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PARTHENOPE
DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA
CORSO DI LAUREA MAGISTRALE IN INGEGNERIA
GESTIONALE
CANDIDATO:
GAETANO MARTONE
MATR. 0326000165
Gunter Pauli
INDICE
CAPITOLO I
Lo sviluppo sostenibile
Lo sviluppo sostenibile il punto di forza delleconomia blu ed una forma di sviluppo
che non ostacola le possibilit di crescita delle generazioni future, avendo cura del
patrimonio e delle riserve naturali esauribili. Non si tratta quindi di un blocco della
crescita, bens della crescita economica rispettosa dellambiente e dei suoi limiti.
Luomo utilizza ingenti quantit di risorse non rinnovabili, destinate ad esaurirsi. Lo
sviluppo sostenibile concilia la richiesta del fabbisogno umano con le capacit
produttive della terra. A differenza dello sviluppo tradizionale, attraverso il quale
luomo fin dalla nascita ha dovuto modificare lambiente circostante per costruirsi uno
spazio adeguato in cui vivere, lo scopo dello sviluppo sostenibile quello di creare un
regime ambientale di equilibrio. Questa nuova visione, diventata necessaria, legata al
concetto di ecosistema.
Lecosistema ununit ecologica fondamentale nella quale convivono organismi che
interagiscono tra loro e con lambiente circostante. Linquinamento sta portando allo
sconvolgimento di questi equilibri, a questo proposito leconomia blu si sta
impegnando a trovare una soluzione per ristabilire larmonia ambientale.
Quando si parla di sviluppo sostenibile, non ci si deve limitare a considerare
essenzialmente le tematiche legate allambiente, ma necessario tenere conto anche
della sostenibilit economica e sociale delle attivit e degli investimenti. E un concetto
ormai diffuso nell immaginario collettivo, nella mente di ogni uomo, ma pochi ancora
ne hanno colto la vera essenza. Il termine sviluppo implica cambiamento,
trasformazione dello status quo; diversamente la sostenibilit rinvia allidea di
conservazione nel tempo e soprattutto nel lungo periodo, delle condizioni esistenti e
capacit di garantire un supporto, un sostentamento, senza produrre degrado. Nei fatti
significa spingere verso un continuo miglioramento con la condizione necessaria e
sufficiente di mantenere le condizioni che permettono il miglioramento stesso. Vuol
dire quindi soddisfare i bisogni del presente senza compromettere la capacit delle
generazioni future di soddisfare i propri bisogni; lo sviluppo sostenibile deve garantire
il miglioramento della qualit della vita, senza eccedere la capacit di carico degli
ecosistemi di supporto (Daly, 1991), dai quali essa dipende. Esiste un patto tra luomo
e lecosistema che regola lo sviluppo sostenibile: esso richiede che il consumo di una
risorsa non superi la sua produzione nello stesso periodo e la capacit di carico della
natura, ossia che il tasso di utilizzo delle risorse naturali non sia superiore alla loro
velocit di rigenerazione; che limmissione di sostanze inquinanti non superi la
capacit di assorbimento dellambiente e che il prelievo di risorse non rinnovabili sia
compensato dalla produzione di una pari quantit di risorse rinnovabili, in grado di
sostituirle. Il concetto in esame pu essere espresso in termini di efficienza, equit e
compatibilit. La sostenibilit un processo dinamico che continuamente coniuga le
tre dimensioni dello sviluppo: economica, sociale ed ambientale. Con la prima si
intende la capacit di un sistema di generare una crescita duratura degli indicatori
economici ed in particolare la capacit di generare reddito e lavoro per il sostentamento
delle popolazioni; con la seconda invece la capacit di garantire condizioni di benessere
umano, quali sicurezza, salute ed istruzione, equamente distribuite per classi e per
genere. Con lultima diversamente si intende la capacit di preservare nel tempo le tre
funzioni dellambiente: ricettore di rifiuti, fornitore di materie e fonte diretta di utilit;
infatti le materie prime intese come input dei sistemici economici, altro non sono che
gli output delle risorse naturali come ad esempio foresta e legno. Alla fine il sistema
economico combiner i vari fattori mediante la tecnologia per produrre come output
finale prodotti, rifiuti ed inquinamento.
CAPITOLO II
Il concetto di blue economy: origine ed evoluzione
Figura 1
La blue economy un modo semplice e fresco di guardare la realt. Tutti sappiamo che
la globalizzazione non pu rispondere ai bisogni delle persone, perch mira sempre a
prezzi pi bassi. La blue economy propone di usare quello che abbiamo a disposizione
in modo tale che rispondendo a necessit elementari, possiamo generare nuove risorse.
Lobiettivo non quello di tagliare i costi bens di generare nuovi valori: insomma un
modello di business a livello globale dedicato alla creazione di un ecosistema
sostenibile grazie alla trasformazione di sostanze precedentemente sprecate in merce
redditizia. Si basa sullo sviluppo di principi fisici, utilizzando tecniche scientifiche
come la biomimesi, un settore ancora poco conosciuto che si fonda sullo studio e
sullimitazione delle caratteristiche delle specie viventi per trovare nuove tecniche di
produzione e migliorare quelle gi esistenti. Parlare di blue economy vuol dire
prediligere la natura del valore al valore della natura; non un gioco di parole e
neppure un concetto utopico contorto: ci significa che il problema da risolvere non
quello di generare meno scarti ma di non sprecare gli scarti prodotti.
Sono ritenute ecologiche le aziende che sviluppano una linea di saponi ricavando gli
acidi grassi dalle palme da olio coltivate al posto degli alberi delle foreste pluviali, e si
tessono lodi di un sistema che incentiva un inquinante trasporto di merci dai paesi
poveri invece di puntare sulleconomia locale basata sulle risorse del territorio.
Leconomista belga, Gunter Pauli, ideatore della blue economy, non perde occasione
per demolire uno dopo laltro i pilastri su cui hanno poggiato i due principali sistemi
economici degli ultimi anni basati solo sul core business, il guadagno immediato, che
trascura gli effetti collaterali come lindebitamento dei consumatori ed il
prosciugamento delle risorse naturali, senza preoccuparsi di risarcire i danni: la red
economy incentrata sul prodotto e ossessionata dai profitti, responsabile della crisi
attuale, e la green economy che con il nobile intento di proteggere lambiente chiede
maggiori investimenti alle imprese e mette sul mercato prodotti pi costosi; insomma
un modello pensato per i ricchi e non per tutti. Uneconomia green se porta ad un
miglioramento del benessere umano e dellequit sociale, riducendo in modo
significativo i rischi ambientali e i limiti ecologici legati allo sfruttamento delle risorse.
Nella sua espressione pi semplice, la green economy si basa su una crescita fondata
su basso contenuto di carbonio, uso efficiente delle risorse e politica socialmente
inclusiva. Pi che di economia verde si deve parlare di crescita verde senza pensare che
i due concetti (blue e green economy) siano in contrapposizione perch vanno nella
stessa direzione. La blu economy rappresenta unevoluzione della green economy e
nasce per ottenere risultati pi soddisfacenti dal punto di vista ambientale: della tutela
degli ambienti si passa al concetto di rigenerazione degli ecosistemi e dalla ecoefficienza si passa alla biomimesi, pocanzi definita.
Riprodurre lefficienza materiale e funzionale degli ecosistemi e degli habitat naturali
un modo pratico per intraprendere il cammino verso la sostenibilit e lefficienza
nelluso delle risorse, rimanendo competitivi e generando valore aggiunto.
Linnovazione, da un lato, e la valorizzazione dellambiente dallaltro rappresentano le
nuove strade da seguire, tenendo conto che ad ogni problema, ad ogni soluzione,
bisogna guardare in termini strategici, agendo localmente ed al contempo pensando
globalmente. Leconomia della sostenibilit necessit ancora di percorrere molta strada
se vuole contrastare efficacemente i problemi ambientali fra cui il riscaldamento
globale.
Una parte della green economy ha procurato pi danni che benefici al nostro pianeta.
Il modello ha richiesto alle imprese di investire di pi e ai consumatori di spendere di
pi per ottenere la stessa cosa preservando nel contempo lambiente.
Anni fa alcune piccole aziende innovatrici iniziarono a sostituire i tensioattivi
petrolchimici con ingredienti biodegradabili, gli acidi grassi dellolio di palma. Ben
presto tutti i maggiori produttori cavalcarono la biodegradabilit con il risultato che
enormi aree di foresta pluviale sono state convertite a colture intensive di palma da
olio, distruggendo lhabitat dellorango, dello scimpanz e di moltissime altre specie,
che in pochi anni sono diventate a serio rischio di estinzione.
CAPITOLO III
Applicazioni della blue economy
Alla base del progetto c stata lidea di fare qualcosa per la propria terra, la Sicilia, e
la valorizzazione dei suoi prodotti e la sua agricoltura: da qui lideazione del processo
innovativo che recupera le bucce delle arance, un sottoprodotto della spremitura, e le
riutilizza per la produzione dello speciale filato; si riutilizza cos, in maniera
sostenibile, quello che tecnicamente viene definito pastazzo, un rifiuto ingombrante
difficile da smaltire anche a causa dei costi particolarmente elevati e che si pone come
un problema per lintera filiera agrumicola. Questo vuol dire essenzialmente blue
economy: trasformare un problema in una risorsa. Attraverso le nanotecnologie inoltre,
lolio essenziale degli agrumi viene fissato sui tessuti e questo permette il rilascio sulla
pelle di vitamine A e C con importanti effetti benefici: la pelle viene infatti nutrita e
idratata. Una caratteristica garantita per una ventina di lavaggi anche se in fase di
studio una modalit per la ricarica con ammorbidenti specifici. Notiamo allora quanto
la creativit impatti positivamente in questo processo di rigenerazione che nel caso in
questione ha permesso di guardare il mondo con occhi diversi, in particolare vedendo
un tessuto vitaminico dove altri vedevano solo unarancia.
Un altro esempio lutilizzo degli scarti di caff. Ci sono due flussi di rifiuti legati al
caff. Il grosso dei rifiuti si genera nelle piantagioni ed noto come polpa. La
preparazione della bevanda del caff produce un secondo flusso di rifiuti noto come
fondi. Dal momento in cui i chicchi lasciano la piantagione al momento in cui
finiscono nella tazzina del bar, il 99,8% viene scartato e solo lo 0,2% viene consumato;
ma il caff legno duro ed un substrato ideale per la coltivazione di funghi.
Figura 4 Ciclo rigenerativo del caff applicando la strategia della blue economy
Il giacinto di acqua, decretato nemico pubblico numero uno in Zambia, si combatte con
sostanze chimiche e specie non autoctone, eppure un chilo di giacinti dacqua pu
offrire una base nutritiva per almeno un paio di chili di funghi. Poich la funghicoltura
richiede una maggior manodopera, questa catena, dai rifiuti agli alimenti pu creare
milioni di posti di lavoro; infatti ogni piantagione di caff che adotta la coltivazione di
funghi potrebbe generare due nuovi posti di lavoro. Con circa 25 milioni di piantagioni
di caff in 45 paesi, ci si traduce in altri 50 milioni di posti di lavoro a livello globale
e nella possibilit di generare redditi di ben 1,5 milioni di volte superiori a quelli
prodotti oggi dal caff. Questa la mera essenza della blue economy: fare di pi con
quello che abbiamo. Una volta creato questo sistema, dopo aver raccolto i funghi
coltivati sugli scarti, resta comunque materiale di ulteriore scarto. Piuttosto si tratta di
un prodotto ricco di aminoacidi che pu essere utilizzato come alimento per cani e gatti,
o per gli animali da cortile.
Un ulteriore esemplificazione riguarda gli scarti di macellazione. Un chilo di carne
prodotta comporta in media un chilo di scarti. Di questi cosa ne facciamo in Europa? A
causa della malattia della mucca pazza li bruciamo tutti! Mentre in Africa, nel Songhai
Center di Porto Novo in Benin e a Citt del Capo, in Sudafrica, si coltivano mosche
che trovano in questi scarti un terreno ideale per deporre uova da cui poi si sviluppano
le larve. Queste ultime mangiano tutto, in tre giorni consumano un bovino ed hanno un
sistema digestivo cos efficiente che producono proteine pulite prive di virus o batteri
che possono essere utilizzate per nutrire le quaglie, le cui uova servono poi a nutrire
galline.
Abbiamo quindi un alimento per quaglie e pollame creato da rifiuti animali trasformati
in un prodotto composto per l80% da proteine di buona qualit. Queste larve hanno
anche una saliva che pu essere usata come disinfettante ed pi efficace di tintura di
iodio o altri disinfettanti: se la si mette su una ferita aperta la fa guarire pi rapidamente.
Non dimentichiamo che se in Africa abbiamo gravi problemi di Aids e malaria, le
persone che muoiono a causa di piccole ferite non curate sono molte di pi. Noi
sappiamo che - in Africa - lassistenza sanitaria non arriva nei piccoli villaggi ma in
questi posti ci sono dei macelli che producono, su piccola scala, moltissimi scarti.
L'equipe di studio e di ricerca di Pauli Gunter ha calcolato che se convertissimo in
proteine per alimentazione animale e disinfettante tutti gli scarti di macellazione
proveniente dai macelli ufficiali in Africa produrrebbero tra 500.000 e un milione di
posti di lavoro.
Un altro esempio riguarda il rasoio in cui le lame vengono sostituite da fili di seta; si
stima che ogni anno, insieme ai 10 miliardi di rasoi monouso vengano gettate in
discarica 250.000 tonnellate di costoso metallo. Dati sicuramente poco sostenibili: una
moderna lametta per rasoio prodotta nel 21 secolo utilizza circa 20 volte in meno
metallo rispetto alle prime lame monouso introdotte da King C. Gillette oltre un secolo
fa. Mentre questo conferma gli sforzi verso lefficienza materiale, daltra parte costi
pi contenuti e una miglior accessibilit comportano meno incentivi a prolungare la
vita utile di un prodotto. Via via che il team di ricerca Gillette aumentava la redditivit
e la quota di mercato, il volume complessivo dei singoli rasoi e il peso totale dei rifiuti
di metallo aumentava enormemente. Se a questo si aggiunge che i modelli attualmente
immessi sul mercato, per differenziarsi agli occhi del consumatore, propongono fino a
sei lamette invece che le tradizionali due, lo spreco di metallo cresce esponenzialmente.
Il rasoio , quindi, un vero e proprio esempio di insostenibilit. Ma secondo Pauli, oggi,
le industrie hanno la possibilit di trasformare il mercato del rasoio in qualcosa che
contribuisca alla risoluzione della crisi ambientale e occupazionale, grazie ad un
prodotto efficiente ed anche pi economico. Basterebbe utilizzare la seta naturale al
posto del metallo lavorato a livello industriale per ottenere numerosi benefici
ambientali, economici e sociali. A 200 dollari per ogni chilo di seta lavorata, ogni rasoio
con lama di seta costerebbe meno di un dollaro, pur garantendo un rendimento e una
qualit del prodotto del tutto analogo alle moderne versioni industriali.
Altre innovazioni sono state ispirate da insetti, mammiferi, batteri e dal movimento dei
fiumi. Se ledilizia di ultima generazione deve molto a termiti e zebre, i telefonini del
futuro nasceranno grazie agli studi sul cuore delle balene. Larchitetto svedese Andres
Nysquit ha progettato la Daiwa House in Giappone e la Laggarberg School in Svezia
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PINGUINI: DESALINIZZAZIONE
I pinguini bevono lacqua di mare. Per fare questo, hanno sviluppato un
desalinizzatore molto efficace che funziona grosso modo come i reni umani,
anche se in maniera ancora pi efficiente. Applicando questa tecnologia
naturale si potrebbero aumentare le riserve di acqua planetaria depurando in
maniera naturale le acque marine.
poco
complesse
quindi
riproducibili.
Ridurrebbero
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Bibliografia
Green Economy e Blue Economy: Nuove prospettive
http://www.inu.it/wp-content/uploads/2012/05/1BG_economy.pdf
Dalla green economy alla blue economy
http://www.arpa.umbria.it/resources/docs/micron%2016/MICRON_16_31.pdf
Le opportunit della blue economy
http://www.ilcambiamento.it/culture_cambiamento/opportunita_blue_economy.html
Lera della Blue economy: Il business a impatto zero di Pauli.
http://www.lettera43.it/economia/10538/l-era-della-blue-economy.htm
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