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Porfirio astronomo e astrologo.

Osservazioni sull’introduzione alla “tetrabiblos” di Tolemeo


Giuseppe Muscolino*

Non vi sono notizie certe sulla data del ritorno di Porfirio a Roma
dopo il suo soggiorno a Lilibeo in Sicilia, ma è verosimile che essa si
possa attestare nei primi anni del 270 d.C.1 Giunto nell’Urbe, il filosofo
fonda una nuova scuola che rimarrà attiva fino alla sua morte, avve-
nuta molto probabilmente intorno al 305 d.C.2 Sulla scorta dei suoi
svariati interessi per le diverse scienze e della sua capacità di eccellere in
moltissime discipline3, Porfirio si dedica anche allo studio dell’aritme-

*
Università di Catania.
1
Cfr. Porph., V.P., 15, 1-5. Su questo passo si veda anche Porfirio, Filosofia rivelata
dagli oracoli, con tutti i frammenti di magia, stregoeria, teosofia e teurgia (Il Pensiero occiden-
tale), a cura di G. Girgenti e G. Muscolino, Bompiani, Milano 2011, pp. CCVI-CCX, e G.
Muscolino, Porfirio: la Philosophia ex oraculis. Per una nuova edizione dei frammenti, Tesi
di Dottorato, Università degli Studi di Macerata, Corso di Dottorato di Ricerca in Storia
della Filosofia, Ciclo XXV, 2013, p. 60.
2
Cfr. H. R. Schwyzer, s.v. Plotinos, in Pauly-Wissowa-Kroll, Real-Enzyklopaïdieder
klassischen Altertumwissenschaft, t. I, 21 1, Stuttgart 1951, coll. 582; R. Harder, Vie de
Plotin, Hambourg 1958, p. 73; G. Fowden, The Platonist Philosopher and His Circle in Late
Antiquity, «ΦΙΛΟΣΟΦΙΑ» 7 (1977), pp. 370-373. Propende per questa idea anche M. O.
Goulet-Cazé (L’arrière-plan scolaire de la Vie de Plotin, in Porphyre, La Vie de Plotin, I,
Travaux préliminaires et index grec complet, Vrin, Paris 1982, pp. 246-248) che, sostenendo
che non vi sono notizie certe che indichino un possibile scolarcato di Porfirio alla scuola
di Plotino, sottolinea che lo stesso Porfirio non dice nulla di una successione alla direzione
della scuola del maestro. Gli unici discepoli di cui egli parla sono Crisaorio, Giamblico e
Teodoro d’Asine, mentre riporta i nomi di molte persone alle quali dedica alcune sue opere;
anche se avesse avuto parecchi discepoli provenienti dalla scuola di Plotino, ciò non auto-
rizza a dedurre che egli sia diventato scolarca nella scuola del maestro di Licopoli. Pertanto
è possibile che l’eredità di Plotino sia passata a Porfirio solo in senso filosofico. È probabile
invece che Porfirio, ritornato a Roma, abbia assunto la direzione di una scuola, ma non di
quella di Plotino che, dopo la sua morte, fu chiusa. Contro questa tesi cfr. J. Bidez, Vie de
Porphyre, le philosophe neo-platonicien, avec les fragments des traités Περὶ ἀγαλμάτων et De
regressu animae, Gent 1913 (rist. Hildesheim 1964; Hildesheim-New York 1980), p. 103;
R. Beutler, s.v. Porphyrios, in Pauly-Wissowa-Kroll, Real-Enzyklopaïdieder klassischen
Altertumwissenschaft, cit., t. II, 43, Halbband, 1953, coll. 278; F. Romano, Porfirio di Tiro,
filosofia e cultura nel III secolo d.C., Catania 1979, p. 115.
3
Cfr. Eunap., V. S., IV 1, 11.

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tica, della geometria, dell’astronomia4 e della musica5, che promuove
anche tra i suoi allievi6. In particolare, con probabile riferimento alle
attività didattiche svolte nella sua scuola, Porfirio scrive, per quanto
concerne lo studio dell’astronomia, l’Introduzione all’astronomia in tre
libri (εἰσαγωγὴ ἀστρονομουμένων ἐν βιβλίοις τρισί)7, e per lo stu-
dio riguardante l’astrologia, l’Introduzione alla “Tetrabiblos” di Tolemeo
(εἰσαγωγὴ ἐις τὴν Ἀποτελεσματικὴν τοῦ Πτολεμαίου)8.
Riguardo alla stesura di quest’ultima opera, è molto probabile che
all’interno della sua scuola alcuni allievi, nello studio dei temi riguar-
danti i corpi celesti, abbiano sentito l’esigenza di avere un testo pro-
pedeutico per una maggiore comprensione della materia. Bisogna no-
tare che già verso la fine del III secolo d.C. la Tetrabiblos di Tolemeo9
s’impone come un’opera basilare per lo studio dei corpi astrali, tanto
che, pochi anni dopo la sua composizione, risalente verosimilmente alla
prima metà del II secolo d.C., essa viene commentata. Il primo autore
a scrivere un’opera sulla Tetrabiblos fu Porfirio, seguito tempo dopo, se-

4
Cfr. J. Bidez, Vie de Porphyre, cit., pp. 64*-65*; Suda IV 178-179, 2.
5
Cfr. Eunap., IV 2, 2.
6
Com’è noto a tutti, Porfirio è stato il primo ad abbinare queste quattro scienze della na-
tura (il quadrivio) alle tre scienze dello spirito (il trivio: grammatica, retorica, dialettica). Cfr.
Porfirio, Storia della filosofia (frammenti), fr. XXIII, introduzione, traduzione, commento e
note di A.R. Sodano, impostazione editoriale, notizia biografica e indici di G. Girgenti, testo
greco-arabo a fronte, Rusconi, Milano 1997; P. Hadot, Systèmes éducativs et culture generale.
Recherches sur l’origine du cycle des sept arts libéraux. École Pratique des Hautes Études, V
section, Sciences religieuses. Annuaire, Résumés de conférences et travaux, 89, 1980-1981,
pp. 403-409; Id., Arts libéraux et philosophie dans la pensée antique, Paris 1984.
7
Cfr. Suda, s.v. Πορφύριος, IV 178, 14-179, 2 (Adler).
8
Per quanto concerne l’attribuzione di questo scritto a Porfirio, cfr. F. Boll, Studien
über Claudius Ptolemaeus, Ein Beitrag zur Geschichte der Griechishen Philosophie und Astro-
logie, Teubner, Leipzig 1894, pp. 112-118; F. Cumont, Antiochus d’Athènes et Porphyre, in
AA. VV. Mélanges Bidez, (Annuaire de l’Institut de Philologie et d’Histoire Orientales II),
Bruxelles 1934, pp. 135-56; Porphyrii Philosophi Introductio in Tetrabiblum Ptolemaei,
edidit A. Boer et S. Weinstock, in Catalogus Codicum Astrologorum Graecorum, V, 4, Bru-
xelles 1940, pp. 187-228, alle pp. 187-189; D. Pingree, Antiochus and Rethorius, «Classical
Philology» 72/3 (1977), pp. 203-223.
9
L’opera più voluminosa sullo studio dei corpi celesti di Tolemeo, giunta con il titolo
di Tetrabiblos o Quadripartitum, non riporta la complessità del titolo originario greco, cioè
apotelesmaticà che potrebbe essere tradotto con Trattato sugli effetti prodotti dalle stelle di
Tolemeo. Nell’edizione critica della Tetrabiblos di F. Boll e della sua allieva E. Boer, (Claudii
Ptolemaei opera quae exstant omnia, vol. III, Leipzig, Teubner, 1940 [rist. 1957]), il filologo
tedesco (ivi, p. XIV) chiarisce: «Ptolemaeum ipsum librum suum ἀποτελεσματικὰ inscripsis-
se et consensus codicum ceterorum et tituli similes reliquorum Ptolemaei operum docet. E titulo
ἀποτελεσματικῶν βιβλία δ᾽ deinde forma abbreviata τετράβιβλος orta esse videtur, quam S
(Norimbergensis gr. Cent. V app. 8) et classis γ codices recipiunt».

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condo le scarse testimonianze riportate da Efestione di Tebe, astrologo
del IV secolo d.C., da uno sconosciuto Pancario e in seguito da una
lunghissima schiera di studiosi che la commentarono e la tradussero,
dai Neoplatonici, agli Arabi, ai Medievali, fino al Rinascimento con
Placido Titi10.
Nel proemio, Porfirio scrive:

Poiché Tolemeo ha presentato gli argomenti intorno alla dottrina della com-
mistione fisica dei corpi celesti e i generi di effetti prodotti dalle stelle (apotele-
smatica), pienamente osservati attraverso quella (scil. la dottrina della com-
mistione fisica), e certamente, nell’esporre, si è espresso in uno stile oscuro
e poco chiaro a causa (dell’utilizzo) di nomi in disuso, è necessario spiegare
prima, per motivi di chiarezza, gli argomenti rivolti all’osservazione di essa.
E nel presente lavoro, mentre da un lato conviene tralasciare alcuni argo-
menti su certi passaggi (esposti) in modo chiaro dalle parole di Tolemeo,
giacché essi possiedono già una chiara spiegazione, dall’altro ci sembra op-
portuno trattare altri argomenti, (esposti) in modo sommario e insieme in
maniera poco chiara, al fine di presentarne i termini, per quanto è possibile,
più comprensibili. Al momento menzioniamo la testimonianza, la scorta di
elementi celesti satelliti, la prevalenza, il dominio e gli argomenti che saranno
esposti da noi qui di seguito, i quali, se non fossero adeguatamente spiegati
da esso (scil. dal presente lavoro), sarebbero – nell’avvenire – portatori di
dubbi per coloro che si apprestano a fare pronostici. Pertanto, in modo
conciso e chiaro, seguendo i più anziani, presentiamo opportunamente la
presente introduzione, per essere utile e facilmente comprensibile a coloro
che non sono iniziati in (queste) discipline11.

Come si evince dalle primissime battute, Porfirio palesa un’appro-


fondita conoscenza della materia giacché parla di due concetti fon-
damentali nello studio della scienza degli astri: la dottrina della com-
mistione fisica dei corpi celesti (περὶ τῆς συγκρατικῆς θεωρίας τῶν
οὐρανίον σωμάτων) e i generi di effetti prodotti dalle stelle (τὰ τῶν
ἀποτελεσμάτων).
Prima di parlare specificamente di queste due teorie astrologiche,
è necessario chiarire brevemente che, secondo la visione tolemaica, lo

10
Cfr. Bezza G., Commento al primo libro della Tetrabiblos di Claudio Tolemeo, Nuovi
Orizzonti, Milano 19922, pp. XXVII-XXVIII; Porphyry the Philosopher, Introduction to
the Tetrabiblos and Serapio of Alexandria Astrological Definition, translated from the Greek by
J.H. Holden, American Federation of Astrologers, Inc., Tempe Arizona U.S.A, 20093, p. VII.
11
Porph., Introductio in Tetrabibl., 1, 5-21. La traduzione è mia. Di prossima pub-
blicazione è una mia traduzione italiana integrale, con testo a fronte, dell’Introductio in
Tetrabiblum Ptolemaei, di cui qui anticipo qualche passo.

411
studio dei corpi celesti poggia su due discipline fondamentali. La pri-
ma, che si può chiamare astronomia (ἀστρονομία) o legge degli astri,
ha come fondamento i principi aritmetici e geometrici. Essendo, in-
fatti, incentrata sul preciso studio delle posizioni e dei moti degli astri,
l’astronomia è un’arte che ha come basi le sicure e dimostrabili leggi
matematiche. L’astronomia inoltre non si limita al mero studio delle
posizioni dei pianeti nel cielo, ma si occupa anche dell’osservazione e
dell’analisi di fenomeni naturali che mostrano una ripetizione costante
e invariabile nel tempo, all’insegna della necessità, come ad esempio il
sorgere e tramontare del Sole, le fasi lunari, il cambiamento delle stagio-
ni e della temperatura climatica, l’alternarsi degli equinozi e dei solstizi
ecc. La seconda disciplina, l’astrologia (ἀστρολογία) o scienza degli astri,
ha invece come fine quello di prevedere gli eventi basandosi sull’osser-
vazione dei moti dei pianeti o sulla spiegazione matematica dei fenome-
ni celesti. Fondandosi quindi sull’astronomia, anche l’astrologia trova
la legittimità dei suoi assunti nell’aritmetica e nella geometria. Tutta-
via – avverte Tolemeo, rivolgendosi al fratello Siro – l’astrologia, per la
peculiarità del suo ambito di studio consistente negli influssi esercitati
dagli astri sulle realtà materiali, particolari e divenienti, non potendo
essere paragonata al rigore e alla precisione dell’astronomia, ha bisogno
di un procedimento più filosofico12.
Scrive al riguardo Tolemeo:

Della seconda (scil. l’astrologia) intendiamo ora trattare con un approccio


che conviene al metodo filosofico, affinché chiunque abbia a cuore la ri-
cerca della verità non voglia paragonare l’intellegibilità della seconda alla
prima (scil. all’astronomia), la quale è scienza sicura e immutabile. Inve-
ro, la seconda dottrina si pone di fronte all’impotenza e alla difficoltà di
congetturare le qualità materiali presenti nelle singole cose (τὸ ἐν πολλοῖς
ἀσθενὲς καὶ δυσείκαστον τῆς ὑλικῆς ποιότητος προσποιούμενος); non-
dimeno non si deve indietreggiare di fronte alla contemplazione di ciò
che è possibile, giacché la maggior parte degli eventi più salienti mostra
chiaramente che le loro cause procedono dal cielo che tutto circonda (ἀπό
τοῦ περιέχοντος). Tutto ciò la cui comprensione è malagevole ha, agli
occhi dei più, un carattere riprovevole. Ora, delle due dottrine predette,
la prima, non può essere biasimata se non dai ciechi, mentre la seconda
offre non poche occasioni di facili accuse. Alcuni, infatti, non considera-
no scienza ciò che è difficile a dimostrare (ἀκαταληψίας τελείας δόξαν

12
Cfr. Claudio Tolomeo, Le previsioni astrologiche, a cura di S. Feraboli, Fondazione
Lorenzo Valla/Arnoldo Mondadori Editore, Milano 20106, pp. XI-XIII; G. Bezza, Com-
mento al primo libro della Tetrabiblos, cit., p. XXIV-XXVII.

412
παρέσχεν), altri dileggiano, in quanto inutile, la conoscenza di ciò che è
inevitabile13.

Porfirio specifica che l’astrologia prende in esame la dottrina della


commistione fisica dei corpi celesti e i generi di effetti prodotti dalle stelle. Il
Sole, la Luna e in modo meno diretto i cinque pianeti erranti (Saturno,
Giove, Marte, Venere, Mercurio), grazie all’azione della loro luce, provo-
cano degli effetti o influssi sulla Terra, colpendo dapprima il cielo che la
circonda, chiamato anche cielo che tutto racchiude (τὸ περιέχον), e produ-
cendo successivamente delle modificazioni anche sulla sostanza terrestre.
Quest’ultima, essendo composta di elementi diversi e commisti, reagisce
agli influssi astrali producendo forme e qualità di materia diversa. A di-
versi generi di effetti prodotti dalle stelle, come specifica Porfirio, corrispon-
dono diverse tipologie di materia commista prodotta sulla Terra dagli
influssi celesti. Pertanto il compito dell’astrologia è di valutare la qualità
delle sostanze prodotte e l’intensità degli effetti di tutte le svariate combi-
nazioni che possono nascere tra gli influssi astrali e la materia terrestre14.
Dopo avere presentato l’opera tolemaica alla quale intende introdur-
re i suoi discepoli, e dopo avere esposto i problemi riguardanti lo studio
della scienza dei corpi astrali, Porfirio spiega il motivo della compilazione
dell’Introduzione. Secondo il filosofo di Tiro, infatti, Tolemeo nel tratta-
re la scienza degli astri si è espresso con uno stile oscuro e poco chiaro a cau-
sa dell’utilizzo di nomi in disuso (διείληφε συνεσκιασμένην μέντοικαὶ
ἀσυμφανῆ τῇ παλαιᾷ τῶν ὀνομάτων χρήσει τὴν φράσιν ἐκθέμενος) e
taluni argomenti da lui trattati sono esposti in modo sommario e insieme
in maniera poco chiara (κεφαλαιωδῶς ἅμα καὶ ἀσαφῶς).
Da qui l’esigenza della stesura di un’Introduzione che, rimediando
ai limiti didascalici dello stile di Tolemeo, permetta ai lettori del suo
trattato di comprenderne i passi e gli argomenti più difficili e oscuri,
grazie a un’esplicazione chiara e lineare. L’Introduzione, dunque, non
si presenta come un commento sistematico della Tetrabiblos e non
intende occuparsi dei contenuti dell’intero trattato, bensì soltanto gli
argomenti che risultano più ostici, con la dichiarata finalità di presentar-
ne i termini, per quanto è possibile, più comprensibili (ῥηθέντα εὔδηλα
παραστῆσαι κατὰ τὸ ἐγχωροῦν πρόσφορον).

13
Ptol., Tetrab., I, 1, 2-3, trad. di G. Bezza, Commento al primo libro della Tetrabiblos
di Claudio Tolemeo, cit., pp. 3-4.
14
Cfr. Claudio Tolomeo, Le previsioni astrologiche, cit., p. 365; G. Bezza, Commento
al primo libro della Tetrabiblos, cit., pp. XXI-XXII.

413
In effetti, una delle caratteristiche ricorrenti della produzione scien-
tifica di Porfirio è di chiarire il significato di alcuni termini o concetti
nell’ambito di un’attività di tipo esegetico. Egli, ad esempio, s’impegna
a correggere i trattati delle Enneadi e spiegare il significato di alcuni ar-
gomenti astrusi e difficili esposti dal filosofo di Licopoli15, e nell’Isagoge
alle Categorie di Aristotele si preoccupa di chiarire al discepolo Crisao-
rio il significato dei termini logici del filosofo di Stagira. Quest’aspetto
saliente della filosofia di Porfirio è anche messo in evidenza da Eunapio,
il quale non manca di ricordare la limpidezza dello stile del filosofo di
Tiro, il quale come una catena ermaica che pende verso gli uomini,
grazie alla complessità della sua cultura, esponeva tutte le tematiche con
semplicità e chiarezza16. Si può comunque notare che l’Introduzione,
se per un verso si presenta come un’opera preparatoria ed esegetica, per
altro verso è in ogni caso destinata a un pubblico di persone dotte che
possiedono già delle conoscenze filosofiche specifiche17.
Dopo avere esposto il fine programmatico dell’Introduzione, il filo-
sofo, a titolo di esempio dei temi che saranno esposti in modo approfon-
dito nell’ambito dell’opera, indica alcuni termini tecnici come la testi-
monianza (μαρτυρία), la scorta di elementi celesti satelliti (δορυφορία),
la prevalenza (καθυπερτερήσις) e il dominio (ἐπικράτησις).
In modo molto generico si può dire che con il termine marturiva,
testimonianza o testimonium, s’intende ogni configurazione degli astri,
quali il trigono, l’esagono, il quadrato e il diametro18, mentre con il ter-
mine δορυφορία, scorta di elementi celesti satelliti o comitatus, si indica
una particolare figura che un pianeta forma con un altro, generalmente
con il Sole o la Luna19. Con il termine καθυπερτερήσις, prevalenza o
15
Cfr. Porph., V.P., 7, 51; 8, 1-10; 24, 3; 26, 32, 40.
16
Eunap., V.S., IV 1, 9-11.
17
Cfr. M. O. Goulet-Cazé, L’arrière-plan scolaire de la Vie de Plotin, cit., pp. 235-
236.
18
Cfr. Porph., Introductio in Tetrabibl., cap. 8. Cfr. Vett. Val., 5.5, Gal., 19.532, Man.
1.124, Procl., Par. Ptol., 255.
19
Cfr. Porph., Introductio in Tetrabibl., cap. 29. S. Feraboli (Claudio Tolomeo, Le
previsioni astrologiche, cit., pp. 421-422) scrive che «gli astrologi antichi menzionano tre tipi
di δορυφορία o scorta di elementi celesti satelliti: 1) quando due pianeti sono entrambi nel
proprio domicilio o esaltazione, il pianeta angolare ha per scorta l’altro pianeta (es. Giove
in Sagittario e Sole in Leone; Marte in Scorpione e Luna in Cancro); 2) quando il Sole o
Luna, transitando sull’Ascendente o al M.C., anche in domicilio altrui, ricevono aspetti
precisi, il Sole da pianeti diurni e la Luna da pianeti notturni. Viene aggiunta la condizione
che il sole deve precedere (nel movimento diurno) la propria scorta, mentre la Luna ne deve
essere preceduta; 3) quando qualsiasi pianeta, sull’Ascendente o al M.C., è accompagnato
(preceduto o seguito) da pianeti diurni per una nascita di giorno e da pianeti notturni

414
exsuperantia, si designa invece il fenomeno secondo cui ogni pianeta che
è collocato in trigono o in tetragono o in esagono destro esercita prevalenza
sul pianeta che si trova sul sinistro20. L’ultimo degli esempi riportati da
Porfirio, l’ἐπικράτησις, dominio o dominatio, si riferisce alla virtù di un
pianeta che, all’interno di un determinato segno zodiacale, occupa una
posizione di superiorità rispetto agli altri pianeti.
Tutti questi quattro esempi forniti dal discepolo di Plotino riman-
dano al tema generale delle configurazioni o aspetti degli astri, argomen-
to centrale in astrologia, giacché permette di calcolare le esatte posizioni
delle stelle fisse rispetto al Sole, oppure le quattro configurazioni ango-
lari, cioè il trigono, il tetragono, l’esagono e il diametro. Sulla base degli
aspetti assunti dagli astri, si conteggiano anche le emersioni o le loro oc-
cultazioni dai raggi del Sole, il loro culminare, l’acronicità e le stazioni,
che possono essere mattutine o vespertine. Inoltre le configurazioni dei
pianeti permettono di compiere il pronostico che si esplicita nel calcolo
della carta natale e delle previsioni astrologiche21.

per una nascita di notte. Esistono tuttavia restrizioni per i luminari: il Sole avrà la scorta
soltanto di un pianeta che lo precede nel movimento diurno, la Luna di un pianeta che
segue, ma entro 7°. Paolo Alessandrino (14) amplia considerevolmente l’arco: per il Sole
fino a 120°, per la Luna entro il segno contiguo. Ma δορυφορία può anche essere definito
semplicemente un accumulo di pianeti intorno ad un altro. Pare che Tolomeo si riferisca
proprio a quest’ultimo caso, ma con la restrizione che i pianeti di scorta siano della stessa
condizione, e precedano o seguano la Luna».
20
Porph, Introductio in Tetrabibl., cap. 21: Καθυπερτερεῖ πᾶς ἀστὴρ ὁ ἐν τῷ δεξιῷ
τριγώνῳ ἢ τετραγώνῳ κείμενος ἢ ἑξαγώνῳ τὸν ἐν τῷ εὐωνύμω.
21
Per quanto concerne il significato del termine aspetto o configurazione, M. Fuma-
galli (Per un lessico astrologico: Glossario dei termini tecnici dell'Isagoge di Paolo d’Alessandria,
«MHNH» 5 (2005), pp. 211-239, ora anche s.v. Cielo e Terra, Associazione per lo studio
dell’astrologia classica», in M. Fumagalli e G. Bezza [a cura di], Glossario dei termini tecnici
<www. cieloeterra.it>) chiarisce che gli aspetti «nello zodiaco dipendono dagli angoli che for-
mano i raggi degli astri al centro della Terra, indipendentemente dal luogo di osservazione; gli
aspetti nel mondo dipendono invece dalla distanza degli astri dal meridiano locale, misurata
secondo le ore temporali. Sono la congiunzione (0°, 0 ore), l'esagono o sestile (60°, 4 ore),
il quadrato (90°, 6 ore), il trigono (120°, 8 ore), il diametro od opposizione (180°, 12 ore).
Questi rapporti nascono dal medesimo principio di armonia che è alla base dei rapporti
musicali: le emanazioni luminose che regolano la vita e la crescita di tutte le forme naturali
si diffondono secondo principi armonici simili a quelli della propagazione del suono; queste
configurazioni corrispondono ai quei rapporti consonanti maggiori che producono una fusio-
ne dei suoni, una crasi: la quarta (quadrato), la quinta (trigono), l'ottava (opposizione), men-
tre l'esagono è una figura meno potente, generata dal trigono. Si dice che due astri in aspetto
si osservano, poiché aspetto viene dal latino aspicere, ad-spicere, guardare, osservare». G. Bezza
(Commento al primo libro della Tetrabiblos, cit., pp. 262-263) fornisce ulteriori informazioni
segnalando che il verbo adspicere viene tradotto con «βλέπειν, θεωρεῖν, ὁρᾶν. Unitamente
a radiatio, figura, configuratio, adspectus – quantunque quest’ultimo meno frequente – è il

415
Ora, Porfirio è consapevole che gli argomenti precedentemente men-
zionati, come anche altre tematiche che seguono nel testo, necessitano
di una spiegazione accurata, tanto che, senza un adeguato chiarimento,
essi sarebbero nell’avvenire portatori di dubbi per coloro che si apprestano
a fare pronostici (ἐπαπορούμενα ἔσται τῷ προσιόντιταῖς ἐφόδοις τῶν
προτελέσεων). Con quest’osservazione Porfirio non soltanto ribadisce
la finalità e l’utilità della sua opera, ma indica anche i destinatari di essa,
che sono appunto coloro che si apprestano a fare pronostici, quindi i
neofiti di quest’arte, che si avvicinano all’astrologia e hanno bisogno
dell’aiuto e delle conoscenze del filosofo di Tiro.

termine con cui gli astrologi latini traducono σχῆμα, σχηματισμός, συσχηματισμός. Dal
canto suo, schêma ha più accezioni: lo si può rendere in latino con habitus, così come in alcuni
astrologi troviamo il termine habitudo a indicare ogni σχηματισμός fra gli astri e, talora, fa-
miliaritas, sebbene quest’ultimo nome convenga maggiormente al termine tecnico οἰκέιωσις.
Schêma è in senso proprio la figura, la forma: Tolemeo (Tetrab. I, 7) dice che la stella di Mer-
curio è diurna nella sua figura mattutina ἐν τῷ εῷω σχήματι; ma in quanto forma, figura,
schêma indica altresì le costellazioni, le figure stellate del firmamento che appaiono agli occhi
di chi osserva sotto varii aspetti (σχήματα = μορφώσεις) e inoltre la posizione, l’atteggiamen-
to, l’apparenza. In Tetrab, II, 14, l’astrologo osserva le apparenze delle nubi (σχήματα νεφῶν,
nubiumque figuras), in II, 10 quale posizione o direzione assume l’inclinazione della chioma
della cometa. Infine schêma è l’espressione, il modo di essere, il contegno: se i luminari sono
in segni femminili ed effemminate le stelle di Venere e Marte, gli uomini avranno un conte-
gno affatto turpe, παναίσχον σχήμα (III, 14). Se schêma e schêmatismos indicano entrambi la
figura e sono termini tecnici della geometria, non sono tuttavia sinonimi. Se schêma indica la
forma in sé, schêmatismòs è l’atto che la produce (cfr. σχηματίζω dare forma e, intransitivo:
prendere posizione); esso indica la costituzione del corpo, il suo aspetto, vuoi la sua apparenza
affatto esteriore (τὸν τοῦ σώματος σχηματισμόν Plato, resp. 425b). All’atto della nascita «il
bimbo inizia ad acquisire la maggior parte delle sue funzioni che prima, quando era nel ventre
materno, non gli erano proprie, e queste sono peculiari alla natura umana e costituiscono
la conformazione del corpo, ὅ τε σωματώδης σχηματισμός. Ed anche se appare che il cie-
lo circondante (τὸ περιέχον) in nulla contribuisca all’atto del parto alle qualità del bimbo,
nondimeno queste medesime qualità si producono secondo un’appropriata conformazione
del cielo circondante, κατὰ τὸν οἰκείον τοῦ περέχοντος σχηματισμόν (III, 2). All’atto della
perfetta conformazione corporea, quale si verifica al parto, corrisponde dunque un’appropria-
ta e conveniente conformazione del cielo, e per giudicare delle qualità e delle caratteristiche
del corpo formato occorre rivolgere l’attenzione alla conformazione degli astri al momento
del parto τὸ κατὰ τὴν ἐκτροπὴν τῶν ἀστέρων σχηματισμόν (III, 2). Qual è dunque questa
conformazione degli astri? Quali i loro schematismoi, le loro configurazioni? Sono le è posi-
zioni che assumono le stelle fisse rispetto al Sole (Tetrab., I, 2; cfr. Tetrab., II, 8; Alm. VIII, 4),
quelle degli astri erranti rispetto al Sole e agli angoli della natività (Tetrab. I, 6), sono le quattro
configurazioni diametrali, trigoniche, quadrate ed esagonali (Tetrab., I, 17; cfr. III, 5; IV 10),
sono le emersioni dei raggi solari e le occultazioni, il consorgere, il culminare, l’acronicità, le
stazioni mattutine e vespertine (Tetrab., III, 14). Vi è una scienza delle configurazioni (III,
4) che deve essere conosciuta e attentamente seguita nelle previsioni, giacché in virtù dello
schêmatismòs muta secondo una vasta gamma di significati la δύναμις o virtus prima di ogni
astro (II, 9), quello che Tolemeo sempre dichiara».

416
Nella parte finale del proemio l’autore dichiara che, nell’introdurre i
discepoli in questa disciplina, si rifarà alla tradizione astrologica che lo
ha preceduto, quindi non solo a Tolemeo, ma anche a quelli astrologi
che chiama i più anziani o predecessori (τοῖς προγενεστέροις). A questo
proposito è necessario precisare che già al tempo di Tolemeo i più anziani
tra gli astrologi venivano divisi in παλαιοί e ἀρχαίοι ajrcaivoi: i παλαιοί
sono coloro che hanno inventato la scienza degli astri (ἀστρολογία) e
le hanno dato questo nome. Per Porfirio, sulla scorta della tradizione
astrologica cui si collega, i παλαιοί sono dunque coloro che per primi
hanno osservato le stelle, i pianeti, l’intensità della luce del Sole e della
Luna, gli astri erranti e le stelle fisse. Tra i παλαιοί si possono indicare
i Caldei22, gli egiziani Toth o Teuth23, Fnae24, Nechepso e Petosiris25.
Gli ἀρχαίοι, invece, sono coloro che per primi hanno esercitato l’arte
in questione, apportandovi correzioni e miglioramenti, e tentando si
risolvere problemi che essa comporta. Per Porfirio gli ἀρχαίοι, che egli
cita espressamente nell’opera al pari dei παλαιοί, sono i suoi predecessori
storici, indicati in Tolemeo26, Antioco27, Apollinare28, Trasillo29, Timeo
astrologo30, Teucro di Babilonia31, Antigono di Atene32. Pertanto
Porfirio dichiara di rifarsi a un’antica tradizione che parte da Babilonia e
dall’Egitto con i παλαιοί e giunge fino a coloro che hanno esercitato la
scienza degli astri, cioè gli ἀρχαίοι33.
Infine, dopo avere ribadito di volere seguire la tradizione dei
predecessori, Porfirio dichiara che questo suo lavoro è un’introduzione
(εἰσαγογὴ) all’astrologia. Non è chiaro se questo termine sia usato
in modo tecnico da Porfirio. Va notato, al riguardo che la ben nota
Introduzione alle “Categorie” di Aristotele, il trattatello che il filosofo
scrive per Crisaorio, anche grazie alla traduzione latina e alla mediazione
di Boezio, assume una funzione molto più ampia rispetto alle originarie

22
Cfr. Porph, Introductio in Tetrabibl., cap. 41.
23
Ivi, cap. 45.
24
Ibidem, cap. 51.
25
Ivi, cap. 38, 41. Cfr. G. Bezza, Commento al primo libro della Tetrabiblos, cit., pp.
XVII-XVIII.
26
Cfr. Porph., Introductio in Tetrabibl., proem., cap. 2, 25, 41, 43, 49, 51.
27
Ivi, cap. 38.
28
Ivi, cap. 41.
29
Ivi, cap. 24, 41.
30
Ivi, cap. 36.
31
Ivi, cap. 47.
32
Ivi, cap. 51.
33
Porfirio parla di παλαιοί e ἀρχαίοι ivi, nei capitoli 41, 45, 47, 48, 49.

417
intenzioni dell’autore34, divenendo uno studio introduttivo alla logica in
generale. Probabilmente anche l’Introduzione alla “Tetrabiblos” fu letta,
almeno per un certo periodo di tempo, come un’opera introduttiva allo
studio non solo dell’opera tolemaica, ma più in generale dell’astrologia
nel suo complesso.
Porfirio ribadisce ancora una volta la finalità dell’opera e i destinatari
di essa dichiarando che è stata composta:

per essere utile e facilmente comprensibile a coloro che non sono iniziati
in (queste) discipline.

Egli, con riferimento ai contenuti dell’astrologia, usa il termine


ἀμυήτοι, il quale mostra una forte accezione mistico-religiosa, giacché
in un altro contesto indica coloro che non sono iniziati ai misteri, quindi
i profani. Vi sono esempi dell’uso di questo termine con riferimento ai
misteri nell’oratore Andocide35, nell’orazione di Lisia ad Andocide36,
nel Fedone di Platone, dove Socrate sostiene che chi va nell’Ade senza
essere stato iniziato (ἀμύητος) giacerà nel fango37. Lo stesso significato
si riscontra anche in Aristeneto38 e negli Inni orfici39. Porfirio dunque,
con il suo scritto, non intende limitarsi a spiegare l’astrologia, né a com-
piere una mera operazione esegetica, bensì mira anche a iniziare i suoi
discepoli alla scienza degli astri.
Oltre alla trattazione teorica dei temi astrologici, ricca di definizioni,
di procedimenti esplicativi e di confronto con la tradizione che prece-
de Porfirio, l’Introduzione presenta anche vari riferimenti agli aspetti
pratici dell’astrologia, consistenti in interessanti esempi di calcoli, di
operazioni, di applicazioni di regole matematiche e di strumenti per
raggiungere i risultati in un dato procedimento.
Si può brevemente ricordare il calcolo del momento del concepi-
mento, uno degli aspetti essenziali dell’astrologia, giacché il genetliaco,
cioè il calcolo della carta natale o dell’oroscopo, si basa su questo dato
fondamentale. Il calcolo dell’esatto momento del concepimento per-
mette di tracciare un quadro astrale corretto e conseguentemente di

34
Cfr. Porfirio, Isagoge, a cura di G. Girgenti, Rusconi, Milano 1995, pp. 22-23.
35
Cfr. Andoc., De myst., 1, 12.
36
Cfr. Lys., in Andoc., 6, 51.
37
Cfr. Plato, Phaed, 69 c.
38
Cfr. Aristaenet., Epistulae, 1, 14.
39
Cfr. Orph. Hym., 36, 4.

418
fare dei pronostici attendibili40. Un altro tema importante, inerente al
computo dell’oroscopo, riguarda il conteggio esatto dei tempi di ascen-
sione dei segni zodiacali: Porfirio presenta diverse tavole di calcolo dei
tempi ascensionali, mettendo in confronto il metodo dei παλαιοί, cioè
dei Caldei, con quello di Tolemeo e segnalando anche alcuni errori fatti
dagli astrologi ἀρχαίοι nella corretta applicazione dei due metodi di
computo delle tavole ascensionali41.
Bisogna anche notare che Porfirio prende in esame alcuni temi
notevoli della scienza degli astri, tralasciati nella trattazione di Tolemeo.
Uno di questi è l’argomento relativo ai Decani. Queste stelle, studiate
nell’antico Egitto a partire dalla IX o X dinastia (2100 a.C.), hanno la
caratteristica di sorgere in particolari ore della notte durante trentasei
periodi successivi di dieci giorni ciascuno, da cui il termine decano. La
trattazione d’importanti temi astrologici non strettamente connessi alla
Tetrabiblos confermerebbe che l’opera porfiriana, oltre allo specifico fine
esegetico, si propone anche quello di essere una generica introduzione
all’astrologia42.
Oltre alla trattazione di temi non presenti nella Tetrabiblos,
Porfirio apporta alcune importanti novità che superano il matematico
alessandrino. Nell’esposizione della divisione delle dodici case o
domificazione, il filosofo di Tiro espone aspetti nuovi e originali nel
procedimento di calcolo, processo che in seguito verrà chiamato
metodo porfiriano. All’interno del cerchio della carta natale, partendo
dal punto detto ascendente o oroscopo, identificato come punto di inizio
della vita di una persona, si calcolano in senso antiorario le dodici case,
corrispondenti ciascuna a trenta gradi, che tutte insieme completano
l’intero cerchio di trecentosessanta gradi. Ora, la prima casa corrisponde
al segno dove sorge l’ascendente o oroscopo: se ad esempio si nasce sotto
il segno della Bilancia, e quindi si ha il segno ascendente o oroscopo in
Bilancia, la prima casa è in Bilancia, la seconda in Scorpione, la terza
in Sagittario, e così di seguito. Porfirio si distacca da questo metodo,
chiamato Casa-Segno o Uguale, inventando una nuova divisione nella
quale egli cerca di migliorare l’esattezza del calcolo, cercando di fare
coincidere il Medio-cielo, o punto cardinale (Nord) del cerchio della
genitura, con la decima casa43.

40
Cfr. Porph., Introductio in Tetrabibl., cap. 37-38.
41
Ivi, cap. 41.
42
Ivi, cap. 47.
43
Sugli antichi sistemi di domificazione e sul metodo porfiriano si veda R. W. Holden,

419
Dopo questa breve presentazione dell’Introduzione alla “Tetrabi-
blos” di Tolemeo è possibile trarre qualche considerazione finale.
Si è visto che l’interesse di Porfirio per l’aritmetica, la geometria,
l’astronomia e la musica è molto più profondo rispetto a quello che
queste discipline riscuotevano nella scuola di Plotino. Nello specifico,
lo studio dell’astronomia e dell’astrologia doveva occupare un ruolo
importante nelle sunousivai porfiriane, all’interno delle quali si stu-
diavano le scienze dei corpi celesti mediante la lettura di opere quali
appunto la Tetrabiblos di Tolemeo, con ampi riferimenti alla tradizione
astrologica, senza tralasciare l’aspetto pratico, fatto di calcoli, di disegni,
di strumenti e procedimenti per il computo delle configurazioni celesti.
Questi aspetti e questi interessi sono molto lontani dalle lezioni te-
nute presso la scuola del filosofo di Licopoli: infatti, come si legge nella
Vita Plotini44, Plotino si occupò delle leggi che riguardano le stelle, ma
non come astronomo (οὐ πάνυ τι μαθηματικῶς), cioè non in modo
approfondito, secondo le leggi matematiche, giacché queste scienze
non erano particolarmente studiate.
Com’è noto, coloro che frequentavano la scuola di Plotino erano
persone provenienti dalle classi agiate della società romana, che si ri-
trovavano insieme perché interessate alla filosofia, al sapere, ed anche
ad un preciso stile di vita, cioè quello pitagorico. La scuola di Porfi-
rio invece, come si evince dal proemio dell’Introduzione, ma anche da
opere quali la Filosofia rivelata dagli oracoli45, la Lettera ad Anebo46 e
lo scritto Sulle statue degli dei47, si rivolgeva a un pubblico di persone
che dovevano essere iniziate non solo nelle scienze filosofiche, ma an-
che nei misteri48. Pertanto la scuola di Porfirio, a differenza di quella
di Plotino, mostra un forte elemento mistico-religioso, presente anche

The Elements of House Division, L.N. Fowler and Co. LTD., Essex (England) 1977, pp.
65-67; J. D. North, Horoscopes and History, The Warburg Institute, University of London
1986, pp. 40-42; J.H. Holden, Antichi sistemi di domificazione, «Linguaggio Astrale» 97
(1994), pp. 1-8.
44
Cfr. Porph., V.P., 15, 23-25.
45
Cfr. Porph., Phil. ex orac. (apud Euseb., Praep. ev., IV 7, 2-8, 1, 304 F. Smith; Euseb.,
Praep. ev., IV 8, 2, 305 F. Smith; Euseb., Praep. ev., V 5, 7, 307 F. Smith).
46
Cfr. Porph., Ep. ad Aneb., proem. (Sodano 1958): infine, per alcune questioni si chie-
de da parte nostra (l’utilizzo di) tutta la mistagogia ( ἔνια δὲ τὴν ὅλην ἀπαιτεῖ παρ᾽ ἡμῶν
μυσταγωγίαν).
47
Cfr. Porph., De statuis (apud Euseb., Praep. ev., III, 6, 7-7, 1, 351 F. Smith).
48
Con il termine misteri s’intendono i rituali religiosi e teurgici conosciuti e praticati da
Porfirio. Su questo punto si veda Porfirio, Filosofia rivelata dagli oracoli, cit., pp. CLXIII-
CCVI; G. Muscolino, La philosophia ex oraculis, cit., pp. 344-362; C. Addey, Divina-
tion and Theurgy in Neoplatonism. Oracles of the Gods, Ashgate, Farnham 2013.

420
nella scuola del maestro, com’era normale nell’antichità, ma poco prati-
cato49. Quest’aspetto potrebbe essere un ulteriore prova a conferma del
fatto che Porfirio, al suo ritorno da Lilibeo a Roma, fondò una nuova
scuola di cui divenne scolarca, senza riprendere o riaprire quella vecchia
del maestro, che probabilmente si chiuse con la morte di Plotino.
Un altro elemento che potrebbe trasparire da questa breve analisi
dell’Introduzione alla “Tetrabiblios” riguarda l’autonomia di pensiero,
di vita, di scelte filosofiche di Porfirio, che esulano dalla dicotomia,
obsoleta e arbitraria, che vorrebbe dividere in due semisfere perfette
la vita del Tirio in un periodo preplotiniano e uno postplotiniano. È
evidente che per Porfirio la frequentazione di Plotino ha rappresentato
un momento centrale nella sua esistenza, ma determinare la sua vita,
durata all’incirca settant’anni, e il suo pensiero solo ed esclusivamente
con riferimento a poco più di cinque anni passati alla scuola del filosofo
di Licopoli, sembra eccessivo50.
Porfirio trascorre gli ultimi anni della sua vita a Roma, diviso tra gli
studi, le conferenze51, i discepoli, i problemi sociali, politici, religiosi52 e
anche quelli personali53. Si spegne nei primissimi anni del IV secolo, in
una Roma54 ormai in rapido declino, dove la sua scuola sembra l’ultima
isola di cultura neoplatonica che non vedrà più alcuna luce nell’Urbe,
ma in altre parti dell’impero come Apamea, Pergamo, Atene, Alessan-
dria e Costantinopoli.
49
È famoso l’episodio di V.P. 10, 34-40 in cui Amelio invita Plotino a praticare i rituali
in onore degli dei e il maestro risponde: bisogna che essi (scil. gli dei) vengano da me, non che
io (vada) da loro. Su questo episodio si veda L. Brisson, Plotin et la magie, in Porphyre, La
Vie de Plotin, II, Études d’introduction, texte grec et traduction française, commentaire, notes
complémentaires, bibliographie, par L. Brisson, J.-L. Cherlonneix, M.-O. Goulet-Cazé, R.
Goulet, M. D. Grmek, J.-M. Flamand, S. Matton, J. Pépin, H. D. Saffrey, A.-Ph. Segonds,
M. Tardieu et P. Thillet, Vrin, Paris 1992, pp. 465-475.
50
Per la dicotomia preplotiniano/postplotiniano si veda F. Börtzler, Porphyrius’ Schrift
von den Götterbildner, Diss. Erlangen 1903, p. 23; J. Bidez, Vie de Porphyre, cit., p. 25-
26, 143; R. Beutler, s.v. Porphyrios, cit., col. 295; F. Buffière, Les mythes d Homère et la
pensée grecque, Paris, 19732, pp. 535-540; J. Pépin, Porphyre exégète d Homère, in AA. VV.,
Porphyre, Entretiens sur l’antiquité classique, t. 12. Huit exposés suivis de discussion par H.
Dörrie, J. H. Waszink, W. Theiler, P. Hadot, A. R. Sodano, J. Pépin, R. Walzer, Fondation
Hardt, Vandoeuvres-Genève, 30 août-5 septembre 1965, Genève 1966, p. 246-247; P.
Crome, Symbol und Unzulänglichkeit der Sprache, W. Fink, München 1970, p. 123; V. Faz-
zo, La giustificazione della immagini religiose dalla tarda antichità al cristianesimo, Edizioni
Scientifiche Italiane, Napoli 1977, pp. 183-206; F. Romano, Porfirio di Tiro, cit., p. 108 ss.
51
Cfr. Eunap., V. S., IV 1, 10.
52
Cfr. G. Muscolino, Porfirio: la Philosophia ex oraculis, cit., pp. 374-384.
53
Cfr. Porph., Ep. ad Marc., 1, 15-18.
54
Eunap., V. S., IV 2, 6, 10.

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