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Fortini Composita Solvantur
Fortini Composita Solvantur
di Franco Fortini
Edizione di riferimento:
Sommario
Sommario
Lanimale
Qualcuno fermo
Le piccole piante
Dimmi, tu conoscevi
Sono nella stanza
E cos una mattina
Disoccupato
Stanotte
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Elegie brevi
Saba
In memoria di E. V.
Per J.-Ch. V., dopo una lite
Lavori in corso
Dove ora siete
Quella che
Da una canzone dei primi del secolo
Una semplice nebbia
Nel cortile
Compiendo settantacinque anni
Su di un calendario svizzero
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Sommario
Come presto
Aprile torna
Se mai laida
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La salita
Linverno
Italia 1977-1993
Questo verso
Il custode
La salita
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Composita solvantur
Transi hospes
Sopra questa pietra
Cos non fu
Guardo di notte
il temporale
Ruotare su se stessi
La notte oppresse
Se volessi unaltra volta
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E questo il sonno...
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iv
Sommario
Ancora sul Golfo
Considero errore
Durable 5168
E tintele per sante
Orazio al bordello basco
Da Hegel
Da Baudelaire
Da Brecht
Da Heaney
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LANIMALE
QUALCUNO FERMO...
Qualcuno fermo, lontano, riparte, dove
la strada svolta nel bosco tra pietre e siepi.
Poi rieccolo, tra le vigne, pi lontano. Non vede
o, se vede, non conosce pi.
Che sera
senz ombre, erbe, la vostra. Enorme lalbero
in aria, su chi va...
E mai non era nostra
la schiuma dello stagno
o il ruvido lentischio, nulla avevamo compreso,
non il sentiero, non il paese chiuso
dove non cera anima viva
e tocca invano ai selci il passo
del segnato da Dio.
Fra poco sar buio, sar lurlo
daria, dei cani alla catena e
delle piccole fiere le veloci
le disperate imprese.
Ma prima di rispondere di no,
ecco, guardiamo ancora, vi prego, i prati
dove in pianto eravamo passati,
le vigne e di alti nidi immenso lalbero!
E fedeli chiediamo di portare
unaltra volta ancora
ai mormorii della fedele mezzanotte
lintelletto delle erbe e il nostro.
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LE PICCOLE PIANTE...
Le piccole piante mi vengono incontro e mi dicono:
Tu, lo sappiamo, nulla puoi fare per noi.
Ma se vorrai entreremo nella tua stanza,
rami e radici fra le carte avranno scampo.
Ho detto di s a quella loro domanda
e il gregge di foglie ora qui che mi guarda.
Con le foreste riposer e le erbe sfinite,
vinte innumerabili armate che mi difendono.
DIMMI, TU CONOSCEVI...
Dimmi, tu conoscevi, vero, quanto sia indegna
questa vergogna di vecchiezza?
Con la punta del sandalo hai messo in fuga
lo scorpione mentecatto.
I microcircuiti gli scattano, arranca
verso la cunetta ancora molle.
E i cari amici che ora qualche anno
non vennero in vacanza, li hai pi veduti? Davvero
li avevi conosciuti? Meravigliosa
la maest di tanta sorte.
La nostra debolezza era dunque cos forte.
Lo scorpione tentenna la sua rabbia,
il suo programma.
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immobili indifesi
ragni esili pendete.
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DISOCCUPATO...
Disoccupato o in cerca di prima occupazione
infante scolaro studente
questa ecco la prova
della fragilit capillare
del secreto vaginale, del sangue
occulto.
Oh linutile piet che vi colora
vanissime metriche pause! Volete
levarvi via, sparire
subito
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STANOTTE...
Stanotte un qualche animale
ha ucciso una bestiola, sottocasa. Sulle piastrelle
che illumina un bel sole
ha lasciato uno sgorbio sanguinoso
un mucchietto di visceri viola
e del fiele la vescica tutta doro.
Chiss dove ora si gode, dove dorme, dove sogna
di mordere e fulmineo eliminare
dal ventre della vittima le parti
fetide, amare.
Vedo il mare, celeste, lietissime le vele.
E non vero.
Il piccolo animale sanguinario
ha morso nel veleno
e ora cieco di luce
stride e combatte e implora dagli spini piet.
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ELEGIE BREVI
SABA
La mattina di luglio
e a volo lacqua della manichetta
va su gradini e foglie
e l di certo contenta mia moglie
allegra agita lo scintillo...
Va la memoria ad un verso di Saba.
Ma ne manca una sillaba. Per quanti
anni lho male amato
infastidito per quel suo delirio
biascicato, per quel rigiro
desistenza...
E ora che riposano
il suo libro e il mio corpo
indifferenti
come un sasso o una pianta
o una invincibile ombra nel bosco
(nel vuoto il sole savventa
e uniride ne grida) riconosco
con lo stupore di chi vede il vero
lunga la poesia, lungo lerrore.
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IN MEMORIA DI E. V.
In forma di preziosa pietra opale
ti hanno visto converso stupiti gli amici
o tu che i sogni nostri percuoterai
orrore lasciando e scompiglio.
Piccolo oggetto chiaro era la faccia
nella cassa, fra i libri. Domandi ora chi era?
Risponder: da vivo lo avevo conosciuto
poi chiuso chiuso cos lho veduto.
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LAVORI IN CORSO
Le nuvole volanti e i lumi intensi!
I cittadini delleterna vita!
(E i beati cortei oltre le lagrime
sorridenti, in attesa; e lalto tempio
della promessa, ecc.).
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QUELLA CHE...
Quella che.
ritornata questa notte in sogno.
Uno dei miei compivo ultimi anni.
Sono, le chiesi, vicino a morire?
Sorrise come allora.
Di te so, mi rispose, tutto. Lascia
quel brutto impermeabile scuro.
Ritornerai comeri.
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NEL CORTILE...
Nel cortile, nel giardino nero
di vecchia neve, c un grande fuoco
di ramaglie, un fuoco vero.
Che bello! oltre lArena si rapprende
un resto daltro secolo viola e verde
e la notte distende le sue imprese.
Vuol dire che febbraio savvicina.
Il Centro Meccanografico lampeggia luce turchina.
Salgono ai quarti piani le faville
e la fiamma volge un fumo delizioso
che ai vecchi fa lucenti le pupille.
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SU DI UN CALENDARIO SVIZZERO
Tu non vorresti crederlo ma veramente
delicata dagli erebi del monte
liride va e gli olii delle essenze
filano in ombra e in sole lungo il monte.
Fina goccia per il succo dellinsetto,
tutto ancora . Misura il bene interno:
tanto dal cielo fino al basso inferno
quanto da te a te che attento aspetti
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AH LETIZIA...
Ah letizia del mattino!
Sopra lerba del giardino
la favilla della bava,
della bava del ragnetto
che saffida al ventolino
Lontanissime sirene
dautostrada, il sole viene!
Che domenica, che pace!
la pace del vecchietto,
lora linda che gli piace.
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LONTANO LONTANO...
Lontano lontano si fanno la guerra.
Il sangue degli altri si sparge per terra.
Io questa mattina mi sono ferito
a un gambo di rosa, pungendomi un dito.
Succhiando quel dito, pensavo alla guerra.
Oh povera gente, che triste la terra!
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SE LA TAZZA...
Se la tazza mi darai
che mi piace, la mia tazza
con il manico marrone,
gentilissima ragazza,
tu felice mi farai.
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GLI IMPERATORI...
Gli imperatori dei sanguigni regni
guardali come varcano le nubi
cinte di lampi, sui notturni lumi
dellorbe assorti in empi o rei disegni!
Gi fulminanti tra fetori e fumi
irte scagliano schiere di congegni:
vedi femori e cerebri e nei segni
impressi umani arsi rappresi grumi.
A noi gli di porsero pace. Ai nostri
giorni occidui si avvivano i vigneti
e i seminati e di fortuna un riso.
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COME PRESTO...
Come presto passato linverno
fra clamori terribili e vani!
Le battaglie di popoli estrani
che mai sono in confronto alleterno,
alleterno degli ippocastani
che dai ceppi si industriano lenti
a sperare germogli lass?
E tu assorta graziosa annoiata
sul terrazzo, in pigiama pervinca
forse chiedi al mattino che vinca
come il sole la bruma ostinata
cos il bene sui campi cruenti?
Ma domenica, marzo: non senti
che un altranno, e il suo peggio, svan?
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APRILE TORNA...
Aprile torna e a sera un frescolino
irrita gote di ragazze accese:
in un palio ciclistico protese
volanti rubiconde mutandine.
Come rauche ora vociano parole
quasi laide nellaria della sera!
Fu dolce, in altro tempo, primavera.
Godono pepsi cola ignude gole.
I ragazzi le annusano. Una bella
pass, di zinne e deltidi ribaldi
e daltro che acre un d mi fu diletto.
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SE MAI LAIDA...
Se mai laida una limaccia
quando a ottobre laria spenta
lenta bava perse lenta
che di lunga e liscia traccia
porri o sedani segn,
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LA SALITA
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LINVERNO
da Agrippa dAubign
Le mie voglie, pi sterili che belle,
Volano via. Voi lo sentite, rondini,
Si dissipa il tepore, avanza il freddo.
I nidi siano altrove. Non turbate
Di ciarle i sonni, di sterco le mense.
Dorma in pace la notte del mio inverno.
Scarso si trae ormai sul mondo il sole.
Meno scalda ma illumina costante.
Senza rimpianti mi tramuto, quando
Di falsi amori fatui mi rimorde.
Linverno amo, che me di vizi monda,
Di morbi laria, di serpi la terra.
Candido il capo gravano le nevi.
Stempra quei geli il sole che mi lampada
Ma scioglierli non pu, corto febbraio.
Nevi, scorrete al cuore in freddi rivi
N cenere arda che altri incendi avvivi
Quali, cinto di fiamme, un giorno amai.
Spenta la vita, gi non sar spento.
Lampegger di me lo zelo santo
Ardente per la santa arca divina.
Sia dei miei resti un olocausto ai templi,
Ghiaccio ai fuochi empi, rsina ai celesti,
Torcia raggiante e no funesta fiaccola.
Breve il piacere ma breve la doglia.
Di usignoli silenzio e di Sirene.
Nessuno, vedi, i frutti e i fiori coglie
N speranze lusinga ombra di bene.
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ITALIA 1977-1993
Hanno portato le tempie
al colpo di martello
la vena allago
la mente al niente.
Per le nostre vie
ancora rispondevano
a pugno su gli elmetti.
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Compagni.
Non andate cos.
Ma voi senza parlare
mi rispondete: Non ricordi
quel ragazzo sfregiato
la sera dellundici marzo 1971
che correva gridando
Cercate di capire
questa sera ci ammazzano
cercate
di capire!
La gente alle finestre
applaudiva la polizia
e urlava: Ammazzateli tutti!
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Non ti ricordi?
Si, mi ricordo.
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QUESTO VERSO
Tu conmigo, rapaz? Contigo, viejo.
Notte ancora e la casa nel suo sonno.
Gi sveglio, andavo alla finestra, aprivo
le imposte del terrazzo,
su quella ringhiera posavo la fronte.
Oltre gli orti ancora bui, le chiese e i culmini,
il cielo era chiaro in cima ai rami
dei platani, dei lecci e degli allori.
Il disegno era rigido e preciso,
contro i colli, dei cipressi e delle rondini.
Perch piet per quellombra, perch
la scongiuro se scorgo
le orme di minuscole ferite
sui ginocchi dei ragazzi e, mi rammento,
gustavo fra i denti le croste brunite
raschiate alle mie cicatrici.
Atterrito dal mondo e da se stesso
egli fermava contro il ferro la sua tempia.
Rispondo che piet per lavvenire,
per il patire interminato che
entro tanto splendore uno spavento
come una bestia immane dallazzurro
annunziava a quel misero tremante
nella felicit che il pianto libera.
Da qui lo assisto, da qui ora lo consolo...
Poi quando i rami al raggio si avvivavano
della meravigliosa alba serena
lApparita lontana era speranza
al primo vento gi volando questo verso.
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IL CUSTODE
Allora comincer con un altro disegno,
unaltra carta, ancora una leggenda.
Cos una volta, lungo una scala di clinica,
ho visto un vecchio che piangeva. Era di notte,
alle quattro, credo, e la neve guardavo
volante sui fanali dei cortili
e dei viali, degli incroci, grande neve.
Quanto delle mortali ardenti orine brune
nelle ceramiche si congelava!
Pendevano le flebo, nei loro sacchi di bende
luso delle pupille
i trapanati cranici perdevano,
la caposala suora sedeva luccicando,
dritta nella sua cassa di cristallo.
Vinto dal pianto il vecchio dormiva oramai
meditando nel sonno e sorridendo.
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*
E tutto, eccolo, lesito, il residuo
e sul palmo della mano destra ora vedilo, guardia
notturna, guardia giurata. il concetto
di tutta la mia, odimi, esistenza.
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Frugo in fondo alle tasche, tra le briciole
di paglia e di galletta, tra le bucce
di castagne, lanuggini, crini di fodere.
So che potrei parlarti di dolci errori
i presagi o spaventi o cantilene
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o daltro che sia orrido o ridicolo,
perch c anche qualcosa di ridicolo in tutto questo,
ma non ritrover chi eri, figlio
di alcolizzato, Rolando,
numero doro della Vigilanza,
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*
E ora lascia libero il tuo servo
di cercare la chiave, di stringerla ridendo.
Scattino le mandate del lucchetto
verso un appartamento abbandonato
verso unaria nascosta
che non so quando ho veduto e conosco
in un film o in un libro o in una guerra.
Urto i giornali guasti del fuggiasco,
del tossico il cucchiaino contorto. Neanche
un bulbo elettrico, strappati i fili...
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di risvegliarmi
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LA SALITA
a Remo Bodei
Nel bosco la traccia della nostra condotta dacqua
malagevole, ripida per la pendenza. Il bosco
di quercioli e lecci, di pini, castagni e robinie.
E dove unestate lincendio sal
nel fumo il sole volava la stipa
si stringe allo spino, al corbezzolo la ginestra,
allolivo selvatico il rovo.
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COMPOSITA SOLVANTUR
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TRANSI HOSPES...
Transi hospes et orna mensam
et ne differas de die in die.
Repulsa est a pace anima mea.
Tetigit eam ventus urens
et fructus suas destrinxit.
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GUARDO DI NOTTE...
Guardo di notte le bellezze eterne
e il poverino, che sono, domanda.
Che domanda? Sotto roccia i sei banditi
col mitra fra i gambali dormono e i federali
a colpo certo strage presto ne faranno.
Che domandare? A chi? Per quale danno?
Quella era una stella.
Lerba cresce, una cella
dopo laltra, e di tante meraviglie
la memoria non coglie
che, malamente rattrappiti, i nomi,
NellOregon del video fra quei sozzi banditi
assopiti il pi giovane si alza
a guardare la stella.
Scorge le insidie, grida, fugge, scampa
ansimando. (Qui nulla chiedo pi).
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IL TEMPORALE...
il temporale non linterruttore.
Lantichit degli alberi accoglie Edgardo fuggiasco.
E sul cappellaccio del fungo
il rospo batticuore.
Vi prego di considerare le squame
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che alla pianta di stipa il serpe appese
con quel suo singolare crepitio.
ora smagliate lacquata le porter via
fino gi alla fiumara e ai muggini inebetiti.
Tutto questo una volta per sempre ci dice addio.
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Perch irritarsi? I superstiti trafficano,
a uno a uno cercando riparo.
Meravigliosa la resistenza mentale
del giovane che riparava il casotto del cane, del vecchio
che sicuro guidava in discesa,
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della madre che aspetta lablazione.
Andate via, pensose antiche piante,
elci frassini faggi carpini larici olmi.
Tutti in cadenza li conosco i vostri
nomi di scherno che il lampo rianima.
Dai correnti del soffitto, dai trapezi
degli angoli i ragni geometri a me
promettevano aiuto
quando fossi cresciuto. Lavoravano
per questo infame idillio pazienti.
Era una casa di contadini,
dei tempi del Granduca,
a pigione per lagosto. Lagosto stanotte finiva.
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RUOTARE SU SE STESSI...
Ruotare su se stessi
fino a perdere
i sentimenti e cadere.
Poi aprire gli occhi.
Quello che vedi la gioia
la credevi persa
sciocco che eri.
Mi capisci, vecchio rozzo?
Sei tra erbe soleggiate e pietre.
Dal folto un cinghiale ti guarda
con i suoi occhi rossi tra le setole.
Unape ti considera attentamente.
il vero per pochi attimi.
Alzati e cammina
davanti a te,
anche se ti hanno strappato lo sterno
anche se la pupilla
cibo di formiche.
Tutto ormai per te.
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LA NOTTE OPPRESSE...
La notte oppresse la tempesta
di mano a lei fuggente in fuga
agli smalti dei monti turchini.
E non vuoi credere allinganno
del delirio mattutino, alla coppa
della clemtide molle, alla goccia
mite che il ragno stolto sbava?
Diligentemente investigher
dove la vena sia, dove larteria
della miniera. Accolta in pozze
la liquidezza piovana squisita
ancora forse scorger.
Mi guida ludito attentissimo
sotto le strida delle cornacchie
che tra pini e acacie oscillano.
Con gioia vivace mavvedo
che la pioggia ha ben convetto
di scoglio in scoglio sabbia fine
e terriccio rosso e grigio
dove felci e orzi spuntano.
Filtr in profondo lidra pura
ra gli schisti, la conoscono
gli ululoni e i rari rospi,
la sorbono fra sassi e prede
di mosche e lordure invincibili...
La profondit dei fiumi
il luogo dellintelligenza.
Lintelligenza che fu certo estrema.
Come un operaio seduto fuma
da solo mangio la mia pazienza,
sono lontani i tiranni
del tempo e della mente,
Lira e la piaga degli anni.
Lira e la piaga degli anni?
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APPENDICE
DI LIGHT VERSES E IMITAZIONI
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LINCONTRO
Ghiaccia la pioggia tra luci violette
incontro a un capolinea, a una beatrice?
o, a notte folta, finzioni dilette
di un cine infame. Excelsior, Fence?
Con le mie voglie in me solo costrette,
comero giovane! Come felice!
Uno, che fui e che ora vento, andava
per le vie di sua cieca anima schiava,
quando, schiusa la bocca sopra i corti
canini radi acuti, ecco una donna
adusata, o mi parve, agli angiporti
sullampio culo ben tesa la gonna
venirmi incontro a passi lenti e forti
di s feroce facendo colonna,
di petto immenso e capo altero e come
grevi di bestia sui cigli le chiome.
Con due unghie puntate a mezza vita
marrest, mi squadr, sorrise appena.
Poi disse: Tu non meriti salita
tanto al membro ti flebile la vena.
Esci dal sogno, carne mal fornita,
stolida di vecchiezza e di error piena.
Tacque e spar come va nave in ombra.
E il suo furore la mente mi ingombra.
Se la mente mi ingombri, immagine empia
di un me che contro me sempre si avventa,
secca ancora la lingua, arde la tempia.
L nella valle che il nulla tormenta
portami al sangue che la vita adempia,
Ecate cara scarmigliata e lenta!
E un nome avevi, o dea di crine e dira,
Carla o Zaira, Isolina o Diomira.
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AUSGRENZUNG
Vagolano in Turingia enormi gatti
simili a linci, gonfi di minaccia.
Vanno per qualche loro strana traccia,
nemici agli abitati ed ai recinti.
Stanno nei boschi, se li incontri, immobili.
Pronti a strapparti, se li attacchi, gli occhi.
Nella torva Turingia era leggenda
che al tempo delIa guerra dei Trenta Anni,
quando fu in agonia Germania tutta,
quando per le citt torme di lupi
e di feroci contadini erravano
di Svevia in Slesia o dAssia in Prussia o in Stiria
e nei conventi occulti fra le nevi
pie suore si cibavano di fantoli
conservati in nefande salamoie,
smarrito il sanguinoso reggimento
fuggiasco in fondo ai geli del gennaio
e per irrigiditi ferrei boschi
larrembata cavalla abbandonando,
tale Freiherr von Lynx perd in breve ora
le pistole, lo stocco e la speranza.
Poi ristretto nel cavo duna quercia
pass dove trentanni sono un attimo.
In caute schiere a mezza notte i gatti
silvestri, per sfrenata fame acerbi,
strazio di quelle viscere menando
il cattolico cuore lacerarono
(solo i mustacchi sdegnando e le chiome
che ritorte stringeva in lunga treccia)
e le frattaglie ai pie dei pini sparsero
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LIMES
da Horia Goga
Tornava attraverso la sera
stringendo ai cuoi la mantella
Decio Costanzo, Legio Fulminata.
Voci venivano dai fumi.
Guard il giovane che ora mangiava
inquieto fra i soldati.
Inutile ora parlargli, domani
verso occidente lavrebbe mandato.
A Roma, duomini cera bisogno
per murare altre mura. I tempi erano incerti.
Quando fu notte alta usc dal campo
senzarmi. Prov il ghiaccio.
Molto lontani dallaltra riva canti
credeva udire. Per uno
che viene, un altro vada,
pensava disertando.
Nellalba lo cercarono i soldati.
Con tuono il disgelo spezzava il Danubio.
Roma era ancora nel sonno daprile.
Il giovane scita si svegliava felice.
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LA SPEDIZIONE DI LA CONDAMINE
La spedizione di La Condamine
lasci Parigi nel 1735 verso il Sud America
per determinare la lunghezza di un grado di longitudine
nelle vicinanze dellequatore. Qual era la forma
vera della terra? Tre anni pi tardi
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de Maupertuis, che era stato nellArtide,
prov che la terra era uno sferoide
chiacciato ai poli.
La giubba, i sestanti,
i diari di bordo, i canocchiali
stanno nelle vetrine dei musei. Noi conosciamo
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o crediamo conoscere
quale il rapporto fra parole e immagini,
fra dolore e coraggio,
fra giovinezza e tedio
anche perch fu misurata allora
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la lunghezza di un grado di longitudine.
[Nostro piccolo regno. Eredit sicura.
Conforto temporaneo. Gloria dellagrimensura.
Parte della natura. Tu, speranza e disegno].
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A UN CRITICO
Del mio prossimo gelo allegro araldo
gi freddi proclamavi i versi miei?
Lo so e da quanto! Ma tu no. Tu sei
da poco estinto, ancora caldo.
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CONSIDERO ERRORE...
Considero errore aver creduto che degli eventi
(meglio non nominarli! mi soffiano i piccoli di)
di questo 91 non potessi parlare o tacere
se non per gioco, per ironia lacrimante.
I versi comici, i temi comici o ridicoli
mi parvero sola risposta. Come sbagliavo!
Ho guastato quei mesi a limare sonetti,
a cercare rime bizzarre. Ma la verit non perdona.
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DURABLE 5168
Durable 5168 Made in West Germany
piccolo libro dore per due dischetti
il mio sommario dunque tutto qui?
(Ma ormai dimoro l, dove mi metti).
Sto come ai giardinetti il vecchio quasi cieco
finch un sole scarlatto fine secolo
dai vetri del dicembre specchiati negli stagni
la tetra nipote riporti che lo riaccompagni.
Oro delle mie preci nella Durable 5168
oh dissigilla i files, selezionali, annientali.
Don t save, don t save! Inizializza di netto!
Di qui toglimi giovane, contro la sera lenta.
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DA HEGEL
Naviga per loceano con mille vele il giovane.
Muto al porto si trae sulla barca superstite il vecchio.
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DA BAUDELAIRE
1.
Tetta solenne e dolce mi va giusta
Ma se tosta non poco mi gusta.
Mica vengo, diocristo!, da Houston o da Brema
Per bearmi di rimmel, siliconi e gel-crema.
2.
Qui giace un che per troppo amor di fiche
di s, giovane ancor, nutr formiche.
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DA BRECHT
Se al vuoto anzi tempo mi volgo
ricolmo rientro dal vuoto.
Quando pratico col niente
torno, il mio compito, a saperlo.
Quando amo, quando sento,
anche mi logoro, lo so.
Ma, pi tardi, dentro il gelo
riarder.
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DA HEANEY
per Paul Lawtton
Un rovo rosso come trucco di ragazza.
Fra la strada maestra e la traversa
a una distanza fradicia e piovosa
alti gli ontani sui giunchi.
L sono i fiori di palude del dialetto
e le corolle immortali dai nitidi ritmi
e quel momento quando luccello canta cos accosto
alla musica di quello che accade.
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