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DAGHESTAN Inguietanti montagne russe di Camilla Tagliabue a quelle parti, in Daghestan, la montagna non é incantata, o magica che dir si voglia, ma «in festa»: rifugio per ribelli e com- battenti, ma anche ripostiglio dell'imma- ginazione, in cui ficcarsi per dissipare i fantasmi della guerra civile. Lo spettro che siaggiraper il Paese, infatti, noné pilil co- munismo, mal’integralismo religioso, che portera allo scontro fratricida nazionalisti eislamisti, filorussiemusulmani.Questoé l'inquietante e preveggente set de La mon- tagna in festa di Alisa Ganieva, trentenne daghestana ma di stanza a Mosca da molti anni: scritto nel 2012, esuasecondaprova letteraria di successo, «illibro —haspiega- to l’autrice in un’intervista all’Osservato- rio Balcani e Caucaso — € sulla contempo- raneita, pero, con alcune licenze antiuto- piche» é€ sinistramente attuali: ecco per- ché é in fase di pubblicazione in mezzo mondo, Italia compresa, dove é stato da poco tradotto da Claudia Zonghetti ed edito da La Nuova Frontiera. Intanto, Ga- nievaéstatainseritaquest’anno dal Guar- diantra i 10 giovani piu talentuosi e in- fluenti che vivono a Mosca. ll Daghestan éilcrogiuolodelCaucaso: la pit grande repubblica caucasica del Nord appartenente alla Federazione rus- sa. Etimologicamente significa proprio «Paese delle montagne»: uno statorela- tivamente «piccolo, ma quanti popoli racchiude, é quanti usi, lingue e talenti diversi, oltre che bestie e piante di ogni sorta». Basta scorrere il glossario a fine romanzo per perdersi nella babele dei lemmi: arabi, avari, daghestani, turchi, persiani, lezghini... Tuttavia, «nel nostro Daghestan, oggi piu che maisonole forze della distruzione a fare notizia, oggi pil che mai la gente muore». Alla base del- lipotetico conflitto trai suoi popoli, c’éla costruzione di una muraglia sul confine russo, eretta —secondoalcuni — per isola- re il Caucaso, con l’effetto immediato e scontato dirinfocolare l’antico odio isla- mista contro la «Madre Russia». Protagonista e cronista della storia é l'imberbe Shamil, tra gli sparuti moderati che tentano di resistere alla fagocitante legge della shar ‘a, rassegnandosi persino a perdere la fidanzata Medina, ormaicon- vertita alla causa militare salafita. Su un fronte c’é chi predicache «non esistono et- nie, esiste solo Allah!»; sull’altro, c’é chi si chiede dadovevenga«’stamodadel ij b»:i pit, pero, favoleggiano diun Lenin musul- mano, volantinano messaggi terroristici e seguono agghiaccianti programmi televi- sivi, in cui viene spiegato come lavarsi dal- lurina di un neonato, a seconda che sia maschio o femmina, oppure si sostiene il «potenziale scientifico del Corano», lacui fisica smentirebbe persino Einstein. «Per- ché, allora, la scienza ufficiale non ricono- scelasuascoperta?», chiedela conduttrice al sedicente scienziato. E lui: «Obiettano chelamiaésoloun ‘ipotesi, chenon!’ho di- mostrata. lo ribatto che ladimostrazioneé nel Corano». Cosi, tra professori universi- tari impiccati perché infedeli e statue ab- battute perché idolatriche, il Paesesiacca- scia sotto le sue stesse macerie, dimentico della sua arte e dei suoi poeti, quelli per cui «la felicitanonerasullemontagneoinvec- chi usi e costumi; la felicita era nel nuovo, gioioso mattino della liberta». © RIPRODUZIONE RISERVATA. Alisa Ganieva, La montagna in festa, La Nuova Frontiera, Roma, pagg. 252, € 17

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