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006 Dom 07-01-01
006 Dom 07-01-01
ANNO VI NUMERO 6
quotidiano
TEL 02/771295.1 - SPED. ABB. POST. - 45% - ART. 2 COMMA 20/b LEGGE 662/96 - FIL. MILANO
vizi e virt
Razionalit
Guardi, sono del segno della
Vergine, ascendente Leone, e da
quello che mi hanno detto un
paio di astrologi sono per natura troppo razionale e analitico
per credere in queste cose.
Keanu Reeves, attore. Alla Repubblica.
Soddisfazione
La coltellata quella che d pi
soddisfazione, un tempo si usavano le costate del capretto,
sembrava proprio di infilzare
carne umana. Oggi con il lattice
di Salvietti si ha la stessa sensazione. Dario Argento, regista.
Alla Repubblica.
Riservatezza
Nella mia vita tutto esposto
allo sguardo altrui. Almeno il
corpo vorrei tenerlo nascosto.
Maria Grazia Cucinotta, attrice.
Al Messaggero.
Sprovvedutezza
Il pi bel capitolo del mio primo libro lo diedi da leggere a
Luigi Manconi, il senatore, e non
lho pi visto. Francesco Guccini, cantautore. Al Giornale.
Narcisismo
Succede a certi politici in carica, da ambedue le parti, quello
che capita ai ballerini. Si guardano troppo allo specchio. un
danno terribile. Un ballerino
pu servirsi dello specchio. Ma
se vi si guarda troppo, beh, allora finito. Carla Fracci, ballerina. Al Giorno.
Bellezza
Non ero bello. Avevo una faccia da bambino. Ma ero carino.
Cos carino che le attrici non volevano lavorare con me. Roger
Moore, attore. Al Daily Telegraph.
Epica
Soprattutto se si pensa a quanto erano state altisonanti le promesse di un anno fa, suggerite
dalla scadenza millenaria e dallepica suggestione di appartenenza a una svolta epocale. Mina Mazzini, opinionista. Sulla
Stampa.
Verit
Uomini pubblici che abbiano
davvero a cuore laccertamento
della verit non si rivolgono a
una ditta privata che disattiva le
microspie, ma a noi. Gerardo
DAmbrosio, procuratore capo.
Al Corriere della Sera.
Inconsapevolezza
Vuole la verit? Sono sempre
stata inconsapevole del mio potenziale sessuale. Francesca
Dellera. A Panorama.
Preveggenza
Non credo, e vorrei tanto sbagliarmi, che le grandi questioni
aperte nel mondo troveranno
una soluzione. Maurizio Costanzo, opinionista. Sul Messaggero.
Paura
Con Shakespeare bisogna lasciare lego fuori dalla porta.
una cosa che spaventa un po.
Daniel Craig, attore, al daily Telegraph.
Prostituzione
Ho lasciato quella succursale di
macelleria e prostituzione (il cinema). Ingmar Bergman, gi regista. Al Giorno.
Concentrazione
Lesercito quotidiano di miliardari da quiz, cui non chiesto di
essere capitalisti borghesi e neppure intellettuali ribelli, ma solo
di saper scegliere tra smorfie di
concentrazione pensierosa tra
Calcutta, Bergamo, Parigi e Roma, quale sia la capitale italiana
(e se leghisti, guai a dirgli che
Bergamo non la risposta giusta). Natalia Aspesi, giornalista.
Sulla Repubblica.
Luciana Castellina, la
ragazza con la valigia
della sinistra glamour
Michele Anselmi
Eleganza
Sono talmente brutti (i politici,
ndr) che chi se li piglia. Forse
Rutelli vale la pena, un belluomo, si veste bene. Ma non so
fino a che punto. Antonella Del
Lago, pornostar. Al Giorno.
Melomania
Mi provo a immaginare un personale mio suicidio con fonografo. Guido Ceronetti. Sulla
Repubblica.
Esperienza
La mia vita di coppia cos felice che ho temuto di non saper
interpretare il personaggio del
film e tirare fuori la rabbia e le
frustrazioni che la storia richiedeva. Fortuna che alcune esperienze sentimentali mi sono state molto utili. Michelle Pfeiffer,
attrice. AllEspresso.
Inesperienza
Ero ingenua, inesperta: era fatale che finissi vittima degli scaltri e dei cinici. La stessa. Al
Giornale.
e la ricorda ancora quella manganellatura, nel bel mezzo delle manifestazioni pacifiste di Comiso, anno
1983: non fu affatto piacevole, per una signora di 53 anni, ritrovarsi ricoverata e in
prognosi per due settimane e mezzo, piena di lividi. Chiunque altro, specie se cos in vista nel mondo della politica,
avrebbe indossato i panni delleroe della
democrazia pestato dal Potere. Luciana
Castellina la prese come uno dei rischi
del suo mestiere, il mestiere della rivoluzionaria rompiscatole pronta a correre
dovunque per la causa.
Prima e dopo lo strappo del Manifesto, delle rivoluzionarie dItalia stata la
pi bella e la pi corteggiata, ma anche la
pi avventuriera e la pi tormentata. Oggi, a 70 anni, reduce da un intervento al
ginocchio che lha fatta un po soffrire
(ma non quanto le legnate della polizia in
Sicilia), presiede battagliera Italia Cinema, un organismo pubblico che si occupa, con qualche affanno, di promuovere
allestero i nostri film. Una passione,
quella per la cinematografia italiana, nata sui banchi di Strasburgo, dove fu a
lungo europarlamentare e presidente della commissione Cultura, che lei gestisce
con un certo piglio manageriale, oltre che
presenzialista. Il professor Orio Caldiron
le ha rimproverato, citando Fellini, una
totale sconosciutezza della materia, ma
lei non se l presa pi di tanto, impegnata com, in nome della cosiddetta
eccezione culturale, a organizzare incontri dovunque in Europa, a polemizzare (e far pace) con Tinto Brass a Palm
Springs, a frequentare feste, a pilotare accordi con la Rai, a difendere anche a colpi di comunicati il buon nome del nostro
acciaccato cinema dautore.
possibile che il cinema sia, per lei,
una continuazione della politica in altre
(ma fu contro Bertinotti allepoca del governo Dini), infine di nuovo vicina agli
ex compagni del Pci, nel frattempo divenuto Pds e poi Ds.
Diversa da Rossana Rossanda, algida,
sofisticata e ultraintellettuale, Luciana
Castellina porta sin dallinizio nel suo impegno un furore militante che sembra
perfino stridere con le origini altoborghesi, o che forse invece ne discende armoniosamente. Conosce le lingue, sa
guardare politicamente oltre i ristretti
confini italiani, benestante; ma anche
una ragazzaccia indipendente che, ad
ascoltare chi la conosce, detesta i riti di
una certa sinistra aristocratica. Basta dare uno sguardo alla sua biografia, ripercorsa qualche anno fa dal giornalista Filippo Ceccarelli, per scoprire episodi bizzarri, che anticipano il suo modo irruente, appassionato, a tratti ingenuo, di intendere la politica.
Da ragazza si mette in testa di aderire
alle Brigate del lavoro nella Jugoslavia
del maresciallo Tito e, in attesa di arrivarci in autostop con tre compagni inglesi, finisce a Praga, al Congresso internazionale degli studenti, dove irrita il pudico Enrico Berlinguer con le sue mutande
e i suoi reggipetti appesi nella stanza. Pi
tardi finisce in questura per aver manifestato contro il film Rommel, la volpe del
deserto. Viene arrestata, incinta, per
aver distribuito un volantino senza autorizzazione, si becca un processo per gli
incidenti di Piazza Santi Apostoli, vola in
Grecia dopo il golpe dei colonnelli e si ritrova trattenuta per qualche giorno dai
gendarmi del posto.
Di sicuro una donna che non si risparmia. Anche in amore. Pi nasconde le
forme prorompenti, pi risparmia in sorrisi e modi gentili per aderire ai clich
maschili, pi i suoi compagni di partito
perdono la testa per lei. Quasi una maledizione. A un congresso di studenti universitari, dove partecipa in veste di dirigente della Fgci, viene accolta da un boato, al grido di Passerella! Passerella!.
Di l a poco sposa, sotto lo sguardo niente affatto beneaugurante di Togliatti in
persona, il giovane dirigente ingraiano
Alfredo Reichlin, con il quale far due fi-
IL FOGLIO QUOTIDIANO
re il tentativo secessionista degli ibo biafrani per un caso umanitario, uno dei primi della storia. Al nostro tocc organizzare laspetto militare, mentre il giovane
Kouchener si fece le ossa come medico.
Due eroi senza macchia e senza paura,
per i giornali: il guerriero e il dottore che
collaborano per salvare un popolo martire. Fin come le altre volte: nel 69 la
Francia decise di mollare, Denard se ne
torn a casa con 100 mila dollari guadagnati sul campo. Del Biafra si cess di
parlare, ma lAfrica offriva mille altre avventure. La decolonizzazione diede lavoro ai mercenari per tutti gli anni 70. Denard in prima fila. Ormai lenigmatico
comandante Bob, come lo chiamano i
giornali, una vera autorit: croce per la
gauche, sempre pronta a scandalizzarsi,
delizia per i media affamati di personaggi da bande dessine.
Lepopea di Bob lenigmatico, di Denard il corsaro si conclusa nella primavera del 1999, in una sezione penale del
tribunale di Parigi. Con limputazione di
omicidio del presidente delle Isole Comore, Abdallah. Unaccusa ridicola,
avevo organizzato io il golpe per farlo andare al potere, rovesciando un regime
maoista che stava divorando larcipelago
dellOceano Indiano. Lultima impresa
di Denard un colpo di mano degno di
Ken Follet: siamo nel 1978, un gruppo di
mercenari conquista la capitale dellisola,
rovescia il regime e insedia un presidente fantoccio, Abdallah, nelle mani di Denard e di suoi, divenuti la guardia presidenziale. Alla morte di Abdallah, nel
1989, Parigi vorrebbe sloggiare Denard e
chiudere il capitolo, ma tra un imbarazzo e laltro passa un lustro prima che lordine parta davvero. Non si pu nemmeno parlare di resa: era naturale che eseguissi gli ordini. Abbandonai le Comore
e me ne tornai a casa.
Anche nel 99 qualche vecchio amico
del Quai dOrsay lha tolto dai guai, il tribunale lo ha assolto per non avere commesso il fatto. Bob Denard esce di scena,
se ne va zoppicando: Sono vecchie ferite di guerra, ogni tanto si fanno sentire.
Sale su una Citren Xantia rossa fiammante, come un tramonto africano.
Valentino Zeichen,
poeta quasi postumo
in baracca e sandali
Camillo Langone
funghi secchi non sanno pi di
niente, subiscono troppi lavaggi.
Colpa della gente che non vuole
sentire la sabbia sotto i denti. Ma proprio quella che mi piace: la sabbia della
clessidra. In lui, barocco postumo, la
clessidra metafora abituale. Altra metafora il teschio. Altra ancora la colonna romana giacente a terra, inerte perch
trattenuta dalla forza/ di gravit storica/
pi potente dellanaloga/ legge della fisica. Valentino Zeichen un nostalgico
dellImpero ma non di quello austroungarico, proprio dellImpero per eccellenza morto e sepolto quattordici e passa secoli prima della sua nascita. Sembra che
certe appartenenze siano pi tenaci fra i
poeti della frontiera, l dove incombe
lappartenenza altrui. Zeichen fiumano,
vale a dire esule. Il cognome in tedesco
sta per segno e senza scomodare il nomen omen veste bene un poeta dal gesto
attoriale rodato in decenni di letture
pubbliche, di cui riconosciuto campione. Anche le sue poesie sono disegno, la
cui secca morale disdegna il colore, inteso come sentimentale.
Ma di sangue tedesco probabilmente
non ne ha una goccia. La madre, tanto
per cominciare, era dlmata di Spalato. Il
nonno paterno, per continuare, era un
orfanello triestino a cui in anni asburgici
venne imposto un cognome tedescofono,
forse di un benefattore o forse di invenzione, puro contrassegno. Ancora pi
grottesco ne risulta il Zaichen, si dice Za-i-c-h-e-n! ringhiato dalla genia di quei
critici che hanno letto tutto ma nulla sanno del criticato, con il quale non hanno
mai bevuto un bicchiere. E cos, a forza
di pronunciarlo alla tedesca, si sono convinti che sia poeta mitteleuropeo. Certe
sue poesie militari hanno dato pretesto a
democratici che confondono Fiume con
Vienna e Vienna con Berlino di etichettarlo come nazista. Pronunciandolo invece allitaliana, come si scrive, Zeichen viene restituito alla sua vera dimensione di
imperialista romano.
Nel 1945 molte cose a molte cose dissero addio. Sulle rive del Quarnaro, quellanno, morirono sia la mamma sia lItalia, facendo del nipote dellorfano triestino un orfano al quadrato. Deve sloggiare, quindi, e scendere a Roma insieme al
padre che a Fiume aveva un vivaio (confiscato dagli slavi) e nellUrbe si adatta a
fare il giardiniere comunale. Sceglie la libert prima ancora della poesia e si arrangia con lavori saltuari, muratore, fattorino, lavapiatti, verniciatore. Va a vivere nella famosa baracca di via Flaminia,
alloggio schifoso e indirizzo prestigioso,
fra la Marina militare e la collina verde di
Villa Strohl-Fern. Oggi pi famosa della Baita Segantini o della tenda di Nobile al Polo, visto che ogni articolo su di lui
comincia con la descrizione del pittoresco abituro. Il risultato la riduzione a
caso umano di un poeta che disprezza
come nessun altro lumanit, lumanitarismo e forse anche lumanesimo.
Gente che vive in appartamenti ben riscaldati ha osato dire che non deve essere poi cos scomodo, il tugurio: Cha
pure il bagno. Pariolini e olgiatari hanno messo in giro la voce che sia una scelta snobistica, che lo faccia apposta. Basta
chiederglielo, il motivo, e lui risponde:
Vivo qui perch non ho soldi. Continuer a farlo perch la Bacchelli non vie-
la dimostrazione vivente
di come ci si riduca a fare
davvero poesia. Se ci fosse
ancora un bambino che
da grande vuole fare il poeta
la mamma dovrebbe portarlo
nella mitica baracca:
Vedi cosa ti succede se non
ubbidisci Zeichen
un paria perch la poesia
una pratica asociale
ne data ai poeti eroici, a chi ha sfidato i
colleghi lamentosi con linno ai maiali incursori della Marina da guerra. E comunque, nel caso, sono gi pronti i maramaldi: Ci doveva pensare da giovane,
invece di andarsene a spasso. Ma Zeichen non un grafomane, non sar mai
un operaio dellOlivetti. Crede nel verso
perch leggero, agile, veloce. poeta
puro come un cristallo, fa solo quello:
non insegna, non pontifica sui giornali,
non dirige collane, non ha stipendi n sinecure. la dimostrazione vivente di come ci si riduca a fare davvero poesia.
Se ci fosse ancora un bambino che da
grande vuole fare il poeta la mamma dovrebbe portarlo nella mitica baracca:
IL FOGLIO QUOTIDIANO
poter dire ancora qualcosa. Le vuole difendere dai neoromani, indigeni o invasori che siano, in ogni caso ormai del
tutto alieni: Straniero, se ti aggiri/ dentro al Circo Massimo/ guarda dove metti i piedi/ e non calpestare lerba. Quei
fili, per via animistica, potrebbero essere
ci che rinasce/ dellantica plebe. Pi
passa il tempo e pi vede con precisione
la grandezza dellimpero. O ancor meglio
dellidea imperiale, il contrario di quella
nazionale suolo e sangue.
Lultimo manifesto zeicheniano Deitalianizzare la Romanit, strappare allItalia immeritevole e restituire allEuropa
il sogno di una civilt universale con
ununica lingua, un solo diritto e un gran
numero di strade che disposte a raggiera
connettono la Capitale al mondo. Vie
del pensiero, scrive nella dedica che
traccia una colleganza fra chi abita sulla
Flaminia e chi abita sullEmilia, primo
nucleo di una futura setta di residenti
sulle consolari. A questo punto anche il
poeta a-sentimentale si fa prendere dal
sentimento della fine e dellimpotenza:
Di un impero che durato otto secoli,
delle gesta e dei sacrifici di milioni di uomini, non rimasto che qualche rudere.
Affermazioni come questa spiegano il
malocchio con cui viene guardato della
critica di potere, che gi aveva mal digerito Pagine di gloria e Gibilterra,
raccolte fastidiose fin dai titoli. Come gi
visto per Ezra Pound si apprezza la poesia ma a patto di distinguerla dal poeta,
intorno al quale si organizza una sorta di
cordone sanitario. Ma se non vivesse in
una baracca, se non fosse cos inerme e
cos misero, non gli perdonerebbero
neanche i libri. Senza lalibi della stramberia sarebbe scattato il ma chi si crede
di essere, lastra tombale che viene fatta
precipitare su ogni pensatore in proprio.
Poeta francescano (famosi i suoi sandali),
Zeichen sa che la libert passa dalla povert. Senza famiglia e senza impero, orfano, postumo, esule, ormai pu permettersi tutto. Parlare di politica internazionale, mass media, genetica mentre cerca
il peperoncino nel bugigattolo che funge
da cucina. Mescolare la verdura sul fornello da campo e nel contempo elaborare un nuovo detto che descriva la nostra
decadenza: Noi importiamo brevetti ed
esportiamo idee umanitarie. Chiedere
che gli si trovi, quando sente che uno viene da Reggio Emilia, non una rara boccetta di balsamico ma un catalogo Caproni, sugli aerei da combattimento lass
prodotti durante lultima guerra. Pretesto
per un discorso che dura per tutta la Flaminia da casa sua a Piazza del Popolo,
concluso tra le fontane del Valadier con
un Balbo che era s un eroe e un trasvolatore e quantaltro ma di aeronautica
non capiva niente. Ah, se Italo avesse saputo che lidrovolante era superato, se
Marco Aurelio quellanno non fosse andato a Vindobona, chiss, forse non tutte le cose ci avrebbero detto addio.
Vincenzo Cardarelli,
statua di granduomo
insonne e solitario
Gualtieri di San Lazzaro
l Quartiere Latino, Cardarelli abitava in una stanzetta dellHotel
des Grands Hommes, in piazza
del Panthon. Era contento dellalbergo,
e soddisfatto dellalbergatore, con cui
aveva spesso delle discussioni che poi riferiva; commentandole. Per Cardarelli, la
parola del suo albergatore era la voce
stessa della Francia. Era come se la Provvidenza, per fargli capire cosa fosse la
Francia, gli avesse mandato quel bravuomo. Spiaceva a Cardarelli che il
Panthon fosse veramente, in un paese
IL FOGLIO QUOTIDIANO
Luciana Castellina
Bob Denard
Valentino Zeichen
Abbas
IL FOGLIO quotidiano
ORGANO DELLA CONVENZIONE PER LA GIUSTIZIA