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UNA CHIESA CHE CREDE 7Wopertiamo dal tema di «una Chiesa che cre- | de> proprio per non dare per scontato 44 (come, purtroppo, a volte succede anche negli ambienti ecclesiali) il fondamento stabile sul quale Dio ha voluto edificare la sua casa, ossia la fede in Cristo morto e risorto e trasmes- sa lungo i secoli dalla vivente tradizione aposto- lica della Chiesa. Ce ne occupiamo, soprattutto, per aiutarci ad andare al di la di certi modi di dire presenti an- che in tanti battezzati, che, per esempio, affer- mano di essere credenti anche senza seguire la voce della Chiesa o di credere in Dio pur senza frequentarla in modo abituale Penso, per questo, che come battezzati abbia- mo un estremo bisogno di riscoprire per primi Ja bellezza e la gioia di essere cristis é denti grazie alla fede della Chiesa nell’annuncio pasquale della morte e risurrezione di Cristo, * Sul versame delle tante pubblicezioni di inchioste sulla exedenza in Dio in aia fp Gareli, Religione al anche per diventare tutti «evangelizzatori in questi tempi d’incertezza e di disordine», secon- do quanto scriveva gia diversi anni fa Paolo VI nell’Esortazione apostolica Evangelii nuntiandi* (sull’evangelizzazione nel mondo contempora- neo), definita da papa Francesco «iJ documento pastorale pid grande che sia stato scritto fino a oggin’. ‘Approfittando del giudizio del Papa, desidero perci6 riprendere questo importante testo pasto- rale anche per dare modo di verificare, a propo- sito della «nuova evangelizzazione», il cammino compiuto nelle nostre comunita ecclesiali dal tempo della celebrazione del concilio Vaticano II fino ai nostri giorni, ma specialmente per incorag- giarci a essere credenti appassionati che non possono fare a meno del servizio della Chiesa anzitutto in questo senso. LEsortazione di Paolo VI, infatti, porta la data dell’8 dicembre 1975, ossia del decimo anniversario della chiusura del Con stata scritta dopo il sinodo dei vescovi dedicato all'evangelizzazione per rispondere alle attese di «uno slancio nuovo capace di creare, in una Chiesa ancor pid radicata nella forza e nella po- * Paolo VI. Esort. apost, Evangelif nuntiandi, 8 dicembre 1975, 1 (abbreviate EN) "Questo giudizio & stato dato dal Papa nel sao Discorso ai cipanti at pellegrinaggio dell diocesi di Brescia, 22 giogno 20) ‘oscasione del 50" anniversario delelezione a sommmo pontefi loro eonterraneo Giovanni Batiste Manta 10 tenza perenni della Pentecoste, nuovi tempi di evangelizzazione»*. Dobbiamo, percid, valutare se quanto auspicato allora sia stato fatto, oppu- re se occorra lavorare ancora in questa direzione a partire dalle nostre comunita ecclesiali. Personalmente penso, forse realisticamente, che ci sia ancora molto da fare, ossia che occorra mettere in atto una fase di prima evangelizzazio- ne a partire dai nostri ambient, essendo eviden- te, specie in Occidente, il declino di un modello Chiesa che non é pid in grado di fronteggiare dilagare del secolarismo e dell’emarginazione di Dio dalla vita reale delle persone e della socie- 18, I motivi sono tanti, ma probabilmente impu- tabili anche a una latitanza dei cristiani nel loro dovere di annunciare e di testimoniare il Vange- jo in tutti gli ambienti di vita, poiché divenuti per io pit ombre anonime, invece di essere «anima nel mondo». ecupiamo, quindi, della «questione della fede» in quanto é diventata ai nostri giorni una delle «priorita pastorali» piti urgenti anche all’in- terno di tante nostre comunita, allo scopo appun- to di verificare la solidita del fondamento della nostra appartenenza alla Chiesa. Non possiamo “EN 2, in cui si cite parte del Discorso tenuto da Paolo V1 per fa hiusura della If essemblea generale del sinodo dei vescovi, 26 otto bre 1974. 5 Lespressione 8 tratta da A Diogneto, um testo cristiano serito in re anonimo, rsalente probabilmence alla seconda meta in eu si afferma che «come & Panima nel corpo, cost nel mondo sono eristant nasconderci, purtroppo, che questo @ un punto dolente per la pastorale del nostro tempo, cioé ono come se la Chiesa non fede, oppure si rivolgono ad essa solo come a un i del quale, in qualche neces sua riduzione a un fatto soggettivo e intimistico, elementi che condi- zionano pure tanti cosiddetti «praticanti», ridot- tisi a spettatori di un fatto che non li riguarda e che si dimostrano sempre pitt ignoranti delle ve- rita della fede, assoggettati alle opinioné comuni. Tipica di questo modo di vivere é idea, ad esem- pio, che nessuno abbii liritto di intromettersi nelle convinzioni altrui perché non esistono cer- tezze né verita universali, ma tutto dev’essere sottoposto al giudizio del singolo, ovvero alla sua valutazione e al suo sentimento personale*. ‘Di fatto, ci si vergogna a dirsi credenti in una societa che ha innalzato la liberta di opinione a bandiera per tutte le questioni della vita umana © A questo propositosegnalo due miei testi: il primo, intitolato Not in un ‘oo Dio. Meditazion® sulla fede, Eifta, Cantalupa nel Quale ho voluto offre im cormmento spirituale della 1968, propria allo scope incertezza, le principal Sean Paolo delice ag woven clog 12 €, per questo, é difficile capire che la parola ebrai- ignifica «fermezza» e che questa de- riva dalla «sicurezza» di potersi appoggiare a qualcuno di stabile, a Dio che si é rivelato piena- mente in Gesit Cristo e ha donato il suo Spirito affinché si diventi suoi testimoni nel mondo. E nevessario, pertant carenza diffusa anche in tanti battezzat prima ancora che un fatto di onesta, costituisce ‘una sfida lanciata alle nostre comunita di appro- fondire la fede, e questo, oggi soprattutto, per poter offrire una testimonianza credibile di che cosa significa essere ¢ dirsi cristiani praticanti, uomini e donne che non hanno rinunciato Iti con ardore missionario in tutti gli esistenza umana come «luce del mon- do e sale della terra» (cf. Mt 5,13-14), proprio perché credenti in Colui che é vivo’. In effetti, non dovrebbe esserci bisogno di ai credenti che sono stati da sempre ontenuto e la modalita della fede pa- squale della Chiesa (il cosiddetto kerygma),0s- annuncio della presenza di Dio nella vita e polacco Zygmunt Baumar Be toe Si bub i pum, aber Rego Emo 20 di forza e di amore i suoi discepoli siano in gra- do di adempiere Ja loro missione di evangelizza- tori fino ai confini della terra (cfr. Mt 28,19) e di costruttori di un mondo nuovo. In parole semplici, questo significa che la é stata voluta da Dio perché sia sulla ticipo e lo strumento del suo regno di i vita, cio’ l’inizio e la modalita attra- verso cui il suo disegno universale di salvezza si realizzi e finalmente si compia nell’eternita. La Chiesa, nella sua dimensione pit profonda, & percié gid regno di giustizia, di verita e di fra- ternita per tutti gli uomini, ma é anche affidata all’impegno c alla corresponsabilita di tutti i suoi membri, tanto che per questo essi hanno il dove- re di crescere in santita di vita, di corrispondere ;ppelli dello Spirito Santo, di diffondere Tattavia, vero & che nei nostri ambienti si di- scute da tempo su come poter contribuire al passaggio di riscoperta di una fede pid autentica, adulta e impegnata da parte di ogni battezzato e, per questo, si riutilizza Pespressione di «nuova evangelizzazione» o di «rievangelizzazione», seb- bene il suo contenuto sia stato da sempre presen- te nell’intento della Chiesa di predicare e di testi- moniare il Vangelo ovunque e a tutti. 5 Lespressione si ova, ad esempio, nel’ Esortarione apostolica post-sinodsle di Giovanni Paolo Ii Christfieles laici. 30 dicembre 14 Motivo ispiratore e chiave di lettura anche dei documenti del concilio Vaticano II, la «nuova evangelizzazione» & gia stata perseguita da Pao- lo VI e Benedetto XVI se ne é fatto promotore efficace, decidendo tra l’altro di istituire un organismo per la «Promozione della Nuova Evangelizzazione» (21 settembre 2010), confer- mando cost Purgenza di quanto scriveva il suo predecessore, ossia che «I’insegnamento cate- chistico, quello cio’ impartito per far conoscere meglio Gest, al quale ci si abbandonati nella fede, deve ormai prevedere un’azione di “prima evangelizzazione” » a largo raggio e pit metodi- ca nel tempo®. La Chiesa italiana, da parte sua, non ha man- cato di unirsi agli appelli dei pontefici in tal senso, pubblicando, ad esempio, una Lettera ai cercatori di Dio (forse ancora poco conosciuta), nella quale si prende ato della «situazione di inquietudine diffusa» e si suggerisce di partire, per dialoghi destinati al primo annun- cio della fede in Gesit Cristo, da quelle domande che ci uniscono e che sono diffuse nel vissuto di 1988, some pur ne Mesto di Gian! Poole I i gov d ze 2 Vil Giornata mondiale 1979, 20 (Fine speifico della cateches!) molti, per poi proporre Yannuncio cristiano & rispondere alla richiesta: dove e come incontrare il Dio di Gest Cristo?” E evidente che tutto cid presuppone da par- te della comunita ecclesiale un cambiamento di passo e di mentalita, a cominciare dal sapersi mettere umilmente in discussione ¢ rendersi disponibile al cambiamento e alla novita che questo comporta, in modo che la «nuova evan- gelizzazione» coinvolga tutto il popolo di Di nell’ approfondimento delle ragioni di fede e di un’efficace testimonianza nel mondo. La «nuo- va evangelizzazione» esige, cio’, una profonda revisione (0 riforma) di alcuni modelli di cri- stianesimo e immagini di Chiesa affinché, pri- ma ancora del cambiamento delle strutture, sia rinnovata la vita dei cristiani ¢ la missionarieta con la quale Cristo stesso ha fondato la sua Chiesa. Lopera della «rievangelizzazione» deve pre- vedere, infatti, un rinnovato annuncio del Van- gelo a partire da quanti fanno parte della Chiesa, ma che probabilmente non hanno ancora tutti acquisito una chiara coscienza cristiana e iden- itd ecclesiale, 0 perché vivono ai margini della Chiesa e si considerano a posto cost o perché, ™ La Lertera, pubbliceta dalle Paotine nel 2009. ¢ stata curata alla Conferenza Episcopale ‘per ln dottrina dells fede, ioe la cateches!. La parte citata si ‘Bfecsce alla Presentasiote di mons. Brano Forte, pp. 4-5. 16 sia pure frequentando qualche volta ed essendo anche generosi, ritengono di avere assolto ogni oro dovere!’. Per questo papa Francesco, parlando ai vesco- vi della Conferenza latinoamericana durante il suo viaggio in Brasile, ha richiamato la necessita di «generare la coscienza di una Chiesa che si organizza per servire tutti i battezzati e gli uo- mini di buona volonta», a cominciare dalla con- versione pastorale delle strutture ecclesiali in chiave missionaria, privilegiando una fase di rinnovato annuncio del Vangelo e di formazione cristiana, affinché possano sorgere discepoli e discepole di Cristo che non si rifugino in una spiritualita intimista, ma siano persone in comu- agli altri senza rinchiu- 2 Chiesa presume precisamente una conversione pastorale intesa a riproporre lofferta di credere nella Buona Novella, in Gest Cristo ° Purtoppe non sembra tramontato il tempo in cui padre Yves Congat, prima del Coneiio, auspicava che questo grande evento excl F onsepevckoae og batezso alla alche pre ‘quando gli veniva chiesto». "3 Cie Papa Francesco, incontro con il Comitato di coordinaiento del CELAM, Centto Stadi di Sumaré, Rio de Janeiro, 28 luglio 2013. v7 za e nella guida dello Spirito Santo, nella Chiesa corpo di Cristo e prolungatrice del dinamismo dell’Incarnazione. Questo richiede - spiegava il Papa ~ il sorgere dinuove comunita ecclesiali che sappiano rimet- tere al centro Gesit Cristo e il suo Vangelo e, quindi, siano in grado di farsi missionarie nei loro ambienti di vita con la testimonianza dell’a- more fraterno, con l’attenzione ai problemi del- la gente, specialmente di quanti soffrono e sono indifesi, con la priorita della formazione dei di- scepoli, con la capacita di agire in comunion in sintonia con Je sorprese dello Spirito Santi dium et spes, proprio in funzione di questa conversione pastorale che deve iniziare dai mem- bri della Chiesa; cosi una Chiesa presente nel mondo contemporaneo e che voglia essere tutta pervasa dal dinamismo creativo della missiona- riet& non pud fare a meno di condividere «le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono», poiché queste «sono pure quest! anni 18 le gioie ¢ le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi é di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore» (GS 1)'*. Solo cosi facendo la Chiesa pud offrirsi come xisposta alle domande esistenziali che i discepo- li di Cristo condividono con tutti gli uomini, tanto che papa Francesco ne sta facendo motivo ispiratore del suo pontificato, riproponendo la sua intima convinzione, dovuta a un costante impegno pastorale in tal senso, che «la dolce € confortante gicia di evangelizzare» presuppone Ja formazione di comunita pid unite, pid decise motivate in una pastorale missionaria incentra- ta sull’accoglienza e fraternita con tutti, comu- nitA nelle quali i laici assumano responsabilmen- te il loro dovere di diffondere e di testimoniare il Vangelo a tutti gli abitanti del loro territorio, mettendosi a servizio specialmente dei poveri ¢ er questo, fare in modo che le Occorre, strutture ecclesiali siano percepite a servizio del Vangelo e della comunit umana, cercando di La Costituione Gaualiume er spestratia della «Chiesa nel mondo ‘contemporaneo> ¢ la sua letura @ utile per cercare di assmilare pro- fondamente lo spito ¢ il metodo di una «nuova evangelizzazione». Per questo, segnaio il mio testo Crist ido. Rilerura della Costituzione pastorcle 19 favorire (clero e laici) il riaccadere «qui e ora» della presenza e compagnia di Gest risorto, il formarsi intorno a lui di «pezzi di umanita ri- conciliata» che, per il dono della grazia e in ‘obbedienza al suo comando, senta I'urgenza per Vedificazione del regno di Dio e Ja salvezza di tutta Pumanita. Da questo punto di vista, si comprende che non si tratta tanto di «portare in chiesa qualcu- no», ma di dimostrarsi credenti che, maturando in una docilita di cuore e di mente, sanno farsi concretamente «fratelli e sorelle universali» perché amici del Risorto e, percid, santamente fratelli non sono ‘Al di la, perd, di semplificazioni banali e della pretesa di soluzioni immediate a questo rimnova- ‘mento eoclesiale che deve passare attraverso una fase profonda di «nuova evangelizzazione», pen- so bisognerebbe rivedere (come il Papa stesso ha affermato) immagine di una «Chiesa di massa» sociologicamente rilevante e puntare pili corag- giosamente verso una Chiesa formata da piccole comunita in cui si lavora insieme, ci si sente dav- vero quel «piccolo gregge» (cfr. Le 12,32) che, come lievito nella pasta (cfr. Le 13,20), € preoc- cupato, prima di ogni altra cosa, di evangelizzare e testimoniare il Vangelo, di uscire fuori dai pro- pri ambienti e portare ovunque la Parola di vita 1 dove concretamente le persone si ritrovano e vivono le loro relazioni. 20 A tale proposito, merita riprendere quanto ha detto il Papa ai partecipanti al Convegno eccle- siale della diocesi di Roma, insistendo sull’esse- re «ovunque portatori della Parola di vita nei nostri quartieri, nei luoghi di lavoro e dovunque le persone si ritrovino e sviluppino relazioni», perché «in questa cultura ~ diciemoci la verita - in cui siamo minoranza, questa é una responsa- bilitA grande». Oltretutto, come ha fatto notare, «quando una comunita @ chiusa, sempre tra le stesse persone che parlano, questa comunit’ non 6 una comunita che da vita. E una comunita sterile, non é feconda»"®. Parole ancora piii precise in questo senso ha proferito durante l’omelia della messa celebrata con ivescovi del Brasile per la Giornata mondia- Ie della gioventii, quando ha chiesto di «pensare con coraggio alla pastorale partendo dalla pe- riferia, partendo da coloro che sono pit lonta- ni, da coloro che di solito non frequentano la parrocchia»”, Dobbiamo percié chiederci: da dove dobbia- mo partire affinché la Chiesa, che, come ha sottolineato il Concilio, «costituisce sulla terra il germe e l'inizio del regno di Dio» (LG 5), sia awertita anche oggi come «il segno e lo stru- mento dell’intima unione con Dio e dell’unita di ‘= Pape Francesco, Discorso al parteciparti al Convegno ecclsiale della diocesi di Roma 17 giugno 2015. ® Papa Francesco, Omtlia della messa celebrata con i vescovt in Brasile, 27 luglio 2013. 2 tutto il genere umano» (LG 1)? Dalla liturgia, dalla catechesi, dalla promozione umana?.. In un tempo di trasformazioni e di accelera- zione come il nostro, é chiaro, comunque, che dobbiamo allontanare sia la pretesa di avere soluzioni immediate alla complessita dei proble- ‘mi, sia l‘inerzia di chi pensa che tutto vada bene cosi com’é, non tanto scegliendo a priori una sola forma di pastorale a scapito dell’altra, ma privilegiando quanto arreca vantaggio e non confusione per i fedeli'®. Se, come ha detto il Papa, «“pastorale” non @ altra cosa che eserci- ita della Chiesa", & necessaria ernimento affinché la strada del ovamento sia percorsa gradualmente e con decisione da tutti i membri della Chiesa. Occorrerebbe, pertanto, favorire in tutti il «vedere» la realta cosi com’é nella luce di Dio, il «gitidicarla» secondo i criteri di Dio e non quel- li degli uomini, «agire» di conseguenza in vista di un rinnovato ¢ pitt consapevole slancio comu- nitario nell’annuncio del Vangelo a tutti e in ogni ambiente di vita. E evidente che, per questo, o’8 bisogno di attingere alla grazia di Dio e di stringersi come Per esempio,rsulta interessante quanto il card. Bergogio, sem- decorcao i Apreid,affermovaipviduendo 4 Di, nels pet poplars e nella isons» tre pei chiave Guna pastoraleinclusiva eon esclssva. Papa Francesco, Discorso im cocasone dell ncontro con I Ep- scopato brasilano, Rio de Janeiro, 27 lugio 2015. 22 «pietre vive» al Tempio santo della Chiesa (cf. 1Pt 2,5), perché saranno «i santi» a riedificare la Chiesa e non tanto i ragionamenti degli uomi- nio le pitt svariate strategie pastorali. C’é anco- rae sempre bisogno di esempi trascinanti di vita di tanti piccoli e grandi testimoni del Vangelo in ogni parte della terra, di conversione profonda delle menti e dei cuori, di testimonianza unani- me e credibile di «una Chiesa che crede» e che, perci6, sia pitt viva nell’urgenza di annunciare la Bella Notizia di Dio ovunque e a tutti. A questo scopo, occorre non dare mai per scontato che é la fede viva in Gesit risorto a ren- dere i suoi discepoli davvero cristiani e, perci6, uomini e donne che vogliono aderire totalmente al suo Vangelo affidato alla Chiesa e si coinvolgo- no dinamicamente nell’annunciarlo a tutti come Joro dono e missione (cfr. Mc 1615-16). Lasciamo da parte, allora, almeno per il mo- mento, ogni altra preoccupazione ¢ dedichiamoci insieme, con pid slancio e passione, alla «dolce confortante gioia di evangelizzare». Se, infatti, non esiteremo a metterci all’opera, penso che la Chiesa tornera a essere per tutti i popoli della terra quel vasto ¢ profondo «movimento spiritua- le» di cui il mondo ha oggi estremo bisogno.

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