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Labe) 2 dey (* fs Oe, | > of an) a o y bp ——— = Ta, + 4, b, a day d. Boe 7 . ® day dap” T Tae Analogamente (scambiando A con B, e quindi a con b): N 7 of af BAf— > pba PY + > wp 0 Bey dm , T Di qui apparisce che i due operatori A Bfe BAfnon sono uguali: perd la parte del secondo ordine é la stessa, come si vede seambiando fra loro gli indici v e p in una delle due sommatorie doppic. Segue da cid che la differenza dei due operatori di cui parliamo é un operatore lineare del prime ordine: esso si chiama funzione alternata 0 parentesi di Poisson’ relativa ai due operatori A e B, e si indica col simbolo operativo (A, B), talehé » (4 B)f = ABS— BAS =) (Aby — Bay? 143 y dev . Dalla definizione stessa risulta (A, B)f=—(B,A)f. {5} Stabiliremo ora una proprieta formale degli operatori lineari, di cui ci serviremo pit avanti. Abbiansi n operatori lineari of Axf By 53, (k=1,2,...,2), 7 e si formino con essi due qualunque combinazioni lineari (che saranno pure operatori lineari) : x Bf = Em Anh, n == Eh tn Ans Je 4 e le » essendo funzioni (derivabili) qualisivogliono. delle variabili indipendenti 2.— 48 — Si tratta di far vedere che la funzione alternata (B, C) f ¢ una com- binazione lineare: degli operatori A e delle loro funzioni alternate. Basta a tal uopo scrivere per disteso la (B, @) f, il che da (B, O)f = BCf—C Bf = Ede ds (Cf) a Enna (Bf) = = Ban Dads (taf) — edn Ondad)]« Applicando la regola di derivazione dei prodotti, ultima espres- sione diviene Eun [eA ethn) nf — (tn dade) Anfi + Edun AcArnf— Arad] » sicché risulta (By O)f = Zin [i Aaten) Anf — (tr Aade) Aaf + Mitta (Arey Alf, ed. d. §2. — INTEGRALI DI UN SISTEMA DIFFERENZIALE ORDINARIO ED EQUAZIONE ALLE DERIVATE PARZIALI CHE LI DEFINISCE. — Conside- riamo un sistema di equazioni differenziali ordinarie, del primo ordine, in » incognite a; Indicando con ¢ la variabile indipendente, e supponendo le equazioni risolte rispetto alle derivate delle funzioni incognite, avremo la forma, cosi detta normale, 8% _ ¥ (elt) (6 =1,2,...,0). 16} dt Si chiama soluzione di questo sistema ogni ennupla di funzioni 2, (t) che soddisfi le equazioni stesse. Si chiama invece integrale del sistema ogni funzione f (wit tale che, ponendovi in luogo delle ~ una qualunque soluzione delle [6], si riduce ad una costante. Si pud anche dire che f 6 un integrale, ogni qualvolta f (w| t) = cost. é una conseguenza necessaria delle equazioni differenziali [6].— 49 — Ora mostreremo che tutte (e sole) le funzioni f che hanno questa proprieta soddisfano a un’equazione lineare omogenea a derivate parziali del 1° ordine: e, in virth di tal fatto, che Pintegrazione di una ‘equazione di questa forma si pud sempre ridurre a quella di un sistema del tipo [6], come vedremo pitt innanzi. Sia dunque f (a|t) un integrale delle [6]: qualora per le a si inten- dano tali funzioni di t da soddisfare le [6], si potra serivere f (a|t) = cost., e quindi, derivando rispetto a t, LS Fae ot 0m; dt 5 ovvero, in quanto le a; (t) verificano le [6], cos rt eae. (7j : : BE questa l’equazione a derivate parziali, di cui parlavamo: po- tremo scriverla compendiosamente sotto la forma Af =0, introducendo per brevita loperatore lineare : a + > Xi. (7'] _ aa, 5) aha ote dad. oy ey Va rilevato che la [7], al pari della f = cost., da cui proviene wlepon Ob per derivazione, diviene per ipotesi una identita, ogni qualvolta le a “® che in essa figurano siano sostituite da soluzioni (qualisivogliano) del sistema [6]; da cid é facile dedurre che la [7] sussiste identicamente, 4) cioé (entro un campo conveniente) per valori qualisivogliono attri- buiti agli argomenti «, ¢ da cui dipende la f-“Infatti dati ad arbitrio Ope ow 4— T. Levi-Civrra, Lecioni di caleolo diferensiale asgoluto. Velln fo cme Vuelos ale= nw +1 numeri a!,..., #,t, (di un campo entro il quale sia valido, per il sistema [6], il teorema generale di esistenza) sappiamo che esiste sempre una soluzione z; del sistema [6], la quale, per t = to, assume i valori a®, ..., 0%. Ora la [7] deve valere (qualunque sia t) quando per le « introdu- ciamo questa particolare soluzione a; (t). Facendo in particolare t = t& essa si trova verificata in corrispondenza ai valori arbitrariamente prescelti a!, to, ed. d. Daltra parte & evidente che qualunque funzione f (xt), la quale soddisfi la [7], quando vi si trattano le a e la t come variabili indipen- denti, costituisce un integrale del sistema [6]. Difatti la [7], sussistendo comunque si scelgano le 2, sari in particolare soddisfatta quando si ssume per le « una soluzione del sistema [6]; ma in tale accezione il a Ht & Lv ocentcte ae primo membro della [7] si identifica con ue La funzione f @ dunque tale che, quando Ie @ si risguardano soluzioni delle [6], a =0, ossia f = cost. Riassumendo, possiamo affermare che condizione necessaria ¢ sufficiente perché una funzione f(ait) sia un integrale del sistema [6] 2 che essa soddisfi Vequazione a derivate parziali [7], dove le x e lat sono n +1 variabili indipendenti, § 3. — INTEGRALI PRINCIPALI. — Fra gli integrali f del sistema [6] (che si chiamano anche, per quanto si & visto nel § precedente, inte- grali dell’equazione [7]) ve ne sono, per ogni valore t: di t, n partico- larmente importanti, che ora passiamo a specificare. Partiamo dalla pit generale soluzione delle [6], che é, come é noto, una ennupla di funzioni della t, contenenti n costanti arbi- trarie af, ..., 0°: m= % (t| a) (@=1,2,....2). {8] Le « sono i valori assunti dalle a per un dato valore t, della t, talehé (Pi)emeo (9)a Dimostriamo in primo Inogo che le [8] sono risolubili rispetto alle 2, in'un intorno del punto to. Difatti, scriviamole sotto la forma % (t| a) — a = 0 e consideriamo il determinante funzionale dei primi membri rispetto alle a, che é (piano se Qu an ie 0 ° a Ce oe ovvero, poiché le 2 sono contenute solo nelle g, e non nelle a: = Calcoliamone i] valore Dy per t = t. Poiché nel determinante stesso non figurano derivate rispetto a t, otterremo lo stesso risultato, sia derivando le 9 (f! x) rispetto alle a, formandone il determinante, e ponendo da ultimo t= %, sia ponendo fin da principio ¢ = to nelle 9, e formando poi il determinante delle derivate. Atteniamoci @ questa seconda alternativa, e ricordando le [9] vedremo subito che quel determinante diviene Ora, se D, che & una funzione continua di t, & = sara tale anche in un intorno di t, e percid, in questo intorno, si potranno risolvere le {8] rispetto alle a. Eseguita tale risoluzione, si otterra, ~ uo = w; (w|t), (¢ =1,2,...,m), [10] e i secondi membri w coétituiscono altrettanti integrali del sistema [6], perehé se in essi poniamo per le # una qualunque soluzione (ciod una ennupla di funzioni, ottenute dalle [8] dando alle. 2 particolari valori arbitrari) le w, per la loro stessa costruzione, divengono uguali alle a*, cioé a delle costanti.— 52 — Gli integrali dell’equazione [7] cos ottenuti si dicono integrali principal relativi at =to. Dalla definizione risulta che ww, (2° | to) Scrivendo materialmente « al posto delle 2, si vede che proprieta earatteristica degli integrali principali w;, relativi a t=t si é che le funzioni w,(z\t) si riducono ordinatamente alle n variabili a per t=to. Senza approfondire lo studio degli n integrali principali, vogliamo pero rilevare che nessuno di essi é esprimibile in funzione soltanto dei rimanenti, cioé che essi, considerati come n tunzioni delle n +1 variabili # e t, sono indipendenti. All’uopo occorre e basta che la ma- trice funzionale (ad n righe e n +1 colonne) delle w rispetto alle a, t abbia per caratteristica n, vale a dire che esista in essa un determi- nante d’ordine m non nullo: ora, se prendiamo il determinante (° Wa... *) ti Dr Be... Gn e facciamo le stesse considerazioni fatte a proposito di D,troviamo che esso é = 1 pert = te (perché ivi w, = 2), e quindié =|=0 in un intorno di t: dunque la caratteristica é n e gli integrali principali sono indipendenti. §4.— INTHGRALI INDIPENDENTI. INTEGRALE GENERALE. — Pit in generale si dicono indipendenti n integrali v:, v2, ..., Un della [7], se tali sono le funzioni v(«|t) (i = 1,2,...,). Naturalmente ogni funzione TCH yee) 12] delle (sole) v @ ancora un integrale, come risulta immediata- mente dalla [3], tenendo conto che (colla determinazione [7’] di A) si ha, per ogni 0;, Ma sussiste anche la reciproca, ossia ogni integrale della [7] si pud porre sotto la forma [12], la quale, pertanto, rappresenta linte- grale generale dell’equazione (7).