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GIOVANNI GENTILE GIOVANNI GENTILE OPERE I FONDAMENTI DELLA FILOSOFIA DEL DIRITTO Toraa edivionevisednda ¢ acetate SANSONI - FIRENZE SANSONI - FIRENZE ‘Stampato i Talia AVVERTENZA Il bitolo di queso breve serio pub parere ambisioso ; ma, in verta, la mia intensione 2 stale mollo madesta* ‘iacché ho voluto soltanto riassumere per somii capi wh corso di leziont tenulo quest anno nell’ Universita di Pisa ‘agli scolari della Facoltt di Giwrisprudensa ; ¢ il corso era slalo consacrato alle questions fondamentali dela. Filosofia el dirito; a quelle cid, su cui per solito sorvolano glé spe- cialisti di questa disciplina, troppo corrivi a impigliaysi nell empirismo delta cost detta Enciclopedia giuridica. Dalla quale, mercé loro, non si vede pit come quella Filosofia si ossa tenere distina, La Filosofia del divito aord dirito @ vivere, finché si smanterrd filosofia, Alla quale non si perviene movendo dal Airitio, come non vi si perviene da nessun altro conceto empirieo: poiché tut i concet, quando siano rigorosamente Aelerminat, sono gia flosofa, « nom possono ppercid germ. liare altrce che nel suo terreno Pi, settembre 1936 Lascio ristampare da aleuni mist giovani amici questo sommario, benché non abbia fii potuto,¢ tanto meno posta ova rimeterci le mani per liberarlo dalta forma schematica com cui ss0 fu sritto im origine ¢ dare ad alcuni uni quello svolgimento che avrei desiderato. Ho solo ritoceato Jn mia exposizione fer venderla pit precisa ¢ pit chiara; ¢ ho aggiunio in appendice due brevt sort, che potranno sicoare all! intelligence della mia dotrina ‘Roma, 29 logo 1923. Dei due revi scritti collocati nel! appendice della pre- cedente edisione wno riapparisce in questa tersg_edizione Come Inirodusione, ich? mi 2 sembrato che Ta lttura otra esserne pit stile se precederd. Nato infati, due ‘anni prima 4 ques’ Fondamenti, come saggio introdut- tivo @ tno studio inisale della fosofia morale « in par Hicolare del pensiero rosminiaxo Sul principio della morale, (questo seritlo contiene Vesposzione di alcune idee che sono HM presupposto della posteriore trattazione mollo stringata della flosofia del dirito ; dove sono riprese in modo forse ‘anche troppo sommario. Yn questa edizione la trations 2 accrescinta di due nuowt capital; VIT, Lo Stato, che sotto forma di co- ‘mnicazions sl toma Tl concetto dello Stato in Hegel fu materia di una mia conferenza tenvta al Congresso Tegeliano di Berlina il 2x oltobre x93r; ¢ 0 VIII, La Politica, apparso la prima volte a capo dell’Archivio di Studi Corporativi a Pisa ‘Roma, 7 gennaio 1937. S GG. I FONDAMENTI DELLA FILOSOFIA DEL DIRITTO INTRODUZIONE. ALLO STUDIO DELLA FILOSOFIA PRATICA 0 DELLA VITA MORALE 2 = Lo spirito come auivte pratca, Non @ possibile concepire mondo morale senza conce- pire 10 spitito umano come attivita creativa: perch? il ‘mondo morale, ossia Iinsieme di tutte le azioni che si esentano al nostro spirito come suscettibili dima vvalutazione che le approvi o le disapprovi, pud essere valutato soltanto se si considera come dovuto assoluta- mente all'attivita dello spirit: come quello che @ quale Jo spirto lo ha voluto. Noi possiamo pensare, fino @ un certo punto, che lo spirito presupponga a realta, alla ‘quale esso dovra rivolgrsi per frla oggetto di esperienza, i analis, di speculazione; ma allora considereremo lo spirito quasi meramente teoretico, rispecchiante in sb passivamente la realta, ¢ reso quindi soggetto di una ‘determinata conoscenza, non da una propria libera e nep- ‘pure spontanea iniziativa, ma da un potereestrinseco, che ‘viene infine ad essere il vero autore della conoscenza ¢ del valor suo. Questa medesima concezione per altro di una forma spirituale semplicemente teoretica, — quantunque sia a maniera pi comune e in apparenza meno contesta- Dile di concepire il rapporto dello spirito con la realta che esgo conosce, — quando ben si rifetta sulla natura propria del conoscere si manifesta assurda, Perch? nb anche il conoscere si pud considerare una semplice passi- vit dello spirito: il quale, se fosse, per un momento, passivo, cesserebbe per cid solo di essere sprito, per di 4 Yyoxpanmnet BELLA F#toH0TIA DEL DIRITTO ‘ventare un qualsiasi ente materiale, che non st modifica ‘Se non pet Varione esercitata su di esso da altri enti ma- terial, Lo sprito che conosce, & invece lo spirito autore ella propria conoscenza, La quale non @ semplice modi- ffeazione del soggetto conoscente, 0, come una volta si fdiceva, un accidente estrinseco allessenza dello stesso Scggetio, come ® un accidente estrinseco alla. natura ogni ente materiale qualsasi modificazione che sia arre- ata nel suo modo di essore da una causa operante su di ‘Goo dal i fuori, Il soggetto che conosce, si realizza nella Sun conoscenza. L'esser mio nelfatto che conosco non altro che il mio stesso conoscere. E vicevers, il mio co- fhoscere non @ un conoscere che si possa astrarre da me, poiche eso non @ alteo che I'atto mio, cot quefatto in Pei io, in quanto conosco, sono tutto quel ce sono. La {nia presenza nel mio conoscere (che & cid che si dice Maver coseienza del proprio conoscere»), il non poterst “oncepire un vero e proprio conoscere se non come cono- Scere ai qualeuno, dimostra che anche quell'atto, in cui ‘SGmsste la conoscenza, non & Vatto di una presunta realta gente sal mio spirito, ma ato stesso del mio spirito. Atto sRotuto del mio spirito: dovuto cio totalmente ad e530, per la evidente ragione che, se gi fosse dovuto solo par- Brakmente, eso allora, per quella parte per cui rimarrebbe ditto dela realtd estraspirituale, non sarebbe eonoscenza. TTatto cid significa che una forma meramente teoretica ello spirito non & concepibile, poich? non @ concepi- pile spirito che mon sia autore’ del suo proprio essere, Ne a pad sfuggire a questo necessario concetto dello spirit autore del proprio essere causa si, pet usare una ‘Cicbre frase scolastica) degradando lo sprito, come fanno fnaturalisti e tutti i materialist, dichiarando apparenza fallace la coscienza che abbiamo di essere noi a conoscere, ¢ d'una conoscenza perc tutta opera nostra; poich, Snovendo dal supposto che la realta sia quella che @ indi Pendentemente dal nostro conoscee,& giocforza pensare che il nostro sptito ® condizionato da essa realtd, e da ‘essa indotto a conoscere come conosce. Non si pud, perch? ‘questo stesso supposto, della reat indipendente dal no- stro sprito © operante su di ess, si regge, com’ 8 ovvio, su un nostro ragionamento, ¢ quindi su un nostro modo di conoscere Ta realta stessa; il quale pud avere un valore soltanto se noi siamo in divitto di attribuire un valore al nostro conoscere; laddove non potremmo attribuire ad fesso nessun valore, se lo dovessimo considerare, quale ‘que fosse, effetto necessario di cause indipendenti da noi. E perd quel supposto @ logicamente impossbile. Chi giunga dungue ad intendere la soggettivitA del co- rnoscere, oil conoscere come atto dll Toe quindi la iberta del!’ To in ess0, non pud fermarsi al concetto di una atti- vith spirituale teoretica, e vede una contraddizione tra i nome attivita © Vaggettivo teoretica 2. — La real morale ‘Ma anche chi si arrest al concetto di uno spirto teore- ‘ico come spirito che presuppone la sua realtd, ed @ da ‘es condizionato, vedra chiaramente che oltre questo spirito bisogoa pure ammetterne un altro, il quale non [presuppone, anzi crea la sua realtA: una realt, che non hha un'esistenza sensible, ma esiste non meno certa- ‘mente di tutte le cose eensibili; una realth da cui ci sen- ‘iamo compenetrati in tutti gl istanti della nostra vita, fe che fa vibrare continuamente tute le fibre del nostro, ‘essere spirituale: il bene o il male, che non vediamo sol- tanto attorno a noi, per tutto il mondo a cui si estende Ja nostra esperienza personale e storica, ma dentro di noi, per tutti gli atti della nostra vita, iascuno dei quali (© ci apparisce quale doveva essere, e perd buono, o infe- vig alla lege ou isbn ovat conformer, « ped cattivo, E chi dubita di ogni giudizio morale e sospetta, che Ia. distinzione tra bene e male non abbiafon- feat tn lcoatal chemi ote ey es monte sean ee a ce ela cone es ee aces onl ers gsctnio rae te nat ore Seta ane ae te ere ec re eae sie tn ln in ae ee a a ae Se ee a, Soe eee en mee ee a oe Se te Se ee ee ae ore opts cram oa sr, nee et ta “nei rapporti che pur dovra conservare ‘con se stesso! a sor te ek kaon mere Se ee ae es aes st Spt facial up teas ee "shea tn, lvoe aunty enti, at contsbendagne eget inpicata, lotta nd sem grea Suata et coat tata Wrest ot ne quidem, ul mal Sot pct, pn iw oe arte in ere New ol eoram cog, gol ona Matecnant Tins Lit ecpis bine atrocioquidem engl lem; eNetm, qui arcupieta dtr, nist acquaiter precdam ‘RSpetne wot intericntar a socie act relnguetor- quia etiam Sez Sttonum cle diunto, qubar pean qua obervents: Cer Deeg. ernopoitowe A zioni, che la rendano pensabile; e chi nega la response- Dilitd dei igi, Yaddossa ai genitori; e chi trova che le ‘cause della delinquenza van ricercate non nel delinguente ‘ma nella societd, ascrive tutta la colpa a quelli che poi ppotrebbero mutare Vordinamento sociale, sol che voles- set0; ¢ chi riversa tutta T'origine d! ogni determinazione ‘umana sulla natura, non rinunzia a farci un debito, se non altro, di aderire alla sua dottrina ! Si discute insomma di quel che sia bene o male, ma nessuno veramente pud discutere dell'sistenza del bene ce del male, n8 del'sistenza d’uno dei due elementi della realth morale. Giacché Tottimista non nega il male, ma YVassolutezza di questo: ossia, ne fa un elemento del bene; ‘come il pessimista, al contrario, f del bene un elemento el male: il loro contrasto consiste soltanto nel modo di concepire il risultato complessiva della vita E se una realti morale este, essa esiste in quanto Tuomo la fa esistere. Tl suo carattere morale. consiste appunto in questo suo esistere come prodotto dello spi- rito umano. E se si dice volonta lo sprito come attivita ‘produttiva della sua realta, @ chiaro che chi dice bene © ‘male, dice volonta creatrice del bene e del male. Creatrice, perch cid che si dice bene o male é totalmente prodotto dalla volonta; chi, altrimenti, non potrebbe approvarsi to- talmente come bene, né riprovarsi come male. La volonta, creatrice & la volonta che si dice litera, come quella che ‘on si pub pensare prodotta, essa stessa, da nulla di di- ‘verso da lei. Non si pué pensarealtrimenti che ex senate 4 — Menta ds atioia ration realla morale. Pud parere quindi che la realtA morale (bene © male) risulti da una doppia produzione: 1) produzione che la volonta fa di se stessa; 2) produzione che questa volonta, cost prodottasi, farebbe della realta morale, ‘Manon bisogna impigliarsi in distinzioni verbali ed astratte, Le due produzioni sono una produzione sola, perche il bene o il male non @ I'effetto del’azione buona © cattiva, ma la stessa azione. La consolazione che la nostra parola amorevole apporta alfaffitto non bene, jn senso morale, per quelleffetto a cui esso riesce nel Yanimo del consolato, ma in quanto quelleffeto @ pro- otto dall'azione del consolatore, e rappresenta la concre- tezza di quest'aione. Cost omicidfo & giudicato un male non in quanto si guardi all'effetto, che & la morte della vittima, e facendo astrazione dellazione omicida; sl guar- dando & quest'azione che si compie in quella morte. Ne Yeffetto si pud staccare dalla causa, nt la causa dall'ef fetto; percht non c'é consolazione senza che un dolore sia alleviato, né c'@ un omicidio senza la morte di an tuomo, Ma causa ed effetto sono un fatto solo, Vato ‘compiuto dalla volonta E Tatto della volonta non @ altra cosa dalla volonta, ‘quasi la volonta fosse sempre la stessa volonta, compia (© non compia un certo atto. La volontd 8 quella che 2 nellatto suo; e cosi si dird che Tizio @ galantuomo sol. tanto avendo Tocchio alle azioni che egli compie, come goelle in cui si realizza il carattere morale della persona. Ta volonta non @ una sostanza concepibile di la dagli atti in cui si manifesta, Il suo essere @ il suo stesso mani starsi ne? suoi atti, E se si dice che gli atti son molt, mentre la volonta ® una, egi& pereh® non ci contentiamo, i distinguere i vari moment della nostra attvita volitiva; ima Ii consideriamo, per un errore di cui ordinariamente non abbiamo Toceasione di avvederci, esstenti ciascuno per st, laddove essi non sono se non tutti conness tra loro intimamente nella realta uniea del nostro volere. Che se volere e atto di volere sono lo stesso, quella pro- azione, onde il volere produce s¢ stesso, produce il suo atto, Una volonti che non voglia, non @ volonta. Una volonta che non v glia niente (nessun atto determinato), ‘non si determina come nessun atto, non vuole, 4. — Lette praia La volonta, dunque, 2 si ereatrice della realtd morale, ‘ma in quanto ereatrice di se medesima come realtA morale Per far il bene deve fare se stessa; percid non pud fare il bene immediatamente; percié non ogni volontA pod fare ‘ogni bene; bench’, — se essa 8 volonta, e il bene & ben —debba pur farlo, e perd poterlo fare. Ma per fare bene, ogni bene, essa deve svilupparsi, formarsi, costi- tuirsi: infatti in questa sua formazione essa verrdrealiz- -zando ogni bene. N@ potra essere aiutata da altri a realiz~ rarsi; né tanto meno costretta. Un'educazione che co- stringa o tragga comungue al bene, pud ottenere Vesecu- rione materiale, Tefletto astratto del bene, della buona volonta, non Iatto in eui il bene consiste; come non oé sapienza di maestro che possa sostituirsi al libero atto. creatore del intelligenza dello scolaro per fargli capire la pid semplice delle proposizioni. Prima della volont non c'® nulla che possa conferie alla produzione del bene, che spetta alla volonta di produrre; nd dopo di essa c'® bene che copravviva, Tutto un passato eroico pub essere ean- cellato da un istante di vita. Tutto @ chiuso, dungue, nel proceso della volonta. La ‘quale infatti non & qualeosa d’ immediatamente posto ‘come @ il libro, ga tutto stampato, nelle mani del lettore; ‘ma & un processo, com’ dil libro sotto la mano del’ autore che To viene componendo, dov' & una cosa sola con quella ‘mente, che potrA poi dal fettore essere ammirata 0 meno. 5 — Ml concato daletico della realtd morale come wild di Bene ¢ ma La realtd morale, s'@ detto,¢ il bene il male. Dunque. la volontA & bene e male insieme, osia ora bene, ora male ? La volontA & indubbiamente principio dell'uno e del'l- ‘tro; ma 2 por chiaro che non potrebbe nello stesso tempo -e sotto lo stesso rispetto, E perché si possa intendere come ‘produca la duplice fenomenclogia del bene e del male bisogna distinguere tra volonta e volonta. Distinzione, alla quale pub spianare la via Y'osservare che il bene ¢ il male sono bensi due opposti; ma, appunto perché tai, formato insieme tna unita, che non ® divisible ne? due termini di cui consta, TI bene certamente non & il male, ana il suo contrario; ‘ma non immediatamente, quasi che da una parte ci fosse il bene e dallaltra il male, a quel modo che, guardando tuno scrtto, si vede il nero che non 2 bianco, e il bianco ‘che non ® nero, eiascuno per si, simultaneamente. No, ‘Questo bianco ¢ questo nero nella loro simultaneitd. non ‘sono veri contraril; perch? a considerarli nella loro si- ‘multaneita (nan nella successiva costruzione che facciamo ‘noi dello spazio in cui esi sono Tuno accanto allaltr), ‘essi sono ciascuno se stesio, senza nessun rapport al- Valtro, e quindi scevro ogni rapporto di, contrareta. Il bene iavece sta al male al modo di quell‘opposto che si sostituisce al suo opposto: come il nero si. sosituisce al bianco nellatto dello scrivere. Giacch® il bene 2 un processo, come s'& veduto; @ Vatto della volontd. E que- ‘satto, come ogni atto, 2 in quanto prima non 8: il suo fesere @ il cessare del suo non-essere; e tanto 2, quanto ‘cessa di non essere. Sicché lessere dell'ato volitivo, che 2 realizzazione del bene, ¢intanto cessar di essere del male; conde il bene @ aderente al male come allelemento neces sario della sua propria esistenza. Se male non ci. fosse, noi potremmo concepire un bene git tutto realizato, senza volonta; tn bene in s8, che renderebbe impossiile Ta bonta d'un uomo, se un vomo & buono volendo il bene, Un bene tutto realizrato sarebbe, dunque, la negazione del bene: essa, appunto, il suo contrario, ‘Orbene, se questo @ il Tapporto del bene col male, se ‘il male non @ altro che quel contrario del bene, di cui que- ‘sto trionfa in perpetuo nel suo processo di attuazione, la ‘volonta del male non puo essere se non la. non-volonta del bene, la quale non 8 concepibilealtrimenti che in funzione della volonta del bene. Solo in quanto e’é una volonta del bene, c' la corrispettiva volonta del male, che & quella che la prima vince ed annulla, Il che, evidente- ‘mente, non significa che, essendoci la volonta, il male -¢ la non-voionta non ei sino, perché gid annullati L'esereé ella volonta importa costantemente il generarsi della volonti; la quale non & pereid mai generata; né il suo contrario pertanto & mai distrutto. E la realta eterna del ‘male come della non-volontd & immanente alterna vita del bene. Ma cost si & risposto alla domanda, se Ia volonta sia ‘male insieme e bene. La volonta @ bene; ma é pure male, Jn quanto essa, oltre ad esser se stesa, come atto che &, ¢ quindi perpetuo processo di autoproduzione, & pure il contrario di se stessa. Si pud dire che volere sia bene, ‘e non volere sia male, a patto di non considerare astrat- tamente il non-volere come qualcosa che stia per sb, fuori del volere, bensi come la base dello stesso volere, 6, — Critica dl conto atrato det male, Contro questo concetto del male ricavato dalla diretta, analisi della nostra comune considerazione della coscienza ‘morale, ma che richiede senza dubbio una capacitd. non comune di muoversi attraverso concetti rigorosi, si op- ppone che il male non & qualche cosa di astratto, come parrebbe dalla precedente analisi, ma una realtA storica, oncreta: non @ il lato negativo del volere attualmente voluto, ma un attualmente voluto, anch'esso, allo stesso ‘modo che il bene. E come ef sono gli uomini buoni, ci sono i cattivi; © almeno ei sono le azioni cattive accanto alle buone, Questa opposizione nasce da un errore antico e sempre ‘vivo, anzi quasi cotttuzionale per la mente umana, © ‘pero dei pid dificil a sradicare, quantungue non meno. Fidicolo di quello che commise 10 sciocco Mancini, di eut racconta il Poggio nelle sue Facezie, Costui soleva,no- Teggiare degli asini per trasportare carichi di grano. Un giorno che tornava stanco dal mercato mont® sul mi- fliore di questi asini, e quando fu presso a casa sua, © olle contare quanti ne aveva davanti, trovd con gran. suo dispiacere che gliene mancava uno. Non contava, infatti Pasino che aveva sotto. Lascié gli asni alla moglie, che li restituisse ai padroni, e in grande affanno, sempre sullasino, rifece tutta la via in cerca dell'asino smarrito, guardando per tutto e interrogando quanti incontrava. Naturalmente gli toccd di tornarsene alia fine indietro fenza aver trovato il suo asino, piangendo la sua cattiva sorte, E solo quando fu a casa, che era gid notte, © la rmoglie 1o confortd a smontare, Saccorse dell'asino che faveva con tanta pena cercato, — Chi, infatti, vede il ‘male senza vedere il bene in cui quel male vinto e annul Tato, vede gli asini che ha davanti, non quello su cui & ‘montato: vede la volonta opposta alla sua, e che egli valuta, non la propria con cui svaluta Vara, ¢ senza di cui questaltra, come svalutata, non ci sarebbe. In verti non é possibile aecorgesi del male che '@ a questo mondo. senza realizzare wn atteggiamento spirituale moralmente Superiore al male, Poiché non si pud constatare come un. Guahinque fatto indiferente della natura; ma si giudica; si giudica con una riprovazione, che & una ribellione ‘della coscienza, ossia un atto di buona volonti, Sicch® it male non é, non pud essere, male per se stesso. Quando il male male, egli @ gid morto nella coscienza purifica- trice che lo giudica ‘Che se talvolta il giudiaio del male va a sua volta giu- icato come la manifestazione d'un maligno gusto, che fassapora la doleezza delf'altrai inferirita, anche allora if male & risoluto e annientato nel bene; non certo nel sludizio maligno, benst nel giudizio di chi sente la ma- lignitA di quel tale giudizio, 7. — Lenore dal! ica inteletualisicn. La volontd dunque & concepibile, come creatrice del ‘mondo morale, soltanto se si pensa creatrice del bene; e, ‘come creatrice del bene, eretrice di se stessa. Una tecria ‘morale, la quale distingua il bene dal volere, ene faccia ‘un presupposto del volere buono, come le teorie intel lettualistiche della cognizione distinguono la verti dalla rmente che la conasce, e ne fanno un antecedente di essa, 2 una teoria che nega gid il carattere essenziale del soo oggett. Dialtra parte, una teoria morale fondata sal con- ceetto di questo essenziale carattere del mondo morale, hnon era possibile finché la realtA fu concepita dalla flo- ‘sofia come realtA naturale: quella realta che lo sprite ha fnnanai a sb e di cui egl, per un verso, fa parte, maa ‘eai per tn altro verso & contrapposto quale spettatore {ne fa parte esso stesso come essere naturale; e le @ con- ‘rapposto come mente che la conosce). Lo spitito, in questa concezione, vede fuori di s tutta la realte il suo prodursi: © al bene, se pur I'ha da intendere come qual- cosa avente anch'esso tna sua realtA, non pod astegnare ‘un posto se non in quel mondo, che ha di contro di ceui egli ® spettatore, Il bene, ciob, non lo potrt eonce- pire se non come oggeltive: non ereato, anzi presupposto allo spirito, Tl quale da parte sua, non potra farlo, ‘ma scopritl, ¢ conformarvisi. Scopririo, sopra tutto. 8. — Lietca grec eudemowisica Questo il carattere pit rilevante delletica greca; alla quale sfugel sempre la vera natura dell'atto morale, perch alla filosofa greca sfuggt del tutto Ia praticita 0 ‘reativith dello spirto e la realtA apparve in tutte le sue forme, come oggeto di contemplasione spiritual, © T'igeie ‘tumano guindl come um conformars questa realtsin ts Per questo rapetto T Suton Op (Tet, 1760) oi Platone (che & ener massimamente flice es ‘do masimamente gist), deordata dal Resin non Slifecsce punto dalldgetarstotla, che non ® aro {hie abito Congianto con la etta regione, ossia con la 22a tqeome), onde 01 6 tendo capac di sce here il meglio por la nostra flit nb dal asceticn Sica, nt dalledonisticncrenaica, nt dalle dotrine drt atone stica ed epics, concord in fatto nel raco- Thandare I cloves odo Sf. Tutte qualleica 2 uneticn eudemonstia, la quale, constatats la naturale tendensedel'somo al vivrflice, oace Tidal alla sapiente ricerca ai questa flit. he non lo stato che Tuomo deve snstarate,anzi quello fa deve tomar, poche per insipienza se ne # disco- Sesto (onde il mito delet delforo porto dt partenza, fon punt di arrive dela storia umana): stato existent in vol come legged natura, vuot come nora dele presopposto, inca caso, della steea ative spiriuae pie alte ideale della moralita antes # la semplie gi Livia El giustinia non ¢ dostaurasione d'un ordine uovo, ma ripttoeconcrvasone di un ordine naturale O isi, preesstentealatto che Io rconsce. [Leticacodemoristin 8 intllttvalistica, Tuo bene non a Foggetto dl volont (he produce i propio ogget): tra oggtto d'inteligenza (che presuppone, in. quanto pura intligenza, i proprio oggette). Quindi anche & tsa ave ee, cone ze nt iegcepresupposta dalla vont ce dave exegirla. Legge idtte pr Platone, naturale per { Cink, per | Cire, per el Sloe pera Epicure, «git pert Soft: sempre Ths determinarone tracendeste Yatto morale: quel sur 1 Prine, dalla morale, ed. Gentile p. 117 edberyua di cui parla Platone nello stesso Teclelo, Otiov ®bayiovéorarov (2768), un esemplare di vita divino © colmo di beatitudine. Divino perche beato, 9. — Liatea cristiana @ Kant, Tl punto di vista proprio della morale @ conquistato col Crstianesimo, 11 quale scopre, si pud dire, la potenza, e perd la natura dello spirto, come attivita creatrice del mondo che @ suo, svalutando Ia legge, lettera. morta fuori del'amore, che 2 Ja vita stessa dello spirito; 6 con- trappone lo spirito alla came, alla natura, governata da quella legge della felicita, che solo conosceva Tetica greca: prega Dio che si faccia la sua volonta (fat volundas tua!) come quella attinge la sua realtA nella volont’ umana, fuori della quale’ @ volontA che non salva Tuomo, non. crea il mondo morale. ‘Di questa nuova etica, che i pud dice letica delfamore i contro al'etica della saviezza, o Tetica dello sprito di contro all'etica della natura, e insomma la vera etica, intuita e proclamata dal Cristianesimo, il primo inter. prete schietto nella storia della filosofia & Emmanuele Kant. + gli pel primo vide che la volonta non pud avere un bene dda compiere, ossia una legge, se non ha in s? questa legge: se non ® aulonoma. Autonomia che nessun filosofo mai aveva aflermato (se ne togli un accenno in Giordano. Bruno, non coerente perd alla sua flosofa. generale), Denché dalantichita si foste richiesta la liberta del vo" lere, come condizione (ratio essendi) della moralita, © Yesigenza si fosse vivamente acuita nelle dispute cristiane intorno al domma della grasia, 1! quale, mentre mirava 4 sottrarre 'uomo al dominio della natura, non riusciva unifcare Pumana individualita della persona con que~ sto soprannaturale principio spirtuale e liberatore La liberti, di cui si parla prima di Kant, @ ben altra cosa dalfsutonomia Kantiana, quantungue le due parole ‘possano pareresinonime, e possano infatti adoperars 'una per Tatra. Quella liberta @ la liberta del volere che & Tibero perch ha di fronte fa legge, e pud conformarvisi o dissentize, L'autonomia @ la liberta del volere che & li- boero perch® non ha di contro a st, ma in sla legge, e non pad non conformarvisi se realizza se medesimo, Quella libertA si lega percid al eoncetto della dualith iriducibile , ad Intra Gal ip. Bertolote nel 1867. Furono pol compendia net Sislona Moral, con cul w apre la Filssoe de dio, Man, tip. Boniards Poglanh, 384% tivo, che meglio direbbesi, come avverte il Rosmini stesso, sstrasoggetin, che & quel presunto mondo esteriore al soggetto, che per mezzo dei sensi provocherebbe il sorgere delle sensazioni dello spirito, ma non & niente affatto oggetto, se per oggto x intende il termine del co- roscere (poich® se esto ¢'&, come Kant e Rosmini prest- ‘mono che ¢i sia, non pud essere che ignoto, estraneo del tutto a ogni rapporto col soggetto, © quindi al di di tutta Ia sfera del conoscere);e il vero e teale elemento ‘oggettivo, che & quel che noi conosciamo come non subor- inato alla nostra particolare soggettivith, ma determi- rato in una forma wniversale, e perd valida per tutte le menti; e quindi correlative benst a una mente, ma non alla mente soggettiva; o anche, se si vuole, corrlativa al soggetto, ma non al soggetto limitato e partiolare. i contzo al falso oggetto fantastico le categorie kan- tiane sono soggettive, perch® sono non I’ ignoto, ma il roto, anzi la stessa conoscbilith di tutto, Se non che la loro soggettivita coincide perfettamente con loggetti- vith dell'oggetto vero e reale. 1 Rosmint nel Nuovo Saggio accetta la soluzione kan- tiana, ma con due modificazioni, che a lui sembrano s0- stanziali: © tali gli posiono sembrare perehé anche 1 gli non si 8 reso conto esatto del pensiero di Kant. Una di esse & che le categorie, o forme dell intelletto che conosce, non sono dodici, quante ne contava Kant, ma tuna sola: I'idea del'essere. L'altra, che la categoria non soggettiva, ma oggettiva: non 8’ intelletto, ma Yoggetto che T intelletto intuisce. Tralasciamo la questione del- Yunitt 0 molteplicta delle categorie, che qui non interessa; per cid che slattene alfoggettivita dell idea el! essere, tutti gli sfora che il Rosmint fece sempre nel Nuoco Saggio e in tutte le sue opere posteriori per istaccare questa idea dalla mente e contrapporgliela come semplice oggetto, stanno a significare soltanto Ja preoceupazione di garentire all'elemento formale perd costitutive del sapere un_valore superiore al Soggetto inteso come soggetto finito: quella, medesima preoccupazione, da cui era stato animato Kant nella ‘0a opera di restaurazione, dopo la demolizione scet- tice di David Hume. Anche Kant vuol adaitare nella forma della cognizione il principio della sua ogget- fivitd; e se ne fa una funzione dello stesso intelletto, anzi Gell To che si attua nei gindiri del intelletto, distingue tadicalmente questo To dall' To empirico, ossia dal con- fetto che Tuomo pud far di se stesso, come essere finito, ‘quale gli vien fatto di conoscersi nell'sperienza, Giacché ‘quest’ To empirico suppone quell altro To; e se egli& fnito particolare,& Taltro a dichiararlo tale, poicht quest‘a- ‘ro, a sua volta, @ infinito e universale. Dire che I telletto intuisce sltanto idea, che & Ia forma d'ogni cogai- ione, non basta a determinare un pensiero diverso da {quello di Kant, finch’ di questo intuito non si facia una forma di esperienza: cid che Rosmini naturalmente non. ‘pud fare, perch® Tesperienza anche per lui presuppone ‘questo intuito, che per I intelletto umano é la condizione ogni conoscenca sperimentale, E allora I intuifo rosmi- hiiano & una parola, che, se ha un senso, non pud signi- ficare quel che il Rosmini presume: un oggetto antece- dente alla stessa intuisione intllettuale; ma la semplice “oggettvita del termine intuito dalla mente umana: ossia iT valore universale e necessario del contenuto della mente che intuisce. ‘in conclusione, per T'uno come per I altro filosfo il valore della cognirione non si spiega se non si ammette tuna condizione dellsperienza, non deducibile percid dalla esperienza, ma presupposta da questa fin dal suo initio, e per® a priori: condizione che é la forma della cognizione, la quale da essa attinge il suo valore oggettivo (aniversale ¢ necessario), laddove dallesperiensa pus eevere soltanto la materia. mondo, dunque, quale noi {To conosciamo, ai per I'uno e si per altro, non é un mondo che ci possa esser dato dalla esperienza, ma un mondo in ‘oui @ immanente cotesta oggettivita, che & la luce del nostro spirito. E un mondo inconcepibile senza lo spi- rito, poich® & retto dalle leggi stesse dello spirto, Tutto i vecchio mondo naturale, materialistcamente concepito come Yantecedente dello spirit, si manifesta un’ llusione della mente inconsapevole della propria attivith costrut- tiva, ‘Quando dalla teoria del conoscere passa alla teoria Gell'agire morale, il Rosmini si trova gia preveduto egual- mente da Kant; il quale, negata la possibiliti, assurda, ‘i ricavare la necessita e universalitd della legge morale da fatti empiric, come tutti quelli edonistic, utiitari € in generale eudemonistici, che sono semplici fatt, fe si constatano senza poter mai valere come norme imperative, non poteva riporre i principio della le islazione universale valida, come necessaria, nella ma- feria delesperienza morale, ma nella forma, per cti tutta quella materia assume un valore morale. Che lomo aspiri alla felicita @ un fatto di esperienza; e si determina in un’ infinita di aspirazionl, che sono altrettanti fatt, contingenti tutti e partcolari, e in questo senso sogget- tivi, da nessuno dei quali, nd dalla totalita dei quali potrd mai scaturire niente di universale, necessario, og- Bettivo, come dev'essere Ia legge morale, Anche il do- vere, che investe i fatto, trasformandolo in atto di buona vvolonti, non pud essere se non forma: la volonta stessa, non in quanto questo o quel voluto, bensl come volere nella sua forma universal. Il Rosmini dalla concezione dello spirito conquistata sel Nuovo Sagpio doveva essere condotto sulla stessa via, ‘movendo in cerea del principio morale, Giacché, una volta inteso che nella realta conosciuta nel'esperienza non v'& posto per niente di necessario e universale, non ® pid possibile pensare che la moralita abbia il suo principio in quel mondo che conosciamo merct I'espe rienza. Anche per Tui questo principio doveva risiedere hella forma dello sprite come attiviti morale, come Wolonta, nella forma necessaria ed universale della vo- Tonta. E Tessere intuito dall intelletto non é per ut soltanto il fondamento, o la condizione del conoscere, bensi anche del dovere: il bene, quel che dev'essere, nella sua massima universilitd. Bene oggettivo, certamente, ina che si pd contrapporre alla forma della volonta kan- tiana con quello stesso diritto con cai I idea dell'esere, forma del conoscere, si pud contrapporre, per questo rispetto, alla categoria Kkentiana: ossia quando non si sia bene inteso il valore della dottrina di Kant. Che se s'in- tende esattamente il sigaifieato della forma morale kan- tiana, © quindi dell'autonomia da lui richiesta in morale, la morale rosminiana non si pud non considerare, anch'esta, una morale formale e autonoma. 11, Il Jomativma di Kant eit earattre datetico della conceione rosminiana del volere morale. ‘Ma la morale rosminiana savvantaggia su quella di Kant per la concezione dialettica dela volontA che il filosofo italiano introduce nel formalismo etico. Giacche il formalismo kentiano pud spiegare il bene; ma non, pud spiegare il male; e quindi pud spiegare Io stesso bene sol- tanto come un bene astratto, che non & Dene vero, © non. si poo infatti determinare senza ricorrere a un principio cestraneo, La forma, come definizione del carattere neces- Gario ¢ universale del puro volere, mi potrd dire: « opera in modo che la tua massima possa servire come legge tuniversale»! ma che cosa dovrd fare, essa non potra, irmelo. Essa & forma vuota: e tale Kant la vuole, per- thi egli non vede che la forma si possa riempire se non. ‘mediante una materia proveniente da altra sorgente, La volonta, insomma, come semplice buona votonta, non ‘vuole niente, percha vuole unicamente se stessa (attuare rernooenione a se stessa). IL bene che ella vorra, sara a lel offerto dal- Fresperiensa di cd che empiticamente & bene non per la volonta, ma per quella che Kant dice «facolta di desi- derare inferiote, ossia per V'appetito (per I istinto della felicta, ditebbe Rosmini). Ma & chiaro che se il bene ell'appetito potesse trasformarsi in bene della volonta, cio? nella stessa volonta, la volonta dovrebbe gid in «8 vere il principio di questa determinazione. E concepita, Gualisticamente Ia volonta buona di fronte allappetto, Ja volonta come principio di bene non pub produrre se zon bene, puro bene. I! quale, essendo tale, non & bene concreto;_giacché, come s'& visto, il bene non si pud realizar come atto di volonta se non come superamento del male, Una volonta radicalmente buona & incapace percid di attuare il bene. Questo il grande difetto del ormalismo kantiano. Tl Rosmini, distinguendo tra opgetto e soggetto, ossia tra il momento universale ed il momento particolare del volere, come tra momenti dello stesto libero wolere, in- ‘troduce nel seno stesso della forma morale i principio della vita e del movimento, L'universalita & presente nello spirito umano come xscintilla del fuoco divinos, € conferisce ad esso il valore assoluto di fine. Ma non c'& soltanto I idea dellessere nellospirito umano. « Per que- sta idea nelluomo si ammise una singolare contrarietd i natura, por la quale ora egli ci si mostra manifesta- mente un essere limitato, ed ora ci s'ingrandisce © ci apparisce come infinito: egll € veramente un estere misto i fnito e a infito: questi due grandi elementi cosi ‘opposti, che legati e quasi mescolati insieme formano Tuome, spiegano quella perpetua, quella essenziale lotta, che presenta in s@ la natura umana a chi la contempla: ppoich® nulla di pit debole, nulla di pid misero di le, dove la si contempli da parte del soggetto-uome, e nulla in pari tempo di pid nobile pit eccelso, di pid vengrando i lei, dove la si consideri da parte di quell oggetto-essere 24 Yvonpaent pELLA sitodorsA aL oumTo nel quale esensaimente Tuomo rimira ¢ safssa', I toggetto mano pel Rosmini & aistingsibile, ma. non divisbile, in snggeto intligente e soggett. sensitiv ‘esstenaa dun soggetto meramente intligent », eg dice nell’ Antropologia, «& Vesistenza di un soggetto sen- Yasione, senza passione, senza movimento dt sora, a torto in wn! immabilecontemplazione che To tiene foe di $2, dalla quale non pud passare a tovar se steno, Un mondo perfttamente intligtile 0 ideale, @ in: concepibile: perche sarebbe per un soggetto che on Potrebe trovar se sesso, e quindi non sarehbe sggeto. Mediate il senso il soggeto cog Ia relta; nom come paro senso, che non & cognition, né coscenza, ma pel Senso ito all intlleto come unit de" due. princi f unt che i riflette su se stesa,e, percependo la. po- Pia identta, dice: To, il cui ato prino — dice scolasti amente il Rosmini ~ senso eintisone insieme: quell Sintet ‘prion che avevadetto Kant, e che il Rosmini dice pintonto fereione intel Dilquesia uth sintetica che & I To, it Rosin tiene cont, al spettoetco, asa pid che i Kant nen avese fatto, comincand gi dalla sua teria del conoscere. Giacehé anche il conoscere a il sv valore morale, s¢ vien concepito come vers e propria ativita spirtule. ‘Kant non aveva badato a qoesto lato dlls questone nowelogca. Lo dimosta questo: che nelly son Critics {Tite ragion ure non © & posto, nb 6 fatto nb i dirt, Pel problema del'erore, dove apprise fat i carat- fece morale. della. cogizione ‘Una conoicenza tutta necesaramente vera avrebbe to stesso valore dana condota tutta egualmente buona clot, nessun valores poich nella soa necessria determi- parione si dimostrerebbe vita naturale, non vita dello 1 Pag a7 opin sri ite scious mor, 8. Bae, p. 296 srnopenone 2s spirto. Tl quale si distingue dalla natura perch® pro- cesso libero, Come tale, @ verita; ma non & verita imme- lata e necessaria, sl veritA che trionfa dell'erore; e cos, fcome git s'@ visto, bene che ha ragione del male. Una conoscenza senza errore non @ conoscenza; & natura Imeceanismo, Al meceanismo manca il soggetto, I" To, che pone innanzi a sb il meccanismo, e pone st, perc, di fronte al meccanismo, come meccanismo suo: che & cid che si dice berta, E si distingue pertanto dal proprio atto in guisa da considerarlo, e perd renderlo, non neces- satio, Kant scopre un nuovo mirabile congegno del co- rhoscere: un congegno, in veritt, dentro al quale non si ppud vedere se non la libera attivitA dell Yo; ma Kant lo Guarda dal di fuori, donde non pud parere altro che un fcongegno, e quindi infallibile e necessario di estrinseca necesiti TL Rostini invece, gid nel Nuovo Saggio, sent il biso- go di distinguere tra cognitione diveia'« riflessa, La prima «immune da errore, perché opera della natura »# ‘il fatto della natura intllgente, la quale non erra » semplice apprensione immediata dell oggetto: appren- sione sintetica dell oggetto nel complesso de’ suoi elementi indistnti, che la cognizione riflssa analizerA e ricom- porrA in nova sintesi, per opera non dell intelletto, ma ella volonta, Venendo dalla cognirione diretta alla riflessa, si passa dalla conoscenza all'affermazione del ‘conosciuto, La seconda operazione non aceresce il cono- sciuto; essa @ «una ricognigione di id che si @ appreso; nella stesa forma lasciandolo in cui si @ appreso». E qui comincia la possibiita delferrore, perch® non. 2 errore se non dove I'uomo fa uso della propria volonta, Di qui la teoria dell'essenso alla verta, la quale si pre- senta primieramente come un giudizio possibile: semplice *N, Sapeio, a. 2276. Nae ‘oggetto a! intuzione, in cui ancora non si dispiega Vatti- vita dal soggetto, cA quella guisa», dirt il Rosmini nella Logica, eche un vomo, introdotto in tna stanza piena TYempirica distinzione & resa possibile anche questa volta dal considerare queste entita sullo stesso piano d'osser- vvazione, dall'sterno, in quanto intellettualsticamente ‘opponendo sé codeste entita Ie spoglia del loro pro- rio valore pratico, concreto, eal, per ridurle a mere idee del logo astratto. Che se la famiglia ¢ quella interiore realtd etica che conosce chi la vive, © insomma se essa ‘veramente & una forma dell’autocoscienza e ciob dello spirito nel suo effettuae esistere, essa non @ pid la fami fla oltre la quale c' lo Stato, ma @ la famiglia in cui si esaurisce tutto il mondo etieo. Quello che all'osservazione empitica ¢ intllettualistica si rappresenta come sua specifica base naturale * (apport tra i due sess e generazione), al pari dell'lemento naturale dello Stato (terrtorio), nel'ato etico si trasfigura e il suo carattere naturale vien annullato. Anche qui Tauto- coscienza @ tale in quanto afatto libera e infnita. Anche ‘qui questa liberti & possibile in quanto @ tutt’uno con tuna legge, che ha un aspetto giuridico e un aspetto schiet- + Gur, Ind, al flo, Frene, Sassen 9.174 ese + Non at pub dite che In famigia sa cepstoioumediato oe turaes (Come dee Haart, Encyhl, § 517) © non ¢ vero neache he lo spinto «it alr Familie omppadender Geiss (6 518). Ta. ‘eten imediatrs, 10 stro sentie at trove anche sel Sent ‘tent patsotio © potiie, in qeanto puro seatinento, tamente morale, E viceversa, Jo Stato, conosciuto in quanto spiritualmente vissuto, & forma dell'autocoscienza che non @ pid paragonabile alla famiglia percht non & realizabile se non a patto che assorba in sb e annulli Ja famiglia, in guise da for tacere nel petto éell'somo ‘ogni voce discord di legei diverse e da unificare interest spirtuall che altrimenti si presenterebbero spesso.con- ‘rastanti Nellattualita spirtuale la famiglia @ Stato, e lo Stato ® famiglia, E la soceta civil, come quel sistema dell ato- sistca* che Hegel dice, ¢ a cui a soceta infatti si riduce appena gl individui suoi componenti si considerino go- vernati naturalmente dai loro particolari interessi, non & ss non Io Stato privato della sua eticita, ossia della co- seienza della sua essenziale interna wnita (Auster Siaa!) Ma questo Stato puramente materiale ed esteriore & evic dontemente una. mera astrazione, la quale in ogni pit rodimentale forma di vita sociale dev'essere gia superata, poiché fo Stato nella sua essenziale eticita nom @ qualehe cosa di superiore ed esterno che Vindividuo debba con- quistare, poiché eglt ha gid in sd originariamente. Cost nellffetiva realta umana non c’& atto economico che non sia etico, e quindi politico; non 'é societa civile che non sia anche Stato, 2 Bnohly § 23, vin. LA POLITICA, il Di Carlo e ribadite Ia propria tes radicale circa I’ impossibilit d'una vera € propria filo: sofia del dirtto, distinta dalla teoria generale del ditt, E io gli son grato dellattenzione messa nell’esame della ‘questione e delle cortesi parole rivoltemi; quantunque le ‘conclusioni a cui perviene intorno al mio concetto e alla ratura del dirito in generale non riescano a convincermi, ‘Comincio dal secondo punto; dove mi pare che il Mi- ‘elt indulga un po' a certo modo troppo reciso e sommario ‘i contrapporre lempirismo alla filosofa, dicendo il diitto ‘un fenomeno, un fatto storico, del quale non & possibile are un concetto flosofico» e affermando che ela filo- sofia non pud fare I’ impossbile», ci trasformare in Dal Giornale crite dla flosofa tations, I (2920), pp. 39358 + Vivenszo Mics, 11 comet flsfco de dnto seande Gino. Genie. Nota rita, Pisa, Matiot, 1920; ett. dag ‘Arms dite Unie, tosane, 17 principit fondamentalé delta fs, del dive econdo it rox ess. Gentine Circle giurdies & Palermo, vol 48,1930 136 roxpaanwst wets wiosoria pet omrrro un concetto universale ed assoluto cid che & un prodotto storico, una formazione sociale, determinata da certe ‘sigenze della vita in comune quali si sono storicamente manifestate, a misura che si & svolta. negli individui ‘umani una data forma di coscienza sociale». Questo modo di considerare la realta come collocata innanzi allo spirito umano in un doppio plano, ora come realta empi- Fea, storicamente determinata, e ora come reali assoluta, fterna, oggetto di conoscenza speculative, @ in contrad. dizione con tutte le dottrine fondamentali della filosofia contemporanca. 1a realth 8 una; e quella stessa che ad un grado di ri= flessione 0 da un certo punto di vista apparisce tempo- ranea e relativa a certe contingenze storiche, ad un grado i riflssione ulteriore 0 da un alteo punto di vista si svela eterna ¢ assoluta. La filosofia non ha un dominio sepa- rato da quello delle scienze o del sapere volgaze: nibil @ se alien frtat; e la diferenca dell oggetto,rispetto alle Altre forme di conoscere, & differenza appunto di forma conosctiva. Tl filosofo, come oggi s'intende, non lascia Ja terra agit uomini pratici ed empiric, per volgersi al cielo; non lascia agli altri il reale, per contentarsi del ideale, n8 va a caccia di una realta estrastorica, La sua filosofia& storia non semplicemente come metodotogia sto- rice ma come storiograta, anai come storia in atto; voglio dire come conoscenza e azione storica in att. Quello che, appartenendo al mondo empirico (ossia al mondo quale si configura in funzione della mera esperienza), i sottrae allambitg della filosofia, & quello che passando dalla esperienza alla filosofia svanisce. Ma che cosa pud svanire per effetto di tale passaggio? Evidentemente, ron pud venir meno se non cid che nell'oggetto empirico costituisce appunto la sua empircita: Ia forma, coe, propria delloggetto in quanto termine di conoscenza ‘empirica. La quale forma non @ altro che Vastrattezza delloggeto. (Astrattezza relativa, la quale cede il Luogo) aoreeoice a7 una relativa concreterza: per cui la filosofia di uno & fempirismo d'un altro). Cost il Miceli non vede diritto se non dov’@ Stato, ossia «un ordinamento costtuito, sotto ‘un potere covranos, TI quale ordinamento & prodotto storico, formarione sociale ece. E sta bene. Ma questo Stato storico ed empirico, che conferisce gli stessi caratteri al diritto, che lo presuppone, non @ un fatto storico nel senso che il Miceli intende, se non in quanto empirica- mente, © perd astrattamente considerato, E. che codesto Concetto sia astratto lo ha implicitamente riconosciuto lo stesso Miceli, dove accetta da me, e me ne da lode, la dimostrazione che «la supposta esterorita © coatti- vith del divitto sono caratteri empiric, che si dissolvono allorcht si portano nel campo della flosofia, poich® il disitto (if dizitto stesso, si badi) opera sempre per mezzo dal volere libero © questo agisce giuridicamente solo ‘quando fa proprio il comando esterne, solo quando tra- sforma in suo atto intimo la coazione » (p. 9) Una volta su questo terreno, il Miceli deve pur ricono- cere che, come io'ho osservato, o Stato vero e reale non lo Stato inter homines, ossia quel tale Stato storico, che fell intende come meramente empiico ¢ contingente, ma lo Stato fx interiore homine. 1 quale sta al primo proprio come il concreto sta all'astratt. Empiricamente considerando, si guarda al solo lato cesteriore dello Stato, e quindi della coattivitd del dirito, trascurando quellatto spirituale in cui questi elementi tsterior’ devono pure rappresentarsi e farsi valere. E ‘quando si sale alla considerazione speculativa per cui il Girito, come lo Stato, diviene wna determinazione in- tema del volere, non & gid che si sopprima Vesteriorita (che sarebbe un barattare un astratto con un altro astratto), ‘na vi si scopre il limite che per propria vietd intrinseca i volere pone a se medesimo, Eeco tutto. ‘Ad ogni modo, per sottrarre il diritto al dominio deta flosofia dimostrandone 1! intimo rapporto con lo Stato. bisognerebbe provare che Io Stato a sua volta non # ma- teria di rifessione filosofica. Cid che non si pud pensare, se non arrestandosi a una semplice rappresentazione pat- ticolare dello Stato. In generale, conviene osservare che nessuna formazione storica reale e concreta sfugge come tale alla competenca del pensiro flosoico; la cui applicazione al fatto storico cra infattiillegittima fnché nel fatto storica non si seppe veder altro che un fatto (laddove per Ia modema filosoha ‘sso, nella sua spiituale intellgibilita, @ atto), © finché, Altra parte, per filosofa s'intese la scienza delle idee astratte, anzi che della stessa immanente realta, Ancora nella filosofia Kantiana I'elemento empirico e contingente (il dato) viene opposto alla categoria. Ma questo dualismo @ insostenibile; e il nuovo concetto della sintesi a priori importa che categoria e dato sono le due facce del mede- simo atto spirituale; che 2 categoria, sempre, nella sua forma, e dato nel suo contenuto; sicch® non c & con- cetto che abbia un valore ¢ che non sia, in quanto ha vvalore, categoria, Ma per cid che riguarda in particolare Ia tesi da me esposta intorno alla natura del diritto, Ia dificolta indi cata dal Miceli mi pare possa ridursi a un dilemma, O cit il dirtto si distingue dalla morale, come il voluto si distingue dal volere; e allora nella’ saa distinzione i diritto, come semplice voluto, non assorbito dal vo- Jere in atto, un che di astratto, determinato solo empi- ricamente; € che di Iuogo percid a una cognizione empi- rica, ma non si presta a una definizione flosofica, O il iritto si toglie alla sua astrattezza, e s'intende come ttualmente voluto, ossia come volere in atto; e allora si consegue benst un concetto flosofico, ma questo sara i concetto della morale © non del diritto Tl Miceli, con ta sua solita finezza, precede la mia ri- sposta, che accenna e insieme ribatte in questa forma: NO vale affermare che questo voluto entra st nellatto del volere, ma vi entra come contenuto: perch allora bisognerebbe scindere il momento presente in due parti distinte: un volere un voluto. Se non che con eid si scin- derebbe T'unith dello spirito e ciod dell'atto. TI voluto non pad essere che un voluto e perc’, entrando nel!'atto del volere, eso cessa di essere un gid volute, nel senso Togico, e diventa volere» (pp. 10-13). La mia risposta & proprio quella preveduta dal Miceli: il voluto @ il voluto Gel volere, Non c'2 altro voluto conereto; e non o'é propriamente diritto, che sia stretto diritt, ribelle a laseiarsi assorbire nel'atto del volere morale, all infuori di quel voluto astratto che il soggetto non sente di volere: ‘ma che, te egi effetivamente non lo vuole, non sari mai cffetivamente diritto, e se, per quanto malvolentier, induce a volerlo, non pud volere se non con un atto ‘morale, Guardiamo dungue al diritto che si realizza in ceoncreto, e che & pertanto il voluto del volere. (Ora, in questa assunzione defastratto nel concreto, 0 ‘meglio in virtd di questa immanenza del momento giu- ridico nel sistema concreto della volonta, che @ essenzial- mente attivith morale, si dlegua forse Telemento giuri- ico? Leswere il contenato della volont non separabile alla volonta stessa, importa gia che la volonta non abbia tun contenato ? L'essere loggetto del conoscere non sepa- rabile se non per astrazione dall'atto corrlativo di cono- seenza, vuol dire che Toggetto in questo atto non sia dlistinguiile dal soggetto, con cai nella conoscenza fa tut- uno? Anche nell organiemo vivente un organo & con- Ggiunto inscindibilmente cogli alts, ma non percd s!im- ‘medesima ¢ confonde nd cogli altri né con Tunita onganica totale. La morale non @ il tutto di cui il diritto sia una parte; ma Iatto reae, effetivo, concreto, di cu il dritto 2 un semplice momento, INDICE Awertena. oe ee ee Page VIL 1 FoxpAwextt DELLA FILOSORIA DEL DIRITTO Intrusions ato stato dela lose pratcn 0 dea vita morale 3 1 = La pint come ati rata 2 Te rat mora 3 5. Faentid atid praia ¢ rat morale 3 4 Cat praia 3 SS erect dati darts ‘marae cme so i ene # dt male “si 6. tea tel conta strato dei male 22 xt 3 Lemoe daltotca snuetuaisica «13 EL Lets grea eudemonisten oils 9. — Lien cisions ¢ Kant re. — Lee rominiana % T_T formatome de Kant i crane dati Gita conceionsroominiana dal voloe morale 32 12. Fmt inlets prssont nella dle 23. Carlo della moval rosin tom 1 = La neeeitt ¢ assunto della ose det di Fitto a 2 = ae di, ecilgie, ori generate Ge dion eee er 2 Taio come iden y 5. — Immonense del matodo al con del dito 33 {ST dint come Tenomeno 0 fatto, « come. utes th questa. posiione as te swore 5 — Disnsione ta Senomenoghuidice «categoria, 6. La categoria ome fonomiono + 1a calgoria 1. — Immanensa dita categoria giuridica set Joe ‘moni he somo oppo dele stra dl dirt. 8 Digereman ra la teria generale dl diih (o gn onomonolgia iuidca) ea floc dl ditty 9. 3 La conetblte $k ma categoria iaraicn 1, — Ripuguansa iivinstca tra 4 due eet dt 22 Il penis come ato ills $5. — 1 comets delle ert 1h. — Fat natural, ft oman a Vio 14. — Epi del fate semana ct fare 15, — Hpincpio dl dri cme fat fe categoria. 18, — Lat flosfiainconsia del mpi de ito 17. — Weonpto dala flop det aiite = ss TL, ~ La reattd come pensiero 1, — La raid resisted penser.» 2 Necosid conceive fata ta eli come Ywalisata dat penser por eoare ls sescine 3. anor alo tevticimo 2S Le ald come peal dt pesiro > 5 be dicot dell oggtionmos = 8 mato pc a as ‘i to coms forma’ i resi sprite nas Int — ta reat monte 1. Geen # rb 2 REM Gasp pc pial is 3 dean So lit bt ee SER eens deo nce sed dia’ ia ints ates a tatoo ome toa 0 Tait ete lt sao ta 8." Concevone moralisia del valor dia scene 9. — Rites” tualisticn nal concave. 12, — Turia dala oonid 13) — La daltica dala rath piritaie 14. — Ea teria hantiana lento el solr, sao signifies sua sonsione a consi sie {ale ilo spiro 15. — Imposed di sare Ul vane exctice ‘morale 16." Toman del slo marae ail ectica Rulasione el salore toric tol morale = Siem: IV, — Lo svolgimento, Mindividuoe la soci . . . 1. — Vale « dzsaloe Boe # mal) come opps setae dn dle spi, impose dt 2. — Il male come momento inierno det bene. - 3. — Le solimanto Finding come snes = Legosme rope al matratioms « rape ‘a iano: I partolare dl indi. tome V. — L'interno © Vesterno della legge os 1. — La foras come principio da dito... 2. — Doppiosigifcalo dela forza sacnds ho ob considera a parte aubiecs 9 a porte obit od ue orce equioco proprio dele folomiche contro le datrine (he dericono i rit dala fora ~ 3 Lewompio de Rosen 4 Spinmalid aiid 4 aivite 5. Laspto tomo Paipito interno det lee 4. — Interior ta fore coat dell sprite la foes creatrice VI. — 1a morale ¢ it distto . Tatelealale 1. — Blo postina Pato coneao dl oere 2. — Postlne dl eolore come sore # come ao 3H solo come lege del slr 4. Teale id volte 4d ilces dal tr tad 11 gid volo come Himite della libertd > see nl votre atu, che? morale 1. Il drite come astro wnivorale oppo i= Pastas partolarta det wore 8. Fait dela legge come vio alla ora ‘almid morale stele 9.°— Dino ogetioo « dire ington | | 20. — La counts dl dirt. ess LL 13. — Gritca dela distnsione giuinaiarlica dee Pau trna eda at coma ala persona 14, — Git rgontt ius el proceso soca. 15 — Esempios a dinito i propria = 16. — Loge guriica «legge morale wala foo if evens pla lve set 17.1 motivo dele vated ara al 8 soo poo il dirito snes ness BBS La lege ign, 2D (MUL A LoS ee — La saperta del conc Stato... — Inaieiuations @ giuenaturlions - = Anarchismo + mecesstd’ dwn superiore con te ait aie snr ns ss 3% $98 rey 63 15 — Caratere matron dal inditduaome — Concestone dialetice 0 sical! indicia Define dill Stato dome stan By ever 1 g i i E gE 2 i 3 : < : 12, Bit alo ‘Stato come’ stance 1h — Fondamento materialisico defecate di ce 14. — Impoisilid at cnjrve forma ca alo ‘Stato "the ow sia per ae seco ehco *s ii dal Stn ct a Hg limit alo Stato ees 16," ijt db melds delet 87. — GW Stal elo Stato (woo) | | SB. — Idi ab State storia wiveiale | | 19. — Osptiots data vita sate intra aio sso 20, amiga + Sto JAMIL. — 1a politia 1 Dito come state psn te ob 2. — Le erin deta eppoita opinions... 3. La lgge come aston ghidice | 4 — Crvione price cme solo oluta | 5: — IV time pariico dala vlad come a 6 La aati de dinitg SSD 7. — La fonomectogia él irto, 22221! 8 La legge moraine le gst 9 — La politica eb Sion 1. 10. — La elon dat popolo« Ftd 1. — La soria dl dirt» 1a. — Dit «logo asia 13 — Le iieiont alla dorina dll dst’ di morale © pola. 14.1 dirt corporation io Sato corpoaivo Appendice: Chiarimenti aco us ay 5 a ny ERRATA CORRIGE Eggs game ewan a ee eB > Quicguia na : Sacto a 53 quando sit 5 gtinde Be Smet > pete rium vio a son Lgeey os AM . 4s tgere op dah. 1 DHT ER fear tS ae

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