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Per un giovane che intende avvicinarsi per la prima volta allo studio delle idee di Marx, la lettura
integrale dellopera (lunga circa 1500 pagine in totale) pu risultare unimpresa difficile ed
onerosa.
Per questo motivo stata realizzata la presente dispensa in cui sono brevemente riassunti, nella
maniera il pi possibile chiara ed elementare, i principali temi trattati da Marx ne Il Capitale,
presentando i diversi concetti economici e dedicando un capitolo in appendice allorigine del
capitalismo.
Questo breve compendio del Capitale vuole inserirsi in un pi ampio percorso di formazione per
i
giovani
comunisti.
La
lettura
della
dispensa
rappresenta,
chiaramente,
soltanto
unintroduzione ai temi trattati e si consiglia quindi di integrarla ad altre letture che possano
aiutare ad inquadrare meglio il pensiero di Marx.
a cura di Flavio Di Schiena, con il contributo di Marcello Silva e Alessandro Pascale. Copertina
disegnata da Niccol Koenig.
Realizzato in gennaio 2015, il presente lavoro non soggetto a copyright, pertanto consentita
la sua riproduzione e incoraggiata la libera, pubblica e gratuita diffusione.
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Indice
Critica marxista delleconomia politica borghese
pag. 4
pag. 18
La merce
Lanalisi di Marx inizia rielaborando la teoria del valore degli economisti classici (Smith e
Ricardo), riformulando (in parte mantenendo loriginale, in parte integrandola) le definizioni
dei concetti di base come merce, valore, lavoro, denaro, capitale, plusvalore, forza-lavoro, ecc
Il punto di partenza dello studio lunit elementare della struttura economica nel capitalismo:
la merce. La merce un bene (materiale o immateriale) o un servizio, prodotto del lavoro
umano, che viene scambiato sul mercato. Se il prodotto non destinato alla vendita, non pu
essere definito merce.
Il prodotto ha un valore duso intrinseco in quanto le sue propriet permettono di soddisfare un
determinato bisogno. Questo valore duso inestimabile ed legato allutilit del prodotto ed al
suo consumo immediato (in cui il valore duso si realizza). Si pu dire che il valore duso
qualifica la sostanza del prodotto. Quando questo prodotto diventa merce (cio quando
destinato alla vendita), assume anche un valore di scambio (che quantifica la grandezza del
prodotto). Il valore di scambio (che dora in avanti definiremo per comodit il valore
propriamente detto) di una merce prescinde dalla qualit del prodotto e serve a rapportarsi ai
valori di scambio delle altre merci in modo proporzionale.
Alla base del mercato (scambio commerciale di merci) c un determinato grado di divisione del
lavoro (infatti, non tutti producono la stessa cosa, lo stesso valore duso). La produzione
mercantile si sviluppata ampiamente nella societ capitalistica: il capitalismo la prima
societ della storia in cui la maggior parte della produzione mercantile (nelle societ
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precedenti si producevano soprattutto valori duso). Ci che conta per il capitale non quindi il
valore duso di un prodotto (non interessa produrre quindi per il soddisfacimento di bisogni) ma
il suo valore di scambio (che lo rende una merce e quindi vendibile, e come tale utile per
ricavarne profitto). Possiamo definire la produzione capitalistica come produzione di valori di
scambio sottoforma di valori duso.
In seguito si osserva la presenza nel mercato del capitalista, ossia una persona che non porta
merci da vendere, bens proprietaria di denaro. Il capitalista che si presenta al mercato compra
per vendere. Se nella societ mercantile il senso di ogni operazione scambiare dei valori duso,
per il capitalista lo scambio ha senso solo se alla fine delloperazione il valore del denaro
diverso (maggiore) di quello iniziale (cio ottenendo una metamorfosi del capitale, che si
accumula e cresce).
Nella societ capitalista la conversione denaro-merce non finalizzata al consumo della merce
(quindi al soddisfacimento di bisogni), ma allaumento di denaro e alla creazione di profitto per
la classe borghese. Una certa quantit di merce (o di denaro) una ricchezza; questa ricchezza
diventa capitale nel momento in cui capace di crescere.
Il capitale quindi un valore accresciuto da un plusvalore ed esisteva anche prima (da circa
3000 anni) del modo di produzione capitalistico (nato invece da circa due secoli). Il modo di
produzione capitalistico la prima forma di organizzazione sociale in cui il capitale penetra nel
ciclo economico appropriandosi dei mezzi di produzione. Il modo di produzione capitalistico si
fonda sulla tendenza allaccumulazione di capitale. La formula del processo di accumulazione
del capitale DMD, in cui il capitale accresciuto D = D (capitale investito) + pv (plusvalore).
Se nella societ mercantile il denaro era un regolatore dello scambio, in quella capitalista il
denaro diventa il fine: si investono sempre maggiori quantit di denaro per fare pi denaro. La
quantit accresciuta di denaro non pu essere spesa (cesserebbe di essere capitale) o
tesaurizzata (non potrebbe pi accrescersi), perci deve essere reinvestita rimettendola in
circolazione. Il capitale valorizzato (la fine del ciclo, MD) diventa linizio di un nuovo ciclo.
Il processo di accumulazione si divide nel momento della produzione (DM) e in quello della
vendita (MD). Vedremo ora come il plusvalore si produce nella prima parte del processo (quindi
nella produzione, non nella vendita, in cui invece il valore non viene creato, ma solo realizzato).
Se nei modi di produzione precedenti al capitalismo era chiaro che il lavoratore non lavorasse
per s stesso, nel capitalismo lapparenza che il salario paghi tutta la giornata lavorativa e che
sia il prezzo del lavoro. Sembrerebbe che il rapporto tra capitale e lavoro salariato implichi uno
scambio tra equivalenti (lavoro svolto contro salario percepito), ma se il capitalista pagasse
lintero lavoro svolto, non esisterebbe il plusvalore (e quindi il capitale). Il rapporto di
produzione tra capitale e lavoro non basato sullo scambio di un prodotto con del denaro, ma
sullo scambio di capitale (sottoforma di salario) con la forza-lavoro. Qui risiede la divisione nelle
due classi fondamentali della borghesia capitalista e dei proletari, ossia lessenza dello
sfruttamento capitalistico del salariato.
La vendita della forza-lavoro ci porta al concetto di alienazione (termine che fa riferimento a
qualcosa che fuori da una comunit e ad un allontanamento). Lalienazione nel capitalismo
nasce dalla frattura tra il produttore e il proprio prodotto. Loperaio infatti alienato dal
prodotto del suo lavoro, in quanto quel prodotto appartiene al capitalista. Loperaio alienato
dalla propria attivit (non produce per s stesso, ma per un altro) e il suo lavoro non libero
come quello dell'artigiano n fantasioso, ma costrittivo: si svolge infatti in un determinato
periodo di tempo, stabilito da altri. L'operaio alienato dalla sua stessa essenza, poich il suo
non un lavoro costruttivo, libero e universale, bens forzato, ripetitivo e unilaterale. L'operaio
alienato dal suo prossimo, cio dal capitalista, che lo tratta come un mezzo da sfruttare per
incrementare il profitto, fatto che determina un rapporto conflittuale. Da un punto di vista pi
ampio l'economia capitalistica traduce il rapporto tra le persone in modi di sfruttamento.
Questa alienazione nel capitalismo non evidente come ad esempio nel sistema feudale della
corve, in cui il servo ha ben chiaro quando sta lavorando per s e quando solo per il padrone.
Caratteristica del genere umano il lavoro, che lo differenzia dall'animale, e gli consente di
istituire un rapporto con la natura attraverso cui si appropria della natura stessa. Il lavoro in
fabbrica viene ridotto a mera sopravvivenza individuale; non quindi espressione positiva della
natura umana. In fabbrica si perde la dimensione della comunit. Si parla cos di alienazione
della sua essenza sociale. A fronte di una tale disumanizzazione prodotta dal capitalismo, il vero
obiettivo dei comunisti non pu essere il semplice aumento salariale o un generico
addolcimento della vita, ma, dato che la propriet privata l'espressione della vita umana
alienata, la sua soppressione e dei rapporti sociali che la generano e la tutelano diventa il
fondamento per la soppressione di qualsiasi alienazione. Il comunismo l'eliminazione
dell'alienazione, quindi della propriet privata, operazione che coincide con il recupero di tutte
le facolt umane e la liberazione dell'essenza umana. l'esito verso cui procede lo sviluppo
storico.
La forza-lavoro una merce particolare capace di produrre pi valore di quanto ne possiede ed il
plusvalore la differenza tra il valore prodotto e il costo della forza-lavoro. Abbiamo visto anche
che il capitalista intasca legalmente questo plusvalore (pur essendo unestorsione del valore
prodotto dalloperaio) perch il proletario costretto a firmare un contratto in cui vende la
forza-lavoro per un prezzo (salario) minore del valore che la sua forza-lavoro in grado di
produrre. Qual allora il prezzo della forza-lavoro? La forza-lavoro una merce come tutte le
altre e il suo prezzo determinato secondo le stesse leggi delle altre merci. Come ogni merce, la
forza-lavoro vale tanto quanto il lavoro necessario a produrla: per produrre forza-lavoro serve
che il proletario sia in grado giorno dopo giorno di poter lavorare. Il valore della forza-lavoro
non altro che la somma delle spese di mantenimento (sussistenza e riproduzione) delloperaio
e della sua famiglia (prezzo del cibo, vestiti, abitazione, formazione professionale e tutto il
minimo necessario che occorre al lavoratore per mantenere la propria forza-lavoro). Loperaio,
perci, in linea di principio non ricever pi del minimo necessario. Tra laltro si pu osservare
che alla borghesia non interessa la vita del singolo operaio (e della sua famiglia): si accontenta di
impedire lestinzione della classe operaia, perci i padroni non si faranno scrupoli a licenziare
un operaio costoso per assumerne uno pi economico.
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Il salario pu assumere due forme principali: a tempo o a cottimo. Il salario a tempo viene
corrisposto in base ad una certa quantit di tempo di lavoro (giornaliero, settimanale o mensile).
Il prezzo dellora lavorativa (prezzo del lavoro) si calcola dividendo il salario giornaliero per le
ore lavorative. Per valutare lentit del salario bisogna riferirsi al salario orario. Il salario a
cottimo corrisposto in base ai pezzi consegnati. Laddove la legge impone limiti orari alla
giornata lavorativa, il capitalista usa il sistema del salario a cottimo per sfruttare al massimo e
intensificare il lavoro. Questa tipologia si adatta ad una forma di lavoro cosiddetto autonomo e
dei prestatori dopera (come lattuale esercito delle partite Iva). Nel caso del salario a cottimo,
ogni scusa buona al capitalista per pagare meno loperaio; in questo caso il capitalista paga un
tot a capo alloperaio principale (capo-gruppo) e sta a questultimo valutare di quanti operai
aiutanti ha bisogno e quanto pagarli (con questo sistema lo sfruttamento tra capitalista e
lavoratore si trasforma in sfruttamento del lavoratore sul lavoratore). Questo meccanismo tende
a sviluppare uno spirito individualista e quindi unintensificazione della concorrenza tra operai,
creando uno strato intermedio detto aristocrazia operaia. Con questo sistema loperaio si
illude di vendere al capitalista il prodotto finito (ha limpressione che il salario paghi il lavoro),
mentre quello che continua a vendere sempre e solo la propria forza-lavoro.
Concedendoci una piccola digressione, vogliamo sottolineare un particolare circa linflazione. La
borghesia si oppone allaumento dei salari perch, secondo la sua ideologia, questo porterebbe
allinflazione (aumento dei prezzi delle merci). Marx banalmente fa notare che non c un
rapporto diretto tra laumento dei salari e linflazione: semplicemente se aumentano i salari
diminuisce il plusvalore, cio il guadagno del capitalista.
Il valore della forza-lavoro varia da paese a paese e da periodo a periodo. Questo dipende sia dal
fatto che i bisogni degli operai sono diversi (storicamente e socialmente determinati), ma anche
dalla tendenza a calare del prezzo del paniere di beni necessari (come abbiamo visto a
proposito della svalorizzazione della merce). Il capitalista acquista forza-lavoro esclusivamente
per appropriarsi del plusvalore (e quindi per vivere da parassita), non certo per produrre beni o
servizi destinati alla soddisfazione di bisogni, ma solo per produrre merci destinate alla vendita.
Parte del plusvalore, infatti, serve al mantenimento del parassita capitalista e la restante parte
viene reinvestita nella produzione. La ricchezza (sempre maggiore) dei capitalisti proviene dal
lavoro non pagato agli operai e trasformato in propriet privata della classe borghese che sfrutta
il proletariato. Nel modo di produzione capitalistico il processo di produzione si sdoppia in
processo di lavorazione e processo di valorizzazione del capitale. Il processo di lavorazione non
rivolto alla produzione di valori duso, ma alla valorizzazione del capitale tramite il consumo
della merce forza-lavoro. Questa duplicit non una legge universale, ma una caratteristica
intrinseca del capitalismo (anche se lideologia della classe borghese tende ad unificare i due
aspetti, dichiarandone luniversalit). Nel capitalismo tutto trattato come una merce
(compresa la forza-lavoro e quindi, in definitiva, anche le persone che sono costrette a venderla).
Il rapporto sociale che c tra gli uomini (tra le classi sociali) si traveste da rapporto sociale tra
cose (merci, appunto).
Dai nomi dati evidente che il primo trasferisce (senza cambiare) il proprio valore in quello
della merce, mentre il secondo aumenta entrando nel valore della merce (ed quindi quello che
crea plusvalore, grazie alla propriet della speciale merce forza-lavoro). Nella merce finale
vengono trasferiti il valore del capitale costante C e del lavoro L (che a sua volta comprende cio
il salario V e il plusvalore Pv). In formule, definiamo il valore della merce come M = C+L =
C+V+pv = K+pv. Il plusvalore quindi lunica fonte di profitto, lelemento che permette
laccumulazione di capitale, perci il capitalista cercher in tutti i modi di ottenere un plusvalore
sempre maggiore. Questa la radice dello sfruttamento insito nel capitalismo.
utile chiarire un concetto: quello di lavoratore produttivo. Il lavoratore produttivo quello
che, con la sua attivit, produce plusvalore per il capitalista. Questo concetto implica lesistenza
di un rapporto di produzione specifico che vede il lavoratore come strumento immediato della
valorizzazione del capitale. Sono quindi lavoratori produttivi coloro che producono merci
(ribadiamo che per merce si intende un bene, materiale o immateriale, o un servizio), mentre
non lo sono altre figure lavorative, anche se interne ad unazienda. Queste figure non produttive
sono ad esempio funzionari amministrativi, contabili, consulenti, ecc
Queste figure rimangono improduttive anche se vengono svolte autonomamente da aziende
dedicate (esternalizzazione). Il fatto che alcune figure lavorative non siano produttive non vuol
dire che non siano utili per il capitale, o che non siano sfruttate (anche pesantemente). Lo
sfruttamento di questi lavoratori non si basa sulla produzione di plusvalore, ma sul risparmio
del plusvalore di cui permettono o facilitano la realizzazione (ad esempio, meno viene pagato un
commesso in un negozio, maggiore la parte di plusvalore che andr nelle tasche del
capitalista). Il capitalista industriale divide il suo plusvalore con altri capitalisti che svolgono
funzioni diverse nella produzione sociale (banchieri, capitalisti commerciali, precettori di
rendita fondiaria, ecc).
superare il limite del pv assoluto, il capitalista potr estrarre maggior plusvalore relativo
riducendo il lavoro necessario rispetto al pluslavoro (a parit di lunghezza della giornata
lavorativa). Questo vuol dire una sola cosa: abbassamento del salario!
Come abbiamo visto, il salario comprende i costi di mantenimento del lavoratore. Il suo valore
varia in base a diversi fattori, ad esempio per la legge della domanda e dellofferta, oppure in
base ai rapporti di forza e alle conquiste dei lavoratori ottenute tramite le lotte sindacali. C un
ulteriore fattore che permette labbassamento del salario. Abbiamo gi accennato che, con
laumento della produttivit, le merci (comprese quelle che il lavoratore consuma) tendono a
svalorizzarsi: questo vuol dire che col tempo il lavoratore ha bisogno di un salario sempre
minore per comprare le stesse merci che prima pagava di pi (bisogna per notare anche che col
tempo i bisogni del lavoratore aumentano, perci nel suo paniere entrano merci che prima
non cerano).
Analizzando la produzione di plusvalore relativo si osserva che questa avviene potenziando la
forza produttiva del lavoro (in particolare nei settori che producono beni legati alla sussistenza
del lavoratore e quindi al valore della forza-lavoro). Il capitale tende a produrre la singola merce
nel minor tempo possibile: se questo tempo inferiore alla media dei suoi concorrenti, il valore
individuale della merce da lui prodotta sar inferiore a quello sociale (medio) della merce.
Questo permette di venderla allo stesso prezzo dei concorrenti (ottenendo un plusvalore
maggiore) o di venderla a prezzo minore (per togliere quote di mercato alla concorrenza). In
entrambi i casi, il capitalista realizza un sovra profitto (dovuto a condizioni eccezionali del suo
processo produttivo) che per non dura per sempre perch, secondo la legge della concorrenza,
per rimanere sul mercato i capitali devono adeguarsi alle nuove condizioni di produzione,
introducendo le innovazioni tecniche. I capitali pi deboli che non riescono ad adeguarsi
rischiano di essere espulsi dal mercato (periscono o vengono assorbiti dai capitali pi forti). Il
valore sociale della merce tende ad allinearsi (verso il basso) a quello individuale della merce
prodotta dal capitale innovativo (sparisce il sovra profitto). Quando il processo generato dalla
concorrenza interessa i settori che producono merci destinate al consumo di massa, diminuisce
il tempo di lavoro necessario (permettendo quindi lestrazione di maggior plusvalore relativo).
Una volta che il capitale cresciuto abbastanza, il capitalista assumer nuovi operai che lavorino
in cooperazione. Il lavoro sociale (cooperazione manifatturiera) si basa sulla riunione di
molti operai nello stesso luogo fisico di lavoro. Questo permette una migliore economia nelluso
dei mezzi di produzione (ammortizzandone i costi), che determina unulteriore riduzione del
valore (e quindi del prezzo) delle merci prodotte. La produttivit aumenta grazie allimpiego
simultaneo di molte giornate lavorative (operaio complessivo) che, combinate, possono
produrre pi della somma di tante forza-lavoro indipendenti. Il capitalista svolge funzioni di
controllo, direzione e coordinamento dellattivit produttiva, imponendo una rigida disciplina
alla massa dei lavoratori.
La cooperazione manifatturiera si basa sulla divisione del lavoro: un mestiere artigiano viene
sezionato in operazioni parziali affidate al singolo operaio (che dovr eseguire sempre e solo la
stessa operazione elementare). Questo porta al vantaggio (dal punto di vista del capitalista) di
aumentare lintensit e la precisione del lavoro e di ridurre i tempi morti e gli sprechi, il che vuol
dire un significativo aumento della produttivit. Loperaio non pi autonomo, ma dipendente
dagli altri e diventa (insieme agli altri) un accessorio al servizio dei mezzi di produzione. Questo
lo costringe ad impiegare solo il tempo necessario per consegnare una determinata quantit di
prodotti entro un determinato tempo di lavoro. Il singolo operaio non deve pi imparare un
mestiere completo, ma solo una parte, perci il costo della sua formazione minore (come sar
minore il suo salario e quindi ancora una volta sar maggiore il plusvalore relativo estratto dal
capitalista). Il padrone pu assumere operai senza abilit (disposti quindi a guadagnare
pochissimo). La divisione tra lavoro intellettuale e lavoro manuale si approfondisce: loperaio
parziale diventa un semplice accessorio dellofficina, perdendo la parte di intellettualit di cui
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i costi fissi generali che vengono ora distribuiti su una massa di tempo lavorato e di prodotto pi
grandi). I ritmi di lavoro vengono intensificati al massimo e il lavoro viene prolungato fino ad
introdurre i turni notturni per mantenere attiva la produzione 24 ore al giorno. Inoltre la
diminuzione del valore individuale delle merci prodotte con le nuove macchine al di sotto del
loro valore sociale (medio) fa s che il capitalista cerchi di sfruttare la situazione di vantaggio
finch dura.
La macchina il mezzo oggettivo per mungere al lavoratore nello stesso tempo una quantit di
lavoro pi grande. Ci avviene mediante laumento della velocit delle macchine e anche con
laumento delle macchine che il singolo operaio deve controllare. Con le macchine aumenta il
saggio di plusvalore (sfruttamento dei singoli operai), ma diminuisce il loro numero per unit di
capitale. Nonostante laumento dello sfruttamento, il plusvalore prodotto dagli operai che
rimangono non eguaglia quello totale degli operai che lavoravano prima; si determina cos la
tendenza a compensare la riduzione del numero degli operai con laumento della giornata
lavorativa (oltre allaumento di plusvalore relativo aumenta insomma anche quello assoluto).
Lallungamento dellorario di lavoro porta al rallentamento della crescita del rapporto
capitale/lavoro (quindi dopo un periodo di corsa allinnovazione tecnologica si assiste ad un uso
pi intensivo del capitale umano e ad una decelerazione nellaumento di produttivit). Questo
conferma quanto lintroduzione della tecnologia sia legata ai livelli salariali e al risparmio di
lavoro necessario che permette di realizzare.
La disoccupazione
I diversi metodi di estrazione di un plusvalore sempre maggiore portano allespulsione di
lavoratori dal processo produttivo (sostituiti dalle macchine o dallaumento di sfruttamento di
quelli che rimangono) e questo vuol dire che la quantit totale di plusvalore prodotto potrebbe
decrescere.
La massa di proletari disoccupati va a formare lesercito industriale di riserva. Lesercito dei
disoccupati una condizione necessaria di esistenza del modo di produzione capitalistico. Il
capitale ha interesse a sfruttare il pi possibile il lavoratore gi impiegato, piuttosto che
procedere allassunzione di altri lavoratori: la maggiore domanda di lavoro da parte del capitale
non si concretizza in un aumento della richiesta di lavoratori, ma in un aumento di lavoro
straordinario per la parte occupata. Lofferta di lavoro dei disoccupati aumenta la pressione
sugli occupati ad accettare, sotto il ricatto di essere facilmente sostituiti, il lavoro straordinario e
la diminuzione del salario. Questa situazione molto utile ai capitalisti che dispongono da una
parte di lavoratori costretti a farsi iper-sfruttare (se il salario pi basso, loperaio ha bisogno di
lavorare di pi) e dallaltra di disoccupati pronti a lavorare per un salario sempre pi misero.
La classe borghese sfrutta abilmente questa situazione per diffondere la propria ideologia anche
tra i proletari: una falsa coscienza che scatena una guerra fra poveri, mettendo contro lavoratori
e disoccupati (che si fanno vicendevolmente concorrenza). Questo provoca divisioni nella classe
dei proletari rendendo difficile lacquisizione di coscienza (e di solidariet) di classe,
allontanando cos lunit della classe proletaria e la sua organizzazione della lotta contro la
classe borghese. Anche qualora le classi subalterne dovessero trovare lunit promuovendo
rivolte operaie, non dobbiamo mai dimenticare che la borghesia dispone della forza materiale
dello Stato per schiacciare le rivolte.
Quando apparsero le prime macchine, tra gli operai si svilupp il movimento dei luddisti (che
distruggevano le macchine, individuate come la causa della loro miseria). Questi luddisti
possono essere considerati dei socialisti reazionari (in tale categoria sono stati collocati nel
Manifesto del Partito Comunista). I comunisti, invece, devono essere in grado di capire che non
sono le macchine in s a causare il peggioramento delle condizioni degli operai, ma il loro uso
capitalistico (che le impiega per intensificare lo sfruttamento dei lavoratori, peggiorandone le
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condizioni di vita e generando precariet). Di per s una macchina potrebbe facilitare il lavoro
umano permettendo di lavorare meno. Ancora una volta chiaro come la causa dello
sfruttamento del proletario stia nel modo di produzione capitalistico, basato sulla propriet
privata dei mezzi di produzione e sul lavoro salariato (proletario costretto a vendere la propria
forza-lavoro a prezzi sempre pi bassi, in quanto non possiede altro per vivere).
risparmi sui costi fissi (si assiste a razionalizzazioni della struttura delle aziende coinvolte, che
eliminano i doppioni). Si pu notare come la concentrazione di capitali sia maggiore nei settori
industriali in cui maggiore la composizione organica del capitale (cio dove i mezzi di
produzione sono pi costosi).
Unaltra leva per la centralizzazione dei capitali il sistema del credito tramite cui le banche
rastrellano il risparmio sociale per fornire agli imprenditori i capitali necessari. La
centralizzazione dei capitali crea i monopoli. A causa della concorrenza la parte pi debole della
borghesia viene espulsa dal mercato e si proletarizza, mentre il capitale si concentrarsi nelle
mani di un gruppo sempre pi ristretto di borghesi. Questo il meccanismo secondo il quale la
concorrenza si trasforma nel suo contrario, cio nel monopolio (questo accade gi sul finire
del XIX secolo). Quando un settore monopolizzato accade che i prezzi non calano anche se
cala il valore delle merci.
Globalizzazione imperialista
Il capitalismo, nel suo stadio monopolista, diventa imperialismo (concetto ripreso
successivamente da Lenin). Nellimperialismo il capitale finanziario (integrazione di capitale
industriale e capitale bancario) rappresenta il settore dominante del capitale contemporaneo.
Limperialismo si estende al mondo intero attraverso il colonialismo e le esportazioni di capitali
che vanno a creare imprese capitalistiche in paesi o settori non ancora monopolizzati. questo il
motore della formazione di un mercato mondiale, che sfocia nel fenomeno (esploso allinizio del
XXI secolo) della cosiddetta globalizzazione che Marx aveva ampiamente previsto. La fase
imperialista del capitalismo caratterizzata dalla corsa alla spartizione dei mercati esteri e delle
materie prime (anche e soprattutto tramite guerre di aggressione). Lintensificarsi degli scambi
internazionali, lo sviluppo dei mezzi di comunicazione, della grande industria e della finanza
sono le cause del fenomeno della mondializzazione, cio della costruzione di un mercato unico
globale che permette laffermazione su scala planetaria del modo di produzione capitalistico.
Conclusioni
Dallanalisi marxista del modo di produzione capitalistico si desume che lunico fine della
produzione capitalista non certo il soddisfacimento di bisogni umani, ma laccumulazione
sempre maggiore di capitale, cio la produzione di plusvalore e la sua realizzazione mediante la
vendita. Se la vendita non avviene, non si realizza il profitto e si perde capitale. Per conservare
lequilibrio economico linsieme del potere dacquisto esistente deve servire a comprare
linsieme delle merci prodotte. Questo equilibrio per destinato a rompersi a causa della
scissione tra il carattere sociale (utile) del lavoro dal carattere anarchico (non pianificato) della
produzione capitalistica e da una distribuzione ineguale della ricchezza. Nel modo di produzione
capitalistico si tende alla produzione illimitata e si considerano tutte le persone come potenziali
clienti. Il paradossale sogno di ogni capitalista che i suoi concorrenti aumentino i salari degli
operai (che rappresentano potere dacquisto) mentre lui abbassa i salari dei suoi per aumentare
il profitto.
La tendenza allaumento della produttivit quindi in contraddizione con la limitata capacit di
assorbimento delle merci prodotte da parte del mercato. La contraddizione capitalista tra la
socializzazione della produzione e lappropriazione privata esplode gravemente nelle crisi
economiche. Le crisi del capitalismo sono diverse da quelle dei sistemi che lo precedono. Nelle
societ pre-industriali la causa della crisi era la mancanza di beni, mentre nel capitalismo ci
troviamo di fronte a crisi di sovrapproduzione. In pratica vengono prodotte pi merci di quelle
che il mercato riesce ad assorbire (non quindi pi di quelle necessarie alla soddisfazione dei
bisogni, ma alla capacit di spesa dei salariati). Le crisi del capitalismo non sono di scarsit, ma
di sovrapproduzione. Si tratta di crisi di realizzo.
La sovrapproduzione di capitale (che si presenta anche nella forma di sovrapproduzione di
merci) la condizione in cui il capitale investito produce una massa di plusvalore uguale o
inferiore a quella prodotta prima che il capitale addizionale fosse investito. Le crisi di
sovrapproduzione sono la pi evidente manifestazione della contraddizione di fondo del modo
di produzione capitalistico.
Nella sua fase di maturit il capitalismo porta al massimo livello le proprie contraddizioni,
generando una concentrazione di capitali in poche mani e aumentando la polarizzazione sociale
(pochissimi possiedono moltissimo e molti possiedono poco o nulla). Il capitalismo tende anche
alla formazione di un mercato mondiale. Notiamo infatti che gli investimenti allestero non
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il vagabondaggio con pene quali la fustigazione, prigione e morte. Lintervento dello Stato non si
ferm qui: a causa dellalta richiesta di forza-lavoro i salari rischiavano di aumentare tanto da
vanificare il plusvalore estratto, minando le basi della prima accumulazione capitalistica. Per
questo motivo lo Stato impose dei limiti al massimo salariale, prevedendo addirittura la galera
per quelli che corrispondevano salari pi alti di quelli stabiliti. In generale la caratteristica del
proletario non tanto il livello del suo salario, ma il non disporre di redditi sufficienti per
lavorare autonomamente, pregiudicandogli quindi la possibilit di risparmiare. La quasi totalit
dei proletari, dopo unintera vita di lavoro, non riescono ad accumulare abbastanza risparmi da
acquistare mezzi di produzione. La condizione proletaria si generalizza e tende a proletarizzarsi
quella parte di piccola borghesia che non regge la concorrenza. Sempre a causa dello Stato viene
impedita la capacit di organizzazione della classe lavoratrice e la costruzione di sindacati
operai. Nel frattempo le prime industrie contribuirono a distruggere la produzione domestica e
a creare il mercato interno.
Veniamo ora a scoprire cosa avviene nel frattempo sul fronte esterno: il colonialismo.
Probabilmente questo il fattore che pi ha pesato nella costruzione di quellaccumulazione
primitiva che ha consentito la diffusione del capitalismo. Ancora una volta si nota come
laccumulazione originaria di capitale nasca dalla violenza dello Stato ed in particolare dalle
guerre commerciali. A partire dal 400 gli europei colonizzano lAfrica per poi spingersi
successivamente in Asia (India, Indocina, Cina, ecc). Le scoperte geografiche (in particolare
quella dellAmerica) consentono di sviluppare il mercato a livello mondiale. Il compito del
colonialismo europeo (a partire da XV e XVI secolo) mettere in moto il processo di
accumulazione capitalistica primaria. Le colonie forniscono materie prime e metalli preziosi
(oro e argento in America) e forza-lavoro a basso costo, quando non gratuita (gli indigeni che
non vengono sterminati, vengono ridotti in schiavit). Inoltre queste colonie offrono un mercato
per le crescenti manifatture e il monopolio di questo mercato intensifica laccumulazione. Il
processo globale dellEuropa colonizzatrice rappresenta la nascita sanguinosa del capitalismo.
La trasformazione dal feudalesimo al capitalismo avviene grazie al traffico di schiavi dallAfrica
occidentale allAmerica, che diede prosperit economica ai mercanti europei e culturale al
cattolicesimo (ma anche un notevole accrescimento di potere e influenza complessiva per la
Chiesa). Lestrazione di oro e minerali dallAfrica rappresenta una componente importante
dellaccumulazione originaria di capitale. Lo Stato affida le terre appena scoperte a compagnie
commerciali (come la Compagnia delle Indie), che potevano sfruttare le enormi risorse dei
territori in condizioni di monopolio.
La rivoluzione borghese finanziata dal commercio e dalla schiavit. Il potere dei mercanti
aveva gi svuotato il feudalesimo di gran parte della sua economia grazie alle guerre coloniali e
ai carichi di schiavi naviganti lAtlantico. grazie alla potenza economica del colonialismo che la
borghesia diventa abbastanza forte da sconfiggere il feudalesimo. Si pu dire che il colonialismo
stato la balia del capitalismo. Chiaramente i detentori di capitale esistevano ben prima
dellaffermazione del capitalismo, ma non erano classe dominante. Lo diventarono attraverso
una rivoluzione modale, cio del modo di produzione. I capitalisti europei, con lappoggio
della Chiesa e delle monarchie feudali, saccheggiarono il resto del mondo: conquistadores,
mercanti di schiavi e missionari diedero a questi capitalisti la terra, le materie prime e il lavoro a
basso costo di cui avevano bisogno per rovesciare il feudalesimo, diventando classe dominante
in Europa. Il colonialismo caus genocidi e distruzione delle grandi civilt non europee, che
andarono a rifornire gli europei di capitale (fisso, la terra, e variabile, il lavoro). I futuri USA
diventano una colonia britannica a partire dallinsediamento in Virginia agli inizi del 600. Col
tempo i coloni sterminano gli indiani appropriandosi delle loro terre.
La gestione del sistema coloniale e le guerre per difendere e aumentare le conquiste,
determinarono laumento delle spese Statali e linsorgere di grossi debiti pubblici. Il debito
pubblico svolge una funzione centrale nella formazione del capitalismo: il prestito pubblico
favorisce laccentramento dei capitali nelle mani di pochi (che prestavano denaro allo Stato in
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cambio di interessi). Le prime banche nazionali nacquero come associazione dei creditori dello
Stato. Nasce il moderno sistema tributario per il finanziamento del debito pubblico, tramite
laumento e lestensione della pressione fiscale che aggrav ulteriormente le condizioni di
contadini e artigiani, accelerandone lespropriazione. Il processo di ampliamento del debito
pubblico produceva da una parte capitalisti e dallaltra poveri e quindi proletari disponibili ad
essere impegnati come salariati.
Dietro tutti gli strumenti che hanno dato impulso allo sviluppo del capitalismo, ci fu lintervento
dello Stato, che lo strumento della violenza concentrata ed organizzata della classe dominante
nella societ. Alla fine della sua analisi Marx conclude che il capitale viene al mondo grondando
sangue e sudiciume da tutti i pori. Marx pone infatti laccento sullimportanza della violenza
nelle trasformazioni generali della societ, come strumento di accelerazione dei processi di
trasformazione. Questo stato vero per ogni rivoluzione modale (cio del modo di
produzione) avvenuta nella storia. Nellepoca antica gli scontri tra le prime comunit portano
alla schiavit dei vinti e al passaggio di propriet di tutte le ricchezze ai vincitori; nel medioevo
assistiamo ad invasioni di popoli militarmente pi forti che vanno ad impossessarsi delle
ricchezze naturali di altri popoli; nellepoca moderna la rivoluzione borghese ha distrutto il
feudalesimo trasformando la servit in salariato, togliendo al lavoratore quei pochi mezzi di
esistenza che la servit gli assicurava. In questo modo il lavoratore diventa un proletario libero
di scegliere tra farsi sfruttare dalla classe borghese oppure morire di fame.
Sin dalla nascita del capitale, si evidenzia che la tendenza storica dellaccumulazione
capitalistica alleliminazione della piccola propriet, favorendo piuttosto la centralizzazione di
questa in poche mani. Marx critica leconomia politica classica quando confonde le due tipologie
di propriet privata (quella basata sul lavoro personale del produttore e quella basata sullo
sfruttamento del lavoro altrui, che poi quella capitalistica). Il capitalismo si sviluppa
distruggendo la piccola propriet per favorire la propriet capitalistica. Questo processo
tuttora in pieno svolgimento: per fare solo un esempio basta pensare allattacco allagricoltura
dei paesi del terzo mondo, attraverso lausilio degli OGM e del brevetto (da parte di
multinazionali come la Monsanto) di semi di piante che da millenni fanno parte della cultura
agricola di questi paesi. Ci vuol dire vietare (con leggi approvate da organismi del capitalismo
transnazionale) a quei paesi di continuare a produrre come hanno sempre fatto e costringerli
alle regole del capitalismo monopolista. Per fare un esempio ancora pi pratico e attuale,
sempre rimanendo nel campo agricolo, assistiamo oggi a leggi che rendono difficile (tramite una
serie sempre pi ampia di limiti) la produzione individuale, fino ad impedire la coltivazione di
piccoli orti urbani casalinghi, in modo, anche in questo caso, da costringere le persone ad
abbandonare lautoproduzione ed accettare il mercato capitalista.
Considerazioni finali
Da questa analisi si pu concludere che nel modo di produzione capitalistico la fonte originale di
ogni oppressione e sfruttamento la propriet privata dei mezzi di produzione, che
lemancipazione dei lavoratori non pu essere fondata su una nuova dominazione di classe, ma
sulla fine dei privilegi di classe e sulleguaglianza di diritti e doveri, che la causa del lavoro non
ha frontiere e che lemancipazione dei lavoratori deve essere opera dei lavoratori stessi. Il
materialismo storico suggerisce che solo la rivoluzione (ad opera della classe subalterna) pu
portare al progresso (una societ in cui un uomo pu essere libero e felice solo nella libert e
felicit comune di tutta lumanit, in cui la concorrenza tra gli uomini verr trasformata in
cooperazione). La classe borghese perci rifiuta la concezione materialistica della storia,
sostituendola con unideologia conservatrice basata sullordine, la religione, la famiglia e la
propriet privata, cercando in questo modo di impedire la rivoluzione proletaria e quindi
portando lintera umanit allimbarbarimento e alla rovina definitiva. compito dei comunisti
svelare la verit, spiegando come stanno davvero le cose, elevando cos la coscienza di classe e
ponendo le basi per la presa del potere tramite la rivoluzione comunista.
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