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SOPRALLUOGO E CONSIDERAZIONI

SUI LAVORI EFFETTUATI SUL RETICOLO IDRICO MEDESE


Il 24-12-015, una pattuglia ambientalista di Sinistra e Ambiente s avventurata allinterno delle
vallette che sono state interessate da alcuni lavori di manutenzione con la finalit di ridurre il rischio
idraulico e prevenire esondazioni del Tar.
Il progetto di questi interventi stato messo insieme in cinque giorni ed approvato senza alcuna
verifica in quanto i lavori avrebbero dovuto essere completati entro la fine di Ottobre 015, pena la
perdita dei finanziamenti pari a circa 150.000 euro.
Ma i lavori, a fine anno, finiti non sono e dove il cantiere stato comunque chiuso, non sono stati
finiti bene.
Gli interventi che avrebbero dovuto ridurre il rischio idraulico, in alcuni punti, a nostro parere,
rischiano addirittura di aver generato problematiche aggiuntive.

Risaliamo da Via Como il torrente Valle di Cabiate,


anche noto come Val de Mez, nella cui mezzeria
passa il confine tra Meda e Cabiate.
Lattraversamento della sede stradale avviene con
un tratto tombinato che avrebbe dovuto essere
interessato dallo spurgo dei materiali che nel tempo
lo avevano intasato.
La sezione di deflusso ridotta invece alla met
(foto 1).
Foto 1
Le dimensioni ridotte della sezione di deflusso
nel passaggio sotto via Como della Val de Mez

Non c evidenza che i materiali siano stati asportati mentre il


torrente, appena a monte, stato pettinato (foto 2) dai mezzi
coinvolti nei lavori.
Il risultato un fondo mosso con terra che stata movimentata
che alla prima pioggia verr trasportato verso valle, contribuendo
ad aggravare le situazioni di ostacolo al deflusso che hanno
innescato le due esondazioni di Luglio e Novembre 2014.
Tra i lavori che avrebbero dovuto essere effettuati figurano anche
il taglio della vegetazione cresciuta sino a tre metri dallalveo del
torrente.

Foto 2
La "pettinatura" dell'alveo della Val de Mez

Al di l del fatto che gli argini alla


confluenza in Via Como siano costituiti
da edifici che non disdegnano di
immettere i loro scarichi fognari
direttamente nel torrente (foto 3) i
lavori di pulizia forestale risultano
abbastanza casuali e dopo un albero
cresciuto in alveo, tagliato alla buona
a met, il suo gemello ancora in
postazione (foto 4) a tentare la vita in
un luogo ostile.

Foto 3
Uno scarico fognario nella Val de Mez

Foto 4
Tagli sommari e parziali in alveo Val de Mez

Anche dove gli edifici lasciano il posto a recinzioni o delimitazioni precarie "probabilmente"
abusive, anche con lastre contenenti amianto (foto 5), o a siepi ed erbacce di confine, i lavori di
manutenzione forestale effettuati non sono percepibili (foto 6 lato Cabiate).

Foto 5
Delimitazioni anche con lastre di eternit in Val de Mez

Foto 6
Rovi e sterpaglie ancora intonsi nella Val de Mez

Siamo alla confluenza tra il ramo sud, quello di Meda,


ed il ramo nord della Valle che corre al confine tra i
due comuni e si nota come il livello di scorrimento del
torrente si sia decisamente approfondito negli ultimi
anni, scalzando le fondazioni degli edifici (foto 7)
costruiti, peraltro sugli argini in contrasto con la legge,
il testo unico sulle acque del 1904, che prevede che
le costruzioni non possano essere realizzate a meno
di 10 metri dai corsi dacqua.
Del resto se guardiamo un po la nostra Meda,
vediamo che il Tar , per lunghissimi tratti,
fiancheggiato da una cortina ininterrotta di edifici,
costruiti certo dopo il 1904.
Foto 7
Muri di edifici scalzati nella Val de Mez

Questi edifici sono in condizione di rischio cos come quello che resta del muro di recinzione della
propriet privata che saffaccia sulla Val de Mez e precede la lottizzazione S. Ambrogio che appare
(foto 8) lesionato. Il crollo di una parte di questo muro negli anni 90, in concomitanza con lavvio
delle lottizzazioni collinari di Cabiate, ha innescato o amplificato il dissesto idrogeologico della valle.

Foto 8
Parti del muro della propriet privata
sul lato sx della Val de Mez lesionato e a rischio crolli

Foto 9
Il muro perimetrale della propriet privata
lato di Cabiate della Val de Mez
che provoca linnaturale curva

La valle costretta da una delimitazione di "propriet" a "svoltare" in modo innaturale a 90 gradi


(foto 9).
Evidente che il torrente "non ci sta" e quindi si spinge ad erodere la scarpata prossima al sentiero
che da via Varese porta alla Zoca.
Il fenomeno provoca una sovraescavazione al piede del versante nell'ansa concava (foto 10).
Lo spostamento forzato dellalveo ha gi causato un fenomeno franoso una decina di anni fa,
occasionalmente ricoperto da rifiuti portati da sconsiderati fin dentro il bosco (foto 11).

Foto 10
Fenomeni derosione in prossimit della forzata curva della Val de Mez

Foto 11
Linnaturale curva della Val de Mez con erosione e frana dalla parte del pendio

Arriviamo, quindi, allaltezza dellintervento economicamente pi rilevante: una palificata (palizzata)


del valore di circa 54.000 euro, realizzata proprio in prossimit di unansa del torrente allaltezza
del giardino delle lottizzazioni di Cabiate.
Vediamo la parete che stata ritenuta pericolosa o in frana, ricoperta e rivegetata dai segni del
tempo (foto 12) da far pensare che sia in quelle condizioni da qualche decennio, analogamente ad
altre ripide scarpate presenti con abbondanza in quasi tutte le vallette del Parco Della Brughiera.

Foto 12
La palificata sotto la frana in Val de Mez

Colpisce il fatto che lintervento, che avrebbe


dovuto essere completato entro la fine di Ottobre,
sia ancora da rifinire, in particolare sul lato del
giardino dove terra soffice appoggiata senza
alcuna protezione allerosione del corso dacqua
(foto 13).
Anche qui ci vuole poco ad ipotizzare che alla
prima pioggia il materiale sia trascinato verso
valle, oltre a perdere la funzione per la quel
stato movimentato.
Foto 13
a sx la palificata si interrompe per un argine in terra soffice

Foto 14
la base della palificata senza scogliera protettiva

In sponda destra orografica, dove ci dovrebbe


essere la frana per la quale si intervenuti, la
palizzata costituisce di fatto largine proposto
per la valletta, ma non in nessun modo legata
al versante dal quale separata da un vallone
che presumiamo debba servire a ricevere
leventuale materiale che dovesse franare in
seguito.
Anche in questo caso non c nessuna
protezione allerosione al piede ne del
manufatto ne del corpo frana (foto 14).
C da temere che alla prima piena la palizzata
sia aggirata e la corrente sia sospinta in
direzione del versante in dissesto che, in questo
modo, vedrebbe aumentare il rischio di
instabilit.
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Anche il ciglio di frana ci lascia perplessi. Prima


dellintervento era presente un cordolo naturale
creato dal terreno che si era aggregato alle
ceppaie delle alberature presenti sul terrazzo a
monte. Lintervento ha rimosso le alberature,
scavato il cordolo e lasciato instabile la parte
sommatale del corpo frana (foto 15).

Foto 15
Il cordolo naturale consolidato sul ciglio frana che stato spezzato

Solitamente si dovrebbe procedere scoronando


la frana, cio alleggerendola nella parte pi alta,
magari anche terrazzando il versante (e
proteggendo al piede la frana).
Non sappiamo se queste fasi sono previste in
futuro, ma sono auspicabili per ridurre il rischio di
dissesto indotto dallintervento cos come
labbiamo visto noi durante il sopralluogo del
24-12-015 (foto 16).
Foto 16
Il ciglio della frana che non stato scoronato per alleggerire la frana stessa

Siamo preoccupati, anche per gli aspetti pi prettamente legati alla


Protezione Civile, che i lavori effettuati sulle vallette e nel Tar non
abbiano sfruttato loccasione offerta dal finanziamento disponibile
per migliorare lassetto forestale e ridurre il rischio idraulico.
Delicata ci sembra la situazione che si creata nel Tar al Ponte
de la Svizzera: materiali in alveo ostruiscono il deflusso (foto 17) o
ne modificano la direzione.
Non vorremmo che tali materiali siano stati spostati in quella
posizione proprio dai lavori di manutenzione che, invece, avrebbe
dovuto ripulire il letto del torrente.
Proprio da questo punto si verificata la prima fuoriuscita del
Tar nellesondazione del 15 novembre 2014.
Poco dopo si sommava la tracimazione all'altezza del Condominio
Belvedere.
La situazione, ora, in termini di pulizia dell'alveo anche peggiore
di quella di quei giorni.
Foto 17
A Meda nel Tar
ancora materiali dostruzione del deflusso

Relazione a cura del gruppo di Sinistra e Ambiente Meda


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