I linguaggi del bosco un racconto fatto dal scrittore, giornalista e saggista italiano Vincenzo Consolo. Il racconto breve e narra la storia in due parti con lo stesso narratore. La prima parte presenta unuomo ammalato che viene raccomandato da un dottore di andare in montagna per guarire: Deve cambiare aria (...) Aria di montagna. Al bosco, al bosco della Miraglia; la seconda parte introduce linfanzia dello stesso uomo, e le sue avventure in campagna con la sua amica selvatica di nome Amalia. Il passaggio da un livello narrativo allaltro si fa a partire dalla lettura di due fotografie: Tento cio di raccontare la mia avventura nel bosco. Nel testo si possono apprezzare due elementi interessanti: il ruolo della fotografia nella modernit e la natura del linguaggio. La fotografia viene presentata come una maniera di appropriarsi della realt accattata sulla foto, lo stesso concetto creato da Roland Barthes in La camera chiara, nota sulla fotografia. Le due foto non hanno un rapporto diretto con la storia ma funzionano come una sorte di ponte tra un piano diegetico e laltro. Il linguaggio viene visto nel senso linguistico saussuriano che riferisce allunione indissolubile tra significato e significante che forma i simboli. Questo si pu vedere quando Amalia comincia a insegnare la nuova lingua al fanciullo. Le cose sono le stesse ma i nomi con i cui si riferiscono cambiano: chiamava per esempio sossi i maiali, beli le capre, scipe le serpi, aleppi i cavalli, fruni gli alberi, golli le ghiande, cici gli uccelli, fibe le volpi, zimpi le lepri e i conigli, lammi le mucche...