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Prof. G. Fiore
Spazi vettoriali
1.1
commutativita di + in E
(1.1)
associativita di + in E
(1.2)
esiste el. neutro rispetto a +
(1.3)
esiste opposto
(1.4)
associativita di *
(1.5)
distributivita di * risp. a + in E (1.6)
distributivita di * risp. a + in R (1.7)
esiste el. neutro rispetto a
(1.8)
unicita di opposto
(1)x = x
m 6= 0, mx = my
x 6= 0, mx = px
1.2
(0 = 0 + 0 = 0 )
(usa (1.6))
(usa (1.7))
(somma (x)
(da prec. e x + (x) = 0 = x + (x))
(usa (1.7))
(moltiplica per m1 )
(usa (1.7))
y=z
x=y
m=p
Esempi
Figure 1:
Esempio 1.: da prop. geometria euclidea. Def. di +: con regola parallelogramma (Fig.
1 destra) (1.1) ok, o con regola della poligonale (Fig. 2 in alto, pi
u comoda per sommare
pi
u vettori). (1.2), (1.3), (1.4).
Figure 2:
Def. di : a x ha la stessa direzione di x, lunghezza |a| volte, stesso verso se a > 0,
opposto se a < 0
|ab| = |a| |b| lunghezza ok, direzione ok, verso ok
(1.5) ok
(1.6) ok, come guardare tutto con una lente di ingrandimento/rimpicciolimento e dopo
una rotazione di 180 se a < 0.
(1.7) ok, es (1 + 1)x = 2x,
(1.8) ok
Esempio 2: come in 1., ma lorigine e variabile, e sono considerati equivalenti vettori che
trasportati parallelamente coincidono
Esempio 3: simile a 1., 2
Esempi 4, 5: mostra somma e prodotto
Esempio 6: {pn (t) = x0 + x1 t + x2 t2 + ...xn tn }; mostra somma e prodotto
Esempio 7: {p(t) = x0 + x1 t + x2 t2 + ...xn tn + ...}
1.3
(1.9)
(z i ) = (xi ) + (y i)
(z i ) = a(y i )
Ma la corrispondenza biunivoca dipende dalla scelta della base. Esercizi. Per gli esempi 1.,
2., 3., 4. indicare: un sistema linearmente dipendente; un sistema linearmente indipendente;
una base; come si fa la decomposizione (1.9) per gli esempi 1., 2.,
Consideriamo lo spazio vettoriale E2 dei vettori (liberi o con origine prefissata) del piano.
Dati due vettori x, y E2 indichiamo con kxk, kyk le loro rispettive lunghezze (o moduli),
langolo che formano (v. Fig. 3 sinistra).
Si dice loro prodotto scalare il numero reale
x y = kxk kyk cos = kxk y ,
y proiezione ortogonale di y su x
(2.10)
commutativita (simmetria)
x (y + z) = x y + x z
distributivita rispetto a + in E
(a x) y = a (x y) = x (a y)
x 6= 0 x x > 0
positivita,
x x = 0 x = 0,
(2.11)
(linearit
(2.12)
a)
(2.13)
Figure 3:
Definizione 5 Uno spazio vettoriale E si dice euclideo se esiste unapplicazione
(x, y) E E x y R,
che diremo prodotto scalare, tale che le proprieta (2.11-2.13) siano soddisfatte.
Anche lo spazio dei vettori (liberi o con origine prefissata) dello spazio tridimensionale e
euclideo: basta che definiamo il prodotto scalare di due vettori come sopra def. la verifica si
riduce al caso prec., basta considerare il piano contenente x, y.
2.1
Negli esempi 1., 2., 3. il loro significato geometrico e quello di proiezioni rispettivamente
parallelamente e perpendicolarmente agli assi(v. Fig. 3 destra)
Il prodotto scalare `e completamente determinato dalle componenti controvarianti e covarianti, o dalle prime e dai prodotti scalari tra i vettori della base:
xy =
n
X
i=1
xi yi =
n
X
xi y i =
i=1
n
X
i,j=1
xi y j (ei ej ).
Definizione 6 Una base {e1 , ..., en } di uno spazio euclideo si dice ortonormale se
0 se i 6= j
ei ej = Iij :=
.
1 se i = j
(2.15)
Con I abbiamo denotato la matrice identita, con Iij il suo elemento alla i-esima riga e j-esima
colonna (questultimo si indica spesso anche con il simbolo ij ). Si pu`o sempre costruire una
base ortonormale (es. col metodo di ortonormalizzazione di Schmidt).
5
n
X
i=1
xy =
(x ei )ei ,
n
X
xi y i.
(2.16)
(2.17)
i=1
Calcolo vettoriale in E3
Una base (e1 , e2 , e3 ) di E3 (terna) si dice levogira se una vite k e3 si sposta nel semispazio
verso cui punta e3 se ruota nel senso che va da e1 a e2 , destrogira se si sposta nel semispazio
opposto.
Nota: data (e1 , e2 , e3 ) levogira, (ei , ej , ek ) `e levogira se (ijk) e una permutazione ciclica di
(123), destrogira altrimenti.
Ricordiamo la def. del prodotto scalare: u v = kuk kvk cos . Definiamo ora il prodotto
vettoriale: u v e un vettore determinato (v. Fig. 4 sinistra) da:
1. direzione u, v;
2. modulo ku vk = kuk kvk sin (area del parallelogramma);
3. verso tale che (u, v, u v) e levogira.
Proprieta:
u v = 0 se u k v
2.
u v = v u
3.
(u) v = u v
2., 3.
(u + v) w = u w + v w
senza dim.
Figure 4:
6
(3.18)
(3.19)
(3.20)
(3.21)
(3.22)
(u v) w 6= u (v w)
3
P
e1 e2 = e3 ,
e2 e3 = e1 ,
e3 e1 = e2
(3.23)
ui v i )
i=1
e1 e2 e3
u v = det u1 u2 u3
v1 v2 v3
u1 u2 u3
(u v) w = det v 1 v 2 v 3
w1 w2 w3
(3.24)
Tra i vari tipi di vettori liberi ci sono quelli geometrici che congiungono due punti dello
~ noi li indicheremo con il simbolo B A
spazio fisico E3 , p. es. A e B. Anziche con AB
(vettore posizione di B rispetto ad A). Il motivo e che le proprieta geometriche fondamentali
(v. Fig. 5) di questi vettori hanno cos una formulazione banale:
Figure 5:
1. B A = (A B)
2. B A = (B C) + (C A)
3. O En , u En !P En tale che P O = u
7
+(BC)
AC =BD
Si possono quindi sommare e sottrarre i punti. Purche il numero di punti preceduti dal
segno + e il numero di punti preceduti dal segno siano uguali ad ogni membro. Infine,
talvolta si usa anche la notazione B = A + u, che significa per definizione B A = u
La nozione dipunto di un piano o dello spazio fisico 3-dim e forse pi
u intuitiva di quella
di vettore, ma meno semplice da formalizzare. Percio abbiamo prima formalizzato la seconda. Cio permette ora di formalizzare anche la prima, utilizzando le proprieta precedenti.
Definizione 7 Un insieme En si dice uno spazio puntuale affine n-dimensionale associato
ad En se unapplicazione (A, B) En En (B A) En (A origine B estremo) tale
che valgano le proprieta 1., 2., 3.
Dato O En , {ei } base (ortonormale) di En , (O, ei ) siPdice un sistema di riferimento
(ortonormale) in En . P En , i numeri xiP tali che P O = 3i=1 xiP ei si dicono le coordinate
di P in (O, ei ). Percio P
P (xiP ), P (xiP ).
Nota che B A = 3i=1 (xiB xiA )ei .
En si dice euclideo se En e euclideo. Si chiama distanza tra A e B il modulo del vettore
B A:
sX
p
kB Ak = (B A) (B A) =
(xiB xiA )2
i
Figure 6:
Proposizione 2 M Q non varia se sposto P o Q parallelamente a v.
Consideriamo una retta r orientata di versore e e lo scalare
Mr := M Q e
Qr
5.1
n
X
vi
M Q :=
n
X
i=1
i=1
(Pi Q) vi
(5.25)
(5.26)
n
P
i=1
(Pi P Pi + Q) v i = (Q P )
n
P
i=1
(5.27)
v i = (Q P ) R.
(5.28)
Figure 7:
Dati due sistemi , di vettori applicati (puo essere n 6= n ), indichiamo con R, R le
loro risultanti, con M Q , M Q i loro momenti risultanti rispetto al polo Q. Dalla (5.27) segue
che se R = R e M Q = M Q per il particolare polo Q, allora si ha anche M P = M P per ogni
altro polo P .
Definizione 9 Diremo che , sono equivalenti, e scriveremo , se
R = R ,
M Q = M Q.
(5.29)
M Q = 0.
10
(5.30)
Figure 8:
Apprezzeremo pi
u avanti limportanza di queste nozioni: nelle equazioni cardinali della dinamica, che in particolare determinano il moto di un solido, compare solo la risultante R
ed il momento risultante M Q delle forze esterne agenti su esso, quindi pi
u sistemi di forze
equivalenti nel senso (5.29) ne determinano lo stesso moto, in particolare ne determinano la
quiete se vale (5.30); la (5.30) e condizione necessaria per lequilibrio anche di un sistema
S di picorpi. Esempio di applicazione: il Principio della leva di Archimede, h2 = h1 F1 /F2 .
Infatti con riferimento alla Fig. 8,
MO = 0
h1 F1 = h2 F2 ,
R=0
F = F 1 F 2
Proposizione 5 Per ogni e ogni punto P , detti R, M P i corrispondenti risultante e momento risultante, e {(P1 , v), (P2, v)} una delle 6 coppie con momento pari a M P , risulta
{(P, R), (P1 , v), (P2 , v)}.
Scegliendo P1 = P e ponendo u := R + v troviamo il
Corollario 2 {(P, u), (P2 , v)}. Cioe ogni sistema e equivalente a due vettori applicati,
di cui uno ad un punto P arbitrario.
11
Figure 9:
5.2
Campi vettoriali
Una funzione f che ad ogni punto P dello spazio fisico fisico E3 associa un numero reale f (P )
si dice un campo scalare. Un esempio di campo scalare e la pressione [la pressione f (P ) in
P si misura ponendo un barometro nel punto P ]. Poiche, fissato un sistema di riferimento,
il generico punto P `e individuato dalla terna delle sue coordinate (x, y, z), f si puo vedere
anche come una funzione f (x, y, z) di queste tre variabili. Una funzione v che ad ogni punto
P dello spazio associa un vettore v(P ) si dice un campo vettoriale. Un esempio di campo
vettoriale e la densita di forza peso in un corpo esteso.
Un sistema di n vettori applicati si puo vedere come un campo vettoriale discreto, cioe
che associa solo agli n punti P = Pi dei vettori v(Pi ) = v i 6= 0, mentre v(P ) = 0 se P 6= Pi .
Invece in generale in un campo vettoriale continuo v(P ) 6= 0 per infiniti punti P .
La risultante e il momento risultante di un campo vettoriale v(P ) continuo si introducono
sostituendo alle sommatorie degli integrali sul supporto V di v(P ) (v. Fig. 9):
Z
Z
dV (P Q) v(P )
dV v(P )
M Q :=
(5.31)
R :=
V
Queste definizioni si possono vedere come limite delle (5.25). Si divide il supporto di v(P )
[la regione V in cui v(P ) 6= 0] in tanti volumetti di volume dV ; detto n il loro numero, li
enumeriamo con i = 1, 2, ..., n, indichiamo con Pi i loro centri, poniamo v i v(Pi )dV . Nel
limite in cui dV 0, n e le somme (5.25) diventano gli integrali (5.31). I teoremi
dellanalisi assicurano lesistenza di questo limite e la sua indipendenza dalla particolare
partizione di V , sotto opportune ipotesi di regolarita di v(P ).
I risultati e le definizioni 5.29, 5.30, 5.26, 5.27, continuano a valere, perche si ottengono da
quelli relativi al caso di sistemi finiti facendo questo limite di entrambi i membri. Cos` sar`a
anche per gli altri risultati. Per brevita di scrittura nel seguito parleremo semplicemente di
campi vettoriali sia che si tratti di un sistema finito di vettori applicati, sia di un campo
vettoriale continuo.
5.3
T := R M P
`e indipendente dal polo P e percio viene detto invariante scalare del campo vettoriale .
Se R 6= 0 linvarianza di T equivale a dire che nella decomposizione di M P in un componente L k R ed uno M P R (v. Fig. 10 sinistra) il primo `e indipendente da P :
M P = L + M P .
(5.33)
Figure 10:
Inoltre L = Lvers(R) =
TR
,
R2
| M A = L}.
(5.34)
Proposizione 6 A `e una retta k R detta asse centrale (v. Fig. 10 destra). A A risulta
M A = L = RT2 R. Per ogni punto P risulta
M P = L + (A P ) R,
A A.
(5.35)
13
x
0 = MAx = MQ
(yQ yA )Rz
y
MQ
yA = yQ +
Rz
x
MQ
Rz
R
T
individua una retta A k ~z k R, come annunciato. R
e un versore k L, per cui L = (L R
R `
R ) R = R2 R.
Infine, prendendo Q A A la (5.27) diventa (5.35). I due termini a secondo membro sono ortogonali, e
il secondo si annulla se e solo se P A, quindi A `e anche il luogo dei punti A E3 in cui M A k R oppure
M A = 0, ed il luogo dei punti A E3 in cui M A `e minimo.
{(A, R)},
T =0
(5.36)
oppure R = 0
coppia di momento L.
Per dimostrare le implicazioni basta usare la proposizione 5. Si verifica T = 0 in particolare per i segg. tre casi: 1. un sistema di vettori che soddisfa le ipotesi del teorema di
Varignon; 2. un sistema di vettori piano (sez. 5.4), 3. un sistema di vettori paralleli (sez.
5.5).
5.4
si dice piano se esiste un piano tale che Pi e vi k per tutti gli i = 1, 2, ..., n.
In questo caso evidentemente R k , mentre per Q si ha (Pi Q) k , da cui
(Pi Q) v i e M Q . Quindi anche in questo caso T = 0, e vale limplicazione (5.36).
Se R 6= 0 lasse centrale sara quindi caratterizzato dalla condizione M A = 0, la cui unica
componente non identicamente soddisfatta, cio`e quella (che sceglieremo come z) perpendicolare al piano, individuera nel piano xy A come la retta di equazione
0 = MAz = MOz + yA Rx xA Ry ,
(5.37)
Figure 11:
5.5
i=1
(5.39)
1X
i (Pi O)
C O :=
i=1
(5.40)
`e indipendente dalla scelta di O, e viene detto centro del campo di vettori paralleli
Lutilita di questa definizione e che (5.39) assume una forma analoga al teorema di
Varignon:
M O = (C O) R.
(5.41)
Inoltre {(C, R)}.
Siccome M C = 0, allora C A. A `e quindi la retta k R k v passante per C.
Il campo dei vettori peso di un sistema S di punti materiali e lesempio pi
u importante di
campo di vettori paralleli con R 6= 0: come v possiamo prendere laccelerazione di gravita g,
come i la massa mi del punto materiale di posizione Pi . In questo caso C si dice baricentro
di S.
15
Si noti che v non compare nella definizione (5.40) e quindi C rimane invariato se ruoto v,
cio`e lo sostituisco con un altro vettore v [quindi posso determinare C anche come intersezione
C = A(v) A(v )]. Nellesempio precedente cio corrisponde al fatto che la posizione del
baricentro di un solido non dipende da come S e orientato rispetto alla verticale (la direzione
di g).
Dalla (5.40) seguono immediatamente anche la proprieta di appartenenza,
nr
retta r
i
Pi
C
(5.42)
piano
nr
(basta prendere rispettivamente O
), e linvarianza di Ca seguito della sostituzione
i i. Nellesempio dei vettori peso cio implica che il baricentro di una sistema materiale
continuo omogeneo S, e cio`e di densita di massa costante, e indipendente dal valore di
questultima e dipende solo dalla geometria di S (ad es il baricentro di una sfera/cubo di
legno e lo stesso di una di ferro).
Determiniamo il centro di un sistema di due vettori paralleli. Prendendo O C trovo
kC P1 k 2
2
=
C P1 = (C P2 ),
.
(5.43)
1
kC P2 k 1
Figure 12:
Di qui e evidente che (v. Fig. 12):
1. C retta passante per P1 , P2 , allinterno/esterno del segmento P1 P2 a seconda che
1 , 2 siano concordi/discordi, e pi
u vicino al punto Pi con |i| maggiore;
2. pi
u precisamente, nel punto C ad una distanza da P1 data dalla (5.43)2, o da (5.44)2 .
Prendendo O P1 trovo invece
2
C P1 = (P2 P1 ),
2
kC P1 k = kP2 P1 k.
(5.44)
Figure 13:
5.6
Esercizi
5. Determinare analiticamente risultante, momento risultante rispetto allorigine, invariante scalare, asse centrale A del sistema (non piano)
:= {(P1 , v1 ), (P2, v 2 ), (P3 , v 3 ), (P4 , v4 )},
ove P1 (0, 0, 0), P2 (2, 0, 0), P3 (1, 1, 0), P4 (0, 1, 2) e v 1 (2, 1, 0), v 2 (0, 1, 0),
v 3 (2, 0, 0), v4 (0, 1, 0) in unopportuna terna di riferimento (O, i, j, k) prefissata.
Trovare una coppia {(Q1 , u), (Q2 , u)} tale che
{(A, R), (Q1 , u), (Q2 , u)}.
18