Il sottufficiale di servizio zuppo. riuscito a bloccare non so quali valvole. Il getto dacqua si affloscia e

cade, ricurvo, sul pavimento.


Mi accorgo che il sommergibile di nuovo appoppato. Sfruttando il fragore delle ultime esplosioni il direttore
di macchina fa compensare a prua. Il sommergibile si raddrizza lentamente.
Il guasto dellidrometro mi ha fatto venire la tremarella: prova generale della catastrofe.
Nuovi colpi percuotono il sommergibile. Il gorgoglio dellacqua che rifluisce nei crateri scavati dalle
esplosioni, sembra il rantolo di un asmatico.
Questo lancio non arrivato troppo presto per essere dello stesso caccia di poco fa?
Mi pare che un paio di uomini si siano raccolti sotto il portello. Limpulso atavico, irrazionale, di cercare la
salvezza.
Non siamo ancora al punto di dover uscire. Seduto a gambe larghe, il Vecchio non d limpressione di uno che
si prepari al peggio. Per, non ghigna pi.
Lidrofonista bisbiglia: Rumore di eliche anche a centoventi gradi.
Siamo sistemati! grugnisce il Vecchio. Ormai non ci sono pi dubbi.
Com il rilevamento del secondo rumore? La sua voce si fatta pressante. Adesso deve mettere in funzione
un altro rullo nel calcolatore del suo cervello.
Da poppa comunicano: Infiltrazione dacqua dalle prese daria dei diesel!. Il Vecchio scambia unocchiata
con il direttore di macchina che scompare a poppa, lasciando a lui il comando dei timoni di profondit.
Sento allimprovviso una irresistibile pressione sulla vescica, provocata certamente dalla vista del getto
dacqua. Non so dove mettermi, per pisciare.
Il direttore di macchina riappare. A poppa, lacqua entra da due o tre flange, e non si possono attaccare le
pompe. Loro lass non ce lo permettono. A parte il fatto che la pompa ausiliaria devessersi rotta; almeno mi
parso di sentire qualcosa del genere nel vociare confuso. Vorrei sapere perch tanti strumenti sono di vetro.
Porca miseria, anche lidrometro rotto.
Il Vecchio ha fatto di nuovo andare entrambi gli elettromotori a tutta forza. Le nostre manovre diversive, a
velocit massima, divorano la corrente. Il Vecchio scialacqua le nostre riserve come se fossero senza fondo.
Ma quando le batterie saranno scariche, quando finir laria compressa o lossigeno, il sommergibile dovr
emergere per forza, non c altra soluzione. E il direttore di macchina ha usato ripetutamente laria compressa
per darci la necessaria spinta di galleggiamento, quando le pompe da sole non ce la facevano.
Nelle nostre condizioni non siamo in grado di produrre nuove riserve di aria: non possiamo attaccare il
compressore.
E come stiamo a ossigeno? Per quanto tempo riusciremo ancora a respirare questaria viziata?
Lidrofonista comunica un rilevamento dopo laltro. Anche lAsdic si rifatto vivo. Ma non ancora chiaro
se siamo alle prese con uno o due inseguitori.
Il Vecchio infila una mano sotto il berretto. Probabilmente neanche lui ha unidea precisa della situazione. I
rilevamenti acustici, da soli, dicono poco o niente delle intenzioni nemiche.
E se loro ci confondessero apposta con dei rumori? Tecnicamente dovrebbe essere possibile. Che assurdit,
dover dipendere interamente dalle percezioni acustiche dellidrofonista.
E se il caccia, sopra di noi, si muovesse in un ampio semicerchio? Non s pi sentito il secondo rumore; e se
la seconda unit avesse fermato i motori?
Ancora niente. Il primo ufficiale si guarda attorno con aria incerta. La sua pelle, che adesso sembra
raggrinzita, bianca attorno alla radice del naso appuntito.
Il sottufficiale di servizio prova a orinare in una grande latta. Fatica parecchio per far uscire il pene dalle
brache di pelle.
Nello stesso momento arriva una mazzata senza preavviso. La latta piena a met sfugge a Willi il sordo e
sbatte sul pavimento. Subito si spande lacre fetore di pisciatoio. Mi meraviglio come mai il Vecchio non
sincavoli.
Ci mancava solo questa! Evito di respirare a fondo per non sentirmi il petto oppresso e per non inalare troppa
puzza. L'aria un miscuglio di tanfo dei diesel, puzzo di cinquanta corpi non lavati, sudore e chiss quante altre
componenti odorifere. Avverto anche puzza di merda: qualcuno se l fatta addosso, non c dubbio. Sudore,
piscio, merda, sentina non si resiste.
Penso a quei poveri diavoli a poppa. Non vedono il comandante, non hanno il conforto della sua presenza
tranquillizzante. Loro sono i veri reclusi. Nessuno li avverte quando arrivano i colpi. Non vorrei essere al loro
posto per nulla al mondo.
Anche qui sotto il mondo diviso in fortunati e fottuti.
Hacker e i suoi siluristi nella camera di lancio a prora neanche loro sanno cosa succede. Non sentono
neppure gli ordini per i timoni, senza parlare di quelli dati ai motoristi. Non sanno che cosa rileva lidrofonista,
n se e in che direzione ci muoviamo. Solo quando una improvvisa esplosione solleva o fa precipitare il
sommergibile, i loro stomaci reagiscono, e quando scendiamo molto in basso anche loro sentono gli
scricchiolii di assestamento.

Altre tre esplosioni. Questa volta il maglio gigante si abbattuto da sotto, sulla chiglia. Alla luce delle
lampade a pila vedo per un attimo lindicatore di profondit. La lancetta balza in avanti. Anche il mio stomaco
mi dice che veniamo sollevati come in un ascensore velocissimo.
Dicono che le bombe hanno il massimo effetto se deflagrano trentacinque metri sotto il sommergibile,
quando questo si trova a circa centosessanta metri di profondit. Noi siamo a meno centosettanta.
In basso non c scafo esterno, soltanto i doppifondi. E i basamenti delle macchine resistono ancora meno di
tutto il resto, ai colpi dal basso.
Altre sei bombe, un po pi di sbieco sotto la chiglia, ma tanto vicine che sento i colpi duri come mazzate
nellincavo delle ginocchia. La lancetta balzata indietro, su e gi, come pare e piace agli inglesi.
Lultima rincorsa gli costata almeno una dozzina di bombe.
Chiss quanti pesci galleggiano adesso lass, con la vescica scoppiata. Gli inglesi li potrebbero raccogliere con
le reti: pesce fresco per la mensa.
Mi costringo a respirare a intervalli lunghi e regolari. Ce la faccio per cinque minuti, finch a poppa
scoppiano altre quattro bombe. Lidrofonista annuncia che lintensit del rumore diminuisce.
Mi immagino come si potrebbe ricostruire tutta la scena in cartapesta, per il teatro. In scala precisa, 1 : 1 .
Non dovrebbe essere difficile. Non occorrerebbe un palcoscenico sopraelevato. Il periscopio antiaereo in
primo piano per dare profondit alla scena. Studio le posizioni e i gesti degli attori: il Vecchio con la schiena
appoggiata al pozzetto del periscopio: goffo, pesante, col suo maglione sbrindellato, il giubbotto di pelo, i
calzoni di pelle stinti dalla salsedine, gli stivali grigi di sale con le spesse suole di sughero, il crine ribelle sotto
lorlo del berretto, sformato e sudicio, con i fregi ossidati. La barba: crauti gi un po ammuffiti con una patina
azzurrognola.
I timonieri nelle loro incerate dai rigidi piegoni, immobili, due monoliti di nero basalto, lucido.
Il direttore di macchina di tre quarti: la camicia verde oliva con le maniche rimboccate, pantaloni verde oliva,
logori e sporchi. Scarpe da ginnastica, capelli lisci alla Rodolfo Valentino. Snello come un levriero. Immobile
figura di cera. Non parla, muove soltanto le mandibole.
Il primo ufficiale di guardia di spalle. Il pubblico avverte che non vuole mostrare la faccia per non tradire il
suo nervosismo.
Della faccia del secondo ufficiale di guardia non si vede molto, troppo imbacuccato. in piedi, immobile,
lunica cosa viva sono i suoi occhi: sembrano indipendenti, desiderosi di uscire dal volto irrigidito delluomo.
Il sottufficiale di rotta, con la testa abbassata, finge di controllare il suo cronometro.
Come sottofondo sonoro, pochi rumori: un lieve ronzio, qualche goccia che cade sulle lastre del pavimento.
Sarebbe tutto quanto facilissimo da ricostruire. Lunghi minuti di silenzio, di totale immobilit, fino a quando
il pubblico comincia a innervosirsi
Tre esplosioni, evidentemente a poppa.
Il sottufficiale di rotta segna, adesso, cinque bombe alla volta, barrando quattro trattini. Cos guadagna spazio e
ha una migliore visione del totale. arrivato al sesto quartetto barrato: sei fasci littori. Come avr contato gli
ultimi bombardamenti a tappeto?
Il Vecchio calcola incessantemente: la nostra rotta, la rotta avversaria, le deviazioni. Ogni annuncio dalla
cabina di rilevamento, modifica i fattori basilari dei suoi calcoli.
Che fa ora? Mantiene la rotta? No. questa volta ci riprova con unaccostata a sinistra.
Auguriamoci che sia il lato giusto, che il comandante del caccia non scelga pure lui il lato sinistro, oppure il
dritto, se carica venendoci incontro. Ecco, non so nemmeno se il caccia attacca da prua o da poppa.
Le cifre che comunica lidrofonista mi si aggrovigliano nel cervello.
Attenzione, bombe in arrivo! Ha sentito per lennesima volta il tonfo delle bombe nellacqua. Aumento la
stretta delle mani sul tubo.
La pompa chiede il Vecchio scandendo le sillabe, seppure non ci sia ancora stata nessuna esplosione.
Ora: un susseguirsi di scoppi.
A tappeto commenta il Vecchio. Sembra che il fragore non gli procuri alcun fastidio.
Se non si ha successo con bombe singole o sganciate in serie, ci si riprova con un bombardamento a tappeto.
A tappeto. Le immagini si srotolano nel mio cervello: annodato a mano disegno afgano tappeto volante
Harun al Rascid: fregnacce dOriente!
Troppo onore! sogghigna il Vecchio. Approfittando del fracasso, ha fatto aumentare la velocit. Adesso
devono ricaricare! spiega sempre col sogghigno, quando non arrivano altre bombe.
Chi butta troppe bombe, presto resta senza!
Una metafora doro, potrebbe trovarsi sul nostro calendario.
La quintessenza di una dozzina di bombardamenti: Chi butta troppe bombe, presto resta senza!.
Il comandante fa aumentare ancora la velocit. Cosa vuole fare? Emergere? Sentiremo fra poco lordine:
Preparare i respiratori!?
Assassinio Atlantico ecco un bel titolo per un film: si vede un uovo con una incrinatura. Un uovo con il

guscio segnato.
Basta una incrinatura nel nostro guscio, al resto penser il mare.
I vari metodi per ammazzare le lumache. Quelle grasse, viscide, senza conchiglia le raccoglievamo coi
secchielli e le rovesciavamo nel cesso tirando la catenella. Morte per annegamento nel pozzo nero: sterminio
radicale e scientifico. Schiacciarle ripugnante, come tagliarle a fette: ne schizza fuori una schifosa poltiglia
verde.
Da bambini giocavamo al crematorio: toglievamo gli anelli dalla stufa e versavamo secchiate di lombrichi
nel buco incandescente: nel giro di pochi secondi i vermi sfrigolavano finch non restava, nella brace, che un
mucchietto di ricciolini nerastri.
I conigli vanno tenuti con la sinistra per le zampe posteriori e gli si d un rapido colpo di karat sulla nuca. Un
lavoro preciso e pulito, sgambettano solo un pochino, come elettrizzati.
Le carpe bisogna fermarle con la sinistra su un ceppo, mollandogli un bastone pesante sul muso che si spacca
con uno scricchiolio. Poi gli si apre velocemente la pancia con il coltello. Attenzione alla cistifellea, che non ne
esca il fiele! Le vesciche tese sono lucide come palline natalizie. Le carpe sono bestie strane: anche tagliate in
due continuano a vivere. Quanto spavento, da bambini, quando le due met si dimenavano ancora per delle ore!
Non sono mai riuscito ad ammazzare un piccione. E invece facilissimo, basta staccargli la testa. La si
stringe fra indice e medio, una leggera torsione ed fatta. I polli si afferrano con la sinistra allattaccatura delle
ali, appena sotto le scapole, per modo di dire. Poi li premi svelto sul ceppo e li decapiti con lascia. Occorre
lasciarli sgocciolare reggendoli forte, altrimenti volano via senza testa, schizzando sangue da tutte le parti.
Nuovi rumori mi attanagliano il cervello: rumori di eliche, acuti e sibilanti, che si sentono per tutto il
sommergibile. Il marinaio nuovo scosso da un violento tremito e si accascia sui tubi di allagamento. Un
secondo marinaio chi ? si siede per terra e si appallottola, scuro grumo di carne e paura. Gli altri si
limitano a ritirare la testa fra le spalle.
Soltanto il Vecchio non cambia posizione.
Lesplosione mi si ripercuote fino al midollo. Sussulto, chiudo gli occhi, serrando le palpebre, contraggo il
corpo, faccio di tutto per tenere sotto controllo i muscoli: troppo tardi.
Nuove deflagrazioni. Sbatto con la spalla sinistra contro qualcosa di duro e reprimo a malapena un urlo di
dolore.
Altri due scoppi.
Attaccare le pompe! ordina il Vecchio ad alta voce, nel fragore del riflusso. Non riusciamo a scrollarci il
caccia di dosso! Maledizione, niente da fare.
Il direttore di macchina guarda di sottecchi. Pare non veda lora che arrivino altre bombe. Per forza: pu
attaccare le pompe soltanto col fragore delle esplosioni.
Non riuscirebbe a tenere sotto controllo il sommergibile se non vuotasse in continuazione la sentina, quindi via
con la pompa durante il riflusso, fermare la pompa quando il rumore cessa. Attaccare spegnere attaccare
spegnere.
Ancora niente?
Una pazzesca doppietta. Avverto un forte dolore alla nuca. Cos stato? Urla il pavimento balla le lastre
tintinnano il sommergibile vibra tutto lacciaio guaisce come un cagnolino. Si spenta la luce. Chi ha
gridato?
Dobbiamo emergere? La voce del direttore di macchina arriva ovattata.
No!
Il cono di luce dalla lampada del direttore balla sulla faccia senza bocca n occhi del comandante.
Strappi, stridii, cigolii acuti poi altri colpi di mazza.
Non appena scema lorgia sonora, riecco il pigolio dellAsdic. Un pigolio insidioso che ti sega i nervi, peggio
di qualunque altra cosa. Trattengo il respiro.
Le tre e quanti minuti? Non riesco a vedere bene la lancetta grande.
Rapporti. Brani di parole, da poppa e da prua contemporaneamente. Cosa fa acqua? Una guarnizione dalbero?
Gi, anche i due alberi attraversano il cilindro a pressione.
Si accendono le lampadine demergenza. Nella semioscurit vedo che la camera di manovra gremita di
uomini. Ma come? Cosa succede? Chi sono? Devono essere passati dal portello di poppa, visto che nellaltro
sono seduto io. Accidenti a questa luce fioca, non distinguo le facce. Sento lo strascichio di stivali pesanti,
respiri affannosi, soffi, bestemmie.
Il Vecchio non toglie gli occhi dallindicatore di profondit. Soltanto il sottufficiale di rotta si girato.
Via dacqua in sala macchine! grida qualcuno da poppa.
Propaganda! dice il Vecchio senza voltarsi, e ancora, scandendo: Propaganda!.
Il direttore compie un mezzo passo in direzione della sala macchine, ma si blocca subito e guarda anche lui
lindicatore di profondit.
Esigo un rapporto! ringhia il comandante, distogliendo lo sguardo dai quadranti dellindicatore. Si

accorge dello scompiglio davanti al portello di poppa.


Come di riflesso abbassa la testa, singobbisce. Direttore, mi dia la sua lampada chiede fra i denti.
Ci basta a mettere in movimento il gruppo vicino alla paratia. Arretrano come tigri davanti al domatore.
Uno degli uomini compie addirittura un vero numero da circo, ritirandosi in retromarcia attraverso il portello.
Il raggio della lampada tascabile afferra soltanto la schiena dellultimo che ritorna frettolosamente a poppa col
respiratore sotto il braccio.
Il viso del sottufficiale di servizio alla camera di manovra vicinissimo al mio. La sua bocca un foro
rotondo. Ha gli occhi spalancati, vedo linter cerchio delliride. Sembra che gridi senza voce.
La mia capacit percettiva mi fa qualche scherzo? Non vedo il sottufficiale di servizio terrorizzato, bens un
attore che recita la paura di un sottufficiale.
Il comandante fa andare entrambe le macchine a mezza forza. Dalla camera di torretta arriva il riscontro del
capo timoniere.
Il sottufficiale di servizio sembra tornato in s. Si guarda attorno di sottecchi, evitando lo sguardo degli altri.
Col piede destro tasta le lastre del pavimento, si lecca il labbro inferiore, esangue.
Il Vecchio ridacchia: Che spreco di bombe.
La mano del sottufficiale di rotta armata di gessetto si fermata nellaria, come se luomo si fosse
pietrificato nel movimento. La sua incertezza, non sa bene quanti trattini deve segnare per lultimo attacco.
Basta uno sbaglio e tutto il suo conteggio va a farsi benedire.
Strizza gli occhi un paio di volte, come per svegliarsi da un sogno, e fa cinque trattini decisi, quattro verticali,
uno di traverso.
I prossimi colpi arrivano uno staccato dallaltro, sferzanti ma senza grande risonanza. Il direttore di macchina
costretto a fermare le pompe subito. Il sottufficiale di rotta disegna un nuovo fascio littorio. All'ultimo trattino
il gessetto gli cade a terra.
Un altro colpo violento. Sferragliamo su binari sconnessi, sussultiamo sugli scambi, trabalziamo sui ciottoli
della massicciata. Cigolii e stridore di ferro.
Se ora la pressione facesse saltare via un bullone, questo attraverserebbe il cranio di un uomo, come un
proiettile. Un getto dacqua che penetrasse adesso nel sommergibile potrebbe tagliare in due una persona.
Lacre odore della paura! Ci tengono per la collottola, questa lora della verit.
Sessanta gradi in aumento rilevamento acustico a duecento gradi!
Due, no, quattro esplosioni mi fanno rintronare la testa. Ci strappano i boccaporti, quei maiali!
Sento gemiti e singhiozzi isterici.
Il sommergibile sobbalza come un aereo nella tempesta.
Uno sgancio a tappeto!
Il colpo ha buttato due uomini a terra. Vedo una bocca spalancata per gridare, piedi che scalciano, due facce
impietrite dal terrore.
Ancora due esplosioni.
Il riflusso, poi di colpo il silenzio nel quale si sente soltanto il ronzio dei motori elettrici, il nostro respiro, il
solito gocciolio.
Il ronzio del motorino dei timoni mi fa sussultare. Porca miseria, possibile che quaggi tutto debba fare
rumore?
Il Vecchio non dirotta? Non fa unaltra accostata? Vuole riprovare a uscire dallotto volante proseguendo
diritto? E lidrofonista, perch non parla?
Se non ha niente da dire, significa che lass nessuno si muove. Quei dannati non se ne possono essere andati
tanto alla svelta che lidrofonista non se ne sia accorto, quindi devono aver spento le macchine. Lhanno gi
fatto altre volte, per mai cos a lungo.
Il Vecchio mantiene imperterrito rotta e profondit.
Dopo altri cinque minuti lidrofonista sgrana gli occhi e gira la sua manopola corrugando la fronte. Dunque il
nemico riparte allattacco. Non bado a ci che dice Herrmann, ma mi aggrappo ancora pi saldamente al mio
tubo.
Nel rigurgito della doppia esplosione sinserisce il grido da poppa: Facciamo acqua!.
Voglio un rapporto come si deve! ringhia il comandante.
Facciamo acqua! Che espressione inadeguata. Sa di produzione: fare uguale a fabbricare. Eppure fare acqua
significa il peggio che ci possa capitare in questo momento.
Lesplosione successiva mi colpisce come un pugno nello stomaco, mi toglie il respiro. Non devo gridare!
Stringo i denti finch le mascelle mi fanno male. Qualcun altro grida al posto mio, un urlo penetrante, in
falsetto. La sciabolata di luce della lampada tascabile, nella mano del comandante, cerca chi ha gridato. Adesso
c un rumore nuovo: denti che battono in staccato, come nacchere. Qualcuno ansima, tira su con il naso. Chi
singhiozza?
Un corpo mi sbatte contro le ginocchia e quasi mi disarciona. Qualcuno cerca di rialzarsi aggrappandosi alla

mia gamba.
Non si ancora accesa la luce demergenza sopra il tavolo del sottufficiale di rotta. Il buio una coperta sotto
la quale il terrore, il panico si propaga come un male contagioso.
Ancora singhiozzi convulsi. qualcuno rannicchiato sui tubi di allagamento, non vedo chi. Il sottufficiale di
servizio alla camera di manovra gli balza accanto e gli sferra un pugno nella schiena che lo fa urlare.
Il Vecchio si volta come morso da una vipera. Venga a rapporto, quando questa storia sar finita! ringhia
in direzione dei tubi di allagamento.
A rapporto chi? Il sottufficiale di servizio o laltro? Quando si riaccende finalmente la luce vedo che il
marinaio nuovo piange sommessamente.
Il Vecchio ordina di andare a mezza forza.
Macchine pari avanti mezza! conferma il capo timoniere. Significa che non possiamo pi tenere in
equilibrio il sommergibile al minimo, a poppa entrata troppa acqua.
Il rumore delle eliche rintrona pi forte che mai: sibilano e macinano con lintercalare ritmico di un colpo pi
sordo. Una centrifuga cui si sovrappongono la spazzola del batterista maneggiata freneticamente e il ronzio di
un trapano da muratore. Velocit massima!
La lancetta dellindicatore di profondit si sposta di qualche lineetta. Il sommergibile scende lentamente; il
direttore non lo pu bilanciare adesso, gli sfiatatoi farebbero troppo chiasso. N pu attaccare le pompe.
Centonovanta gradi! annuncia lidrofonista. Centosettanta gradi!
Vai per sessanta gradi! ordina il comandante. Speriamo di non perdere nafta! Lo dice con la massima
indifferenza.
Perdere nafta! Le parole rimbalzano sulle pareti della camera di manovra, risuonano nelle mie orecchie,
evocando subito la visione di macchie cangianti sullacqua. Se il sommergibile perde nafta, il nemico ha una
traccia sicura.
Il comandante si mordicchia il labbro inferiore.
Sopra notte, ma la nafta si fiuta anche nel buio, a distanza di miglia.
Dalla cabina di rilevamento acustico esce un sussurro: Rumori del caccia vicinissimi!.
Sussurrando anche lui, il comandante ordina: Macchine pari avanti minima poco timone!.
Si toglie il berretto e lo mette accanto a s, sul tavolo nautico. Un segno di resa? Siamo alla fine?
Lidrofonista si sporge dalla cabina come per fare un rapporto, ma non apre bocca. Il suo viso pallido segnato
dalla continua tensione. Allimprovviso si toglie la cuffia. So cosa significa: rumori da tutte le parti, inutile
cercare di localizzarli. Li sento adesso anchio.
Schianti, crepitii, muggiti, il mare intero sembra sprofondare insieme a noi.
Fine! Buio!
Quando arrivano i rapporti? dice una voce sconosciuta. A occhi chiusi aspetto la fine.
Il sommergibile si appoppa sensibilmente. Nella luce delle lampade a pila i cavi e le incerate appese ai loro
chiodi si allont a n o dalla parete.
Dopo alcuni battiti di cuore la voce del passaordini fende il silenzio: Via dacqua in sala motori elettrici!.
immediatamente seguita da altri rapporti: Chiusure in camera di prora tengono!. Chiusure in sala
macchine tengono!
Finalmente si riaccende la luce di emergenza. La lancetta dell'indicatore di profondit corre con angosciosa
velocit sulle cifre.
Motori pari avanti tutta! ordina il comandante. A dispetto del parlottare allarmato la sua voce fredda,
calma.
Una scossa: gli accumulatori sono stati collegati in serie.
A prua tutto in alto! A poppa tutto in basso! ordina il direttore di macchina ai timonieri. Ma i timoni non
si muovono, la lancetta del manometro resta ferma, inchiodata.
Timone di profondit a poppa non risponde avverte il sottufficiale di servizio alla camera di manovra, e
gira la faccia pallida verso il comandante, con uno sguardo pieno di fiducia.
Azionare il comando a mano ordina il direttore, tranquillo come si trattasse di una esercitazione.
I timonieri si attaccano con tutte le loro forze ai volantini. La lancetta bianca del timone trema; meno male,
adesso si muove! Il timone funziona, non si inceppato. Si sar tuttal pi guastato il comando elettrico.
Il rumore dei motori elettrici a tutta forza, che pazzia! Ma che altro fare? A forza ridotta non possiamo tenere
il sommergibile; la camera dei motori elettrici imbarca troppa acqua. Una via dacqua nella parte pi delicata.
Motori elettrici non raggiungono velocit massima! grida il passaordini e si becca una ringhiata dal
Vecchio, per aver alzato la voce.
Il Vecchio esita un solo attimo, poi ordina: Controllare gli accumulatori! Vedere se c acido nella
sentina!. Evidentemente qualche elemento degli accumulatori si rotto e perde acido.
Il primo ufficiale di guardia si scosta di un passo e quasi mi si arresta il cuore: la lancetta dellindicatore di
profondit gira lentamente! Il sommergibile scende, sebbene i motori elettrici vadano al massimo.

Aria alla cassa dimmersione tre! ordina il comandante.


Dopo pochi secondi sento il sibilo acuto dellaria compressa.
I cassoni si riempiono.
Il direttore di macchina in piedi. Il suo respiro accelerato e affannoso. Quando parla gli trema la voce:
Compensare a prua! Presto!. Non oso alzarmi, temo che mi cedano le gambe. Sono tutto un tremito. Che
venga pure il colpo di grazia! Arrendiamoci, basta con questo gioco crudele!
Cado in una cupa abulia. Non mimporta pi niente di niente. Facciano quello che vogliono, purch questa
tortura finisca! Ma poi mi rifaccio coraggio: porca miseria, tieni duro!
Siamo riusciti a risalire di cinquanta metri. La lancetta ferma.
Il comandante ordina: Aprire sfiatatoio tre!.
Il terrore mi riafferra. So cosa significa questo ordine: un soffio daria sale alla superficie dove forma una
grossa bolla che tradisce la nostra posizione. Sono sconvolto, angosciato. Il mio cuore galoppa. Ansimo. Mi
arriva una voce, ovattata: Chiudere gli sfiatatoi!.
Il sottufficiale di rotta gira la testa verso il Vecchio. Vedo la sua faccia: una maschera lignea, lucido legno di
tiglio. Si accorge che lo guardo e spinge in fuori il labbro inferiore.
Donnette isteriche grugnisce il Vecchio.
Se i motori elettrici si spengono possibile, basta un cortocircuito con che cosa facciamo girare le eliche?
Senza eliche e timoni siamo perduti.
Spazientito il comandante esige rapporti dalla sala macchine.
Ne afferro soltanto dei frammenti: chiusa con zeppe a tenuta spaccata la base del compressore forte
infiltrazione dacqua, non sappiamo perch.
Sento un miagolio straziante e impiego alcuni secondi per capire che questo suono non prodotto dal nemico.
Proviene da prua.
Il Vecchio fa la faccia schifata.
Centocinquanta gradi Aumenta!
E laltro, il primo?
Novanta gradi, sessanta gradi. Senza modifiche.
Santo Iddio, adesso quei dannati ce la mettono tutta. Giocano a ping pong con lAsdic. Mentre uno dei due
carica a tutta forza e quindi non pu usare il proprio Asdic, laltro, che va coi motori al minimo, rileva la nostra
posizione per lui e gli comunica i dati per radiotelefono.
Il Vecchio fa una smorfia come se una pillola particolarmente amara gli si fosse incollata al palato. Adesso
stanno esagerando, quei criminali!
Lidrofonista d segni di nervosismo, o deve girare la sua manopola tanto rapidamente per scoprire al pi
presto quale dei due rumori aumenta?
Se anche il secondo comandante inglese vecchio del mestiere e se entrambi sono abituati a lavorare in coppia,
si scambieranno le parti il pi spesso possibile pur di prenderci.
Sbaglio, o il Vecchio si avvicina al punto da dove proviene il rumore pi forte, compiendo una serie di strette
volute?
Otto volante, ripete in continuazione una voce dentro di me. Otto volante. Su, gi, curve a varie altezze, archi
rampanti, discese ondulate, cerchi quasi completi, discese brusche, ripide salite.
Due mazzate potenti scuotono il sommergibile, seguite da quattro, cinque violente esplosioni, due sotto di
noi. Dopo pochi secondi, la faccia deformata dal terrore del capo motorista Franz, si affaccia al portello della
paratia di poppa.
Ansando emette un altissimo Ihihih che suona come una malriuscita imitazione delle eliche del caccia.
Sentendolo, il comandante che aveva chiuso gli occhi, gira la testa verso la paratia posteriore. Intanto Franz
entrato in camera di manovra e ora sta mezzo piegato dietro il pozzetto del periscopio; in una mano tiene il
respiratore. I denti bianchi, che digrigna come una scimmia, spiccano nel nero della sua barba. Il suo Ihihih
interrotto da singhiozzi e singulti violenti. Mi domando come faccia a emettere tutti questi suoni insieme, ma
adesso mi accorgo che i singhiozzi provengono da unaltra direzione.
Il Vecchio raddrizza il busto e per una frazione di secondo sembra pietrificato. Poi riabbassa la testa e si
volta lentamente. Vede Franz, ma passano alcuni secondi prima che ringhi: impazzito? Torni al suo posto di
combattimento, subito!.
Il regolamento vorrebbe che il capo motorista rispondesse: Signors, signor comandante!. Lui invece si
limita a spalancare la bocca, come se finalmente stesse per gridare sul serio.
Manca laudio, penso. Quello grida, ma non si sente niente. Eppure il mio udito funziona, sento il Vecchio
che impreca: Dannazione, si controlli!. Si alzato in piedi.
I singhiozzi sono cessati.
Caccia rilevato a centoventi gradi annuncia lidrofonista. Innervosito, il Vecchio sbatte le palpebre.
Il capo motorista si contorce in una muta lotta contro qualche forza invisibile. Adesso si affloscia, speriamo

che non svenga!


Ritorni immediatamente al suo posto di combattimento! e subito, pi minaccioso: Ho detto,
immediatamente!.
Centodieci gradi. Aumenta! La voce dellidrofonista di nuovo impassibile.
Il Vecchio abbassa ancora di pi la testa, poi si rilassa e fa due passi avanti. Gli faccio posto. Dove vuole
andare?
Finalmente il motorista si riprende e riesce a emettere: Signors, signor comandante!. Si guarda
rapidamente attorno, si fa piccolo piccolo e scompare dalla vista del Vecchio.
Il comandante, che stava gi infilando il piede sinistro nel portellone, si ferma di colpo e gira la testa con una
brusca torsione del collo.
Se n andato! balbetta il direttore di macchina.
Il comandante ritira il piede. Sembra la scena di un film proiettato alla rovescia. Come un pugile groggy con i
riflessi intorpiditi, il comandante ritorna al suo posto.
Lavrei ammazzato!
La pistola nella sua cabina!
Tutta a dritta. Vai per duecentotrenta gradi! ordina, con la voce di sempre. E rivolto al direttore: Faccia
scendere di cinquanta metri!.
Lidrofonista annuncia: Rumori di eliche a dieci gradi!.
Perfetto fa il Vecchio.
I raggi dellAsdic grattano lungo la carena.
Che schifo grugnisce il comandante.
Tutti sanno che non si riferisce allAsdic ma a Franz. Proprio Franz! Che vergogna! Ha una smorfia
disgustata come se assistesse a una rappresentazione di pessimo gusto. In galera! Lo sbatto in galera!
Caccia in rincorsa! dice lidrofonista, con voce monotona.
Vai per duecento gradi. Motori pari avanti minima!
Il comandante riprova il vecchio trucco: svicolare. Quante volte lha gi tentato?
Dal portello di prua arriva un fetore acido. Qualcuno deve aver vomitato. Di bene in meglio!
Lidrofonista strizza di nuovo gli occhi. Quando lo vedo con questa espressione so che conviene tirare la testa
fra le spalle.
Un rullo di tamburo scuote il sommergibile; gli fa seguito un colpo singolo, potentissimo, poi di nuovo
linfernale gorgoglio, lo scroscio del riflusso e il boato delle esplosioni.
Cinque colpi durissimi, in rapida successione, intercalano i boati precedenti. Dopo pochi secondi quanto non
fissato prende a scivolare e rotolare verso poppa. Nel brontolio del tuono delle esplosioni, il direttore d
macchina ha aumentato la velocit e nel fragore del riflusso ha urlato: Pompare!. Ora sta alle spalle dei
timonieri, chino, pronto a scattare.
Il baccano dellultimo riflusso sembra non dover mai finire. Passiamo sotto una enorme cascata ruggente. Le
pompe lavorano.
Il direttore non ha ancora ordinato di spegnerle, che altre tre esplosioni percuotono il sommergibile.
Continuate a pompare! Il direttore di macchina sospira e lancia una rapida occhiata al comandante. Mi
parso di scorgere un lievissimo sorriso di soddisfazione sul suo volto. contento perch pi fragore c, pi le
sue pompe possono lavorare?
Fanno del loro meglio per il nostro direttore di macchina, dice il Vecchio sono pieni di premure!
Sono ormai le quattro. Da quanto cerchiamo di scappare? Ho perso la cognizione del tempo. Quasi tutti si sono
seduti dove hanno trovato posto, coi gomiti sulle ginocchia, la testa fra le mani. Nessuno alza pi gli occhi al
soffitto, quando arrivano le bombe. Il secondo ufficiale di guardia fissa il pavimento come saspettasse di veder
crescere i funghi.
Il cerchio graduato del periscopio antiaereo si staccato e penzola, trattenuto a malapena da un pezzo di fil di
ferro. Schegge di vetro cadono a terra.
Miracolo: il sommergibile resiste! Si muove, non va a fondo.
I motori funzionano, le eliche ruotano. Il direttore di macchina riesce a governarlo, lo ha perfino bilanciato.
Il sottufficiale di rotta chino sul tavolo nautico. Sembrerebbe assorto in chiss quali calcoli, se non tenesse la
testa troppo abbassata. Nel pugno destro stringe il compasso la cui punta ficcata nel linoleum che copre il
tavolo.
Il sottufficiale di servizio alla camera di manovra s infilato due dita in bocca, come per fischiare.
Il secondo ufficiale di guardia vorrebbe mostrarsi impassibile come il suo comandante, ma lo tradiscono le
mani strette attorno al binocolo (lo tiene ancora attaccato al collo!), le nocche bianche.
Il comandante si volta verso lidrofonista che, a occhi chiusi, gira la manopola del rilevatore. A un certo
momento comincia a spostarla soltanto di pochi millimetri a destra e a sinistra, come se avesse circoscritto il
punto dal quale proviene latteso rumore.

Con voce indifferente dice: Rumori di caccia si allontanano a centoventi gradi.


Credono di averci sistemati! dice il comandante. Va bene, quello uno, ma che ne dellaltro?
Il direttore di macchina a poppa. Ha lasciato il controllo dei timoni al comandante.
Nessuno parla. Da prua si sente ormai soltanto, di quando in quando, un singhiozzo convulso.
Il direttore di macchina torna con le mani e gli avambracci neri di nafta. Bisbiglia qualcosa al comandante;
capisco soltanto: La flangia valvola di scarico esterna guarnizione rotte due aste a vite gi chiusa
con cunei di legno la flangia non perde quasi pi.
Una scatola di succo di bietole si spiaccicata a terra, accanto al quadro di comando, la fisarmonica si
rovesciata sopra la sudicia poltiglia appiccicosa. Tutti i quadri sono stati divelti dalle pareti. Scavalco, in punta
di piedi, la fotografia, formato gabinetto, del Grande Ammiraglio.
Nellalloggio ufficiali i libri si sono sparpagliati fra bottiglie di succo di mele svuotate e asciugamani. Anche
il ridicolo cagnolino con gli occhietti di vetro che ci fa da mascotte caduto. Sar il caso di fare un po di
ordine. Ho bisogno di darmi da fare. Mi metto sulle ginocchia, sebbene mi facciano piuttosto male: che gioia,
finalmente ho qualcosa da fare, mi posso rendere utile! Piano, con cautela, senza far rumore. Le quattro devono
essere passate da un pezzo.
Sto trafficando da dieci minuti buoni, quando entra il direttore di macchina. Ha gli occhi cerchiati da ombre
verdi. Le pupille sono pezzi di carbone. La faccia ancora pi scavata del solito. sfinito.
Gli allungo una bottiglia di succo di mele. La mano gli trema no, trema tutto. Beve lasciandosi cadere su
una seggiola. Ma quando stacca la bottiglia dalle labbra gi di nuovo in piedi, malfermo, come un pugile
duramente colpito ed esausto che cerchi di risollevarsi per unaltra ripresa. Farfuglia: Non va non va.
Allimprovviso, ancora tre scoppi. Ma questa volta suonano come colpi di mazzuolo sulla pelle di tamburo
allentata. Molto lontani commenta il sottufficiale di rotta.
Duecentosettanta gradi, si allontana a prua! conferma infatti lidrofonista.
Da qualche parte c la terra ferma, pianure, colline nelle case la gente dorme ancora. Cio, in Europa
dormono; in America sono ancora alzati con la luce accesa. Ormai dovremmo essere pi vicini alla costa
americana che non a quella francese. Ci siamo spinti notevolmente a ovest.
Sottocoperta il silenzio totale. Dopo qualche tempo lidrofonista bisbiglia: Rumore di caccia appena
percettibile a duecentosessanta gradi. Pochi giri delica pare sallontani!.
Sta andando al minimo dice il comandante. Chiss dov laltro? Stia attento, mi raccomando!
Lo dice allidrofonista; quindi il Vecchio non sa pi con esattezza dove si trova il nemico.
Sento il ticchettio del cronometro e il gocciolio del vapore acqueo condensato. Lidrofonista rileva con la
massima attenzione, ma sembra che non senta pi nulla.
Non mi piace, borbotta il Vecchio non mi piace affatto. Una finta? probabile. Chiunque capirebbe che
qualcosa non quadra.
Il Vecchio fissa nel vuoto. Sbatte un paio di volte le palpebre, inghiottisce saliva. Evidentemente non sa che
decisione prendere.
Se sapessi a che gioco giochiamo! Niente pi bombe, lAsdic tace, il comandante che recita in
continuazione chi ci capisce pi niente?
Potessi almeno domandarlo apertamente al Vecchio, potessi chiedergli semplicemente: Come va?.
Ma ho la bocca cucita.
Ho sete. Ci devessere ancora del succo di mele nella scansia delle stoviglie. Quando lapro mi cadono addosso
i cocci. Quasi tutti i piatti e le tazze si sono rotti. A una cuccuma manca il beccuccio; cos mutilata ridicola.
Per fortuna la bottiglia di succo di mele intatta. Rovesciandosi, deve aver spaccato i piatti.
La foto del varo del nostro sommergibile finita, col vetro in frantumi, sotto il tavolo. Alcune schegge
acuminate sono rimaste nella cornice. Mi deve essere sfuggita quando ho ripulito, prima. La raccolgo, ma non
mi va di staccare le schegge, perci la riappendo al suo chiodo cos com.
Niente rumori? domanda il comandante.
Niente, signor comandante.
Sono quasi le cinque.
Hanno sul serio abbandonato la caccia? O ci considerano affondati?
Arranco verso la camera di manovra. Il comandante bisbiglia con il sottufficiale di rotta. Sento: Fra venti
minuti emergiamo!.
Cosa?! Dobbiamo risalire perch siamo spacciati? O siamo davvero fuori dalla merda?
Lidrofonista sta per dire qualcosa poi, invece di parlare, riprende a girare la sua manopola. Deve aver
captato un debole rumore e cerca di localizzarlo.
Il Vecchio pende dalla bocca dellidrofonista che si passa la lingua sul labbro inferiore e poi dice a bassa
voce: Rumore a sessanta gradi, bassissimo.
Il Vecchio attraversa la paratia e si accovaccia nel corridoio accanto allidrofonista. Herrmann gli d un
auricolare. Il Vecchio ascolta, mentre laltro continua a muovere la manopola: la faccia del comandante si fa

completamente inespressiva.
Passano i minuti. Il Vecchio incollato al suo auricolare. Adesso impartisce un ordine al capo timoniere: fa
accostare di prua per sentire meglio.
Pronti per lemersione!
La brusca voce decisa del Vecchio non fa sussultare soltanto me. Il direttore di macchina sbatte le ciglia.
Pronti per lemersione! Il Vecchio sapr cosa deve fare C ancora il rumore, e lui fa emergere!
I timonieri sono ai loro posti. Il sottufficiale di rotta s finalmente tolto il cappello cerato. Sembra invecchiato
di anni. I solchi della sua faccia, sempre pi una maschera, si sono fatti ancora pi profondi.
Alle sue spalle, il direttore di macchina ha messo il piede sinistro sulla cassa nautica e, con una mano attorno
al tubo del periscopio antiaereo, si protende tutto verso l'indicatore di profondit; non vuole perdere neanche
per un attimo il movimento della lancetta che sta ripercorrendo la scala graduata. Ogni lineetta che si lascia
indietro ci porta di un altro metro verso la superficie. La lancetta cammina lentissima, come ci volesse dare il
tempo di vivere in pieno questi minuti.
Il radiomessaggio pronto?
Signors!
Il turno di guardia gi sotto il portello. Mi sembra che gli uomini lustrino i loro binocoli con zelo eccessivo.
Nessuno parla.
Ormai respiro pi regolarmente. Gambe e braccia mi riubbidiscono, riesco a restare in piedi senza il rischio di
cadere.
Ma sento ogni muscolo, ogni osso, uno per uno. I miei muscoli facciali sembrano carne congelata.
Il Vecchio ordina di emergere. Respireremo di nuovo laria di mare!
Siamo vivi. I cani non hanno preso la lepre.
Nessuno scoppio di gioia. Langoscia non ancora interamente superata. Rilassare le spalle, sollevare la testa:
ecco tutto ci che ci permettiamo, per il momento.
Gli uomini sono letteralmente spompati. Nonostante limminente emersione i due marinai della camera di
manovra sono rannicchiati, completamente inebetiti sui tubi di allagamento. Il sottufficiale di servizio si sforza
di assumere unaria indifferente, ma il suo viso ancora segnato dal terrore.
Vorrei che avessimo un periscopio dieci volte pi lungo, che permettesse al Vecchio di dare una rapida
occhiata in giro, da quaggi, per vedere cosa succede sul mare, cosa tramano quegli inglesi maledetti.
Ma siamo gi a quota periscopio, a pochi metri dalla superficie. Il direttore riesce a bilanciare perfettamente il
sommergibile.
Ora il Vecchio fa uscire il periscopio. Il motorino attacca, si ferma, poi sento un lieve scatto e il click delle leve:
il Vecchio osserva tuttintorno per trecentosessanta gradi.
La tensione quasi insopportabile. Senza volerlo trattengo il respiro finch annaspo come uno che sta per
annegare. Dallalto, non una parola. Qualcosa non va! Se tutto fosse a posto il Vecchio ce lo direbbe subito,
non sarebbe cos sadico da tenerci sulle spine proprio ora.
Scriva!
Meno male, ecco la sua voce.
Il sottufficiale di rotta prende la matita. Il rapporto per il giornale di bordo, adesso?
Dunque: con periscopio distinguo caccia fermo, a cento gradi, prora a dritta distanza circa seimila
metri scritto?.
Signors, signor comandante!
Restiamo immersi. Ecco, basta cos.
Dopo tre o quattro minuti il Vecchio scende con movimenti pesanti. Ci voleva fregare! Usano sempre gli
stessi trucchetti, questi ingenui! Tutte le volte credono che noi ci cascheremo! Direttore, scendere a sessanta
metri! Andiamo a trovarci un posticino tranquillo per ricaricare i tubi lanciasiluri!
Il Vecchio si comporta come se tutto fosse gi perfettamente a posto. incredibile: parla come se leggesse
una statistica sulla pagina economica di un giornale.
Signor sottufficiale, scriva anche questo: Allontanamento da caccia al minimo. Suppongo che caccia
che caccia ci abbia perduti. Cessati rumori in immediate vicinanze.
Suppongo buona questa! Non ne dunque nemmeno sicuro.
Il Vecchio chiude gli occhi. Il dettato non ancora finito.
Scriva inoltre: Bagliore di fuoco anzi, forte bagliore di fuoco a dritta a duecentocinquanta gradi.
Presumo trattarsi di nave cisterna colpita da noi. Poi ordina: Vai per duecentocinquanta gradi!.
A poppa e nella camera di prora si lavora. Ogni tanto qualcuno attraversa la camera di manovra con le mani
bisunte e comunica il passaggio al primo ufficiale di guardia che ha preso il comando dei timoni di profondit.
Nessuno osa parlare ad alta voce, tranne il Vecchio.
Ancora una mezzoretta, poi ricarichiamo i siluri! dice. Bene, ora mi ci vorrebbe qualcosa da bere.
Visto che non si muove, mi alzo, per cercargli una bottiglia di succo di mele. Faccio fatica a rimettere in

moto le gambe. Tutti i muscoli mi fanno male, quando scavalco il portello della paratia. Passo davanti al
gabbiotto di Herrmann che sta sempre girando, tesissimo, la sua manopola. Ma ormai me ne infischio di
qualunque rumore riesca a captare.
Mezzora pi tardi il Vecchio impartisce lordine di ricaricare i tubi.
Nella camera di prora sgobbano come bestie. Accanto alla paratia sono stati ammucchiati indumenti,
maglioni, divise di pelle e cianfrusaglie varie. I paglioli del pavimento sono stati tolti.
Sia lodato il Signore! canticchia il capo silurista Hacker. Finalmente ci sar un po di spazio. Si asciuga
la nuca sudata col lembo di uno straccio sporco. Poi sprona i suoi schiavi: Forza ragazzi, attaccarsi alle
taglie!.
Un po di vaselina e dentro! Ario si appende alla catena della taglia e tirando con tutta forza sotto gli ho
op di Hacker, si accompagna con gemiti da orgasmo: Chiavami, chiavami, ahi, oh oh, s, sii cos ancora
pi dentro, di! S, cos, cos!.
Mi domando dove trova tutto questo fiato, con una sfacchinata simile. Merker, anche lui attaccato alla taglia,
finge di non sentirlo.
Il primo siluro nel tubo. Il berlinese si strofina il petto con un asciugamani che passa poi ad Ario.
I commenti osceni hanno animato anche la mia fantasia: limene dacciaio della nave stuprata dal siluro fallo.
La vulva seghettata. Nave vacca che simpenna quando il siluro penetra in lei ed eiacula il suo carico di
esplosivo. Squarcio, gemiti, rantoli.
Il primo ufficiale di guardia viene per controllare lora. Gli uomini lavorano con accanimento. Si sentono
adesso soltanto gli ohop di Hacker e qualche bestemmia sommessa.
Nellalloggio ufficiali trovo il Vecchio abbandonato sulla cuccetta del direttore di macchina. Vi si mezzo
sdraiato con le gambe divaricate come in treno, dopo molte ore di viaggio. La sua testa reclinata indietro e
dalla bocca socchiusa gli cola un filo di saliva, nella barba.
Sono imbarazzato. Il Vecchio non pu restare in questa posizione, qui dove lo vedrebbero tutti quelli che
passano. Tossicchio; si sveglia di colpo e si tira su. Non parla, ma mi invita con un cenno a sedere.
Infine domanda: A che punto sono, a prua?.
Un tubo gi caricato. Sono piuttosto esausti: non tanto per il lavoro, ma per tutto il resto!
S? E a poppa, c stato?
No, c troppa confusione.
Gi, ci sono parecchi danni. Ma il direttore di macchina sistemer tutto, la sua specialit!
Verso il corridoio grida: Da mangiare! Anche per i signori ufficiali di guardia!.
Arrivano piatti e posate. Ci ritroviamo attorno al tavolo apparecchiato come in una giornata normalissima:
piatto, coltello, forchetta, tazza, luce discreta. Il Vecchio mescola il suo t, il primo ufficiale di guardia infilza
un pezzo di salame, il secondo taglia un cetriolo sottaceto per il lungo.
Il cameriere di bordo chiede se voglio dellaltro t. Come? T? S.
La mia testa rintrona ancora dei botti di cento bombe di profondit, tutti i muscoli sono indolenziti dalla
tensione prolungata, ho un crampo in una coscia, perfino le mandibole mi fanno male a furia di serrare i denti.
Si incantato? fa il comandante a bocca piena. Mi affretto a infilzare con la forchetta una fetta di salame.
Non devo assolutamente mettermi a fantasticare. Provo a masticare, muovere gli occhi, sbattere le palpebre.
Ancora un cetriolo? mi domanda il Vecchio.
S certo, grazie!
Dal corridoio proviene un rumore sordo. Hinrich, che ha dato il cambio a Herrmann davanti al rilevatore
acustico? Scalpiccio di stivali, poi Hinrich entra per fare il rapporto: Esplosioni di bombe di profondit a
dritta, a duecentotrenta gradi!.
La voce di Hinrich molto pi chiara di quella di Herrmann.
ora di risalire dice il Vecchio, masticando a piene ganasce.
Ore sei e cinquantacinque! comunica, dalla camera di manovra, il sottufficiale di rotta.
Il Vecchio si alza, sempre masticando, manda gi il boccone con un sorso di t e fa tre goffi passi, nel
corridoio. Fra dieci minuti risaliamo. Scriva ancora: Ore sei, ricaricati tubi lanciasiluri. Ore sei e
cinquantacinque, esplosione di bombe di profondit a dritta, a duecentotrenta gradi.
Ritorna e si risistema nel suo angolo.
Hacker ansimando arriva da prua. Prima di poter parlare deve riprendere fiato. Dio com conciato. Gronda
sudore e quasi non si regge in piedi mentre balbetta il suo rapporto: Quattro tubi di prua ricaricati. Il tubo di
poppa. Il Vecchio lo interrompe: Va bene, Hacker, mi rendo conto che per il momento non ci potete
arrivare.
Hacker tenta un dietro front in piena regola, ma perde lequilibrio e si aggrappa, allultimo momento, allo
spigolo di un armadietto.
Ragazzi, in gamba! dice il Vecchio. Cristo, che bella sensazione, avere di nuovo dei siluri nei tubi!
Se fosse per lui, attaccheremmo subito quel caccia che ci ha fatto vedere i sorci verdi. Punterebbe

tranquillamente ancora tutto su una carta.


Il Vecchio si alza deciso, riabbottona la giubba di pelo, si aggiusta rapido il berretto e si dirige verso la
camera di manovra.
Il direttore di macchina compare e gli dice che i danni a poppa sono stati riparati coi mezzi di bordo. Coi
mezzi di bordo: devessere un eufemismo che sta per alla meno peggio. Seguo il Vecchio nella camera di
manovra.
Gli uomini del prossimo turno in plancia sono pronti. Lallievo direttore di macchina alle spalle dei
timonieri. Il sommergibile sale rapidamente, presto saremo di nuovo a quota periscopio.
Senza ulteriori parole il Vecchio si arrampica in camera di torretta. Il motorino del periscopio riprende a
ronzare. Ancora il click e lo scatto; ancora una volta mi si blocca il respiro, finch il Vecchio dice ben chiaro e
forte: Emersione!.
Il compenso della pressione mi butta quasi a terra. Vorrei insieme urlare e inghiottire e invece resto fermo e
muto come gli altri. Ma i miei polmoni aspirano avidamente laria fresca di mare che ci investe dallalto.
Il comandante ordina di riattaccare entrambi i diesel.
Nella sala macchine laria compressa sibila nei cilindri. I pistoni si mettono in moto. Ora sinserisce
laccensione. I motori fanno blub blub, un fremito percorre il sommergibile. Le pompe ronzano, i ventilatori
risucchiano aria sottocoperta; le onde dei rumori familiari distendono i nervi come un bagno rilassante.
Salgo in plancia dietro gli uomini del turno.
Santo cielo! Lorizzonte un unico bagliore rosso!
Devessere la terza nave! urla il comandante. Sopra il bagliore, contro il cielo cupo, si staglia una nube
nera, una colonna di fumo striscia verso lo zenit, sembra un gigantesco bruco.
La prua e la poppa della nave cisterna che brucia si ergono alte dallacqua, ma la parte centrale quasi
completamente sommersa.
Il vento ci porta lacre e soffocante odore di nafta. Le abbiamo spezzato la spina dorsale ansima il
comandante. Ordina avanti tutta e fa virare in direzione dellincendio.
Adesso il riverbero del bagliore arrossa anche la nube di fumo. Ogni tanto lenorme massa nera trafitta da
fiammate gialle e alte lingue di fuoco lambiscono il cielo scuro. Ora una serie di razzi rosa e rossi si alzano
nellaria e si specchiano nellacqua cupa, fra noi e la nave in fiamme. Un solitario albero punta contro il cielo
rosso, come un dito ammonitore.
Il vento schiaccia la nube nera sulla nave che affonda e il fumo la avvolge, pare voglia nascondere con un velo
pietoso la sua agonia. Riusciamo a distinguere soltanto la massa scura della poppa. Devessersi piegata verso di
noi: quando il vento solleva il fumo vedo la coperta inclinata, parti delle sovrastrutture, il moncone dellalbero
di carico.
Non ha bisogno del colpo di grazia! La voce del comandante rasposa. Le sue parole terminano in un roco
gorgheggio che somiglia alla chioccia risata di un ubriaco.
Dopo tre, quattro minuti ci avviciniamo ancora allinferno di fuoco.
Fiamme rosse si levano dallacqua, attorno alla poppa della nave cisterna: il mare brucia! La nafta!
Cerchiamo di scoprire il nome dellunit! dice il comandante.
Laria piena dei brusii e sfrigolii di un immenso fuoco di fascine, poi sentiamo un ruggito e un sibilo acuto. Il
mare giallo dal riverbero della prua in fiamme e rosso dalla nafta che brucia.
Anche il nostro sommergibile avvampato dal bagliore. Nella luce tremolante si distingue chiaramente tutta la
griglia della coperta.
Mi volto: le facce dei miei compagni sono grottesche maschere rosse.
Unesplosione squarcia lalone sopra la nave in fiamme. Aguzzo le orecchie: mi sembrato di sentir urlare
voci roche. Possibile che ci sia ancora gente a bordo? L non erano braccia levate in aria? Strizzo gli occhi,
ma nei tondi del binocolo non vedo che fumo e fiamme. Sciocchezze, chi vuoi sentir gridare nel ruggito di un
incendio!
Che fa il Vecchio? Di tanto in tanto lo sento dare ordini ai timonieri. Lo so: dobbiamo evitare di stagliarci
contro il bagliore del fuoco. Tenere gli occhi bene aperti! dice adesso, poi: Fra non molto affonda!.
Non ascolto. Siamo tutti fermi e rigidi come statue: folli, desperados davanti a una visione dellinferno. Che
distanza ci sar fra noi e loro? Ottocento metri?
una grossa nave cisterna. Quanti uomini dequipaggio avr? E quanti morti? Venti, trenta? Immagino che
ormai i mercantili inglesi viaggino con il minimo indispensabile di marinai, magari facendo due turni di
guardia, invece di tre. Ma non ce la fanno con meno di dieci marinai pi otto uomini alle macchine, a parte i
marconisti, gli ufficiali e gli steward. Chiss se qualche caccia li ha ripescati. Ma per farlo si sarebbe dovuto
fermare! Pu correre un simile rischio, con un sommergibile nemico nelle immediate vicinanze?
Dal relitto si innalza una fontana di fuoco rossastra. La poppa, che ancora sopra lacqua, sputa miriadi di
scintille. Un razzo di SOS sale nel cielo. Allora vero, c ancora qualcuno! Dio mio, in quellinferno di
lamiere incandescenti e fumo!

partito da solo. Non c pi nessuno. Non ci pu pi essere nessuno! dice il Vecchio pacato.
Punto il binocolo. L c qualcuno! Uomini che si arrampicano sulla parte pi alta della poppa. Per un
secondo li vedo, nitidi sullo sfondo chiaro. E ora qualcuno si butta a mare! Solo due o tre restano aggrappati
alla poppa. Uno vola nellaria, sembra una bambola disarticolata nel riverbero arancione.
Il sottufficiale di rotta urla: L, ce ne sono degli altri! e indica il mare davanti alla petroliera in fiamme.
Rialzo il binocolo: una zattera con due uomini. Li osservo per mezzo minuto: non si muovono, sembrano
morti.
Ma laggi, quelle gobbe nere gente che nuota! Anche il secondo ufficiale di guardia dirige il suo binocolo
su di loro. Il Vecchio impreca: Porca miseria, continuate a guardare a poppa!.
Qualcuno ha gridato? Uno degli uomini nellacqua alza un braccio. Gli altri, sette no, dieci uomini,
sembrano palle nere galleggianti.
Per un attimo il fumo denso, portato dal vento, si pone fra me e i naufraghi. Poi li vedo ancora: non c
dubbio, nuotano verso il sommergibile. Alle loro spalle si allarga il mare di nafta infuocata.
Sbircio il comandante.
Troppo pericoloso mormora. So cosa intende dire: ci siamo avvicinati troppo allincendio, il caldo diventa
insopportabile.
Per un paio di minuti il Vecchio tace. Alza il binocolo, lo riabbassa: non riesce a decidersi. Infine, con la
voce quasi strozzata, ordina macchina indietro.
Chiss le facce dei nostri motoristi: macchina indietro!, non labbiamo mai fatta.
La nafta in fiamme pi veloce dei naufraghi. Non hanno scampo. Il fuoco brucia lossigeno. Soffocare,
bruciare, annegare i poveri diavoli crepano, morendo cosi tre morti atroci in una.
Per fortuna il fragore del fuoco e i colpi sordi, sottocoperta della nave cisterna, sovrastano le loro urla.
Il volto arrossato del secondo ufficiale di guardia una smorfia di orrore.
Non capisco dice il Vecchio con voce afona. Perch non li hanno prelevati dalla nave cisterna
Neanche io lo capisco. In tante ore! Che abbiano cercato innanzi tutto di salvare la nave? Chi lo sa, forse dopo
lo scoppio era ancora in grado di proseguire, forse le macchine ce la facevano ancora per qualche miglio.
Magari hanno tentato di spegnere lincendio, nella speranza di sfuggire in qualche modo al nemico in agguato
sott'acqua. Rabbrividisco allidea di ci che lequipaggio della nave cisterna deve aver passato.
E cos non ne sapremo pi il nome! constata il Vecchio, probabilmente per non tradire la sua emozione.
Conati di vomito. Rivedo luomo che dopo un attacco aereo al porto ho aiutato a uscire da una larga
pozzanghera di nafta che bruciava. Vomitava, era scosso da crampi convulsivi, gemeva. La nafta in fiamme gli
aveva bruciato gli occhi. Un marinaio con una pompa antincendio gli toglieva la nafta di dosso, con un getto
dacqua talmente forte che quel povero cristo veniva sballottato sopra i ciottoli.
Improvvisamente la poppa esce completamente dallacqua e si innalza nel cielo, spinta dal basso. Per
qualche attimo si ferma, eretta come uno scoglio nel mare infuocato, poi esplode e scompare con un lungo e
potente sfrigolio sottacqua. In pochi secondi il mare si richiude sulla nave cisterna inghiottita. come se la
grande nave non fosse mai esistita. Anche i naufraghi sono scomparsi.
Sottocoperta sentono la nave che cola a picco, uno straziante gemito, uno scricchiolio, un crepitio. Le
deflagrazioni delle caldaie, le paratie che saltano. Qui sar profondo almeno quattromila metri.
Il comandante ordina di accostare.
Qui non c pi niente da fare, per noi.
Le vedette sono immobili come sempre, dietro i loro binocoli.
Sopra lorizzonte davanti a noi appare un lieve riverbero rosso, pare il riflesso delle luci di una grande citt, sul
cielo notturno.
Ad un tratto a sud ovest la notte si illumina fin quasi allo zenit.
Scriva: Riverbero di fuoco a duecentotrenta gradi e ci aggiunga lora ordina il comandante al sottufficiale
di rotta. L toccata a qualche altra nave Andiamo a vedere cos quella luminaria. E ordina di virare in
direzione del riverbero.
Ma come? Vuole proprio mettercela tutta perch restiamo bloccati in mezzo allAtlantico, con i serbatoi
vuoti? Non ancora contento? Probabilmente muore dalla voglia di pigliarsi un caccia.
Di vendicarsi della tortura di poco fa.
Il direttore di macchina ritorna sottocoperta.
Bene, fa il Vecchio adesso davvero ora per il radiomessaggio! Carta e matita! Sar meglio ricomporlo
da capo. Adesso possiamo essere pi precisi! annuncia al sottufficiale di rotta.
So cosa vuol dire: adesso possiamo infischiarcene del rischio di essere localizzati dagli inglesi, se
trasmettiamo qualcosa in pi del solo segnale cifrato. Ormai loro sanno che operiamo in questa zona.
Dunque, scriva: Inseguiti da caccia con bombe di profondit, numerosi danni quali, non li riguarda, lo
potranno leggere dopo, sul giornale di bordo. Numerosi danni pi che sufficiente. A loro interessa innanzi
tutto cosa abbiamo preso bene, scriva semplicemente: Inseguiti da caccia con bombe di profondit lasci

pure perdere numerosi danni. Poi: Cinque lanci su obiettivo. Quattro siluri centrati. Nave passeggeri stazza
lorda ottomila tonnellate e cargo stazza lorda cinquemilacinquecento tonnellate. Seguito affondamento con
rilevatore acustico. Colpito nave cisterna stazza lorda ottomila tonnellate. Osservato affondamento. UA.
Nave passeggeri ha dettato il Vecchio. Probabilmente adattata al trasporto di truppe. Preferisco non
immaginarmi un mercantile carico di truppe, centrato dai siluri Quei discorsi da ubriachi al bar Royal:
annientare il nemico, non solo le sue navi!
Dal basso ci comunicano che il marconista ha captato SOS lanciati da navi inglesi. Ah s? lunico
commento del Vecchio.
Alle sette e mezzo riceviamo il radiomessaggio di uno dei nostri. Il sottufficiale di rotta legge ad alta voce:
Affondate tre navi, probabilmente quattro. Attacco di tre ore con bombe di profondit. Convoglio disperso.
Perso contatto. Inseguo verso sud ovest. UZ.
Fisso il riverbero sopra lorizzonte, rischiarato ogni tanto da guizzi gialli.
Nella mia mente passa una frenetica sequenza di immagini: il proiettore ha un movimento troppo accelerato.
Spezzoni di film sono stati montati senza alcun ordine e con parecchie dissolvenze. Fontane di fuoco, una dopo
laltra, si sollevano alte nel cielo, si fermano alcuni attimi, come congelate, per ricadere poi con una pioggia di
paglioli e frammenti di lamiere. Il nero fumo di nafta, mostruoso gomitolo che oscura il cielo. Il ruggito del
fuoco. La nafta che brucia sul mare, inseguendo sagome nere, galleggianti
Non riesco a scrollarmi di dosso lorrore per la strage che hanno compiuto i nostri siluri. Era bastato
abbassare una leva! Sbatto le palpebre per allontanare le tremende visioni, ma mi resta negli occhi il mare di
fuoco che si allarga e ghermisce i naufraghi, alla ricerca disperata di una via di scampo.
Come si sentir il Vecchio, quando pensa a tutte le navi che ha distrutto? E agli uomini che sono affondati
con esse, se non erano gi stati uccisi dai suoi siluri, bolliti dallacqua delle caldaie, smembrati, arsi vivi,
soffocati, annegati, schiacciati? O bruciacchiati e quasi soffocati e poi affogati? Quasi duecentomila tonnellate:
un porto di medie dimensioni gremito di navi va sul conto del Vecchio.
Dopo poco comunicano dal basso larrivo di altri radiomessaggi. Kupsch in contatto con il nostro
convoglio, Stackmann ha colpito ununit di seimila tonnellate di stazza lorda.
Le onde della stanchezza trascinano via tutto. Non devo appoggiarmi, altrimenti mi addormento in piedi. Le
mie braccia quasi non riescono a sollevare il binocolo. Sento un grande vuoto nella testa e dei violenti spasmi
nellintestino. E una forte pressione sulla vescica. Tutto rigido, mi calo nella torretta.
Il capo motorista Franz non nel suo alloggio. Non s pi fatto vedere da quando gli sono saltati i nervi.
Dovrebbe essere il suo turno di riposo, ma immagino che non se la senta di uscire dalla sala macchine.
Uscendo dal cesso m'imbatto nel secondo ufficiale di guardia. Scappa anche a lui. Dio mio com ridotto,
con la sua faccia di nano raggrinzita, segnata. Gli si pure scurita la barba a stoppie? Lo guardo come un
cretino, poi maccorgo che solo una mia impressione. La sua pelle gessosa esalta maggiormente la barba.
Quando il secondo ritorna dal cesso, chiede al cameriere di bordo di portargli un caff.
Meglio una limonata arrischio. Il cameriere si ferma, confuso. Il secondo si schiacciato nellangolo del
divano e non risponde.
Limonata decido. Anche per me.
Abbiamo tutti e due bisogno di dormire, a che serve allora il caff?
Provo la posizione pi comoda per un sonnellino, quando arriva il Vecchio.
Vorrei mangiare un boccone dice.
Il cameriere di bordo ritorna con la limonata e due tazze.
Per me un caff bello forte e un paio di panini, ma di corsa! ordina il Vecchio. Il cameriere riappare di l a
poco. Si vede che il cuciniere aveva i panini gi pronti.
Il Vecchio mastica, smette, rimastica, guarda davanti a s. Il silenzio si fa opprimente.
Altre tre navi in meno dice infine il Vecchio, ma senza una traccia di soddisfazione, anzi, piuttosto di
malumore.
E a momenti toccava anche a noi! mi sfugge.
Balle grugnisce il Vecchio e guarda nel vuoto. Continua per un paio di minuti a masticare, poi ammette:
Be, s, ci portiamo sempre dietro la bara. Come le lumache la loro casetta.
Sembra che questa banale immagine lo rallegri: Proprio come le lumache ripete con un ghigno stanco. Poi si
raddrizza, sporge il busto nel corridoio e domanda ad alta voce lora.
Le sette e cinquanta!
Kriechbaum!
Il sottufficiale di rotta arriva allistante.
Che dice, riusciremo a riprenderli? gli domanda il Vecchio.
Sar difficile! risponde il sottufficiale. A meno che Si interrompe e ricomincia: A meno che loro non
cambino rotta.
Cosa poco probabile

Il Vecchio lo segue nella camera di manovra. Mi arrivano i frammenti del loro dialogo e i monologhi del
Vecchio: Immersione alle ventidue e cinquanta, diciamo alle ventitr adesso sono le sette e cinquanta,
abbiamo dunque perso otto ore buone. Velocit del convoglio? Credo circa otto nodi, vuol dire che avanzato
di sessantaquattro miglia sono calcoli approssimativi, si capisce. Per raggiungere a tutta forza il punto dove
il convoglio si trova in questo momento, impiegheremmo pi di quattro ore. Gi, e il carburante? E intanto il
convoglio prosegue!.
Tuttavia sembra che per ora il Vecchio non abbia alcuna intenzione di invertire la rotta.
Il direttore di macchina entra nella camera di manovra. Non apre bocca, ma anche il suo silenzio
abbastanza eloquente: Quando si torna indietro?.
Esausto come sono, non riesco tuttavia a dormire. Sono agitatissimo, si direbbe che mi abbiano imbottito di
stimolanti. Tanto vale che mi alzi. Nellalloggio sottufficiali non trovo nessuno, ma c animazione nella
camera di prora. Sembra che stiano festeggiando la vittoria, in tono sommesso, a dir la verit. Apro il portello.
Nella luce fioca vedo gli uomini sdraiati sui paglioli che ora si trovano pi in basso, rispetto a prima. Cantano
con voci strascicate.
Una grossa, grassa, maritata
o unaltra donna va nella foresta.
Dapprima viene ben bene rigirata
e poi da tutti pi volte violentata
e i monti riecheggiano la gran festa.

Il finale lo stiracchiano a mo di coro. Hanno un bello sbraitare. Non hanno visto niente poveracci anche
loro.
Se non gli avessero detto che gli scoppi e i violenti strappi erano gli scafi e le paratie delle navi affondate che
si spaccavano sotto la pressione dell'acqua, non si sarebbero neppure potuti spiegare quella sinistra sinfonia.
il turno di guardia del sottufficiale di rotta. Il bagliore del fuoco pi debole, ma ancora molto chiaro. Il
mare si ingrossato.
Allimprovviso Kriechbaum grida: Uomini in mare!, indicando con la destra un punto sullacqua nera.
Comunica la scoperta alla camera di manovra. Il Vecchio arriva come il fulmine.
Una zattera, pare, con un groviglio di corpi umani.
Il megafono! ordina il Vecchio, e: Accostare!. Si sporge oltre il parapetto e urla: Whats the name of
your ship?.
Quelli della zattera rispondono subito, come se la loro salvezza dipendesse dalla rapidit della loro reazione:
Artur Allee!.
sempre bene saperlo! dice il Vecchio.
Uno dei naufraghi cerca di aggrapparsi al sommergibile, ma abbiamo gi accelerato. Luomo resta sospeso
fra la zattera e il nostro scafo. Deve mollare la presa e ricade nel vortice della nostra scia. Denti riesco a
distinguere solo i denti, non gli occhi.
Qualcuno li trover ancora?
Abbiamo ripreso la rotta da un quarto dora appena, quando, nella pallida luce dellalba, appare uno strano
scintillio sullacqua. Minuscoli punti luminosi che danzano sulle onde, sembrano lucciole. Ci avviciniamo,
sono lampadine dei salvagente. Altri naufraghi, a galla nei loro giubbotti di salvataggio. Alzano le braccia. Per
farsi notare? Probabilmente gridano anche, ma non sentiamo, sono controvento.
Il Vecchio comanda di ridurre la velocit e con la faccia dura ordina di dirottare leggermente, di modo che il
sommergibile non si avvicini troppo ai naufraghi. Ci nonostante londa della prua ne solleva e ributta gi due
o tre. Quelle mani alzate sono minacce, ultimi impotenti gesti di maledizione rivolti contro il nemico che li
ha gettati nelle grinfie crudeli del mare?
Siamo sei statue di sale, tutti con langosciosa sensazione che ciascuno di quei naufraghi potrebbe essere uno
di noi. Quale sorte li attende? Si sono salvati dallincendio della loro nave; ma quali speranze hanno di uscire
vivi dal mare? Che temperatura ha lacqua in dicembre? Da quanto tempo sono a mollo? E come mai sono
ancora qui? La retroguardia del convoglio deve essere passata da diverse ore dal luogo del naufragio.
Il Vecchio immobile. un marinaio che non pu salvare un uomo in mare; un ordine del Grande
Ammiraglio vieta di raccogliere i naufraghi! Con una sola eccezione: gli aviatori. Servono per le informazioni.
Un aviatore nemico ripescato dal mare vale oro.
Si vedono ancora le piccole luci. A sinistra, cinque! ordina il Vecchio. Erano marinai militari.
Probabilmente di una corvetta.

Sale il secondo ufficiale di guardia. Sembra leruzione di un vulcano dice, riferendosi al bagliore del
fuoco. Le lucine sono scomparse.
Un lampo squarcia il fumo. Dopo un attimo ci raggiunge, come un tuono lontano, leco della deflagrazione,
poi unaltra. Il passaordini comunica: Cabina di rilevamento acustico a plancia: bombe di profondit a
duecentosessanta gradi!.
Nel convoglio devessere la fine del mondo. Il vento ci manda la puzza di nafta bruciata: puzza di morte.
Il chiarore dellalba si alza dallorizzonte e schiarisce a poco a poco il bagliore degli incendi.
La stanchezza mi pesa addosso come piombo. Sono nellalloggio ufficiali, quando dal ponte gridano: Nave
in fiamme a prua!.
Sono le nove. Naturalmente torno in plancia. stata colpita dice il Vecchio. Un ritardatario. Ce lo
pigliamo noi.
Guarda col binocolo e senza abbassarlo dice al sottufficiale di rotta: Intanto, inseguiamolo da presso. Non
credo che faccia pi di cinque nodi.
Il Vecchio ordina al capo timoniere: Venti gradi a sinistra. La nuvola di fumo sopra la nave cresce
rapidamente e si sposta lentamente a dritta. Si vedrebbero ormai gli alberi e le sovrastrutture se il fumo non li
avvolgesse.
Il Vecchio lascia passare cinque minuti, poi ordina di immergere a quota di periscopio: quattordici metri.
Dopo qualche tempo ci d il bollettino strategico dal suo posto, nella torretta: Non vorr per caso
scappare! Sta virando. Be, faccia pure, prima o poi riprender la rotta. Ha due alberi, quattro boccaporti,
abbastanza grossa, circa ottomila tonnellate molto appoppata, lincendio a poppa. Per ce ne deve essere
stato uno anche al centro.
Adesso la sua voce si fa pi aspra: Direttore, attento! Vira verso di noi!.
Il direttore fa una smorfia. Ora sta a lui guidare il sommergibile con tanta precisione da permettere al
comandante di spostare il meno possibile il periscopio. I suoi occhi non abbandonano per un secondo
lidrometro.
Segue una serie di manovre coi timoni. Allimprovviso il comandante fa spingere i motori elettrici a tutta
forza. Il sommergibile compie un balzo. incredibile! impreca il Vecchio.
Dal periscopio i rilevamenti laterali passano al calcolatore di tiro in camera di torretta, il quale li trasmette
elettricamente al siluro.
Il primo ufficiale di guardia ha gi tolto la sicura dal dispositivo di lancio. Adesso nella torretta, pronto ad
abbassare la leva di lancio, non appena il comandante dar lordine.
Annuncia che i tubi sono pronti. Il comandante ordina: Aprire portelli di lancio: tubo uno, attenzione! e
dopo due secondi: Tubo uno fuori! Attivare tubo due!.
Sono in uno stato di semincoscienza. Sento il cupo boato della prima esplosione e subito dopo quello, molto
pi violento, della seconda. Ma la voce del comandante mi giunge da molto lontano; come nella nebbia:
Adesso ferma!. E poi: Sembra affondare lentamente!.
Unaltra nave distrutta! Anche questa va sul nostro conto? La nebbia nella mia testa sinfittisce. Ho le
ginocchia di gelatina. Mi appoggio al tavolo nautico per non cadere e avanzo vacillando verso la paratia di
poppa.
Mi ha svegliato un rumore?
Nellalloggio sottufficiali tutto tranquillo. Scendo dalla cuccetta ancora mezzo addormentato, intontito e
imbranato. A tentoni avanzo fino alla camera di manovra. Le ossa mi fanno male, neanche mi avessero
torturato sulla ruota.
La camera di manovra animata: ci si danno da fare Willi il sordo e il Verbo. Non ho ancora riacquistato
il senso della realt. Cosa mi successo? Non sar per caso svenuto! Ho la sensazione di essere rimasto tagliato
fuori dalla vita, per non so quanto tempo. Sono sveglio o sogno?
Il giornale di bordo aperto sul tavolo del comandante. Tredici dicembre: s, probabile. Accidenti, fra un
mese Natale sar gi passato da tempo. Si perde ogni senso delle stagioni. Leggo:
13.12 9.00 Incontriamo nave cisterna: colpita. Viaggia a forza ridotta, 5 nodi. Rotta circa 120 gradi. Inseguito per
decidere modalit attacco.
10.00 Immersione per attacco. Nave cisterna si avvicina, riducendo fortemente traiettoria.
10.25 Lancio primo siluro. Obiettivo centrato a mezzanave. Effetto detonazione aumentato da esplosioni di carburante.
Forte sviluppo di fuoco e fumo. Grande nuvola di fumo. Forte bagliore di fuoco. Nave cisterna affonda leggermente ma
prosegue navigazione. Parte dellequipaggio ancora a bordo. Tre cannoni sul castello di poppa inutilizzabili causa fumo e
calore. Non si vedono lance di salvataggio.

Mica laveva detto il Vecchio che la nave cisterna era armata! Quando avr scritto tutta questa roba?
10.45 Rumore di eliche persiste.
10.52 Secondo attacco. Attesa troppo rischiosa causa bagliore visibile da molto lontano. Obiettivo colpito sotto albero di
poppa. Altra grande fiammata. Nave cisterna si ferma. Affonda a poppa. Murata divelta da siluro. Fuoco si diffonde
rapidamente sullacqua. Costretto fare retromarcia energicamente.
11.10-11.20 Esplosioni a bordo nave cisterna. Presumo fusti di benzina o munizioni. Nave cisterna ferma.
11.40 Rumore di eliche. Turbina. Presumo caccia. Non visibile con periscopio.
11.55 Emerso. Caccia fermo affiancato a relitto nave cisterna.

Fin qui la mia memoria funziona. Ma il secondo siluro? Mi si confondono completamente i ricordi. Ero
seduto al tavolo come ho fatto ad arrampicarmi nella cuccetta? Leggo il resto:
11.57 Immersione su allarme. Allontanamento silenzioso.
12.10 Emersione. Intendo aspettare per vedere se nave cisterna affonda.
Ricarica degli accumulatori. Albero del caccia appare ancora a intervalli sopra orizzonte vicino relitto.
13.24 14.50 Fermo. Nave cisterna non affonda. Incendio diminuisce.
15.30 Decido avvicinarmi per colpo di grazia. Nave cisterna spaccata in due nel punto colpito, davanti a sovrastrutture di
poppa. Le due parti ancora collegate da barcarizzo. Perdita totale assicurata. Prua distorta e sommersa. Lance di
salvataggio galleggiano vuote. Caccia sembra allontanatosi.
16.40 Accostiamo relitto e mitragliamo prua e poppa.
Iniziato ritorno. Altri sommergibili ancora in contatto convoglio. Emesso radiomessaggio: Affondata nave cisterna
precedentemente colpita, stazza lorda 8000. Rientro. UA.
Ricevuto radiomessaggio: Da UX: due grossi carghi 00.31 quadrato Max Rot. Rotta est. 10 miglia marine. Da una ora
perso contatto. Inseguo. Vento ovest nordovest 7, mare 5, barometro 1027 ascendente. Uso di armi limitato causa
condizioni meteorologiche.

Ci sono dunque voluti tre siluri, pi le mitragliere. Certo, mi ricordo il crepitio dei colpi. Quand stato allora
che ho perso conoscenza?
Fisso la pagina: anche lultimo pezzo stato scritto con la calligrafia del Vecchio. Quelluomo comincia
davvero a impressionarmi. Ha addirittura avuto ancora la forza per scrivere il suo rapporto di guerra, a notte
fonda. Ricordo di aver sentito il suo E adesso via di corsa! e lordine di andare per quarantacinque gradi. Mi
sono anche accorto che stavamo facendo rotta a nord est.
Il rumore dei diesel strano, a singhiozzo: velocit economica.
Figuriamoci! Se ho capito bene, per quanto il direttore si scervelli a calcolare il regime pi razionale per la
distanza che ci resta da fare, il carburante non baster mai fino a St. Nazaire.
Il sottufficiale di rotta ha spiegato una carta a scala ridotta, sulla quale sono disegnate anche le coste. Siamo
andati a finire molto pi a sud di quanto pensassi. Evidentemente il Vecchio non turbato dalla carenza di
carburante. Magari crede sul serio di poter ricorrere a delle riserve segrete, tenute nascoste dal direttore di
macchina?
La tenda verde che chiude lo sgabuzzino del Vecchio accostata. Finalmente dorme. Passo, senza volerlo, in
punta di piedi. Mi devo appoggiare a destra e a sinistra, tanto sono indolenzito.
Nellalloggio ufficiali trovo per la prima volta tutte le cuccette occupate. Un vagone letto, pieno. Mi sento
come il capotreno che controlla se tutto va bene.
Vuol dire che di guardia il sottufficiale di rotta. Il suo il terzo turno: quindi sono le otto passate. Il mio
orologio fermo.
Anche nellalloggio dei sottufficiali c silenzio. La cuccetta del capo motorista Franz vuota. Gi, il
secondo turno ai diesel cominciato alle sei.
Il Vecchio non ha pi menzionato lincidente. Preferisce metterci una pietra sopra, o passer la faccenda alla
corte marziale?
Nemmeno dal locale di prora proviene alcun rumore. Dormono tutti anche l.
Il nostro sommergibile una nave dormitorio.
Ritornano le visioni angosciose: il canotto di gomma con il morto che sembrava seduto su una sdraio. I
grumi neri nellacqua in fiamme. Le lucciole.
Prima avevo visto solo pochi morti. Swoboda. Due col collo spezzato: quel lottatore greco romano ai
campionati regionali di Oberlungwitz. Si ud lo scricchiolio della vertebra in tutta la sala. E lalpinista che
perse lequilibrio sulla Hfatsflanke. Quando lo adagiammo sul carro del contadino, e cerano ancora attaccati

i residui del letame giallo marrone, la sua testa penzolava come quella di una marionetta. E la maestra a
Gerstruben che una notte era caduta nella concimaia e a Colditz, quando avevo soltanto quattordici anni, il
ragazzino tutto contratto sullasfalto, sotto il sole di mezzogiorno. Laveva schiacciato un camion.

RIFORNIMENTO

Il radiotelegrafista Herrmann comunica a voce alta: Per un ufficiale!.


I radiomessaggi di ordinaria amministrazione vengono decifrati dal capo marconista con laiuto del normale
decifratore e registrati sullapposito quaderno che il comandante si fa mostrare ogni due ore. Il capo marconista
ha passato anche questo radiomessaggio nel suo apparecchio, senza per riuscire a decifrarlo, tranne che per le
prime parole: Radiomessaggio riservato a ufficiale. Dunque, un lavoro per lufficiale responsabile della
radio, nel nostro caso il secondo ufficiale di guardia.
Come se avesse sentito anche lui lannuncio, questi compare, i capelli arruffati dal sonno. Assume unaria
grave e predispone il decifratore. Il comandante gli consegna il codice del giorno su carta solubile in acqua (per
ogni evenienza, perfino i collegamenti a spina dellapparecchio sono solubili in acqua salata).
Per un ufficiale! Ci mancava pure questa! Qualche novit, qualcosa di ultraimportante, ultrasegretissimo.
Faccia presto! bofonchia il Vecchio.
La prima parola che il secondo ufficiale di guardia riesce a decifrare comandante. Significa che quando
avr passato lintero messaggio al decifratore non sar riuscito a dargli un senso. Si tratta di un messaggio in
triplo codice: quando il secondo ufficiale avr finito il suo lavoro, il comandante dovr ripetere tutta la
procedura, con un codice che solo lui conosce.
Scambio di sguardi allusivi: un caso assolutamente insolito. Mai successo prima. Cosa bolle in pentola? Il
Vecchio scompare con il decifratore, nel suo gabbiotto. Convoca il primo ufficiale di guardia. I due
scartabellano per cinque minuti buoni non so quali scartoffie. Quando ricompare, il Vecchio non dice una
parola. Tutti tacciono.
Interessante mormora, infine. Nulla di pi, sebbene tutti pendano dalle sue labbra. Passano diversi minuti
prima che il Vecchio apra finalmente la bocca: Ci hanno assegnato un nuovo porto per il rientro.
La sua voce non suona tanto impassibile come egli vorrebbe. Ci deve essere qualcosa che non quadra in quella
nuova destinazione.
Ah s? commenta il direttore di macchina con aria indifferente, pare che non gli importi se il sommergibile
sar rifornito in una base piuttosto che in unaltra.
La Spezia biascica il comandante.
Come? chiede il direttore.
La Spezia. diventato sordo? Il comandante si tira su e scompare di nuovo dietro la tenda del suo gabbiotto.
Lo sentiamo rovistare.
Ho chiara davanti agli occhi la carta dEuropa. A scuola ero insuperabile nel disegnare a mano libera il nostro
continente. La Spezia: Italia.
Bellaffare! Mi sento terribilmente a disagio. una brutta sorpresa. Boccheggio come un pesce sulla riva, per
riprendermi dal colpo.
Il secondo ufficiale di guardia balbetta: Ma questo significa il.
Proprio, il Mediterraneo! lo interrompe bruscamente il direttore di macchina. Pare che la nostra presenza
sia richiesta nel Mediterraneo. Inghiottisce, il suo pomo dAdamo va su e gi. Allora, rotta per Gibilterra!
Gibilterra ripete macchinalmente il secondo ufficiale e mi guarda con la bocca aperta.
Gebel al Tarik!
Che?
Gibilterra, in arabo: monte di Tarik.
Gibilterra: una roccia popolata di scimmie primo piano di mamma scimmia con scimmiotto attaccato al
petto, denti in mostra. Colonia della Corona britannica. Le Colonne dErcole. Ponte fra Europa e Africa. Il film
Un traghetto per Gibilterra, il capitano aveva una moglie nera in Africa e una bianca in Europa.
I convogli per Gibilterra! Met flotta britannica a Gibilterra
Sar stato un colpo anche per il Vecchio. Non credo che il Mediterraneo lo attiri particolarmente, e tanto
meno il riposo in un qualunque porto italiano. Il Fhrer comanda, i cocci sono nostri: ecco la massima da
appendere nella camera di manovra!
Adesso s che i radiomessaggi delle settimane passate acquistano un senso: Nordafrica. Tobruk. Lavanzata
inglese lungo la costa, verso ovest. Il Mediterraneo pulluler di convogli e unit da guerra inglesi. E i nostri
sommergibili dovrebbero fare piazza pulita di loro?
Vedo la carta di Gibilterra in ogni dettaglio, compreso un sistema fittissimo di rilevatori, reti, sbarramenti
serrati di navi, mine e varie altre diavolerie.
Sono come intontito, non riesco ad avere le idee chiare. Dopo gli attacchi che abbiamo subito, il
sommergibile ha bisogno di riparazioni sostanziali. Che cos questa idiozia di mandarci nel Mediterraneo? S

il Vecchio sincomodasse a parlare chiaro!


Carburante, carburante sono le parole che mi giungono adesso dalla camera di manovra. E ancora:
Carburante. Il Vecchio e il sottufficiale di rotta parlano tra loro.
Poi sento: Vai per novanta gradi!.
Novanta gradi? Rotta diritta a est? Adesso non ci capisco pi niente del tutto.
Quando il Vecchio ritorna dalla camera di manovra e si siede al tavolo, con laria assorta, come se stesse
ancora calcolando la rotta, ci aspettiamo che il direttore gli faccia finalmente la fatidica domanda: Dove
andiamo a prendere il carburante?. Ma la sua bocca resta cucita.
Il Vecchio si gratta la barba per cinque minuti buoni. Poi grugnisce: il rifornimento si far a Vigo.
Vigo, Vigo, Vigo! Che cavolo significa? Vigo, dov? in Spagna o in Portogallo?
Un pensiero gentile del comando sogghigna il Vecchio. Pensano proprio a tutto. Specie alle cose che
preoccupano lei, direttore. Circa duecentocinquanta miglia marine in meno. Cos ce la faremo magari anche
senza vela. Allora, che gliene pare?
il quattordici dicembre. Oggi saremmo dovuti rientrare. Adesso al posto della Francia ci propinano la
Spagna e pure lItalia. Ci riceveranno le nacchere invece degli ottoni del Grande Reich, berremo sherry
centenario al posto di semplice birra in lattine.
Chi si contenta gode! dice il direttore di macchina.
Il Vecchio si limita a guardarlo inarcando le sopracciglia.
Rammento ora che questa doveva essere lultima missione del direttore. gi al suo dodicesimo viaggio e al
suo secondo sommergibile. Oggi i sopravvissuti a ben dodici viaggi sono pochi. E proprio ora, allultimo
momento, vogliono offrirgli ancora qualcosa di speciale? Diciamo le cose come stanno: gli danno unultima
possibilit di farsi ammazzare: praticamente a due minuti dalla fine.
Il Vecchio non ha ancora commentato lordine, ma la sua faccia accigliata abbastanza eloquente: innanzi
tutto, sar possibile laccesso al Mediterraneo? E se cos fosse, cosa succeder dopo? In Mediterraneo, la
ricognizione nemica, favorita dalle tante basi aeree a disposizione, molto pi efficiente che non
sullAtlantico. Dubito che i sommergibili possano operare di giorno in quella zona. Dicono che a seconda della
luce e dellangolo visivo, nel Mediterraneo, dallaereo, si scorgano le sagome dei sommergibili, a volte anche
a sessanta metri sotto il mare.
ormai unora che abbiamo cambiato rotta osserva Turbo a bassa voce, quando da poppa passa nella camera
di manovra.
Quanto sei perspicace, non ti sfugge proprio nulla! lo sfotte Hacker. Ti dovrebbero usare per fare razza!
Da unora, ormai! Unintera ora, sessanta minuti. Ridicolo: che cosa mai unora per noi? Per quante ore
siamo andati su e gi, inutilmente, quante ore abbiamo ammazzato con occupazioni puramente di routine! Ma
lordine di ritornare alla base aveva rivalutato anche le ore. Ne mancavano ancora sessantacinque al rientro, in
condizioni normali. Sessantacinque unit di tempo da sessanta minuti ciascuna, a velocit di crociera, per fare
economia di carburante e aerei permettendo. Se avessimo potuto andare a tutta forza, avremmo impiegato
appena trenta ore. Ma ormai questo sogno finito. Cambiamento di programma!
Viaggiamo a velocit di crociera. Gli uomini passano la seconda ora di ansia e incertezza. Il Vecchio
continua a tacere.
Entrando nel mio alloggio, per prendere carta e penna, sento: Strana rotta Be, forse i signori ufficiali
non vogliono perdersi il tramonto nel golfo di Biscaglia. La scopata coi fiocchi a St. Nazaire, scordatevela,
questa faccenda puzza!
Silenzio. Poi il solito sfrigolio dellaltoparlante.
il comandante, finalmente!
Ascoltate: ci hanno assegnato un nuovo porto per il rientro. La Spezia, nel Mediterraneo. Il rifornimento si
far a Vigo, cio in Spagna.
Tutto qui, nessun commento, nessuna spiegazione, nessun tentativo di addolcire la pillola. Il comandante
dice: Chiudo e chiude.
I sottufficiali del turno di riposo sono rimasti di sasso. Rademacher fissa il suo panino come un oggetto strano,
messogli in mano da qualcuno. Finalmente Frenssen rompe il ghiaccio: Oh, porca vacca!.
La miseria!
A poco a poco sembrano afferrare in pieno il significato della nuova destinazione: non si ritorna alla base che
diventata per tutti quasi una seconda patria. Niente elegante manovra di attracco al molo che lascia a bocca
aperta le zoccole del servizio informazioni e le puttanelle dellospedale, con i mazzi di fiori stretti alle uniformi
inamidate. La licenza di Natale addio anche a quella.
E poi tutti danno libero sfogo alla loro indignazione:
Roba da chiodi! Che teste di cazzo! Be, perch non scendi, se non ti va? Ragazzi, se lavessi saputo
prima!
Il mio sguardo cerca laspirante guardiamarina. seduto con le mani penzoloni fra le ginocchia, sulla sua

cuccetta, bianco come un cencio, lo sguardo vuoto.


Come sar contento il direttore di macchina! fa adesso Frenssen. Il carburante agli sgoccioli, e non
abbiamo quasi pi siluri. Che senso ha? Ma la Spagna neutrale S, bella differenza! Se lo volete
sapere, io dico che una trovata da circolo ufficiali! Figurarsi se non ci facevano uno scherzo del genere!
Adesso s, che viene il bello!
Nella camera di prora sono ammutoliti. Non si sente che il tintinnio del secchio che dondola fra i tubi
lanciasiluri.
Ma non possibile! dice infine Ario.
Non ti rompere il cervello per conto del comando lo rimbecca Dunlop. Hai mai sentito parlare di basi di
rifornimento?
Che cavolo andiamo a fare allora in Spagna? A quel com che si chiama?
Vigo!
Merda! impreca Bckstiegel. Merda di una merda! E rincara ancora la dose: Merda tre volte!.
Ma quelli ma quelli quelli sono completamente suonati! Il gigol balbetta dalla rabbia. Nel
Mediterraneo! Lo dice schifato, come se parlasse di una fetida cloaca.
Turbo esprime preoccupazioni pratiche: Allora a St. Nazaire non vorranno pi saperne di noi. Che faranno
della nostra roba?.
La manderanno agli eredi! lo tranquillizza Ario.
Chiudi il becco! urla il gigol. Questo argomento poco gradito a tutti.
Natale coi makkaroni! Cristo, chi lavrebbe mai detto!
Perch coi makkaroni? Se vai in licenza, che ti frega se devi attraversare la Francia o lItalia?
Cosha di tanto brutto, Gibilterra? sinforma cauto il Verbo.
Quando uno scemo, scemo la risposta che gli viene da una delle cuccette. E da unaltra esce: Uno
come questo vivo doveva morire proprio Schiller!.
Questa miserabile creatura non ha la minima idea della geografa! Si pu sapere doveri quando il maestro ha
fatto la sua lezione su Gibilterra? Cacchio, uno stretto pi stretto della bernarda di una vergine. Per passare
dovremo spalmare il sommergibile di vaselina!
Grande stupore. Per un po nessuno fiata.
Pu capitare per davvero! dice infine Hagen.
Cosa?
Che uno ci resti bloccato dentro. A un mio collega successo. Rimani con luccello strozzato dentro come in
una morsa.
Vorrai scherzare!
Se te lo dico io!
E che si fa allora?
Non ti resta che chiamare un medico per fare uniniezione alla dama
Turbo, il pratico, non saccontenta di questa informazione:
E mi dici come fai a chiamare il medico se ce lhai bloccato dentro?.
Per il momento Gibilterra dimenticata.
In camera di manovra mimbatto nel comandante.
Finalmente, qualcosa di diverso! cerco di provocarlo.
Allegria! grugnisce. Si gira dalla mia parte e mi guarda con aria critica. Come al solito, mastica il cannello
della pipa spenta. Per un po stiamo uno di fronte allaltro come imbambolati, finch il Vecchio minvita con
un cenno della mano a sedere accanto a lui, sulla cassa nautica.
Probabilmente lo chiamano coprire le linee di rifornimento. In Africa scoppia un incendio e noi dovremmo
fare i pompieri. Che idea, mandare sommergibili in Mediterraneo. Come se non ne mancassero
nellAtlantico!
Provo a fare dellironia: Eppoi non la stagione ideale per i bagni nel Mediterraneo. Si sbagliato di
qualche mese, il buon Grande Ammiraglio.
Pare invece che questa volta lidea non sia sua. Si era anche opposto con ogni mezzo perch alcuni
sommergibili fossero adibiti a stazioni galleggianti di osservazioni meteorologiche. Tutti i sommergibili idonei
ci servono per il fronte. Per che cosa, se non per la battaglia dellAtlantico, hanno costruito i VII C?
Fino a poco fa, penso, eravamo sovrani assoluti, una nave da guerra autonoma. Adesso non siamo che la
pedina di una strategia superiore. La nostra prua viene girata verso la Spagna, telecomandata, e il nostro piano
di rientro, con tutto il resto, va a farsi friggere
Mi dispiace per il direttore di macchina riprende il comandante. Sua moglie dovrebbe partorire proprio
uno di questi giorni. Avevamo fatto cos bene i calcoli per la sua licenza, tenendo, pure conto di una lunga
missione. Ma naturalmente non abbiamo previsto questa faccenda. Non hanno nemmeno pi una casa.
Glielhanno distrutta le bombe, durante lultimo viaggio. Adesso vivono coi genitori di lei, a Rendsburg. Il

direttore ha una gran paura che qualcosa vada storto. comprensibile, del resto. C qualcosa che non va in lei.
Gi una volta ci ha quasi lasciato la pelle con un parto, il bambino nato morto.
la prima volta che il Vecchio parla della vita privata di qualcuno. Perch mi racconta tutto questo? Non
da lui.
Unora dopo cena, ne capisco la ragione. Il Vecchio sta scrivendo sul giornale di bordo. Quando gli passo
davanti mi ferma: Un momento! e mi invita a sedere sulla sua cuccetta. Intendo sbarcarla a Vigo, lei e il
direttore di macchina. Infatti il direttore avrebbe dovuto sbarcare dopo questo viaggio, glielo posso annunciare
ufficialmente.
Ma
Non faccia leroe. Sto compilando il radiomessaggio. In qualche modo riuscirete ad attraversare la Spagna,
lei e il direttore, magari travestiti da gitani.
Ma
Nessun ma. Uno solo non ce la farebbe. Ci ho riflettuto bene. In Spagna abbiamo degli agenti che vi possono
aiutare a uscire. Un vortice di pensieri mi turbina nella testa: lasciare il sommergibile, ora? Che figura farei?
Attraverso la Spagna? Che idea!
Nella camera di manovra incontro il direttore. Lo sa gi? Il Vecchio vuole sbarcarci, tutti e due!
Come sarebbe a dire?
Dobbiamo scendere a Vigo, lei e io!
Perch? Il direttore di macchina si morde le labbra. Non occorre che si dia un contegno, dal momento che
so tutto. Alla fine dice, calmo: Mi domando solo come il Vecchio creda di cavarsela con Naso di pecora,
proprio ora!. Non aggiunge altro. Impiego un attimo per capire che Naso di pecora il suo successore.
Laspirante guardiamarina potessimo portare con noi laspirantino.
Il secondo giorno l'agitazione si placata. Ci restano ormai soltanto quattro giorni a velocit di crociera, fino
alla costa spagnola. Gli uomini si sono ripresi dalla brutta sorpresa molto prima di quanto il generale malumore
avesse fatto supporre. Nella mia cuccetta ascolto di nuovo i discorsi familiari.
Lultima volta sono stato fortunato: da Savenay fino a Parigi ero solo nello scompartimento con una del
servizio informazioni! Ragazzi che festa! Non dovevo neanche darmi molto da fare col treno che sobbalzava
sulle rotaie andavamo su e gi che era un piacere! Quando il treno passato sopra uno scambio, a momenti mi
scaraventava fuori dalla dama. Ahahah!
E due minuti dopo:
Be', a dire la verit, io in macchina non ci riesco c troppo poco spazio per muoversi. Preferisco
sistemarla in ginocchio sul sedile posteriore e farmela da dietro, in piedi fuori della macchina!
Dalla fessura della mia tenda vedo la faccia di Frenssen trasfigurata dai ricordi: Una volta che pioveva, la
bambola non s presa manco una goccia, ma io ero subito da strizzare. Veniva gi dal tetto dell'automobile
come da una grondaia. Cos mi sono potuto pure lavare luccello!.
Perch, eri senza preservativo?
Si capisce. La mia bambolina sa quando deve stare attenta!
Pi tardi sento: si fatto anche lamica. Eppure sposato, da tre anni. Adesso vivono insieme tutti e tre!.
Ah, s?
Io dico che una mancanza di sensibilit!
Perch, che centra la sensibilit?
Tre giorni dopo lordine di Gibilterra, poco prima di pranzo, il sottufficiale di rotta, il cui turno di guardia sta
per finire, annuncia un oggetto alla deriva. Salgo in coperta dietro il comandante. Il sottufficiale di rotta gli
indica la direzione: Quarantacinque a dritta!.
Loggetto ancora a circa mille metri da noi. Il comandante ordina di avvicinarlo. Non una lancia di
salvataggio, ha laspetto di una massa piatta e informe. Il mare calmo. Loggetto sembra puntare su di noi.
Sopra di esso una strana nuvola, come uno sciame di vespe. Gabbiani? Il comandante aspira laria attraverso i
denti. Abbassa il binocolo. Chiazze gialle, una zattera.
Ora vedo anchio col binocolo che una zattera: senza naufraghi, con delle botti attaccate ai bordi. Botti? O
parabordi?
C gente aggrappata! dice il sottufficiale di rotta dietro il suo binocolo.
vero!
Il Vecchio fa correggere la rotta di modo che la nostra prua punti direttamente sulla zattera.
Non si muove pi nessuno!
Nel mio binocolo, loggetto galleggiante diventa pi grande. Gi mi pare di sentire le strida dei gabbiani.

Il comandante manda le due vedette sottocoperta. Prenda lei i loro settori dice al sottufficiale di rotta.
Credo sia meglio non vedano certe cose.
Fa virare a sinistra e ci avviciniamo, con una lenta accostata, alla zattera. Sollevati dallonda di prua i
cadaveri che penzolano nellacqua tuttattorno si inchinano uno dopo laltro, come manichini.
I morti legati alla zattera sono cinque. Come mai non sono sopra? Perch sono attaccati alle corde che passano
attorno alla zattera? Si sono calati nellacqua per proteggersi dal vento sferzante?
Uno dei cadaveri sporge dallacqua pi degli altri e continua a fare rigidi inchini.
Non c il nome della nave, sulla zattera osserva il Vecchio. Uno dei marinai morti galleggia sul dorso.
tutto gonfio. I gabbiani gli hanno completamente scarnificata la faccia. Allosso nudo del cranio rimasto
attaccato solo un ciuffo di capelli neri.
Non sono pi esseri umani, ma spauracchi da luna park, orride chimere tutto, fuorch uomini. Orbite
senza occhi; a uno di essi i gabbiani hanno divorato anche la carne sopra la clavicola. Sebbene gli uccelli non
abbiano lasciato nemmeno un lembo di carne sui crani, i morti hanno un aspetto mucillaginoso. Anche i
brandelli delle camicie e dei salvagente sono coperti di gelatina verdastra.
Siamo arrivati in ritardo dice il Vecchio. La sua voce rasposa, quando d gli ordini alla sala macchine e
ai timonieri. Andiamocene alla svelta mormora.
I gabbiani ci svolazzano attorno con grida stridule e minacciose. Vorrei avere un fucile per ammazzarli. La
zattera della morte si allontana a poppa, rimpicciolendo rapidamente. Nella nube del gas di scarico i suoi
contorni si dissolvono.
Erano di un mercantile!
Il Vecchio parla, meno male.
Infatti avevano ancora quei salvagente antiquati di sughero che sulle navi da guerra non si usano pi.
Dopo una breve pausa aggiunge: Brutto segno! e impartisce un altro ordine ai timonieri.
Lascia passare ancora dieci minuti prima di far risalire le due vedette.
Non riesco a dimenticare ci che ho visto. stato spaventoso.
Mi sento male e preferisco tornare gi. Dieci minuti dopo arriva anche il comandante. Mi vede seduto sulla
cassa nautica e dice:
Coi gabbiani sempre cos. Una volta abbiamo trovato due lance di salvataggio piene di morti, assiderati, tutti
quanti senza occhi, anche loro.
Chiss da quanto tempo andavano alla deriva, attaccati alla zattera? Non oso chiederlo al Vecchio.
La cosa pi pulita colpire una nave cisterna piena di benzina. Un solo siluro e non ne resta pi nulla. Non
ci si presentano visioni come queste. Col petrolio grezzo, invece, la faccenda gi diversa.
Anche se le vedette non possono aver visto molto, prima che il Vecchio le spedisse sottocoperta, sembra che
l'equipaggio sappia in cosa ci siamo imbattuti. Sono tutti taciturni. Anche il direttore di macchina deve essersi
accorto di qualcosa. Guarda il Vecchio con aria interrogativa, poi abbassa subito lo sguardo.
Nessuno menziona i naufraghi, neanche nellalloggio sottufficiali. Non si sentono neppure le solite freddure
dietro le quali gli uomini usano nascondere i propri sentimenti. Ma il mutismo che si diffuso di colpo, la
tensione che si fiuta nellaria, sono pi che eloquenti. Chiss quanti si immaginano, adesso, attaccati a una
zattera o sdraiati in una lancia, senza speranza di salvezza. Tutti sanno quanto siano esigue le probabilit che da
queste parti venga avvistata una zattera di naufraghi, sanno quale il loro destino, anche col mare calmo.
Quelli che devono abbandonare una nave che viaggia in un convoglio, hanno almeno qualche speranza di
essere ripescati. Si mandano unit di ricerca, il salvataggio facilitato dalla esatta conoscenza del luogo del
naufragio. Ma quei poveracci di oggi non erano naufraghi di un convoglio, altrimenti avremmo trovato dei
rottami, non soltanto quella zattera.
difficile calcolare la rotta esatta su Vigo. Da giorni non abbiamo pi potuto effettuare rilevamenti precisi,
cera troppa foschia. Non si vedevano n il sole n le stelle. Il sottufficiale di rotta ha fatto del suo meglio,
basandosi esclusivamente sui suoi calcoli teorici, ma in pratica impossibile calcolare con esattezza la deriva;
chiss di quanto abbiamo deviato dalla rotta stabilita.
Siamo scortati da stormi di gabbiani. Hanno ali nere pi sottili e lunghe dei gabbiani dellAtlantico. Mi sembra
gi di fiutare la terra.
Una lancinante nostalgia della terra ferma mi invade. Come sar adesso la campagna? autunno avanzato,
quasi inverno. Sul sommergibile, soltanto i giorni sempre pi brevi ci avvertono che lanno volge alla fine.
Questo il periodo nel quale da ragazzi arrostivamo le patate nei fuochi di stoppie e facevamo salire aquiloni di
carta trasparente, pi grandi di noi.
Ma che dico! Ormai la stagione dei fuochi di stoppie passata da molte settimane. Ho perso completamente
il senso del tempo. Eppure rivedo il fumo lattiginoso che striscia sulla terra umida. Le stoppie non prendono
fuoco come si deve, ci vuole il vento per attizzare bene le fiamme. Arrostiamo le patate nella cenere bollente

le punzecchiamo con i ramoscelli secchi per saggiare il punto di cottura. La buccia carbonizzata che si screpola
e si spacca, sfaldandosi. E poi il primo morso nella gialla polpa farinosa, con le labbra ritratte per non scottarci!
Il sapore di fumo che per giorni restava negli abiti! Le tasche dei calzoni piene di castagne! Dita gialle a furia di
spellare le noci fresche. Quei piccoli cervelli bianchi che erano buoni soltanto se staccavamo scrupolosamente
la pellicina amarissima.
Al sottufficiale di rotta, per la tensione gli si sciolta la lingua. Non occorre che gli giri attorno, con occhiate
incoraggianti, ormai comincia da solo a parlare, mentre con la punta del compasso segue i tratti di matita sulla
carta nautica: Loro e le loro idee geniali! E una volta in porto, semmai ci arriviamo, come faremo a trovare la
nave giusta di notte, per di pi? Ce ne sar sicuramente pi duna!.
Questa volta Kriechbaum non ha peli sulla lingua. Per lui questa impresa unidea strampalata. Be, se non
altro un diversivo! conclude.
Arriva il Vecchio. Si china sulla carta: Cerchiamo di orizzontarci in base ai promontori delle isole. Come si
chiama lisola all'ingresso della rada?.
Cies! risponde il sottufficiale di rotta.
Ci dovrebbe essere un faro, qui, sulla linea sessantanove virgola tre. Ma probabilmente hanno spento tutti i
fari. Sar un lavoretto difficile.
La profondit dellacqua nella rada di trenta metri!
Andiamo a dare unocchiata al passaggio sud.
Le sei del mattino.
Il tondo del portello aperto si sposta avanti e indietro, vedo, dall'alternarsi delle stelle, che ci muoviamo.
Salgo passando davanti al sottufficiale di rotta, accucciato fra i suoi strumenti, nella parte anteriore della
torretta. Attaccandomi alla leva del portello e allasta di ferro del periscopio mi isso sul ponte. Il vento umido e
gelido mi sferza il viso, mi fa rabbrividire. Prima di dedicare la mia attenzione al cielo, guardo quasi
automaticamente lorizzonte: una nitida linea ininterrotta.
Il vento ha girato unora fa a ponente dice il secondo ufficiale di guardia.
Le vedette sono immobili. Coi binocoli, percorrono incessantemente i loro settori da un lato allaltro, andata
e ritorno. Solo di quando in quando abbassano il binocolo per avere una visione di tutto il settore, soprattutto
del cielo, poi lo rialzano e riprendono a scrutare lorizzonte, millimetro per millimetro.
A occidente ancora notte fonda. Ma a levante il cielo si schiarisce. Una lieve luminosit verdina sale
dallorizzonte, si spande e strappa tratti sempre pi lunghi alla notte. A mezza altezza incontra qualche nuvola,
illuminandola.
Viaggiamo attraverso lalba come una nave fantasma. Lo sciabordio delle onde, contro i cassoni
dimmersione, sembra lontanissimo. Quasi non si sente il fruscio dellonda di prua. Lacqua coperta di
nebbia che si sta stracciando a poco a poco. Sembra che il mare fumi. Il vento freddo fende la nebbia, senza
alcun rumore.
La foschia si alza lentamente, le prime onde morbide della luce del mattino invadono il mare ancora
notturno, che trema al suo contatto.
Di colpo le nuvole prendono fuoco. A levante il cielo un immenso incendio. Dallorizzonte sale e si spande
una luce color ametista. Brace e fuoco, e in mezzo nuvole come fumo scuro, orlate di viola. Il cielo esplode.
Lacciaio della nostra coperta rispecchia il mare infuocato.
Adesso il sole lambisce lorizzonte. Il cielo prende, per pochi attimi, un tono verde che degrada in grigio e
azzurro, sfumato verso lorizzonte. Mentre il sole si alza rapidamente, ancora opaco, le nuvole si scolorano e
lacqua diventa scura. La spuma bianca screzia la superfcie cupa.
Oggi il mare somiglia a prealpi in miniatura. Colline moreniche tonde e lisce, linee ondulate che si
intersecano. Le colline si spianano, sotto il sommergibile. Il vento segna grinze e solchi sui loro pendii. Una
dozzina di gabbiani descrivono, con ali immobili, lenti cerchi sopra di noi. Le loro penne rilucono nel sole e
controluce ridiventano opache. Allungano il collo e ci guardano con occhi vitrei.
Durante il turno del sottufficiale di rotta ritorna la foschia. Kriechbaum ha laria preoccupata. Siamo vicini
alla costa, non conosciamo la nostra posizione esatta, e c pure foschia: non pu andare peggio di cos. Poich
dobbiamo trovare un punto di riferimento a qualunque costo, il Vecchio ordina di portarci maggiormente, a
forza ridotta, sotto la costa.
Anche il primo ufficiale di guardia sul ponte. Cerchiamo tutti quanti di penetrare con gli occhi la broda
lattiginosa, davanti a noi. Allimprovviso una macchia pi scura, nel grigio uniforme, acquista contorni precisi:
un peschereccio che taglia la nostra rotta.
Potremmo chiedergli dove siamo bofonchia il Vecchio. Mi pare che lei parli spagnolo? chiede al primo
ufficiale.
S, comandante!

Il primo ufficiale di guardia impiega qualche tempo per capire che il Vecchio sta scherzando.
Figuriamoci le facce di quei pescatori, se li chiamassimo, in mezzo a questa foschia!
Si alza il vento e sfilaccia la nebbia. A un tratto gli stracci biancastri si aprono e diritto davanti a noi si erge
una scogliera.
Accidenti! esclama il Vecchio. Fermare le macchine! Stop!
Siamo troppo sottocosta.
Speriamo solo che lass non ci sia gente a passeggio mugugna. Be, non proprio il tempo pi adatto per
le passeggiate.
Londa di prua saffloscia. Limprovviso silenzio mi toglie il fiato. Il ponte comincia a ondeggiare. Il
Vecchio ha il binocolo incollato agli occhi. Anche il sottufficiale di rotta scruta attentamente la ripida costa.
Magnifico! dice infine il Vecchio, rivolto al sottufficiale di rotta: Pare che ci troviamo pi o meno dove
volevamo andare, solo un po troppo sottocosta! Adesso ci avvicineremo pian piano allentrata della rada e
osserveremo il traffico. Macchine pari avanti minima! Timoni a trenta gradi!.
Il sottufficiale di rotta riscontra gli ordini.
Fondale? chiede il comandante.
Il primo ufficiale di guardia ripete la domanda, chinandosi sopra il portello.
Dal basso rispondono: Ottanta metri!.
Continuare a scandagliare!
La foschia sinfittisce di nuovo.
Forse un bene dice il comandante. Una specie di mantello fatato. Ragazzi, state attenti a non speronare
nessuno!
Abbiamo raggiunto la costa con due ore di anticipo sul previsto.
Secondo me riprende il Vecchio, col suo tono pacato, conviene entrare dal passaggio nord, sottacqua, e
magari uscire poi sempre di l. Faremo rifornimento di notte, e ancora prima dellalba, verso le quattro, via a
tutta birra! e rivolto al sottufficiale di rotta: Vorrei accostare possibilmente dopo le ventidue. Cos ci restano
sei ore, penso che basteranno. Vuol dire che ci daremo da fare!.
Niente fari, niente rilevamenti, niente boe dorientamento! Niente di niente. Il pi primitivo dei porti ha una
pilotina che dirige le manovre delle navi che entrano ed escono. Neanche con le carte nautiche pi dettagliate e
precise e la migliore visibilit, si pu fare a meno di un pilota; solo per noi questa regola non vale.
Scendo sottocoperta.
Subito dopo il Vecchio ordina limmersione a quota periscopica.
Sotto la spinta dei motori elettrici strisciamo quatti quatti verso lentrata del porto.
Il Vecchio sul sellino del periscopio, il berretto messo a rovescio, sembra un motociclista degli anni
pionieristici di questo sport.
Cos questo rumore? chiede adesso, con insistenza. Aguzziamo le orecchie. Sento chiaramente un acuto
ronzio, uniforme, sovrastato da colpi sordi, come battuti sulla pelle allentata di un tamburo.
Non so dice il sottufficiale di rotta.
Strano!
Il Vecchio attacca il motorino del periscopio per fermarlo dopo pochi secondi: il monocolo esce e rientra
subito.
A cabina di rilevamento acustico: domando provenienza di rumore a centoventi gradi?
Herrmann risponde: Un piccolo motore diesel.
Probabilmente qualche battello costiero il commento dallalto. Eccone un altro ancora uno e un altro
ancora sembra unassemblea generale accidenti come corre questo opl! E dopo una pausa: Ancora
visibilit quasi zero! Dobbiamo trovare qualcuno cui attaccarci!.
Quaranta metri! annuncia luomo allo scandaglio acustico.
Che ne dite di gettare qui lancora? chiede il Vecchio.
Il sottufficiale di rotta tace; evidentemente non ha preso la domanda sul serio.
Lancora? Infatti noi ci portiamo appresso questo simbolo della speranza, come una qualunque nave. La nostra
ancora sar mai stata usata?
Il comandante cede il periscopio al primo ufficiale e scende con passo pesante: Fra due ore sar buio, e allora
entriamo, vada come vada!.
Eppoi che si fa? mazzardo a chiedere.
Esattamente quello che prescrive il piano! la laconica risposta del Vecchio. Il modo con cui fa schioccare
la p del piano, esprime assai bene il suo disprezzo per chi lha escogitato.
Ma alla fine condiscende a darci una spiegazione pi esauriente:
Fra i documenti segreti di cui siamo dotati si trovano anche le istruzioni precise per questo caso. Infatti, col
radiomessaggio ci hanno imposto unora fissa per lentrata. Sono certo che a Vigo i nostri agenti pensano, o
hanno gi pensato, al resto.

Originale! borbotta il direttore di macchina.


Dice bene.
Ora di emergere! avverte il sottufficiale di rotta.
Forza fa il Vecchio e si alza.
Tramonto grigiastro. Il vento soffia dalla riva e ce ne porta lodore. Annuso come un cane, discernendo le
singole componenti, i cui effluvi arrivano a folate: pesce putrido, nafta, ruggine, gomma bruciata, catrame, ma
anche polvere, terra, foglie.
Si accendono i diesel. Sembra che il Vecchio voglia proprio darci dentro.
Lampeggio di alcuni fanali di navigazione: rossi, verdi, qualcuno bianco pi in alto degli altri: il fanale di
gabbia.
Il secondo ufficiale comunica che una imbarcazione savvicina di traverso, da sinistra.
Il Vecchio guarda col binocolo. Per qualche tempo non si muove, poi ordina di ridurre la velocit. Bene ci
va bene, direi. Quello entra, non c dubbio. Fa proprio al caso nostro. Accodiamoci, devessere un altro
battello costiero, ma piuttosto robusto, fa un gran fumo che razza di carburante usa, vecchi stivali di feltro?
Se almeno fosse pi buio!
Il Vecchio non ha fatto svuotare i cassoni. La nostra coperta quasi sommersa; chi non ci vede di lato ci
prender difficilmente per un sommergibile.
La nostra prua si dirige adesso sul fanale verde di dritta del battello. Vista da l la sagoma della nostra torretta si
dovrebbe confondere con la striscia scura della costa: badare allo sfondo la vecchia regola!
Il Vecchio fa accostare lentamente a dritta, cos il fanale verde resta sopra la nostra antenna, finch vediamo
anche il fanale di poppa del battello. Solo ora il Vecchio fa aumentare la velocit: viaggiamo nella scia
dellaltro, ne sento il puzzo di fumo.
Che schifo fa il Vecchio. Attenti! State attenti che nessuno ci tagli la strada! facile che ci siano traghetti e
roba del genere!
Non si stacca dal binocolo. Allimprovviso appare una sagoma a dritta. Non ci resta il tempo per scansarci. Le
passiamo talmente a filo che vedo la brace di una sigaretta accesa. Se stato attento, il fumatore deve aver
notato il sommergibile, strana ombra mezzo nascosta dal fumo.
Davanti vediamo adesso altre tre o quattro sagome. Si avvicinano? Si allontanano? Cosa succede?
Che traffico mormora il Vecchio, dietro il suo binocolo.
Luci fanali di poppa un lontano sferragliare.
Sembrano ormeggiate dice il sottufficiale di rotta.
Allora siamo gi nel bacino interno?
Cos pare!
In lontananza si accende una fila intera di luci, tesa sopra lorizzonte ma interrotta in due o tre punti: potrebbe
essere lilluminazione di un molo; le interruzioni sono le sagome delle navi attraccate.
Ormai abbiamo navi anche a dritta. difficile precisarne la posizione. Sarebbe facile se fossero tutte
ormeggiate nella stessa direzione, ma una ci volge la poppa e quella accanto la prua. Se ne vedono benissimo le
sagome sullo sfondo rischiarato dalle luci.
Devono essere ormeggiate a delle boe dice il Vecchio.
Non ho la minima idea di come il comandante intenda trovare, fra tutte queste navi, quella giusta che deve
rifornirci, il mercantile tedesco Weser.
Lora?
Le ventuno e trenta!
Meglio di cos non poteva andare!
Il Vecchio ordina, una dopo laltra, due accostate strettissime. Ci devono essere brutte correnti. Il capo
timoniere ha il suo da fare.
Potessimo almeno usare il riflettore. Penetrare al buio in casa altrui maledizione!
Qui di mercantili, ce n quanti ne vogliamo. E anche qualche nave da guerra. Quella l, a dritta, devessere una
cannoniera o un piccolo caccia.
Il Vecchio fa fermare le macchine. La forza dinerzia ci porta ancora un pezzetto avanti, deviando la nostra
prua a dritta.
bravo chi trova la nave giusta! sento dire al Vecchio.
Comandi alla sala macchine, ordini ai timonieri, macchine, timone, zigzaghiamo fra le alte sagome.
Che mi venga un accidente! fa il secondo ufficiale di guardia.
Cos non ce la facciamo dice il Vecchio.
C un tram! esclama il secondo ufficiale.
Ha detto tram?!? L un lampo azzurro: davvero un tram! Come per conferma, il trolley strappa altre due,

tre scintille al filo di contatto.


Davanti a noi, una enorme massa scura: sembrano le sagome sovrapposte di un paio di grosse navi.
C qualcuno che lampeggia! dice il sottufficiale di rotta.
Dove?
Aguzzo la vista. Per una frazione di secondo ho scorto anchio un minuscolo puntino luminoso, nella compatta
ombra nera.
Il Vecchio guarda in silenzio. Il lumino, grande come la punta di una sigaretta accesa, si riaccende, si spegne, si
riaccende.
Il segnale! Il Vecchio fa un profondo sospiro.
Guardo incredulo il puntino luminoso che si accende e si spegne ripetutamente. Si pu trattare tuttal pi di una
piccola lampada tascabile!
Ci sopravvalutano! mi scappa di dire.
Qualcosa di pi vistoso sarebbe sospetto commenta il Vecchio.
A forza ridotta, il sommergibile si avvicina alla massa scura, che adesso si divide in tre sagome distinte: tre
mercantili in fila. Il lumino lampeggia su quello al centro. Le sagome si staccano sempre di pi luna dallaltra.
Ci dirigiamo diritto su quella di mezzo che cresce e si erge come un muro, davanti a noi. Il Vecchio ordina di
abbordare. Sento parole tedesche: Attento! getta il parabordo, svelto! Cristo, non fare il fanatico! Un
altro parabordo, qua!
Il tratto dacqua nera, fra la pancia del nostro cassone dimmersione di sinistra e la fiancata verticale del
mercantile, si stringe a vista docchio. Gi dobbiamo reclinare indietro la testa per vedere le sagome delle
persone che lass si sporgono, oltre il parapetto.
Il nostro capo equipaggio salito in coperta e sprona i suoi uomini, bestemmiando a bassa voce. Dallalto
calano quattro o cinque parabordi.
Gente svelta! dice il Vecchio.
Saranno pratici. Non saremo certo i primi che riforniscono.
Il Vecchio non risponde.
Poco lontano, un cargo ormeggiato, alla luce di lampade ad arco, sta imbarcando il carico da alcune chiatte, con
un baccano dinferno.
Viene a fagiolo dice il Vecchio.
Noi dobbiamo accontentarci della poca luce che proviene dagli obl del mercantile.
Un tonfo sordo.
Vorrei sapere come ce la faremo a salire a bordo! Ma stanno gi calando la biscaglina. Mi fanno salire subito
dopo il comandante. Accidenti alle ossa indolenzite! Sono fuori esercizio. Dall'alto mi tendono le mani.
Qualcuno afferra la mia destra: Benvenuto, comandante!.
No, non sono io, il comandante lui.
Attraversiamo la paratia del salone e restiamo abbagliati: tovaglie candide, mazzi di fiori, pareti di mogano,
lucide da specchiarmi, tendine davanti agli obl, un folto tappeto mi muovo come in sogno. Una profusione
di piante verdi, in ampi portafiori sul pavimento e in tanti vasi, appesi a catenine dorate. Dio mio, pure le
poltrone, e al centro del tavolo una grande fruttiera, piena duva.
Non pu essere vero, Maspetto che la fata morgana svanisca da un momento allaltro.
Guardo la faccia raggiante, da pastore evangelico, dellaltro comandante, come fosse unapparizione
extraterrestre: il pizzetto bianco, la chierica abbronzata in mezzo ai capelli crespi, la cravatta, il colletto.
Nuova stretta di mano, accompagnata da una voce profonda. Nuovo imbarazzo. Una volta tanto, il Vecchio
poteva mettersi qualcosa di pi decente del suo solito maglione muffito. Finalmente lequivoco si chiarisce.
Come poteva daltronde il comandante del Weser indovinare che quel tipo, conciato da vagabondo, il suo
collega? Devo essere arrossito. Ma il Vecchio e il comandante del Weser hanno gi fatto amicizia: vigorose
strette di mano, interminabili, sorrisi dintesa, chiacchieratine.
Ci fanno accomodare nelle poltrone, ci presentano gli ufficiali del Weser, uno pi elegante dellaltro.
Nuove strette di mano, inchini, sorrisi. Non sarebbe stato male se, per loccasione, il Vecchio si fosse messo la
croce di cavaliere!
L altro comandante si fa in quattro. Somiglia al classico capitano dei libri per ragazzi: rugoso, occhi furbi, un
paio di enormi orecchie rosse. Dice che fa del suo meglio perch non ci manchi niente, che da stamattina la
panetteria di bordo sta lavorando senza sosta, c di tutto: torte, pane fresco, qualunque cosa desideriamo. Mi
viene lacquolina in bocca per carit, la smetta!
Anche Weihnachtsstollen5 e naturalmente panini freschi precisa il capitano.
Mi vengono in mente le rievocazioni luculliane del direttore di macchina: panini appena sfornati, burro giallo,
cacao bollente.
Il capitano del Weser continua a enumerare: Salamelle freschissime, pancetta fresca di maiale; lhanno
macellato stamattina stessa, salsicce. Ogni genere di frutta, anche ananas. Arance a volont. Fichi freschi. Uva,

mandorle.
Santo Iddio, siamo capitati nel giardino dellEden! Sono anni che non vedo n arance n ananas, e in tutta la
mia vita non ho mai mangiato un fico fresco.
Il capitano si compiace della nostra meraviglia. Fa un gesto da stregone sopra il tavolo e dopo neanche un
minuto arrivano enormi vassoi di salame e prosciutto.
Non credo ancora ai miei occhi. Anche il Vecchio allibito. Come se non sopportasse tanta opulenza, si rialza
dalla poltrona e farfuglia: Vado a vedere che tutto proceda liscio.
Non si preoccupi, va tutto bene, anzi benissimo! gli assicurano almeno in tre e il capitano lo trattiene per un
braccio. Il Vecchio si risiede impacciato e balbetta qualcosa come:
prendere il primo ufficiale di guardia e il direttore di macchina il secondo ufficiale.
Sono gi in piedi.
Il secondo ufficiale e lallievo direttore di macchina restino per il momento a bordo! Tutti gli uomini possono
fare il bagno! mi grida dietro il capitano. In due turni. tutto pronto.
Quando ritorno nella luce cui non sono pi abituato, il Vecchio ha ancora il suo ghigno imbarazzato. Si agita
nella poltrona, come se tanta pace gli fosse sospetta.
Il capitano sinforma sulla missione. Il Vecchio non sa come trarsi dimpaccio.
Be, questa volta ce la siamo vista brutta. Incredibile, la resistenza di questi sommergibili.
Il capitano annuisce; evidentemente quei pochi accenni gli bastano per farsi unidea.
Sul tavolo viene allineata una batteria di bottiglie di birra. Birra di Brema. E korn tedesco, cognac francese,
brandy spagnolo, vino rosso, pure spagnolo.
Bussano al portellone. Cosaltro arriva? Entrano due tizi con limpermeabile. Si tolgono i cappelli flosci e ci
guardano rapidamente, uno dopo laltro, come se cercassero un criminale.
Il signor Seewald, vice addetto navale.
Laltro devessere un agente segreto. Alle loro spalle arrivano il primo ufficiale di guardia e il direttore di
macchina. Il salone si riempie.
Il cuore mi batte forte. Fra poco sapr se per il direttore e me il viaggio finisce qui o prosegue per Gibilterra.
Si aggiungono altre poltrone. Il Vecchio sta gi sfogliando gli incartamenti che il pi alto dei due in borghese
gli ha consegnato, con un cerimonioso inchino.
Per qualche attimo si sente solo il fruscio della carta e il rumore del vento.
Il Vecchio guarda il direttore di macchina al di sopra del fascicolo e dice: Respinta! Il comando ha respinto
la domanda!.
Non oso guardare il direttore. Riesco a pensare soltanto: questo vale anche per me! Non se ne fa niente.
Pazienza! Forse meglio cos. Anzi, senzaltro meglio cos. Riesco perfino a sorridere.
Daltronde neanche il Vecchio pu abbandonare il sommergibile. Nessuno lo pu. E senza il direttore di
macchina il Vecchio sarebbe nei guai. Quindi in fin dei conti questa decisione giusta. Paura? Il Vecchio ci
riporter a casa! Ma unaltra voce dentro di me dice: il sommergibile in avaria. I vari danni sono stati
sistemati solo provvisoriamente, non possiamo continuare il viaggio con il sommergibile in condizioni simili.
Vigo, Spagna. Per ora siamo qui. allincirca mezzanotte. Il significato della notizia del rifiuto si fa strada
solo a poco a poco, nella mia coscienza. Adesso si tratta di fare buon viso a cattivo gioco. Buon viso cattivo
gioco.
La mia delusione sarebbe tanto forte se non fossi stato fermamente convinto che il piano del Vecchio si
sarebbe avverato?
Avevo sperato che per me e il direttore di macchina il viaggio sarebbe finito a Vigo, per non lavevo voluto
ammettere.
E poich sin dall'inizio non mi sono mostrato entusiasta del piano di sbarcarci a Vigo, adesso posso fingere
di essermi aspettato il rifiuto. Guai a tradire le proprie emozioni! Respinto e va bene. Ma per il direttore
devessere una delusione tremenda. Lui il vero fregato.
Comunque il Vecchio ha preso male la notizia, lo si visto benissimo. Sembra contento che i due
impermeabili gli offrano qualche argomento di conversazione con cui darsi un contegno. Ma ha laria di uno al
quale hanno fatto un brutto tiro. Quei due burocrati leccapiedi sembrano attori di un dramma il cui regista miri
a effetti grossolani. I contrasti stridono: il capitano gentiluomo e quei due ceffi!
Ma noi, che aspetto abbiamo? Guardo il Vecchio come se lo vedessi per la prima volta. Io sono ancora
relativamente decente con i miei pantaloni di pelle, grigi, induriti dalla salsedine e il maglione quasi pulito, ma
lui sembra lospite abituale di un dormitorio pubblico. La sua barba inselvatichita, come i suoi capelli. A
bordo nessuno faceva caso al suo maglione infeltrito e a brandelli, ma qui, sotto la luce forte, fra le pareti di
legno lucido, quello straccio tutto smagliato, d fastidio anche a me. Lunica parte intatta il collo a V. A
destra sopra le costole c un grosso buco, ci passerebbe pure la testa. E poi quella camicia sgualcita, il berretto

pi grigio che bianco, i pantaloni a sacco


Solo ora noto quanto il Vecchio si fatto pallido e scavato, anche dimagrito. Senza parlare del direttore di
macchina che ormai non avrebbe pi bisogno di alcun trucco per la parte di Mefistofele. Specialmente negli
ultimi giorni lo hanno piuttosto strapazzato. La tredicesima missione aggiunta subito, senza riposo, alla
dodicesima, mi pare un po troppo, per un uomo stanco, sul quale oltretutto pesano pi responsabilit che su
chiunque altro dellequipaggio.
Il Vecchio fa del suo meglio per allargare la distanza fra lui e i due tizi in borghese. Fa la sua faccia pi acida,
rifiuta le sigarette che loro gli offrono, risponde con monosillabi o non risponde affatto.
Apprendo che il Weser stato internato qui, sin dallinizio della guerra. una specie di magazzino
galleggiante che di tanto in tanto viene rifornito di carburante e siluri. Di nascosto, sintende: in stretta
osservanza della neutralit spagnola.
Studio le facce, da trattato lombrosiano, dei due ceffi. Quella del pi alto scaltra, con le sopracciglia unite,
la fronte inesistente, i capelli impomatati con la riga in mezzo, i baffetti alla Menjou, le basette che gli arrivano
ai lobi delle orecchie. Ha il vezzo di allungare le braccia per mettere bene in mostra i polsini con i gemelli
doro, grossi come monete. Laltro ha i lobi attaccati, la pelle cotennosa dai pori dilatati, lo sguardo sfuggente.
Puzzano di servizio informazioni a cento metri contro vento, anche se uno dei due si fa passare per vice addetto
navale. A quanto pare difficilissimo trovare, per questo mestiere equivoco, uomini cui la bassezza non sia
scritta in faccia.
Ho colto alcuni brani della conversazione. Di bene in meglio: non ci lasciano nemmeno spedire la posta!
troppo rischioso. Operazione segreta! Guai se ne trapela qualcosa! A rigore non dovremmo nemmeno sapere
dove si trova Vigo.
A casa saranno terribilmente in ansia. Gi il viaggio si fatto pi lungo del normale. E adesso, chiss quando
potremo finalmente impostare le nostre lettere. Cosa diranno i ragazzi quando sapranno che devono tenersi le
lettere che hanno scritto, con tanto zelo, negli ultimi due giorni?
E laspirante guardiamarina, come la prender? Preferirei non aver mai saputo nulla della sua storia damore,
non posso certo consolarlo, come un romantico innamorato e infelice.
Mi arriva ovattato il blabla dei due ceffi: Il bicchiere della staffa, comandante! A tavola e a letto non
sinvecchia, comandante! Chiss che missione interessante, la sua, comandante!
Per quanto ne so, il Vecchio risponder tuttal pi un s! ingrugnito. Non gli cavano di pi nemmeno
chiedendogli se ha avuto qualche successo. Il Vecchio guarda prima luno poi laltro, con aria arcigna, aspetta
finch il suo mutismo li ha innervositi perbenino e poi dice: S!.
Maccorgo che la rabbia gli ribolle dentro. Mimmagino cosa lo rode. Automaticamente gli guardo le mani:
se le sfrega, le torce, come sempre, quando si sente a disagio.
Infine mi fa un segno con la testa. Andiamo a sgranchirci le gambe informa gli altri.
Il brusco passaggio dal caldo del salone alla fredda aria notturna, mi taglia il respiro. Sento puzza di nafta:
riempiono i nostri serbatoi! Il Vecchio si avvia, con passi lunghi, a poppa, faccio fatica a stargli dietro. Trova il
passaggio bloccato, si volta di colpo e si appoggia alla murata.
Fra la poppa di una scialuppa di salvataggio e i piloni di non so quale costruzione di ferro, vedo le luci di
Vigo: gialle, qualcuna rossa, bianche. Due file di lumini traballanti si stringono in alto e quasi si congiungono;
deve essere una strada che conduce dal porto diritta sulla montagna.
Al molo ormeggiato un cacciatorpediniere con le luci accese in coperta. Un cargo illuminato a giorno
dalle lampade ad arco.
Si vedono i picchi di carico in funzione.
Sotto di noi, un disco di luce gialla: il boccaporto della cambusa aperto. Sento delle voci: Accidenti, mi
rovino l'abito della domenica! Di, piantala e dacci una mano! Noi ci darem la mano! Questultimo era
indubbiamente il berlinese.
Le luci traballanti, gli aloni rosati attorno ai lampioni sulla riva, mi eccitano. Sopra le bianche ghirlande
luminose avverto unatmosfera da coito. Sento il tanfo del letto inebriante come profumo di azalee, il caldo
profumo di latte della pelle, di cipria dolciastra, lodore asprigno della donna, candeggina, sperma.
Brani di frasi urlate, mezzi comandi, qualcosa cozza con violenza contro una superficie di metallo.
Che animazione osserva il Vecchio.
Mi accorgo che qualcosa non lo convince. Quelli del peschereccio non possono non averci visti dice
infine. E tutta questa gente qui sulla nave! Chi ci dice che ce ne possiamo fidare? facilissimo trasmettere
segnali luminosi da qui a qualcuno a terra. Il Vecchio fa una breve pausa. A ogni buon conto ripartiremo in
anticipo sullora stabilita. E attraverso lo stesso passaggio di stasera, non da quello a sud, raccomandato da
loro! Se almeno lacqua fosse pi profonda!
Sulla riva passa un altro tram, si vedono le scintille azzurre del trolley. E adesso il vento ce ne porta anche lo
sferragliare sulle rotaie, oltre ai suoni di clacson di qualche automobile e i rumori di altre navi. Poi ritorna il
silenzio.

Chi fornisce loro i siluri? chiedo.


Glieli lasciano i sommergibili che ritornano da una missione, senza aver avuto modo di usarli. Si fermano
qui per una visita di cortesia e lasciano un omaggio allospite. Cedono pure il carburante in eccedenza.
Ma come fanno a far bastare le scorte per tutti? Non credo che noi siamo i primi a
Ecco appunto il fatto che non mi piace risponde il Vecchio. Finora hanno rifornito tre sommergibili,
due dei quali sono poi stati affondati.
Dove?
Non si sa con precisione dove. Infatti tutta la faccenda poco chiara. possibilissimo che davanti al
passaggio a sud sia gi in agguato il caccia inglese di turno. Per me, la cosa puzza! tutto troppo perfetto, mi
sembra di essere al cinema!
Il Vecchio sinterrompe per un attimo, poi prosegue: Qui c troppa poca sorveglianza! Per il mio gusto,
fanno le cose alla carlona!.
Fulmineamente mi ricordo ora di aver gi visto altrove delle scatole di fiammiferi spagnoli, uguali a quelle
che ho notato poco fa sul tavolo del salone.
Quei fiammiferi spagnoli, faccio li ho gi visti!
Sembra che il Vecchio non ascolti. Ritento: Quelle scatole di fiammiferi spagnoli come quelle sul tavolo
nel salone ne avevo gi visto una.
Ah s? fa il Vecchio.
S! A La Baule, al Royal. Era del primo ufficiale di guardia di Merten.
Cos anche Merten gi stato qui interessante!
A un certo momento i fiammiferi erano spariti, ma nessuno ammetteva di averli presi.
Molto interessante dice il Vecchio. La faccenda mi piace sempre meno.
Penso allaspirante guardiamarina Ullmann. Speriamo che non faccia qualche sciocchezza. Sar meglio
andare a vedere dov. Fingo di dover orinare e scendo nel sommergibile. Come tutto misero qui!
Trovo Ullmann in camera di manovra. Sta aiutando a stivare il pane fresco.
Non so cosa dirgli, non mi viene che un: Allora, Ullmann? e: Bella fregatura, eh?.
Evidentemente non valgo molto come consolatore. Laspirantino a terra. Quante volte si sar ripetuto che
dalla Spezia non ritorner mai pi a La Baule? Vorrei prenderlo per le spalle e scrollarlo. Invece fsso come lui
le losanghe del pavimento e farfuglio: Cristo che che vita di merda!. Ullmann tira su con il naso.
Accidenti, perch non cerca di controllarsi! Mi viene unidea: Svelto, Ullmann, mi dia la sua lettera o vuole
ancora aggiungerci qualcosa? No, anzi, sar meglio che la riscriva, e senza allusioni compromettenti lei
capisce, vero? Ci ritroviamo qui fra dieci minuti.
Figuriamoci se non riesco a conquistare la complicit del comandante del Weser
Il Vecchio ancora appoggiato al parapetto soprappensiero. Mi fermo al suo fianco senza parlare. Dopo un po
ci raggiunge il comandante del Weser. Il Vecchio si abbandona al suo solito ballo dellorso e dice: Non
sono mai stato in Spagna.
Io penso ancora a Ullmann. Noto solo distrattamente che le luci della citt tremolano in maniera strana, come
se laria, fra noi e la riva, ribollisse.
Il comandante del Weser non un uomo ciarliero. Parla in un modo piacevolmente pacato; la sua voce
profonda ha un lieve accento settentrionale: Abbiamo un timone Flettner, di quello stesso Flettner che ha
progettato la nave a rotori. I suoi rotori hanno fatto cilecca, ma il timone ottimo. Possiamo virare su un piatto.
un notevole vantaggio, specie nei porti stretti.
Che tipo! Parlarci adesso del suo timone. Un colpo sordo allarma il Vecchio. In quel mentre arriva il primo
ufficiale di guardia Veda un po se i parabordi e le cime sono stati sistemati come si deve! gli ordina il
Vecchio.
Il vento aumenta.
Il capitano del Weser chiede se il comandante non desidera fare un bagno.
Meglio di no risponde il Vecchio.
Qualcuno viene ad avvertirci che nel salone il pranzo servito.
Il Vecchio si avvia con il capitano; li seguo.
I due ceffi sembrano leggermente sbronzi. Hanno la faccia rossa e lo sguardo bovino.
Sbircio il mio orologio: le due e mezzo. Devo svignarmela per cercare il guardiamarina. Mi consegna la lettera,
come il borsaiolo passa la refurtiva al complice.
Il primo ufficiale e il direttore di macchina hanno intanto dato il cambio ai loro secondi. Non saremo pronti a
salpare prima delle cinque.
Vorrei potermi stendere per dormire. Ma devo ritornare di sopra, nel salone.
I due in borghese fanno gli spiritosi. Il pi alto batte sulla spalla del Vecchio e gli alita in faccia: Heil, vittoria

e buona caccia!.
Mi vergogno per loro.
Grazie al cielo non ci fanno scendere dalla biscaglina ma dalle scale interne. Al buio riesco a scambiare due
parole con il capitano, trattenendolo per un attimo, di modo che gli altri non ci sentano. Non si fa pregare
troppo, prende la lettera senza commenti, e dice soltanto: Lasci fare a me.
Da un ponte inferiore ritorniamo al sommergibile, attraverso una passerella.
Che sollievo: di nuovo sul nostro sommergibile. Tocco il metallo umido del parapetto con un senso di
affetto. La lamiera vibra: le macchine sono state messe in moto.
Partiamo di gran carriera; il Vecchio non vede lora di andarsene. Presto non distinguo quasi pi le figure che
sventolano le braccia, a bordo del Weser.
Tutta un tratto ci troviamo di fronte il fanale di sinistra di una nave. Il Vecchio chiede il riflettore di
segnalazioni cosa ha in mente?
Avverte della nostra presenza laltro che risponde col suo riflettore. Il Vecchio legge:
Buenviaje! e risponde: Gracias!.
Qualche volta le lingue servono! dice. Quello ci ha visti sicuramente. Adesso ci prender per inglesi
educati o che so io. Ha funzionato bene, no?
Prendiamo rotta di centosettanta gradi, dirigendoci, in linea quasi retta, a sud.
La sosta a Vigo ha ringalluzzito gli uomini. Sembra che lo sbigottimento, seguito alla notizia a proposito di
Gibilterra, sia passato. A sentirli parlare adesso, si direbbe che abbiano sempre desiderato di fare una capatina
nel Mediterraneo.
Frenssen asserisce che suo fratello ha militato nella Legione straniera. Dipinge il deserto con le palme da
datteri, le oasi, le fate morgane, i fortini e i lussuosi bordelli: Con mille femmine, ma anche ragazzini. Ce n
per tutti i gusti!.
Io avevo una volta una che andava matta per i calzoni con la patta. Adesso il turno di Pilgrim. Le veniva
voglia anche sulla ferrovia sopraelevata. Mi fregava il fianco contro il membro. Che tipa, quella. Mi
sbottonava, lo tirava fuori, mi riabbottonava, dentro, fuori, dentro, fuori
E basta? fa Wichmann.
Come sarebbe, e basta? Cristo, tu se non lo ficchi subito dentro un buco non ti diverti!
Ciascuno a modo suo o no?
come un coniglio! Che incivile!
Wichmann ha adesso unaria romantica: Una bella lunga scopata di pomeriggio un po di musica
qualcosa da bere quella s che una cosa seria; tu e le tue pugnette.
Mi ritornano certi ricordi di sonnacchiosi pomeriggi damore, quando fuori pioveva. Suonano alla porta ma
non apriamo: siamo in unaltra dimensione, lontani dalla vita quotidiana. Le tende accostate. La padrona di
casa andata a fare compere. C solo il gatto.
Pi tardi Frenssen e Zeitler discutono, con il distacco spassionato di esperti, i vantaggi e svantaggi di certe
posizioni coitali: A volte uno non capisce pi niente sta dicendo Frenssen. Una volta nella landa mi sono
fatta una bambola nellerica, in salita. Cacchio che fatica, con lei a monte finch non m venuta lidea
folgorante di girarla di centottanta gradi.
Frenssen illustra con le mani il cambiamento di posizione. Zeitler aspetta solo che il capo motorista abbia
finito la sua storia. Poi fa un gesto come per sgomberare il tavolo di stoviglie immaginarie, ma prima di
cominciare a parlare lascia passare un minuto buono, aspetta con pazienza che tutti siano pronti a recepire le
sue rivelazioni.
Infine comunica solennemente che lui preferisce stare sotto di lei, giustificando questa predilezione: Cos
lei pi libera nei movimenti, con la micia sul perno su il culo, gi il culo, una bella cavalcata! Per me la
fine del mondo!.
Che io voglia o no, mi tocca ancora sentire il contributo di Willi il sordo. A quanto pare si tratta di
unavventura della sua ultima licenza: Cera il ballo delle cameriere a Swinemnde. Ci ho dei parenti. Da
quelle parti tira sempre un gran vento. Un mio collega s chiavato una delle pupe in piedi, appoggiata contro
un albero.
Willi il sordo sembra ancora affascinato dal ricordo. Ammazza che freddo! E io a saltellare, da un piede
allaltro, nellattesa che quello finisse la sua scopata. Che fregatura, essere sposati!.
Mi aspetto frizzi di scherno, ma nessuno fiata.
Pi tardi sento bisbigliare fra due cuccette: Come ti senti?.
Come vuoi che mi senta? Che importa dove ci mandano?
S, fa pure il gradasso! Ch, credi forse che io non sappia cosa ti ruga? Be, ciao, caro mio, per ora te la sogni!
Ma non te la prendere, vedrai che qualcuno si prender cura della tua bella, non te la faranno ammuffire

Lindomani sono tutti pensierosi. Le poche smargiassate di Frenssen e Zeitler cadono nel vuoto. Niente pi
confidenze da una cuccetta allaltra. Anche Dorian si fatto serio: questa impresa non sar un gioco di ragazzi,
ormai lo hanno capito tutti.
A pranzo, il Vecchio ci rivela come prevede di violare lo stretto di Gibilterra. Come al solito parla a
smozziconi, sottoponendo la nostra pazienza a una dura prova. Chi non lo conosce penserebbe che stia
improvvisando il suo piano al momento, mentre in realt lo cova da tempo, ponderandone scrupolosamente
tutti i rischi, rigettandolo, rielaborandolo, vagliandone ripetutamente i pro e i contro.
Ci avviciniamo in emersione, al buio. Il pi vicino possibile. Dovremo schivare parecchi ostacoli.
Cacciatorpediniere e ogni sorta di cani da guardia, aggiungo mentalmente.
E poi ci infiltriamo in immersione.
In che modo? vorrei domandare, ma sto zitto. Non oso nemmeno lanciargli unocchiata incuriosita, faccio finta
di aver capito tutto: ma certo, ci infiltriamo. Oggi si usa cos.
Il Vecchio tace, come se si fosse spiegato fin troppo.
Il secondo ufficiale di guardia non riesce a controllare la sua faccia, come me. Sbatte le ciglia, come se avesse
un tic nervoso. Interroga, in un certo senso, con gli occhi: un nuovo modo discreto per chiedere informazioni.
Ma il Vecchio si limita ad appoggiare la testa a una immaginaria poltrona da barbiere. Dopo un paio di minuti
spiega al compensato del soffitto: Nello stretto di Gibilterra esistono due correnti, una in superfcie,
dall'Atlantico al Mediterraneo, e una sul fondo che esce dal Mediterraneo. Sono tutte due piuttosto forti.
Rovescia il labbro inferiore in fuori e succhia le guance fra i denti. Socchiude gli occhi. Aspettiamo.
Finalmente ci butta un altro boccone: Una corrente dalla forza di sette nodi.
Ora capisco: questa volta intende infiltrarci in senso orizzontale.
Luovo di Colombo! Lidea geniale!
Pi semplice di cos non e possibile: scendere e lasciarsi trascinare attraverso lo stretto dalla corrente marina,
senza rumore, senza consumo di carburante.
La regola del gioco vuole che anche noi rimaniamo impassibili, che nessuno si mostri stupito. Facce di
pietra, mi raccomando!
Il Vecchio annuisce lentamente. Il direttore di macchina sazzarda a fare un lieve ghigno di sbieco. Il
Vecchio lo vede, respira profondamente, riprende la posizione per farsi sbarbare e domanda con tono
insolitamente ufficiale: Tutto chiaro, direttore?.
S, comandante! risponde questi, annuendo con zelo ostentato.
La conversazione langue. A questo punto il Vecchio vuole delle obiezioni, dei dubbi. Il primo si presta
volentieri al gioco. Non dice che hm hm, ma ci basta a esprimere le sue riserve. Mentre noi tutti, tranne il
comandante, pendiamo dalle labbra del direttore, lui si limita a piegare la testa, come un merlo alla ricerca di
lombrichi. Non intende minimamente metterci gi ora a parte delle sue obiezioni: voleva solo farle trasparire.
Ammiro la sua freddezza. Come ho potuto pensare, durante lultimo attacco, che stesse perdendo la calma!
Per anche il Vecchio si controlla che una meraviglia, non gli si legge nulla in faccia. Con la testa un
pochino abbassata, guata semplicemente il suo direttore, come per controllare le condizioni mentali del
paziente, senza farsene accorgere, e esprime la sua preoccupazione inarcando quasi impercettibilmente il
sopracciglio sinistro. Teatro di mimi.
Il direttore finge di non accorgersi delle occhiate da psichiatra del comandante. Solleva la gamba destra con
sovrana noncuranza, piega le mani attorno al ginocchio e guarda la parete con faccia di bronzo.
Quando lo spettacolo dei mimi rischia di farsi troppo lungo arriva il cameriere di bordo: perfino le comparse
sono bene affiatate ed entrano in scena al momento giusto.
Ci passiamo la zuppiera e mangiamo, sempre in silenzio.
A prora, pare si stia svolgendo una serata allopera. Il portello chiuso smorza il canto lento, ma non appena si
apre, il coro inonda il sommergibile:
Arriva lo sceicco
arriva lo sceicco
e dice mi ci ficco

Lo stesso verso viene ripetuto ad infinitum.


Notti d'Arabia devessere per via della rotta meridionale dice il Vecchio: Cantano per farsi coraggio.

Mi svegliano nel mezzo della notte.


Lisbona a sinistra! dice il marinaio Bckstiegel.

Minfilo i mocassini e con la sola camicia ficcata nei calzoni, salgo in plancia. I miei occhi fanno fatica ad
abituarsi al buio. C anche il comandante.
L!
A sinistra non vedo altro che un lieve riverbero, sopra lorizzonte.
Il sommergibile dondola pigro da destra a sinistra, da sinistra a destra. I diesel vanno a tutta forza: un sordo
rombo continuo.
Rieccoci qua, sotto i piedi le grate di legno del ponte che dondola pian piano, le mani sullopaco acciaio,
bagnato e vibrante, del parapetto, a guardare verso levante, dove la notte appena rischiarata da un debole
riflesso di luce.
Inghiotto. Quel riverbero e la notizia Lisbona a sinistra sono bastati a farmi venire il magone.
Di nuovo nella mia cuccetta, sento le chiacchiere dei capi del turno che appena finito: Lisbona una grande
citt!.
Perch allora non c loscuramento? Ma se loro sono neutrali, scemo! Niente incursioni aeree, niente
allarmi, niente bombe e magari hanno pure da mangiare finch vogliono, chiss come ci si sta bene
Devessere piena di pubblicit al neon, se no il cielo non sarebbe cos chiaro!
Li sento ancora mentre gi sono mezzo addormentato: Si capisce che questa missione conta per due viaggi.
Che differenza fa se ci siamo riforniti in Spagna, piuttosto che in Francia?.
S, figuriamoci!
Io dico che ci prendono per il culo! Willi il sordo. Che fregatura. Credono di poterci trattare come
pezze da piedi!
Il Vecchio sembra rilassato, e dopo colazione mi azzardo a chiedergli: Non capisco la faccenda della
corrente dal Mediterraneo. Da dove viene tutta questacqua?.
Devo aver pazienza. Il Vecchio non riesce a partire a motore freddo. Infine dice: Gi, un fenomeno
abbastanza strano.
Pausa. Ora sta a me mostrarmi abbastanza curioso da cavargli anche il resto.
Lei sa che ci sono due correnti, una che defluisce dal Mediterraneo e una che vi affluisce. Una passa sopra
l'altra: quella di sopra entra, quella in basso esce. La ragione questa: sul Mediterraneo piove di rado; in
compenso il sole caldo fa evaporare lacqua. E poich il sale, come sa, non evapora, il contenuto salino
aumenta. Pi sale contiene lacqua, pi pesante. Tutto chiaro fin qui?
Fin qui, s.
Il Vecchio fa unaltra pausa succhiando dalla sua pipa spenta. Poi prosegue: Lacqua pi salata va a fondo
e forma lo strato basso del Mediterraneo. Grazie alla sua tendenza a scendere ancora, questo strato scorre
attraverso lo stretto di Gibilterra e va nellAtlantico dove cola fino a circa mille metri, unendosi allo strato
dacqua che ha il suo stesso peso specifico. Intanto alla superficie, lacqua meno salata e quindi pi leggera, va
dallAtlantico nel Mediterraneo e lequilibrio si ristabilisce.
E noi approfitteremo di questo gioco della natura facendoci portare nel Mediterraneo dallacqua pi
leggera?
la nostra unica possibilit
Su ordine del comandante monto di vedetta anchio. Siamo pericolosamente vicini alla costa.
Dopo appena mezzora la vedetta di poppa a sinistra urla: Aereo a settanta gradi!.
Il secondo ufficiale di guardia si gira d scatto e segue con gli occhi il braccio teso della vedetta.
Sono gi nel portello. Mentre cado gi, sento il grido dallarme e subito dopo lo squillo del campanello. Il
direttore di macchina accorre dalla prua.
Si aprono le valvole dimmersione rapida, si girano frettolosamente i volantini biancorossi.
Dallalto il secondo ufficiale grida: Allagare!.
Piano, come se dovesse combattere una vischiosa resistenza, la lancetta dellindicatore di profondit si mette in
moto.
Tutti a prua! ordina il direttore di macchina.
Inciampando e ruzzolando, pi che correndo, gli uomini attraversano la camera di manovra.
Il comandante siede sulla cassa nautica. Vedo, di lui, soltanto la schiena curva. Si rilassa per primo e alzandosi
fa un cenno con la sinistra come un direttore dorchestra seccato, mentre affonda la destra nella tasca dei
calzoni. Niente! Per ora restiamo immersi!
Bravi, voi della seconda guardia! si complimenta poi con il secondo ufficiale.
Adesso si rivolge a me: Cominciamo bene! Se continua cos, figurarsi che bellaffare!.
Il tavolo nautico libero e ne approfitto per studiare la carta di Gibilterra: dalla costa africana al cantiere navale
della colonia britannica, sono circa sette miglia. Gibilterra lunica base inglese nel Mediterraneo, con un
cantiere. Oltre alle unit militari vi si riparano anche i mercantili britannici in avaria. Gli inglesi sapranno

difendere questa base preziosa.


Appena sette miglia fra le due coste: un corridoio strettissimo dal quale dobbiamo in qualche modo passare.
Le Colonne dErcole: a nord la rocca di Gibilterra, il monte di Saturno, a sud la costa marocchina con le rupi di
Avila, nei pressi di Ceuta. Probabilmente dovremo cercare di passare il pi possibile a sud, per cos dire,
rasentando il muro.
Ma che ci guadagneremo? Gli inglesi avranno senzaltro immaginato che un sommergibile tedesco non passer
diritto attraverso la loro base navale e quindi avranno provveduto a sbarrare il passaggio a sud. Ma il Vecchio
avr gi un suo piano. Peccato che non gli possa chiedere nulla.
Il secondo ufficiale si piega accanto a me, sulla carta.
Il punto del pi affascinante incontro climatico. Il mite clima mediterraneo si congiunge qui con il vigore e la
generosit dellaria atlantica.
Lo guardo a bocca aperta.
Lho letto sul manuale nautico dice, senza batter ciglio, dandosi da fare con il rapportatore.
Sette miglia bene bene, lo spazio non manca!
E la profondit?
Massima novecentottanta metri. Per noi pi che sufficiente!
Il direttore di macchina ci raggiunge.
Una volta abbiamo attaccato a branco un convoglio per Gibilterra. Chi sa comerano contenti quando hanno
finalmente visto la rocca; il convoglio era partito con venti unit; dopo il nostro intervento ce ne erano ancora
otto. Era da queste parti, solo un po pi a ovest.
I fari segnati sulla carta hanno nomi strani. Uno si chiama Zem Zem. C anche il Capo San Vincenzo.
Comera la vicenda di Nelson e del Capo San Vincenzo?
Dopo unora riemergiamo, il primo ufficiale di guardia ha da poco iniziato il suo turno sul ponte, quando il
campanello dallarme squilla di nuovo.
sbucato dalle nuvole, di colpo. Non ho potuto riconoscere il tipo! ansima Zeitler.
Temo che ci abbiano gi avvistati dice il comandante e decide che per il momento resteremo sottacqua.
Non abbandona pi la camera di manovra. visibilmente preoccupato; si appena seduto sulla cassa nautica
che gi balza unaltra volta in piedi. Ha una piva lunga un palmo.
Probabilmente tutto questo fa parte del loro sistema di difesa esterno.
Dopo mezzora, tentiamo di riemergere: il Vecchio va in torretta.
Le macchine vanno da appena dieci minuti, quando lallarme squilla per la terza volta. Se va avanti cos,
faremo su e gi tutto il giorno!
A giudicare dalle sue battute, il Vecchio sembra freddo e impassibile, ma non sillude sulla difficolt della
nostra impresa. Quello che ci aspetta non potrebbe essere peggiore. Dopo il lungo periodo di maltempo, adesso
il mare appena appena increspato e dagli aerei si gode di unottima visibilit, anche quando non c la luna.
E sebbene gli inglesi non possano chiudere lo stretto con reti antisommergibili, avranno pur sempre infittito
lo sbarramento con ogni nave disponibile. Probabilmente conoscono da tempo i piani del nostro stato
maggiore. Il loro servizio segreto funziona.
Farci trasportare dallacqua attraverso lo stretto in teoria lidea non male, ma in realt questo piano ha
lunico vantaggio che il nemico non ci pu localizzare, col rilevamento acustico. Per ha sempre lAsdic.
Il sottufficiale di servizio alla camera di manovra toglie il respiratore dallinterstizio fra la sua cuccetta la
parete. molto imbarazzato quando saccorge che lho visto e butta il respiratore con aria disgustata sulla
coperta della cuccetta, fingendo che gli sia capitato fra le mani per caso.
Passa Pilgrim nascondendo una mano dietro la schiena. Stento a crederci: anche Pilgrim ha preso il suo
respiratore. Hanno gi ora una fifa blu! strano il modo diverso con cui le varie persone reagiscono: i siluristi
della camera di prora si comportano come se non si aspettassero nulla di insolito, e qui si affrettano a prendere
i respiratori.
Scopro che le banane attaccate a un filo sotto il soffitto della centrale, stanno gi ingiallendo. Saranno una
pacchia per i nostri ragazzi alla Spezia, anche le arance. Portare frutta in Italia! Che idea! E tutto quel vino
rosso che gli uomini del Weser ci hanno portato a bordo! Quando ha visto le bottiglie, il Vecchio si
incavolato, ma non ha ordinato di buttarle a mare.
Voglio dare unocchiata al mare. Ho appena messo fuori la testa, quando da un basso strato di foschia, sbuca
un peschereccio.
Maledizione, vicinissimo. Ci avr visti!
Quel numero ce lhanno gi fatto unaltra volta.
Il Vecchio sbuffa. Per un po non apre bocca. Poi dice: Sar stato uno spagnolo.
Speriamolo, aggiungo fra me.

Be, non ci possiamo fare niente.


Si delinea la costa portoghese. Una casa bianca su rocce rosse. Somiglia alla Cte Sauvage, dalle parti di Le
Croisic, dove il mare in tempesta si frange, con boati forti come detonazioni. Con il mare calmo e la bassa
marea si formano spiaggette gialle fra le rocce. Lo scricchiolare della canna, stinta e secca, nelle insenature
salmastre. La ginestra ispida che il vento da nord ovest copre di fiocchi di spuma. I solchi profondi dei sentieri
levigati dalla risacca. Le satinate stelle argentee dei cardi sulla sabbia pallida. A volte il mare gettava sulla
spiaggia un divaricatore perduto da qualche dragamine. I carri dalle due ruote altissime sui quali i contadini
ammassavano il fuco, gi secco. E fuori, il faro a strisce bianche e rosse, come il nostro idrometro.
Ora ricordo dove e quando ho visto unaltra di quelle scatole di fiammiferi spagnoli. A dire il vero lo sapevo
anche prima, ma non volevo ammetterlo. Era uguale a quella di stanotte, ricordo benissimo il sole giallo cromo
sullo sfondo rosso sangue: laveva Simone nella sua borsetta di coccodrillo. Se la portava dietro dovunque
quella borsetta, contenitore della sua vie prive, come diceva. Una volta mentre vi frugava, cercando una foto
che mi voleva far vedere, ne era caduta la scatola. Simone se lera ripresa con troppa premura. Perch non
voleva che la vedessi? Disse che glielaveva regalata il primo ufficiale di Franke, che frequentava il caff dei
suoi anzi, no, laveva dimenticata no, glielaveva chiesta lei Subito riaffiora il vecchio sospetto:
Simone coi maquis! Possibile che Simone mabbia ingannato, nonostante tutti i suoi giuramenti? Le sue
domande insistenti: Quand est-ce que vous partez? Vers quel heure? Perch non lo domandi ai tuoi amici.
Loro conoscono lora delle maree meglio di noi! Lei che scoppia in lacrime, frigna, poi sinfuria: Vigliacco,
vigliacco. Tu es mchant, mchant, mchant!. Maquillage sbavato, naso che cola: uno strazio.
Eppure perch a Simone non mai arrivata una di quelle simpatiche bare nere in miniatura, come le
ricevevano per posta le sue amiche? Perch a loro le mandavano e a Simone no? I suoi occhioni imploranti
fingeva o era sincera? Lespressione da innocenza oltraggiata tutta scena? Una persona pu recitare cos
bene? E perch no?
Rivedo l'ampio letto basso, il barocco disegno a rose della sopracoperta, le frange attorcigliate. Sento sotto i
polpastrelli la pelle serica e profumata di Simone. Simone non suda mai. Com innamorata del suo corpo esile
ma sodo: ogni suo movimento studiato
Sono seduto a un tavolino al centro del caff. Non oso guardarla per non incontrare suoi occhi. Solo quando
deve occuparsi degli altri clienti e si sposta svelta fra i tavolini, il mio sguardo la segue. Si muove con la
leggerezza e la grazia dei toreri nellarena, schiva le sedie come le corna del toro, con una rapida mossa del
fianco o appiattendo la pancia. Il suo tovagliolo bianco la capa. Non urta mai contro i mobili, non sfiora
neppure lorlo di un tavolino o la spalliera di una sedia. E le sue risate! Le getta in aria come manciate di
monete lucide. Il viola del suo maglioncino attraversa in continuazione il mio campo visivo, cerco invano di
non vederlo, concentrandomi sul mio giornale. Chi le avr consigliato questo raffinato accostamento: pantaloni
grigi con maglioncino viola, ma un viola n troppo rosso n troppo blu, viola come nei quadri di Braque? Come
dona alla sua pelle ocra e ai suoi capelli corvini, quello straccetto dangora.
Il caff si riempito di gente che viene dalla spiaggia, gente assetata. La cameriera non ce la fa da sola.
Com divertente Simone quando fra unordinazione e laltra riprende la cameriera di nascosto, dietro la cassa,
con un soffio minaccioso di gatta irritata.
Fuori lafa vetro fuso. Preferisco trattenermi ancora un po nel fresco del pavimento piastrellato e del
marmo dei tavolini, che attraverso la stoffa sottile della giacca penetra fino agli avambracci. Faccio finta di
restare per il fresco, ma chiaro che rimango per Simone. A un tratto seduta al mio tavolo. Lavora a maglia,
un maglioncino nuovo, insidioso come laltro ma giallo, di un giallo limone intenso. Tiene nel grembo la parte
gi finita, giallo limone con viola e grigio. Mi domanda se mi piace il colore. una festa per gli occhi! Il giallo
pi bello del mondo! E ai suoi piedi le piastrelle bianche e blu, e sullo sfondo larmadio di noce scuro
Dobbiamo essere prudenti! Sempre questa prudenza! Lo dico soprattutto per te, ma anchio devo stare
attento!
Chi ce lo pu proibire? Non essere sciocca! Possono impedirci tante cose anche senza doverle proibire!
A me non importa di niente! Ma vogliamo uscire vivi da questa guerra!
Nessuno ne esce vivo! Noi, s!
Mi viene a prendere al treno a Savenay, con la macchina: chiss chi glielha prestata, non mi lascia parlare
perch sa che la sgriderei; corre come una pazza, domanda: Hai paura? Se incontro uno della
Feldgendarmerie accelero. Quei cretini non riescono mai a colpire nessuno!.
Sento ancora Simone la penultima mattina a terra: Si tu ne te giri maintenant e ti alsi, je te pousse avec mon
cul dehors con mio culo, compris?.
Mi bruciacchia con la sigaretta un ciuffo di peli del polpaccio destro: Che bellodore di piccolo cochon!.
Piglia una cintura di pelliccia e se ne appiccica un lembo sotto il naso a ma di baffi, va a rimirarsi allo
specchio, quasi scoppia dal ridere. Strappa ciuffi di lana dalla coperta del letto, se li ficca nel naso e nelle
orecchie. E ora recita a soggetto: Io sono a disposissione, sono passa, je suis daccord. Sono passa di joia, si
disce cos? Potrei essere una bella piccola cannibala jai envie dtre sedotta. Et toi? Ti si rissa? Si disce

cos? Voi con vostra stupida sseta. Tu sei scaplo. S, scaplo cest bien ce que je dis: scpolo? con ? Tu sei
merdone! Grande merdone, s? Sei troppo stupido per fare amore bene. Devi accaressare qui tu fai solo
solletico! Io sono carina, s? Ti piasce mio seno? Drle de petite imitassione di seno. Stringi! Strani peli su tuo
petto, Sei buffo. E ride. Diventi grasso, ho detto diventi! Diventi troppo grasso, sei mio pansone E adesso
ti canto una bella cansone:
Monsieur de Chevreuse ayant dclar que tous
les cocus devraient tre noys
Madame de Chevreuse lui a fait demander
sil tait bien sur de savoir nager!

Tutta finzione? Inganno? Mata Hari a La Baule?


E la mattina stessa delluscita: Simone seduta al tavolo, immobile, con le spalle strette, mi guarda con occhi
umidi, nella bocca la poltiglia mezzo masticata di pane, burro e miele.
Su, mangia!
Mastica ubbidiente. Le lacrime le rotolano sulle guance, una gliene pende dal naso. torbida, lo vedo bene.
Sar il sale. Lacrime salate. Avanti, da brava, mangia!
La prendo come un coniglietto per la nuca, sotto lattaccatura dei capelli che mi ricadono sul dorso della
mano. Avanti mangia adesso! Non c assolutamente niente da piangere!
Il maglione: per fortuna c il maglione bianco con le trecce, che mi offre largomento per distrarla: Meno
male che sei riuscita a finire il maglione in tempo, mi sar molto utile. Fa gi abbastanza freddo sul mare!
Simone ci casca. Tira su con il naso: Cest, fantastique, la lana bastata appena appena, me ne rimasto
solo un pezzetto cos. E mi mostra quanto ne ha avanzato divaricando pollice e indice. Mme pas pour
quatre sous!
Tira ancora su con il naso, trattiene il respiro, ride fra le lacrime. Cerca di farsi coraggio. Lei sa bene a che
cosa vado incontro. Non le si possono raccontare le fandonie che si dicono alle donne, a casa. Sapeva sempre
quando un sommergibile non sarebbe tornato. sospetto, questo? Un indizio contro di lei? Ma se ce nera110
centinaia di fonti dinformazione legittime. Per esempio, non si vedevano pi certi marinai che erano
frequentatori abituali del caff. E anche le donne che facevano le pulizie negli alloggi dei sommergibilisti
sapevano sempre esattamente quando un equipaggio, uscito per una missione di guerra, sarebbe dovuto
rientrare. Cerano tante di quelle chiacchiere in giro Eppure
Mi viene un groppo in gola: no, non pu avermi ingannato. Sono ingiusto con lei, ci sono cose che non si
possono fingere. Mi si stringe il cuore.
La vecchia pendola bretone segna le sei e mezzo, ma avanti di dieci minuti. Fra dieci minuti verr l'autista
a prelevarmi. Simone si d da fare con la mia giacca. Ti sei fatto una macchia, cochon!
Non le va gi che io intenda andare a bordo cos.
Figurati! Mica andiamo in crociera!
Mi ricordo ogni parola di quel mattino:
Ti accompagno alla chiusa! No, non permesso. Eppoi ci sono gli sbarramenti! Io riesco a passare. Mi
faccio prestare una tessera dinfermiera. Voglio vederti partire! No, sta buona, te ne prego! Pu avere
conseguenze gravi. Sai a che ora usciamo. Mezzora dopo ci puoi vedere dalla spiaggia.
Gi, grandi come fiammiferi!
Riecco la parola: fiammiferi. La scatolina giallorossa sintrufola fra me e Simone Fuori stridono i freni.
Il clacson. Lautista in divisa: artiglieria costiera.
Simone accarezza il maglione nuovo. Mi si stringe addosso facendosi piccola piccola, tanto da non arrivarmi
neanche al mento.
Perch porti stivali cos grossi?
Hanno suole di sughero, sono imbottiti e Mi fermo, ma la sua risata frammista di ammirazione mi
stuzzica: devono essere abbastanza larghi da poterli togliere facilmente anche in acqua!. Le infilo una
mano nei capelli. Come, non protesti? La tua borsa: dov la tua borsa? Hai visto quante cose ti ci ho
messo? Il pacchetto, mi raccomando, aprilo soltanto quando sei in mare, capito? Promettilo! Lo prometto!
Porterai davvero il maglione? Tutti i giorni, non appena siamo nellAtlantico. Per dormire tirer il collo
sopra la testa, cos mi sembrer di essere a casa.
Sono contento di poter parlare di faccende pratiche.
Ti servono degli asciugamani? No, ce ne sono a bordo. E tienti pure met del sapone, c quello per
lacqua di mare.
Guardo lora. La macchina aspetta da cinque minuti. Dobbiamo ancora andare a prendere il direttore di
macchina. Se fosse gi finito! Presto, il cancelletto del giardino: profumo di resina dei pini un ultimo

sguardo indietro richiudere il cancelletto con un colpo. Fine!


Il tramonto comincia in pompa magna. A dritta, il cielo singhirlanda di rosso incandescente che si fa, solo a
poco a poco, pi opaco e sbiadito. Alla fine, delle magnifiche ghirlande non resta che una fila di nuvole
grigiastre sullo sfondo blu acciaio, appena un pollice sopra lorizzonte.
Il buio viene presto. Lultima luce del cielo si dissolve nella nostra scia.
Allora, Kriechbaum, qual la sua sensazione? chiede il comandante al sottufficiale di rotta.
Dovrebbe andarci bene! risponde questi senza indugio, secondo me con sicurezza forzata.
Dopo una mezzora il comandante mi rimanda sottocoperta, insieme alle tre vedette. Vuole che resti con lui
soltanto il sottufficiale di rotta. Ci vuol dire che ormai siamo molto vicini al primo, supposto sbarramento di
sicurezza.
Sento che si accendono i motori elettrici. I diesel si spengono. Viaggiamo in superficie con i soli motori
elettrici, non labbiamo mai fatto.
Lora? domanda il comandante dalla plancia.
Le venti e trenta risponde il capo timoniere.
Mi trattengo in camera di manovra. Passa mezzora. I motori elettrici sono cos silenziosi che sotto la torretta
sento tutto quanto dice il comandante, in plancia.
Ma guarda: hanno mobilitato mezza fiotta! Non andranno mica tutti quanti al casin di Tangeri? Kriechbaum,
stia attento a quello l speriamo di non investire nessuno.
Il primo mi viene accanto e guarda anche lui in alto.
Un lavoro niente facile! dice.
Il Vecchio deve desumere la rotta e la velocit delle navi nemiche unicamente dalle loro luci di posizione,
voltando poi, una dopo laltra, la prua o la poppa per non farci scoprire. difficilissimo stabilire a quale nave
appartengono le luci, se ferma o se si muove in posizione trecento, o se si avvicina in posizione duecento
gradi al sommergibile.
Anche il capo timoniere deve stare attentissimo. Fa i suoi riscontri con voce bassa. La voce del Vecchio invece
disinvolta; per quanto ne so di lui, si sente di nuovo nel suo elemento.
Brava gente! Hanno tutti messe le luci di posizione come si deve. Cos va bene! Kriechbaum, che mi dice
della sua nave? Si avvicina?
Mi sembra che stiamo descrivendo un cerchio. Devo seguire di pi i comandi dati al capo timoniere, attivare la
mia forza immaginativa.
Accidenti! A momenti ci scopriva!
Il comandante tace per qualche tempo. Pericolo in vista. Leccitazione mi accelera il polso.
Bene, carino, continua cos, da bravo! dice infine il comandante. Una bella muta, proprio non badano a
spese! Ehi, chi che arriva di l? Accosta novanta gradi a sinistra!
Darei non so cosa per poter essere adesso in plancia.
Lei tenga docchio quello l che sta andando in posizione novanta s, quello! Mi avverta se cambia rotta!
ordina il comandante al sottufficiale di rotta.
Allimprovviso il comandante fa fermare entrambi i motori elettrici. Drizzo le orecchie. Il direttore tira su
con il naso. Che storia questa?
Lo sciabordio delle onde contro i cassoni fortissimo; come colpi dati con uno straccio bagnato. Il
sommergibile dondola. Guardo il direttore di macchina, ma nella luce fioca la sua faccia appena una macchia
chiara.
Per capisco che nervosissimo: cambia continuamente posizione.
Che sollievo, quando finalmente il Vecchio fa riattaccare la macchina di sinistra! Per dieci minuti buoni
procediamo a velocit ridottissima, in punta di piedi.
A quello glielabbiamo fatta! dice il Vecchio sul ponte. Il direttore sbuffa.
E ora il Vecchio fa avviare anche il motore di dritta. Siamo gi passati attraverso il fitto schieramento di
difesa esterno? Gli inglesi avranno disposti pi cordoni di sicurezza? Non credo che abbiano messo travi di
sbarramento dice il Vecchio. C troppa corrente. Dove ci troviamo esattamente? Non c tempo per
guardare la carta.
Allora, Kriechbaum, si diverte?
Il Vecchio parla, senza abbassare minimamente la voce.
Bene! Che fine ha fatto quella sua nave a 90 gradi? Purtroppo non capisco la risposta del sottufficiale di
rotta. La tensione deve averlo reso afono.
Il Vecchio corregge di nuovo la rotta: Ancora pi vicino! Funziona piuttosto bene! Si vede che non ci
aspettano! Stia attento che quel barcone l non ci venga troppo addosso, eeeeh?.
Per altri cinque minuti, dallalto, non arrivano che due correzioni del timone.

Fra dieci minuti ci immergiamo!


Per me facciano pure! grugnisce il direttore. Ma nonostante lannuncio del Vecchio non si muove. Vuole
dimostrare quanto sicuro del fatto suo? A ogni modo il sommergibile bilanciato perfettamente. Nelle ultime
ore il direttore ha ricontrollato tutti gli impianti di sua competenza, il sottufficiale di servizio alla camera di
manovra non ha avuto un attimo di pace.
ma guarda, ma guarda cos va bene dai, fa il bravo!
Il Vecchio parla come se stesse esortando un bambino che si rifiuta di finire i suoi spinaci.
Be, muoviamoci dice il direttore e se ne va.
Penso che sarebbe il caso di lare una visitina al cesso. Chiss quando ne avr ancora loccasione
Per fortuna libero.
Al cesso si sta come allinterno di una macchina. Qua dentro il labirinto di tubi non nascosto dal
compensato. Quasi non ci si muove, fra le pareti strette. Per rendere il poco spazio ancora pi angusto, fra i
bidoni dimmondizia, gli stracci e le scope negli angoli, il capo equipaggio ha pure accatastato lo scatolame del
Weser.
Mentre sono accovacciato sulla tazza, mi viene in mente la storia di quel marinaio che cercava
disperatamente di spianare le onde, versando olio nel mare attraverso il tubo della latrina. La nave in avaria era
tutta su un fianco, per cui il cesso si trovava a filo dacqua. Cos, con ogni rollio, lacqua penetrava nel cesso
dal tubo e continuava a salire, e lui non poteva aprire la paratia, perch sera chiuso un paletto allesterno.
Sapeva che sarebbe affogato se il rollio fosse aumentato. Non gli restava nemmeno la speranza che man mano
che lacqua saliva, sotto il soffitto, si sarebbe formata una bolla daria che avrebbe bilanciato la pressione
dellacqua, tanto da impedirle di salire ulteriormente, perch a differenza dei sommergibili le navi normali
hanno cessi bene aerati.
Il marinaio era in trappola come un topo e continuava a versare olio nel tubo del cesso, nei momenti in cui
non ne entrava lacqua; un uomo solitario che difende la sua nave contro il mare, fino allultimo respiro.
La claustrofobia mi attanaglia. Mi immagino che per un guasto qualsiasi, anche questo dannato portello di
ferro non si apra pi; magari perch c stata unesplosione che lha storto. Gi mi vedo scuoterlo
violentemente, ma nessuno mi sente.
Vedo scene di film; una macchina sprofonda nel fiume, imprigionando le persone nellabitacolo. Facce
terrorizzate dietro le sbarre di un carcere che brucia. Una massa di gente isterica per il panico che si
aggroviglia, alluscita di una sala pubblica.
I movimenti peristaltici non mi riescono pi. Mi rialzo cercando di concentrarmi sulle gocce di vapore
condensato, attaccate allargentea cartuccia di potassio, nel sostegno dietro il sifone.
Devo controllarmi, assolutamente.
Mi riabbottono i calzoni con voluta lentezza. Figuriamoci se mi agito per cos poco!
Tuttavia aziono la pompa di scarico troppo frettolosamente e mi precipito fuori. Respiro un paio di volte,
profondamente.
Era paura, volgare fifa o claustrofobia? Quando ho avuto paura, finora? Quella volta nel rifugio antiaereo?
No, non mi pare tanto era chiaro che ci avrebbero tirati fuori. Unaltra volta, a Brest, quando gli aerei
arrivarono in picchiata correvo come una lepre, me la sono vista brutta ma paura? Sul dragamine, a
Dieppe? Quella maledetta bassa marea! Avevamo tutti trincato parecchio, e quando suon lallarme, il molo
era alto sopra di noi come una casa di due piani, e noi eravamo bloccati nella melma sul fondo del porto, mentre
piovevano le bombe.
Ma tutto ci era nulla in confronto alla paura che mi assaliva nei lunghi, deserti, corridoi del collegio, di
domenica, quando quasi tutti erano andati a casa e non cera unanima nellimmenso edificio. Mi rincorrevano
coi coltellacci, da dietro mi afferravano stringendomi alla gola! I passi dei miei inseguitori nel corridoio, alle
mie spalle! I brividi sulla schiena! Langoscia che mi bloccava. Quellorribile periodo del collegio: nel mezzo
della notte mi svegliavo di soprassalto'. Ero bagnato e appiccicoso fra le cosce. Credevo di morire dissanguato.
Rimanevo immobile al buio, paralizzato dal terrore, dalla folle paura di morire se appena mi fossi mosso.

GIBILTERRA

l'ora del cambio di turno. Nella camera di manovra si crea un pigia pigia perch gli uomini del secondo turno
sono gi pronti, sotto la torretta e adesso arrivano pure quelli del terzo. Il berlinese si meraviglia perch non ci
immergiamo ancora: Eh, il Vecchio li frega anche questa volta!.
Lansia ha reso tutti ciarlieri. Tre o quattro marinai parlano contemporaneamente.
Zeitler si pettina.
Fai bene a farti bello dice il berlinese. Fra gli inglesi ci sono un sacco di finocchi!
Zeitler non gli bada. Per la quinta volta rastrella metodicamente la sua capigliatura inumidita, con un pettine
dai denti fittissimi.
Turbo canticchia:
Checch mia moglie dica
caro pittore dipingimi
sulla mia porta
la fantasia di una grande fica.

In piedi sotto il portello, la mano destra gi sulla scaletta, il cappello incerato allacciato sotto il mento,
domando: Un uomo sul ponte?.
Nello stesso istante il comandante urla: ALLARME!.
Il sottufficiale di rotta scende, scivolando lungo il passamano della scaletta. I suoi stivali sbattono accanto a
me, sulle lastre dacciaio. Dallalto ci giunge un forte boato, in crescendo.
Il comandante! Perch non scende?
Apro la bocca per domandarlo. Una tremenda esplosione mi butta contro la cassa nautica. I miei timpani!
Qualcuno grida: Il comandante! Il comandante! e un altro: Colpo dartiglieria!.
Dallalto, una cateratta si abbatte su di noi. Si spegne la luce. Luccellaccio nero della paura mi attanaglia il
petto.
Il sommergibile si apprua. In questo momento il comandante ci piomba addosso, come un grosso sacco di
patate. Stringendo i denti dal dolore riesce a dire soltanto: Centrato direttamente sotto la torretta!. Nella
sciabolata di luce di una lampada tascabile lo vedo piegarsi indietro, con le mani premute sulle reni.
Il nostro cannone partito a momenti spazzavano via anche me!
Da qualche parte, nel buio, nel fondo della camera di manovra, verso poppa, qualcuno strilla, come una donna
isterica.
Un bombardiere in picchiata ansima il comandante. Sento che affondiamo rapidamente.
Un bombardiere? Ma come, di notte? Dunque non era fuoco dartiglieria? Un bombardiere? Non possibile!
Saccende la luce demergenza.
Aria ai doppi fondi! urla il comandante.
Aria a tutte le casse! e poi, con tono pressante: Emergere subito! Prendere i respiratori!.
Mi si blocca il respiro. Nella semioscurit della paratia di poppa, scorgo due, tre facce esterrefatte. Di colpo
tutti sono perfettamente immobili.
Il comandante geme. Il suo respiro si spezza.
Siamo troppo appruati. Spazzato via il nostro ottantotto com possibile?
Un colpo vicino alla torretta! ringhia il Vecchio. Pi forte, aggiunge: Che succede qui? Porca miseria, cosa
aspettate per fare rapporto?.
Gli risponde una confusione di voci da poppa: Via dacqua in sala macchine! Via dacqua nella camera dei
motori elettrici!. Nel vocio disordinato, coperto in parte dal sibilo dellaria compressa, distinguo quattro o
cinque volte le odiose parole: Via dacqua.
Finalmente, la lancetta dellindicatore di profondit si ferma, trema e ritorna lentamente indietro: risaliamo!
Il comandante in piedi, sotto la torretta: Forza, direttore! Su, fuori! Niente periscopio! Salgo in plancia da
solo. Tenere tutto pronto!
Trasalisco: non ho il respiratore. Barcollando, mi avvio verso poppa, mi schiaccio fra un paio di uomini che
non si spostano. Frugo dietro la mia cuccetta e afferro il respiratore. Meno male mi sento meglio.
Il sibilo dellaria compressa non smette. Nella camera di manovra regna il caos. Per non essere fra i piedi, mi
accuccio, accanto alla paratia anteriore.
Emergiamo il boccaporto fuori! avverte il direttore di macchina, con freddo tono da esercitazione. Il
Vecchio gi nella torretta. Ora alza il portello e subito arrivano i suoi ordini: Macchine diesel pari avanti

tutta! Tutta a dritta! Vai per centottanta gradi!.


Usciamo? Dobbiamo nuotare? Traffico attorno alla bombola di ossigeno e con i lacci del giubbotto di
salvataggio. I motori! Questo fracasso! Per quanto tempo ci andr bene? Conto a bassa voce i secondi. Che
intenzioni ha il Vecchio? Centottanta gradi significano una deviazione a sud! Puntiamo sulla costa africana.
Qualcuno urla: Macchina di sinistra in avaria!. possibile che quellassordante fragore sia prodotto da un
solo motore?
Una improvvisa luce accecante riempie il tondo del portello aperto. Bengala! latra il direttore di macchina.
Il rombo del motore mi fa impazzire. Vorrei tapparmi le orecchie per soffocare il frastuono degli scoppi nei
cilindri. No, meglio spalancare la bocca, perch fra breve ci sar unaltra esplosione.
Mi sento contare ad alta voce. Sono interrotto da un altro grido di panico, da poppa: Sentina della camera
dei motori elettrici imbarca molta acqua!.
Non ho mai provato a nuotare con il respiratore. E chi ci vede poi, nellacqua, con questo buio? E la corrente
fortissima, lo ha detto anche il Vecchio. Ci sparpaglier. Se abbandoniamo il nostro guscio dacciaio, siamo
perduti. La corrente di superficie va dal Mediterraneo nellAtlantico chi ci trova nellAtlantico? Ma no, il
contrario: ci porta nel Mediterraneo. Corrente di superficie corrente del fondo. Contare non smettere di
contare! I gabbiani! Quei becchi crudeli! I naufraghi gelatinosi! I teschi lisci e bianchi coperti di mucillagine!
Quando il mio rosario di numeri a trecentottanta il comandante urla: ALLARME!.
Questa volta il sommergibile impiega solo pochi secondi per appruarsi.
Il comandante scende con calma: piede sinistro, piede destro, come sempre. Ma la sua voce non quella di
sempre: Quei porci sputano bengala illuminanti da tutte le bocche!. A poco a poco ritrova il controllo:
Sembra giorno!.
Che si fa adesso? Non abbandoniamo pi il sommergibile? Cosa vuol fare il Vecchio? La sua espressione
non tradisce le intenzioni. Ha abbassato le palpebre, rughe profonde gli solcano la radice del naso. Sembra non
percepisca i rapporti che vengono da poppa.
Lappruamento mi schiaccia contro la parete anteriore della camera di manovra. Sotto il palmo delle mani
sento la vernice fredda e umida. Mi sbaglio, o stavolta scendiamo pi velocemente del solito? Piombiamo gi,
come un sasso!
il pandemonio. Gli uomini birillano nella camera di manovra, chi scivola, chi cade lungo disteso.
Cascando, uno mi urta con la testa nelladdome. Lo tiro su ma non vedo chi . Nella confusione generale mi
sfuggito lordine: Tutti a prua!.
La lancetta dellindicatore di profondit va, senza fermarsi. Ma se dovevamo scendere soltanto fino a meno
trenta! Ormai ci dovremmo essere! Mentre la guardo angosciato, lindicatore sparisce dietro una parete di
fumo azzurro, che penetrato da poppa fin nella camera di manovra.
Il direttore si gira di scatto. Ha laria sbigottita.
La lancetta corre troppo!
Il direttore impartisce un ordine al capo timoniere. Il vecchio trucco: reggere il sommergibile
dinamicamente, mediante la pressione sui timoni di profondit. Che fanno i motori elettrici? Vanno a tutta
forza? Non sento il solito ronzio dapi. Lo scalpiccio dei piedi sovrasta ogni altro rumore. E quei gemiti
strazianti chi pu essere? Con questa luce fioca non si riesce a distinguere nessuno.
Timone di profondit anteriore bloccato! avverte il capo timoniere, senza voltarsi.
Il direttore di macchina dirige il raggio della lampada a pila sullindicatore di profondit. Attraverso il fumo
vedo che la lancetta passa rapidamente da cinquanta metri a sessanta quando supera i settanta il Vecchio
ordina: Aria ai doppifondi!. Il duro sibilo dellaria compressa un vero calmante. Meno male, risaliamo!
Ma la lancetta non si ferma. Certo, normale: gira fino a quando la tendenza di discesa si ritraduce in
tendenza di salita. Ci vuole qualche tempo.
Ma adesso adesso adesso si deve fermare! Sbatto le palpebre, sgrano gli occhi, fisso il quadrante
dellindicatore: la lancetta non accenna a fermarsi. Continua a spostarsi: ottanta, novanta
Metto tutta la mia volont nello sguardo, per arrestare la sottile lamina di metallo nel cono della lampada.
inutile, la lancetta prosegue la sua corsa, supera i cento metri, va avanti.
Forse laria compressa non basta, per darci la necessaria spinta di galleggiamento?
Non riusciamo a tenere il sommergibile sussurra il direttore.
Cosa ha detto? Non lo tiene non lo tiene? Le infiltrazioni dacqua! Ci siamo troppo appesantiti? Siamo
perduti?
A quale profondit si stritola lo scafo a pressione? Quando si spacca lacciaio fra le ordinate?
La lancetta raggiunge i centoventi metri e prosegue inesorabile. Non oso neanche pi guardarla. Mi tiro in
piedi, cercando di non perdere lequilibrio. La pressione! Mi ricordo le parole del direttore: Pi si scende, pi
la pressione dellacqua riduce il volume del sommergibile, che diventa pi pesante dellacqua che sposta.
Quindi veniamo sempre pi compressi e allo stesso tempo aumentiamo di peso. La spinta di galleggiamento si
annulla, siamo soggetti alla forza di gravit, allaccelerazione di caduta.

Centonovanta! annuncia il direttore. Duecento duecentodieci


E ancora scendiamo!
Nel mio cranio risuona lultima cifra: duecentodieci!
Trattengo il respiro. Adesso lacciaio si squarcer, poi le cascate verdi ci sommergeranno.
Lintero sommergibile geme e cigola. Uno schiocco secco come un colpo di rivoltella, seguito da un
lancinante stridio acuto.
Il nuovo rumore diventa sempre pi stridulo. infernale, come una sega circolare che lavori freneticamente.
Un altro colpo secco, cigolii e gemiti.
Duecentosessanta! grida una voce sconosciuta. Mi cedono le gambe, allultimo momento mi aggrappo al
cavo del periscopio celeste; il sottile filo di ferro mi taglia dolorosamente il palmo.
Una morsa dacciaio mi serra il petto: cos dunque!
La lancetta si avvicina a meno duecentosettanta. Un altro schiocco. Ho capito cos: rivetti che si staccano.
Questa pressione insopportabile per i rivetti e le saldature.
Le flange! Quei dannati fori nello scafo esterno!
Una voce biascica: Padre non distogliere da me il Tuo sguardo. Il Verbo? E perch tutti si accalcano
nella camera di manovra? Che cavolo hanno da fare qui?
Un colpo violento mi getta a terra. Ruzzolo sopra le lastre del pavimento, una mia mano finisce in faccia a
qualcuno, mi fermo addosso a qualcun altro vestito di pelle. Da prua arriva un grido da pi gole, al quale fa eco
un urlio in poppa. Le lastre del pavimento sobbalzano con un grande baccano. Un tintinnio prolungato di vetro,
come quando si rovescia lalbero di Natale con tutte le palline. Un altro colpo fortissimo e rimbombante e
uno ancora! E ora uno stridio lacerante che mi sega la spina dorsale. Il sommergibile vibra e oscilla
allimpazzata. Ho la sensazione che stiamo slittando a grande velocit, sopra un immenso acciottolato. Da
fuori viene un terrificante muggito primordiale, uno stridio folle, altri due colpi assordanti poi silenzio. Non
sento altro che un lungo fischio acuto.
Tombola! dice il comandante. Lo sento come attraverso una porta chiusa.
Cerco di tirarmi in piedi, puntando i pesanti stivali contro il pavimento. Barcollo, scivolo, ricado in
ginocchio. Soffoco un grido.
La luce! Perch nessuno accende almeno la luce di emergenza?
Sento gorgogliare acqua. Devessere la sentina, se fosse acqua che entra da fuori, il rumore sarebbe diverso.
Cerco di distinguere, di localizzare i vari suoni: urli, sussurri, mormorii, voci stridule dal panico, il ruggito
del Vecchio: Quando arrivano i rapporti, porca miseria? Voglio rapporti regolamentari!.
Finalmente la luce. Mezza luce. Che cosa fa qui, tutta questa gente? Socchiudo gli occhi per vedere meglio
nel tenue chiarore, percepisco brandelli di parole e grida. A poppa lo schiamazzo particolarmente concitato.
Santo Iddio, che cosa sar successo, l?
Vedo ora il Vecchio, ora il direttore di macchina. Sento brani di rapporti, frasi intere, parole strappate
dall'insieme. Qualcuno arranca verso poppa con gli occhi sgranati dal terrore. Mi urtano, a momenti ricado.
Cerco di capire: sopra era notte. Non proprio nera, ma nemmeno rischiarata dalla luna. Con cos poca luce
non possono averci visti da un aereo. Eppoi, quale aereo bombarda sul mare, di notte? E se era davvero un
colpo di artiglieria? Da una nave? Da terra? Ma il Vecchio ha urlato: Bombardiere!. E quel rombo crescente,
prima dellesplosione?
Il direttore salta avanti e indietro, gridando ordini.
E poi? Tombola! Lacciottolato lo scafo a pressione, senza rinforzo, un guscio duovo sottile! Il
pazzesco stridio un tram in curva, ma certo: abbiamo cozzato in piena velocit contro il fondo roccioso.
lunica spiegazione. A testa in gi con entrambi i motori elettrici a tutta forza! Come mai il sommergibile ha
resistito? La lamiera tesa al massimo, sotto la pressione eccessiva! E poi il rimbalzo, lo schianto, il
rimbalzo
Tre, quattro uomini sono finiti a terra. Il Vecchio una massa scura sotto la torretta.
Fra la confusione di voci sento chiaramente il cantilenare del Verbo:
Magnifico sar il giorno quando mondi di ogni peccato entreremo in Canaan
Non riesce a proseguire. Il sottufficiale di servizio gli sferra un tremendo manrovescio sulla bocca. Dallo
scricchiolio sembra che gli abbia spaccato qualche dente. Vedo il sangue colargli dalla bocca e i suoi occhi
sgranati.
Il minimo movimento mi fa soffrire. Devo aver sbattuto contro qualcosa di duro, con la spalla destra e le
clavicole. Muovendomi, seppure di poco, mi sembra di dover spostare quintali dacqua.
Ho davanti agli occhi la sezione trasversale dello stretto di Gibilterra: a destra la costa africana, gli strati
tettonici del fondo degradante verso il centro, e a met fra il punto pi profondo e la costa africana il nostro
minuscolo guscio.
Il Vecchio, pazzo che non altro, aveva sperato, contro ogni ragione che gli inglesi dormissero? Non aveva

previsto lo sbarramento massiccio? Eccolo l, una mano sulla scaletta, il sudicio berretto in testa.
Il primo ufficiale spalanca la bocca. La sua faccia ununica sbigottita domanda.
Ma dov il direttore di macchina? scomparso.
Il marconista avverte: Rilevatore acustico fuori uso!.
I due timonieri sono ai loro posti, come se ci fosse ancora qualcosa da fare, coi timoni.
Il cerchio graduato del periscopio celeste venuto gi unaltra volta: che buffo, anche i guasti si ripetono!
Chiss perch non trovano un sistema pi solido
Solo ora mi accorgo del fischio, del sibilo acuto che proviene dalla prua. Flange che non tengono? Quali
sono i danni da quelle parti?
Il sommergibile affondato come un sasso. Un vero miracolo, che il violento schianto non ci abbia spezzata
la chiglia, la nostra spina dorsale! Un urto del genere, a una profondit pazzesca! Provo rispetto per la
resistenza del nostro guscio: ottima qualit, quellacciaio, sottile ma solidissimo.
Adesso comprendo: il Vecchio ha portato il sommergibile in avaria apposta in una zona a fondale basso!
Ecco il perch della deviazione a sud. Quella breve accostata in direzione della costa ci ha salvati. Tanto di
cappello! Ha puntato tutto su una carta, via al gran galoppo con i diesel, ogni minuto di esitazione avrebbe reso
irraggiungibile il fondo sul quale adesso ci siamo adagiati.
Il sottufficiale di servizio, con un gruppo di uomini, sgobba ansimando. Il fischio stridulo cessa di colpo. Ma
al suo posto sentiamo distintamente uno strano vicciviccivc.
Eliche! Non c dubbio, sono eliche che si avvicinano!
Il nuovo rumore impietrisce tutti, come se nel mezzo di un movimento fossero stati toccati da una bacchetta
magica. Adesso ci sono addosso, i cani, adesso ci sistemano, una volta per sempre.
Ritiro la testa fra le spalle e sbircio i miei compagni immobili, dagli angoli degli occhi. Il Vecchio si
mordicchia il labbro inferiore. Anche in poppa e in prua devono aver sentito quel rumore, il vocio cessato di
colpo.
Under the gun! Guardo diritto nel foro della canna puntata, Quando il dito premer il grilletto?
Nessuno si muove, nessuno batte ciglio. Statue di sale.
Vicciviccivicciviccivic
Perch quel maledetto cinguettio non decresce? Deve allontanarsi. una sola elica: vicciviccivic, sempre la
stessa, strimpellata sui nervi tesi allo spasimo. La nave lass va molto adagio, altrimenti non sentiremmo anche
il paleggiare. Deve avere un motore a turbina, non si sentono i tonfi dei pistoni.
Ma non pu fermarsi sopra le nostre teste con l'elica che gira! Dopo tanti minuti il rumore dovrebbe farsi pi
debole. Cos questa storia?
Non vedo la faccia del Vecchio. Ma sento la sua voce roca e profonda: Fa i giri donore!.
Ah, ecco: la nave sopra di noi gira in un cerchio sempre pi stretto, descrive il margine dellimbuto, alla cui
punta ci troviamo noi.
Dunque sanno esattamente dove siamo. Ci hanno localizzati con la massima precisione.
Il rumore dellelica invariato, non aumenta n decresce. Accanto a me qualcuno digrigna i denti. Sento
sospiri soffocati, gemiti.
Giri donore! Il Vecchio sa cosa dice: aspettano che saliamo alla superficie. Gli occorrono le prove; rottami,
nafta, brandelli di carne bianca.
Ma perch quei dannati non usano le bombe? Pic pic, gocce dacqua. Nessuno si muove. Ancora il basso
del Vecchio: Giri donore!. Qualcuno piagnucola. Devessere il Verbo.
Lespressione giri donore si gonfia e mi riempie la calotta cranica. Le gare degli stayer a Chemnitz. Quel
bizzarro sgambetto. I corridori chini sui manubri, le ruote anteriori appiccicate ai rulli dietro le rigide schiene
di cuoio nero dei motociclisti e il vincitore, e pedalate lente, la mano alzata nel saluto, la testa infilata in una
enorme corona dalloro dorato: il giro donore! E per finire, il grandioso fuoco dartificio. E il pubblico che si
snoda come un serpente nero fino al capolinea dei tram.
Viccivic
Da poppa i rapporti vengono trasmessi a sussurri. Non li percepisco, sento soltanto il paleggiare dellelica.
Mi pervade tutto il corpo, divento la cassa armonica delluniforme vicciviccivic.
Il Verbo frigna sommessamente. Nessuno guarda gli altri, tutti fissano il pavimento o la parete come se ci
si vedessero delle immagini proiettate. Qualcuno sospira: Ges!, e il Vecchio ride, roco.
Vicciviccivic Non capisco pi niente. La vista mi si annebbia. fumo? Qualcosa sta bruciando? Le mie
orecchie sembrano diventate enormi corni acustici. I miei nervi vibrano col ritmo dellelica. Il sottufficiale di
servizio al mio fianco farfuglia qualcosa. Cerco di afferrare le sue parole e rientro in me. Aguzzo la vista. Ma la
foschia azzurrina non sparisce. proprio fumo!
Mi pare di sentire: Perdita di nafta!. Stiamo perdendo nafta, non pu essere diversamente!
Cerco di reprimere la paura: la forte corrente ci salver, disperdendo la macchia cangiante.
Ma a che serve? Gli inglesi conoscono le correnti, sono di casa qui. Figuriamoci se non hanno calcolato la

deriva! Non sono nati ieri. Chiss quanta nafta sta uscendo dai nostri serbatoi! Ma forse un bene che sia tanta,
magari gli inglesi crederanno di averci fatti fuori.
Vorrei scappare, spezzare la gabbia di tubi e apparecchiature, uscire da questo intrico di valvole e congegni
che ormai sono inutili. Con un residuo di autocritica mi dico: lhai voluta tu, questa esperienza. Eri stufo della
vita comoda, hai voluto lavventura virile, hai voluto sfidare il destino. Ti sei riempito la testa di Binding e tutte
quelle fregnacce: laddove non esiste pi il conforto della madre n lamore della donna, ma soltanto la
grande terribile verit. Eccotela qua, la tua verit!
Finora non conoscevo il vero significato della parola inerme. Avessi almeno un martello da battere
sull'acciaio, una chiave per aprirmi un varco.
Il viccivic non diminuisce. Ma perch non rilevano, perch non usano 1Asdic?
Forse non lhanno? O il nostro sommergibile si trova per caso in un avvallamento, in una posizione
inaccessibile per 1Asdic? Lunica cosa certa che non ci troviamo su un fondale di sabbia. Gli stridii e gli
scricchiolii di prima erano chiaramente prodotti dallacciai che sfregava contro le rocce.
Il comandante tira un sospiro profondo. Incredibile borbotta. In picchiata, al buio! Pensa ancora
allaereo.
Quelli lass sicuramente non hanno lAsdic. Che se ne farebbero del resto? Per conoscere lesatta profondit
del nostro nascondiglio gli basta un qualsiasi scandaglio acustico. Anzi, anche la sola carta nautica.
Quando viene la bomba? Perch questa attesa? Di quanto ancora intendono protrarre il loro gioco del gatto
col topo? Mi si contrae lo stomaco. Trattengo il respiro finch posso. La vena giugulare pulsa freneticamente.
Devo espirare, se no soffoco.
Non hanno neppure bisogno dei tubi per sganciare le bombe. Le possono tranquillamente rotolare oltre
bordo, come fusti di catrame.
Da poppa giungono nuovi rapporti, bisbigliati. Il Vecchio sembra non ascoltarli nemmeno.
bomba di superfcie col detonatore a contatto a un millimetro dallo scafo allaltezza del pezzo
dartiglieria inaudito, con quel buio! rimugina.
Che idea, mandarci attraverso questo stretto! Non poteva andare bene, chiunque lavrebbe capito. E il
Vecchio lo sapeva! Lo sapeva sin dallinizio, da quando abbiamo ricevuto lordine di portarci nel
Mediterraneo. Sapeva che quel radiomessaggio era n pi n meno di una condanna a morte. Ecco perch
voleva sbarcare me e il direttore di macchina a Vigo. Non vedeva alcuna reale possibilit di violare lo
sbarramento inglese. E invece ha voluto farci credere che fosse una cosa da niente. Che sarebbe bastato un
trucco, come quello di farci trasportare dalla corrente. Gi, ma questo trucco doveva funzionare al primo
tentativo, qui non c prova dappello.
Cosa sta borbottando il comandante? Sono davvero gentili. Ci fanno la guardia donore!
Le poche parole ironiche del Vecchio fanno subito il loro effetto: gli uomini ruotano gli occhi, si rianimano.
Chini, in punta di piedi, due del gruppetto raccoltosi nella camera di manovra ritornano in poppa.
Guardo allibito il Vecchio: le mani sprofondate nelle tasche del giubbotto di pelo, il piede destro su un piolo
della scaletta. Anche nella debole luce delle lampade tascabili tutti possono vedere che non ha abbandonato il
suo atteggiamento noncurante. Adesso ci gratifica addirittura di una condiscendente stretta nelle spalle.
Da qualche parte sbatacchiano utensili. Silenzio! ringhia il comandante. La sentina gorgoglia,
probabilmente gi da qualche tempo, ma lo noto solo ora. Accidenti, come mai fa questo rumore, se siamo
fermi? Maledizione, sembra che lacqua sotto i nostri piedi salga!
Il Vecchio continua la sua commedia delleroe senza macchia n paura: Si danno da fare per noi! Che altro
potremmo desiderare?.
Il viccivic diminuisce, sembra che la nave si allontani. Il comandante ascolta attentamente, girando la testa
nella direzione del rumore.
Sto per trarre un sospiro di sollievo, e ecco di nuovo il cinguettio, forte come prima.
Il Vecchio bisbiglia con il sottufficiale di rotta: Da quanto tempo fanno questo carosello?.
Da dieci minuti, signor comandante! risponde Kriechbaum senza muoversi, girando un poco la testa.
Allegria! fa il comandante.
Non vedo pi lallievo direttore di macchina. Sar a poppa. Ci devessere il finimondo. Ma anche da prua
giunto un rapporto funesto dopo laltro. una fortuna avere due ingegneri a bordo. Quando mai capitano due
ingegneri su una sola nave? Siamo davvero fortunati. Affondiamo e il Buon Dio ci butta una palata di sassi
sotto la chiglia. E abbiamo pure due ingegneri.
Il Vecchio fa una smorfia. Dov lallievo direttore di macchina?.
Nella camera dei motori elettrici, signor comandante.
Deve subito controllare gli accumulatori!
Sembra che ci siano guasti dappertutto. Sento di nuovo quel fischio stridulo. Giurerei che proviene dalla sala
macchine. Linfiltrazione! Lappoppamento! Siamo finiti con la prua contro il fondo roccioso, ma adesso
siamo fortemente appoppati: quindi lacqua sale in poppa. Perch non compensano a prua? Normalmente, a

questo punto si svuota la sentina con le pompe, ma la pompa principale non funziona pi, eppoi non detto che
ce la farebbe, contro la fortissima pressione esterna. Duecentottanta metri: nessun sommergibile mai sceso di
tanto!
Che cosa sta succedendo nellalloggio sottufficiali? Perch c tanta gente? Accidenti a questa luce fioca che
mimpedisce di vedere bene.
Il Vecchio si appoggiato con la schiena al pozzetto del periscopio celeste. Vedo di lui soltanto la coscia
destra e la mano che stringe il ginocchio, come se gli facesse male.
Ora domanda ad alta voce al direttore di macchina: Quanta acqua entrata? Quali sono i cassoni
danneggiati? Ce la faremo a svuotare la sentina?.
E non gli d il tempo di rispondere. Che ha la pompa principale? Si pu riparare il guasto? Le casse
d'immersione intatte basteranno per risalire?
Il Vecchio muove le spalle come avesse i muscoli indolenziti. Poi fa due, tre passi, tanto per muoversi.
Anche il sottufficiale di servizio si rianima.
La pompa principale se non funziona pi, ci resta pur sempre l'aria compressa che serve anche a espellere
lacqua penetrata nei cassoni. Ma ce n rimasta abbastanza, dopo i vari e vani tentativi di arrestare la nostra
caduta? E chi ci dice che le bombole siano ancora stagne? Senza pompe e senza l'aria compressa siamo
spacciati. E se le casse dimmersione hanno delle falle, o le valvole perdono, e la preziosa aria ne esce, non
appena apriamo le bombole?
La puzza quaggi infernale. il gas degli accumulatori: evidentemente qualche elemento si rotto. Sono
molto delicati, figurarsi se hanno retto alla deflagrazione e allo schianto sulle rocce. Gli accumulatori sono la
nostra forza motrice. Se non funzionano
Spicciarsi! ordina il direttore di macchina, e il capo equipaggio ruggisce: Muoversi, muoversi!. Intanto
si susseguono i rapporti bisbigliati, la maggior parte provenienti da poppa. Li sento, senza pi afferrarne il
senso. Sento respiri affannati, cani con la lingua fuori. E sopra tutto il cinguettio dellelica. Vogliono snidarci
col rumore? Impossibile resistere. Vorrei tapparmi le orecchie con le dita, ma allora non sentirei pi cosa
succede attorno a me. Si vede poco pi di niente, con questa tetra luce da catacomba.
Gli uomini attraversano la camera di manovra con passi da funamboli. Mi schiaccio contro il cavo del
periscopio aereo. Lidea di non potermi rendere utile mi turba molto.
Vicino a me, anche il secondo ufficiale di guardia cerca di essere meno ingombrante possibile. Nella
situazione attuale, i marinai non servono. Su una normale nave in secca avrebbero chiss quanto da fare, ma la
nostra una nave affondata e sulle navi affondate non c pi alcun lavoro per i marinai.
Il respiro affannoso vicino a me quello del sottufficiale di servizio. Willi il sordo. La sordit sarebbe
adesso addirittura una benedizione. Non vedere, non udire, non sentire gli odori! Sprofondare nella terra. Terra
un corno, qui non c che acciaio. Presi insieme: appesi insieme! La preziosa nafta! E chi se ne frega, lo sa il
cielo se ne avremo ancora bisogno. Non serve illudersi: siamo in trappola. Questa volta non ce la svigneremo.
Qui siamo e qui restiamo. Le lamiere che ci proteggono hanno resistito, ma le macchine no! Siamo fregati.
Senza le macchine siamo proprio fregati. Bisogna avere il coraggio di guardare in faccia la realt, chiamare le
cose con il loro nome! Senza spinta di galleggiamento resteremo qui fino al giorno del Giudizio. Resurrezione
da duecentottanta metri sotto il mare: unofferta speciale della marina da guerra.
Strano biascica il comandante, rivolto al quadro di comando. Trova strano il fatto che non succeda niente,
che quelli di lass non si diano da fare. Si gira verso di me e dice: arrivato cos, poi una virata e gi. Lho
visto benissimo!.
Non vedo bene i gesti che fa con le mani. Sembra che per lui non esista che quellaereo. Possono essere
state anche due le bombe, non ne sono sicuro.
Laria azzurrognola tanto densa che si pu tagliare con il coltello. Respirare diventa una faticaccia.
Nellalloggio ufficiali due uomini sollevano il pavimento sopra il primo banco degli accumulatori. Uno regge
una cartina di tornasole nella sinistra e con la destra cala unasta nella buca. La ritira e la fa sgocciolare sulla
cartina. Mi sembrano due chierichetti che servono la messa.
Con voce incrinata il direttore di macchina ordina: Latte di calce, presto! Controllare subito quanti elementi
perdono!.
Dunque lacqua di sentina piena dacido. Si devono essere rotte parecchie guarnizioni degli accumulatori e
al contatto con lacqua di mare lacido solforico ha sviluppato gas di cloro. il gas di cloro che fa quella puzza
insopportabile.
Il Vecchio ha giocato troppo forte. Eccogli il conto. Il Vecchio? Che colpa ne ha lui? Quei cretini a Kernvel,
i signori dello stato maggiore, a loro che dobbiamo dire grazie. Loro ci hanno sulla coscienza.
E subito emerge il mio io autoironico e sogghigna: coscienza? Quale coscienza? Per quelli di Kernvel
siamo soltanto un numero. Un numero che si cancella con un trattino e basta. Il cantiere costruisce un nuovo
sommergibile: uomini dequipaggio ne trovano finch vogliono.
Dietro il velo di nebbia vedo il direttore di macchina: la sua camicia da strizzare. Lha aperta fino

allombelico. I capelli gli cadono sugli occhi. Sulla guancia sinistra ha un lungo graffio.
Lallievo direttore di macchina arriva da poppa. Dalle sue parole sussurrate capisco che lacqua nella camera
dei motori elettrici continua a salire. Il resto mi arriva frammentario: La sala macchine fa acqua molta la
valvola di allagamento del tubo lanciasiluri di poppa non tiene i condotti dellacqua per il
raffreddamento basamento dei motori elettrici spaccato un tubo dellaeratore.
Lallievo direttore di macchina deve fare una pausa per prendere fiato.
Strascichio di stivali sulle lastre del pavimento.
Silenzio! ringhia subito il Vecchio. Ma s, porca miseria quella nave gira sempre sulla nostra testa.
Alcune infiltrazioni sembrano un mistero. Lallievo direttore non sa spiegarsi da dove sia entrata lacqua.
Anche nella sentina centrale lacqua sale ancora. Si sente benissimo il gorgoglio.
Il Vecchio chiede: E la perdita di nafta? Quale serbatoio stato colpito?.
Il direttore savvia in direzione della poppa. Dopo pochi minuti ritorna e riferisce ansimando: Dal tubo
degli sfiatatoi uscito dapprima un filo di nafta, ma poi venuta solo acqua!.
Strano fa il Vecchio.
A quanto pare si tratta di un fenomeno anomalo. Il tubo degli sfiatatoi, cos mi informano, si trova vicino alla
nafta. Se il serbatoio perdesse, lacqua sarebbe schizzata con molta pi forza da quel tubo. Il comandante e il
direttore di macchina non riescono a spiegarsi questo fenomeno: il serbatoio era ancora pieno a met, come mai
allora quello schizzo debole?
strano davvero ammette ancora il direttore. Prima la nafta, poi lacqua
Dove si trovano le flange esterne del serbatoio? E gli sfiatatoi e i bocchettoni di riempimento? domanda il
Vecchio. Sperando probabilmente che si sia rotto soltanto il condotto daria senza che si sia creata una perdita
nel serbatoio vero e proprio.
Bagnato fradicio il sottufficiale di servizio nella camera di manovra arriva per riferire che si era spaccata una
valvola di una conduttura. riuscito a ripararla. Ecco la ragione di tutta quellacqua nella sentina centrale.
Allimprovviso mi accorgo che il cinguettio dellelica cessato. Una finta? Hanno spento le macchine?
Possiamo finalmente respirare o stanno escogitando qualche trucchetto per snidarci?
Che macello! Era la voce di Dorian. Cerco di udire meglio: no, niente pi il viccivic dellelica in
superficie.
Staccano mormora il Vecchio. E poi: Eppure non ci hanno visti. Non ci possono aver visti!.
Non pensa pi ai giri donore. Il rumore cessato, il problema risolto. I suoi pensieri sono interamente
rivolti allaereo.
impossibile! Assolutamente impossibile con quel buio e il cielo nuvoloso. arrivato troppo
improvvisamente. Puntava diritto su di noi. Con voce pi bassa aggiunge qualcosa come: non
possiamo radiomessaggio maledizione importantissimo!. Capisco cosa vuol dire: vorrebbe informare
gli altri della nuova invenzione degli inglesi. Da tempo correva voce a proposito di un loro nuovo rilevatore
elettronico tanto piccolo da trovare posto nella carlinga di un aereo. Abbiamo avuto la conferma che le voci
erano fondate. Gli abbiamo fatto da cavia. Se adesso riescono a rilevarci dagli aerei, se neanche di notte siamo
pi al sicuro, buonanotte al secchio!
Il Vecchio vorrebbe mettere in guardia gli altri! Ma fornire informazioni del genere non spetta a noi.
Nella camera di manovra c ormai una tale calca che preferisco riparare nellalloggio ufficiali. Ma non c
spazio neanche qui: il tavolo, il divano, le cuccette sono coperti di piani e schemi.
Non possibile che le ordinate abbiano resistito a quello spaventoso urto contro il fondo, se non le aveva gi
spaccate lesplosione. Il rivestimento dacciaio elastico fino a un certo punto, ma le ordinate a cerchio
completo non hanno alcun gioco.
Il direttore alle prese con uno schema delle connessioni. Ritraccia rapidamente delle linee con una matita
spuntata muovendo le labbra. Con mani malferme apre una graffetta per usarla al posto della matita. Gratta dei
segni nel linoleum del tavolo, come se ormai non facesse pi alcuna differenza se viene danneggiato il mobilio
finora curato tanto scrupolosamente.
Accanto al direttore, il primo ufficiale di guardia lustra il suo binocolo. Completamente suonato, penso.
Anche lui dovrebbe aver capito che per il momento la vita degli allegri marinai ce la sogniamo. Che cavolo
vuole vedere! E com conciato! La sua faccia sempre tanto liscia adesso solcata da due profonde rughe che
partono dalle narici e formano una specie di parentesi attorno alla bocca. Il suo mento coperto di stoppie
bionde. Non pi il nostro primo ufficiale tutto azzimato.
Un ronzio attorno alla lampada. La nostra mosca! sopravvissuta pure a questa avventura. Quella capace
di vivere pi a lungo di tutti noi.
Che ore sono? Il mio orologio non c pi: brutto segno! Sbircio lorologio del direttore: le ventiquattro e
qualche minuto. Mezzanotte appena passata.
entrato il comandante. Guarda il direttore con aria interrogativa. Della risposta di questultimo capisco
solo: impossibile coi mezzi di bordo.

Con quali mezzi allora? Ci faremo mandare gli operai dal cantiere? O vogliamo chiamare i tecnici che hanno
progettato il sommergibile?
Davanti al tavolo e nel passaggio il pavimento stato sollevato. Lavorano in due attorno al primo banco di
accumulatori. Dalla camera di manovra vengono passati cavi e utensili.
Porca miseria! dalla buca sale una voce, come da un profondo abisso. Proprio una bella merda!
Ed ecco che dalla buca esce la testa di Pilgrim. Lacrimando e tossendo dice: Ventiquattro elementi si sono
svuotati!.
Ventiquattro su quanti? Sono troppi o una percentuale accettabile?
Il direttore si alza e ordina a Pilgrim e al suo aiutante di mettersi i respiratori. Dalla camera di manovra mi
allungano i due sacchetti marrone che passo agli uomini nella buca.
Mentre i due trafficano con i respiratori, anche il direttore si cala nella buca. Pochi minuti dopo risale
tossendo, prende uno schema degli accumulatori dall'armadietto, lo spiega sopra gli altri disegni e si mette a
studiarlo. Cancella alcuni elementi sul disegno, ventiquattro in tutto.
I morsetti di connessione non bastano in nessun caso dice senza alzare la testa dai disegni. Gli elementi
guasti non possono essere semplicemente smontati e buttati via. Perci il direttore vorrebbe connettere quei
pochi ancora sani con dei morsetti a ponte per farli funzionare a blocco unico.
Sembra difficilissimo trovare il sistema pi razionale per connettere gli elementi sani: il direttore gronda di
sudore. Fa dei segni sulla carta, li cancella. Ogni secondo tira su con il naso.
Il gigol arriva con un secchio di latte di calce. Serve a neutralizzare lacido solforico colato dagli
accumulatori per evitare il formarsi del gas di cloro. Apre il portello del cesso dove si trova la bocca di
riempimento del tubo che porta il latte di calce alla sentina sotto gli accumulatori.
Presto, presto! lo esorta il direttore. Si alza lentamente e con lo schema in mano si china sulla buca sopra il
primo banco di accumulatori dando istruzioni a bassa voce. Non sento le risposte di Pilgrim, come se il
direttore parlasse da solo. Ma poi esce dalla buca un gemito strano e un cigolio soffocato.
Il comandante chiede ad alta voce pane bianco e burro. Questo il colmo: pane e burro, adesso! Giurerei che
non ha affatto fame. Pane e burro, per dire: guardate, non c ragione di preoccuparsi. Quando sei nella merda
fino al collo, non ti viene mica voglia di mangiare.
Compiendo torsioni da acrobata arriva infatti il cameriere di bordo con una doppia fetta di pane imburrato e
un coltello. Come ha fatto a trovare il pane in mezzo a tutto questo casino?
Ne vuole met? mi domanda il comandante.
No, grazie.
Il Vecchio riesce perfino a produrre qualcosa di simile a un sorriso. Si appoggia comodamente e mi offre un
saggio del suo metodo masticatorio, muovendo la mascella inferiore a mo di ruminante. Due uomini che
arrancano lungo la buca lo vedono masticare a quattro ganasce. La voce si sparger, ed appunto ci che il
Vecchio desidera.
Dal basso sbuca il piccolo Zrner e si toglie lo stringinaso. Ha il torso lucido di sudore. La vista del Vecchio
che mangia lo lascia a bocca aperta.
Il capo motorista Franz arriva con una lampada a pila. Credo che cerchi il direttore di macchina. Le sue
braccia sono nere di lubrificante fin sopra i gomiti. Non riesco a sentire cosa dice al direttore, sia perch parla
ansando, sia perch Pilgrim continua a gridare informazioni dal fondo della buca. Capisco soltanto che a poppa
lacqua continua a salire. Il direttore segue Franz nella camera di manovra, ma dopo pochi minuti gi di
ritorno e ridiscende nella buca.
Il Vecchio allontana il pane e il coltello: fine dello spettacolo.
Dal basso ci giunge la voce innervosita del direttore: Porcogiuda, cosa succede? Zrner, perch non c pi
la luce?.
Qualcuno grugnisce: Merda!.
Sembra che nella buca non abbiano abbastanza mani. In un angolo vedo una lampada a pila. Provo se
carica: s, funziona. Appoggiandomi sulle braccia dietro la schiena, la lampada infilata nella cintura, mi calo
anchio nella buca. Il direttore impreca: Insomma, arriva o non arriva questa luce?. Gli appaio come un
tedoforo, un arcangelo aureolato. Il direttore gradisce il mio intervento e mi dice come devo tenere la lampada.
Lo scongiuro mentalmente: continua! Non ti innervosire, fa il, lavoro bene, senza fretta! C la nostra vita in
gioco!
Mi pare di vedere il nostro gruppetto da una certa distanza, come un quadro visto mille volte: unti, sudati,
protagonisti di un film eroico.
Ora richiesta anche la mia mano libera: stringa qui! S, ci sono! Piano, senza far scivolare la chiave.
Se ci fosse almeno pi spazio! Cunicolo di miniera. Non abbiamo martelli pneumatici ma chiavi, pinze e
morsetti. Laria irrespirabile. Purch il direttore resista! Stringe fra i denti una chiave, come un pellerossa sul
sentiero di guerra stringe il coltello. Striscia avanti di altri tre metri, e io dietro, sbucciandomi entrambe le
ginocchia.

Non avrei mai immaginato che gli accumulatori sotto le lastre che calpestiamo tutti i giorni fossero cos
grandi. Sembrano gigantografie di batterie dauto. Ma quanto sono ancora utilizzabili? Una calza che consiste
pi di buchi che di maglia non pi una calza e la si butta. Anche la nostra batteria poco pi di un rottame.
Hanno ridotto tutto il sommergibile un rottame, quei cani!
Aria! Per carit, dateci aria! La morsa dacciaio attorno al petto mi soffoca.
Un volto si sporge sopra lorlo della buca. Vorrei toccarlo.
Non vedo a chi appartiene perch mi guarda girato di centottanta gradi. Chiss perch cos difficile
riconoscere le facce capovolte.
Il direttore mi fa un cenno: dobbiamo uscire di qui. Dallalto ci tendono le mani per tirarci fuori. I miei
polmoni inspirano aria voracemente.
Bella fregatura, eh? domanda qualcuno. Mi manca laria perfino per dire s. Meno male che fra disegni e
schemi sul divano del direttore rimasto un angolino libero. Mi dicono che sono le due. Appena le due?
Il direttore comunica al Vecchio che non c abbastanza cavo per collegare gli elementi buoni. I morsetti non
sono bastati nemmeno per la met degli accumulatori.
Tutta un tratto il problema principale non sembra lemersione ma la necessit di trovare del cavo elettrico. Il
direttore ha fatto passare la voce: Serve del filo di ferro. Anche il secondo ufficiale partecipa alla ricerca.
Bellissimi lucidi siluri nei tubi, sotto lalloggio sottufficiali e sottocoperta, ciascuno da venticinquemila
marchi, ma neanche un pezzetto di filo di ferro. Ce ne basterebbe da cinque marchi. Anche la granate non
mancano, ma il filo di ferro s. Che ridere: abbiamo tante di quelle munizioni per un cannone che non c pi,
giace ancora pi in basso di noi, nel punto dove ci troveremmo adesso anche noi se il Vecchio non avesse fatto
quellaccostata verso sud. Dieci granate da 88 per dieci metri di filo di ferro: un ottimo affare.
Il capo equipaggio corso nel locale di prora. Chiss dove crede di trovare il filo di ferro. E se non hanno
successo n lui n il secondo ufficiale e neppure il sottufficiale di rotta e il sottufficiale di servizio, cosa
faremo?
Qualcuno propone di disfare dei cavi elettrici per annodarne i fili. Non mi sembra unidea geniale: il filo
dovr pur avere un certo diametro. E se si intrecciassero pi fili? Resta da vedere quanto tempo richieda questo
lavoro da certosini.
Il sommergibile si sensibilmente appoppato ancora. Pare che il tubo lanciasiluri di poppa sia ormai allagato
per due terzi. Se si allaga anche il locale motori elettrici, il filo di ferro, semmai lo trovassimo, non servirebbe
pi a nulla.
Oggi, che giorno ? Non c pi il calendario. scomparso, come il mio orologio.
Non resisto pi nellalloggio ufficiali. Scavalcando le lastre sollevate ritorno nella camera di manovra. Le
ossa mi fanno male dalle contorsioni. Fra le scapole sento delle fitte lancinanti. Ho male anche alla schiena e
allosso sacro.
Il barografo caduto a terra vicino al pozzetto del periscopio. Due dei suoi vetri si sono frantumati. Lago
scrivente piegato a U come una forcina per capelli. La curva a zigzag finisce con una tremolante linea in gi
che termina in una grossa macchia. Sono tentato di staccare la carta dal cilindro per conservarla come ricordo.
Se usciamo di qui, lincornicerei e l'appenderei al muro. Un documento grafico vi segnata la nostra sorte:
la caduta sul fondo del mare.
Il direttore ha elaborato un sistema preferenziale per le riparazioni dei danni; innanzi tutto le cose pi
importanti: arginare i disastri dagli effetti pi deleteri. Soffocare il fuoco calpestandolo prima che il vento lo
ravvivi. Qui a bordo ogni complesso indispensabile, non esistono installazioni superflue, ma ora,
nellemergenza, si stabilisce automaticamente una certa gerarchia: lassolutamente vitale prima di quello che
pu essere pi o meno indispensabile.
Pilgrim passa informandoci che va a cercare del filo di ferro a prua.
Bravo! fa il Vecchio. Occorre del filo di ferro? Ma certo, lo si trover, dovessimo anche tirarcelo fuori dal
culo!
Il capo equipaggio si affaccia dal portello del locale di prora. Con lespressione di un bambino davanti
allalbero di Natale. Nelle mani unte tiene qualche metro di vecchio grosso filo di ferro, pescato chiss dove.
Visto! dice il Vecchio. meglio di niente!
Il capo equipaggio guada lacqua che inonda il pavimento nella parte posteriore della camera di manovra ed
entra nellalloggio sottufficiali sotto il quale si trova il secondo banco di accumulatori.
Magnifico! dice il direttore.
Il capo equipaggio torna comportandosi come se avesse scoperto lAmerica. Lanima semplice non si rende
conto che quei pochi metri di filo di ferro non risolvono la nostra situazione.
Cercare ancora! gli ordina il Vecchio. Poi resta muto per almeno dieci minuti, visto che ormai manca il
pubblico per la sua recita.
Speriamo che non arrivino a rastrellarci con i cavi! dice infine.
Cavi rilevatori? Mi vengono in. mente i pescatori bretoni che raccolgono le cozze passando

sistematicamente lerpice sopra il fondo sabbioso del mare per strappare anche quelle che si sono insabbiate.
Ma noi non ci troviamo nella sabbia, ma su un fondo di rocce.
Per in questo caso i cavi rilevatori se lidea che ho io esatta non sono il mezzo adatto per snidarci.
Riappare il direttore. Come va? gli domanda il comandante.
Cos cos. Abbiamo quasi finito. Restano da sistemare ancora tre elementi, comandante.
E a poppa? domanda ansioso il comandante.
Ci arrangiamo! Ossia, un disastro.
Mi affloscio sul divano dellalloggio ufficiali. Provo a immaginarmi la situazione a occhi chiusi: mentre
colavamo a picco il Vecchio ha fatto immettere aria nei cassoni a pi non posso. Per inutilmente, avevamo
ormai imbarcato troppa acqua, continuavamo ad affondare nonostante laria nei cassoni. Che ne sono tuttora
pieni. Che ci potrebbero riportare alla superficie se riuscissimo a ridurre il peso del sommergibile. Ci troviamo
come nella navicella di un aerostato gonfio ma trattenuto a terra da un eccesso di zavorra. Occorre diminuire la
zavorra perch laerostato si sollevi. Fin qui tutto chiaro. Per questa tesi quadra soltanto se gli sfiatatoi dei
nostri cassoni sono rimasti stagni. Ma se perdono, laria ormai bella e uscita dai cassoni e non servirebbe
neanche pomparci dentro tutta la nostra scorta di aria compressa.
Daccordo, oltre a quello statico c ancora il metodo dinamico per far salire il sommergibile. Con la forza
delle macchine e di entrambi i timoni di profondit lo si pu far risalire tale quale si fa decollare un aereo. Ma
nel caso nostro questo metodo escluso; il sommergibile troppo pesante. Poi non detto che gli accumulatori
riescano a muovere le eliche seppure soltanto per pochi minuti. Il direttore di macchina avr unidea di quanto
potranno rendere al massimo quei pochi elementi intatti?
Probabilmente non ci resta che il sistema dellaerostato! Quindi il sommergibile deve essere svuotato a ogni
costo dellacqua che vi penetrata. E poi, su e fuori, a nuoto.
I rullini delle pellicole me li posso attaccare al collo, ho un sacchetto impermeabile. Quelli dellincontro nella
tempesta ci stanno tutti. Ci tengo in modo particolare, nessuno ha mai fatto foto simili.
Se almeno non ci fosse quella dannata corrente dello stretto!
Il Vecchio si morde il labbro inferiore. Adesso tutto dipende dal direttore. Se ce la fa a resistere! Non si
riposato un attimo.
Da prora arriva un ruggito come di uno scarico di vapore che mi fa trasalire. Cos? Adesso suona come un
getto duro che colpisce una lastra di metallo. Il passaggio a poppa ancora ostruito?
Vorrei tanto sapere cosa pensa il Vecchio. Cosa sta tramando? Vuole tentare di risalire e portarci ancora pi
sotto la costa africana per appoggiare il sommergibile su una secca? Deve avere proprio questa intenzione,
visto che vuole assolutamente risalire prima che faccia giorno. Se volesse semplicemente riportarci in
superficie per scaricarci nel mare, che gli frega se riescono a riparare i danni a poppa prima del tramonto? E
invece sembra lunica cosa che linteressi.
A nuoto nel buio: il rischio sarebbe troppo grosso. La corrente ci sparpaglierebbe in un attimo. E chi dice che
gli inglesi ci troveranno? I nostri salvagente non hanno lampadine. Non siamo preparati per un caso del genere.
Il Vecchio non apre bocca. N ha senso che glielo domandi io. Qualsiasi discorso inutile se prima non
riusciamo a staccare il sommergibile dal fondo.
In questo momento il Vecchio appare nellalloggio ufficiali. A quello daranno adesso una bella medaglia
borbotta. La croce della regina Vittoria o che so io!
Lo guardo allibito.
Francamente, se l meritata. Ha fatto un magnifico lavoro. Non colpa sua se invece di scomparire negli
abissi dello stretto siamo ancora qui vivi e vegeti.
Mi pare di vedere la scena: la baracca della base di Gibilterra. Un gruppetto di aviatori con le loro tute di
volo, bicchieri di spumante in mano, festeggiano l'affondamento del sommergibile, avvenuto senza ombra di
dubbio e confermato anche dalla marina.
Ha una paura blu! sussurra il comandante indicando con la testa il marinaio nuovo del quale vedo solo la
schiena. La sua disinvoltura ha su di me leffetto di un gesto taumaturgico.
Dal corridoio il sottufficiale di rotta comunica che si spaccato lobiettivo del periscopio. Lo dice come se
parlasse di un paio di scarpe da portare dal calzolaio. Aggiunge: Anche il periscopio celeste rotto.
Il Vecchio dice soltanto: Ah s?, con un tono stanco e rassegnato. Un guasto in pi o in meno non fa pi
nessuna differenza ormai.
Il macello peggiore devessere a poppa. Mi domando come mai la bomba ha avuto un effetto talmente
disastroso proprio l.
I danni nella camera di manovra e al primo banco degli accumulatori si spiegano, ma come mai tanta
distruzione a poppa? Non saranno state per caso due bombe? A me erano sembrate due le detonazioni. Ma non
lo posso domandare al Vecchio.
Il direttore viene per riferirgli che quasi tutte le valvole esterne hanno fatto acqua e che lintero impianto
elettrico saltato, quindi anche il sistema di lancio. E probabilmente anche i supporti di banco dei motori sono

lesionati. Il che significa che si surriscalderanno non appena si metteranno in moto gli alberi.
Il rapporto del direttore un inventario completo e particolareggiato dei danni. fuori uso non solo la pompa
principale, non vanno pi neppure tutte le altre pompe, compresa quella dell'acqua per il raffreddamento. La
cassa di compensazione anteriore perde. I bulloni di fissaggio del basamento del diesel di sinistra hanno retto
per puro miracolo, ma quelli della macchina di dritta si sono tranciati. I compressori sono stati strappati dai loro
supporti. Il timone di profondit anteriore s inceppato, probabilmente fra le rocce del fondo. Le bussole
quella magnetica, il giroscopio e tutte le ripetitrici sono partite. Lindicatore di velocit e gli scandagli sono
usciti dai loro sostegni e sono probabilmente inservibili. Il radiotelegrafo stato seriamente danneggiato.
Perfino il telegrafo di macchina s spaccato.
Babele non ancora persa mormora il Vecchio. Il direttore sbatte le palpebre come se non vedesse bene il
Vecchio. Com esattamente quel detto? Mi scervello ma non mi viene in mente Babele persa? No, non era
Babele.
Allimprovviso sento un rumore nuovo. Viene da fuori un sibilo acuto intercalato da un paleggiare ritmico.
Rieccoli! Il Vecchio ha sentito il rumore contemporaneamente a me. Ascolta con la bocca socchiusa e la fronte
corrugata. Il sibilo aumenta. Turbine! Scommetto che fra poco sentiremo anche lAsdic. Tutti sono come
impietriti, chi accovacciato, chi in piedi, chi sulle ginocchia. Riconosco a malapena le masse scure attorno a
me. Quella a sinistra, accanto al periscopio, devessere il sottufficiale di rotta. Lo riconosco dalla spalla sinistra
come al solito tirata un po pi su della destra. La schiena ingobbita davanti al comando dei timoni del
direttore. Quello alla sua sinistra deve essere il secondo ufficiale. Laltro ai piedi del periscopio il
sottufficiale di servizio alla camera di manovra.
Di nuovo la stretta attorno al petto, il conato di vomito. Ingoiare, respirare come se annegassi. Il mio polso
batte come un gigantesco metronomo, mi pare che tutti lo debbano sentire. Le mie orecchie si sono trasformate
in aerofoni ipersensibili che captano i minimi rumori, anche quelli che prima non percepivo: il rumore secco
delle giacche di pelle, per esempio, e quel lievissimo pigolio simile al fischio di un topino, che provoca il
contatto delle suole degli stivali con lacciaio del pavimento. Il rumore delle macchine della nave sopra di noi
fin troppo grossolano per il mio udito ultraffinato.
Cosa succede? Il sibilo dellelica diminuisce? Non sar unillusione acustica?
I polmoni mi fanno male. Mi arrischio a gonfiare appena appena il torace. Inalo aria a piccole boccate
frettolose che quasi si accavallano, tanto il mio bisogno di immagazzinarla. Il metronomo batte fortissimo.
Non ci sono pi dubbi: i rumori sopra di noi decrescono. Se ne vanno commenta il Vecchio. Mi affloscio
espellendo laria accumulata come un pallone bucato, poi prendo una lunga rumorosa sorsata di tanfo e di gas.
Era un caccia dice il Vecchio con la massima calma. Ce n a volont, qui. Devono aver radunato tutti i
mezzi possibili e immaginabili.
Penso che con questo voglia dire che il caccia ci passato sopra per puro caso. Mi sento sollevato da un peso
enorme.
Ma adesso i miei nervi acustici vengono tormentati di nuovo, questa volta dallo sfregare metallico di utensili.
Pare che a poppa si siano gi rimessi al lavoro. Solo ora mi accorgo che una volta ancora nella camera di
manovra c pi gente di quanta debba in effetti esserci. Questa istintiva spinta ad ammassarsi sotto la torretta,
quando tutti dovrebbero aver capito che a questa profondit nessun posto pi sicuro degli altri. Marinai e
motoristi sono finalmente nella stessa barca, senza pi privilegi n differenze di classe. Nella nostra situazione
neanche i respiratori valgono pi un fico, tranne che per quella mezz'ora di respiro in pi che ci concederebbero
le bombolette di ossigeno se ci venisse a mancare laria.
Lidea che magari gli inglesi ci considerano ormai morti e hanno comunicato gi qualche ora fa il nostro
affondamento allAmmiragliato mi suscita una sensazione fra lo scherno e il terrore; not yet, porci maledetti!
Con mezzo orecchio sento Dorian dire: Il direttore non ce la far pi per molto. Lo prenderei a sberle. Che
gli salta in testa, a provocare il destino proprio adesso! Quel dormi in piedi dellallievo direttore di macchina
non ha neanche lontanamente la stoffa del direttore. Figuriamoci cosa sarebbe successo se il direttore non fosse
stato a bordo oggi. Se fosse sbarcato a Vigo, come previsto Ma che timporta, pezzo di cretino, mi riprendo:
se non ci fosse pi lui, nemmeno tu ci saresti pi, dal momento che ve ne dovevate andare insieme. Gi, ma in
quel caso sarebbero doppiamente fregati quaggi: finch sono a bordo io il sommergibile si salva. Le linee
della mia mano dicono che vivr a lungo, quindi ci salveremo per forza. Per nessuno sappia che sono protetto
dalla sorte, per scaramanzia. Siamo duri a morire, noi! Seppure con fatica, per ora respiriamo.
Sulla mia lingua si formata una spessa patina. La sento in bocca come un disgustoso lembo di carne
putrida.
Se potessimo almeno trasmettere un radiomessaggio! Ma anche col radiotelegrafo ancora funzionante, da
questa profondit impossibile trasmettere. Cos a casa nessuno sapr in che modo siamo periti. Caduto in
battaglia, la stereotipata lettera che il comandante della flottiglia manda ai congiunti. La vera causa della
nostra morte rester un segreto, a meno che lAmmiragliato britannico non diffonda attraverso radio Calais che
parla tedesco, le circostanze della nostra fine.

Infatti gli inglesi sono molto precisi nei loro comunicati: forniscono il nome, la data di nascita, la misura del
berretto del comandante, perch i nostri non abbiano dubbi. Il nostro stato maggiore invece si gingilla con gli
annunci delle perdite, specie per quanto riguarda i volontari di Dnitz. Daltronde potremmo avere le nostre
buone ragioni per non mandare radiomessaggi. Scommetto che fra non molto saremo invitati ripetutamente a
comunicare la nostra posizione. Le solite formalit.
Visto per come stanno le cose, i signori dello stato maggiore intuiranno presto che il nostro tentativo di
sfondamento non riuscito. Le possibilit di farcela erano limitatissime. Gli ufficiali di Kernvel lo sapevano
certamente. Quel pazzo fanatico dovr presto affrontare la dura realt di un altro sommergibile perso:
affondato davanti a Gibilterra base navale britannica rocca popolata di scimmie clima mediterraneo
affascinante punto dincontro di due climi cos pressa poco che dice il manuale. Santo cielo, non devo
lasciarmi andare. Fisso le banane che maturano sotto il soffitto davanti al gabbiotto del rilevatore acustico
insieme a un paio di magnifici ananas. Ma questa vista serve soltanto a irritarmi: sotto i nostri piedi gli
accumulatori devastati, sopra le nostre teste il paese della cuccagna.
Il direttore, che stava per rientrare nella camera di manovra si ferma di colpo nel corridoio. Sembra quasi che
il peso di tutti i suoi grattacapi gli blocchi il passo. Ha gli occhi socchiusi, le guance scavate, contratte.
O lo ha fermato cos bruscamente qualche altro rumore a poppa? Adesso si rimette in moto, non pi agile e
felino ma legnoso come una marionetta. Sembra che debba farsi forza per mettere un piede davanti allaltro.
Dopo due, tre passi si rilassa. Riapre larmadietto dei disegni, ne estrae uno e lo srotola sul tavolo. Gli do una
mano fermando gli angoli con dei libri. una sezione longitudinale del sommergibile. Le tubature sono vene
rosse e arterie nere.
Non so cosa stia cercando il direttore. Dove finiscono allesterno i serbatoi di carburante? Vuole scoprire a
ogni costo per quali vie lacqua vi entrata?
Nelle profonde rughe che gli solcano il viso si depositato lunto nero. Quando si strofina la faccia lo sporco
resta nei solchi come linchiostro nelle linee di una incisione.
Ormai il direttore di macchina deve ragionare come un criminalista; risolutezza e slancio non servono pi.
Di quando in quando mormora formule misteriose, disegna simboli cabalistici. Per lunghi minuti pensa in
silenzio.
Arriva il suo allievo, scarmigliato e senza fiato. Si china, accanto al direttore, sui disegni. Le sue labbra sono
esangui. Neanche lui parla. Cinema muto.
Tutto dipende adesso dai calcoli dei due ingegneri. Sono loro ormai i padroni del nostro destino. Non fiato,
non devono essere disturbati. Con una matita il direttore indica un punto del disegno e annuisce. Annuisce
anche lallievo di macchina ed entrambi si raddrizzano.
A quanto pare il direttore ha trovato un modo per svuotare il sommergibile. Come far a superare la
pressione esterna?
Sul tavolo dellalloggio sottufficiali qualcuno ha abbandonato una fetta di pane addentata: morbido bianco
pane del Weser con uno spesso strato di burro e una grossa fetta di salame. Non riesco a staccare gli occhi dal
pane con il semicerchio della morsicatura: che schifo! Il mio stomaco si ribella. Qualcuno stava mangiando
quando ci venuta addosso la bomba. Strano che il pane non sia caduto gi quando siamo affondati.
Il respiro si fa sempre pi affannoso. Perch il direttore non ci concede un po pi di ossigeno? gi
abbastanza frustrante sapere che la nostra vita dipende dalla possibilit di respirare. Basta che io trattenga il
fiato per pochissimi attimi perch senta subito un ticchettio nelle orecchie e mi si stringa la gola. Abbiamo del
buonissimo pane bianco, ogni angolo sottocoperta stipato di viveri, ma ci manca laria. Adesso impariamo a
nostre spese che luomo non pu esistere senza aria. Quando mai ho avvertito come ora lindispensabile
bisogno dellossigeno che mette in moto quei due lembi di tessuto spugnoso dietro le mie costole? Finora il
polmone lho sempre visto soltanto cotto. Quello bollito lo danno volentieri ai cani Polmone con kndel di
pane, era un piatto che vendevano per sessanta pfennig al posto di ristoro della stazione centrale, dove il brodo
con gnocchetti di fegato nelle latte di marmellata lo mettevano, per tenerlo caldo, nelle vasche dei crauti stufati,
con sotto tutta la segatura del pavimento, finch la baracca non venne chiusa dalla polizia sanitaria.
Duecentottanta metri. Quanto pesa la colonna dacqua che ci schiaccia sul fondo? Prima lo sapevo. Avevo
imparato le cifre a memoria. Ma adesso mi si confonde tutto, il mio cervello lavora a stento. La pressione sotto
la calotta cranica mi spappola i pensieri.
Dalla poltiglia grigia delle mie cellule cerebrali si levano bollicine daria che scoppiano una dopo laltra.
Almeno avessi ancora il mio orologio. Ho perso completamente il senso del tempo. Non so da quanto tempo ci
troviamo quaggi. Neanche il senso dello spazio mi funziona pi. Per alcuni minuti non mi ricordo dove sono.
Poi come se fossi distantissimo dagli oggetti che vedo.
I miei occhi lavorano come un binocolo capovolto, mi allontanano il mondo che mi circonda invece di
avvicinarmelo. Nemmeno se stendessi il braccio riuscirei a toccare la faccia del secondo ufficiale a un passo da
me.
Il direttore ritorna. Cerco di racimolare i pensieri e la vista e di focalizzarli sulla sua faccia unta a strisce nere.

Le sue pupille nerissime sono febbricitanti. La sua bocca un foro nero. Nella luce fioca il suo viso sembra
rivolto in dentro: un rilievo in negativo.
Tasto il mio portafortuna (un liscio turchese ovale) nella tasca sinistra dei calzoni. Apro il pugno e accarezzo
la pietra dura coi polpastrelli. La pelle serica e tesa delladdome di Simone. Subito mi pare di sentire il suo
chiacchierio: Questo mio piccolo nombrille come si dice? Ombrellico? Ombrello di panscia? Che
buffo pour moi cest ma bote ordure regarde, regarde!. Scava un grumo di lana dal buchetto del suo
ombelico e tutta ridanciana me lo ficca sotto il naso.
Se Simone mi vedesse qui, a duecentottanta metri sotto il mare. Non in qualche luogo non meglio definito
dellAtlantico, ma con un indirizzo preciso: lo stretto di Gibilterra, un po spostato verso la costa africana. Ecco
qui il nostro cilindro dacciaio col suo carico di cinquanta corpi di carne, ossa, sangue, midollo, polmoni
affaticati, polsi accelerati, palpebre pesanti: cinquanta cervelli, ognuno un intero universo di ricordi.
Cerco di farmi venire in mente le pettinature di Simone. Com che portava ultimamente i capelli? Per
quanto mi sforzi, non me lo ricordo. Provo a mettere a fuoco la sua immagine per vedere i capelli, ma resta
sfocata. Pazienza, prima o poi me la ricorder, basta non voler sforzare la memoria.
Vedo invece chiaramente il suo maglioncino viola. Anche il foulard giallo e la camicetta color malva con il
minuscolo disegno che da vicino era vive la France ripetuto centinaia di volte. Locra dorato della sua pelle!
E adesso rivedo anche i suoi capelli, mi confondevano le ciocche che le cadevano sul viso: erano quasi sempre
in disordine ma lisce, mentre la massa dei capelli di Simone era ondulata, con dei cavaturaccioli sulla nuca,
come li portavano le ragazze verso la met dellOttocento. Simone teneva molto a essere spettinata ad arte.
Per non doveva fregarmi il mio binocolo nuovo, per darlo a suo padre. Probabilmente lui voleva verificare
se i nuovi modelli erano effettivamente migliori. Lo avr incuriosito la nuova sensibilizzazione che rendeva i
nostri binocoli particolarmente efficaci di notte? E Simone? Desiderava soltanto fare bella figura? Monique ha
ricevuto una bara in miniatura, e una anche Genevive e Germaine, solo Simone non lha ancora ricevuta.
Il Vecchio compare con il direttore di macchina. Insieme si chinano su uno schema. Passarla a mano nella
cassa di compensazione colgo a volo. Ah, lacqua che entrata! Passarla a mano nella cassa di
compensazione? una cosa fattibile?
I due comunque assentono.
Poi dalla cassa fuori bordo per mezzo di pompe ausiliarie e con laria compressa
Nella voce del direttore si avverte chiaramente una vibrazione molto tesa. Quando lo vedo cos di profilo,
provo una tremenda sensazione di paura. un miracolo che si regga ancora sulle gambe. Non ne poteva gi pi
prima che scoppiasse la grana. Un uomo con un paio di dozzine di inseguimenti di convogli alle spalle
completamente spompato, comunque. Non per niente gli dovevano dare il cambio. Aveva soltanto
questultima missione!
E ora questo guaio! Il direttore ha sulla fronte grosse gocce di sudore che solo le rughe profonde riescono a
trattenere. Quando volta la testa, la faccia tutta un luccicore.
pasticcio inevitabile niente da fare! La cassa di immersione numero tre
Cosa sta dicendo ora della cassa di immersione numero tre? A quella non pu essere successo niente, si trova
dentro lo scafo a pressione. Come si usa dire: il sommergibile pu stare a galla anche solo con la cassa di
immersione numero tre. Ma con tutta lacqua imbarcata, anche la spinta di quella cassa naturalmente non
basta ci vuol altro. Dunque non esiste altra soluzione: lacqua deve essere eliminata, il pi rapidamente
possibile. Non riesco a immaginare come il direttore pensi di riuscire a pompare lacqua prima dalla camera di
manovra nella cassa di compensazione e di qui poi fuori bordo. Ma il direttore non uno stupido. Non d mai
niente per scontato se non sicuro del fatto suo.
Capisco che il direttore intende affrontare il tentativo di staccare il sommergibile dal fondale soltanto quando
sono state portate a termine tutte le riparazioni. E a quanto pare pu fare un tentativo solo.
Per prima cosa rimetterci in assetto! sento dire dal Vecchio. Giusto, quel maledetto eccesso di peso a
poppa! Ma ormai spostare lacqua con le pompe non pi pensabile. E allora?
Acqua da poppa alla camera di manovra a mano ordina il comandante. A mano? Sento rintronare
dentro di me come una eco o cielo, o manometro! Figli di Dio! Spostare lacqua a mano. Con secchi, per
caso? Passandoli di mano in mano? Fisso il Vecchio e aspetto che si spieghi meglio. Organizzare un gruppo
per lo sgottamento gli sento ancora dire. Ma allora il Vecchio fa sul serio.
Attraverso lalloggio ufficiali e la cambusa si forma una catena come quelle dei pompieri, nella quale mi
inserisco anchio. Il mio posto presso la paratia semisferica. Istruzioni, imprecazioni sussurrate appena, con
voce soffocata. Un recipiente come quelli che il cuciniere adopera per sciacquare le posate mi viene incontro
semipieno attraverso il portello della paratia. Lafferro, lo lascio pendolare come il manubrio di un trapezio;
allestremit del mio lancio c il sottufficiale di servizio che lo prende a volo. Sento come lo rovescia nella
sentina della camera di manovra, allaltezza del periscopio. Il suono secco dellacqua che si rovescia, lo

sciacquio un rumore ripugnante.


Da prua continuano ad arrivare sempre pi rapidi i secchi e i recipienti vuoti che devono essere passati
indietro, verso poppa. In un attimo nasce una spaventosa confusione. Con ordini secchi e sibilanti il direttore
scioglie lingorgo che si formato fra recipienti pieni e recipienti vuoti.
Sto attento che quel liquido sporco non trabocchi. Adesso la faccenda comincia a funzionare. Ho trovato il
ritmo giusto. Se le pompe non ce la fanno, ce la faremo noi cos, con secchi e catini.
La barca fa acqua e la si deve buttare fuori, come sempre si fatto, fin dai tempi delle crociate.
Luomo che mi porge i secchi Zeitler. Ha addosso una camicia sporca e stracciata. Ad ogni secchio mi
guarda con la faccia rabbiosa, incupita dall'ostinazione. Dal fondo della catena viene ripetuto di continuo, un
Attenzione!, Attenzione! come un sussurro, un sibilo, un rauco richiamo. Ora compare un recipiente pi
pesante degli altri, devo afferrarlo con entrambe le mani. Faccio attenzione, ma ciononostante lacqua
trabocca. Mi ammolla completamente i calzoni e le scarpe. Anche la schiena gi bagnata ma di sudore.
Due volte nel passare il secchio al compagno colgo il sorriso incoraggiante del Vecchio. Questo qualcosa,
finalmente.
Di mano in mano,
in lunga catena
facendo a gara,
vola il secchio
alto nell'aria

Ogni tanto il ritmo dei secchi ha un intoppo, perch da qualche parte a poppa si formato un ingorgo. Un
paio di bestemmie soffocate, poi la catena riprende a funzionare.
Il sottufficiale di camera di manovra non ha bisogno di guardare avanti a s. lultimo della catena, quello
che pu rovesciare il carico dacqua sui paglioli. Il pagliolato dellalloggio ufficiali mi bastano poche rapide
occhiate per constatarlo anchesso gi bagnato. Ma sotto i paglioli sistemata la batteria numero due. Non
succeder nulla? Il direttore qui intorno, mi dico. Ci far pure attenzione.
Un altro recipiente che trabocca questa volta direttamente sul ventre. Maledizione!
Un urto cupo, poi le imprecazioni, la catena si arresta di nuovo, a quanto pare questa volta un secchio
volato andando a sbattere contro il portello della paratia della cambusa.
Mi sbaglio? Il sommergibile non si gi sollevato di un paio di gradi?
Ora nella camera di manovra lacqua arriva gi alla caviglia.
Che ore sono? Certo almeno le quattro. Il mio orologio da polso. Peccato! Il cinturino di cuoio era davvero
malridotto. Le porcherie che fanno adesso, roba incollata e non cucita. Ma il meccanismo era di qualit.
Lavevo gi da dieci anni, quellorologio, e mai una riparazione.
Attenzione! ansima Zeitler. Accidenti, bisogna che stia pi attento. Ora non piego pi il braccio ad angolo
retto. Se Zeitler mi porge il secchio nella maniera giusta, risparmio una quantit di energia. Il compito di
Zeitler invece pi duro: lui deve spingere il recipiente passandolo oltre la paratia. Anche per questo ha quella
faccia tanto tesa, ostinata, per ogni passaggio deve usare entrambe le mani. Io invece ce la faccio solo con la
destra. Ormai il movimento diventato cos meccanico che non mi accorgo neppure pi di come afferro il
recipiente, lo lascio pendolare come un trapezio finch luomo dopo di me lo coglie a volo.
Quand lalba? domanda il Vecchio al sottufficiale di rotta. Quello sfoglia le sue tabelle e dice: Inizio
della luce del giorno ore sette e trenta. Allora non ci rimane che pochissimo tempo!
Possono gi essere le quattro passate. Se non ce la facciamo in brevissimo tempo, dobbiamo per prima cosa
rinunciare al tentativo di emersione. E in tal caso dobbiamo aspettare di nuovo fino a sera. Cos quelli l sopra
hanno poi tempo unintera giornata a interessarsi di noi alla luce del sole.
Pausa la voce passa in un sussurro di bocca in bocca: Pausa pausa pausa!.
Se il Vecchio dovesse avere intenzione si avvicinarsi alla costa con i motori elettrici in questo stato _
premesso, naturalmente, che il tentativo di emersione abbia successo necessaria la protezione
delloscurit. Non ci eravamo ancora spinti avanti fino al punto pi stretto. Dal punto dove ci troviamo, dal
nostro giaciglio fino alla costa c ancora un bel pezzo. Quindi, anche se tutto dovesse andar bene, il tempo
che ci rimane ancora pi ridotto. Chiss poi se il poco carburante che abbiamo ancora sar sufficiente. E a che
serve tutto questo affaccendarsi in riparazioni intorno alle due batterie, se i cassoni di compensazione non sono
a posto? Le preoccupazioni del direttore non erano certo campate in aria.
Mio Dio, come sono ridotti gli uomini! Facce verdi, facce gialle. Orbite orlate di un nero verdastro. Occhi
arrossati, iniettati di sangue. Le bocche semiaperte nella fatica di respirare sono dei buchi scuri. In questa luce
che viene da un punto solo tutto si disegna in un duro contrasto di bianco e nero. Frenssen sembra intagliato nel
legno. Solo le labbra carnose sono un segno vivo di colore nel nero della barba che gli copre il mento. Sul viso
le gocce di sudore scintillano come lustrini.

Il direttore ricompare nuovamente e annuncia che i motori elettrici sono salvi. Un peso gi dal cuore: i
motori elettrici non sono rimasti fregati, dunque. Ma il direttore vuole eliminare ancora altra acqua dal locale
siluri di poppa.
Va bene dice il comandante con voce normale. Allora andiamo avanti!
Al primo secchio che Zeitler mi porge, mi accorgo fino a che punto mi dolgono tutti i muscoli. Ce la faccio
appena a riprendere il ritmo giusto.
Soffocamento, i polmoni se ne vanno, a bordo non c pi aria. Ma una cosa sicura: lo scafo riprende
sempre pi il suo assetto normale.
Il comandante viene avanti inciampando e attraverso il portello chiede verso il fondo: Ce la fate?.
Signors, signor comandante!
Potrei lasciarmi cadere cos come sto gi nella broda che copre il pagliolato non mi importerebbe
niente. Conto i secchi. Quando sto per pronunciare fra me cinquanta, dal fondo arriva lordine: Basta
sgottare acqua!.
Dio sia lodato! Devo ancora prendere dalle mani di Zeitler quattro, cinque recipienti colmi, ma quelli vuoti il
sottufficiale di servizio non li rimanda pi indietro, li passa invece oltre.
Adesso per svelti a togliersi di dosso i panni bagnati. Nellalloggio ufficiali c una gran confusione, tutti
vogliono mettersi sulla pelle qualcosa di asciutto. Riesco a pescare il mio maglione, trovo persino i calzoni di
pelle proprio sulla mia cuccetta: fantastico! Panni asciutti! E ora gli stivali. Mi prendo una gomitata di Frenssen
nelle costole, Pilgrim mi cammina sul piede destro, ma alla fine ci sono riuscito: con i pesanti stivaloni di
gomma sguazzo a grandi passi attraverso la camera di manovra, mi porto in avanti baldanzoso come un
monello da strada: nellalloggio ufficiali per la prima volta posso finalmente allungare le gambe.
Qui sento la parola ossigeno. E poi lordine passa di bocca in bocca, per tutto il sommergibile: Applicare
il respiratore con le cartucce di potassa. Tutti gli uomini liberi dal servizio in cuccetta!.
Il secondo ufficiale di guardia mi fissa costernato.
Nuova comunicazione: Fare attenzione a vicenda che nel sonno il boccaglio non sfugga di bocca!.
Non lo abbiamo adoperato da un pezzo borbotta nel locale accanto il capo equipaggio.
Le cartucce di potassa! Allora tutto chiaro! Questo significa che la faccenda durer ancora a lungo.
Significa che non la vedremo neppure questa volta la luce dellalba. Il secondo ufficiale non pronuncia
verbo e non sorride. L'ordine non gli piace, a quanto pare. Sul suo orologio vedo che sono le cinque.
Torno indietro, ripasso sguazzando nellacqua della camera di manovra, osservo le facce cucite del
personale che vi lavora. La nostra speranza di riuscire a effettuare un tentativo di emersione prima che faccia
giorno, come avevamo progettato, caduta. Respirazione con le cartucce di potassa questo significa:
nessuna probabilit di portarsi in superficie nelle prossime ore. Significa anche: aspettare fin che scende
nuovamente la notte. Tutta una giornata ancora sul fondo, allora. Dio del Cielo! Il personale di macchina
adesso ha di nuovo tutto il tempo per rimettere in ordine la baracca. Ormai non c pi alcun motivo di
premura.
Dalla testata della mia cuccetta afferro con gesto nervoso il mio apparecchio di respirazione, una cassettina
metallica rettangolare, grande il doppio di una scatola da sigari.
Gli altri che sono in cuccetta stanno gi dandosi da fare ad avvitare le cannule dellapparecchio e a mettersi
fra i denti il boccaglio. Soltanto Zeitler non c ancora riuscito. Impreca, per quel che possibile con
quellaggeggio in bocca: Maledizione! Adesso per ne ho davvero abbastanza!.
Pilgrim e Kleinschmidt hanno gi i tubicini neri di gomma che pendono dalla bocca. Mi applico la pinza
stringinaso e, facendo quel gesto, mi accorgo che mi tremano le mani. Con cautela aspiro la prima boccata
daria attraverso la cartuccia. Mai fatto prima dora. Sono curioso di vedere come funziona. Nellespirazione la
valvola del boccaglio soffia come un mantice. Qui c qualcosa che non va. Ho respirato troppo forte? Espirare
pi lentamente allora, aspirare ed espirare, con calma, con pi calma! Laria che viene dal tubo ha un sapore
schifoso di gomma. Speriamo che non resti sempre cos.
La cassettina d molto fastidio. Sta appoggiata sullo stomaco come la cassetta di un ambulante. Pesa un chilo
buono. La sostanza contenuta deve assorbire lanidride carbonica che aspiriamo quanto basta perch laria che
poi inaliamo non ne contenga pi di un quattro per cento. Pi del quattro per cento pericoloso. Potremmo
restare soffocati dagli stessi prodotti della nostra respirazione. Quando si comincia con la chimica, diventa
una questione psicologica ha detto il direttore. Come aveva ragione!
Quanta autonomia dossigeno abbiamo? Per il tipo VII C il limite di immersione dovrebbe essere di tre
giorni. Il che vuol dire che nelle bombole ci dovrebbe essere ossigeno per settantadue ore senza dimenticare
lultimo fiato dalle bombolette degli apparecchi di salvataggio, i respiratori, mezzora dossigeno.
Se Simone potesse vedermi in questo stato: con il boccaglio di gomma in bocca e la cassettina sulla pancia.
Osservo attentamente Zeitler, lo guardo come se vedessi riflessa in lui la mia immagine: capelli bagnati, tutti
arruffati, la fronte coperta di fitte gocce di sudore, occhi sbarrati, luccicanti come di febbre. Sotto, pesanti
cerchi violetti, quasi neri. Il naso stretto dalla pinza. E, sotto ancora, quella grigia proboscide che esce dalla

barba stopposa: che orrenda mascherata!


Queste barbacce da giganti di fiaba! Ma da quanto siamo in mare, esattamente? Facciamo il conto: una, due,
tre, sette, otto settimane? O non sono gi nove, dieci settimane?
Simone compare nuovamente. La vedo come su uno schermo, la vedo sorridere, gesticolare, far scivolare gi
le spalline della sottoveste. Sbatto le palpebre limmagine scompare.
Andiamo a dare unocchiata nella camera di manovra, mi dico e minfilo faticosamente attraverso il portello
della paratia. Maledetta cassetta! Ed ora vedo Simone proiettata direttamente sui tubi, i tiranti, i manometri: e
al tempo stesso vedo il groviglio delle condutture, dei volantini di controllo delle valvole e, sopra, distesa,
Simone: seni, cosce, la lanugine del pube, la bocca umida semiaperta. Simone si rotola sul ventre e solleva le
gambe. Con le mani si afferra le cosce e fa il cigno. Lombra rigata della persiana scivola sul corpo che si
dondola avanti e indietro. Un cigno zebrato. Chiudo gli occhi. E gi Simone sopra di me. I seni rotondi mi
vengono incontro: grandi coppe brune come dipinte intorno ai capezzoli rosei.
Sequenze brevissime, come in un film: Simone fra le erbe grigioverdi della spiaggia, il ventre e i seni velati
da una sabbia umida e scura. La testa di Simone gettata allindietro, la gola protesa: Simone senza pi viso:
soltanto un corpo sussultante.
In quel momento mi compare davanti, vicinissimo, come in una dissolvenza, un volto con la proboscide che
gli esce dalla bocca. Ho uno scatto di spavento: il secondo ufficiale di guardia! Tiene lo sguardo fisso su di me.
Evidentemente, mi vuole comunicare qualche cosa. Con dita maldestre armeggia intorno al boccaglio di
gomma, la saliva gli scorre gi ai lati della bocca. Non usare la pistola, pericolo di esplosione! dice con voce
nasale e rialza le sopracciglia Il gas della nostra batteria, naturalmente!
Il secondo ufficiale di guardia si rimette in bocca il suo succhiotto. Strizza locchio sinistro, prima di andare
a buttarsi in cuccetta. Non posso nemmeno gridargli Spiritoso idiota!.
In compenso aspiro profondamente, fino a far gracchiare furiosamente lapparecchio. Questo pazzo
individuo, lufficiale beb. Evidentemente non c niente che lo fermi. Non sono ancora riusciti a farlo fuori.
Lui no e nemmeno noi del resto: i nostri occhi continuano a lacrimare quando sbattiamo le palpebre, le
articolazioni sono ancora lubrificate, funzionamento perfettamente automatico, impulsi e correnti percorrono
ancora i nostri cervelli. Il sistema vegetativo: un miracolo dopo laltro. Le macchine si fermano, ma i nostri
bodies continuano a lavorare come se non fosse accaduto nulla, sempre nella solita maniera, senza che ci si
debba dar la pena di controllarli. Mi vedo davanti agli occhi delle tabelle variopinte di informazioni, a cui
lavorano intere squadre, intente a spruzzare acidi nello stomaco, a regolare secrezione, a far funzionare tutto il
meccanismo.
Il miracolo della vita! Non si finisce mai di meravigliarsi. Le chiocciole di mare, per esempio, che vivono nei
loro gusci duri come il vetro, con fusi complicatissimi. Come pu prodursi un guscio simile, duro come la
porcellana? Chiederlo a un uomo di scienza un pezzo che lo volevo fare. E i funghi, come fanno a forare
con la testa il duro asfalto con quella loro carne cos tenera? Nel selciato del nostro ingresso, presso il cancello,
ci sono riusciti. E le sanguisughe come riescono a succhiare il mio sangue, cos spesso, attraverso la pelle?
Nellalloggio ufficiali c la luce accesa. Se lasciassimo accesa questa sola lampadina su tutto il
sommergibile, la sua luce dovrebbe brillare in eterno. Una lampadina cos fioca quaranta watt
sicuramente non consuma in unintera settimana tanta corrente quanta ce ne vorrebbe per un solo giro
dellelica. La luce eterna a duecentottanta metri di profondit!
Questo silenzio! come se tutto lequipaggio non fosse pi neppure a bordo, come se soltanto noi due, il
secondo ufficiale ed io, fossimo fra queste pareti metalliche.
Il secondo ufficiale ha lasciato cadere la testa sul petto. riuscito a liberarsi dal mondo che lo circonda.
Lufficiale beb, il nostro nanetto da giardino, quello di preoccupazioni non ne deve proprio avere. Come mai
possibile che riesca a prender sonno, in un momento come questo? Capacit di abbandonarsi nelle braccia del
destino, come succede per la maggior parte degli uomini? O il suo narcotico invece lottimismo che il
Vecchio dimostra, che recita per noi? Cieca fiducia nelle capacit del direttore di macchina, nellabilit degli
uomini che stanno lavorando alle riparazioni? O semplicemente una questione di disciplina? Ci stato ordinato
di dormire e allora si dorme?
Di tanto in tanto grugnisce, oppure la saliva gli va di traverso. Malgrado ci non si sveglia, ma continua a
succhiare sbattendo la bocca, come un porcellino che tetta dalla scrofa.
Da quante ore siamo qui sotto? Devessere stato mezzanotte, circa, quando siamo venuti gi. Secondo la
nostra ora di bordo, per lo meno. Questa per non corrisponde naturalmente alla posizione geografica in cui ci
troviamo e per di pi sbagliata di unora: noi ci regoliamo secondo lora legale tedesca. Allora devo sottrarre
o aggiungere? Non ce la faccio. Non riesco pi a fare neppure un calcolo cos semplice. Sono completamente
fuori squadra Secondo lora di bordo dovrebbero essere almeno le sette. Le possibilit di un tentativo di
emersione nella foschia dellalba sono comunque ormai svanite da un pezzo. Ora si tratta solo di aspettare che
l sopra si faccia di nuovo buio.
I cucinieri inglesi nel frattempo hanno probabilmente gi messo in tavola quantit enormi di uova con bacon, il

loro robusto breakfast per la flotta.


Fame? Per lamor del cielo, non pensare soltanto al cibo!
La possibilit di fare un tentativo di emersione prima dellalba stata solo unidea che il Vecchio ha buttato
l per tenerci in piedi. Molto abilmente non ha detto nulla di preciso. Per dare unillusione di ottimismo? Fumo
negli occhi! Solo un modo per tenere gli uomini in pugno quella era lintenzione.
Una giornata intera qui sotto? E forse anche di pi e sempre con un boccaglio di gomma in bocca, o Dio!
Intorpidito dal sonno sento che il secondo ufficiale di guardia si schiarisce la voce. Cerco di emergere dalle
profondit del sonno. La superfcie si spezza. Sbatto con forza le palpebre.
Con la nocca dellindice mi strofino gli occhi. Testa pesante. Un cranio che pare di piombo. Un dolore
allaltezza delle sopracciglia e dolori ancor pi forti dietro, nella scatola cranica. Quella stramaledetta
proboscide di gomma! Quellanimale che succhia nellangolo di fronte sempre il secondo ufficiale.
Mi piacerebbe sapere che ora . Certamente gi mezzogiorno.
Il mio era un buon orologio. Marca svizzera: 75 marchi. Gi perduto due volte e sempre ritrovato e ogni
volta era stato un vero miracolo. Chiss dov ora? Rubato, non pu avermelo rubato nessuno.
E sempre questo silenzio, questa calma! Per quanto cerchi di aguzzare le orecchie: niente. Nessun ronzio di
un qualsiasi motore ausiliario. Sempre e soltanto lo stesso mortale silenzio. La cassetta del respiratore mi pesa
sullo stomaco come una greve, fastidiosa borsa dacqua calda.
Di tanto in tanto passa qualcuno con le mani e le braccia sporche di olio di macchina. Gli impianti a poppa
non sono ancora a posto? La nostra situazione non migliorata mentre dormivo? C qualche nuova
speranza? Non si pu domandar nulla a nessuno. Dappertutto aria di mistero.
Poi, non so quando, sento la voce del comandante: Non appena si fa buio dobbiamo salire. Naturalmente!
Quella era la voce del Vecchio. Ora mi brontola dentro: Dobbiamo salire!.
Quante ore ci vogliono perch si faccia di nuovo notte? Non appena si fa buio. Buio questo deve
bastare! una vergogna esser rimasto senza orologio!
Mentre volgo gli occhi intorno, scopro che il nostro cane di pezza sparito. Non dondola pi ciondolando
dal soffitto. Non riesco a trovarlo neanche sotto la tavola. Mi lascio scivolare gi dalla mia cuccetta, vado a
quattro zampe fra stivali di gomma e scatole di conserva, frugando nel buio. Maledizione, delle schegge! Mi
trovo fra le mani il cuscino del direttore: via! E poi gli asciugamani e i guanti di pelle, ma il cane non c. Quel
bastardo di pezza il portafortuna del sommergibile. Non deve scomparire! Maledetta tutta sta baracca!
Quando faccio per sedermi nuovamente, gli occhi mi cadono sul secondo ufficiale. Si tiene il cane stretto
sotto il braccio come una bambina che stringe la bambola, e dorme profondamente.
Di nuovo passa in mezzo a noi un uomo con dei pesanti attrezzi fra le mani sporche di grasso, cammina a
passi cauti e lenti. Mi vergogno di star qui senza far nulla. Mi posso solo consolare pensando che anche il
secondo ufficiale di guardia, e con lui tutto lequipaggio, non pu far nulla; anzi, ci stato ordinato di star
quieti di dormire. Noi abbiamo la parte pi dura: linattivit, il silenzio, il pensare, le allucinazioni. Vorrei
tanto poter dare una mano.
Per tener la mente occupata, tento di ricapitolare il corso degli avvenimenti. Vedo il sottufficiale di rotta
precipitarsi gi dalla torretta, qualche secondo pi tardi odo la detonazione. Adesso sono quasi sicuro che le
detonazioni sono state due: una doppia detonazione. Il Vecchio si rimette immediatamente in piedi. Il colpo gli
ha strappato di mano il portello della torretta. Avrebbe potuto entrargli in un occhio. Aveva gi gridato
Allarme! e il boccaporto non era ancora stato rinchiuso ermeticamente. Un vero miracolo del resto che il
Vecchio fosse gi sottocoperta al momento dellesplosione. Altrimenti con tutta probabilit lo avrebbe fatto a
pezzi. Soltanto un secondo di pi sul ponte e il Vecchio sarebbe volato in cielo. In tal caso il primo ufficiale
di guardia sarebbe automaticamente diventato comandante. Neanche da pensarci!
Poi allimprovviso tutte quelle facce nella camera di manovra. Ma al Vecchio era bastato uno sguardo per
rimandare tutti gli uomini alle loro posizioni di immersione. Poi lordine di emersione, sebbene tutto
lequipaggio fosse in stato di allarme. E infine lindicazione: Centottanta gradi!. Come tutto era precipitato!
I razzi luminosi e linfernale frastuono dei diesel. E con tutto ci non poteva essere che un solo diesel a
funzionare a pieno regime. Il secondo era venuto a mancare. Il Vecchio quello faceva come se i Tommies
non esistessero neppure. Rest in plancia e fece spingere al massimo il diesel. In direzione sud puntando
dritto verso la costa nordafricana con tutto quello che ancora si poteva strappare di energie al sommergibile.
Molto lontana la costa non poteva pi essere. Che percorso avremo potuto coprire? Due, tre miglia? Miglia
maledettamente preziose, comunque, che ci portavano fuori dal solco pi profondo dello stretto. Che cifra
aveva dato il sottufficiale di rotta come profondit per il centro dello stretto? Da trecentoventi a
novecentottanta metri quella era la profondit. Il Vecchio doveva essersi reso conto immediatamente che a
una seconda immersione il sommergibile non lo si sarebbe pi potuto tenere. Lui lo sapeva perfettamente
quantacqua avevamo imbarcato. Con un diesel nell'anticamera dei Tommies roba da non credere! E poi,

dopo l'urto, il suo discorso: Una di quelle tipiche situazioni in cui i giovani comandanti perdono la loro
unit!. S, adesso mi ricordo! Il Vecchio, questo furbo matricolato, con la sua sfacciata temerariet non era
andato in immersione un secondo prima del necessario. Ma ora ora c solo da sperare che il Vecchio non
abbia esaurito le sue risorse.
Questa maledetta faccenda della respirazione! Troppa saliva che si forma nella cavit orale. Prima il palato
asciutto come una suola da scarpa e adesso tutta questa ipersecrezione. Le ghiandole salivali evidentemente
non sono attrezzate per questo tipo di vita.
Soltanto due sommergibili su tre non affondano subito, alla loro prima operazione di guerra. Oggi questa
considerata una regola di ferro: ogni tre sommergibili, uno va a farsi benedire quasi subito. Visto sotto questa
luce il nostro sommergibile pu considerarsi ancora uno dei privilegiati. Ha gi fatto un sacco di danni. Gli ha
cavato il sangue ai Tommies, come si usa dire. Ma adesso loro hanno rivoltato la frittata. Cavare sangue,
voltare la frittatache metafore idiote!
Ora ti devi stendere, mi dico come se parlassi a un bambino cocciuto, allungarti ben bene al tuo posto. Se non
stai attento fra poco le gambe ti fanno cilecca.
Stendersi, allungarsi? Ritornare in cuccetta? Ma non posso farlo, mentre il Vecchio deve stare
continuamente al suo posto e gli uomini ai diesel si ammazzano di lavoro!
Qualsiasi morte deve avere la sua causa! Due, tre volte quella frase mi attraversa il cervello, condita di
inflessioni dialettali sassoni. E con essa vedo, vicinissima, la faccia scura del conducente del carro funebre, lo
vedo annuire pensoso e fissare ad occhi sbarrati la strada di sopra il volante: anche quello il risultato di lunghi
anni di esperienza professionale in viaggio verso un villaggio nel Meclemburgo. Per andare a prendere
Swoboda, annegato nello stagno del paese. Lo studente Swoboda, ventanni come me, mio compagno di corso
allAccademia, venuto in campagna ad aiutare al momento del raccolto. Ogni giorno, anche con la pi torrida
calura estiva, i contadini del Meclemburgo ci davano da mangiare carne grassa di maiale conservata con patate
in grandi vasi di vetro. Nemmeno della senape c'era. In compenso miriadi di zanzare. Una sera Swoboda era
scomparso. Lo trovai io il mattino seguente, con la barca: nello stagno, sotto piante acquatiche verdi come
spinaci, in un punto dove lacqua non era alta neppure due metri. In punta di piedi sarebbe riuscito certamente
a respirare.
Swoboda stava rannicchiato come in una tomba a cunicolo ed era bianchissimo. Quando scoprii il suo ciuffo
rossastro in mezzo a tutto quel verde brillante, mi trovai a gridare il mio Ehi, qui! a voce tre volte pi alta di
quanto avrei voluto.
La causa della morte di Swoboda era stata annegamento. Perch era annegato nessuno lo sapeva: Swoboda
era un discreto nuotatore.
Qui le cause sarebbero molto pi chiare: mancanza di ossigeno.
Il nostro ossigeno non pu pi bastare a lungo. La mancanza di ossigeno sarebbe per cos dire la causa diretta,
la bomba dellaereo la causa indiretta della nostra dipartita. Alcuni degli uomini nelle cuccette hanno gi laria
di essere passati a miglior vita: immobili, in pace con le loro cannule che pendono dalla bocca. Per quelli poi
che giacciono supini, non ci sarebbe altro da fare che incrociargli le mani sul petto.
Che lo voglia o no, devo assolutamente occuparmi di me stesso. Non era ormai matura lora per questa
prova? Ti prender nella stretta, dice il Signore, e ti squarcer fino alla vertebra pi alta, fino a che il pianto e il
batter di denti se ne andranno da te, dice il Signore!
Eccola di nuovo, la paura che da un punto imprecisato fra le scapole mi sale su per la gola, mi solleva tutto il
torace e si estende, si allarga fino a colmare tutto il corpo. Me la sento persino nel pene. Gli impiccati, questo lo
so, spesso hanno il pene rigido, eretto. Oppure c unaltra ragione per questo?
Il comandante della Bismarck aveva ancora in mente il suo Fhrer quando gi si trattava di lasciarci la
pelle. E pare che lo abbia anche tradotto in parole, facendolo trasmettere come messaggio radio: fino
allultima granata in totale fedelt o qualcosa di simile, un testo molto edificante. Quello era un tipo che
sarebbe piaciuto al nostro primo ufficiale di guardia.
Qui invece siamo assai male organizzati per questo genere di chiacchiere. A questa profondit potremmo
tuttal pi poetare per noi stessi, comporre nobili testi, ma mai metterli sulla carta o trasmetterli. Il Fhrer dovr
rinunciare alle ultime parole del sommergibile UA. Qui laria non basta neppure per cantare l'inno nazionale.
Il buon Marfels, quello, se ne gi andato. Ha fatto un errore a imbarcarsi sulla Bismarck. A pensarci bene
persino da ridere: a Marfels, collezionista di decorazioni, mancava ancora il distintivo di battaglia a bordo di
una nave da battaglia. Per questo si era fatto tanto avanti. Adesso la giovane vedova pu consolarsi con tutta
quella paccottiglia.
Cosa sar successo a bordo della Bismarck, dopo che si erano presi il loro bravo siluro proprio nel
servocomando del timone e non potevano ormai pi fare altro che girare in tondo? I rimorchiatori di
salvataggio Castore e Polluce avevano avuto ordine di partire immediatamente da Brest, ma ormai sulla
Bismarck non cerano pi che rottami e carne macinata.
Dulce et decorum est pro patria tutte quelle maledette idiozie!

La battaglia di Langemarck!6 Anche con quello ci hanno ubriacati. Celebrazione di Langemarck per
loccasione io dovetti imparare una tirata di Binding e recitarla nellaula magna. Come era? Riflettere un
momento, intensamente, le palpebre abbassate ecco il testo, gi mi tornato alla mente:
E allora accadde lincredibile: nel mezzo di un attacco notturno uno degli innumerevoli attacchi _ negli ultimi giorni
di ottobre del millenovecentoquattordici, gi sotto la pioggia del fuoco nemico, accesi dalla luce infuocata e selvaggia di
nuvole immobili nel rosso riflesso di diaspro della battaglia, schiere di giovani scattarono improvvisamente, come spinte
da un unico spirito, dalle trincee, dalla piatta terra, pronti a dare tutto e si gettarono, con una canzone che sgorgava
impetuosa dalle labbra seguiti da altri che, come trascinati, cantavano anchessi nella morte.

Questo glielo dovrei recitare un giorno o laltro al nostro primo ufficiale di guardia. Potrebbe trovarci il suo
piacere: lelemento intellettuale, per cos dire in forma di cultura pura.
Per sfuggire a una ridda di angosciose visioni cerco rifugio in Simone. Ripeto il suo nome a labbra serrate, lo
pronuncio in silenzio una, due volte, continuamente. Ma il sortilegio non riesce come vorrei. Simone compare
soltanto come una fotografia sbiadita, per quanto tenga gli occhi fissi sulla parete di fronte.
All'improvviso invece di Simone mi appare Charlotte. Le sue tette grosse come zucche, la sua voce sonante.
E come sapeva far dondolare tutto quanto su e gi, stando puntata sulle ginocchia e sulle mani.
Ora, altre immagini premono dal fondo, emergono dai contorni di Charlotte. Inge a Berlino. Ausiliaria del
Comando. Assegnazione di una camera fatta dal servizio della Kommandantur della stazione. Una stanza
berlinese, quasi un salone. Non accendere la luce, mancano i pannelli dell'oscuramento. Allungo le mani a
tastare Inge. Le cosce allargate, mi lascia cadere dentro di s.
Per lamor di Dio, non smettere! Ancora! Non smettere ora. Cos cos e cos!
La sua faccia singhiozzante. Il suo naso bagnato sul mio viso. Le sue labbra gocciolanti. I fili di saliva, il
grembo fradicio. Passo il palmo della mano sopra le labbra rigonfie e appiccicose della vagina: un tremito le
percorre tutto il corpo, come se fosse di gelatina. La pressione delle sue cosce. Il suo modo di cavalcare, una
cavalcata degli Unni. Linarcarsi, vacillare, affogare, il profumo che scaturiva dalla sua pelle.
E questaltra, ora questa la segretaria di un giornale illustrato, quel viluppo di riccioli crespi! Aveva
sicuramente i seni artificiali. Perch altrimenti avrebbe sempre voluto tenersi i panni addosso? Non cera
niente da fare, le preghiere non servivano a nulla: non si spogliava mai. Ma per il resto affamata come non so
cosa. Ma prima sempre tutte quelle storie. Qualche cosa da mangiare? Un panino? E sempre due candele. Ma
poi piano piano si metteva gi. Soltanto niente ciance, come le chiamava lei. Ma sempre con tutta quella roba
addosso.
Nel bel mezzo lallarme. Oscurare le finestre con pezzi di cartone. Il distinto giovanotto sa mostrarsi
riconoscente.
Brandelli di discorsi affiorano dentro di me, mi passano nella coscienza come bolle di gas: Tu, con quella
tua spaventosa vitalit! Il padre morente e tu non hai altro in mente!.
Brigitte, quella della moda del turbante: Jaime Rambran parce quil a son style!. Allora mi ci erano
voluti dei minuti per capire che intendeva parlare di Rembrandt.
E ora quella del Magdeburgo, con il collo sporco e le lentiggini sul naso! Il portacenere semipieno di
preservativi usati. La maledetta sciatteria di queste donnacce da casino! Roba da togliere lappetito. E subito le
solite storie: Be, cosa succede? Aspetti che nevichi? Ehi, cosa vuol dire sta storia? Tira gi quelle brache!.
E poi: Adesso per vacci piano non mi lascio mica sventrare!.
Compare adesso la biondina pescata in treno, che usavo chiamare la Lilly delle tette. Non so pi nemmeno
il nome di quel disgraziato paese dove girammo come disperati per alberghetti e pensioni. Sguardi inquisitori,
diffidenti e poi la solita frase: Spiacenti, tutto occupato!. Molto a lungo non avrei potuto aspettare, lo
sapevo, mi sentivo gi lumidore viscido fra le gambe. Lubrificazione automatica. pazzesco come tutto
funziona! Non ancora trovato un posto, ma la lubrificazione gi cominciata. Dietro le case, a destra e a
sinistra, nientaltro che prati. Neanche un cespuglio. Non una sola possibilit di scomparire, nascondendosi nel
sottobosco. Mi si stringono ancora le gambe quando penso a come continuavamo a chiedere: Non avrebbero
una camera libera? finch poi allestremit di quel distintissimo paesucolo riuscimmo a trovare un tetto.
Girata la chiave nella toppa, gi i vestiti ed era gi tutto finito per il momento: avevamo ancora
ventiquattro ore di tempo.
Come su una giostra che gira vorticosamente vedo passarmi davanti quella mezza puttana con gli enormi
seni penzoloni. Assistenza alle truppe rispondeva quando le si chiedeva perch lo facesse gratis. Con le
solite manovre lei non veniva. Stava puntellata sulle mani e sui piedi e poi gi dallalto, a perpendicolo, come
una vera saetta cos lo voleva!
Vedo chiaramente un vetro smerigliato, il pi in basso di tre, in una porta laccata di bianco. Dietro,
fantomatica, lombra rosea di un volto: il marito ripudiato su quattro zampe, che cerca di immaginarsi ci che

non vede. Guarda un po, guardatelo, ma guardatelo, quel voyeur!


E adesso la narratrice di fiabe: mentre mi sedeva sopra a cavalcioni, le ginocchia ripiegate, continuava con
tutta calma a chiacchierare, come se non sapesse neppure quello che succedeva sotto di lei. E non voleva che
mi movessi. Giocava alla bambinetta: raccontava le fiabe. Ma dove lavevo pescata, quella? In treno da
Monaco a Berlino. Naturalmente!
Le due puttane nude nella miserabile stanzaccia dalbergo di Parigi, quelle non me le voglio ricordare, non le
voglio vedere. Via! Cerco di concentrare i miei pensieri su Simone, ma non riesco a farla ritornare. Vedo
piuttosto una delle due che si lava sul bidet, proprio sotto una lampadina non schermata. Quella pelle flaccida e
giallognola che sembra cacio. Laltra non meglio. Si tenuta su le calze e il vecchio, sdrucito reggicalze un
po sporco. Adesso, fra chiacchiere frenetiche, tira fuori da una borsa della spesa una mezza lepre gi scuoiata,
una bestiola piccola e sparuta. Carta umida di giornale si appiccica sulla carne nuda in macchie grigio scuro. Il
collo tagliato a met; nel punto della spaccatura si sono formati rigagnoli di sangue rosso scuro. Una delle
due che ancora seduta sul bidet, il volto verso il muro, continua a lavarsi sbattendosi su lacqua con entrambe
le mani, volge ripetutamente la testa con uno scatto improvviso, lanciando grida stridule, a guardare il cadavere
bianco bluastro della lepre che laltra le mostra con il braccio teso. Lentusiasmo per quella preda la fa
balbettare, prorompere in risate sonore e gorgoglianti. Quella che ha la lepre in mano ha il pube coperto di peli
rossi. Sulla sua coscia destra, l accanto, rimasto appiccicato un pezzo grande quanto una mano del giornale
bagnato che avvolgeva la bestia. Le risate le fanno tremolare il ventre, i seni penduli ballonzolano insieme.
Ancor oggi, come allora, la nausea mi prende alla gola. E subito il mio apparecchio respiratore comincia a
far baccano. Bisogna che mi sforzi di respirare con regolarit. Fare attenzione! Pensare soltanto alla
respirazione. Far le cose bene.
Soprattutto devo star attento a non respirare con troppa energia. Con calma, tranquillo, senza far pasticci. Ma
se respiro con molta attenzione, sforzandomi di farlo bene, si forma troppa saliva. Queste ghiandole salivali
non so proprio da che parte prenderle. Non si lasciano dare ordini. Il ritmo del respiro lo posso regolare, le
ghiandole salivali no. Producono quello che vogliono loro. Non mi sono mai esercitato a dominare le ghiandole
salivali.
Se restassimo perfettamente immobili, non muovendo pi neppure il mignolo, il nostro consumo di ossigeno
sarebbe ridotto quasi a zero. Cos, allungati in cuccetta, senza fare un sol movimento, senza neppure sbattere le
palpebre, dovremmo tirare avanti ancora un bel po con le nostre scorte, molto di pi di quanto dicono le cifre
ufficiali.
Il solo moto dei polmoni gi consuma ossigeno. Quindi occorre tenere il respiro al livello minimo, non
inalare in nessun caso pi di quanto il corpo abbisogna per le funzioni essenziali.
Ma quel tanto di ossigeno che possiamo risparmiare stando fermi ed immobili, lo consumano gli uomini che
a poppa si affaticano intorno alle macchine fracassate. Ci depredano per cos dire delle nostre scorte. Ci
tolgono in pratica lossigeno di bocca.
Di laggi arriva di tanto in tanto un rimbombare sordo di colpi. Ogni volta sobbalzo spaventato: nellacqua il
suono cinque volte pi forte. I ragazzi fanno tutto il possibile per evitare il baccano. Ma come potrebbero
lavorare silenziosamente con quegli arnesi cos pesanti
Quando penso allinferno di rumore che regna nei cantieri e penso che i ragazzi a poppa devono stare
attenti a non urtare nulla con le loro enormi, pesantissime chiavi inglesi, se non vogliono mettere i Tommies
sulla nostra strada!
Si dice che i sommozzatori, che risalgono troppo rapidamente da grande profondit, muoiano per embolia,
soffocati dal proprio sangue. una cosa che mi sempre apparsa assolutamente folle: soffocare nel proprio
sangue! Che cose strane si danno mai! Eppure esiste anche questo lubriacatura della profondit. Pare che
non si riesca pi ad avere un chiaro controllo della situazione. Come essere narcotizzati.
Il primo ufficiale di guardia ritorna da un giro di controllo. Di tanto in tanto deve andare a vedere se tutti
quelli che dormono hanno ancora il boccaglio di gomma ben applicato alla bocca. I capelli biondi madidi di
sudore gli si appiccicano alla fronte. Del suo volto non riesco a vedere molto pi degli zigomi gli occhi
restano nel buio.
Gi da parecchio tempo non ho pi visto il direttore di macchina. Non vorrei trovarmi nei suoi panni.
davvero troppo quel che si pretende da quelluomo. Purch ce la faccia.
Il Vecchio compare silenziosamente. ancora a due metri dal tavolo quando da poppa viene un altro colpo.
Il Vecchio storce la faccia come per un improvviso dolore. Non ha il respiratore. Be, come va? domanda,
come se non sapesse che con quella proboscide in bocca non posso parlare. Per tutta risposta alzo leggermente
le spalle e le lascio ricadere. Il Vecchio lancia una rapida occhiata nellalloggio ufficiali e poi scompare
nuovamente.
Anche se ho limpressione di crollare dalla stanchezza, non c neppure da pensare a dormire. Le immagini
mi passano nella mente come le schede di una cartoteca: la zia delle retine per capelli, la zia Bella, la Christian
Science Lady, la salutista lavata in tutte le possibili acque benedette. Quella s era una bella azienda: le retine

arrivavano da Hongkong in balle enormi. Merce a quintali. La zia Bella si era fatta stampare delle buste
eleganti con la finestrella e dei piccoli testi ben fatti e se ne stava l con tre brave aiutanti, topolini operosi, e
insieme staccavano con dita leggere le retine da quella massa informe e le mettevano una per una nelle belle
buste color lilla e immediatamente una di quelle retine costava cinquanta volte di pi di quel che costava un
minuto prima. La zia Bella aveva una buona dozzina di rappresentanti che lavoravano per lei. Pi tardi venni a
sapere che con lo stesso sistema commerciava anche in preservativi. Ma questo lo faceva soltanto la sera.
Spesso me la immaginavo seduta al suo tavolo, attenta e solerte, con davanti un gran mucchio di preservativi
rosa pallido che parevano una montagna di budelle di agnello, e la vedevo scegliere i pezzi da quella
confusione con dita abili e svelte e infilarli nelle loro bustine. La zia Bella si chiamava Faber: Bella Faber. Il
signor figlio, il piccolo Kurt Faber, aveva laria di un criceto di trentanni. Era lui che dirigeva la colonna dei
rappresentanti. I principali clienti erano parrucchieri. Lo zio Erich, il marito di zia Bella, si occupava intanto di
distributori automatici. Nei gabinetti delle pi infime bettole. Tre pezzi 1 marco. Quando faceva il suo giro
per rifornire i distributori automatici, lo zio Erich, naturalmente, doveva fermarsi a bere un bicchiere con ogni
oste. E poi via di nuovo sulla sua bicicletta, in una borsa consunta le monete da un marco, nellaltra i
preservativi, e gi di nuovo un bicchiere, ritirare il denaro, rifornire il distributore, un altro bicchiere. Non
resistette a lungo, il buon zio Erich, con le mollette che metteva ai calzoni per andare in bicicletta e che non
toglieva mai, neppure quando stava a casa. Croll fra due locali in cui aveva i suoi distributori automatici ed
era belle che partito. La polizia lo port via. Quelli avranno fatto gli occhi tondi vedendo quante monete da un
marco e quanti preservativi si portava nella borsa.
Dimprovviso vedo che il secondo ufficiale di guardia non ha pi in bocca il boccaglio del respiratore.
Quanto tempo passato da quando respira senza? Ho dormito anchio per un po e non mi sono accorto di
nulla? Lo scuoto per una spalla, ma in quel modo non gli strappo che un sordo brontolio. Soltanto quando lo
scuoto pi energicamente, sussulta e mi fissa con aria spaventata, come se fossi un pauroso fantasma. Ci vuole
qualche minuto prima che riesca a riprendersi, ad afferrare confuso il suo boccaglio di gomma e si metta a
succhiare pieno di zelo, come se volesse dimostrarmi quanto bravo. Poi si riaddormenta.
Non riuscir mai a capire come fa. Se soltanto fingesse di dormire ma no, gi davvero ripartito! Ci
mancherebbe soltanto che si mettesse a russare! Non riesco a staccare gli occhi dalla faccia flaccida e smorta
dellufficiale beb. Invidia? Oppure ad irritarmi soltanto la delusione di non poter comunicare con lui,
neppure a gesti e sguardi?
Adesso non ce la faccio proprio pi a stare ancora su questo divano. Qui finisce che mi si intorpidiscono tutti
i muscoli. Dunque in piedi, andiamo a vedere nella camera di manovra.
Nella cabina radio continuano, a riparare. I due sottufficiali si sono procurati una lampadina piuttosto forte e
lavorano senza respiratore. A quanto pare non riescono a rimettere in funzione gli impianti. Lavoro da
orologiaio. Probabilmente mancheranno anche i necessari pezzi di ricambio. Niente da fare con i mezzi di
bordo sento dire da Herrmann. Sempre la stessa cosa: Non con i mezzi di bordo. Come se avessimo la
facolt di scegliere.
In camera di manovra le lampade di emergenza danno un riflesso orribile, che filtra solo debolmente
attraverso laria densa, senza raggiungere le pareti che restano immerse nel buio. Tre, quattro fantomatiche
figure lavorano nella parte anteriore, chine come minatori al termine di una galleria. Puntellandosi con gli
avambracci contro la tavola delle carte nautiche, il Vecchio fissa i fogli che ha davanti. Mi volta le spalle. Nel
liquido scuro sul pavimento, ci sono ancora dei pezzi meccanici smontati. Anche sui tubi di distribuzione e
sulle condotte di allagamento e di compensazione vedo dei pezzi che non centrano affatto; probabilmente sono
parti della pompa principale. Sullo sfondo il cono di luce di una torcia elettrica danza fantomatico sopra
valvole e indicatori dei comandi. Nella penombra riesco a fatica a distinguere il quadrante smorto del
manometro. La lancetta puntata sul duecentottanta. Fisso la lancetta come se non ci volessi credere:
duecentottanta. Chiss se un sommergibile in avaria si gi trovato a una simile profondit.
Fa sempre pi freddo. Certo, molto calore non lo emettiamo pi neppure noi e al riscaldamento non c
neppure da pensarci. Che temperatura ci potr essere fuori?
Ora, grazie a Dio, dal fondo arriva il direttore di macchina. Si muove di nuovo con lelasticit di sempre. Ha
ottenuto qualche successo? Il Vecchio gli si rivolge, fa hm e s?.
Per quanto cerchi di aguzzare le orecchie, riesco soltanto a sapere che tutte le infiltrazioni dacqua sono state
arrestate.
La sua faccia impenetrabile e terrea nella mezza luce.
Prima che faccia buio non possiamo comunque risalire!
A questa affermazione del Vecchio posso rispondere soltanto con un cenno di assenso. Vorrei tanto poter
buttar l la domanda: Ma per allora ce la facciamo?.
Temo che tanto il comandante quanto il direttore puntino pi su una speranza che su una certezza.
Luomo che in quel momento venuto dal fondo e traversa la camera di manovra ha senza dubbio udito
quello che ha detto il Vecchio. Non mi meraviglierei che la frase con il verbo risalire fosse stata solo per le

orecchie di quelluomo, perch ora andando avanti, fra i suoi compagni, racconti: Il Vecchio parlava adesso
di emersione.
Ancora non mi chiaro quanto dellespressione fiduciosa del comandante recitazione ad uso
dellequipaggio, e quanto c invece di convinzione. Quando non si sente osservato, sembra pi vecchio di
parecchi anni: la faccia incisa da rughe profonde, i muscoli rilassati, le palpebre arrossate gonfie e
semiabbassate. In quei momenti tutta la sua persona esprime rassegnazione. Ora si tiene diritto, la schiena
appoggiata, le braccia conserte, la testa leggermente spinta all'indietro, rigido, come se dovesse posare per uno
scultore. Non vedo neppure il ritmo del suo respiro. cos rigido e immobile che i ragni potrebbero avvolgerlo
nelle loro reti. Ma di ragni a bordo non ne abbiamo. Neppure una ragnatela su tutta la nave. Chiss perch i
ragni qui non resistono. Probabilmente troppo umido e troppo caldo e poi di nuovo troppo freddo. Questo
continuo, faticoso mutare di temperatura a quanto pare va bene soltanto per la nostra mosca. Devessere una
bestia particolarmente resistente. Un maschio, forse? Gi pi duna volta ho avuto limpressione che nei nostri
periscopi ci fossero due mosche ma adesso non ci credo pi. Non pi fintanto che non riesco a vedere le due
mosche insieme. La nostra mosca maschio potrebbe anche essere una cos abile carogna da riuscire a dare
lillusione di una doppia presenza, come i soldati nella guerra boera. I suoi itinerari di volo non si possono
seguire. Se lo si dovesse scoprire qui ora nella camera di manovra, sarebbe capace di mimare subito labituale
ospite della mensa.
Senza rendermene esattamente conto, mi sono messo a sedere nellanello del portello anteriore.
Dimprovviso trovo sopra di me la faccia del Vecchio. Ha detto qualcosa? Mentre mi rialzo e cerco di
riprendermi devo fare una impressione completamente stranita, perch il Vecchio sembra voglia
tranquillizzarmi con uno dei suoi hm, hm. Poi, con un cenno del capo, mi invita a seguirlo a poppa.
Dobbiamo pur farci vedere anche laggi.
Manovro per togliermi di bocca lapparecchio di gomma, inghiotto la saliva e tiro un buon respiro dalla
bocca. Poi lo seguo senza parlare.
Soltanto ora mi avvedo di un uomo seduto su una cassa di carte nautiche: Turbo. La testa gli ciondola inerte
sul petto, come se avesse la colonna vertebrale spezzata. E nello stesso istante un altro ci viene incontro: il
sottufficiale della camera di manovra, Isenberg. Barcolla come un ubriaco per la stanchezza. Nel pugno
sinistro stringe dei lunghi listelli di metallo e cavi elettrici, nella destra ha una grossa tenaglia che passando
porge di sbieco a uno degli uomini chini per terra.
Il Vecchio si ferma allaltezza dei comandi dei timoni di profondit e contempla quella lugubre scena. Il
sottufficiale di servizio alla camera di manovra non si ancora accorto di noi. Ma dimprovviso, quando il
rumore dei miei stivali nellacqua gli fa voltare la testa, si raddrizza, tenta di stare diritto, la bocca gli si apre e
si rinchiude nuovamente.
Be, Isenberg? dice il Vecchio. Adesso il sottufficiale deglutisce, ma non riesce a spiccicar parola.
Il Vecchio fa un passo di lato verso di lui e gli posa la destra sulla spalla, soltanto per un secondo. Ma per
quanto breve sia il contatto, sotto il tocco di quella mano il ragazzo sembra rinascere. E ora arriva persino a
increspare il volto in un volonteroso sorriso. Il Vecchio fa due, tre brevi cenni di assenso con il capo e poi si
rimette faticosamente in movimento.
So che ora Isenberg dietro le nostre spalle scambia occhiate dintesa con i suoi uomini: il Vecchio! Il nostro
Vecchio ce lha sempre fatta!
Nellalloggio ufficiali i paglioli metallici sono ancora sollevati. Gli uomini stanno lavorando alla seconda
batteria. O meglio ci stanno lavorando di nuovo. Come dalla botola di un palcoscenico si solleva a guardarci
dal basso in su una faccia bagnata di sudore e rigata da strisce di grasso. Dal taglio largo della barba riconosco
il capo motorista Pilgrim. Di nuovo la stessa scena muta: per due, tre secondi il Vecchio e Pilgrim si scambiano
delle occhiate. Infine tutta la faccia nera e segnata di Pilgrim si allarga in un sorriso. Il Vecchio gli lancia ora un
Be? interrogativo. Poi fa un cenno di assenso e Pilgrim gli risponde sollecito con un altro cenno. Anche lui
confortato.
difficile farsi strada verso poppa. Lagile Pilgrim tenta di rovesciare dal di sotto una parte delle tavole
perch possiamo trovare posto per posare i piedi.
Lasci stare dice il Vecchio e compie la traversata come un rocciatore, tenendosi col ventre premuto contro
il traliccio delle cuccette, e camminando sulla striscia sottile che rimane si fa strada verso poppa. Io ho la scelta
e accetto laiuto di Pilgrim.
La paratia che d sulla cambusa aperta. La cambusa illuminata. Magnifico mormora il Vecchio cera
da aspettarselo.
Anche la paratia seguente, quella che d sul locale dei diesel, aperta. Di solito, quando i motori sono in
funzione e aspirano aria, bisogna puntellarsi con forza per aprire il portello contro il risucchio che si forma nel
locale. Ma ora il cuore pulsante della nostra nave morto.
Debole luce delle lampade a mano, a cui locchio si abitua rapidamente. Mio Dio, che aria di disastro regna
qui dentro! I paglioli sono stati tolti. Le lastre del pavimento anche. Soltanto ora mi rendo conto quanto sono

incassati i nostri diesel. In fondo, fra i loro basamenti, distinguo una confusione di pesanti pezzi di macchina
vasche serbatoio, utensili, guarnizioni. Non pi un locale macchine, ma la stanza di un macello, dove tutto
sgocciola olio nero di macchina, il nero sangue delle macchine che esce da tutte le parti. Sui piani orizzontali si
sono formate pozze nauseabonde. Dappertutto pezzi di stracci, imballaggi sporchi, pezzi storti di tubo, piastre
di amianto ricoperte di ditate nere, bulloni e dadi rivestiti di grasso. Sussurrio di voci, il battito sordo di uno
strumento di lavoro.
Mentre parla a voce bassissima con il Vecchio, Johann continua a lavorare con una gigantesca chiave
inglese. Non avevo mai immaginato che avessimo a bordo degli utensili di tali dimensioni. I movimenti di
Johann sono perfettamente misurati, non un gesto sbagliato per il nervosismo, non un tremito nelle mani.
Non riesco a capire da dove Johann prende tutta quella calma. Dimentica veramente che abbiamo
duecentottanta metri dacqua sopra la testa e che lossigeno presto si esaurir? Il Vecchio guarda qua e l. Si
piega sulle ginocchia, si accuccia sul pavimento per arrivare pi vicino ai suoi uomini che lavorano sotto il
livello del pavimento, in pose da fachiro. Dice a malapena una parola, borbotta solo un pochino fra s e infine
fa sentire il suo abituale, strascicato hmm?.
Ma gli sguardi che quegli uomini sporchi di grasso gli rivolgono dalle buie cavit in cui lavorano, sono gli
sguardi con cui si guarda un taumaturgo. La fede degli uomini nella capacit del Vecchio a tirarci fuori di qui
deve essere illimitata.
Con lentezza, con gesti ampi e compiuti, come se volesse suddividerli in fasi diverse, il Vecchio sale sui
pezzi delle macchine.
Allestremit posteriore dei diesel, alla luce di torce a mano, si riescono a distinguere due, tre uomini
accovacciati presso il basamento dei motori, intenti a tagliare delle grosse guarnizioni.
E per il resto come stanno le cose? domanda il Vecchio a mezza voce, ma con un tono caldo, come se
chiedesse notizie sulla salute di moglie e bambini.
Nellangolo fra il suo corpo e il suo braccio appoggiato, vedo ora anche il direttore costoloni spaccati
a dozzine! lo sento sussurrare Non ci si arriva bene da nessuna parte!.
Una lampada a mano gli illumina ora in pieno il viso, con crudezza. Leccesso di stanchezza gli ha disegnato
dei cerchi verdastri sotto gli occhi. Le pupille scure luccicano febbrilmente, e le rughe si sono fatte pi
profonde. Sembra invecchiato di dieci anni nello spazio di una notte.
Non posso vederne il corpo, soltanto la faccia sotto la luce violenta della lampada. Quando quella testa da
Oloferne, pallidissima, incorniciata dalla barba, riprende a parlare resto sgomento: Le condutture di
raffreddamento sono andate anche loro a farsi benedire. E piuttosto seriamente anche! Saldare il diesel di
dritta, signor comandante probabilmente verr a mancare completamente non con i mezzi di bordo
altrimenti salta non possiamo mantenerci in assetto i cuscinetti di banco dellalbero a gomiti.
C qualcosa, lo vengo a sapere ora, che s potrebbe mettere in squadra soltanto con pesanti martellate. Ma il
comandante e il direttore sono daccordo: i lavori con i martelli pesanti sono fuori discussione.
Di nuovo viene la voce di sotto: Dio sia lodato tiene bene quasi a posto maledetto lavoraccio
roba da orologiaio.
Il Vecchio brontola: Tiene benissimo cos va bene! e rivolto a me, come se avesse da farmi una
comunicazione estremamente riservata, ma a voce abbastanza alta perch tutti possano udirlo: Questo il
buono, di avere a bordo soltanto degli specialisti di primordine!.
Il locale dei motori elettrici, sporco e malridotto, mi spaventa non meno del locale dei diesel. Questa non
pi la nostra centrale elettrica, di una pulizia impeccabile, sterile addirittura, dove tutte le parti delle macchine
stanno nascoste sotto involucri dacciaio. Adesso tutti i rivestimenti sono stati strappati, le lastre del pavimento
staccate, le viscere dei motori sono scoperte, denudate. Anche qui, dappertutto, sparsi pezzi di legno, utensili,
strumenti. Ci sono anche biette, cavi, torce a mano, una rete metallica. E anche qui, sotto, c lacqua. C in
questo spettacolo qualcosa di osceno. Qui si ha veramente limpressione della violazione, delloltraggio. Il
sottocapo motorista Rademacher sta steso bocconi. Le arterie del collo sporgono, dilatate nello sforzo. Con una
enorme chiave inglese tenta di stringere i bulloni del basamento dei motori.
Scopro un orologio: le dodici. Ci significa che di quando in quando devo aver dormito. Quasi mezzogiorno.
Chiss come ha fatto questo orologio a superare indenne lesplosione! Mi cade lo sguardo su un bottiglia vuota.
Sete! Dove trovo ora qualcosa da bere? Da quanto tempo non c pi stato qualcosa da bere? Fame non ne ho.
Stomaco vuoto, questo s, ma nessuna sensazione di fame. In compenso questa sete infernale.
L c unaltra bottiglia ancora piena a met. Ma me ne guarder bene dal sottrarre a Rademacher quel po
di liquido.
Il Vecchio se ne sta l diritto e rigido e medita, gli occhi fssi sul portello di chiusura del tubo lanciasiluri di
poppa. Sta ora facendo un riassunto della situazione?
Dimprovviso mi coglie il ricordo del conducente italiano di una corriera con la quale avevo allora
ventanni volevo risalire con i miei sci dalla valle allAlpe di Siusi. Era proprio come questi uomini, sporco
di olio fin sopra i gomiti. Aveva completamente smontato il motore. E di l a due ore si doveva partire. E si

sarebbe partiti, mi disse. E infatti il miracolo avvenne Questa la dovrei raccontare al Vecchio! Ma in questo
momento capiterei male. La scena deprimente: Rademacher, che armeggia intorno, steso bocconi e il
Vecchio totalmente irrigidito.
Finalmente si rammenta della mia presenza, si d uno scossone e mormora: Andiamo, allora. Ci significa
dunque rifare unaltra volta quella faticosa traversata, aprirsi nuovamente il varco in mezzo ai condannati, in
mezzo a questi disgraziati che hanno bisogno di essere confortati. Solo con la ripetizione la recita acquista
validit, sortisce il suo effetto.
Ma questa volta il Vecchio fa come se non ci fosse nulla da vedere, come se tutto fosse perfettamente a
posto. Solo un paio di cenni col capo, appena abbozzati, e siamo di nuovo in camera di manovra. Il Vecchio si
accosta al tavolo delle carte nautiche.
Le arance! Ma certo, abbiamo ancora le arance della Weser! Nel locale di prua ci sono due casse di arance
mature. Dicembre: il mese migliore per le arance! Sento lacquolina che vorrebbe scorrermi in bocca. Ma la
mia cavit faringea troppo rivestita di muco, tutta la bocca ne colma, e le ghiandole salivali non possono
nulla contro di esso. Ma le arance dovrebbero spazzare via tutto.
Nellalloggio sottufficiali non c nessuno. I tecnici sono tutti a poppa. Il sottufficiale di rotta poco fa era in
camera di manovra. Ma il capo equipaggio dove andato a finire?
Tento di aprire, facendo il minor rumore possibile, il portello della paratia che conduce al locale di prora.
Poca luce come ovunque. Una sola lampadina, debolissima. Mi ci vuole un buon minuto prima di riuscire a
vedere la scena in quella luce fioca: tutti gli uomini sono nelle loro cuccette o nelle amache e sonnecchiano.
Anche a terra sui paglioli, fin quasi alla paratia, ce ne sono alcuni sdraiati luno accanto all'altro come barboni
che cercano di scaldarsi a vicenda.
Mai prima dora avevo visto tanti uomini dellequipaggio cos accatastati nel locale di prora.
Improvvisamente mi rendo conto che ora qui non ci sono soltanto gli uomini che hanno il turno di riposo, ma
anche i lords, quelli che in questo momento dovrebbero essere in servizio turno doppio di riposo quindi.
Con il cono luminoso della mia torcia elettrica sfioro i corpi distesi. Sembra un cumulo di cadaveri. Peggio:
mi pare di arrivare dopo un attacco con i gas. Gli uomini giacciono nella penombra come stroncati
proditoriamente, rannicchiati come se fossero stati colti da dolori atroci come se le maschere non fossero
state in grado di proteggerli contro un nuovo gas impiegato dal nemico.
un vero sollievo udire il respiro pesante dei dormienti, il sordo brontolio di qualcuno che russa.
Probabilmente nessuno si accorgerebbe se ora il direttore di macchina fermasse limmissione di ossigeno.
Questi continuerebbero a dormire pacificamente come ora, passerebbero dal sonno alla morte con le loro
proboscidi di gomma davanti alla bocca e le cassettine sullo stomaco. Dormi, piccino mio, fai la nanna
volato via nel sonno, per il popolo e per il Fhrer
Ma non c l qualcuno che si muove, accovacciato nella penombra? Hacker, il meccanico silurista.
Scavalca cauto i corpi come se cercasse qualcuno in particolare. Invece Hacker solo di guardia, deve stare
attento che nessuno si lasci sfuggire di bocca il tubo della cartuccia di potassa.
Ora anchio cerco di muovermi, avanzando in quellammasso di corpi. Non c neppure il posto di mettersi
ritti sul pavimento, fra luno e laltro. Devo allungare il piede in cerca di una fessura, spingerlo come un cuneo
fra i corpi rattrappiti e far bene attenzione a non impigliarmi nei tubi di qualche respiratore come in un cappio.
Le arance dovrebbero essere proprio sul davanti, accanto alla camera del deposito siluri sotto i paglioli.
Finalmente riesco a mettere le mani su una cassetta e poi anche su un frutto. Lo soppeso nella mano: grosso e
pesante. Deglutisco. Adesso non posso aspettare. Cos come mi trovo, i piedi precariamente affondati fra un
corpo e laltro, fra gambe e braccia, armeggio per staccarmi il boccaglio dalla bocca e affondo i denti nella
buccia spessa. Soltanto al secondo morso arrivo alla polpa. Succhiando e sbattendo la bocca inghiotto tutto
quel succo, una quantit mi scorre gi ai lati della bocca, sgocciola sui dormienti. Oh, che piacere! Che
refrigerio! Avrei potuto anche pensarci prima!
Qualcosa si muove accanto al mio piede sinistro. Una mano mi afferra il polpaccio. Sussulto spaventato,
come se mi avesse agguantato un polipo. La luce cos debole che non posso neppure distinguere chi mi tiene
cos. Un volto mi si leva incontro: un lemure orribile, dotato di proboscide. Sorgendomi accanto dal buio in
quel modo, luomo mi spaventa a morte. Non riesco ancora a riconoscerlo. Schwalle o Dufte? Balbetto:
Maledettamente buone, le arance!. Ma non viene alcuna risposta.
Hacker, che continua a muoversi intorno come un fantasma, mi si avvicina, si toglie lapparecchio di bocca e
brontola: Lacustica non buona. Nel cono di luce della mia lampada vedo la saliva che gli cola dal mento in
lunghi fili. Accecato Hacker chiude gli occhi.
Scusi!
Cerco il cuciniere dice Hacker in un sussurro.
Gli addito un angolo buio accanto alla paratia: L quello laggi devessere il cuciniere!.
Hacker avanza bilanciandosi, scavalcando i corpi, si china e dice a mezza voce: Ehi, Katter, sveglia,
sveglia! Alzati e muoviti. Gli uomini a poppa hanno bisogno di qualcosa da bere.

Nella mensa ufficiali nulla mutato. Il secondo ufficiale di guardia sta ancora appoggiato nel suo angolo e
continua a dormire. Allungo la mano a prendere uno di quei libercoli sdruciti che stanno sullo scaffale e mi
impongo di leggere:
Gaston de Vernon andava ora spesso a trovare John White, da quando avevano un segreto in comune erano diventati
molto amici. Durante le sue molte uscite in citt non incontrava mai Cinta Morena, e questo gli faceva piacere

Gli occhi percorrono le righe, scivolando da sinistra a destra con il solito ritmo, registrano ogni sillaba, ogni
singola lettera, ma intanto i pensieri se ne vanno altrove. Nel mio cervello si formano contatti sbagliati, vi si
infilano parole, frasi completamente diverse da quelle stampate che ho davanti agli occhi: i sommergibili
affondati che ne di loro? La grande Armada degli U Boot affondati torner un giorno, spinta avanti fra
incrostazioni di conchiglie e alghe marine? Oppure gli uomini resteranno quaggi per i prossimi diecimila
anni, ben custoditi come sotto spirito? E se un giorno si dovesse trovare un mezzo per esplorare i fondali del
mare e riportare in superficie i sommergibili affondati? Che aspetto potremmo avere, il giorno che la nostra
nave venisse riaperta con la fiamma ossidrica?
In fondo dovremmo offrire alle squadre di ricupero unimmagine singolarmente pacifica e serena. In altri
sommergibili affondati la scena deve certamente essere molto pi tremenda. L probabilmente gli uomini sono
contratti nella morte, oppure galleggiano gonfi dacqua fra i blocchi dei diesel. Noi rappresentiamo
uneccezione. Siamo allasciutto.
Le nostre conserve saranno certamente ancora commestibili. Niente ossigeno, quindi anche niente ruggine.
E inoltre si tratta pur sempre di merce della miglior qualit, riservata ai sommergibili, di durata garantita.
Dovrebbe valer la pena di intraprendere unazione di ricupero: abbiamo a bordo ogni sorta di cose utili, in
quantit. Solo le banane, gli ananas, le arance quelle non resistono a lungo.
E noi? Fino a che punto si decompongono i cadaveri senza ossigeno? Che ne di cinquanta vesciche colme
di urina, delle polpette e dellinsalata di patate che abbiamo nellintestino, una volta che lossigeno finito?
Non si blocca anche il processo di fermentazione? I cadaveri nei sommergibili diventano duri e secchi come
baccal o come i vescovi che si potevano andare a visitare sopra Palermo, nella Piana degli Albanesi, chiusi in
bare di vetro sotto le pale daltare, avvolti in broccati di seta, agghindati di perle e pietre variopinte? Brutti ma
duraturi. Ma cera naturalmente una differenza: i vescovi erano stati svuotati. Ma puzzavano ugualmente,
come solo pu puzzare il baccal, malgrado le loro urne di vetro, bastava che piovesse per un paio di giorni
consecutivi.
Deglutisco, premo le labbra contro il boccaglio e vado avanti a leggere:
Pi di quanto gli accadesse al tempo in cui era innamorato di Cinta, gli appariva ora continuamente alla mente limmagine
della bionda Frnze Mallentin. Un giorno da White conobbe una bella donna bionda, la giovane vedova di un medico di
New York. Era una cugina di White, aveva una splendida, folta capigliatura bionda e occhi azzurri.

A questo punto mi viene in mente la nostra mosca di bordo. Vedo un sommergibile riportato in superficie
dopo anni, coperto di un vello verde scuro, conchiglie e incrostazioni dappertutto. Il boccaporto della torretta
viene forzato e ne escono ronzanti milioni di mosche grasse. Primo piano di milioni di bruchi tipo incrociatore
Potemkin, che sgorgano oltre i bordi dellapertura della torretta. Milioni e milioni di piattole ricoprono come
croste i cinquanta cadaveri dellequipaggio.
Non lasciarsi prender la mano dalla fantasia, mi dico. Restare al concreto. Quanta aria occorre alle mosche?
Per quanto tempo potrebbero sopravvivere senza ossigeno dei topi di fogna? In effetti dovrebbero farcela con
pochissimo e riuscire ancora a riprodursi quando gi i gas necessari alla respirazione non bastano pi per gli
esseri umani.
Mi do uno scossone: va avanti a leggere!
Non aveva alcuna somiglianza con Frnze Mallentin, ma lui ve la trovava e per questo Ellen Hunter gli piaceva. E anche
lui piaceva a lei, White giocava un po a far la parte della provvidenza e sua moglie gli dava una mano

Dun tratto lassurdit di questa lettura mi provoca uno scoppio di ilarit. Potrei mettermi a ridere
rumorosamente, ma con quella proboscide in bocca non si pu. Lascio cadere quel polpettone da tre soldi e
comincio a borbottare fra me delle rime:
Qui giace Anselmo Feuerbach,
che in vita dipinse con ardore.
Lontano dalla patria che, ahim,
lo compens con cos poco amore

Far le rime, devo constatarlo ogni volta, un passatempo che mi aiuta a superare le difficolt. E cera poi una
quantit di versi con cui noi da bambini ci divertivamo a scandalizzare gli adulti. Vediamo un po se mi
ricordo:
Lui voleva, non poteva, lo teneva in mano,
disperato correva avanti e indietro, invano.
Voleva, non poteva, il buco era piccino,
nel colletto non riusciva a infilare il bottoncino

E poi ancora quella storiella con lAugusta se non vuoi te lo mando nella busta.
Mi ci riprovo ma per quanto mi dia da fare, non riesco a mettere insieme una rima.
Crepuscolo! sento una voce che viene dalla camera di manovra. Cosa pu voler dire: siamo dopo il
tramonto o prima dellalba? Qui tutto si confonde.
Il fruscio di voci si avvicina. Compare il Vecchio e dietro di lui il direttore di macchina.
Questultimo fa rapporto al Vecchio. Pare abbia attinto nuove energie, chiss da dove? come un pugile che
ha ripreso fiato nellintervallo, dopo che nella ripresa precedente lo avevano gi contato a terra fin quasi alla
fine. Come ci riesca rimane un mistero assoluto. Con il suo allievo direttore di macchina e i suoi uomini non si
ancora concesso un minuto di riposo. Ora sta facendo insieme al Vecchio una specie di bilancio. Gli sento
dire che i compressori sono stati assicurati con delle biette di legno.
I bulloni da un pollice, con cui erano fissati al loro basamento, erano stati tranciati netti dallo spostamento
daria. Dai compressori dipende molto: sono loro che forniscono laria compressa per svuotare la cassa di
emersione. I due periscopi sono definitivamente partiti. Per quelli non c per il momento nulla da fare. Troppo
complicato
Vedo che nel fare il suo rapporto il direttore di macchina assume unespressione quasi trasfigurata, uno
sguardo di speranza. Ceresst.
Le nostre probabilit sono aumentate? Non sto gi pi neppure ad ascoltare attentamente. Voglio soltanto
sapere se sicuro di poter pompare lacqua fuori bordo e staccare il sommergibile dal fondo. Che cosa me ne
importa del periscopio! I miei desideri ormai sono ridotti alla semplice possibilit di ritornare in superficie. Lo
sa il cielo che cosa pu accadere dopo. Ma per prima cosa dobbiamo risalire. Risalire, nientaltro che questo!
Ma di pompare lacqua fuori bordo non sento dir nulla. A che servono allora tutti gli altri successi? A che ci
servono tutte le nostre macchine, motori e impianti ausiliari, fintanto che non riusciamo a staccarci dal fondo?
Dun tratto si odono di nuovo dei rumori. I rumori si avvicinano lentamente inconfondibili: eliche. Si
fanno pi forti.
Rumori di eliche tuttintorno! annuncia una voce.
Cosa vuol dire tuttintorno? Vuol dire forse che un intero convoglio sta sferragliando sopra di noi? Il rumore
delle eliche rimbomba come un unico frastuono, un sordo brontolio. Ma in esso si distingue con perfetta
chiarezza il ritmico alternarsi del rumore delle pale e del risucchio dellacqua, un suono che si allarga, si
riproduce molte volte, poi il ritmo si perde, si confonde nuovamente in un unico fragore in cui comincia a
spiccare il cinguettio acuto di unelica lenta. Il Vecchio alza gli occhi al soffitto come un inquilino che si
arrabbia perch quelli del piano di sopra fanno baccano.
Mi guardo intorno smarrito. Qui sono davvero superfluo. Non posso far altro che rintanarmi ancora di pi nel
mio angolo. E subito avverto tutte le mie ossa. Arrotate e seviziate. Deve essere leffetto di quel lavoro con i
secchi. Una specie di indolenzimento muscolare.
Ora il Vecchio parla senza pi riguardi, a piena voce, con quel suo tono di basso profondo. Al primo
momento mi spavento, poi capisco: con tutto quel baccano che abbiamo sopra la testa possiamo benissimo
permetterci di parlare a voce alta. Nessuno ci sente. E in questo momento la voce rauca e burbera del Vecchio
veramente una consolazione.
Un bel traffico! gli sento dire. Il Vecchio fa come se niente fosse, con la grinta di sempre. Ma a me non
riesce a darla ad intendere: lho visto massaggiarsi la schiena con entrambe le mani e ho udito la sua voce
simile a un gemito. Devessere maledettamente sfinito. Da quando siamo stati colpiti non si coricato che per
brevi quarti dora.
Il direttore di macchina sopporta meno bene del Vecchio i rumori che vengono dallalto. Ora che il fracasso
ci passa sopra la testa, la parola gli si arresta in bocca. Nessuno osa pi dir nulla. Scena muta.
Vorrei soltanto che tutta questa storia finisse e che gli attori potessero presentarsi nuovamente alla ribalta
con la loro faccia di tutti i giorni.
Poi, finalmente, almeno il fracasso delle eliche sopra di noi cessa. Il Vecchio mi guarda fisso in viso e mi fa
un impercettibile cenno di soddisfazione, come se fosse stato lui a spegnere quel fragore per fare un piacere
a me.

Il direttore di macchina butta gi frettolosamente un sorso dalla sua bottiglia e scompare nuovamente. Io
decido finalmente di vincere la mia timidezza e di affrontare il Vecchio chiedendogli in modo chiaro e diretto
quali sono le nostre speranze. Ma in quel momento egli si raddrizza con il volto contratto e scompare a grandi
passi verso i locali di poppa.
Dopo un momento di incertezza, non so fare di meglio che dirigermi anchio verso poppa. Forse in camera di
manovra mi sar pi facile riuscire ad attaccare discorso. Ma il Vecchio non si vede pi. Deve essere andato
pi oltre. Ho la sensazione, molto sgradevole, che nei locali di poppa ci sia qualcosa che non va. Avrei dovuto
far pi attenzione a quello che dicevano. Bisogna lottare contro questa nebbia che sembra imbottire il cranio.
Star svegli! Attenti! Non lasciarsi sfuggire nulla di quello che sta succedendo! Devo riuscire a scoprire da solo
quello che non mi dicono!
Invece la nebbia della sonnolenza sembra farsi pi fitta, pare avvolgermi completamente. Ma s, la cosa
migliore sar andare a buttarsi di nuovo in cuccetta. Una volta o laltra luomo deve pur dormire. Starsene
intorno cos non ha senso.
Devo aver ripercorso la strada verso lalloggio ufficiali a tentoni, come in trance. Ma adesso la cosa si fa
difficile: non mi sono mai esercitato prima dora ad arrampicarmi sulla cuccetta con la cassettina del
respiratore sullo stomaco. Alla fine ce la faccio, divaricando le gambe e con un paio di contorsioni che mi
fanno dolere tutti i muscoli. E ora: sbottonare la camicia, slacciare la cintura dei pantaloni, sbottonare la
camicia anche sotto la cintura, aspirare sollevando la pancia e poi abbassarla espirando allungarsi bene, star
l disteso come in un fodero, come in una bara, con la cassetta del respiratore sulla pancia come la borsa
dellacqua calda. Fisso il soffitto sopra la mia testa, le traverse metalliche laccate di bianco, le strisce di bulloni.
Sulle teste dei bulloni si sono raccolte anche qui gocce di acqua condensata, per fortuna per non grosse
abbastanza da cominciare a sgocciolare. Se spingo indietro bene la testa, riesco a vedere oltre gli anelli della
tenda, la parte del soffitto verso il corridoio, dove corrono i molti tubi, vedo anche linvolucro metallico dipinto
di grigio dellaltoparlante. Laltoparlante muto. Non ne esce neppure il solito sfrigolio. Finito! Morto anche
lui! Non me ne dispiace. Tanto su comunicazioni ottimistiche non mi pare ci sia da contare. Nessun rumore di
macchine, di motori, neppure il fruscio pi leggero. Non una parola. Neppure qualcuno che si schiarisce la
voce, sebbene non sia solo qui. A questo silenzio non mi sono ancora abituato. C in esso qualcosa di
invadente, di sinistro.
Ho la sensazione che la mia coscienza si dissolva. il sonno che mi coglie o una specie di stordimento, uno
stato di semi-incoscienza?
Quando mi riprendo sono le diciassette, ora di bordo. Lo so dallorologio a polso di Isenberg.
Resto ancora in cuccetta. Il fragile confine fra il sonno e la veglia si smarrisce ancora. Nel mio dormiveglia
rintronano cupe detonazioni. Invece di scattare, spaventato, cerco di stringermi ancor di pi addosso la fascia
di sonno che mi avvolge. Ma il rimbombo cupo, profondo, filtra oltre la coltre. Resto in ascolto, le palpebre
ancora abbassate, ma gi perfettamente sveglio. Le detonazioni fanno pensare alleco dei tuoni di un temporale
che si allontana. Non c alcun dubbio: sono bombe di profondit. Hanno lo scopo di spaventarci? Oppure i
Tommies stanno cercando un altro sommergibile? Ma su ancora giorno chiaro? In pieno giorno nessuno pu
aver pensato di violare il passaggio.
E allora? Una manovra? I Tommies vogliono soltanto tenere i loro ragazzi in esercizio?
Cerco di affinare il pi possibile ludito, di localizzare quel cupo fragore di tuono. Viene da parecchie
direzioni diverse. Probabilmente sono in azione parecchie unit che compiono esercitazioni di accerchiamento.
Ora s fatto di nuovo silenzio. Mi chino a guardar gi dalla cuccetta, gli occhi fissi nella camera di manovra.
Lidrofonista annuncia rumore di eliche, molte e contemporaneamente da diverse direzioni. Ma come?
Limpianto idrofonico non era partito? Ma in quel momento mi ricordo che il Vecchio aveva gi la cuffia
allorecchio quando gli sono passato davanti. Ci significa che gli idrofoni hanno ripreso a funzionare. Siamo
quindi di nuovo in condizioni di ricevere comunicazioni acustiche dal nemico. Mi domando se nella nostra
situazione pu essere un vantaggio.
La perdita di nafta! Sicuramente la corrente ha spostato la macchia dolio, lha portata cos lontano che quelli
l sopra non riescono pi a capire da che parte venuta. Probabilmente lo spero almeno c stato soltanto
una grande macchia e poi pi nulla. La nafta per fortuna non resta in superfcie in eterno, come un turacciolo.
Si emulsiona e quindi si dissolve. La viscosit questo? Ecco unaltra parola di cui devo occuparmi. La
sussurro fra di me a labbra chiuse, una sillaba dopo laltra, come una formula magica.
A quanto pare siamo in una posizione molto favorevole sento il Vecchio dire nella camera di manovra.
Gi, dovremmo essere contenti di esserci sistemati cos bene fra le rocce del fondo, cos da non poter, a quanto
pare, venire localizzati.
Morte e maledizione, divento pazzo se non smette! geme allimprovviso Zeitler. Questo contro tutti gli
ordini. Zeitler dovrebbe in questo momento avere la sua brava proboscide fra i denti e starsene zitto. Speriamo
che il Vecchio non lo abbia sentito.
Limportante non muoversi, non fare cose del genere, mi ripeto continuamente. Starsene soltanto cos,

immobile, ogni movimento costa ossigeno. Ogni battere di ciglia ci consuma laria da respirare.
Dalla cuccetta di fronte alla mia pende il braccio sinistro di Zeitler. Cerco di aguzzare gli occhi per decifrare
lora sul suo orologio da polso: le diciotto. Cosa? Soltanto? Non di buon auspicio che io abbia perso il mio
orologio. Deve essermi semplicemente caduto dal polso e forse ora continua a ticchettare da qualche parte, in
fondo alla sentina. Waterproof, antimagnetic, shockprotected, stainless, Swiss made.
Gi, gli svizzeri. Gente in gamba. Gli Oerlikon, i nostri cannoncini, ce li hanno forniti loro. Ci puoi giurare
che anche i Tommies li hanno, sparapallottole identici precisi ai nostri lavoro svizzero di precisione: per
tutto il mondo in tutto il mondo.
La pinza che mi stringe il naso mi fa cos male che per un momento la devo togliere.
Dio del cielo, che puzzo spaventoso! Questo il gas della batteria! Ma no, non soltanto il gas. Qui ora c
anche un gran puzzo di feci e di urina, cos intenso come se qualcuno si fosse liberato proprio qui. Che
qualcuno nel sonno abbia perso il controllo dello sfintere? Oppure c qui intorno, da qualche parte, un
recipiente per urinare?
Urinare: immediatamente avverto una fortissima pressione alla vescica. Stringo le gambe. Limpulso a
urinare recede, ma i borborigmi che ora si fanno sentire nellintestino, quelli non si possono frenare a
piacimento. Eppure non ho quasi mangiato! Un boccone di salsiccia in scatola spalmata sul pane, roba ancora
della Weser, tutto qui. Ma ora sento che mi sta fermentando nellintestino. Come sar quando cominceranno
a muoversi gli intestini di tutti gli uomini che si trovano nel locale di prora? Anche nella pancia le funzioni
continuano imperterrite. Il fetore delle feci gi ora insopportabile. Buttar fuori bordo gli escrementi per