IL PASSAGGIO DALLA MODALITA
ALLA TONALITA
Quanto or ora detto sul concetto di accordo! porta in primo piano il
problema dellevoluzione linguistica dal sistema modale a quello tonale,
evoluzione che interessa il periodo barocco parallelamente a quella delle
forme, prima esaminata
Il percorso dalla modalita cinquecentesca alla tonalita settecentesca
& wn percorso sottile, soprattutto per quel che riguarda le forme
contrappuntistiche, nel senso che limpalcatura tonale, senza distruggere
Pinteresse lineare, si innesta gradatamente in eso, cosi che nell’epoca
bachiana il risultato di cid @ un contrappunto ‘armonico’, nel quale
nessuno dei due principi - orizzontale e verticale - @ sacrificato, ma
nello stesso tempo quello orizzontale & condizionato dall’altro: senza cio’
venit meno ai suoi compiti melodici, il contrappunto del '700 sottopone
T'Se dal lato pratico compositivo il concetto di accordo si fa strada git, nel corso
del Riniscimesto e poi soprattutto del primo periodo barocco, dal lato teorico ess6 si
ppreciga solo con Rameau nel 1722, Traité de Ubarmonie réduite & ses principes naturels
Nel suo trattato, infatti, Rameau di una nuova interpretazione della verticalita: non pitt
come sovrapposizione di intervalli, ma come totale armonico derivato dal basso generatore
0 fondamentale; per cui i rivolto di una triade non rappresenta un accordo diverso dalla
stessa, ma lo stesso accordo in una diversa sistémazione interna dei soni. Cid spinge
il musicista francese ad affermare, in termini_rivoluzionari, che la melodia dipende
dall'armonia e non viceversa. Nel 1737 poi, con Génération barmonique, Rameau conferma
le sue teorie sulla base del fenomeno acustico delle armoniche, scoperto da Sauveur nel
1701 (cfr. il paragrafo sul temperamento), anche se il fenomeno non gli spicga sia Paccords
di settima di dominante ~ per differenze d’intonazione fra la settima armonica e 'intervallo
di settima minore ~ sia la triade minore, che Rameau cerca comunque di givstificare
matematicamente, Si oti come Rameaii, gid nel titolo della sua prima opera teorica,
sottolinei il concetto di arte concepita ‘secondo natura’, un concetto caro alla filosot
dell’epoca riguardo non solo al fatto artistico ma a tutta la visione delle cose: nel caso
specifico, & visto come naturale il linguaggio tonale, basato sui principi fisici del suono
Per quanto riguarda infine il termine ‘accordo’, risulta certo il suo uso fin dal XIV-XV
secolo (acars, accordis) ma, owiamente, con il semplice significato di intervallo conso:
ante.
28TL PASSAGGIO DALLA MODALITA ALLA TONALITA
un _binomio i
ogni movimento al controllo delle funzioni tonali, is
dissolubile.?)
~~ Caratteristica fondamentale della polifonia modale medievale ¢
rinascimentale é infatti una strutturazione lineare decisamente protago-
nista della composizione. Il'problema verticale & semplicemente basato
sulla ricerca di intervalli (non di accordi) che permettano la coesistenza
pacifica delle linee che si muovono in sovrapposizione: i punti di
riferimento sono semplici appoggi verticali atti a sostenere con sicurezza
Pelaborata trama dei dati orizzontali.
Il contrappunto settecentesco invece — inserito nell’ambito della
tonalita moderna, delle funzioni tonali che gerarchizzano i tapporti fra
accordi ¢ scala, della verticalita armonica che diventa sempre pit. pre-
dominante nella guida del discorso musicale — si prospetta in una
dimensione bensi otizzontale, ma fortemente tributaria della compo-
nente accordale: in certi casi, del resto, le linee appaiono addirittura
quali ‘riempitivi” di entita accordali, piuttosto che individualita melo-
diche autonome. Proprio in questo sta la principale differenza fra il
contrappunto settecentesco e quello rinascimentale, al di 1a del fatto
che il primo @ prettamente strumentale e il secondo invece di impo-
stazione vocale.
C’% da rilevare tuttavia che in entrambi questi due momenti aurei
del contrappunto vi é perfetto equilibrio fra elemento melodico e quello
atmonico, una sorta di interdipendenza; solo che i due elementi sono
visti secondo una diversa sintassi compositiva, per cui nel Rinascimento
Ja linea melodica fa da punto di riferimento per i fapporti verticali,
mentre nel ’700 — con una inversione di relazioni - il dato verticale
‘anticipa’ quello lineare2)
(2) Cid naturalmente comporta notevoli cambiamenti nel trattamento della linea rispetto
alla tradizione modale; nagce la melodia per salti, pet arpeggi, spesso suggerita dalla tecnica
“strumentale, come si studiera in seguito. Circa poi il ‘binomio indissolubile’, evidente nelle
‘opere contrappuntistiche soprattutto di Bach e di Haendel, esso @ riconoscibile anche
negli atti autori dell'epoca (e anche nelle forme meno decisamente contrappuntistiche)
gach senso’ del contappunto & in ognano sempre molto forte: cosi ad esempio in
att, per quanto in maniera poco appariscente causa la sua serittura aerea e ricca
lemenigovtinted, che qualeuno ha defnito‘ippresionisma contrappuatistico
“3, Non bisogna del resto dimenticare i forti punti di contaito fra il sistema modale
tonale, derivato dal primo: tra V'altro, il rapporto modale finalis-dominante
ssio), che caratterizza melodicamente sia Ia linea sia il gioco imitativo, equivale
= trasformandovisi ~ nel collegamento tonica-dominante (e viceversa) che contraddistingue
la pit importante funzione tonale e, di conseguenza, l'impostazione strurturale di ogni
tipo di composizione, fuga compresa.
Be
29Caprrono 1
Cid @ determinato appunto dall’evoluzione linguistica verso la tonalita,
un processo lento € non regolare, ricco di innovazioni e di ritorni, di
audacie ¢ di nostalgic. Del resto, anticipi del ‘senso’ tonale o comunque
accordale si riscontrano gia all’inizio del °300, in particolare in Inghil-
terra, e caratterizzano parte del repertorio soprattutto profano e striimentale
“(estampies, ec.) fino al ’500. Quésti sono alcuni degli elementi probanti:
la subfinalis alterata in cadenza, corrispondente alla sensibile tonale; la
formula cadenzale a tre 0 pitt voci, basata sul collegamento ‘tonale’
dominante-tonica; il trattamento omoritmico in frottole, villancicos, laudi,
Kirchenlieder, che da importanza alla voce acuta e ‘impone’ a quella
grave — procedente spesso a salti - il compito di sostegno armonico;*
, la verticalizzazione della polifonia nelle composizioni a molte voci, ed
‘espressamente a | pitt cori, sul finire del ’500; la tendenza, infine, ad una
’ linea per salti piti che per gradi, la quale determina a volte una precisa
accordalita (ci sono esempi sia nel Rinascimento sia molto prima). Anche
in quest’ambito di tendenze, comunque, non si pud parlare di evoluzione
regolare, ma di elementi indicativi, pid evidenti ad esempio a fine ’400
che non un secolo dopo.
Come dunque all’interno del sistema modale si anticipano elementi
linguistici caratteristici della tonalita, cosi anche in pieno ’600, quando
il melodramma ¢ le forme di danza sono la forza trainante verso la chiara
affermazione del nuovo linguaggio, i ricordi modali appaiono ancora
molto forti, in particolare nel repertorio ‘sacro’ sia vocale (oratori,
cantate) sia strumentale (composizioni per organo, ecc.). Infatti le musiche
profane, meno vincolate alla tradizione (o meglio, seguendo una loro
tradizione) si muovono pid decisamente verso la tonalita, cosi che negli
ultimi decenni del °600 - ad esempio in Corelli - si pud intravvedere
un punto @’arrivo definitivo; quelle sacre invece tendono a mantenere
pid a lungo alcuni caratteri linguistici modali, e cid appare scontato,
dato che spesso ~ come dimostra il repertorio ‘organistico’ — si basano
su claborazioni di canti fermi gregoriani ¢ percid di stampo modale.
Cosi opera di Frescobaldi legata alla liturgia é addirittura arcaizzante
linguisticamente (si vedano i Fiori musicali del 1635), mentre lo stesso
autore & pid vicino alla tonalita nei lavori ‘clavicembalistici’ quali partite
e danze varie. E queste differenze, per quanto in un ambito ormai
complessivamente tonale, si riscontrano anche nell’opera bachiana, come
4. Di qui Pusanza di ‘intabulare’ simili composizioni, lasciando talvolta Ia voce su-
periore ‘in canto figurato’.
30IL PASSAGGIO DALLA MODALITA ALLA TONALITA
@ facile osservare mettendo a confronto ad
con le suites. ~~
—~Tafine, come si chiarird in seguito, non bisogna dimenticare che i
problemi legati al temperamento mantengono il repertorio per tastiera
pia lungo ancorato alla modalita rispétto a quello vocale e soprattutto
violinistico, dove la mancanza di impedimenti ‘tecnici’ permette una pitt
ampia Tiberta.
Il passaggio dalla modalita alla tonalita awiene dunque in maniera
diversa secondo i generi musicali, gli strumenti, le scuole ¢ gli autori,
alcuni piti di altri legati o meno alla tradizione. Questo passaggio avviene
per fusione delle quattro modalita della polifonia rinascimentale, cost
che il protus (modo dorico) ¢ il deuterus (modo frigio) si fondono nel
moderno modo minore, il tritus (modo lidio) ¢ il tetrardus (modo mi-
solidio) nel moderno modo maggiore. Questa semplificazione e questo
relativo impoverimento® trovano compenso nella modulazione,” non pitt
5) Pid precisamente, il modo minore si conforma ai dati del protus trasportato una
quinta sopra sul la (modo colio di Glareanus): caratteristica di questo trasporto quindi
del modo minore @ quella di avere il VI grado della scala distante sina sésta minore dalla
finalis/tonica (come se il protus originale sul re avesse il si* fisso, anziché mobile come
nella tradizione). Cosi il deuterus — la modalita pid lontana dalla sensibiliti tonale ~
confluisce nell'colio perché assume sempre pit la fisionomia di ‘modo della dominante’
dell colio stesso (gidcché il-la'é la epercussio del deuterus plagale ed @ la nota su cut
il modo cadenza ormai preferibilmente). Per quanto riguarda il modo maggiore, esso si
configura sul tritus trasportato una quinta sopra sul do (modo ionico di Glareanus):
caratteristica di questo trasporto, ¢ percid del modo maggiore, & quella di avere il IV
grado della scala distante sempre una quarta giusta dalla finalis/tonica (come se il tritus
‘originale sul fa avesse il sé fisso), Al modo ionico finisce con luniformarsi anche il tetrardus,
rendendo stabile la subfinalis alterata (fa). Per una pitt ampia trattazione di questi probletit
cfr. Dionisi-Zanolini, La tecnica del contrappunto vocale nel Cinquecento, Milano, 1979. Da
quanto detto appare evidente che i modi maggiore ¢ minore nascono da presupposti
diversi, per cui non si pud pensare a un tono minore come ad una semplice derivazione
dal suo relativo maggiore, come spesso si crede: & pur vero tuttavia che fra tonalita
‘relative’ (per es. Do magg. - la min.), nate dipendenti, si & creata una stretta
parentela sulla base della comunanza det suomi della scala e quindi delle triadi (e degli
accordi in genere) costruite sopra di essi, nonché ~ conseguentemente — della comunanza
delle tonalita vicine, con tutto quello che cid comporta. Si tratta quindi di una parentela
determinata dal linguaggio accordale, tanto che nella pratica tonale - le due tonalita relative
si configurano quasi come un’unica tonalita, sia pure in due differenti ‘modi’.
(6)Nel corso di circa un millennio si assiste cosi a una sempre maggior semplificazione
modale: dai numefosi modi arcaici (fin verso il IX secolo) si passa agli otto modi
ecclesiastici (ochtoechos), alle quattro modalita polifoniche rinascimentali (con i loro vati
‘rasport, talvolta dalle caratteristiche proprie), ai due modi della tonalita moderna.
7. Anche nella terminologia tonale rimane questa espressione, per indicare tuttavia
un concetto diverso da quello originale.
31CaprroLo I
intesa come cambio di modalitd (caso del resto non particolarmente
frequente nel linguaggio modale) ma come passaggio da una tonalita
alfaltsa, il che pud comportare il cambio di modo (per es. da Sol magg.
a mi min.) ma pud anche non comportarlo (per es. da Sol magg. a Do
magg.), nel qual caso le due tonalita sono una il semplice trasporto
delPaltra. L’interesse sta quindi nel percorso modulante da una tonalita
all’altra e conseguentemente nel ‘cromatismo’, come dira Rameau, interesse
a volte accresciuto dal cambio di modo.
Alla_semplificazione dei modi ¢ al fattore modulante si accompagna —
sviluppandosi sempre pit - il potere della cadenza, dei concatenamenti
accordali obbligatori, soprattutto in presenza di una voce superiore di
importanza predominante: sulla base del concetto di accordo come fatto
autonomo, per cui ogni suono non @ pit visto come ‘puro’ ma necessa-
riamente quale generatoze o parte di una accordalita, risulta che il discorso
gravita verso i centri cadenzali, mentre si afferma la dinamica delle attrazio-
ni € quindi delle funzioni tonali.
Cid tion toglie, comunque, che solo in pieno "700 la tonalita sia un
traguardo raggiunto ormai da tutti e in ogni caso, giacché fino al petiodo
bachiano ~ si é detto — i caratteri modali sono talvolta ancora evidenti.
Indice del persistere di tali Cafatteri in Froberger, Pasquini, Buxtehude,
fino a Bach, sono — oltre a fattori melodici ¢ a particolari collegamenti
armonici*~ alcune denominazioni che richiamano direttamente 1 modi:
Toccata dorica, Fuga in settimo tono (o tuono),?&cc. Per queste com-
posizioni, € per tutte quelle in cui il richiamo modale & presente ma
non espressamente rivelato, vi @ P'usanza di mettere in chiave l'armatura
modale, armatura diversa rispetto a quella che esige la’ tonalita (per
esempio un solo bemolle in sol minore): cid a volte testimonia una
effettiva tendenza alla modalita nel pezzo, a volte invece & semplicé
retaggio della tradizione. La spiegazione di questa abitudine si ha ti-
chiamandosi alle quattro categorie modali: per cui se la tonalita & minore
¢ in chiave c’@ un bemolle in meno rispetto all’esigenza tonale, vi
BYU colore modale di queste composizioni, o di parte di esse, si affida soprattutto
4 clementi tematici tratti dalla tradizione, ecclesiastica ¢ no, ¢ a collegamenti accordali
determinati dalle linee contrappuntistiche anziché dalle funzioni tonali, donde frequenti
cadenze evitate (V - IV, V - II, ecc.), plagalita (II - I, ecc.) e altri collegamenti di scarsa
forza tonale (VI - 1, ecc.): in Bach cid-€ facilmente riscontrabile Hai coral, sia per organo
sia vocali (eft. il 1° paragrafo del IV capitélo). oe .
~~ 92Non si confonda il significato moderno di ‘tono’, ‘equivalente di tonalita, con quello
antico: in questo caso il termine ‘tono’, che in origine indica la formula salmodica, @
sinonimo di ‘modo’ ¢ in tale senso € usato dal Medioevo al Barocco.
32IL PASSAGGIO DALLA MODALITA ALLA TONALITA
chiaro riferimento al protus, se c’é un diesis in meno il riferimento &
al deuterus; se invece la tonaliti del pezzo € maggiore, un bemolle in
‘meno in chiave indica un'impostazione intfitus, un diesis in meno
“ie Coxmnelonsn Ts uapeeie
Nel periodo in esame, comunque, per quanto riguarda la modalit’,
si tratta di semplici tendenze ¢ ricordi, relativi soprattutto a un par-
ticolare repertorio, giacché nel complesso il linguaggio tonale @ ormai
assoluto.
ko pete 2
ee daesircus a
tote a
ve +
ae a
10.1In particolare ~ poiché nel Rinascimento il protus originale sul re, da cui come
8'@ visto nasce il modo minore, fion porta nulla in chiave avendo il sé mobile — una
composizione tonale in re minore, che si rifaccia in qualche misura al modo antico, per
tradizione non segna nulla in chiave (e, di conseguenza, se & in sol min. ha un solo bemolle,
se @ in mi'min. ha due diesis, ece.}: & if caso pid frequente. Piuttosto rari invece — ma
non nel '600 ~ gli altri tre casi: il modo di mi (deuterus}, privo di quilsiasi alterazione,
‘Gall‘origine dei pezzi in tonalita minore che presentano usi diesis in meno in chiave mi
‘min. senza nulla, si min, é60 un diesis, ecc.) pur essendo poi tali pezzi impostati tonalmente
in mi min, si min, ecc., con le necessarie alterazioni segnate nel corso della composizione
{si é di fronte cio? a un compromesso fra impalcatura modaleggiante ¢ trattamento tonale);
il modo di fa (critus) ~ da cui nasce il modo maggiore ~ nel Rinascimento ha quasi sempre
il bemolle in chiave, ma poiché precedentemente non I’ha per via della solita questione
del si mobile, ne deriva che ancora a fine "600 si incontrino composizioni in tonaliti
maggiore con’ un bemolle in meno in chiave (che poi viene aggiunto all‘occorrenza nel
corso del pezzo); infine il tetrardus — privo come & noto di alterazioni in chisve —
al'origine, per gli stessi motivi, delle composizioni tonali segnate con un diesis in meno,
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