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x58 a G.C. BROWN - A.E. MUSSETT LA TERRA INACCESSIBILE PATRON EDITORE ‘Titolo originale: The Inaccessible Earth Editore originale: George Allen & Unwin, London ‘Traduzione dall'inglese di Michele Dragoni Copytight © 1981 by G.C. Brown e A.E. Mussett Copyright © 1985 by Pitron editore vis Badini 12, 40127 Quarto Inferiore - Bologna 1 dist di raduzione, di riproduzione e dl adattamento, totale o parziale, con qualsiasi mezzo (compres! i micro films ee copie fotostatiche) sono riservati per tutii Paes. Prima edizione, luglio 1985 Ristampa 543.2 1 0 1989 1988 1987 1986 1985 Copertina di Anna Masia Zamboni ‘Stampato nello Stabilimento Editoriale Patron 40127 Quarto Inferiore - Bologna PRESENTAZIONE DELLA EDIZIONE ITALIANA. Ecco un libro che con rigore scientifico accompagnato da piacevolezza espositiva e britannico humour trata, in insolito e felice connubio, di temi geofisici e geochi- ‘ici della terra solida dopo enorme sviluppo delle conoscenze nell ultimo venten- rio. E uno sviluppo che non impedisce agli Autori, accanto allactto e puntualizean- te ttolo (La Terra inaccessible) di avere, trai molti, un ultimo guizzo di spirito iro- ‘nico nel titolo del pastscriptum (Lo stato di ignoranza) per amabilmente ricordare la, ‘massa di problemi aperti che attendono indagini e scoperte negli anni a venire. ‘A chi vogliamo sia destinato questo libro? Desideriamo considerarto un libro di cultura geologica prima e pit che un testo disciplinare per I'Universita. Proprio perché tale, saré un libro utile agli studenti assai pit amplamente di un usuale testo universitario. Infatti esso potré seguire lo studente di Geoscienze lungo tutto il profilo degli studi e aiutario nei suoi corsi di Mineralogia, Geochimica, Pe- trologia, Geologia, Geofisica. Per lo studente de corst di Geofisica e di Geochimica potra essere in realt@ un ve- ro libro di testo, assai praticabile per importanti eampi capitoli delle due discipline € delle loro connessioni con la Petrologia e la Geologia dinamica e storica. Per i Docenti sara un punto di riferimento da suggerire molte volte ai loro stu- denti, man mano che procede lo sviluppo dei corsi. ‘Non va taciuto lo stimolo culturale e la soddisfazione intellettuale che questo li- bro potra dare agli appassionati, anche non accademici, di cose geologiche. Essi vi troveranno comprensibili molte cose riferite si ad un inaccessibile materiale, ma non ‘ad un inconoscibile alla mente umana, quando questa sappia integrare, come qui @il 6 Presentazione dela edicione italiana caso, conascenze pluri- ed interdisciplinari, induzioni e deduczioni, cucite con it filo dell’incelligenza e della competenza. Ctavpio D'Amico Destinato a studenti di Scienze Geologiche, Scienze Naturali, Ingegneria minera- ria, Geofisica e a persone che desiderino acquisire cultura geologica anche fuori dai ‘canalt accademici. PREFAZIONE ‘Questo libro riguarda la Terra, la sua formazione, evoluzione e, in particolare, it ‘suo stato interno e la sua composizione attuali.B qui che i due grandi rami delle mo- derne scienze della Terra, la geofisica e la geochimica, si incontrano, anche se esse sono raramente insieme nei testi universicar’ allo scopo di fornire una visione unifi- ‘cata dell’interno della Terra. La nostra comprensione dell’interno profondo della Terra é mutata in manie- 1a eccezionale negli ultimi due decenni e, sebbene il futuro ci riservi senza dubbio grandi cambiamenti nella nostra comprensione, ci sono indicazioni che la maggior arte dei progressi consisterd in un consolidamento continuo delle idee attuali, at- traverso una fase di cripulitura», per dirla alla Kuhn. It problema nello scrivere que~ sto libro & stato dunque quello di amalgamare le recenti evidenze, non solo prove- nnienti dalla geofisica e dalla geochimica, ma comprendenti anche parti dell'astronomia, [o studio dei meteoriti e cosi via. F questa ampiezza di fonti che vende Vargomento cost affascinante, ma poiché le informaziont disponibili sono di- ‘sperse in un gran numero di libri e di articoli — gran parte di esse in forma speciali= ‘stiea — esse vengono raramente lette dagli studenti dei corsi di laurea. Poiché i nostri letori designati sono ad un livello di conoscenze generale piutto- sto che specialistico, ct siamo concentrati sulla chiarificazione dei principi fisici ¢ ‘chimict usando ta matematiea in modo parsimonioso. Concetti particolarmente df= ‘Felli, che ci é sembrato importante sviluppare per It ettore pit specialista, sono ri- ‘portatt in corpo minore. D’altra parte, per it ettore meno esperto, alcuni importanti concetti di base, comuni alla maggior parte dei corsi di laurea, sono compendiati nelle Note alla fine del libro. Una lista di «ulterior letturen @ stata posta alla fine dt 8 Prefazione ciascum capitolo. Questa comprende rassegre o test! non specialistiel oppure, quan- ddo questi non sono disponibil,artcolirecenti che forniscono un punto di partenza per avvicinarsi alla letteratura sull'argomento. Coloro che desiderano andare pit in profondicé nell'argomento possono fare uso della bibliografta alla fine del libro, che comprende tutti lavori ctati, esclusi pitt vecchi. Due diagrammi, sono stati ripor- {ati all’inizio e al termine del volume per una immediata consultazione. Se qualeuna delle vedute esposte nel libro non incontra il favore dei nostri colle- ahi, a responsabilica@ soltanto nostra. Ma sei lbro ragaiunge Uobietivo dl fornire tun testo accessibile e generale per gli studenti dell universita, i nostri pi sentitirin- sgraziamenti devono andare a tuti gli amici ecolleghi che ci hanno aiutato con le lo- 10 revision ei loro commenti sulla prima bozza dei capitol; in particolare, Bll Fy- ‘fe, lan Gass, Peter Harris, Aftab Khan, Richard Cooper, Peter Dagley, Peter Fran- ‘is, Bob McConnell, Currie Palmer, Richard Thorpe, Rod Wilson e Brian Windley. Ringraziamo anche le nostre due dattilografe, Pauline Lybert e Sue Hartnett, che ‘hanno preparato risme di datiloscritto, spesso sotto wna notevole pressione da parte degli autor’ impazienti. Infine, G.C.B. ¢ profondamente grato a Joan e ai bambini per [a loro pazienza ei! oro incoraggiamento durante le molte elunghe ore trascorse ‘senza comunicare nel corso della preparazione di questo libro; A.E-M. ringrazia semplicemente per il fato di non avere moglie. Carrroto 1 INTRODUZIONE 1-1. Scopi e obiettivi L’argomento di questo libro é interno della Terra. In sso vengono fornite edi- scusse le possbili risposte a domande quali: di che cosa éfatta la Terra? Come si comporta? In altre parole, quali elementi chimlei sono presenti nelle sue varie partie in che modo essi sono combinati a formare i compost, che a loro volta sono unit in sieme in minerali erocce? E inoltre, quali sono le oro proprieta fisiche: sono liquidi sono conduttori di elettricita, e cosi via? B noto che "interno della Terra & tun sistema dinamico: eid evidenziato dai movimenti osservabil in superficie, quali ‘ad esempio i moti dei continenti ¢ questo dato di fatto pone due importanti quest ‘quali forze e quali processi sono in azione e quanto & eambiata Ia Terra da quando il nostro pianeta si é formato, cirea 4600 milioni di anni (Ma) fa? Desidereremmo dare una risposta a queste ¢ « molte altre domande, ma esiste una difficolta: la magaior parte dellinterno della Terra ¢ inaccessible al campioné mento o all’osservazione diretta, E vero che certe rocce che ora si trovano in superfi- ie, portate in alto lungo i camini kimberlitici (che contengono { diamant) e altri condottivulcanii, sono risaite da profonditd di cirea 200 km; tuttavie, maggiore & la profondita delle regioni di origine, maggiore é Ia probabilitd che tall rocce abbia no subito modificazioni durante fa loro ascesa verso la superficie. E anche 200 km sono soltanto una piccola frazione del raggio della Terra (6370 km); cosi, per quan- to le informazioni forniteci da tali rocee siano preziose, esse sono di gran lunge in- sufficient a rivelarct la costituzione della magior parte dell’interno terrestre. 10 Capito 1 Non c’é una soluzione semplice a questo problema della inaccessibilita I modo i procedere consiste nel mettere insieme informazioni di diverso genere, ed Ia va~ ret delle fonti che rende questo studio cos! affascinante: astronomia, astrofisica, fisica nucleare, fisica planctaria, e inoltre geofisica, geachimica e geologia contri- bbuiscono ciascuna con la propria parte. Spesso, ogni singola informazione riesce $0- lo a limitare il numero delle possibili soluzioni di un problema, ma imponendo con- temporaneamente un numero sufficiente di condizioni possiamo giungere ad una buona approssimazione della reale costituzione della Terra. Ad esempio, si pensa che il nucleo terrestre sia composto principalmente di ferro, perché solo il ferro & sufficientemente denso, ¢ in grado di produrre il campo magnetico terrestre, essen- do un conduttore elettico, e sembra essere sufficientemente abbondante. Nessun al- to materiale pud soddisfare tutti questi requisiti. Tuttavia, prima di discutere le tec- niche che conducono a questi risultati, ci sembra opportuno dare al lettore un’idea dell'indirizzo che abbiamo seguito in questo libro e delle conclusioni a cui perverre- 1.2, «La Terra inaccessibile»: un profilo Allo scopo di semplificare la trattazione dell’argomento, gli autori hanno adot- tato un piano di lavoro (esposto qui sotto), che segue un filo logico, ma che non. coincide necessariamente con quella che é stata Ia precisa evoluzione cronologica delle conoscenze in questo campo. I primo contributo proviene dalla sismotogia, la pitt utile delle discipline singo- le, per quanto riguarda l'interno della Terra. I terremoti generano onde che possono penetrare in profondita nell'interno della Terra, prima di emergere — alla fine ontano dalla loro sorgente. Ci sono diversi tipi di onda sismica ei percorsi che i ‘onda seguono dipendono dal modo in cui le velocita delle onde sismiche terno della Terra; cid, a sua volta, dipende dalle proprieta fisiche dell’interno della Terra. Di conseguenza, tramite una analisi accurata delle registra- zioni sismiche ottenute in numerose stazioni di rilevamento distribuite sulla superfi- terrestre, & possibile dedurre il modo in cui la velocita delle onde sismiche varia allinterno della Terra. II quadro d’insieme che ne deriva é quello di una Terra for- ‘mata da strati concentrici, nella quale la divisione pid sorprendente @il passaggio, a circa meta strada dal centro, da tn solido (i mantello) ad un liquido (il nucleo). Ci sono, tuttavia, moltealtre discontinuit’ o cambiamenti rapidi, alcuni dei quali sono ‘mostrati in Fig. 1, mentre una descrizione pit completa é fornita nellinserto posto alla fine del libro. er scoprire se tali cambiamenti sono dovuti a variazioni di composizione, di ‘temperatura o di altri parametr, studiamo come varia la densita, che ¢Ia grandezza pitt utile che possa essere determinata con ragionevole precisione. I valori della den- sita vengono dedotti combinando le informazioni sismologiche con la conoscenza "1 snradcne cxosta et i TP RE vA DTRANSZI04 asrerio | / Si aEBRe ams ope fer, sete Rees Tie Botta aeatetaat rttristche pein- NUCLEO. eens INTEERO/ oa toro ‘fornito nella seconda pagina di co- — pnd on della massa della Terra, ricavata dalla attrazione gravitazionale che produce, ¢ con la conoscenza del momento di inerzia, determinato dal moto, 0 precessione, dell’asse di rotazione terrestre. La variazione della densit& con la profondit& entro la Terra che ne risulta non determinata in maniera univoca; tuttavia, per la maggior parte delle profondita, ilimiti di indeterminazione sono abbastanza stretti, cosicché possiamo cominciare a chiederci che tipo di materiale possiede la densité calcolata per ogni data profondita. Ovviamente, un grande numero di sostanze diverse possono avere un particolare valore della densita; percid le evidenze puramente fisiche, a cui abbiamo fatto riferi- ‘mento finora, devono essere corroborate da informazioni di altro genere, in base al- Ia possibile composizione chimica della Terra. Ad esempio, Ie eorie correnti riguar- dant la formazione del Sistema Solare avanzano lipotesi che il Sole ei pianeti si sia~ 1no formati dalla condensazione di una nube, o nebulosa, di gas e polvere. I meteori ‘i hanno un ruolo determinante a questo riguardo, perché siritiene che rappresenti no i resti delle fasiiniziali del processo di formazione planetaria. In particolare, pensa che la composizione di alcuni di essi sia notevolmente vicina a quella della ne- bbulosa originaria: in tal caso, essi ci fornirebbero una conoscenza approssimata del- la composizione media della Terra. 2 Capitolo 1 B ben noto dag stud di sismologia che la Terra non é un corpo omogeneo, ma che ali elementi chimici hanno subito un processo di segregazione, o differenziazio ne, al’interno degli strati che abbiamo menzionato prima. C'e una certa discussione riguardo ai tempi di questa segregezione: il punto di vista che raccoglie maggiori consensié che parte della segregazione si sia verificata mentre la Terra era in fase di accrezione e parte in seguito. Nel corso degli ultimi decenni, é stato dimostrato, sul la base di studi della crosta terrestre, che alcuni di questi processi hanno agito nel corso di tutta la storia della Terra, scbbene con intensita deerescente al trascorrere del tempo. Una volta assegnate le condizioni di temperatura e di variazioni di pres- sione all’interno della Terra, si possono usare le sempliciregote della geochimica per predie le combinazioni di elementi chimici che possono coesistere in maniera stabile sotto forma di minerali alle varie profondita. Siamo ora in grado di applicare queste considerazioni di volta in volta a ciascuna regione della Terra, aggiungendovi ogni altra informazione che sia rilevante al riguardo. La prima regione che consideriamo é il nucleo. I! nucleo & composto principal- mente di ferro, ei problemi che rimangono sono: determinare quali piccole quantit& di altri elementi devono essere presenti perché la densita sia in accordo con la varia zione di densitd calcolata in tuto il nucleo; spiegare ’esistenza del nucleo interno solido; rendere conto della sorgente di energia necessaria per produrre il campo ma- smetico terrestre. ‘Muovendoci verso I'esterno, troviamo il mantello, che si ritiene sia molto pitt complesso. Cid & dovuto al fatto che esso contiene rispetto al nucleo, un maggior ‘numero di elementi in quantita abbondantie al fatto che i vari minerali formati da quest elementi mutano la loro strutturacristallina in risposta all variazion di pres- sione edi temperatura. Inoltre nella parte superiore del mantello, il materiale vici- no alla sua temperatura di fusione, il che & importante per due motivi. In primo luo- £0, cid attribuisce a questa parte del mantello una maggiore plasticita, qualora sia soggetta a sforzi prolungati nel tempo, ¢ in secondo Iuogo una frazione del materiale ud fondere e, risalendo alla superficie, dare origine ad attivita ignea. Le propriet plastiche del mantello permettono alla parte pitt esterna e semi-rigida della Terra (la litosfera) di subire spostamenti sia in senso verticale che orizzontale, a causa della convezione termica: cid produce l'innalzamento delle montagne ¢ la deriva dei con- tinenti. Se non fosse per questi moviment, la Terra sarebbe quasi del tutto priva di carattetistiche superficial. La crosta, che é la parte superiore della litosfera, ¢ la regione pit complessa della Terra, perché i fenomeni ciclci di sedimentazione, metamorfismo e attivita ignea a cui sono sottoposti di continuo i suoi materiali possono condurre ad una estrema differenziazione degli elementi chimici. Principalmente attraverso le tecniche della stratigrafia e della petrologia, ci interesseremo alle caratteristiche su larga scala della crosta continentale e ai processi di scambio di calore e di materiali tra la crosta e i ‘mantello superiore. La crosta continentale ha subito una evoluzione irreversible nel corso delle ere geologiche e, probabilmente, & anche cresciuta di volume a spese del Introduzione B ‘mantello superiore. A. causa della crescita ¢ dell'ispessimento della crosta e a causa del ritmo deerescente di produzione del calore da parte del decadimento radioattivo, la costruzione delle montagne ¢ altri grandi processitettonici possono avere mutato loro stile e la loro intensita nel corso dei 4600 Ma di storia della Terra. Cambia- ‘menti nella. composizione dell’ atmosfera, nei tipi di rocce sedimentarie depositate € nella vita stessa si sono accompagnati alla evoluzione della Terra. 1.3. Storia delle idee riguardanti la Terra I resto di questo capitolo riguarda Ia storia della nostra conoscenza della Terra e del suo interno. Durante la storia della scienza, si sono dovuti attendere molti dei pit recenti progressi in fisica, chimica, astronomia e geologia, per giungere ad una comprensione dell'interno della Terra. Tuttavia é notevole il fatto che le scienze del- Ia Terra non sono state un soggetto secondario durante la storia delle idee scientifi che. Esse sono state spesso all’avanguardia ¢ hanno dato origine a controversie, ‘quali quelle tra i sostenitori della creazione spontanea e della evoluzione naturale, ‘oppure tra coloro che adottavano per eta della Terra il valoré ricavato dalla Bibbia e coloro che studiavano Ia radioattivitae i lenti processi geologic. B abituale in questo genere di rassegna fare riferimento agli antichi Cinesi o ai Greci, o anche a civilta pit remote, sel’erudizione é maggiore. Nel nostro caso, ci facciamo ai Greci. Nel periodo compreso tra il 600 ¢ il 200 a.C.., le loro indagini ¢ speculazioni intellettuali furono eccezionalmente ricche: esse hanno avuto una gran- de influenza formativa sulle nostre idee, particolarmente attraverso le opere di Ari- stotele. Le questioni geologiche costituivano solo una piccola parte dei loro interes- si, ma essi compresero che Ia terra poteva essere sommersa dal mare, oppure emer~ ‘ere da esso, Compresero inoltre che i fossili rappresentano organismi che furono sepolti nei mari del passato. Su scala pitt grande, spevano che la Terra é una sferae trovarono il modo di misurarne il raggio con la precisione di qualche per cento. Cre- devano anche nell'esistenza di un fuoco posto al centro della Terra, una credenza che doveva ricorrere parecchie volte nel corso della storia. Il filosofo Aristarco (310-250 2.C.) avanzé persino lipotesi eliocentrica dei moti planetari, malidea non incontré favore cla tcoria goocentrica fu aecettata quasi universalmente fino al XVI secolo. Il ragionamento scientifica dei Greci aveva un punto debole, ¢ cio’ siaffidava in maniera determinante a eleganti soluzioni dedotte in base al puro ragionamento, ti- correndo poco all’osservazione e all'esperimento. Ad esempio, Socrate eaccié un al- lievo dalle sue lezioni di logica, perché questi aveva suggerito che il modo migliore per calcolare il numero dei denti di un cavallo era di aprire la bocca del cavallo contarli, In conseguenza di cid, i Greci non furono in grado di portare molte delle loro idee oltre lo stadio della pura speculazione. Il sistema di pensiero dei Greci fu assimilato dai Romani, ma con la caduta di 4 Capitolo 1 Roma, nel V secolo d.C., andd quasi perduto in Occidente, mentre fu conservato nell"Impero bizantina. Tuttavia, molte di queste conoscenze filtrarono attraverso il ‘mondo islamico e furono alla fine trasmesse all'Occidente insieme con altre cono- scenze, come il sistema decimale, provenienti dall'India. Allinizio, "Europa medie- vale guardava con sospetto a queste conoscenze pagane, ma gradualmente esse furo- no ticonciliate con il pensiero cristiano ad opera dei filosofi scolastic, tra i quali fu preminente (per dimensioni come per intelligenza) Tommaso d’ Aquino (1225-1274). Ne derivd che le opere di Aristotele giunsero ad avere una autoritainferiore soltanto a quella delle Scritture. Questiinflussi culturali che giunsero in Occidente prepara- rono il terreno alla grande esplosione di attivta scientifica, di scoperte edi indagini in tutti i campi, che caratterizzd il Rinascimento. ‘Tuttavia, prima che la scienza come noi Ia conosciamo potesse sbocciare, biso- gnava sfidare il principio della fiducia nella autorita, che veniva invocato per decide- re Ie questioni in discussione; ci volle molto tempo perché si ammettesse che Posservazione diretta pud invalidare le opinioni dichiarate di uomini emin pratica non si@ ancora uniformata del tutto 2 questo precetto!). E difficile per noi comprendere ora la vera natura di questa rivoluzione di pensiero: un estremo atto di fede deve essere stato necessario per indurre a credere nell’indagine razionale uot ni che vivevano in un mondo ritenuto popolato da streghe e ippogrifi, con una mine- ralogia che includeva pietre preziose nelle teste dei rospi. Ma. gradualmente Posservazione fu accettata come arbitro finale. Il polacco Copernico (1473-1553) era uno tra i molti insoddisfatti della teoria geocentrica, che poneva la Terra immobile al centro dell’universo. La versione di ta- Ie teoria allora prevalente era dovuta a Tolomeo, che visse in Egitto trail 90 e il 168, 4.C.. Per spiegare il fatto che talvolta i pianeti sembrano invertire il loro moto attra- verso il cielo (Vedi Fig. 1.2), Tolomeo aveva supposto che essi si muovessero Iungo epicicli. Copernico trasse probabilmente da Aristarco I'idea di un sistema eliocentri- co, fatto che esli ammise in un paragrafo che in seguito cancelld. Al fine di evitare ctitiche da parte della Chiesa per aver spostato la Terra dal centro dell’universo, un amico di Copernico, che era stato incaricato della pubblicazione degli scritti, vi inseri una prefazione nella quale si affermava che la teoria era soltanto un metodo conveniente per semplificare i calcoli! TIdanese Tycho Brahe, che visse dal 1546 al 1601, non accetté la teoria di Coper~ nico, ma — diversamente da Copernico — era un grande osservatore e raccolse dati notevoimente pit precisi di quelli esistenti, preparando in tal modo il terreno al suo assistente tedesco Keplero (1571-1630), il quale efimind gli epicicli fornendo Ie leget del moto dei pianeti sulle orbite ellitiche. Anche Galileo (1564-1642) contribul alla confutazione del sistema tolemaico; a causa di cid, egli cadde in disgrazia presso Vinguisizione italiana, che lo costrinse a rtrattare. Alla sua morte, fu proibita la co- struzione di un monumento in suo onore, nella speranza che egli ele sue opere fosse- ro dimenticati: una speranza vana, perché l'anno della sua morte fu quello della na- scita di Newton in Inghilterra. Introducione 1s ot Q) ri Fig. 1.2-Ilustrazione del epic, ()Poich planed implesan tempi divers a peccorere una ‘volusone atoro al Sole, un planeta, visto dala Terr, appare formate un cappio ne to tow mento, I ntmeri mosrano le posiioni dela Tara e al Mane neg ses itaatlsuccessv, (iprodotio da Siracrre and change di G'S. Garett. © 1960 W.#. Freeman & Co.) (0) Pe spe sare quest caps il sistema tolemsio, che pone la Tera al centro del'univeeo, fee muovere ‘Marte lungo un picoolo cere (pci) che si muove eso sesto store alla Terr (Riprodotto {4 New horlzons in astronomy, seconds edislone, acura di J.C. Brsndt € 8 P. Maren. © 1976 ‘W.H, Freeman & Co) Isaac Newton (1642-1727) portd a compimento questa serie di sviluppi interna- ‘ionali con la sua teoria della gravitazione, in hase alla quale dimostrd che le orbite ellittiche erano una conseguenza naturale del fatto che la forza di attrazione tra due corpi é direttamente proporzionale al prodotto delle loro masse (m) ¢ inversamente proporzionale al quadrato della loro distanza (d), ciot Fern La teoria di Newton fu in parte ispirata dall’opera di William Gilbert, medico della regina Elisabetta I il quale aveva serito il primo trattato di geofsica, un intelligente 16 Capitolo 1 resoconto sul campo magnetico terrestre. Newton non era in grado di verificare la sua teoria della gravitazione in maniera diretta, misurando la piccolissima forza che agisce tra due masse in laboratorio. Tuttavia egli mostrd con Ia teoria che, a causa dell'azione delle forze gravitazionale e centrifuga, la Terra dovrebbe possedere un rigonfiamento equatoriale. Alcuni tentativi di misurare la forma della Terra com- piuti dai Francesi sembrarono dapprima mostrare piuttosto un allungamento lungo Passe di rotazione. Per decidere la questione, I’ Accademia di Francia organizzd spe- dizioni a diverse latitudini nel decennio 1735-1745, e queste dimostrarono in manic +a conclusiva I'esistenza del rigonfiamento. ‘La formulazione da parte di Newton dela teoria della pravitazione ¢ delle leggi = @ dove g é la densita, K é il modulo di compressibilita, che ¢ una misura dello sforzo_ (orza/unita di ore cis mao lune mere un materiale a un volume nil-piceo- Jo, e 4 é la righdta o modulo di taplio, che & una misura dello sTorzo necessario a ceils HEEL mati, Un sie della FT wre ci ede Peon iinGno ecambiano anche di forma materne rants V=MPENIE Ha GR K CHE Le onde S, invece, cambiano soltanto la forma del material. ‘Un esame delle due formule delle Equazioni (2.2) mostra che V» deve essere sem- pie maggiore di Vs, cosicché le onde P provenienti da un terremoto arriveranno sempre prima delle onde Sad una stazione di registrazione sismografiea (si veda In Fig. 2.2) Prima che la loro natura fosse compresa, queste onde venivano semplice- mente chiamate al loro arrivo, «prime e «seconde», ele iniziali Pe S sono rimaste. Tuttavia, pud essere di ato pensare ad esse rispectivamente come onde di pressione e onde di taglio. Una. da conseguenza che possiamo trarre dalle formule é che Je onde § non possono propagarsi in materiali come i liquid, che non oppony (_SiGnza_a cambiamenti di forma e dunque on posseqgono Tig ok, posseggono rigidit em “Questa nozione é importante, perché la utilizderenio pi ‘per dedurre clie parte def nu- cleo terestre& lig @2) lof a aa dis rapidamente al dt sotto della superficie, Per questo sae sno pill lente delle ondeP e delle onde s, hanno aviito wna parte minor ei primi sil dea somotagis sista flOBAI® Opp ton pl voro'e ‘TF'Onde superficiali verranno tratta ‘ancora nella Sezione 2.4. I principale obietivo di questo capitolo¢ Ia deduzione delle velocta Vz e Vea tutte le profonditallintemo della Terra; ctproponiamo inolte di mostrare che interno pud essere suddiviso in zone concentrche disinte, separate da discontinul- {4 o rapide variazioni delle yelocité. Un altro proposito di questo capitolo & Wintrodtcione dati dati pendent dai modul east dalla densi i che ci per- metieri, nel Captolo 3, di quantficare le variarion nella denst visto ce questa conitisee un indizio molto migliore sulla composizone in profondta di quanto non sano le veloctasismiche, (onda P compression! oe ‘mezzo imperturbsto Gace (onda S lunghezza don (© onda di Rayleigh AEE @ onda di Love EEE Fig. 2.1 Quattro tpi di onda sama. (2) Nale onde P, le partielle oseilano avant eine Ingo I irezion di propagazione de moto dele parceled trasversa- le (6) Il oto delle paral ale onde di Rayleigh & pid eomplesso, ma visiao alla superficie & ‘un line vralereograda; (2) ele ondedi Love, érasversale e orizoneale Sia nelle onde di Repel ce ln qui di Love, l movimento dalle particle diminusce oo a profondth dll su peri. (Basso su una Gra in Nuclear explosions and earthquakes the paced vel di B.A. Bolt, © 1976 WH. Freeman & Co.) 26 Captolo2 se (oy reemeo, Germain meriiose, 3 stem 1978 0510, p 7 siz osi2 onde spetitt— mse asia palfrewitrtatninpeene ener iennrenn non sts os16 ois () plsonesoerane, Nova Zemie, URS, 10 aoa 1978 0806, 7 os 0808, sia osi0 Q ! Fi ‘Tempo (min) Fig. 2.2. Regisrazion ssmiche La registrazione superior iarda un terremoto aol 8° dalla stazioe iceventee mostra onde , § superficial. La registsrione inferior riguarda una explo ne russ che, estendo svvenuta a 31° dalla stazine rleevente, permet d vedere chiaramente stivo delle onde PeP.Entrambe Turon regirate ala stzionessmica daUniverié dt Lic ser (CWH nella Foreta di Charnwood, Gran Bretagn, sono state frnte grazie sl Dat. M.A. Khan. (L'acrvo PeP &defnito in Fig. 25g angoli sono epcetral, sotes dll sorgente dal- Ta stasionercevente al eetro dela Trt). 42 2144 Kan 2.2. Deduzione delle velocita delle onde P e S in profondita Dobbiamo innanzitutto comprendere le leggi che regolano Ia propagazione delle onde allinterno della Terra. Una sorgente «puntiforme» di onde sismiche, come tuna esplosione 0 un terremoto, genera onde sismiche che si dipartono radialmente da essa, ma, quando incontrano una regione con densité o proprieta elastiche diver- se, quindi con velocita sismica diversa, questi fronti d'onda sferici vengono distort Tale comportamento é strettamente analogo a quello della luce e, come per Ia luce, & 4i solito pit conveniente pensare in termini di raggi piuttosto che in termini di fromti Meontributo dela sismologia 2 Fig. 2.3-Rirarioneeriflessone dl onde sismiche. (a) Onde parle entreno in un materiale ne (ie a elcid delle onde ¢ pi aia. Cif sl che | frou onda — ugualmencedicanzia nel ‘tempo ~rallestino, cosierh i tempo per andare da Ba Déuguale« quelo de Aa C. (b) Partco: lar rag dvrgono da una sorgeatepuntiforme e vengono rift alla superficie di separazione. Tut obbediscono alla legge sn. /sinls= V/V, dove Ve Vs sono le veloc nel sat supeio- re einfeiorerispetivamente in agg ci sono i raggi ies, cosiche non tutta eneraia bra Sessa aucaverso la superficie onda, dove per raggio si intende il percorso seguito da una piccola sezione del fronte d’onda, come illustrato in Fig. 2.3. La sezione AB del fronte d’onda si sposta in CD, dove ACe BD sono in proporzione a Ve V, le velocita sismiche nei due ma- teriali, cosicché si pud scrivere sin _ AC/BC AC sa sink, ~ BD/BC “BD ~ V." Questa # la regola base che governa il fenomeno della rifrazione alla superficie di se- parazione tra due materiali ed & analoga alla legge di Snell in ottica. Nella Terra, la maggior parte dei cambiamenti di velocita hanno luogo in manie- +a continua, piuttosto che in modo brusco su superficie definite: cid pud essere ap- prossimato trattando tali regioni come formate da una serie di sottilistrati concen- trici Fig. 2.4) e applicando I'Equazione (2.3) ad ogni superficie di separazione tra ali strat. In questo modo, se conoscessimo la velocita a tutte le profondita, sarebbe possibile tracciare raggi diversi attraverso la Terra, finché non riemergono alla su- Perficie, e anche calcolare il tempo da essi impiegato (Fig. 2.4-c). Purtroppo il no- 2B Capitolo 2 Tempo i i | i i { t 0 Velocita v |, Ba 7 Profondita @ Fig, 244 Diagramma schematico de rage in una Terra satifieara in modo concentrco () 1 ‘camblament di velo possono esere approssimat cotsiderendo molt strat, cinsouno del qual ‘omporta un picoloincemento nels veloc, (0) Un aumento dela veloc. verso i basso fas she aga incurvine andro verso a superile, dopo avereragsinto una cee profondtd ‘massima.() Dagramma che mostra la corcspondeate curva del tempo in unalone dela disan 124, ocurva el tempo di percoso, Si not chee dstanze sono misrate pr mezzo del angola so esp al cenro dlla Ter, angola epicentrale stro problema ® que iaverso: cid che vorremmo conoscere il grafic della veloc {din funzione dela profondita, ma, essendo confinat alla superficie del nostro pis neta, tuto cid che possiamo osservare@ilrempo impiepato dalle onde sismiche per raggiungere punti diversi attorno alla Terra. IL problema dela inversione, cio® di dedurre cid che avviene sotto la superficie dda misure pres in superficie o al di sopra d essa, comune in geofsica. Il problema lnverso& generalmente molto pit difficile da risolvere di quello direto, ma nel cas0 del problema sismico si possono ricavare espressioni matematiche (Nota 1) che per- mono OFM Texts a i percorsy (FE. 24<) € al oitenere Vandamento della ve(Ociti con Ta profondita. Tuttavia, € occuperemo dapprima di Heontributo delta ssmotogia 29 come siano stati costruiti nel corso degli anni grafict accurati ¢ dettagliati dei tery in funzione della distanza, tramite una analisi attenta di moltissime registrazioni di terremoti. Tl processo ha inizio quando si verifica un grande terremoto e le onde prodotte dda esso vengono ricevute in stazioni sismiche sparse in tutto il mondo. Il passo suc- cessivo consiste nell'identificare i vari arrvi alle diverse stazioni, perché, in ageiunta alle onde P, Se superficiali gia menzionat yortano la til “questi percorsi sono mostrati in Fig. 2.5-a. (Tuttavia questi possono essere impor- tanti per miglioraré la nostra conoscenza delle variazioni di velocita entro la Terra). ‘Tempo di percorso (min) Angolo epicentrale, A (gra) @ o Fig. 2.5. Alcuni partcolariraggi le corrspondent curve del tempi di prcorso. a) Ne mael- fo, dovela velo in generale aumenta con a profondt, irae si lncurvanoallontanandos dal- |e vereale. Quali ce raggiungono il muceo postono o essere rifles alindieto nel mantello 0 cssere rai el nucleo, che ha uaa veloc tminore, Le ftere malusale ndleano sa tpo dt fda ches pare dalla Tera atcaversa i gusle fond Tea aloo Tint ilessione sl nucleo. Tagg! possono subire ma pi riflsionl erifeion i quale rmoatate. (I empl dl pereorso corspondent. In praise, natraimente,()&dedots (0) © non vieverea (De Rieter 1958 « etre 1952). 30 Capitoto 2 Finora, né la posizione né 'stante di tempo in cu sé verificato il terremoto s0- no noti. Essi possono essere stimaticonfrontando registrazionieffettuate instazioni diverse, poiché quelle pit vicine a teremoto avranno registratoI'arivo delle onde prima e con I'ampiezza pit grande. In questo modo, si potrebbero costruire curve ‘molto approssimate per i tempi di pereorso delle onde Pe S. Una volta fatto cid, ab- biamo un metodo migliore per valutare il tempo e Ia dita de terreriows. € SSE re ferenza tra Tistante diarivo ie Pe quello delle onde S- a Fig. 2.5-b mostra in che modo questo intervallo di tempo é collegato alla distan- za della stazione sismica dal terremoto (espressa come angolo epicentrale A). Cos il tempo e la dstanza de terremoto possono essere trovati. Una sola stazione non & sufficiente per determinare ia posizione del terremoto, mé-soltanto-petla disaneat Wilizando diverse stazioniétuttavia posibieindividuarne la posizione, come I. Iustrato in Fig. 2.6. Se a curva dei tempi di percorso (Fig. 2.5) non & precisa, c sa- ranno parecchi punti di intersezione delle curve, iaveze di uno s0l0; in tal caso, la curva pud essere aggiustata per minimmizzare le diserepanze. os, 5; +3, Fig. 2.6-Posisione di un teremoto. 'merallo ta Parsivo delle onde Pe dle onde Sad wna szanone ssmiea (i veda Fig. 2.2) pecmette di dedure la ditanza dl tecreroto dala curva det tempi percorso (Fig. 2.56). Se stato avverito in pareschlesazini, daS, aS, las posizione ud esteretrovat tracciando degli ach come most Il fut che non sl oltenga un unio pa to dlimersezion indica la presenza dl evvori elle cirve dei emp di pecorsoe pub csc lee. to per comepaee. Un singolo terremoto fornisce solo quei valori delta curva dei tempi di percorso, cche corrispondono alle distanze delle varie stazioni che I'hanno registrato. Per co- struire curve quasi continue, come quelle mostrate in Fig, 2.5, & necessario registrare terremoti che avvengono in tutte Ie parti del mondo per molti anni. Questa sintesi di luna curva dei tempi di percorso quasi continua a partire da molti terremoti & possi bile solo perehé la Terra é dotata, con ottima approssimazione, di una simmetr sferica, se si tiene conto a parte del rigonfiamento equatoriale dovuto alla rotazione (Sezione 3.3.1). Attualmente i tempi di percorso sono noti con una precisione di al- Mcontributo della sismologia 31 ccuni secondi, su un tempo totale che pud raggiungere i 20 minuti. La maggior parte delle discrepanze che restano sono dovute a disomogeneita all'interno della Terra Gezione 8.9). principi che vengono seguiti per invertire le curve dei tempi di percorso ini un diagcamma della velocita in funzione della profondita per le onde Pe $ sono esposti nella Nota I alla fine de libro. Oggi il metodo é affiancato da quello che ¢ un sofisti- ccato procedimento di prova eriprova. Dapprima si assume una certa curva per la ve- Iocita in funzione della profondita, si calcolano i tempi di percorso per varie distan- ze epicentrali e li si confrontano con i tempi osservati; quindi la curva velocita- profondita viene modificata per migliorare I’accordo, in un continuo processo itera~ tivo. Curve dei tempi di percorso relative a percorsi pit: complessi, come PoP & PKPPKP (Fig. 2.5), vengono utilizzate come mezzo di verifica ulteriore delle curve velocit®-profondita selezionate. 2.3. Le velocita sismiche e la struttura della Terra La Fig. 2.7 mostra un diagramma recente, insieme con alcune alternative atVintemno del nucleo, peril quale esiste notevole incertezz. La caratterstica pit evidente ¢ "improvvisa diminuzione deliavelocta dele onde P alla profondité di circa 2900 km, accompagnata dalla scomparsa delle onde S. E questa discontinuit the, per definizione, septra il mantllo dal nucleo, Dallassenza delle onde S, ded _ciam cleo esterno é liquido, dato che le onde Sion possono propagarsi in ‘Tun Jiquide,.comeabbiamo visto nella Secione21- ‘A causa della brusca diminuzione in V, al confine tra il nucleo e il mantello, i raggi che entrano nel nucleo vengono rifratti verso la verticale e, come risultato, le fonde P non possono rageiungere la superficie erestre entro una zona compresa tra 103° e 142° dal terremoto e si forma una zona di ombra, come & mostrato in Fig. 2.8, Tutavia, non é una zona d’ombra perfetta, e per questo motivo la Lehmann avanz’ Ppotesi, nel 1936, che dovesse esstere un nucleo interno, nel quale V> au- menta in manita considerevole,causando una notevole deviazione dei rage dalla normale equindi permettendo loro di plungere nella zona d'ombra, come € mosra- Deri ragei Ee F. Tuttavia, ancora ogat non é chiro qual é la forma dela transicione trail nucleo esterno e quello interno, scbbene si seppia che i deve essere un aumento complessivo di Via Fig 2.7-b mostra alcune ipotes, 1 motivo Gi tale incertezza sa in parte nel fatto che {raggi devono percorrere un lungo cam- nino, prima di raggiungere il nucleo interno, eperi® sono debol in pare nel fatto the qualunque errore nella curva che di [a velocita nelle region’ pit esterne della Terra tende ad oscurare i dettagit dovatiallesistenza del confine del nucleo interno. ‘Lunicacaraterstica che tute fe curve proposte hanno in comune & che il passagtio dal nucleo esterno a quell interno non avviene tramite una singola discontinuta: Teil Moho ‘Veloctasismiche (kms) ki guiee ° a a Profondith (km) ‘Velocita delle onde P (kms) — Bolt (1962) ‘Adams ¢ Randall (1964) Hart ¢ Anderson (1977) Profondita (km) Fi. 27 Prot det elo sic i anon dla pond) Un profs eee pr ies Fara a 197, Brodspec fe cna an ase ae trove xo) Ac prot ges ge ‘Soc lato grad ncaa iguado sa son none us ine ue) fe, Uetren (95) poo de hearth, Gana sty Harald let, Conbge Uaiverty Pres: Bt (972) npr conf perneso di Nar 196, 22-0 1982 Macs Sours i Adums Randa (560 #rpodoza con pene els Sevag Soaey oF ‘a Neontriburo della sismotogia 33 Fig. 2.8-Alcuni partcoarraggP ela zona dombra del nico. (regi da Aa Hlscano a sor~ tette con angli proprestvamente pi picsol. Un ragso appens pi tntinat di C, che sia ‘udleo,¢rifato nel ele earriva in”. L'inervall da Ca D non rleverebe nessun raggio s€ thon fote peril fatto cel lea interno ne dvi leu ia questa zona dmb (un po ener tia lamin arriva oltre C per diffrazion,s veda Fig 8.20). (Basto su una figura in lemertary ‘selomology i CA Richter. © 1988 W.H, Freeman & Co,) percid lo chiamiamo «zona di transizionen. (II lettore pud trovare una discussione ulteriore nel Capitolo 1 di Jacobs 1975). ‘Da molto tempo si riteneva probabile che l'aumento di V fosse dovuto al fatto che il nucleo interno é solido, perché, se il modulo di rigidita x é diverso da zero nel nucleo interno, cid spiegherebbe I'aumento di Vp rispetto al nucleo esterno, dove wé uguale a zero (Eq. 2.2). Cid implicherebbe anche che le onde $ possono viaggiare attraverso il nucleo interno. Il calcolo dei periodt di oscillazione dell'intera Terra (Gezione 2.5) hanno confermato che il nucleo interno é solido, ma la prova pitt diret~ tae la rivelazione di onde §; tuttavia, questo risultato non fu ottenuto fino al 1972 (Julian et al, 1972). L'esistenza di un nucleo interno solido é importante, ad esem= pio, per la comprensione della convezione nel nucleo, che sembra necessaria per spiegare I'esistenza del campo magnetico terrestre (Cap. 6) Passando a considerare il mantello, la velocita mostra un aumento complessivo con Ia profondita, al quale sono sovrapposti un certo numero di gradini nei 1050 km superiori. Nei Capitoli 3 e 7 li identificheremo con cambiamenti di fase, dovuti al fatto che la pressione erescente trasforma i minerali in fasi pit dense, che posseggo- no moduli elastici maggiori. C’ anche evidenza di una zona di transizione alla base del mantello, perché le velocitasismiche vi erescono meno rapidamente che nelle re- ‘sioni superiori. | 4 Capitol 2 n'a carteritien di ciiovo del mantel la dninsione d veloc tra i= Bre, MUR Ge Toe a ashe elec. Ese produee ae HS “Pombra (una zona d’ombra é conseguenza di una diminuzione di velocita con la profondita) e altri effetti anomali, trai qualt il fatto che le onde che la attraversano Yengono attenuate, cioé parzialmente assorbite. La zona a bassa velocita & spesso identificata con I'astenosfera, uno strato semi-plastica dhe consente i ver ican a ‘Tmovimeniti Vertcall o compensaziont isostatiche di masse crostali (Sezione 8.2). Tut- iavia, POIRHE Te proprietd sismiche e quelle plastiche delle rocee non sono stretta- ‘mente correlate, le due regioni non dovrebbero essere pensate come coincidenti. Questo punto sara considerato in maggiore dettaglio nella Sezione 8.5. Finalmente, cosi vicina alla superficie da vedersi a stento in Fig. 2.7,troviamo la ‘Maha, comoda abbreviazione per la discontinuita di Mohorovitie, che prende ao ‘me dal sismologo jugoslavo che la scopri nel 1909. Sebbene ci sia di solito un brusco aumento della velocita sismica scendendo al di sotto della Moho, ci sono notevoli lu > fn etcetera. Sinot chen generale le ‘etcall non pntano versa il enzo della Tera, La svione & molto vicina ad una elise. = Capitoto 3 I geoide pud essere determinato per mezzn di rilevamenti geodetici, come & Fig. 3.3. Se una qualche stella si trova esattamente allo zenit al polo nord — cid che& quasi ve- +0 per la Stella polare — allora tutte le alte stelle sembreranno mauoversi in eerchio intorno ad essa ne! corso della notte, come si pud vedere esponendo per alcune ore una pllicolafotogra~ fica (Fig. 3.4). Queso fatto permette di individuare la dicezione della vera stella polare Gl ‘polo celesten) a tutte le latitudni,direzione che pud essere confrontatacoa Ia verticale lca Ie, Lacdifferenza tra le due determina a ltitudine: ad esempio, sea diferenza fosse di 20°, la Intitudine szebbe di 70°. Poiché il geoide non & del tutto sfrica, le dstanze trai parallel mi- surate in chilometidifferiscono leggermente dalle sesse misurate in gradi Fig. 3.3). Attual- ‘mente le migliori determinazioni del geoide provengono dall'osservazione de sateliti (si veda Ta Sezione 3.3.2). problema di determinate Ia forma della Terra non & un semplice problema geometrico, cessendo strettamente connesso alla gravitt. Cid avviene perché gli strument di rilevamento aeodetico sono basat sulla veticale determinata tramite livelle a bolls o fl a piombo, e tale Aipendenza dalla gravita si estende anche alle orbite dei satel. Le focogratie della Terra ef- Fig. 3.4-Fotoprafia alongs esposiione del cso natturno. Nel corso di pareecie or, cascuna stella perorre un aco setrmo ad pio. Queso punto & i polo eeetee gece sl proline. ‘mento del'ase di roasione dala Tera. E, prc, esattamente Ad sopra de polo nord. La Ste- pole & vii al polo celeste e pec percorre un arco malo piezo Ladensitd allinterno della terra ” rara sulle Terra e dunque, per reazione, un momento torcente in direzione aria sul corpo 2B. Potremmo calcolare queste forge usando l'Equazione (3.1), e quindl i momenti, a patto dt cconoscere i valori di tutte e masse ele distanze implicate. Si otterebbe lo stesso risitato,cal- colando dapprima le superficie equipotenzialt in prossimita di Be poi le forze che sono per pendicolar alle superficie equipovenziali. In pratica, si sa il metodo del potenziale, perché ‘on é facile sosttuire al rigonfiamento equatoriale un certo numero di masse puntiformi. £ ‘importante notare che maggiore él momento di inerzia della Terrarspetto al suo ase d rua one, maggiore¢il momento toreente. Cid si verifica perehé pit grande ¢il momento di inet~ a, pila massa della Terra deve essere distribuitalontano dallas di rotazione;d’altra pat- te, pit la massa édispostalontano dall'asse, maggiore@ a forza centrifuga a cule sottoposta € ‘indi magsiore é I rigonfiamento. | momento toreente dipende anche dalla massa e dalla distanza del corpo esterno. Nel ca- so di un satellite artificial, il momento ¢ estremamente piccolo ed ha percideffettotrascura bile sulla Terra, invece, 'azione della Terra sul satellite ¢ notevole e provoca perturbezioni Fig, 3.6- Momento torenteapplicato al rigonfiamento equatorial dlia Tera Si vi testo peri deta Ladensité allnterno della terra 31 ell orbita: questo ci consente di ottenere informazioni sulle varazioni della atrazione terre- sire nello spazio e, di conseguenza, sul geoide, come accennato nel paragrafo precedente. I ‘moment pit andi vengono prodot-sulla Terra dal Luna e, in maniera minore, dal Sole: ‘questo perch la magsiore dimensione del Sole ptt che compensata dalla mageiore distanza. Sembrereblee ovvio che Iefetto del momento applicato dalla Luna (9 dal Sole) su rigon flamento equatoriale della Terra debba essere quello di muovere entrambi i corp fii la Lu ‘na non venga a trovars sul piano equatorale della Terra, dove il momento € nulla. In eff id accadrebbe se a Terra non ruotasse, ma, poiché ruota, si comporta come una trottola 6 come uno di quetgiroscopi giocatolo che osillana attarno a loro sostegno, in apparente s- da alla legge di gravit. In Fig. 3.7 il peso di una trottolae la reazione applicata nel suo punto Ai appossio producono tin momento che farebbe cadere Ie trttola su un fianco, se essa now fosse in rotazione, Ma sappiamo che, quando ruota, Ia trotola oscilla o precede, in modo che il suo ase descrive un cono..In maniera simile, a causa dei moment Luna, Uasseteresre non ¢ fiss0 nelo spazio, ma precede lenamente, con Iasse del cono perpen colare al piano deorbita terest, siete A dot ls prc Fig, 3.7-La precesioe una rotcola. A caus del momento torsente prodotto da peso eda ‘eazion, la rotoa precede isu ase si muove lungo un conoexpovatal el ase 08. Ladi- rerione della precessone € opposta a qualia dla rtsrione dla trottola 2 Capitoio 3 Sele considerazioni fin qui esposte vengono effetuatein modo quantitative, possibile i= cavare una espressione matematica per la velocita di precessione (veda, ad esempio, Garland 1971 Stacey 1977). Tale espressione contiene grandezze come la massa ela dsianza della Lu ‘na (0 diun altro corpo), pil due termini aggiuntivi. Uno di questi mostra come il momento, € 4uindi la velocita di precessione,dipendano dalloscastameato del eampo gravitazionale terre- stre dalla perfetta simmetria sfetica, scostamento che ci ¬o dall'osservazione del moto del satel o da altre determinazioni del geoide. altro termine mostra che la vlocita di preces sione inversamente proporzionale al momento di inerza della Terra rispetto al suo essed tazione. Cosi il momento di inerza della Terra pud essere calcolato in base @ una misura della velocta di precessione Questa velocthépecota, a causa della piccolezza det rigonfiamento equetorale e della no- tevoie distanza dela Luna: ci vogiono eirea 26,000 anni per completare uzione. Tale ‘movimento pu este cla per; ebbne Tes ears MaRS os PTA gu esattamente verso la Stella polar, tuttavia la sua direzione muta lentament. Il momento di inerzia della Terra é di 8,07 x 10" kg m*, Questo valore é solo 1'83%% di quello che la Terra avrebbe se Ia sua densita fosse uniforme, il che ci di ancora una volta che la massa deve essere concentrata verso il centro. Tuttavia que- sto valore fa qualcose di pit che semplicemente confermare le conclusioni tratte dal- la conoseenza della massa della Terra, perché il momento di inerzia dipende dalla variazione radiale della densité, mentre la massa totale no. Esprimendo questo fatto con Ia matematica, possiamo scrivere per la massa Mr e per il momento di inerzia C G6 ate “e(hanrtdr en ee f Fy Pewanrdr. Cosi, sebbene nessuna delle due grandezze possa essere impiegata per dedurre come varia in dettaglio la densita radialmente, ciascuna # in grado di escludere molti pos- sibili profili di densi; e, messe insieme, ne escludono molt di ptt che separatamen- te, Percid esse costituiscono utili condizioni da imporre al possibile andamento della densitd. . I semplice modello ad auto-compressione: l'equazione di Adams- Williamson Le equazioni per le veloita delle onde P e delle onde S,ciot z +4, G8) Ve= | —— Vea [e @ ¢ La densi allinserno della terra 33 non possono essere risote per K, © @,perché ci sono tre incognite, ma soltanto due equazioni. E necessaria una terea relazione indipendente tra le variabili, ma pur- ‘troppo non ne esiste una rigorosa. Nei primi tentativi compiuti per ricavare la densi ta, sicered di agsirare questo ostacolo o assumendo una relazione, o eercando di scoprime una in maniera empirica. Uno dei procedimenti adottti fu quello di ‘Adams e Williamson, nel 1923, che, per quanto sia di appicablitalimitata, & istru- tivo come introduzione al problema. si assuneo ce a densi. aumentase eon ln profonia sola caust dla —comnpressione pradotta dal peso del materiale soprastante e non.ad esempio, a cau sa di una variazione di composizi ‘grandezza che definisce la variazione di densita dovuta alla pressione é il mo- dulo di compressibilita, K (Sezione 2.1), che & dato da ‘ga sforzo di compressione _ aumento di pressione __dP 7 deformazione di volume ~ diminuzione di volume ~ v/v" risultante Poiché volume e densitd sono in relazione inversa, possiamo scrivere G.10) aw G1) Keg L'imeremento di pressione dP, che si ha scendendo attraverso uno strato sferico di spessore dr (Fig. 3.8) a causa del carico aggiuntivo soprastante, & dato da @.12) P= ~ag.dr. (1 segno negativo & dovuto al fatto che P aumenta quando r diminuisce). Natural- mente, g, € g, non sono del tutto uniformi attraverso lo spessore dello strato, ma co- munque variano molto meno rapidamente di P. Rendendo lo strato infinitamente sottile (il procedimento di limite dell'analisi matematica), errore che si compie as- sumendo che g, € g- siano uniformi pud essere reso trascurabilmente piccolo. L'aumento di densitd, prodotto dall'aumento di pressione, si trova sostituendo VEquazione (3.12) nell’Equazione (3.11). Il risultato pud essere scrtto nella forma 54 Capitola 3 Fig. 3.8 - Pressone © denscd al interno. della. Terre. al mentare della profondia di dr. la pressioneaumenta di 6P, a eau del eso in pit sovrasane. Si veda te centro 50 pet ulteroe deta, K ar 6.13 (4) -80.% 2,8 ae Le informazion sue velostasismiche contenute nelle Equazion (3.8) non sono state ancora usate. Queste de equazioni possono essere combinateisieme eforn sono og n- Anni (wé stato eliminato). Dunque I'Equazione (3.13) pud essere riscrtta nel modo se- uente: ‘ : cay (n- $n) =n, etn concave age: Sa iced pec seca tees ea a ite Pui Gees f'n ome nine incom” bl er a ge ale oa ‘nd cana pomas tse os ng eeae Sree SSroniantnna atrneoce e e ara e La densité al interna della terra 55 L’Equazione (3.15) contiene ancora g,, che & un'incognita e pertanto deve essere climinata. Lo si pud fare, perché g, dipende dalla variazione radiale della densita, Abbiamo gia visto che, all'esterno di uno strato sferico, I'attrazione gravitazionale 8 la stessa che si avrebbe se la massa dello strato fosse concentrata nel centro. Si pud anche dimostrare, a partite dall’Equazione (3.1), che dovunque all'interno dello strato non c’é attrazione. Percid, all’interno della Terra, 'accelerazione dovuta alla gravitd a distanza r dal centro é la stessa che si avrebbe se tutta la massa a distanza minore dir fosse concentrata nel centro, mentre la massa a distanza maggiore di r ud essere ignorata. Dunque S amma dee mae dl ea tine 9 oppure 2 sewtin G.16) dove 4ridr, @i volume di uno strato di spessore dr, posto alla distanza r, dal cen- tro della Terra e g, ¢la densita alla stessa distanza.. Finalmente, sostituendo I'Equazione (3.16) nella (3.15) e riordinando i termini, otteniamo 4rairidn, @.17) Questa espressione disordinata é equazione di Adams-Williamson. In che modo ci 2 di aiuto? In primo Iuogo, vediamo che la sola incognita €la variazione di g in fun- Zione dir, dato che Ve V7; sono note per tutti valori dir (Cap. 2) In secondo luo- 40, alla superficie della Terra conosciamo anche @, re 'inteprale, che & semplice- mente In massa della Terra: possiamo dunque calcolare il secondo mientbio dellequazione alle superficie della Terra. Siccome il primo membro da la rapidita di crescita della densita con la profondita, possiamo calcolare la densitaa piccola pro- fondita soto la superficie, cio’ alla base di un sotile stato superfciale. Il secondo rmembro dell'equazione pud essere alloraricalcolato peril nuovo valore ir, legaer- mente pi piccolo; integrate sara uguale alla massa della Terra meno la nassa dello strato superficile, di cui conosciamo Ia densita. Esi pud andare avanti con questo Procedimento, applicandolo a profondita sempre maggiori. In pratca, si inizia Vintegrazione alla sommitd del mantello, essendo noto che la crosta & uno strato di spessore e densita variabil (6 tiene conto della sua massa al 56 Cepitoto 3 momento di trare le conclusion. Si adopera una densita di circa 3200 kg/m?, che & basata su campioni provenienti dal mantello, esi calcola la densita a tute fe profon- clita fino alla base del mantello, oltre ta quale sarebbe assurdo proseguire, poiché & chiaro che a quel punto avviene un grosso cambiamento, che non pud essere dovuto 2 semplice compressione. Come si fa, allora, a dedurre ia densita del nucieo? Lo st fa stabilendo un valore della densita per Ia sommita del nucleo e poi usando Pequazione di Adams-Williamson per ricavare la densita fino al centro della Tetra, Questa distribuzione di densité deve essere tale che la massa totale, integrata sulla crosta, sul mantello ¢ sul nucleo, sia uguale alla masea nota della Terra: il valore del. la densita alla sommita det nucleo viene modificata finché cid non accede, Il risuta. to & mostrato in Fig. 3.9. Per controle se questa dstribuzione di densita & correta, essa viene impiegata per calcolare il momento di inerzia della Terra, e il valore ottenuto viene confronta. {0 con quello noto: si trova che i due valori dfferiscono in maniera significativa Inoltre si pud dimostrare che la diserepanza non pud essere dovuta al nucleo, nel ‘modo che segue, La distribuzione di densita nel mantello (pi la erosta) é utiizzata Per calcolaré Ia massa e il momento di inerzia del mantello e quindi del nucleo, per sottrazione dai valori noti relativi a tuta la Terra. Si ottiene che il rapporto tre il rmantelio ‘ucleo i Densta (kg m~) g a Pee eee Profonaits (ken) Fis. 39° Profilo denstt-profonditénlla Tera secondo i mosdllo ad ato-compresione, Si as- sme che equtzione di Adams-Wiliamsonvala sia allem del mantelo ce alec at nucleo, ma non ataveso i confine nele-mantell. (Curva modifeta da Bula 195) Ladensita al! interno della terra 7 ‘momento di inerzia del nucleo ¢ Ia sua massa é 1,4 volte pit grande di quello corti spondente ad una sfera uniforme, e cid implicherebbe che la massa del nucleo fosse concentrata verso la sua superficie. Poiché & molto poco plausibile che la densita del nucleo diminuisca in modo spiccato andando verso Iinterno, la sola conclusione possibile & che deve esserci molta pitt massa nel mantello di quanto non predica il modello ad auto-compressione. 3.5. Probabili difetti del semplice modello ad auto-compressione Poiché c'é qualcosa di sbagliato in questo modello, dobbiamo esaminare atten- tamente le assunzioni sulle quali é basato. Una assunzione é che la pressione a una data profondita sia uguale al peso del materiale soprastante. Chiaramente, cid non @ vero in una caverna, perché La resi- stenza della roccia sostiene il peso soprastante, ma soltanto alla profondita di alcuni chilometr il peso diviene troppo grande perché questo sia possibile, In realta, la re- sistenza della Terra rispetto a forze prolungate nel tempo é trascurabile su scala glo- bale e Iassunzione che essa si comporti come un liquido, implicita nell/Equazione G.1N), & del tutto corretta su scale di tempo molto lunghe (Sezione 8.3). Sono di scarsa importanza anche le correzioni relative agli scostarmenti dalla simmetria sferi- ca dovuti a disomogeneité nella densita delle rocce e al rigonfiamento equatoriale, Un fattore pit importante é la temperatura. La temperatura non compare espli- citamente nell’equazione di Adams-Williamson, ma — se essa aumenta con la pro- fonditt — agira in senso opposto alla pressione, tendendo a espandere il materiale. Si potrebbe dungue pensare che Pequazione di Adams-Williamson implichi una temperatura costante, ma cid non & vero, a causa del modulo di compressibilt lizzato. Ci sono due definizioni principali di questo modulo, a seconda di cid che av- vviene del calore prodotto quando il materiale ¢ compressa. Nel caso del modulo iso- termo, questo ealore viene rimosso, cosicché la temperatura rimane costante; nel ca- 50 del modulo adiabatico, ilcalore rimane nel materiale e, siccome tale calore tende 4 fare espandere il materiale stesso, ¢ necessaria una pressione maggiore per produr- re una data compressione, cio? il modulo adiabatico & pit grande. [I modulo di com- Pressibilita usato nell’equazione di Adams-Williamson proviene, tramite 'Equazione (3.14), dall’equazione per Vp (Eq. 3.8). Quando un'onda P attraversa un materiale, una singola compressione dura cosi paco tempo che il calore prodotto non fa in tempo ad essere scambiato con il materiale circostante, prima che la suc- cessiva rarefazione del mezzo lo raffreddi. Pertanto, il modulo appropriato & quello adiabatico ¢ cosi l'equazione di Adams-Williamson implica che allinterno della ‘Terra ci sia un gradiente di temperatura adiabatico. Quello di gradiente adiabatico & un concetto cos! importante che & necessario spiegame il significato per esteso. Consideriamo un liquido compressibile, nel quale sia,la temperatura che la pressione aumentano con Ia profondita. Se le due piccole 58 Capitoto 3 pressione, P temperatura, T Fig. 3.10 Gradient di tempectura sdiabatio. Due masse uguali Sy € Si iicislmente nelle poszon ind se, veagono scamblateitantanea- ‘mentein un espeimentoipotetico, Si ‘veda testo per ulterior det ra na pe no aac = lori cas meres esi, ia fnbns coe ade tee ta ate i ae Hic Romane sacri resin der te cates uaus abi, pane co tira, rita uote qua delPanbleteri gadis ea to. de tame Led dapat ee stpmadabatc, Tesco di temperature ent dope te erie ae Snr ay secure ie vo i rein # inet cea eee Se ne te psa ee ee, co, ibe cto bee ce i aman a dept e veer ae ‘produce spostamenti di materiale verso Ialto, la spinta idrostatica tine ae eee ea wi mado acme nln on gudene ean no — me segue che, nel caso in cui il gradiente di temperatura : all'interno della as pt yn Les capt lito as pea a a ote em nen ut cel ean ase os ai coe Septal Sesame rte ms Galea tate ence Eee a mens apn fer ats a en cme ae tarde laa steal eta i aut oe cna ti gene came a Possibile eccezione alla base del mantello, dove le velocita sismiche aumentano me. Ladensitd all nterno dela tera 39 no rapidamente che nelle regioni soprastanti. Cid potrebbe essere dovuro ad un gra~ iente di temperatura elevato, prodotto dal calore fornito dal nucleo (Sezione 8.6.2); una spiegazione alternativa é che potrebbe esservi un cambiamento di com- posizione, con un corrispondente aumento di densita. La litosfera, il rigido strato superiore della Terra (Sezione 8.2), ha un elevato gradiente di temperatura supera~ dizbatico, ma il suo effetto sulla densit& ha minore importanza dell'effetto delle va- riazioni di composizione (Capp. 7-9). ‘Rimangono dunque solo altri due fattori: cambiamenti di composizione o cat biamenti di stato. Poiché materiali di composizione diversa possono avere densit’ diverse alla stessa pressione, é evidente che l'equazione di Adams-Williamson non ud tenere conto di cambiamenti del materiale all’interno della Terra, né nel caso che siano bruschi, né nel caso che siano graduali. I cambiamenti di stato compren- dono il passaggio da liquido a solido, che si ¢ dedotto debba avvenire al confine tra {nucleo e il mantello, ma comprendono anche i eambiamenti di fase, in cui un ma- teriale solido muta la sua struttura cristallina tramite una diversa collocazione dei suoi atomi. Ne é un esempio il cambiamento dalla grafite, con una densita di 2000 kg/m’, al diamante, con densita di 3500 kg/m’, che avviene alle alte pressioni. L’aumento di pressione che si verifica nella Terra all'aumentare della profondita fa~ vorira strutture pit compatte, ¢ quindi densita pit elevate. Siccome i cristalli esisto- no solo sotto forma di disposizioni regolari all'altra deve essere brusca, almeno a scala locale; anche questo ¢ fuori della portata dell'equazione di Adams-Williamson, poiché I’'uso del modulo di compressibilitd implica che un aumento regolare della pressione produca una diminuzione di volu- ‘me altrettanto regolare. In pratica, dunque, il semplice modello ad auto- compressione equivale ad assumere una Terra omogenea. Discuteremo in capitoli successivi se Ie deviazioni dal modello ad auto- compressione siano dovute a cambiamenti di composizione oppure a cambiamenti i fase. Riguardo a dove tali deviazioni si verificano, ® probabile che le diseontinuita sismiche 0 «gradini» della Fig. 2.7 rappresentino una localizzazione, perché secondo il modello ad auto-compressione la densita e i moduli elastici dovrebbero cambiare in modo regolare con la profondita. Cid non esclude che a qualunque profondita possano anche aversi cambiamenti di composizione gradual. ‘Sebbene I’equazione di Adams-Williamson non sia applicabile rigorosamente, vi sono regioni nelle quali funziona abbastanza bene. II nucleo esterno dovrebbe forni re Ia migliore approssimazione, perché, essendo liquido e probabilmente in moto convettivo, dovrebbe essere ben rimescolato, con un gradiente di temperatura stret- tamente adiabatico (si veda il Cap. 6). Probabilmente I’equazione é valida in manie~ +a approssimata anche per Ia maggior parte del mantello inferiore, da 1050 a 2700 km. Laddove I'equazione non vale, il gradiente della densitarispetto alla profondita previsto da essa dovrebbe essere quello minimo, perché sia i cambiamenti di compo- sizione che i cambiamenti di fase condurranno ad un aumento pitt rapido della den- sitd con Ia profondita. Le sole eccezioni possiili a questo fatto sono costituite dalle 0 Capitolo 3 texoni con gradient di temperatura molto elevato, ce probabil estan sop ‘ut alla somite alla base del mantel (Seione 8.2) eche rcdurettone fan adie i densa, 3.6, Modelli pitt sofisticati e il metodo di inversione Monte Carlo In seguito alla constatazione che il semplice modello ad auto-compressi ° | semplice auto-compressione ha tuna applicabilitalimitata, si fecero altri tentativi per trovare una terza relazione che collegasse la densité ai moduli elastici o, in alternativa, alle velocita sismiche. In ba. se ad esperimenti, Birch (1961) propose la relazione @.18) Vee amit be dove ¢¢ sno ont dui npc: pe ono mt omnes toss psaant Sag a a onc mt ‘I numero degli atomi. I motivifisci che stanno alla base di questa legge non acne tt pena dc Ses ee a ee ono eso od upd Peta ve ae oe ie Ur tro mado di stomare ble & conto nla enone, bss nie nee Dron Bln (Dyed onscreen aoe em fae como de! dat nigh! man mane dips ae th De cr Unc tr tc a eee aman ov oon Frac aay el nt a po iS tas nas on ea tne ai ue mesa empl, i modelo & Wang (972) perl mashes ee tas nae pao ra el pi un C5) fol a see iu ee eee Ene sides eo it a mses enter ae cane gum tne ain ore ete emai Traut mics Rares a mana sem ep Tors pe par donc a elon ede ‘Sol artis a ee eden a nt renee ee ne ee ie na none a Pop as ren goer ae ea oro el peo chton Cn east none prof ra vee erin mn cans ee ame 3p one Ladensita all 'ncerno dela tera 61 rio specificare i loro valori per un numero infinito di valori delta profondita, mentre ill numero dei periodt propri noti con precisione é solo un centinaio circa. Ne discen de che Ia nostra conoscenza dei periodi propri pud solo limitare il numero dei possi ci, ma non determinarli in modo univoco. Inol- tre, poiché la velocita delle onde di Rayleigh dipende solo leggermente dal modulo di compressibilita quella delle onde di Love non ne dipende affatto, la conoscenza dei Periodi dei modi sferoidali etoroidali pone scarsilimiti alla variazione del modulo di compressibilité con la profondita. ‘A causa di queste limitazioni allimpiego det dati delle oscillazioni libere, & usua- le combinarli ai dati relativi alle onde di volume alla massa e al momento di inerzia della Terra, allo scopo di restringere il numero dei possibiliprofili di densité in fun- zione della profondita. Un modo di effercuare cid, senza assumere nessun modello, consiste nell'uso del metodo di inversione Monte Carlo, portato al suo maggiore svi- luppo da Press (1968, 1970 a, b). ‘Nel metodo Monte Carlo, i profili vengono scelti a caso e quindi vengono messi alla prova in base alle condizioni che devono soddisfare. In tal modo si eliminano i preconcetti. Press utilizzd un calcolatore per ottenere in maniera casuale i valori del- Ia densita relativi a 19 profondita diverse; quindi congiunse I'uno all’altro i punt successivi, ottenendo una curva continua (Fig. 3.11). Per ridurre la mole di calcolo nevessaria, si posero limiti al possibile campo di variazione della densita ad ogni profondita, mentre, per consentire variazioni pitt rapide a certe profondita, la spa- iatura tra i 19 valori della profondicé non venne scelta in maniera uniforme (Fig. 3.11). Analogamente si fece anche per V> e V;. (A causa delle Equazioni (3.8), @, Ve Vesono equivalenti a g, Ke). Quindi sidivise la Terra in 81 strati concentrici e{ valori di g, Vr Vs in ciascuno strato furono ricavati dalle curve ottenute in modo ceasuale. II passo successivo fu di usare il modello a pitt strati per calcolare la massa totale eil momento di inerzia della Terra, la maggior parte dei periodi propri ben de- ‘erminati sperimentalmente e i tempi di percorso delle onde di volume relativi aun certo numero di distanze epicentrali (il calcolo di una curva dei tempi di percorso completa richiederebbe un tempo di calcolo eccessivo). Ciascuno di questi valori cal- colati veniva confrontato con j valori osservat: se essi differivano per pit degli erro- 1i di osservazione, che sono di solito minori dell’1%9, le curve utilizzate per il calcolo venivano abbandonate e se ne sceglievano delle nuove, sempre in maniera casuale. Press provd decine di milioni di modell: solo 27 di essi superarono la prova. Questi sono mostrati, solo per la densita, in Fig. 3.12. Qual é affidabilita di tali risultati? La prima cosa da notare é che le decine di milioni di modelli messi alla prova sono ancora soltanto una piccola frazione dei ‘modelli possibili che si potevano provare. Press non specified quale fosse il numero 4 intervalli nei quali suddivise il campo di variazione permesso a ciascuna profondi- ta, ma evidentemente esso ¢ maggiore di {0 (Fig. 3.11). Con 19 valori diversi della profondité, questo darebbe oltre 10°" modelli indipendenti per la sola densita. Per- id i 27 modelti costituiscono solo una piccola scelta tra quelli possi a Capitolo3 mantello Densita (ke m~) Profondité (km) Fig. 3.1- Ventcingue profil dt densi generat in maniera casual. Quest pcclissis slezio= ‘edi model verifies doranteV'apliazione del metodo di inversione Monte Calo riemple lo Speco ta Kn in manieraabbastanza uniforme, in accord col fatto che sono exsal Crt ‘vertical sulle ined confine indicano le profondia alle qual V>, Veo urono sat in maniera casual. (Riprodoto da Press 1970 a, con il permesso dala Elsevier Stintfe Publishing Co.) ficato dipende dalla misura in cui essi sono rappresentativi del totale. Cid pud essere siudicato solo in base alla dispersione delle curve corrispondenti ai vari modelli nel campo di variazione permesso: la Fig. 3.12 mostra che, a quasi tutte le profondita, la dispersione ¢ notevolmente minore di quanto sarebbe possibile. Dunque, sembra probabil che ulterioti modell che superino la prova non darebbero risultati molto diversi da queli gid ottenuti, tranne che nella zona a bassa velocita, dove i modelli id provati con successo differiscono in modo considerevole. i sono obiezioni pitt serie ai risultati ottenuti. A certe profondita, le soluzioni ‘trovate si infitiscono presso i limiti del campo permesso, nonostante Iaffermazione Ladensicial interno della tera 6 mantello nucleo Densita (kg m?) Profondita (km) Fig. 3:12 - Verse profil di densa che hanno superato la prova, otenuti usando il metodo ‘Monte Calo. alla magsior parte delle profordit, le soluzion! si addensano abbasanzasreta- mente, indctndo ce ere posi slusioni non sarebber molto differen St not perd cheese foceano "uno 9 lio deli ad alexne profondi che indie che iil sono troppo set ‘Sot! anche che le soluloni forieono sears vngoli pet la densité del nucleo intern, ‘iprodoto da Press 19702, con i permeno dlls Elsevier Siem Publishing Co). i Press secondo cui i limiti erano stati scelti in modo da ineludere tutti i modellt provati in precedenza. Sembra probabile che, in questi punti, possano esistere mo~ delli che superano la prova anche al di fuori dei limit. Inoltre, se il profilo di densit& reale si trova, diciamo, oltre il limite in qualche momento, allora forzare i modelli centro il limite significa «rimuavere» una certa massa ¢ spostarla altrove, per soddi sfare la condizione imposta sulla massa totale e altre prove. Di conseguenza, limi troppo ristretti ad una data profonditd possono anche condurre a soluzioni spurie ad altre profondita. 64 Capitolo 3 i sono altre obiezioni, che riguardano il numero dei valori della profondita scelto, i metodi di calcolo, la scelta delle verifiche da compiere e le deviazioni con- sentite. Questi punti sono stati discussicriticamente da Worthington et al. (1972), quali tuttavia concludono che il metodo seguito pud fornire in linea di principio ri sultati non falsati. ‘Comunque, il metodo possiede la limitazione intrinseca che, per tidurre il tempo di calcolo a un valore accettabile, é necessario effettuare approssimazioni, come lo specificare la densité soltanto per 19 valori della profondita, che non sono indispen- sabili, se si seguono approcci diversi. ’ ‘| Ww sox} ‘OM Wang, Eom 8 one Litt approsimat! del 2 imi approssimat! dele so- q QB. mem luzioni ct Press (1970) che E mb hhanno superato le prove emt sove+ Modello HB2 i Bullen ¢ Haddon (1970) 00 — Modetlo QM di Hart e a. asm 7 Modelo di Wang (1972) Profondita (km) Fig. 3.13-Seerone decent profil di densité-profondit per Viterno della Tere Le assonzio= ‘ld Pres (1970a) edi Wang (1972) son forite nel texto. Bullen e Haddon (1970 bassrono i +o modelo sulequazione di Adems-Wiliamson, con madifiche per tere eonto del dat sule ‘oseliazioni bere. Hat ea. (1977) tengono conto del comportamento plastica del mantllo te resze. (Figur eprodota dalle font tate). 3.7. La“densita in funzione della profondita: facciamo il punto ‘Attualmente, i miglioramenti nella deduzione della densita in funzione della pro- fondita allinterno della Terra si basano in gran parte sulla correzione delle curve gid sistent, effertuata alla luce di dati pitt precisio rimuovendo quelle deviazioni di cui si conosce la causa, Si ottengono di frequente curve pitt dettagliate per la variazione delle velocitasismiche con la profondita; esse vengono ricavate per merito di miglio- ramenti sia nella strumentazione, sia nell'analisi dei segnali registrati. C’é stato a che un miglioramento continuo nei dati delle oscillazioni libere, sia per quanto ri- Y {3000 baw mis J . ie! sono} L ' }1000 Profondita (km) Fie. 3.14- Densit,prssonee grav allimero deli Terra. Ques sono sime rcenti evens ro adoctate in que bro. La pesione ela gravitas dal modello C2 di Anderson e Hart (9; tn dents & dsl modello QM srettameteconness di Harte a. (1977), che diferse dal ‘modello C2 slo peri fatto che prmeste Il emportamentoanciasico, o paso, del mantello. (Csa presione di un Hoar & approssimativarnenteuguale 2 1000 acm). 6 Capitolo 3 guarda il numero dei modi identificati, sia per la precisione con la quale sono deter~ minati i loro periodi La Fig. 3.13 mostra una scelta di curve densita-profondita recenti. 11 punto pit importante da notare é che le differenze tra di esse sono piccole, motivo per cui si pud riporre una certa fiducia nella attuale conoscenza della densité a tutte le profon- itd. Cid non significa che le incertezze che rimangono siano banali, perch¢ sono ne- ccessari maggiori dettagli per quanto riguarda i 1000 km superiori del mantello, la base del mantello e anche il nucieo interno. Nel primo caso, possiamo sperare di cor- roborare le nostre conoscenze con evidenze di altro tipo, in particolare geochimiche, ma per quanto riguarda [a base de! mantelo ei nucleo intemo fe nosre conoscenze derivano soprattutto dalla densita. Peril resto di quest libro, abbiamo adottato come profito dela densita in fun- zione della profondita quello di Hart etal. (1977), che tiene conto del comportamen- to anelastico del mantel e soddisfa le condigioni poste dalla massa totale, dal mo- ‘mento di inerzia e dai dati delle oscillazioni libere e delle onde di volume. Il profilo & mostrato in Fig. 3.14, insieme con quelli della gravita e della pressione, che possono essere ricavati da esso utilizzando le Equazioni 3.12 ¢ 3.16. RIASSUNTO 1 Levelocita sismiche Vpe Vs, che sono note con notevole precisione a tute le pro- Fondita, dipendono dalla densita e dai due moduli elastici, ma non é possibile ot- tenere una soluzione per questi tre parametri senza conoscere una terza relazione tra di essi. Siocome una tale relazione non esiste in forma rigorosa, ogni tentati- vyo di ottenere una soluzione per Ia densitae gli altri parametri ¢ basato su assun- zioni o su relazioni empiriche, 0 su una combinazione di entrambe. 2 L'impiego del semplice modello ad auto-compressione mostra che il mantello non pud essere costituito da materiale omogenco con densita che cresce solo @ causa dell’auto-compressione e con un gradiente di temperatura adiabatico. Le regioni in cui ci sono probabilmente deviazioni da questo modello sono quelle trale profondita di 100 ¢ 1000 km nel mantello e alla base del mantello, insieme ‘con la discontinuita tra il mantello e il nucleo e la zona di transizione trail nucleo esterno e quello interno (Fig. 3.13). L'insuccesso del modelio nella maggior parte La densité allinserno della terra o di tli regioni & dovuto o 2 cambiamenti di composizione o a cambiamenti di sta- to, nei quali ultimi sono inclusi i cambiamenti di fase; questi fenomeni condur- ranng a un gradiente di densita piti elevato di quello dovuto alla sola auto- compressione. Nella litosfera ed eventualmente alla base del mantello, elevati sgradienti di temperatura superadiabatici possono produrre Ieffetto opposto, per quanto un cambiamento di composizione possa costituire una spiegazione alter- nativa della bassa velocita di crescita delle velocita sismiche in prossimita della base del mantello, 3. [modell pit sofisticati uilizzano una varieta di procedure per sfruttare i miglio- +i dati disponibile si basano talvolta su un caleidoscopio di assunzio: per profondita diverse. Tali modelli possono tuttavia contenere elementi sogget- tivi. Un metodo alternative ¢ il metodo di inversione Monte Carlo, che é in gra- do di fornire in linea di principio risultat obietivi, ma la cui utilita & timitaca dalla notevole mole di calcolo ri 4 Nonostante queste riserve, la densita é oggi nota alla maggior parte delle profon- dita con una precisione tale da imporre strettelimitazioni alla possibile compo: zione. Le profondita per le quali sarebbe particolarmente auspicabile un migl ramento delle nostre conascenze sono i 1000 km superiori del mantello ¢ la zona di transizione tra il nucleo interno e il nucleo esterno. ULTERIORI LETTURE ‘Testi a carattere avanzate Runconn (1967): Dictionary of geoplusics - see under “Earth, density distribution of’ and ‘Earth models based on seismology’. Butte (1963): departures from the simple self-compression model (Section 3.4). Riviste 2 carattere avanzato: Press (1968, 1970 b): use of Monte Carlo inversion (1968); additional details and solutions (19706). Har et al, (197): models for density, pressure and gravity in the Earth. Caerrovo 4 LA FORMAZIONE DEL SISTEMA SOLARE E LE ABBONDANZE DEGLI ELEMENTI 4.1. Perché 8 necessario guardare al di fuori della Terra [Nei due capitoli precedenti, abbiamo dedotto con notevole precisione la densit ce alcuni altri parametri allinterno della Terra. Ora desideriamo sapere che genere di materiale c’é, cio qual é Ia sua composizione chimica e di quali minerali ¢ formato. ‘Si é gid stabilito che la Terra @ stratificata e, in particolare, che le rocee crostali sono molto meno dense della Terra presa globalmente. Percid, per quanto si debba tenere conto della composizione delle rocce superficiali, esse non possono essere considerate rappresentative del mantello e del nucleo ed é necessario rivolgersi altro- vve per ottenere ulterior’ informazioni. Siamo spinti a chiederci in che modo si é for- ‘mata la Terra e, a sua volta, questa domanda ci fa estendere I'indagine alla forma- zione del Sistema solare. (Si useri la lettera maiuscola per indicare il particolare si stema planetario di cui a Terra fa parte, e analogamente per altri termini.) Studian- do i membri del Sistema solare, possiamo stimare quale fosse la sua composizione originale e comprendere quali process fisicie chimici lo hanno condotto al suo stato attuale. Il presente capitolo sara dedicato principalmente a stabilire quale sia la composi- zione globale della Terra, mentre nel Capitolo 5 ci concentreremo sui processi che hanno condotto alla formazione di un pianeta stratificato. 4.2, Introduzione al Sistema solare Il Sistema solare é formato dal Sole e da tutti corpi che ruotano attorno ad ess0; i quest, i pit pesanti sono i nove pianeti. La Tabella 4.1 elenca diverse propriet® i Zs 7 3 | 35 32 ¢38 8 .. i a formatone del stoma solre 1 bl ssa Jf a8 4g 2 gs 55 £ 8B 2 2 : 7 £35 2 aa do ¢ g 7 z 8 eg g 5 2 2 & 3 eas «2 2 38 2e 4 6 22 & | |fS) RBS 28 278 8 ge. é gee £ ge 2 Ee a Zé ff ba, .8 2 38 £ 78 @ a 822 58 2 28 3 sed @ 3 $s 2 sed 2 i 3 2 8 z é eae nf ae 2 2 = i ead 23 & Fi, 41 - Dimension relative el Sole, det pane e dei sate. Sono mowrat slant iste s- 2] 882 28 £88 2 21g & Fi ante ees ut Sova mons ean on 05, = Ale 2 ‘gli assi di rotazione. Le separazioni dei corpi non sono in scala. 2 3 e & ele g 28 eB ¢ pg & i Bs R kt bv del Sole, dei pane dela Luna ela Fig, 4.1 mostra le loro dimension relative. Al- 3i|ig 7 6 tte caratteristiche, descrivibli in maniera meno concisa, sono esposte nei paragrafi a 2..@8 3 Seguenti, che potrebbero essere inttolati «ll ““Chi &?” nel Sistem solare>. é 2 ers e a Zz q : IT Sole ¢ una stella media. E formataallincirea per i 70% di idrogeno, peril Elo « 7 2804 dello esalo perl 2% di element pit pesanti; genera ealoree luce convertendo 3 i 82 58 ¢ 4 Bo. so 2 Vidrogeno in elio nelle profondita det suo interno (Sezione 4.6.2). . 3 3 3 S73 S ne 8 ¥ Mercurio i pianeta pit vicino al Sole. & molto piccolo e possiede una densita : ZL solo di poco inferiore a quella della Terra. La sua superficie é fitamente rcoperta di 3 i ag 8 8 af ew £ ¢ crateri, come quella della Luna, 3 28333 Saf 2. $2. 7 3 Ventre stato chiamato «pianeta gemellon della Terra, perché ha una massa € in ‘una densita che sono solo di poco piti piccole di quelle della Terra, ma la sua rota~ g 8 z zione é lenta e retrograda (ciod avviene in verso opposto a quello del moto di rivolu- 2 3 118 28 1 81 2 Zione di tutti pianeti attorno al Sole). L'atmosfera di Venere é molto pitt densa del- 5 el ! ” Ja nostra, con una temperatura alla superficie del pianeta di circa 500 °C, ed & for- g 1 ae ae mata prevalentemente da biossido di carbonio, con aggiunta di aequa edi sostanze 2 Sects bei bbastanza spradevoli, quali acido solforieo ¢ 'acido cloridrico, Dal'eterno non s Bo i geaet g,e22 2 possiamo vedere la superficie, ma il radar ci mostra che possiede crateri. 2 72 £55 4 g§ gagee £8 Proseguendo nella nostra descrizione lampo, troviamo la Terra, che possiede la 2 ng wkaaee siege Bea densitd media pit elevata di ogni alto pianeta e si distingue per la sua insolita atmo~ . | gece! Es5E2 gti ag Bea } Sfera composta di azoto e ossigeno,e per la presenza di grandi masse di acqua allo 2 | $28.52 203233 §22cis ee Stato liquide (si veda nel Cap. 10 Ia spiegazione di questo fatto). La quasi completa: | REE Ga =5 e332 PREESER BE ‘assenza di crateri da impatto é da attribuirsi all’attivita geologica superficiale, come [1 EB lg°° ager Fer°s gon bake Trosione,e allo stesso tempo 'esistenza di montagne dimostra che i pianeta& at- 7 tualmente dinamico al suo interno. 7 Capitoto4 La Luna ¢ piuttosto grande per essere un satellite, avendo quasi le stesse dimen- sioni del pit grande satellite di Giove. La sua superficie ¢ intensamente ricoperta di crateri e possiede regioni montuose chiare e regioni scure quasi piatte, dette ma- Marte é pitt picoolo e meno denso della Terra. Ha un'atmosfera sottile, formata prevalentemente da biossido di carbonio, che produce sottili calotte polari, pitt trac- ce di acqua. La superficie di Marte possiede crateri da impatto, ma anche numerosi segni che testimoniano di una passata attivita del pianeta: le sonde spaziali hanno in- fatti scoperto lett fluviali di grandi dimensioni, canyons ¢ vulcani. 1 quattro pianetiinterni «terrestri» e la Luna hanno tutti densitd pid elevata di quella dei pianeti esterni sirtiene che siano composti principalmente di ferro, sili- cio, ossigeno altri elementi relativamente pesanti, con poco dell'idrogeno ¢ dell’elio che caratterizzano il Sole. Di essi discuteremo con maggiore dettaglio nella Sezione 5.4, Trai pianeti terrestri ci pianeti «maggiori» esterni esiste una disconti ‘nuita: si ha un grande aumento della massa e della distanza dal Sole e contempora- neamente una diminuzione della densita (si veda la Tabella 4.1). Gi asteroidi costituiscono un numerago gruppo di pianeti minori, che sitrovano pr lo pitt nel!’intervallo di spazio tra Marte e Giove, sebbene alcuni di essi capitino ecasionalmente all'interno dell’orbita della Terra, Un tempo si pensava che essi fossero i resti di un pianeta che si muoveva nell’intervallo tra Marte e Giove, ma non esistono prove convincenti di tale ipotesi. L’asteroide pitt grande, Cerere, ha un di ‘metro di soli 760 km e molti degli altri 2000 asteroidi noti sono semplicemente dei blocehi irregolar: la loro massa complessiva é di molto inferiore a quella di qualun- ue pianeta. L'importanza degli asteroidi sta nel fatto che essi sono probabilmente i corpi da cui hanno origine i meteoriti; questi ultimi, a loro volta, hanno un ruolo di primo piano nei nostri studi sulla composizione della Terra, come vedremo nella Se- zione 4.5. Giove ha una massa pit grande di quella di tuti gli altri pianeti messi insieme, ‘ma anche cosi tale massa é meno delio 0,1% di quella del Sole. Giove ha una densita ‘bassa, che pud essere spiegata solo con una grande proporzione di idrogeno e di elo, La sua rapida rotazione, con un periodo di solo 10 h, ali conferisce un pronunciato rigonfiamento equatoriale. Giove possiede 14 satelliti noti, che hanno caratteristiche ampiamente diverse. Saturno non é dissimile da Giove. Ha una densita pit bassa, minore di quella dell’acqua, probabilmente perché, essendo pid piccolo, # meno compresso. La sua ccaratteristica pitt evidente & il magnifico sistema di aneli, formato da un grandissi- ‘mo numero di singole particelle, composte probabilmente di ghiaccio e gas congela- i, che si muovono senza collisioni in orbite individual Urano ¢ Nettuno hanno all'incirca Ia stessa dimensione, ma densita pitt grande i quella di Saturno, nonostante le loro dimensioni siano inferiori: cid & dovuto pro- babilmente ad una proporzione inferiore di idrogeno e di elio rispetto a Saturno. Non sappiamo molto di essi; solo recentemente si é scoperto che Urano possiede ‘La formacione del sistema solare n nell, che sono tutavia molto meno appariscent di quel di Saturno. (Anche Giove possiede anelli molto soil). Plutone él pianeta pi lontano e sappiamo poco di esso. Solo di recente si sco- perto un satellite, il che ha permesso di valutare con maggior precisione la massa di Plutone (Tabella 4.1). L'orbita di Plutone é fuori del comune, essendo inclinata di 17° rispetto al piano medio det Sistema solare, ed &costeccentrica che talvol neta viene a tovarsiall'interno dell'orbita di Nettuno. Poiché Plutone & anche pit piccolo di Trtone, il satellite maggiore di Nettuno, é stata avanzataIipotesi che e- s0 fosse una volta una luna di Nettuno. Le comete sono talvolta oggeti appariscenti, con una «testa» luminosa ¢ una «coda» diffusa che si distende su una buona meta del cielo notturno. La «testa» ha comunque un diametro di appena pochi chilometi es rtiene sia cosituita da un ag- Blomerato di partielle solide tenute insieme da acqua e gas congelati: stata defini- ta epalla di neve sporea». Il ealore del Sole fa evaporare i componenti pit volatili, che danno cos origne alla coda diffusa. Sembra che le comete possano disintegrarsi completamente, dando origine a quegli sciami di meteoriti-che talvolta la Terra in- contra nella sua orbita. Al momento attuale, le comete non danno un grande contri- bbuto alla nostra comprensione del Sistema solare. Prima di poter giudicare i meriti di qualunque teoria sulla formazione del Siste- ‘ma solare, dobbiamo decidere quali sono le caratteristiche che essenziale spiegare. In altre parole, bisogna distinguere quelle carateristiche che si roverebbero in qua- lunque sistema planetario formatosi pti o meno allo stesso modo, da alte caratteri- stiche che sono sorte per caso e sono peculiar del Sistema solare. Questo probl sarebbe molto pi facile sil Sistema solare potesse essere confrontato con al attualmente @ impossible individuare un oggetto delle dimensioni della Terra, orbi- tante attorno a una stella vicina, anche se oggeti delle dimensioni di Giove potreb- bero essere stati osservati. Di conseguenza, non seppiamo sei sistem planetari sono comuni, nel qual caso sarebbero da attribuire a processi normali oppure sono rari percid Ia spiegazione del’origine del Sistema solare andrebbe ricecata in una com- azione di eventi fuori del comune. Siccome la mageior parte deg scienziati pre- ferisce non introdurre «spiegazioni speciali» senza un buon motivo, ¢ la prima ipo- tesi che viene spesso assunta. Le carateristiche pid significative del Sistema solare — che devono essere spie- ‘gate da qualunque teoria sulla sua formazione — sembrano essere le sezuen _— © 8) [pianetigiacciono su un piano comune di rivoluzione attorno al Sole (a meno ‘i pochi gradi) e questo piano é prossimo al piano equatoriale del Sole, ciot la mag. sior parte del moto rotazionale del Sistema possiede un asse comune (Tabella 4.1, ti- he Be 9). LEN) ‘Le orbiteplanetarie sono quasi circolar; epi eccentriche sono quelle det Pianeti pit piccoli, Meccurio e Plutone (Tabella 4.1, rigs 7). punta) 6) mostrano che il Sistema solare costituisce una vera famiglia, con una coniune origine, enon & i insieme casuale di oggeti aztratti dal Sole. 4 Capitolos < c) Lamaggior parte della massa si trova nel Sole, cio#c'é una enorme differenza nelle masse che compongono il Sistema: la massa del Sole & 740 volte maggiore di quella di tutti pianeti messi insieme (Tabella 4.1, riga 2).. “d) moti dei pianeti atorno al Sole contribuiscono alla maggior parte (il 99,5%) del momento angolare, anche se il Sole possiede la maggior parte della massa. Que- sta caratteristica del Sistema solare ha esercitato una profonda influenza sulle teorie relative alla sua formazione. «€) C’é una discontinuita nella distanza dal Sole, nella massa e nella densita tra i pianeti terrestri (Mercurio, Venere, la Terra e Marte) ei pianeti maggiori (Giove, Sa- turno, Urano e Nettuno). Nel caso della densita, cid deve rifletere una marcata dif ferenza nella composizione media. 4.3. La formazione del Sistema solare 4.3.1. Sviluppo delle teorie : id che segue non é une rassepna esaurent di eorie, mail tentativo di spiepare come le varie ide si sono evolute. A questo proposto,¢ utile suddividere le teorie Propose in tre classi, seguendo McCrae (1963) Classe 1. Teorie secondo le quali il Sole si formd completamente prima dei pia- neti e il materiale che costituisce i pianeti provenne direttamente dal Sole o da uun'altra stella, Le teorie mareali, un tempo largamente accettate, appartengono a questa classe. Classe 2, Teorie secondo le quali il Sole ei pianeti si formarono tutti da una nube in rotazione, 0 nebulosa, come risultato naturale dell'evoluzione della nube sotto VPazione delle forze gravitazionali e di altre forze. Classe 3. Teorie secondo le quali il Sole si formd completamente prima dei pia- neti, come nella Classe 1, e il materiale planetario costitul la nebulosa provenendo , 4,0); si ha un valore alto anche per l'ossigeno (O™, 3,5), ‘mentre per lo zolfo é pit moderato (S*, 2,5). Si hanno invece valori bassi per gli ele- ‘menti pitl metallici, che perdono elettroni e diventano eationi carichi positivamente (ad esempio, Me™, 1,2; Si", 1,8; Fe, 1,8). Tranne l'ossigeno, lo zolfo e certi anioni » fosfati, ecc.), tutti ali elementi che ci interessano formano ‘Se due elementi posseggono valori di E notevolmente diversi, ¢ probabile che il legame tra di essi sia ionico, ciot caraterizzato da una forte attrazione elettrostatica (come avviene per NaCl). Tutti gli elementi della Tabella 5.3 con valori di E minori i 1,6hanno affinita per legami ionici con l'ossigeno e percid mostrano un compor- tamento litofilo nei pianeti terrestri. A parte gli elementi messi tra parentesi in Ta- bella $.3, che sono anch'essi Itofli perché la loro carica elevata favorisce Ia forma- zione di anioni complessi con l'ossigeno, gli elementi che posseggono valori di E compresi tra 1,6 ¢ 2,0 tendono ad essere calcofili. Cid avviene perché piccole diffe- renze nella elettronegativita, come quelle tra questi elementi elo zolfo (E = 2,5), fa- voriscono la messa in comune degli elettroni e quindi il legame covalente. In realta, esiste una gamma completa di tipi di legame, tra quello ionico puro e quello covaien- te puro, che é determinata dalle variazioni dell elettronegativita degli elementi che si combinano. II terzo tipo di legame che si rinviene in natura & quello che si realizza ‘ei metalli, che hanno strutture regolari e compatte, contenenti spesso un solo tipo | i Laccrezione e la stratificazione chimica dei pianetiterrestri 9 Tabella 5.3 - Affinita geochimiche ¢ clettronegativita dei cationi. (Da Pauling 1959) B<16 16 nanile veces, normalzate come in Fig. 47 astegnando al slico valor 10 su cacun ase. H, He, C, 0 € N non sono indica nel grafico, perché esi sono di gran lunes pid shbondsnt naletmostea slare, mente Turono perdi dalla Terra 0 pateiparono solo parismente all sun accrezione. (Da Wood 1968). Se si tiene presente che il nucleo siderofilo/calcofilo comprende il 32% della ‘massa della Terra e che la crostae il mantello litofili costituiscono il restante 68% (in base alla discussione sulla densita in funzione della profondita effettuata nel Capito- lo 3), siricava dalla Figura 5.4 che la composizione globale della Terra deve essere molto simile ai componenti non volatili dell'atmosfera solare ¢ quindi, tramite la Fig. 4.7, alle condriti. Questa fu la base del modello condritico della Terra, propo- sto per la prima volta durante gli Anni Cinquanta, il quale asserisce che Ia composi zione globale della Terra é Ia stessa delle condriti carbonacee (Fig. 5.3), ammesso che la maggior parte dell’acqua e dei composti organici siano stati perduti. Vista Vimportanza di tale modello, che implica una acerezione omogenea (Tabella 5.2), si é rivolta notevole attenzione alla sua validitae alle sue implicazioni. Sono sorte nu- merose complicazioni e bisogna sottolineare che il modello va considerato solo come tuna buona approssimazione alla composizione della Terra. | me capitol s | i ' in oe 26% Taylor dere te abbondanze costal degli element con umereg? 20R* dei mao contenuto di fero (gruppo H), visto che | mente impattt 0stranoyn la Terra: 1) queste condriti sono relativa- | Contengone [eit seq organic rispeto al gruppo carbonaceo; 2) Fi. Taylor cake n Bti0r sotto forma metallica e sotto forma di solfu- 8 conde 2! la frazndanza totale diciascun elemento in una Ter- i crosta, [a# tiD0 H, clppresentata dall'abbondanza osservata nella | Bnificative qe ete™ Parad fortemente litofl raggiunsero frazioni in due cast fi bbOndaysea per tutta la Terra entro la sola crosta, ma mageiore (4, at €il ta contiene un quantitativo del'elemento che & fomnire! Unig © 21 vamente) di quanto una Terra condritica possa ioe cesign tt? 0perteriguarda gli elementialcalini,potassio,rubi- siungere nett # cawy tendenze fortemente litofile, dovrebbero rag- Wrebbero essen oo'@ “al sella loro abbondanza terrestre totale. Essi do- che sono apr oteentraome, ad esempio, il bari, il lantanio ei erio, bbondansy 8 U0 Po’ pzgativi (i veda la Tabella 5.3). Le frazioni delle 126 011 2944, ettche nper i K, il RD ei Cs sono rispetivamente il 2, che teas mette erie Cesonoil 83,8261 39%. Laconclusione¢ condritiog ik Ro eferra é ridotio a circa un terzo della loro abbon- 8) il dopant: Pet riassuesta analisi suggerisce che Ia Terra conteng ) un terol di Ue Thalle condriti H; Una rasan. GLK, Rb cenuto nelle condrti H basata sulla ce! Pid recenodello condritco della Terra (Ringwood 1975) & base dei dani sgn izone peril mantello,piuttosto che per la crosta sla, Tispetto a mero yok a8): Ponantello comprende il 68% della massa terrestre, mantel sae Sel1% penta, confronto tra condi e composzione del uel portant cee ai sre valiiti. Ringwood ottenne risultatisimili a Aatie sono impo Pr@s M8 nil gruppo H e la maggior parte delle condrit ordi Th, rispetto aye di elenefrattari (Ca, Al, ece.; Tabella 5.1), compresi Ue ioc contemporgait care. Inoltre exis tese conto, come tol alt stu- rosa. Perais mane Se Tayveva sovrastimato il contenuto di U edi Th della ee mostra in sec ottOnto cTerra presa globalmente con le condriti carbona- na la diser "do moltaliore per quanto riguarda gli elementi refrattar, ENE Ci sia qualche fent894 alpoverimento negli elementialcalini permane. Seb- Stati noo icazioner cui ali elementi alcalini emancanti» potrebbero Caleofitg at a erat el nyo terrestre (a causa di un possibile comportamento COStituitebbe ung qmlONe (Ca6)), una Terra impoverita di elementi alcatini non Perehé durante Pace ticolta peil modello di accrezione omogenea (Tabella 5.2), iOSsido di carbomher tome dient acalini si volatilizzerebbero dopo I'acqua, i "err@ non possone or oc" Allesfss0 modo, le evidenze cite provengono dalla sola '© costituire wsasrova contro il modello di accrezione eterogenea, Liacorezionee la stratifcazione chimica dei pianet terestri 125 perché, secondo i criteri della Tabella 5.2, dobbiamo confrontare la composizione degli altri pianeti con quella della Terra per poter dire qualcosa di positivo riguardo ai rapporti variabili Fe/Si, ecc.: questo & lo scopo dei paragrafi seguenti. 5.4.2. La Luna La Luna ha affascinato per secoli "immaginazione degli scienziati, ma le infor- ‘mazioni di cui disponevano erano poche fino alle recenti esplorazioni spaziali, che ‘hanno prodotto nuove ed entusiasmanti scoperte. Molte di queste riguardano Ia sto- ia del’ attivita lunare in senso geologico e, cid che & pit importante, le sua composi- vione interna. Tuttavia, per utilizzare nel modo migliore questi dati, ¢ necessario ‘esaminare l’origine della Luna. La Luna ha un raggio di 1738 km e una densita media di 3340 ke/m?. Percid & tuno dei satelliti piii grandi del Sistema solare, e questo ha suggerito l'ipotesi che la Luna fosse un tempo un pianeta vero e proprio. Testimonianze storiche ed evidenze geologiche riguardanti la storia dell'orbita lunare indicano che Ia Luna sta guada- ‘gnando momento angolare, e quindi distanza, dalla Terra, il che dimostra una asso- ciazione pitt stretta nel passato. Le opinioni sull’origine della Luna variano dall'accrezione nello spazio insieme con la Terra, alla scissfone dalla Terra, alla cat- tura da parte della Terra di un corpo indipendente che «vagava» nel Sistema solare (per rassegne sull'argomento si vedano Kaula 1977; Wood 1978 e J.V. Smith 1979). ell'accrezione binaria é quella pid Iargamente accettata, soprattutto per motivi dinamici: ad esempio, é pid facile per la Terra catturare molti frammenti pi coli che non una grande Luna gid formata. Alla luce di questi fatti, ora istruttivo esaminare quali sono le differenze chimiche tra la Terra e la Luna, E evidente dalla Terra che la superficie lunare possiede aree chiare e aree scure, che sono identificate con caratteristiche topografiche: le aree pitt chiare sono rilievi, ‘mentre quelle pid scure sono i mari (chiamati cosi perché un tempo si pensava che fossero oceani). Le arce di rilievi comprendono anortositi e gabbri anortositici (70-100% di plagioclasio ricco di calcio) con eta tra 4000 e 4500 Ma. Sembra che sul- la Luna si sia formata una crosta primitiva di questo materiale, che venne distrutta ‘quando si formarono i bacini dei mari, probabilmente a causa dell'impatto di grandi Planetesimi avvenuto circa 4000 Ma fa. In seguito, i bacini furono colmati da im- ‘mensi flussi di lava basaltica, datati da 3900 a 3200 Ma fa, ma dopo di allora non ci sono tracce di ulteriore attivita vuleanica. Le lave basaltiche forniscono alcuni degli indizi pid utili riguardo alla composi- zione della Luna, perché, come i basalti terrestr, devono essere state prodotte per fusione parziale dell'interno lunare (si veda anche il Cap. 7). In Fig. 5.5 riportato il rapporto tra I'abbondanza di certi elementi nei basaltilunari e in quelli terrestri, in funzione della loro temperatura di condensazione (Tabella 5.1). Gli elementi alcalini sono inclusi tra gli elementi volatili in Fig. 5.5: i basalti lunari ne sono relativamente poveri, mentre sono arricchiti di elementi refrattari. Se teniamo presente che il ni- 126 Rapporto delle abbondanze (Luna:Terra) ‘Temperatura di considerazione (°C) Capitoto s Fig. 5.5 -Confronto ale sbbondanze del clement ne basalt lunar ein quelli eres. La nea vertical raeggica separa le a voatil da quel efretrie, ce conteollano le abbondan- ei quest clement (3 veda i Tabela (1 Tayior 1975). L‘accrezione la stra{ficazione chimica dei pianet terest 127 hel e'iridio sono due elementi refrattari che normalmente mostrano tendenze side- rofile, 1a migliore descrizione della Fig. 5.5 @ allora la seguente: Rispetto ai basalti terestr, i basaltilunari sono impoveriti di elementi volatili e siderofili e arricchiti di element refrattari e litofili. L'eccezionale arricchimento del volatile zolfo é dovuto al fatto che la troilite (Fes) si & cristallizzata nei basaltilunari, mentre negli ambienti vuleanici terrestri, relativamente ricchi di ossigeno, si sarebbe formato SO. gassoso e sarebbe stato espulso, lasciando il ferro restante combinato con l'ossigeno nella magnetite cristal- lina (Fe,0,). Le caratteristiche geochimiche dei basalti lunari costituiscono un aspetto fonda- ‘mentale della loro regione di origine all'interno della Luna, oppure sono la conse- guenza dell’estrusione di lava basaltica nell'ambiente di vuoto spinto esistente alla. superficie lunare? Due linee di ragionamento conducono alla prima risposta. In pri- ‘mo luogo, una perdita significativa di elementi & improbabile, perché pud avvenire per volatilizzazione solo se gli elementi si rovano alla superficie, 0 molto vicini ad essa (Taylor 1975). In secondo luogo, in ciascun punto di atterraggio delle missioni Apollo si trovarono, in campioni diversi, rapporti notevolmente uniform tra ele- ‘menti volatili ed elementi refrattari. Se ne pud concludere che Ia regione di origine ei basaltilunari, rispetto al mantello terestre, &arricchita di elementirefrattari alle spese degli clementi volatile siderofili. Si sono tratte conclusion simili dalio studio di rocce anortositiche dei rlievi lunari, che sono ricche di Al,O,, CaO e di altri ele- ‘menti refrattari. Questa caratteristica geochimica fondamentale @ comune a tutte le rocce lunari di cui sono stati presi campiont ele distingue dalle rocee terrestri sini. Oltre a questi risultati geochimici, le missioni Apollo eompirono anche impor- ‘anti indagini geofisiche. Furono messi in funzione diversi sismometri, che da allora hhanno registrato i segnali provenienti dall"impatto deliberato di carcasse di veicoli spaziali usati, da eventi di impatto naturali e dai terremoti lunari, che avvengono al ritmo di cirea 3000 all’anno. Le informazioni sulla struttura della Luna ricavate da ‘questi segnali sono illustrate in Fig. 5.6. La discontinuita sismica pit sensible si tro- va alla profondita di 60 km, dove la velocita delle onde P varia da 7 km/s (il valore che si rtiene caratt crosta di basalti e gabbri anortositici) 7,7 km/s per il «mantello» lunare, che é probabilmente di peridotite (si veda il Cap. 7). La velocita delle onde P aumenta progressivamente da 7,7 a 8,3 km/s, valore raggiunto a 1000 km di profondita, e anche fe onde S vengono registrate in questo intervallo di pro- fondita. La regione fino alla profondita di 1000 km & pertanto riconosciuta come la «ditosfera» lunare. Oltre i 1000 km, la velocita delle onde P cade di 0,3 km/s ele on- de $ sono attenuate, il che non indica un brusco cambiamento di composizione o di fase, ma semplicemente la presenza di un po' di fuso. L'intera regione centrale, con lun raggio di 700 km, pud essere parzialmente fusa e viene denominata castenosfera» lunare. I dati sismici non hanno ancora mostrato se lat Luna possiede un nucleo metallico, ma alcuni ricercatori ne sostengono l'esistenza in base a eviden- ze di tipo paleomagnetico. 128 Misure di flusso di calore (si veda la Nota 9) condotte sulla Luna fornirono valo- ri che sono circa la meta di quelli terrestri (si veda il Cap. 8) — abbastanza pit alt quelli che ci si sarebbe aspettati, visto che Ia Luna ha un rapporto elevato area superficiale/volume e avrebbe dovuto perdere il calore interno e raffreddarsi pil ra- pidamente della Terra. Per spiegare il flusso di calore osservato in una Luna molto impoverita di potassio, e quindi di “K radioattivo (Fig. 5.5), si é supposto che le concentrazioni di U e di Ta superino le abbondanze solati relative. Cid costituisce tuna prova ulteriore del fatto che la Luna é arricchita di elementi refrattar litofiliri- spetto alla Terra e alle condriti (si veda la Fig. 5.5). CROSTA = anortoste, fabbro ¢ basal Profondita Fig. 5.6 ~ Illustrazione schematica 4aieterno della Luna, basta sui dat sist ‘ie comprendent i probabil itd rocia in B interessante chiedersi quali sono le conseguenze di queste osservazioni sui vari ‘modelli di accrezione. Le basse concentrazioni di elementi sia volatili che siderofili (Tabella 5.1) suggeriscono che la Luna abbia concentrato condensati ad alta tempe- atura — come una versione pii grande, ma impura, delle inclusioni di Allende. An- cche se Ia Luna possiede un nucleo metallica, il suo rapporto Fe/Si deve essere pitt basso di quello della Terra: : queste evidenze, messe insieme, potrebbero indicare una eterogeneita della Nebulosa solare durante I’accrezione planetaria. Questa con- clusione sarebbe particolarmente appropriata se la Luna si form® iudipeudentersen tee fu in seguito catturata dalla Terra; tuttavia, il punto di vista pid diffuso é che i due corpi si formarono insieme e che I'accrezione della Luna avvenne probabilmen- tea partire da un anello di «sedimenti» attorno alla Terra (Ringwood 1975). In que~ sto caso, come & stato sottolineato da G.M. Brown (1978), Ia composizione globale. della Luna pud essere simile 2 quella del mantello terrestre dopo la perdita degli ele- ‘menti volatile siderofili. Se la Luna si formd dawvero da un anello di materiale: catico impoverito di elementi volatil, che circondava la Terra in acerezione, la quale stava sviluppando anch’essa un nucleo arricchito di element siderofili allora la geo- ‘“accrecione ea statficazione chimica dei planet terrestri 129 Chimica del due cor inseme pu esere pega in termini i una masa condrca iniatment omogenea. La masa non sbl una actesione complete sosens se una parte del materiale dopo l’accrezione. La massa della Luna ¢ ‘soltanto 1"1,2% di quella della Terra; percid la sua rimozione non. ‘influenzerebbe in modo significativo le stme dela composzioneinizial dela Terra Secone 841). Peano teeta nes conosciamo con maggior sicurezza l'origine della Luna, le nostre conoscenze sulle sue earaueristice gochimiche non posono essere wet per dictions Rene ta conlar mode exe Ma pee nena Ter ela ne pos sono avere una composiione slobale conte, impoverita d fatal loses Jatili, compresi gli elementi alcalini. eee Profondita Berton cxosta Bro aby Fig. £7 - Un possible modelo geoci ‘mico/sruturale ‘per Minter. ai Marte. ‘Adatato da Ringwood & Clack 1971, I paragrafi rimanenti descrivono Ie poche informazioni che possediamo su Mar- te, Venere e Mercutio e che sono rlevant aii det modell df aosecione plana tit. Quest pianet sono potenzialmente molt important, magi sear acne: biti conducono ad argomentazionipiuttostocomplsse. Ber tale mative, parted sono compost in corpo minore; il tore ineesato Pub seguir sl sorentors sentati, che sono riassunti nella Sezione 5.5. a a 54.3. Marte {onan magia superice Mare emesea Tara dle etnmese Tera dtl iso Mat tiie dans o moons pe be eas Na Cont fava acc ae sas hee a Gellar sono basta mats datacteseat eae eee 4a al ache Mae aia svt ngs ee Go eS obama dre al 300 Ma Le eli a ee ‘ae ai rosin aoeea val Xeon aa Sesion a Capitola s no Ia presenza di siicti, ossid, solfat ecarbonatlaltamente degradati, basti complessiv ‘mente sulla chimica del basalto ed eventualmente pia richi di ferro dei basatirerrestri. Dal rapporto “*Ar/*Ar, che & molto pit alto nel'atmosfera marziana che in quella terrestre, si dedottaI'esistenza di maggiori concentrazioni del'elemento volatile potatsio nelle rocee sti- perficiali (jl decadimento radioattivo “K—“*Ar ha fatto aumentare questo rapporto da un presunto valore di partenza comune a tutta la Nebulosa solare primtiva). Me sono possiili lire spiegazioni (si veda J.V. Smith 1979), Le indagini di tipo geofsico sono maggiormente in grado di definie la struttura intema € 4a composizione globale del pianete, ma gli esperiment sismici del Viking furono un fallimen- ‘to quasi totale. Quello che cirimane 8] momento di inerzia e una densité media (3940 kg/m) che & un po" pid del 70% di quella dela Terra. Ma eld non comporta nevessariamente una srossa dfferenza di composizione, perché, avendo Marte una massa molto minore della Ter- a, i materiale che lo compone sara meno compressa. (La pressione allinterno di un pianeta & funzione della profonditae, sccome il ragaio di Marc é circa Ia meta di quello della Tera, luno stesso materiale avra densitd molto minore al centro di Marte che al centro della Terra.) Marte deve possedere un nucleo, perché il suo momento d’inerzia polare (C = 0,376) ¢ minare 4i quello relativo ad una sfera solida di materiale uniforme (C= 0,4). Tuttavia il nucleo di Marte deve essere pit piccolo oppure meno denso di quello della Terra (per la quale C ‘= 0,331; si veda la discussione di Cole 1978). Non sembra che Marte e la Terra abbiano com- posizioni spiceatamente different (i veda anche Ia Sezione 5.5) ela separazione meno efficace del ferro nel nucleo marziano é corelata alla sua abbondanza nelle rocce superficial. Cid po- ‘rebbe indicare che il pianeta ha una composizione pit ossidata, con pid ferro neo strato lito- filo, un nucleo pid piccolo di quello terrestre (si veda la Sezione 5.3) ¢ una minoré perita di lementi volatili durante I'accrezione, a partire da un pianeta altimenti condrtico, Per dite ualcosa di pid, 2 questo punto, bisogna impiegare un modello della strutturae della compos zione interne di Marte, e non & molto sensato usare modeli geochimiei per verificare model 4d accrezione! Uno i tali modelli eochimici, basato su una composizione globaleestrema- ‘mente ossidata — con un nucleo di Fe,O, — é mostrato per curiasta in Fig. 5.7, ma modell basati su un nucleo di Fe-FeS possono essere ugualmente valid (i veda ad esempio Johnston € Tokséz 1977). ‘Una composizione per Marte pi ricca di element volatii (ossigeno ed eventualmente po- tassio, si veda sopra) non & in grado di dscriminare in maniera decisiva trai modell di accre- zione. Sulla base del modello etrogeneo, dovremamo aspettarci che Marte abbia tna concen trazione maggiore di elementi voatl rispetto alla Terr, essendo il planeta terestre pi di- state dal Sole. E, sulla base del modello omogeneo, si pud sostenere che questo pianeta rel ‘vamente piccolo abbia perso element volatilf in quantita minore durant il riseeldamento do- ‘yuto all'aceresione. 5.4.4, Venere Git alti due pianet terresti sono stat esplorati in misura minore dalle mission spazialie inoltrené Mercurio né Venere posseggono satellti,diversamente da Marte, cosioehé neppure{ loro moment di inerzia possono essere determina (ci veda Ia Sezione 3.3.2). Dalle osservazioni radar, che penetrano la sua atmosfere estremamente spess seppizmo ‘che Ia superficie di Venere possiede canyons fose tettoniche, craterie probabilmente vulani, acerecionee la stratficazione chimica de panei teresri 131 fche se non ne sepiamo abbasana per contol et sotog no abbatanza per controll speclion de glo! eo pene ands pea (2% dela mance Te) sone on eT. tial ‘dell’emissione di raggi gamma di K, Ue Th, effettuate ‘durante le mis- ii di sorvolo Venera, costituiscono f. H chimici i Le abbondanze mist st element ne basal eet con rapport! RUT sa i una ‘Vola teno conto dala reson. Levis GOP) we cea datacrione plactavaeogre,apomth c learns ere ee {ga uaiempertralggrmene i aa cheer lar, diate aor nee ue ind ose elated lite PS) su Vou ang ese ek i rembtinet a ean odes oes : son (197) mosrarno che md Lev comport eke he geno ro aa Tera un prtcolr che uments tear ace ‘als 0. volte dl es Tabla). Ringroode eines ee cei, ete pe net en "peo ala Tea, propria come pets dal model d setae aoe ee

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