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let degli autori. evidente levoluzione di un gusto e quindi di uno stile proprio del madrigale, allinterno,
a va sans dire, della poesia del secolo: turbamenti di una malinconia
impalpabile, tenui e scherzose fantasie, paesaggi delicatamente tratteggiati con impressionistica levit, sfumano lentamente in una sensualit
pi aspra e sottile,
in una malinconia
sempre pi cupa.
Inquieto anche
nella sua letterariet, lo scenario
madrigalesco perde, infine, quelloriginario desiderio
di idillica ingenuit
(una fantasiosa etimologia lo faceva
discendere da un
canto di pastori di
mandrie: mandrialis) a favore di una
leggerezza pi ironica, persino autoironica, e sostenuta,
che prelude a un
addio improvviso
ma, nella memoria
della poesia italiana, non definitivo.
ficiosi madrigali, fatti per la signora Ippolita Benigni sua moglie, Venezia 1604; C. Matraini, Rime e lettere, a cura di G. Rabitti, Bologna 1989; A. Pocaterra, Dui Dialoghi della vergogna, con alcune prose e rime, Reggio 1607; Rime di diversi celebri poeti dellet nostra nuovamente raccolte e poste in
luce, Bergamo 1587; Rime di diversi elevati
ingegni de la citt di Udine raccolte da Giacomo Bratteolo, Udine 1597; Rime di quei
della Notte, Bologna 1631; C. Rinaldi, De
madrigali, prima e seconda parte, Bologna
1588; C. Rinaldi, Delle rime, parte terza, Bologna 1590; C. Rinaldi, Rime, parte quinta,
Bologna 1594; C. Rinaldi, Rime, parte sesta,
Bologna 1598; C. Rinaldi, Canzoniere, Bologna 1601; C. Rinaldi, Lettere , Venezia
1617; G.B. Strozzi il Vecchio, Madrigali, Firenze 1593; G.B. Strozzi il Vecchio, Madrigali inediti , a cura di M. Ariani, Urbino
1975; T. Tasso, Le rime, a cura di A. Solerti,
4 voll., Bologna 1898-1902 (nuova edizione
a cura di B. Basile, Roma 1994).
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Edizioni dei testi antologizzati: L. Ariosto, Lirica, a cura di G. Fatini, Bari 1924; B.
Baldi, Il lauro. Scherzo giovanile , Pavia
1600; L. Battiferri, Il primo libro delle opere
toscane, a cura di E.M. Guidi, Urbino 2000;
De le rime di diversi nobili poeti toscani di
Dionigi Atanagi, Venezia 1565; I fiori delle
rime de poeti illustri nuovamente raccolti et
ordinati da Girolamo Ruscelli , Venezia
1558; Gioie poetiche di madrigali del sig. Ieronimo Casone e daltri celebri poeti de nostri tempi, raccolte dal sig. Gherardo Borgogni, Pavia 1593; L. Groto, Delle rime, nuovamente ristampate e corrette , Venezia
1587; B. Guarini, Opere, a cura di M. Guglielminetti, Torino 1971; G. Guidiccioni - F.
Coppetta Beccuti, Rime, a cura di E. Chirboli, Bari 1912; Libro quarto delle rime di diversi eccellentiss. autori nella lingua volgare. Novamente raccolte, Bologna 1551; G.B.
Leoni, Madrigali, Venezia 1601; Lirici del
Cinquecento, a cura di L. Baldacci, Milano
1975; Michelangelo, Rime, a cura di E.N. Girardi, Bari 1960; M. Manfredi, Cento arti-
Salvatore Ritrovato
M
entre cal tempo la mie vita fugge,
amor pi mi distrugge,
n mi perdona unora,
comi credetti gi dopo moltanni.
Lalma, che trema e rugge,
comuom ca torto mora,
di me si duol, de sua etterni danni.
Fra l timore e glinganni
damore e morte, allor tal dubbio sento,
chi cerco in un momento
del me di loro, e di poi il peggio piglio;
s dal mal uso vinto il buon consiglio.
P
asso inanzi a me stesso
con alto e buon concetto,
P
erch let ne nvola
il desir cieco e sordo,
con la morte maccordo,
stanco e vicino allultima parola.
Lalma che teme e cola
quel che locchio non vede,
come da cosa perigliosa e vaga,
dal tuo bel volto, donna, mallontana.
Amor, cal ver non cede,
di nuovo il cor mappaga
di foco e speme; e non gi cosa umana
mi par, mi dice, amar
O
r dun fier ghiaccio, or dun ardente foco,
or danni o guai, or di vergogna armato,
lavvenir nel passato
specchio con trista e dolorosa speme;
e l ben, per durar poco,
sento non men che l mal maffligge e preme.
Alla buona, alla rie fortuna insieme,
di me gi stanche, ognor chieggio perdono:
e veggio ben che della vita sono
ventura e grazia lore brieve e corte,
se la miseria medica la morte.
D
ebile il legno carco e disarmato,
oscuro pien di scogli e tempestoso
MATTEO BANDELLO (1485-1561)
Occhi che pi bramate,
occhi, di que begli occhi il dolce giro,
si mi sento morir quando lo miro?
Non vaccorgete come larso core
misero piange, sempre
che vi specchiate in que superbi rai?
Cangiasi lalma duna in mille tempre,
e di se stessa fore
va vaneggiando con tormenti e guai,
onde con duri lai
scoprir volendo laspro mio martiro,
invece di parlar sempre sospiro.
D
al Ciel cadeo gentil candida
di grembo scorsa alla rosata aurora;
ROSA
olcissimo RIPOSO,
della Notte figliuol, del sogno padre,
che nvisibile spieghi per lombroso
aer quelle penn adre,
ecco il cieco silenzio, eccone a squadre
le mute ombre notturne al tuo soggiorno;
deh per questocchi omai
ch non fai nel mio cor fosco ritorno?
nel mio cor s, che mai non vide giorno.
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T
orna,
purpureo, e quante luci,
quanti fior, quante erbette,
MAGGIO
C
andide nubi il sol tutte di rose
sparse nel suo sparire;
cos gi mi dipinse il mio desire
bianche guance amorose,
poi n del sol men ratto si nascose
entro nel core; ondio
le mie lagrime accolsi, e pi non dissi:
solo ben piansi e scrissi
(n s forte, aspro e rio)
in questa scorza, e n quella il dolor mio.
Sscurissima
parito il sol de le mie luci: o sera
infelice,
che svelta da radice
tutta la mia purpurea primavera,
di s foscombra nera
non pur lanima imbruni,
ma tanti in sen maduni, in sen mi chiudi
abissi, e inferni dispietati e crudi.
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Ldelleonda
lascia, e gli scogli
sempre atre nebulose rive,
e qui meco taccogli,
o Filli, in questi poggi e n queste olive,
dove lalma si vive,
s riposata e lieta,
che tal non si consola e non saqueta
afflitto pellegrino
l ver la sera al fin di suo cammino.
A
ltre pi dolci riposate olive
il mio stanco pensiero
mostrami, ed altre rive
pi fresche, ed ombre al fin del mio sentiero;
ondio seco al ciel pur levomi, e spero
di ritrovarmi in braccio
al mio santo riposo; ivi n ghiaccio
n sol mai lerbe ancide;
ma il bel verde novello eterno ride.
F
ermate, Ore, fermate;
a che tal batter dali? Io veggio il lido
o porto, o porto fido
di Posa, e sparse intorno alme beate,
chor s dolce cantate,
e rendete a colui di mia salvezza
grazie, chaltro non prezza
che trarne al Cielo; e basta a tanto volo,
e basta a tanta grazia un sospir solo.
R
isi, e piansi dAmor; n per mai
se non in fiamma, o n onda, o n vento scrissi:
spesso merc trovai
crudel; sempre in me morto, in altri vissi:
or da pi scuri Abissi al Ciel malzai,
or ne pur caddi giuso;
stanco al fin qui son chiuso.
V
enutera l mio Sole al mio languire,
pi che mai bello in sonno a consolarme,
e, vinto da piet del mio martre,
mi dicea con parole
rare nel mondo o sole:
Perch s mesta in fra sospiri e pianto
tutta la verde etade,
senzaver mai di voi stessa pietade,
vi consumate tanto?
Deh, prendete di mia gioia conforto,
chio son vivo e non morto;
volgete il pianto in amoroso riso!.
E appressandomi il viso,
mi di fra dui rubin due fresche rose,
non mai nellodorifer orente
viste pi belle o in terren paradiso,
la cui s bella vista
e l disusato odore
tornr subito al core
la smarritalma sconsolata e trista:
cose cha pena in Ciel veder si ponno.
Deh, perch non fu eterno un s bel sonno?
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V
irbia, di l dal monte
ier si disser di te cose stupende.
LAURA BATTIFERRI (1523-1589)
Temprato aer sereno,
che s tranquilla infondi e lunga vita;
vago, dolce e soave colle ameno,
ovAmor lalme a poetare invita;
e tu, verde e fiorita
piaggia, che vedi ognora
lalto Pastor che i toschi lidi onora,
felici erbette e voi,
chascoltate i leggiadri accenti suoi:
ahi quante volte il giorno
a voi col pensier torno!
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Felicit dusignuolo
Dolcissimo usignuolo,
tu chiami la tua cara compagnia
cantando Vieni, vieni, anima mia.
A me canto non vale,
e non ho come tu da volar ale.
O felice augelletto,
come nel tuo diletto
ti ricompensa ben lalma natura:
se ti neg saver, ti di ventura.
Cangiati sguardi
Recidiva damore
Umana fragilit
Di partenza restia
Parto o non parto? Ahi come
resto, se parte la corporea salma?
O come parto, se qui resta lalma?
E se ne lalma vita,
come non moro, se di lei son privo?
O come moro, sa la pena i vivo?
Ahi fiera dipartita!
Come minsegna la mia dura sorte
che l partir degli amanti viva morte.
Foco di sdegno
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24
Q
ual rugiada o qual pianto
quai lagrime eran quelle
che sparger vidi dal notturno manto
e dal candido volto de le stelle?
E perch semin la bianca luna
di cristalline stelle un puro nembo
a lerba fresca in grembo?
Perch ne laria bruna
sudan, quasi dolendo, intorno intorno
gir laure insino al giorno?
Fur segni forse de la tua partita,
vita de la mia vita?
T
acciono i boschi e i fiumi,
e l mar senza onda giace,
ne le spelonche i venti han tregua e pace,
e ne la notte bruna
alto silenzio fa la bianca luna;
e noi tegnamo ascose
le dolcezze amorose.
Amor non parli o spiri,
sien muti i baci e muti i miei sospiri.
U
nape esser vorrei,
donna bella e crudele,
che susurrando in voi suggesse il mle;
e, non potendo il cor, potesse almeno
pungervi il bianco seno,
e n s dolce ferita
vendicata lasciar la propria vita.
Coscienza amorosa
Dove il liquido argento
dun vago ruscelletto
discorrendo facea tra lerba e i sassi
co l garrir de gli augei dolce concento,
mentre Fillide mia dormendo stassi,
e sicura e contenta si riposa,
Amor lo sai tu, che vedi ogni cosa,
un bacio ne furai.
Ora se allor peccai,
e che l furto mi faccia contumace,
io vorrei con tua pace
confessarle il delitto, e al suo bel volto
restituire il tolto.
A
tra la notte e lali
porta; notte son io
oscura, e lali porta il desir mio.
Umida cieca e fredda
quella; umido rende
me il pianto amaro che da gli occhi scende,
cieco senza il mio sole, e mi raffredda
un gelato timore
che si dilata per le vene al core,
ondin notte converso ognor mi sfaccio
volo e non veggo, irrigo e sempre agghiaccio.
N
on mi dier gi spavento
del silvoso Apennin mille ruine,
or duna s pavento
che non oso tentar mezo n fine.
Quivi non duri sassi
fan del periglio fede,
ma Amor charmato stassi
al varco; e salcun poggia in un istante
luccide ascoso, e luccisor non vede
il peregrino errante.
Questa dunque damor rupe mortale:
mille salir vorrian, nissun vi sale.
naspettata giunse
la bellamata a lOro, e nol sapesti.
Felice seri allor presente; avresti
tu, fra delizie tante,
lei forse resa di nemica amante,
or dolci acque spruzzando
nel leggiadro suo viso,
or con vago sorriso
vari fior, vari frutti a lei donando.
Che sai? Fra lacque certo, e i doni e l riso
spento in virt dAmore
avria lo sdegno, e a te donato il core.
O
r ch giunto il partire
giunto anchil morire.
Meco verr la salma,
rester teco lalma.
Dir il corpo: I vo mesto.
C
hiudi de latra Notte o queto figlio
queste mie luci al sonno,
che lapre il pianto e se n fatto donno.
Quella infusa tua verga in Lete sia,
che soave mi tocchi:
lever luno, e dar laltro a gli occhi.
Deh che l fa Clori mia,
se con le labra tocca, e pria ne londe
dAmor la verga de i coralli infonde.
C
he vidio? che sognai?
Vidi candida mano
darmi giunta a la mia di fede il segno.
Anchio fede giurai,
ma infida essa veggor colma di sdegno.
Deh, che fu il sogno vano,
chusc lingannator per farmi scorno
da la porta davorio, e non di corno!
V
aga mi siede in grembo
Lidia cantando, e saporoso intanto
da le mie labbra un nembo
stilla di baci ed interrompe il canto.
Gioie in amor veraci,
essa alterna le voci, io alterno i baci;
e mentre i bacio e dolci ella distingue
note damor vivaci,
diverso il pensier dambe le lingue.
Troncasi il bacio e l canto, e n un sunisce,
e lorecchia e la bocca in un gioisce.
O
r che gioiscon lerbe
anco il mio cor gioisce
e lieto canta ognora
benignissimo april che l crin minfiora,
dolci voglie ed acerbe
nobil pensier condisce
e n verdeggiante ramo
dolcemente risuona i tamo, i tamo;
ben tamo, o bianca Aurora,
e senza amor, che l pregio a morte invola,
la vita mobil aura, e corre, e vola.
Cane invidiato
Quel vezzoso animal, cha te s lieto
or corre ed or sarretra,
scherzi e lusinghe a suo bei scherzi impetra.
Ma che? Quel dir mia vita,
quel baciar dolce, e quelle dolci note
son morti baci a lui, son voci ignote.
Deh vieni ove tinvita,
a le mie labbra Amor, deh vieni omai,
tanto ti render quanto mi di.
E se pur tua vaghezza
col ti stringe e sprezza il mio tormento,
dimmi, baciando un can, non baci il vento?
A madrigali
N
O
V
IT
N
O
V
IT
Clara Jans
Lucio Mariani
ARCANGELO
DOMBRA
IL SANDALO
DI EMPEDOCLE
E 13,50
28
E 12,50