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PRIMO PIANO
BONIFICA RADA DI AUGUSTA, IL TAR HA DECISO
"Il procedimento della bonifica della Rada di Augusta,comprese le zone a terra, dovrà essere interamente rinnovato nel rispetto integrale delle prescrizioni di legge ". I magistrati hanno accolto le tesi
delle aziende petrolchimiche, hanno ,inoltre, accertato le contraddizioni e le insufficienze dell'istruttoria e dei provvedimenti come la discussa "limitazione dela traffico navale nella rada".
21 luglio 2007 - "Denunciando la violazione della normativavigenti, le aziende ricorrenti
lamentano che la pubblica autorità, con gli atti impugnati, avrebbe imposto loro oneri di
bonifica non dovuti, in quanto relativi a fattori di inquinamento non ascrivibili a loro
responsabilità o produzione e quindi senza che siano state previamente accertate le
specifiche responsabilità dell'inquinamento" ,inoltre si legge nella sentenza del tribunale
amministrativo di Catania, che "il ministero Ambiente avrebbe imposto tali obblighi
traendoli da una pianificazione della bonifica incompleta o comunque insufficiente" e che "la
tipologia e le modalità degli interventi come imposti dal ministero, sarebbero affidati a
tecniche non efficienti, non efficaci , comunque irrealizzabili e come tali anche pericolosi per
l'ambiente e per la salute umana". Di conseguenza i giudici Vincenzo Zingales, Rosalia
Messina e Salvatore Gatto ,della prima sezione del tar di Catania hanno emesso la
sentenza : "I ricorsi riuniti sono fondati e come tali devono essere accolti, con il
conseguente annullamento dei provvedimenti impugnati". Una sentenza ,attesa, che
rigetta la tesi del ministero per l'Ambiente e dei Comuni. Il ricorso delle aziende è stato
accettato, si tratta di una sentenza che spazza via i fiumi di parole che sono state dette e
scritte in questi ultimi anni durante riunioni, tavole rotonde, conferenze di servizi. In circa
250 pagine sono racchiuse tutte le motivazioni dei giudici che riportano indietro l'orologio
di alcuni anni, da quando cioè si è iniziato a parlare della famigerata "bonifica della rada di
Augusta".
Nella camera di consiglio dell' 8 novembre 2005, ricordiamo, il Tar aveva accolto le
domande cautelari proposte con alcuni dei ricorsi delle aziende che si sono costituite contro il paventato "blocco delle attività portuali" per procedere alla bonifica
dei fondali contaminati. L'11 maggio 2006, i giudici hanno accolto le domande cautelari così come nella seduta del 7 dicembre 2006 fissando la trattazione nel
merito l'8 febbraio 2007. Durante l'udienza pubblica il Collegio ha disposto il rinvio all'udienza pubblica del 7 giugno scorso.Nella camera di consiglio dell'8 marzo
2007, è stata concessa la misura cautelare degli atti impugnati fissandone la trattazione nel merito alla Udienza Pubblica del 7 giugno 2007 durante la quale è
stata disposta la riunione di tutti i ricorsi delle aziende attesa la loro evidente interconnessione.
Sull'applicazione del principio "chi inquina paga" i giudici hanno affermato che "deve trovare applicazione in tutti i procedimenti amministrativi in corso" e che
"non può considerarsi legittimo l'accollo indifferenziato delle attività e degli oneri di bonifica di un sito contaminato sui produttori che in esso operano, senza il
preventivo accertamento, con procedimento partecipato, delle relative responsabilità per l'inquinamento riscontrato". Secondo le difese erariali e comunali, quindi,
"le imprese sarebbero tenute a sopportare gli oneri della bonifica per la "responsabilità oggettiva" o per non aver provato di non essere responsabili
dell'inquinamento". Quindi se è vero che le aziende, che attualmente operano nella rada, hanno fatto rilevare di non essere responsabili della contaminazione,
devono altresì provare oggettivamente di non essere responsabili. I giudici hanno quindi deciso che "o l'Amministrazione pubblica accerta la responsabilità
dell'inquinamento o è la stessa Amministrazione che dovrà procedere alla bonifica, per poi operare il recupero delle somme a carico delle imprese, in relazione al
rapporto che esse hanno con il sito bonificato".Poi i giudici esaminano quelle che le aziende definiscono "illegittimità nello svolgimento dell'istruttoria tecnica delle
conferenze dei servizi decisorie del 2005 e del 2006 per incompetenza,eccesso di potere , contraddittorietà, illogicità". Le aziende hanno fatto notare che "tutte
le Conferenze di servizi sinora svolte dal Ministero dell'Ambiente" si basano su dati scientifici incompleti senza contradditorio. Altri ricorsi riguardano la
pianificazione della bonifica e il metodo ,le aziende hanno fatto notare che occorre "un confronto partecipato e condiviso con le imprese operanti nella rada". Il
collegio in merito alle "lamentate insufficienze o inefficienze delle tecniche di dragaggio ambientale e del contenimento fisico delle acque di falda" afferma che "con
riferimento alle tecniche di dragaggio ambientale, non può esimersi dal ribadire quanto già affermato con l'ordinanza numero 1904 del 9 dicembre 2006, in ordine
alla carenza di istruttoria relativamente al rischio che, con la suddetta tecnica di rimozione dei sedimenti per una profondità considerevole e per tutta l'estensione
della Rada di Augusta, possano rimettersi in circolazione depositi di materiale inquinato oramai giacenti sui fondali, con conseguente aggravamento dei rischi
sanitari". Secondo i giudici, quindi, l'iter istruttorio contiene evidenti contraddizioni e che non ha "chiarito né i rischi che il sistema di dragaggio comporta
all'ambiente, né, soprattutto, la destinazione dei prodotti di tale (enorme) attività o l'utilizzazione che di essi si prevede di fare. La mancanza di adeguata
istruttoria, emerge palesemente dalla contraddizione esistente nel complesso delle prescrizioni imposte con i provvedimenti impugnati come il blocco della
navigazione nella Rada che è imposto perché si afferma che il movimento dei natanti causerebbe la risospensione dei sedimenti depositati sui fondali. Ma tale
effetto, non si postula invece per il dragaggio, tecnica sicuramente più invasiva dell'ambiente marino, rispetto al passaggio dei natanti di superficie ". Poi il collegio
ha puntato l'attenzione sulle incognite del procedimento di bonifica :" "incognita" della destinazione e del trattamento degli enormi quantitativi di sedimenti
rimossi dai fondali, nonché dal rischio paventato dagli studi scientifici proposti dalle ricorrenti che il dragaggio rimetta in circolazione le sostanze inquinanti
sedimentate". Sulle illegittimità dell prescrizioni inerenti le limitazioni del traffico in rada, questione che, ricordiamo ha sollevato parecchie critiche tra gli operatori
portuali, il Tar ha chiarito che "nessuna istruttoria ha efficacemente supportato la decisione in esame, essendosi limitata l'Amministrazione procedente ad
"assumere" che sussiste un effetto diretto di risospensione dei sedimenti inquinati per effetto del passaggio delle navi, ma senza accertare in alcun modo entità,
correlazioni e ricadute del medesimo traffico nelle varie zone della Rada. Il Collegio non può che evidenziare nuovamente come il traffico navale, secondo le
Conferenze dei servizi, determinerebbe l'effetto di rimettere in circolazione i sedimenti inquinati depositati sui fondali, mentre tale rischio che determina il blocco
della navigazione nella Rada, non sarebbe, sempre secondo le Conferenze dei servizi, connesso al ben più invasivo, per l'ambiente marino, sistema del dragaggio .
Pertanto, sono illegittime le prescrizioni dettate per limitare la navigazione nella rada di Augusta, come impugnate con i ricorsi delle aziende. Si deve ritenere che -
affermano i giudici - una decisione di tale portata,che incide pesantemente sull'approvigionamento energetico nonchè sui livelli occupazionali dell'intera area, è
affidata, sempre da un punto di vista motivazionale, ad una considerazione di necessità scaturente da ipotesi e non da accertamenti. Le società ricorrenti
comprovano con studi depositati in giudizio, che l'ingresso e l'uscita delle imbarcazioni dalla Rada di Augusta comportano un impatto trascurabile per l'ecosistema,
che anche le manovre di evoluzione ed ormeggio nonché di approccio, accosto e partenza dai pontili non sono in grado in alcun modo di aggravare le condizioni di
emergenza". In conclusione " i risultati degli studi condotti da organismi pubblici dovranno essere comparati con quelli prodotti dalle parti ricorrenti e, nel
contraddittorio tra le parti, l'Autorità procedente dovrà desumere da essi le regole scientifiche. Si ribadisce che, sotto il profilo scientifico, l'istruttoria tecnica va
curata esclusivamente dagli organismi scientifici a ciò abilitati, senza che si possa configurare in alcun modo una interferenza Ministeriale che deleghi, di volta in
volta, singole parti di indagine a differenti organi, o comunque adotti atti volti a predeterminare gli spazi di indagine in maniera tale da precostituire le soluzioni e le
risposte ai quesiti di indagine stessi. il Collegio dispone la "trasmissione della sentenza alla Procura regionale della Corte dei Conti di Palermo" perché valuti se
"sussistano profili di responsabilità dei funzionari o dirigenti pubblici coinvolti, anche in relazione alle spese del presente giudizio". La sentenza è inviata presso la
Procura di Siracusa "al fine di verificare se sussistono estremi materiali di situazioni penalmente rilevanti". Rimangono i dubbi sull'effettiva contaminazione dei
fondali e,soprattutto, sulle cause e i responsabili. Una storia di cui sicuramente si sentirà ancora parlare, da una parte i danni ambientali di un vasto territorio
sacrificato all'industria petrolchimica, dall'altra gli enormi interessi in ballo. Bisognerebbe verificare il bilancio costi/ricavi, mettendo sul piatto della bilancia gli enormi
introiti delle aziende private e pubbliche che si sono succedute in questo ultimo mezzio secolo e i danni causati dalle lavorazioni ad ambiente e salute pubblica. A
meno che non si sia sbagliata anche l'Organizzazione mondiale della sanità in merito alle patologie delle popolazioni e alle malformazioni e moria della fauna e
flora della rada.Gianni D'Anna .

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Last Modified 04/03/2009 12:14:04

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