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IL FOGLIO

REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE: LARGO CORSIA DEI SERVI 3 - 20122 - MILANO

ANNO VI NUMERO 6

quotidiano

TEL 02/771295.1 - SPED. ABB. POST. - 45% - ART. 2 COMMA 20/b LEGGE 662/96 - FIL. MILANO

DIRETTORE GIULIANO FERRARA

vizi e virt

Razionalit
Guardi, sono del segno della
Vergine, ascendente Leone, e da
quello che mi hanno detto un
paio di astrologi sono per natura troppo razionale e analitico
per credere in queste cose.
Keanu Reeves, attore. Alla Repubblica.

Soddisfazione
La coltellata quella che d pi
soddisfazione, un tempo si usavano le costate del capretto,
sembrava proprio di infilzare
carne umana. Oggi con il lattice
di Salvietti si ha la stessa sensazione. Dario Argento, regista.
Alla Repubblica.

Riservatezza
Nella mia vita tutto esposto
allo sguardo altrui. Almeno il
corpo vorrei tenerlo nascosto.
Maria Grazia Cucinotta, attrice.
Al Messaggero.

Sprovvedutezza
Il pi bel capitolo del mio primo libro lo diedi da leggere a
Luigi Manconi, il senatore, e non
lho pi visto. Francesco Guccini, cantautore. Al Giornale.

Narcisismo
Succede a certi politici in carica, da ambedue le parti, quello
che capita ai ballerini. Si guardano troppo allo specchio. un
danno terribile. Un ballerino
pu servirsi dello specchio. Ma
se vi si guarda troppo, beh, allora finito. Carla Fracci, ballerina. Al Giorno.

Bellezza
Non ero bello. Avevo una faccia da bambino. Ma ero carino.
Cos carino che le attrici non volevano lavorare con me. Roger
Moore, attore. Al Daily Telegraph.


Epica
Soprattutto se si pensa a quanto erano state altisonanti le promesse di un anno fa, suggerite
dalla scadenza millenaria e dallepica suggestione di appartenenza a una svolta epocale. Mina Mazzini, opinionista. Sulla
Stampa.

Verit
Uomini pubblici che abbiano
davvero a cuore laccertamento
della verit non si rivolgono a
una ditta privata che disattiva le
microspie, ma a noi. Gerardo
DAmbrosio, procuratore capo.
Al Corriere della Sera.

Inconsapevolezza
Vuole la verit? Sono sempre
stata inconsapevole del mio potenziale sessuale. Francesca
Dellera. A Panorama.


Preveggenza
Non credo, e vorrei tanto sbagliarmi, che le grandi questioni
aperte nel mondo troveranno
una soluzione. Maurizio Costanzo, opinionista. Sul Messaggero.

Paura
Con Shakespeare bisogna lasciare lego fuori dalla porta.
una cosa che spaventa un po.
Daniel Craig, attore, al daily Telegraph.

Prostituzione
Ho lasciato quella succursale di
macelleria e prostituzione (il cinema). Ingmar Bergman, gi regista. Al Giorno.

Concentrazione
Lesercito quotidiano di miliardari da quiz, cui non chiesto di
essere capitalisti borghesi e neppure intellettuali ribelli, ma solo
di saper scegliere tra smorfie di
concentrazione pensierosa tra
Calcutta, Bergamo, Parigi e Roma, quale sia la capitale italiana
(e se leghisti, guai a dirgli che
Bergamo non la risposta giusta). Natalia Aspesi, giornalista.
Sulla Repubblica.

Luciana Castellina, la
ragazza con la valigia
della sinistra glamour
Michele Anselmi


Eleganza
Sono talmente brutti (i politici,
ndr) che chi se li piglia. Forse
Rutelli vale la pena, un belluomo, si veste bene. Ma non so
fino a che punto. Antonella Del
Lago, pornostar. Al Giorno.

Melomania
Mi provo a immaginare un personale mio suicidio con fonografo. Guido Ceronetti. Sulla
Repubblica.

Quelli del Manifesto: Luciana Castellina, rivoluzionaria spericolata. La pi


bella del liceo che divenne la pi bella del partito. Bob Denard, bucaniere
di Bordeaux, mercenario in Africa per amore davventura e di de Gaulle.
Valentino Zeichen, cultore della pratica asociale della poesia con molti
inviti a cena e nessun editore di riferimento. Vincenzo Cardarelli a Parigi,
un po amico e un po insofferente di Silvio Gualtieri di San Lazzaro.
Le fotografie: sulle tracce della cristianit con Abbas, reporter iraniano


Esperienza
La mia vita di coppia cos felice che ho temuto di non saper
interpretare il personaggio del
film e tirare fuori la rabbia e le
frustrazioni che la storia richiedeva. Fortuna che alcune esperienze sentimentali mi sono state molto utili. Michelle Pfeiffer,
attrice. AllEspresso.


Inesperienza
Ero ingenua, inesperta: era fatale che finissi vittima degli scaltri e dei cinici. La stessa. Al
Giornale.

DOMENICA 7 GENNAIO 2001 - L. 2000

e la ricorda ancora quella manganellatura, nel bel mezzo delle manifestazioni pacifiste di Comiso, anno
1983: non fu affatto piacevole, per una signora di 53 anni, ritrovarsi ricoverata e in
prognosi per due settimane e mezzo, piena di lividi. Chiunque altro, specie se cos in vista nel mondo della politica,
avrebbe indossato i panni delleroe della
democrazia pestato dal Potere. Luciana
Castellina la prese come uno dei rischi
del suo mestiere, il mestiere della rivoluzionaria rompiscatole pronta a correre
dovunque per la causa.
Prima e dopo lo strappo del Manifesto, delle rivoluzionarie dItalia stata la
pi bella e la pi corteggiata, ma anche la
pi avventuriera e la pi tormentata. Oggi, a 70 anni, reduce da un intervento al
ginocchio che lha fatta un po soffrire
(ma non quanto le legnate della polizia in
Sicilia), presiede battagliera Italia Cinema, un organismo pubblico che si occupa, con qualche affanno, di promuovere
allestero i nostri film. Una passione,
quella per la cinematografia italiana, nata sui banchi di Strasburgo, dove fu a
lungo europarlamentare e presidente della commissione Cultura, che lei gestisce
con un certo piglio manageriale, oltre che
presenzialista. Il professor Orio Caldiron
le ha rimproverato, citando Fellini, una
totale sconosciutezza della materia, ma
lei non se l presa pi di tanto, impegnata com, in nome della cosiddetta
eccezione culturale, a organizzare incontri dovunque in Europa, a polemizzare (e far pace) con Tinto Brass a Palm
Springs, a frequentare feste, a pilotare accordi con la Rai, a difendere anche a colpi di comunicati il buon nome del nostro
acciaccato cinema dautore.
possibile che il cinema sia, per lei,
una continuazione della politica in altre

forme. Quella politica abbracciata voracemente e precocemente, che gi a


ventanni la port a farsi arrestare, generosa e battagliera, dopo lattentato a Togliatti. Comunista sin da allora, ma anche
spregiudicata e scandalosa, grazie alla sua
bellezza prepotente: gli occhi perentori, i
capelli portati corti, le gambe lunghe e
affilate, il seno gonfio da pin up (un cilicio, una maledizione, impossibile da occultare, dir pi tardi, neppure i miei
discorsi pi impegnativi riuscivano a distrarre lo sguardo degli interlocutori, che
finiva sempre l).
Proprio su Sette, il magazine del Corriere della Sera, di qualche settimana fa
una sua fresca fotografia giovanile, scattata dallamico e futuro regista Francesco
Maselli, la ritrae studentessa del mitico liceo Tasso di Roma: gi grintosa, ma anche lusingata di aver ricevuto dai compagni di classe il titolo di Signorina 103,
dal numero dellautobus che prendeva alla mattina per arrivare a scuola. Le vinse l le sue prime elezioni, commenta

Comunista sin da allora,


ma anche spregiudicata
e scandalosa, grazie alla sua
bellezza prepotente: gli occhi
perentori, i capelli portati
corti, le gambe lunghe
e affilate, il seno da pin up
(un cilicio, una maledizione)
Vittorio Zincone, e chiss che non ci sia
del vero.
Di sicuro quella di Luciana Castellina
una singolare vicenda, densa di avventure, viaggi, amori, figli, invidie, rotture e
anche solitudini: prima nella Fgci, poi nel
Pci, poi tra i fondatori del Manifesto, poi
tra gli animatori del Pdup, poi pacifista a
oltranza con la rivista Pace e Guerra, poi
di nuovo nel Pci di Alessandro Natta (lo
stesso che aveva pronunciato la requisitoria contro gli eretici del Manifesto nel
1969), poi con Rifondazione comunista
per dirigere il settimanale Liberazione

(ma fu contro Bertinotti allepoca del governo Dini), infine di nuovo vicina agli
ex compagni del Pci, nel frattempo divenuto Pds e poi Ds.
Diversa da Rossana Rossanda, algida,
sofisticata e ultraintellettuale, Luciana
Castellina porta sin dallinizio nel suo impegno un furore militante che sembra
perfino stridere con le origini altoborghesi, o che forse invece ne discende armoniosamente. Conosce le lingue, sa
guardare politicamente oltre i ristretti
confini italiani, benestante; ma anche
una ragazzaccia indipendente che, ad
ascoltare chi la conosce, detesta i riti di
una certa sinistra aristocratica. Basta dare uno sguardo alla sua biografia, ripercorsa qualche anno fa dal giornalista Filippo Ceccarelli, per scoprire episodi bizzarri, che anticipano il suo modo irruente, appassionato, a tratti ingenuo, di intendere la politica.
Da ragazza si mette in testa di aderire
alle Brigate del lavoro nella Jugoslavia
del maresciallo Tito e, in attesa di arrivarci in autostop con tre compagni inglesi, finisce a Praga, al Congresso internazionale degli studenti, dove irrita il pudico Enrico Berlinguer con le sue mutande
e i suoi reggipetti appesi nella stanza. Pi
tardi finisce in questura per aver manifestato contro il film Rommel, la volpe del
deserto. Viene arrestata, incinta, per
aver distribuito un volantino senza autorizzazione, si becca un processo per gli
incidenti di Piazza Santi Apostoli, vola in
Grecia dopo il golpe dei colonnelli e si ritrova trattenuta per qualche giorno dai
gendarmi del posto.
Di sicuro una donna che non si risparmia. Anche in amore. Pi nasconde le
forme prorompenti, pi risparmia in sorrisi e modi gentili per aderire ai clich
maschili, pi i suoi compagni di partito
perdono la testa per lei. Quasi una maledizione. A un congresso di studenti universitari, dove partecipa in veste di dirigente della Fgci, viene accolta da un boato, al grido di Passerella! Passerella!.
Di l a poco sposa, sotto lo sguardo niente affatto beneaugurante di Togliatti in
persona, il giovane dirigente ingraiano
Alfredo Reichlin, con il quale far due fi-

gli: Pietro e Lucrezia. Che il Migliore


avesse ragione? Il matrimonio, le cui difficolt vennero seguite con una certa apprensione dentro Botteghe Oscure, si
conclude con una separazione clamorosa, anche perch nel frattempo Luciana
ha conosciuto laltro uomo della sua vita,
Lucio Magri, bellissimo come lei, forse
pi abbronzato, sebbene ancora giovane
democristiano di sinistra. Lui la seguir
nel Pci, e insieme finiranno con lessere

sempre di corsa, scende e sale


dagli aerei, si batte contro
piccole e grandi ingiustizie: in
Africa finisce trattenuta dai
sudafricani dellapartheid sulle
rive dello Zambesi, a Roma
si fa chiudere a chiave
nellambasciata cecoslovacca
radiati dal partito, con laccusa di frazionismo, per aver dato vita, con Rossana,
Luigi Pintor, Valentino Parlato e altri, allesperienza del Manifesto.
Ricorda Bruno Gravagnuolo, allepoca
gi diplomato ma egualmente tra gli animatori dei Collettivi di base del Tasso.
Io, Daniele Cini, Mirko Bevilacqua ci
vedevamo a casa sua, in via San Valentino, per organizzare la protesta studentesca. In realt eravamo tutti innamorati di
Lucrezia, che rivaleggiava in bellezza con
la madre. Purtroppo Lucrezia stravedeva
per un certo Toni Biggio. Appartamento caldo e ospitale, pieno di libri e
oggetti di pregio, proprio di fronte allattico di Edda Ciano. E in quelle riunioni
confuse, velleitarie, piene di fumo, ogni
tanto si affacciava Luciana. Discreta. Il
suo era un estremismo del cuore corretto dalla pratica politica, cesella Gravagnuolo. Per certi versi, la bellezza ci appariva come la conferma delle sue idee:
possedeva uneleganza nitida, ben riconoscibile, carismatica.
Filocinesi, libertari, comunisti di sinistra, Castellina e gli altri del Manifesto
continua in quarta pagina

ANNO VI NUMERO 6 - PAG 2

Bob Denard, corsaro


in Citron rossa come
un tramonto dAfrica
Sergio Cantone
incedere claudicante da gentiluomo g enfatizza il passato da
mercenario, tuttuno con lepopea della Franafrique, lAfrica francese. Con i suoi settantuno anni portati n
bene n male, Bob Denard perfetto
nella parte dellavventuriero in pensione,
ha due baffoni bianchi da degustatore di
buon Bordeaux e un accento girondino
che tradisce un Dna da bucaniere. C
tutto, insomma: il passato coloniale e la
retraite agiata a una manciata di chilometri da Parigi; lavventura per i sette
mari e la campagna francese. Le scorrerie dellOlonese e il fioretto di Cirano. La
sua terra, ci tiene a sottolinearlo, terra
di corsari e lui ha fatto valere, con le sue
gesta, quasi un diritto ereditario. A quindici anni ha imbracciato un fucile per la
prima volta. il 1945 e i tedeschi sono in
fuga. Si accoda alla Resistenza sotto le insegne della Croce di Lorena e partecipa
a qualche scaramuccia finale, senza infamia e senza lode, nelle paludi del bordolese. De Gaulle fu il suo primo amore,
non lo dimenticher mai. Ancora oggi ne
parla con trasporto, lasciando capire che
anche lui, nel suo piccolo, una certa
idea della Francia ce lha ancora. In
fondo le sue scorribande hanno sempre
avuto il fascino discreto dellinteresse nazionale e il retrogusto acidulo della corrosione imperiale.
Mar in Indocina, a poco pi di
ventanni a bordo degli Lcm che solcano il Mekong, d la caccia ai viet-minh
tra le foreste di mangrovie. Cresciuto sulle rive dellOceano, orgoglioso della
sua divisa da marinaio con il berretto dal
pompon rosso. Il ghigno canaglia e lintesa cameratesca con gli amici, come in
un film di Belmondo da giovane, affiorano da una foto sbiadita in bianco e nero.
Sembra un presagio. Una sera di libera
uscita, Bob e gli altri bevono un po, non
resta che sfasciare il locale di un cinese
poco ospitale. Lincidente va a sommarsi
a qualche episodio di insubordinazione e
gli stronca la carriera. Congedato.
Ma per un tipo a cui piacciono cazzotti e guasconate c molto da fare in quegli anni. La Francia chiama, lui si arruola nella polizia e parte per il Marocco ancora sotto il protettorato francese. Poi il
Marocco ottiene lindipendenza, fine di
unaltra avventura. Per qualche mese
passeggia con le mani in tasca per i viali
di Parigi, non batte chiodo. Intanto lAlgeria occupa a caratteri cubitali le pagine
dei giornali. Ma Bob Denard ha sempre
avuto il fiuto per tenersi fuori dai guai
veri. Se ne resta lontano, c gi puzza di
marcio, e poi ci sono anche una moglie e
un figlio cui pensare. Ma quando de
Gaulle decide di tornare in campo e finirla con la Quarta repubblica, ecco che
i vecchi superiori in Marocco e in Indocina si fanno vivi, lo assoldano per qualche servizio da militante a tempo pieno.
Fa lautista, il fattorino e impara a conoscere la politica e soprattutto i futuri politici. successo tutto per caso, non mi

rendevo conto che un giorno molti di


questi ex combattenti sarebbero diventati deputati e alti funzionari.
C da credergli, e infatti lascia presto
la politica e si mette a fare il rappresentante di elettrodomestici: Il primo colpo
stata la vendita di una stufa a mia zia,
pensai che fossi tagliato per fare il venditore. Gli affari vanno bene, la simpatia
lo aiuta. Ma le stradine della Francia
profonda e i negozietti cominciano a
stancarlo. Guadagna bene, ma non ne
pu pi. Tornai a frequentare i vecchi
ambienti, mentre sui giornali leggevo del
Congo, di Lumumba e di Ciomb. Non
conoscevo lAfrica nera, ma cominciai a
sentire il desiderio di visitarla. Sui giornali ci sono inserzioni in cui si cerca un
nuovo tipo di soldato volontario. LAlgeria una ferita aperta e lopinione pubblica stanca, non si possono mandare
truppe regolari o la Legione straniera in
ogni angolo del globo. Ma qualcuno per
fare la guerra ci vuole sempre, la raison dEtat. Bob parte, destinazione Katanga. Sono stato un volontario europeo
e lho fatto per avventura e per ideale, ho
combattuto per la Francia e contro il comunismo. Ecco perch la parola mercenaire con cui lhanno bollato non gli
garba. Denard visto da Denard tuttal
pi un combattente autonomo che ha
sempre avuto la sensibilit patriottarda e
laccortezza di servire gli interessi nazionali. Con de Gaulle, ma anche con Pompidou e poi con Giscard dEstaing.

Il ghigno canaglia e lintesa


cameratesca con gli amici,
come in un film di Belmondo
giovane, affiorano da una foto
sbiadita in bianco e nero
Per un tipo a cui piacciono
cazzotti e guasconate c molto
da fare in quegli anni
Racconta Franois-Xavier Verschave,
autore di un libro che ha fatto epoca
contro la politica africana della Francia,
che Parigi ha sempre delegato i suoi maneggi post coloniali a Jaques Foccart, potente creatura di de Gaulle e gran protettore di Bob Denard. Un sistema ben
oliato di diplomazia segreta, i cosiddetti
rseau, una palude dai confini incerti
tra legge e illegalit, grandi affari e corruzione. Ci sono di mezzo gli interessi
economici, petrolio e altro, e quelli geopolitici di una Francia disposta a tutto
pur di non perdere la partita in Africa
contro lincalzare anglosassone o sovietico. Disposta anche a mollare in quattro e
quattrotto amici di vecchia data.
La sua carriera da soldato di ventura
Denard la deve soprattutto a Mobutu Sese Seko, che durante la guerra in Congo
gli affid una buona parte delle sue armate. Denard si distinse in combattimenti da manuale contro i simba e i baluba che si battevano ebbri di canapa e
alcol. Contribu non poco al successo politico di Mobutu e a rassicurare con le
sue gesta belgi, portoghesi e francesi. La
Cia non si tirava indietro e forniva i C130 per il trasporto dei mercenari. Era il
1964, colpo su colpo Mobutu costruiva il
suo potere. In tre anni di combattimenti

IL FOGLIO QUOTIDIANO

sanguinosi, guerriglia nella giungla e avventure galanti in uno scenario coloniale


da letteratura decadente, Denard fu uno
degli artefici del personaggio Mobutu.
Nasce quasi unamicizia, modellata dagli
interessi occidentali. Mi ricordo di una
festa in cui Mobutu mi si avvicin stringendomi la mano, mi aveva da poco nominato maggiore e mi considerava il suo
migliore ufficiale. A quellepoca avevo
invitato anche mia moglie Giselle a raggiungermi in Africa e vedendomi in rapporti cos stretti con un leader nero da
prima pagina del Figaro, mi disse che era
molto orgogliosa di me.
Ma nel 1967 scatta il meccanismo che
per tutta la vita ha fatto di Denard un
quasi eroe da tragedia greca: il fato della
servitude militaire. A muovere i fili,
per, non ci sono gli di dellOlimpo ma
i funzionari di Rue de Grenelle, il regno
del potentissimo Foccart dove si decidono i destini degli Affaires Africaines et
Malgaches. qui che Denard scopre,
suo malgrado, che Mobutu diventato
scomodo per Parigi, troppo filoamericano per potersi fidare: Mon chre Denard, bisogna cambiare registro. Bisogna puntare su Mose Ciomb, il leader
separatista del Katanga e acerrimo nemico di Mobuto. La faccenda lo fece impallidire, ma Denard dovette inghiottire
il boccone e voltare le spalle allamico di
Kinshasa: La politique (et la France),
dabord. La partita si chiude per male
per i francesi. La battaglia di Kisangani
una piccola Waterloo, Denard rimedia
una brutta ferita alla testa e deve abbandonare il campo. Addio al Congo, ma
non al patriottismo: ci saranno altre occasioni, e lEliseo presto chiamer.
cos che dopo i katanghesi veri, Denard se la deve vedere con i katanghesi
della Sorbona. il maggio 68, c aria di
Comune, de Gaulle vacilla sotto i colpi
degli studenti. I palazzi del potere ricorrono a tutti i mezzi pur di contenere la
rivolta e lanarchia crescente. Bob Denard, eroe a mezzo servizio, lascia mitra
e jeep per imbracciare secchio di colla e
manifesti inneggianti a de Gaulle e allordine repubblicano. Si sposta con una
DS 21 rossa (la quintessenza dello status
symbol bourge) comprata ai tempi floridi del Congo: La volli rossa fiammante
come un tramonto africano. scortato
da un paio di due cavalli Citron,
quelli con le lamiere ondulate. Un operaio del legittimismo. Da eroe esotico a
eroe piccolo borghese: fa attacchinaggi
rac su e gi per i boulevard, mena un
po le mani al Quartiere Latino e sente
un fremito nel vedere la sfilata della maggioranza silenziosa guidata da un Malraux che annega la rivoluzione.
Il presente di Denard scrivere memorie di battaglie vissute, inventarsi un
sito Internet che si chiama Overseas adventures, cantare la bellezza delle sue
mogli: lesile vietnamita, conosciuta durante la guerra in Indocina, o la passionale ebrea sefardita, Giselle Riboh, sposata negli anni Cinquanta in Marocco ai
tempi del protettorato davanti a un rabbino. Il matrimonio si fece solo alla morte del padre di lei, che non avrebbe mai
accettato un genero non ebreo. Non
che fossi contento di quella morte, ma
non mi potevo dire neanche afflitto. Ma
dopo arrivano tante altre donne, bianche
o nere, ma tutte amate, rispettate e dal-

DOMENICA 7 GENNAIO 2001

le quali ho avuto tanti figli. No, non mi


sono dimenticato di nessuno. Non credo
di aver fatto torto a nessuno, in fondo lo
sapevano io sono fatto cos, moi je....
Il passato anche un tentativo di mettere la testa a posto, un concessionario
Citron a Bordeaux aperto negli anni 70.
Ma non tagliato per il piccolo cabotaggio del business e in un paio di anni de-

ve vendere tutto. Meno male che c


sempre qualcuno dello Sdece (i Servizi
segreti) pronto a tirarlo fuori dai guai,
come quando la polizia lo arresta con la
pesante accusa di concorso in sequestro
di persona, per il rapimento di Georges
Hazan, potente amministratore delegato
della Phonogram. Fece giusto in tempo a
identificare tra le foto segnaletiche una
vecchia conoscenza e a rispondere a un
paio di domande con una lampada puntata negli occhi, che i Servizi segreti lo fecero liberare in quattro mosse: Avreste
dovuto vedere la faccia dei poliziotti.
Ride, Bob Denard, ride composto nel bar
del Novotel delle Halles di Parigi, accan-

Sono stato un volontario


europeo e lho fatto per
avventura e per ideale, ho
combattuto per la Francia
e contro il comunismo
La parola mercenaire
non gli garba. Denard visto
da Denard tuttal pi
un combattente autonomo
che ha sempre avuto
la sensibilit patriottarda
to al centro Pompidou. Una risata borghese, compiaciuta, nulla a che vedere
con la grassa e sguaiata risata che uno
Stevenson farebbe risuonare nel buen retiro di un pirata dellIsola del tesoro. Qui
non scorre rhum a profusione, solo caff
alla francese, un po annacquato.
A volte la vita ironica, chi lavrebbe
mai detto che il baroudeur un po losco
dei Servizi segreti potesse trovarsi a combattere fianco a fianco con il padre nobile dellintervento umanitario, il dottor
Bernard Kouchener inventore dei Medicins sans Frontires. Accadde in Biafra,
alla fine degli anni 60. La Francia sosteneva la secessione del Biafra cristiano
dalla Nigeria islamica e ben fornita di
armi da Londra. Stavolta Parigi seppe
giocare bene le sue carte, facendo passa-

re il tentativo secessionista degli ibo biafrani per un caso umanitario, uno dei primi della storia. Al nostro tocc organizzare laspetto militare, mentre il giovane
Kouchener si fece le ossa come medico.
Due eroi senza macchia e senza paura,
per i giornali: il guerriero e il dottore che
collaborano per salvare un popolo martire. Fin come le altre volte: nel 69 la
Francia decise di mollare, Denard se ne
torn a casa con 100 mila dollari guadagnati sul campo. Del Biafra si cess di
parlare, ma lAfrica offriva mille altre avventure. La decolonizzazione diede lavoro ai mercenari per tutti gli anni 70. Denard in prima fila. Ormai lenigmatico
comandante Bob, come lo chiamano i
giornali, una vera autorit: croce per la
gauche, sempre pronta a scandalizzarsi,
delizia per i media affamati di personaggi da bande dessine.
Lepopea di Bob lenigmatico, di Denard il corsaro si conclusa nella primavera del 1999, in una sezione penale del
tribunale di Parigi. Con limputazione di
omicidio del presidente delle Isole Comore, Abdallah. Unaccusa ridicola,
avevo organizzato io il golpe per farlo andare al potere, rovesciando un regime
maoista che stava divorando larcipelago
dellOceano Indiano. Lultima impresa
di Denard un colpo di mano degno di
Ken Follet: siamo nel 1978, un gruppo di
mercenari conquista la capitale dellisola,
rovescia il regime e insedia un presidente fantoccio, Abdallah, nelle mani di Denard e di suoi, divenuti la guardia presidenziale. Alla morte di Abdallah, nel
1989, Parigi vorrebbe sloggiare Denard e
chiudere il capitolo, ma tra un imbarazzo e laltro passa un lustro prima che lordine parta davvero. Non si pu nemmeno parlare di resa: era naturale che eseguissi gli ordini. Abbandonai le Comore
e me ne tornai a casa.
Anche nel 99 qualche vecchio amico
del Quai dOrsay lha tolto dai guai, il tribunale lo ha assolto per non avere commesso il fatto. Bob Denard esce di scena,
se ne va zoppicando: Sono vecchie ferite di guerra, ogni tanto si fanno sentire.
Sale su una Citren Xantia rossa fiammante, come un tramonto africano.

ANNO VI NUMERO 6 - PAG 3

Valentino Zeichen,
poeta quasi postumo
in baracca e sandali
Camillo Langone
funghi secchi non sanno pi di
niente, subiscono troppi lavaggi.
Colpa della gente che non vuole
sentire la sabbia sotto i denti. Ma proprio quella che mi piace: la sabbia della
clessidra. In lui, barocco postumo, la
clessidra metafora abituale. Altra metafora il teschio. Altra ancora la colonna romana giacente a terra, inerte perch
trattenuta dalla forza/ di gravit storica/
pi potente dellanaloga/ legge della fisica. Valentino Zeichen un nostalgico
dellImpero ma non di quello austroungarico, proprio dellImpero per eccellenza morto e sepolto quattordici e passa secoli prima della sua nascita. Sembra che
certe appartenenze siano pi tenaci fra i
poeti della frontiera, l dove incombe
lappartenenza altrui. Zeichen fiumano,
vale a dire esule. Il cognome in tedesco
sta per segno e senza scomodare il nomen omen veste bene un poeta dal gesto
attoriale rodato in decenni di letture
pubbliche, di cui riconosciuto campione. Anche le sue poesie sono disegno, la
cui secca morale disdegna il colore, inteso come sentimentale.
Ma di sangue tedesco probabilmente
non ne ha una goccia. La madre, tanto
per cominciare, era dlmata di Spalato. Il
nonno paterno, per continuare, era un
orfanello triestino a cui in anni asburgici
venne imposto un cognome tedescofono,
forse di un benefattore o forse di invenzione, puro contrassegno. Ancora pi
grottesco ne risulta il Zaichen, si dice Za-i-c-h-e-n! ringhiato dalla genia di quei
critici che hanno letto tutto ma nulla sanno del criticato, con il quale non hanno
mai bevuto un bicchiere. E cos, a forza
di pronunciarlo alla tedesca, si sono convinti che sia poeta mitteleuropeo. Certe
sue poesie militari hanno dato pretesto a
democratici che confondono Fiume con
Vienna e Vienna con Berlino di etichettarlo come nazista. Pronunciandolo invece allitaliana, come si scrive, Zeichen viene restituito alla sua vera dimensione di
imperialista romano.
Nel 1945 molte cose a molte cose dissero addio. Sulle rive del Quarnaro, quellanno, morirono sia la mamma sia lItalia, facendo del nipote dellorfano triestino un orfano al quadrato. Deve sloggiare, quindi, e scendere a Roma insieme al
padre che a Fiume aveva un vivaio (confiscato dagli slavi) e nellUrbe si adatta a
fare il giardiniere comunale. Sceglie la libert prima ancora della poesia e si arrangia con lavori saltuari, muratore, fattorino, lavapiatti, verniciatore. Va a vivere nella famosa baracca di via Flaminia,
alloggio schifoso e indirizzo prestigioso,
fra la Marina militare e la collina verde di
Villa Strohl-Fern. Oggi pi famosa della Baita Segantini o della tenda di Nobile al Polo, visto che ogni articolo su di lui
comincia con la descrizione del pittoresco abituro. Il risultato la riduzione a
caso umano di un poeta che disprezza
come nessun altro lumanit, lumanitarismo e forse anche lumanesimo.
Gente che vive in appartamenti ben riscaldati ha osato dire che non deve essere poi cos scomodo, il tugurio: Cha
pure il bagno. Pariolini e olgiatari hanno messo in giro la voce che sia una scelta snobistica, che lo faccia apposta. Basta
chiederglielo, il motivo, e lui risponde:
Vivo qui perch non ho soldi. Continuer a farlo perch la Bacchelli non vie-

la dimostrazione vivente
di come ci si riduca a fare
davvero poesia. Se ci fosse
ancora un bambino che
da grande vuole fare il poeta
la mamma dovrebbe portarlo
nella mitica baracca:
Vedi cosa ti succede se non
ubbidisci Zeichen
un paria perch la poesia
una pratica asociale
ne data ai poeti eroici, a chi ha sfidato i
colleghi lamentosi con linno ai maiali incursori della Marina da guerra. E comunque, nel caso, sono gi pronti i maramaldi: Ci doveva pensare da giovane,
invece di andarsene a spasso. Ma Zeichen non un grafomane, non sar mai
un operaio dellOlivetti. Crede nel verso
perch leggero, agile, veloce. poeta
puro come un cristallo, fa solo quello:
non insegna, non pontifica sui giornali,
non dirige collane, non ha stipendi n sinecure. la dimostrazione vivente di come ci si riduca a fare davvero poesia.
Se ci fosse ancora un bambino che da
grande vuole fare il poeta la mamma dovrebbe portarlo nella mitica baracca:

Vedi cosa ti succede se non ubbidisci ai


genitori, agli insegnanti, alla televisione.
Zeichen un paria perch la poesia una
pratica asociale. E nelleditoria poetica,
priva di mercato, si galleggia solo se si
possono ricambiare i favori. Tu pubblichi
me e io poi pubblico te (idem riguardo a
premi e recensioni). Zeichen non pu ricambiare niente e non pubblica pi con
gli editori milanesi. Ogni cosa a ogni cosa ha detto addio lo ha stampato Fazi e
nel ritorno a Roma del cantore della gloria atterrata di Roma ci si pu vedere un
segno degli di. Non neanche del tutto
vero che non ricambi i favori: questo articolo mi ha gi procurato un invito a cena, in baracca, dove ben coperti per via
del freddo si manger la pasta di cui va
orgoglioso, quella col sugo ai funghi, assieme a qualcuno dei suoi amici, poeti di
stanza o di passaggio: Daniele Bollea,
Claudio Damiani, Lamberto Garzia.
Avendo fatto unimprovvisata oggi c
soltanto quella che lui chiama una ratatouille (pi o meno una peperonata), da
accompagnare con un bottiglione di vino
giallo e un po rancido prodotto nel basso Lazio. Di solito, per, lui a essere invitato. Sui giornali quando non gli si d
del baraccato si punta il dito sullo scroccone. Ogni giorno partecipa a una cena
della Roma bene o semibene, in qualit
di conversatore amabile e di bella presenza, oltrech poeta. Le padrone di casa sanno che il suo arrivo alza il tono di
qualsiasi serata, senza costare nulla a parte un piatto di minestra. Le diecimila cene, tante sono, risultano anche occasione
di poesia, come in Marziale. Quando
Barbara Alberti mette in tavola una bottiglia di champagne ecco che scrive: I
convitati lo assaggiano appena/ per non
danneggiare/ le loro facolt mentali./ Io
me la scolo quasi tutta/ alzando ulteriormente/ il mio gi elevato / quoziente in-

Non neanche del tutto vero


che non ricambi i favori:
questo articolo mi ha gi
procurato un invito a cena,
in baracca, dove ben coperti
per via del freddo si manger
la pasta di cui va orgoglioso,
quella col sugo ai funghi
tellettuale. Oltre ai satirici latini i suoi
precedenti sono secentisti come Ciro di
Pers, Giacomo Lubrano, Giuseppe Artale: Sono un minore, vengo dai minori.
Pur avendo qualche amico nella poesia
contemporanea (i membri della Confraternita del Fungo Secco test citata) non
ha eguali n seguaci. Come Machiavelli a
San Casciano, come Kavafis ad Alessandria, Zeichen dialoga di preferenza con i
morti. Si aggira per Roma ascoltando le
vecchie pietre, che a lui solo sembrano

IL FOGLIO QUOTIDIANO

poter dire ancora qualcosa. Le vuole difendere dai neoromani, indigeni o invasori che siano, in ogni caso ormai del
tutto alieni: Straniero, se ti aggiri/ dentro al Circo Massimo/ guarda dove metti i piedi/ e non calpestare lerba. Quei
fili, per via animistica, potrebbero essere
ci che rinasce/ dellantica plebe. Pi
passa il tempo e pi vede con precisione
la grandezza dellimpero. O ancor meglio
dellidea imperiale, il contrario di quella
nazionale suolo e sangue.
Lultimo manifesto zeicheniano Deitalianizzare la Romanit, strappare allItalia immeritevole e restituire allEuropa
il sogno di una civilt universale con
ununica lingua, un solo diritto e un gran
numero di strade che disposte a raggiera
connettono la Capitale al mondo. Vie
del pensiero, scrive nella dedica che
traccia una colleganza fra chi abita sulla
Flaminia e chi abita sullEmilia, primo
nucleo di una futura setta di residenti
sulle consolari. A questo punto anche il
poeta a-sentimentale si fa prendere dal
sentimento della fine e dellimpotenza:
Di un impero che durato otto secoli,
delle gesta e dei sacrifici di milioni di uomini, non rimasto che qualche rudere.
Affermazioni come questa spiegano il
malocchio con cui viene guardato della
critica di potere, che gi aveva mal digerito Pagine di gloria e Gibilterra,
raccolte fastidiose fin dai titoli. Come gi
visto per Ezra Pound si apprezza la poesia ma a patto di distinguerla dal poeta,
intorno al quale si organizza una sorta di
cordone sanitario. Ma se non vivesse in
una baracca, se non fosse cos inerme e
cos misero, non gli perdonerebbero
neanche i libri. Senza lalibi della stramberia sarebbe scattato il ma chi si crede
di essere, lastra tombale che viene fatta
precipitare su ogni pensatore in proprio.
Poeta francescano (famosi i suoi sandali),
Zeichen sa che la libert passa dalla povert. Senza famiglia e senza impero, orfano, postumo, esule, ormai pu permettersi tutto. Parlare di politica internazionale, mass media, genetica mentre cerca
il peperoncino nel bugigattolo che funge
da cucina. Mescolare la verdura sul fornello da campo e nel contempo elaborare un nuovo detto che descriva la nostra
decadenza: Noi importiamo brevetti ed
esportiamo idee umanitarie. Chiedere
che gli si trovi, quando sente che uno viene da Reggio Emilia, non una rara boccetta di balsamico ma un catalogo Caproni, sugli aerei da combattimento lass
prodotti durante lultima guerra. Pretesto
per un discorso che dura per tutta la Flaminia da casa sua a Piazza del Popolo,
concluso tra le fontane del Valadier con
un Balbo che era s un eroe e un trasvolatore e quantaltro ma di aeronautica
non capiva niente. Ah, se Italo avesse saputo che lidrovolante era superato, se
Marco Aurelio quellanno non fosse andato a Vindobona, chiss, forse non tutte le cose ci avrebbero detto addio.

DOMENICA 7 GENNAIO 2001

Vincenzo Cardarelli,
statua di granduomo
insonne e solitario
Gualtieri di San Lazzaro
l Quartiere Latino, Cardarelli abitava in una stanzetta dellHotel
des Grands Hommes, in piazza
del Panthon. Era contento dellalbergo,
e soddisfatto dellalbergatore, con cui
aveva spesso delle discussioni che poi riferiva; commentandole. Per Cardarelli, la
parola del suo albergatore era la voce
stessa della Francia. Era come se la Provvidenza, per fargli capire cosa fosse la
Francia, gli avesse mandato quel bravuomo. Spiaceva a Cardarelli che il
Panthon fosse veramente, in un paese

A Parigi, poi, per quella


sua lentezza pastorale,
per quella sua aria esemplare
e dimessa, pareva proprio
una statua E quel suo indice
sempre pronto ad ammonire,
ordinava che gli si servisse un
caff in una tazza, e non
in un bicchiere, come si usava
a Parigi. Dopo, a poco a poco,
cominciava a rivivere
che si vantava di essere la patria della misura, troppo grande, come larco di
Trionfo dellEtoile, gli faceva pensare a
un monumento romano rifatto dagli
americani, il pi grande in the world.
Il primo incontro con Cardarelli aveva
deluso Silvio, il quale talvolta deplorava
in lui lirritante vanit del capo ufficio,
che dopo pu farsi magari in quattro per
voi, ma, per darvi unidea della sua potenza, non vi riceve mai subito. Con Cardarelli bisognava sempre aspettare chegli decidesse quando potesse o volesse ricevervi, e allora egli era come lusciere di
se stesso, uno di quegli uscieri duna volta, pi inaccessibili dei ministri ai quali
montavano la guardia. Poi divennero inseparabili Una sera raccont a Silvio di
aver ceduto il suo posto nellautobus a
un venerabile vecchio. Un momento dopo, un signore era sceso, lasciando libero
un altro posto, ma nessuno sera mosso
per occuparlo, anzi tutti lo avevano incitato con gli occhi a sedere. Questa
commentava Cardarelli la famosa politesse francese: rispondere cortesemente
a una persona cortese. una questione
di dare e avere, e nientaltro. Silvio
obiett che questo fatterello poteva piuttosto citarsi come esempio del senso giuridico, sviluppatissimo nei francesi: a

Cardarelli quel posto spettava di diritto,


perci nessuno aveva osato occuparlo. Il
poeta riusc a convincerlo che si trattava
soltanto di politesse. Qualche sera dopo,
Silvio gli sent raccontare lo stesso fatto La famosa politesse disse Silvio
alla fine. No fece Cardarelli, il senso del diritto, sviluppatissimo in questi
francesi, che sono tutti avvocati Ogni
tanto, Silvio doveva soffrire di essere trattato malissimo.
Pareva allora che il poeta avesse paura
dellamicizia, e persino ribrezzo, come di
una bestia schifosa. I suoi rapporti con
gli uomini sono sempre virili, per non si
possono dire freddi. Pu sembrare
preoccupato di ristabilire le distanze, ma
non per vanit; quasi debba ubbidire, come un astro, alle proprie leggi di gravit, avrebbe detto Jean.
A Parigi, come a Roma, Cardarelli era
un uomo notturno; a Parigi, poi, per
quella sua lentezza pastorale, per quella
sua aria esemplare e dimessa, pareva proprio una statua, scesa, sullimbrunire, a
discutere coi vivi; la statua, naturalmente, di un granduomo, un po dimenticato, forse, in una piazza alberata. E quel
suo indice sempre pronto ad ammonire,
ordinava che gli si servisse un caff in
una tazza, e non in un bicchiere, come si
usava a Parigi. Dopo, a poco a poco, cominciava a rivivere.
Una notte, sul boulevard Saint-Michel
videro una donna seduta su un banco e
come in agguato nellombra. Avvicinandosi, riconobbero che non si trattava della solita vecchia, con il cappellino alla
Toulouse-Lautrec, il volto tumefatto dallassenzio e il fagotto di stracci sotto i
piedi; ma di una ragazza piuttosto bella.
Poteva far pensare a una servetta scampata miracolosamente alla famosa tratta
delle bianche, e perduta in un quartiere
sconosciuto; ma, da vicino, la sua miseria
appariva pi profonda. Le rivolsero la
parola, ma non riuscirono a capire che
cosa facesse l, su un banco, a quellora.
Era veramente una bella ragazza, ma la
sua sporcizia, il suo modo di grattarsi le
gambe e il petto erano spaventevoli; istintivamente, sebbene qualcosa in lei attirasse fortemente, Silvio e Cardarelli si tenevano a qualche passo di distanza. Forse era la sua stessa luridezza, veramente
misteriosa in una citt come Parigi e in
un corpo cos fresco e piacevole. Cardarelli le diede qualche franco. Ma era molto turbato. Disse: Io le donne le guardo
come potrebbe guardarle un pittore, ma
un pittore che sapesse, come diceva il
Tasso, contentarsi di ritrarre le apparenze. Non posso ammettere che si guardino in altro modo, le donne.
Anche quella notte, verso le due o le
tre, finirono in un locale notturno del
Quartiere Latino, tra lUniversit e i vicoletti ciechi e insalubri del sobborgo di
S. Giacomo, a qualche passo dalla Borsa
delle cicche.
Duri e quasi sbirreschi, i passi di Car-

darelli risuonavano sul selciato. Qualche


finestra si chiudeva in un freddo balenio
di vetri. (Una volta, nello stesso quartiere, Silvio aveva avuto la giacca sollevata,
strappata quasi, da un uncino misterioso:
un pescatore di piccioni municipali
aveva ritirato in fretta lamo dissimulato
in una grossa mollica di pane).
Ai Noctambules, Cardarelli attendeva
che si levasse il sole, per poter andarsi a
coricare, e parlava della sua paura. Silvio
cercava di capire che cosa fosse esattamente questa sua paura. La sala era un
calderone; lorchestrina si affannava a
muovere in cadenza quella grossa polenta di smaniosi. E Cardarelli gli diceva
che, la sua, era paura della morte, del
fantasma del padre che lattendeva ogni
sera sulla porta di casa. Ormai, da anni,
non poteva pi chiudere gli occhi che
nella luce rassicurante dellalba. A poco,
a poco Silvio lo vedeva sbiancare, sul divano rosso, sotto gli affreschi della Carmagnola; e non era una sensazione letteraria: quel volto veramente si disfaceva.
A un tratto, e per quanto i suoi propositi fossero pi lucidi che mai, egli aveva
limpressione di vegliare un morto. Le
coppie dei ballerini si fermavano a guardare meravigliate, e un poco anche inorridite, quella che, ai loro occhi gi turbati dal vino e dal continuo rimescolio, doveva apparire quasi una maschera di gesso.
Poi risalirono lentamente il boulevard.
Allimbocco della via Soufflot, Silvio ebbe limpressione di lasciare un cadavere.
Voglio farle una confessione disse il
poeta, tendendogli la mano. Se fossi stato solo, quella ragazza, nonostante il suo
sudiciume, me la sarei portata a letto.
Nella sua luridezza, era pi eccitante duna principessina.
Non vuole tornarsene con me, a Roma? gli aveva chiesto qualche sera dopo

gli diceva che, la sua, era


paura della morte,
del fantasma del padre che
lattendeva ogni sera sulla
porta di casa. Ormai, da anni,
non poteva pi chiudere
gli occhi che nella luce
rassicurante dellalba
Cardarelli. A Parigi se in certe cose pu
credersi momentaneamente allavanguardia, in tutte le altre ha ventanni di ritardo sui suoi coetanei francesi, che hanno
succhiato il genio della Francia dalle
poppe materne. La sua felicit non sar
mai piena, e cos pure la sua infelicit, se
detto che ella debba essere infelice. Si
ricordi di Goethe: solo a Roma ci si sente qualcuno.
Gualtieri di San Lazzaro, Parigi era viva, Mondadori

ANNO VI NUMERO 6 - PAG 4

IL FOGLIO QUOTIDIANO

DOMENICA 7 GENNAIO 2001

Luciana Castellina

Bob Denard

Valentino Zeichen

Gualtieri di San Lazzaro

Abbas

segue dalla prima pagina

Nata a Roma nel 1929, laureata in


Giurisprudenza. Ha militato nella Fgci,
stata radiata dal Partito comunista nel
69 col gruppo del Manifesto, entrata
nel Pdup, rientrata nel Pci e infine
passata a Rifondazione. Negli anni 80
stata tra gli animatori del movimento
pacifista. Giornalista a Paese Sera e al
Manifesto (membro della direzione), ha
successivamente diretto Pace e Guerra e
Liberazione dal 92 al 94. stata deputato ed autrice di vari libri, tra cui
Famiglia e societ e Che c in America. parlamentare europeo.
Michele Anselmi nato nel 1955. Critico cinematografico, ex giornalista
dellUnit, collabora con Panorama.

Nasce a Bordeaux nel 1929. A quindici


anni nella Resistenza, nei primi anni
50 volontario in Indocina, poi poliziotto nel Marocco del protettorato francese. Torna alla vita civile nel 58, fa il
militante a tempo pieno per i gollisti,
poi il rappresentante di elettrodomestici. Nei primi anni 60 si arruola come
mercenario e combatte in Congo a sostegno di Mobutu. Prester i suoi servizi in Africa per un ventennio. Nel 99
stato processato per luccisione del presidente delle Comore, ma stato assolto. Vive a pochi chilometri da Parigi.
Sergio Cantone ha 36 anni. Abita a
Lione, dove giornalista di Euronews.
Si occupa di politica europea.

nato a Fiume nel 1938, vive a Roma


in una baracca (ormai famosa) sulla via
Flaminia. Negli anni 70 stato uno degli iniziatori in Italia delle letture pubbliche di poesia. Il suo primo libro di
versi del 1974, Area di rigore. Nel
1979 esce la seconda raccolta, Ricreazione. Seguono tra gli altri Museo interiore (1987), Gibilterra (1991),
Metafisica tascabile (1997). Ha pubblicato anche un romanzo, Tana per
tutti. presente nellantologia di poesia internazionale in lingua tedesca curata da H. Magnus Enzensberger.
Camillo Langone nato a Potenza.
Scrive per il Giornale e per la Gazzetta del Mezzogiorno.

Emigr a Parigi nel 1924 per restare.


Lavor per brevissimo tempo come galoppino di un corrispondente di un quotidiano milanese. Condivise con gli artisti la bohme di Montparnasse. Tent
senza successo di diventare mercante
darte. Riusc meglio nelleditoria. Nel
marzo del 1938 pubblic il primo numero di XXe sicle, rivista darte destinata a fare epoca. Nel 1939 a Parigi si
concluse lepoca delle riviste e della
bohme. Nel 1949 San Lazzaro vinse il
premio Bagutta con un libro intitolato
Parigi era viva. Vi raccontava in terza
persona la vita e la morte della comunit artistica di Parigi viste con gli occhi
di un suo alter ego di nome Silvio.

Nasce nel 1944 in Iran. Si trasferisce a


Parigi, da dove parte per fotografare i
grandi rivolgimenti politici e sociali del
Terzo Mondo. Documenta il genocidio e
la carestia in Biafra, la fame nel Bangladesh, la guerra in Vietnam, lapartheid in Africa del Sud. Dal 1978 al
1980 segue in Iran la rivoluzione di
Khomeini. Pubblica un libro, lo intitola Iran: La rvolution confisque. Nel
1981 entra alla Magnum. Nel 1987 parte con il proposito di capire i motivi e i
modi della rinascita dellIslam nel mondo. Allah O Akbar (Dio grande): A
Journey through Militant Islam diventa un best seller. Nel 1995 si rimette in
moto per dedicarsi al cristianesimo.

erano convinti che il Sessantotto fosse un


grande moto anticapitalistico capace di
spostare a sinistra gli equilibri sociali. Il
loro disegno non si realizzato, ma bisogna riconoscere alla pasionaria della rivoluzione unesuberanza lucida, e anche,
nel fuoco di quegli anni scalpitanti, il coraggio di misurarsi con un giornalismo
non convenzionale.
Luciana Castellina a intervistare
Horst Mahler, il primo terrorista pentito
della Raf, lei a scrivere un libro sullAmerica, lei a intrecciare le relazioni internazionali pi interessanti di unintera stagione politica, con Yasser Arafat e Willy
Brandt
sempre di corsa, scende e sale dagli
aerei, si batte contro piccole e grandi ingiustizie: in Africa finisce trattenuta dai
sudafricani dellapartheid sulle rive del
fiume Zambesi, a Roma si fa chiudere a
chiave nellanticamera dellambasciata
cecoslovacca per sollecitare la concessione del visto a due anziani coniugi di Praga.
Questo suo attivismo esagerato le attira addosso qualche ironia, c chi la rimprovera di essere una presenzialista che
mette insieme con troppa disinvoltura
lestremismo gruppettaro e le vacanze a
Cortina, le spiagge africane e i movimenti di liberazione, e qualcosa di vero forse c; ma alloccorrenza paga di persona
quella sua attitudine alla scissione, micro
o macro che sia, ma sempre sofferta.
Se sul finire degli anni Sessanta la sbattono fuori dallUnione donne italiane
(Udi) per aver criticato in un convegno la
famiglia, istituzione sacra anche nel mondo comunista italiano predivorzista,
quattro lustri dopo si ritrova attaccata da
sinistra per aver detto: Meglio stare a
casa a fare figli che andare in fabbrica a
fare mattonelle. Che cos: pentimento,
inversione di rotta, piacere della provocazione? Niente di tutto questo, confessa a Sandra Petrignani di Panorama,
ho fatto unaffermazione banalissima,
mai avrei creduto di suscitare un tale vespaio. Marx non ha mai sostenuto che il
lavoro fosse liberatorio. unidea gretta
e volgare, una distorsione banalizzante
degli ideali di sinistra pretendere che una
donna si liberi automaticamente andando a massacrarsi in fabbrica. Tutto qui.
E se le si chiede se contenta di essere
nata donna, risponde: Penso che la mia
vita sarebbe stata pi facile se fossi nata
uomo. Ma, senza togliere nulla alle grandi conquiste dellemancipazione, la vera
svolta nella storia delle donne stata laffermazione della propria differenza. S,
alla fine essere donna mi piace.
Le piace talmente che, con il passare
degli anni, ritrova la voglia di abbigliarsi
con una punta di civettuola femminilit:
tailleur in stile Chanel, camicette rosa o
viola, spille e collane, scarpe eleganti. Il
tono di voce sempre sbrigativo, come
di chi abbia lagenda colma di impegni,
fosse un tempo lemendamento in chiave
anti Nato a una mozione congressuale
del Pci (nel 1986 diede battaglia federazione per federazione, mettendo in difficolt il segretario Natta alla vigilia di un
suo viaggio negli Stati Uniti) e pi di recente la battaglia contro linvadenza economica del cinema hollywoodiano alla
commissione Cultura del Parlamento europeo (nel ruolo di se stessa recita anche
in un film, fingendo di litigare con alcuni suoi colleghi eurodeputati).
Ma probabile che anche linstancabile Castellina abbia finito col sentire su di
s luntuosa presenza di un potere governativo di centrosinistra che rifiuta lutopia, i passaggi epocali, e pratica volentieri il piccolo cabotaggio o la retorica nazionale, specie quando c da difendere
ai festival internazionali, a Cannes, Venezia oppure Berlino, le ragioni dei nostri
autori cinematografici. Sono delusa, volevo cambiare il mondo e non ci sono
riuscita, diceva in quel film, il cui titolo
recita, forse non a caso, a cest vraiment toi. Fosse o no una battuta del copione, meglio di cos non poteva rappresentarla.

IL FOGLIO quotidiano
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