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Estratto da STUDILINGUISTICIITALIANI FONDATI DA ARRIGO CASTELLANI DIRETTI DA LUCA SERIANNIE LUIGI MATT VOLUME XXXIX (XVIII DELLA III SERIE) FASCICOLOM SALERNO EDITRICE: ROMA MMXIILI LETTORI DI ARISTOTELE NEL CINQUECENTO: I LIBRIE LE CARTE DI BENEDETTO VARCHI Omnia disce, videbis postea nihil esse superflow; coarctata scientia iucunda non est Ugo di San Vittore (Didascalicon, vt 3)* NelVarco del Cinquecento, com’é noto, si tradussero ¢ si commentaro- no numerose opere greche ¢ latine e, in particolare, si trasposero in volgare i trattati di scienze e di arti, come la filosofia naturale ¢ quella morale, la poetica ¢ la musica, la medicina e Fagricoltura, la matematica cle arti mec- Caniche. In Italia, la convinzione della necessita di divulgare il sapere rac- chiuso nei trattati degli antichi maturd principalmente nei nuovi cenacoli accademici — come la padovana Accademia degli Infiammati ¢ 'Accade- mia Veneziana -, che rivolgevano il loro interesse verso la cultura in volga- te ¢ trovarono alleati in non pochi editori. Molti di loro, da Michele Tra- mezzino! a Gabriel Giolito de’ Ferrari? a Bartolomeo «detto VImperado- * Patologia Latin, c120cv 800-1. contributo& stato presentatoalla Conferenza Libr antch ¢ tradizione del testo, Copisti, possessor, lettori, Universita di Stettino (Szczecin), Dipartimento di Ttallanistea, 26-27 novembre 2009. Nelle trascrizioni dai manoscritti e dalle cinguecentine si ammoderna uso delle maiuscole e delle minuscole, dei segni d'interpunzione (togliendo, per cexempio, a vigola dinanai a chee sostituendo i due punti con la virgola neg elenchi), degli sccent (vengono tolt li accenti dai monosillab 2,3, a e aggiunti su co, perch e s serive Sempre n? congiunzione), degli apostrofi. Si conserva I grafia etimologizzante (haves) si tantengono le oscillazioni nelluso delle consonanti doppie e scempie; si rende tniforme la divisione delle seguenti parole: azi che, insino/infio, ntomo, neanche, nientemeno, nondimanc, nuondleno, o vere, perhé, peri che, pero che, pi tot, poiché, se bene), 5 che, si come, Quanto alle preposizioni aticolate, si uniscono a, co, del, ne, ecc., ma si mantengono separate ala, a Ina Ib, de la, dele, ne a, ne le ecc. Si sciolgono le abbreviazioni, senza darne indicazione; &@ trascritto df, sidividono le scrizioni univerbate di tipo laguale. I titli delle opere si tendono in corsivo, Con le parentesi quadre si evidenziano le patti che sono state ricostruite; i puntini tra le parentesi quadre indicano le parti omesse. La divisione delle pagine (e delle carte) € indicata con la sbarretta verticae (\. ', Attivo dal 1536 a Venezia, egli era soprattutto editore di opere storiche classiche, uma- nistiche, moderne, ¢ in latino ¢ in volgaze (Plutarco, Biondo Flavio, Lucio Fauno, Paolo Gio- vio), esi distinse per aver stampato molte ttaduzioni di trattati di medicina (Galenc), di agri- Coltura (Coltumella), di veterinatia (Vegezic), di metallurgia (Agricola): cf. Alberto Tinto, An- na ipa de"Tramezzino, Venezia Roma, Istituto pet la collaborazione culturale, 1966, +2. Da Gabriel Giolito si stampano, ad esempio: nel 1542, gli scriti di agricoltura di Co- stantino Cesate adi greco in volgare nuovamente tradotto per Pietro Lauro} nel 1556, La fe- 1a di Prodo «nuovamente tradotta dal greco [...] in idioma italiano da Tito Giovanni Scan- “Tiamese»s tre libri di Pomponio Mela del sito, forma e misua del mondo, tradott da Tommaso Pox- 1981 LIBRI E LE CARTE DI BENEDETTO VARCHI re»,? da Lorenzo Torrentino a Francesco Ziletti* ai Giunti, allestirono edi- zioni e successive ristampe di traduzioni, cosi come pure i compendi e le parafrasi volgari di opere filosofiche e scientifiche, nonché di manuali dedi- catia varie arti pratiche, contribuendo alla diffusione e, soprattutto, all’as- similazione del sapere filosofico ¢ tecnico (fino allora trasmesso in latino) fuori dai soliti cizcuiti degli ambienti universitari.’ A Firenze, dopo la restau- razione del potere mediceo da parte di Cosimo I, il lavoro di “volgarizza- mento” di scientiae e artes venne posto in primo piano alf'interno della nuova accademia, nata dalla trasformazione di una libera adunanza dei letterati, gli Umidi, in un organo di stato.* La «legge a favore dell’ Accademia Fiorenti- na» cmanata dal duca di Firenze il 23 febbraio del 1542 (1541 stile fiorentino) non solo sostituiva il vecchio Studio con la nuova istituzione destinata uffi- cialmente a produrre la cultura in volgare, ma anche, richiamandosi alla tra- dizione del mecenatismo mediceo (che aveva riportato «a hice» le opere dei classici),’ indicava come impegni istituzionali degli accademici tanto P'inter- pretare e il comporre letterario quanto il tradurre testi scientifici cacchi (1587). Cf. Annali di Gabriel Giolito de’ Ferrari da Trino di Monferrato stampatore in Venezia, a cura di Salvatore Bongi, Roma, Ministero della Pubblica Istruzione, 1890-1895, vol. pp. 40, 485, vol. 1 p.17; Angela Nuovo-Christian Coppens, I Giolito¢ la stampa nell alia del XVI secolo, Genave, Droz, 200, pp. 415-16. 3: Per i tipi di Bartolomeo I'Imperatore escono numerose traduzioni di testi aristotelic, come La phisica, La meteora, De cielo et mondo, De la corutione et generatione, approntate da Antonio Bruccioli, nonché le tiedizioni lei volgarizzamenti di Bernardo Segni, gia mandati fuori dai torchi di Torrentino (vd. infra). 4.Francesco Ziletti stampd, nel 1564, la traduzione della Geografia di Claudio Tolomei snuiovamente tradotta di greco in italiano da Icronimo Ruscelli» (riedita nel 1574) e, nel 1583, Specchio di scenze, et compendio delle cose di Orazio Rinaldi (ripubblicato Panno seguente). 5. Nel picno Cinguecento vengono editi anche i testi dilogica, una materia insegnata fino allora in latino: La loica in lingua volgare del mantovano Antonio Tridapale del 1547, ristampata nel 548 (sempre per tipi di Paolo Gherardo),c il testo di carattere didattico di Niccold Massa, La loica distinta in sete libri ne i quali com rnirabil faciita et brevta si pud ogni modo di argomentare cost probabile come demostrativo apprendere, edito a Venezia nelas4g [1550] pressoV’officina di Francesco ‘Bindoni ¢ Maffeo Pasini. F,ad esempio, nell officina dello stampatore papale, Antonio Blado, esce nel 1545 la traduzione di Euclide fatta da Angelo Caiani; Giovanni Varisco a Venezia, editore dei testi di carattere religioso, stampa la gran parte delle opere filosofiche e scientifiche di Alessandro Piccolomini, 6. Si rimanda al classico studio di Plaisance sul significato politico di questo passaggio dal cenacolo dei poeti fondato da Antonfrancesco Grazzini detto il Lasca, Niccold Martelli, lo Stradino a un’istituzione controllata e guidata nelle sue ativitA dal potere cosimiano: Michel Plai- sance, Une premitre affirmation de la politique culturlle de Cime I: la transformation de VAcadémie des «Humid» en Académie Horentine (1540-1542) [1973], in Id., L’Accademia e il suo principe. Cultura e po- litica a Firenze al tempo di Cosimo Te di Francesco de’ Medici, Manziana, Vecchiatelli, 2004, pp. 29-122. 7. Legislazione toscana raccoltae illustata da Lorenzo Cantini, Firenze, Stamp. Albizziniana das. =ANNA SIEKIERA, Desiderando, come ettimo Principe della cittd sua, che i fedelissimi suoi popoli an- cor si fucciano pitt ticchi e si onotino di quel buono e bello che Iddio Ottimo Mas- simo ha dato loro, cio’ leccellenza della propria lingua, la quale oggi da gran parte del mondo é tenuta in grandissimo pregio, ¢ per la bellezza, nobilta ¢ grazia sua molto desiderata. B acciocché quei virtuosi e nobilissimi spiriti, che oggi sitrovano ¢ peri tempi si troveranno nella sua felicissima Accademia Fiorentina, a gloria di S. B, onore della patria ed esaltazione di loro stessi,aiutati da quella con ogni onestis- simo e meritissimo favore, possano pit ardentemente seguitare i detti loro esercizi, interpretando, componendo e da ogni altra lingua ogni bella scienza in questa no- stra riducendo: hanno osservato da osservarsi e tenuto il partito secondo gli ordini, deliberato e dichiarato: che lautoriti, onote, privilegi, gradi, salario ed emolumenti, ed ogni e tutto che ha conseguito c si appartiene al Rettore dello Studio di Firenze da ora innanzi si appartenga e sia picnamente del Magnifico Consolo della gia detta Accademia Fiorentina. Nel progetto cultutale cosimiano, la ricostruzione dell’antico prestigio di Firenze sifondava sull’eccellenza ¢ sull'affermazione della sua lingua, in cui doveva esprimersi la produzione non soltanto letteraria ma anche filosofica, scientifica e tecnica. Il lavoro degli accademici veniva, per cid, esposto sulla scena cittadina nelle lezioni pubbliche universalmente diffuso per mezzo delle opere stampate da Lorenzo Torrentino, «stampator ducales, il quale rivendicava orgogliosamente di servire, con «Parte, et industria», «buone co- silettere, come scienze», promuovendo la cultura fiorentina quale faro e mo- tore della cultura italiana:* Tconoscere io, che la cagione, la quale indusse !'Eccellenza Illustriss. del veramente grande, et ottimo S. Cosimo Medici, duca di Firenze, a condurmi con tanta libera- lita et i nuovi privilegii in questa stia nobilissima et magnificentissima citta, non fir altra, che il desiderio che in quella regna incredibile, di giovare et far benefizi a tutto il mondo, si in tutte Paltre cose et si massimamente circa la cognizione delle buone cosi lettere, come scienze, tanto toscane et greche, quanto latine, giudicando ella che Parte et industria mia di fare stampare i libri di tutte le maniere, in tutte le lingue, potesse arrecare non picciola utilitt non pure a’ cittadini et popoli suoi, ma eziandio a tutti glaltri huomini, mi punge continovamente et stimola di maniera che né studio alcuno, né diligenza si lascia indictro da me, per soddisfare, se non del Maria in Campo, Pietro Fantosini ¢ figlio, 1800, vol. 1 p. 195 (da cui é tratta anche Ia cit. sue- cessiva). 8. Cfr. Giovanni Nencioni, Il volgare nellavvio del principato mediceo, in Id. Di sito e di parla- 40. Discos linguist, Bologna, Zanichelli, 1983, pp. 208-27. Di recente, Salvatore Lo Re ha evi- denziato il ruolo di Carlo Lenzoni nella stesura della legge (Politica e cultura nella Firenze cosi- miiana, Studi su Benedetto Varchi, Manziana, Vecchiarelli, 2008, pp. 302-4). 200I LIBRIE LE CARTE DI BENEDETTO VARCHI tutto, almeno in alcuna parte, non vo’ dire alPhonoratissimo disiderio di SEL. ma alPobbrigo mio? Dai suoi torchi, oltre alle edizioni dei testi greci ¢ latini come quelle di Ci- cerone e di Clemente Alessandrino allestite da Piero Vettori, filologo e let- tore dello Studio," uscirono le prime versioni italiane delle opere aristoteli- che, la Poetica, la Retorica, la Politica e l Etica, portate a termine dall’ac co Bernardo Segni." A partire dal 1542, Panno della legge di promozione del- la epropria lingua» in ogni ramo dello scibile, Firenze assisteva a un intenso impegno profuso nella riedizione ma anche nellinterpretazione ¢ nella ti- scrittura dei testi e greci e latini, alla translatio studiorum" che in quegli anni si configurava come una diffusione ad ampio raggio del patrimonio letterario antico (si pensi alPallestimento della prima edizione critica delle Pandette di Giustiniano per le cure del segretario ducale Lelio Torelli). Nel principato toscano si mettevano in pratica i propositi dichiarati a gran voce nei primi decenni del secolo dal professore degli studi di Padova e Bo- logna, il mantovano Pietro Pomponazzi, ¢ illustrate con solide argomenta- zioni dal suo allievo, uno dei fondatori della patavina Accademia degli In- fiammati, Sperone Speroni, nel Dialogo delle lingue, in cui proprio il suo mae- stro Peretto ribatteva con argomenti circostanziati alle tesi di Lascaris, con- vinto dellimperfezione di ogni lingua d’uso rispetto al greco ¢ al latino ad esprimere i ragionamenti filosofici: demi- 9. Lorenzo Torrentino, dedica a Bartolomeo Bettini, «mercatante fiorentino, in Roma», diBenedetto Varchi, Due lezzioni[...] nella prima delle quali si dichiara un sonetto di M. Michelagno- lo Buonarroti; nella seconda si disputa quale sia pit nobile arte la scultura ola pittura, con wna letera des 50 Michelagnolo et pia altri ecellentsson’ pittr’ et scultori, sopra la quistione sopradeta, Firenze, Tox- rentino, 4549 [1550 stile comune], c. Aar (volume consultato: Pisa, Biblioteca Universitaria, HE. 932.2). Cf. Claudia Di Filippo Bareggi, Giunta, Doni, Torrentino: tre tipografe fiorentine fra repub- Dlca principato, «Nuova rivistastorica», Lvi 1974, pp. 31848. 10. Piero Vettori, tuttavia, approntera la maggior parte delle edizioni per i tipi dei Giunt. 11. Cf. Domenico Moreni, Annali della tipografia fiorentina di Lorenzo Torrentino, Firenze, Carli, 181, riedito a Firenze, 1819, per tipi di Daddie, poi, ist. anast, Firenze, Le Lettere, 1989 (da cui si cita), pp. 44-45, 66-67, 104-5. Come noto, al nome di Lorenzo Torrentino é legata la prima edizione di una grande opera dedicata alle te arti di Giorgio Vasari Le vite de’ pi ecel- lentiarchitet,pttor,et scultor italiani, detta per questo la “Torrentiniana”, Cfr. Gustavo Bertoli, Contributo alla biggafia di Lorenzo Torrentino stampatore ducalea Firenze 1547-1563), ir Stu in onore di Amaldo d’Addario a cura di Luigi Borgia et aii, Lecce, Conte, 995, vol. pp. 657-64. 12, Secondo Tullio Gregory, esi pud parlare della translatio studiorum come di una continua trasposizione di testi, nel pitt ampio significato, nella loro tradizione fatta di riscritture, tra~ duzioni, interpretazioni e metamorfosi» (Transat studiorum, «Quaderni di storia», xxv 2009, PP.5-39,ap.6). 201ANNA SIEKIERA Pitt tosto vo’ credere ad Aristotile ¢ alla verita — sosteneva Pietro Pomponazzi nel Dialogo speroniano~, che lingua alcana del mondo (sia qual si voglia) non possa aver da sé stessa privilegio di significare i concetti del nostro animo, ma tutto consista nello arbitrio delle persone. Onde chi vorra parlar di filosofia con parole mantovane c milanesi, non gli pud esser disdetto a ragione, pitt che disdetto gli sia il filosofare e Fintender la cagion delle cose. [...] Ma tempo forse, pochi anni appresso, versa che alcuna buona persona per giovare alla gente, non curando dellodio né dell’invidia de’litterati, condurra Palerui lingua alla nostra le gioie e i frutti delle scienzie: le quali ora perfettamente non gustiamo né conosciamo." Nel suo recente articolo, Translatio studionum, Tullio Gregory, soffermando- si sul momento epocale del progressivo avvento delle lingue volgari nel- Ja scrittura filosofica ¢ nel XVI secolo, indica, per l'appunto, come esempla~ ri di questa fervida attivita dell'Ttalia del primo Cinquecento le igure del Pomponazzi e dello Speroni; ¢ ai due fatitori della trasmissione del sapere filosofico nelle lingue moderne lo studioso affianca uno dei personaggi di spicco della vita accademica fiorentina, servitore fedelissimo del principato mediceo, Giovan Battista Gelli." Di fatto, 'autore dei Capricci del bottaio si distinse per aver preso spunto nelle sue opere in volgare dallinsegnamento aristotelico, servendosi di una mise linguistica vivace, in cui varie citazioni delle opere filosofiche antiche si snodavano agilmente nei dialoghi aderen- tial registro colloquiale,Y con non pochi intrecci di costrutti latineggianti. Servendosi di esempi colti, resi familiar," il Gelli ripeté a pitt riprese le sue idee sulla scienza in volgare, le quali s'ispiravano alle tesi di fondo dell'In- 413, Sperone Speroni, Dialogo delle lingue, in Trattatisti del Cinguecento, a cura di Mario Pozzi, Milano-Napoli, Ricciardi, 1978, vol. 1 pp. 471-850 (pp. 625-26). 414, Cft. Gregory, Translato sudionunn, cit, pp. 32-34 45, Fra gli elementi marcati del parlato si notano la ridondanza pronominale, il ricorso ai tice Puso frequente die (eglied ei) in fanzione pleonastica impersonale: «Gruso. P'non lo so io: eg ® pur una gran cosa avere a perdere essere. ANIMA. Si, se si perdesse; ma enon si perde, anzi se ne acquista o una peggiore o un migliore: e¢ in potest nostra, mediante per® la grazia di Dio, che la da a chiungue la vuole, ¢ di gid a noi n'ha fatto per sua liberalita parte grandissima, a farci nascete nella religione existiana. Gusto. Egle il veros ché per questo che tu mi di, mi scema alquanto la paura di quella» (Giovan Battista Gelli I caprizi del bottao, in Trattatisti del Cinguecento, cit., pp. 881-1065, a p. 1013; mie i corsivi). 16. «E quando pure tu desiderassi far vendetta di questi che tu pensi che ti sieno cost nimi- Gi, questo ® tun modo bellissimo: con cid sia cosa che, come disse Diogene, il vero modo di vendicarsi co’ nemici suo’ siail diventare di mano in mano migliorew oppure, quando riscrive, cesemplificandoli con vivezza, i ragionamenti dello Speronie si richiama al Pomponazzi, «cor- tigian da bene»: «Ora che e’ si veggono che le lettere latine si sono un po’ pitt divulgate che clle non solevano, e? cominciano a dire che chi non sa greco non sa cosa alcuna; come se lo spitito di Aristotile e di Platone (come disse quel cortigian da bene) fusse rinchiuso ne Pal- 2021 LIBRI £ LE CARTE DI BENEDETTO VARCHI fiammato Speroni nel Dialogo delle lingue: «il pensiero speroniano, perd, era sensibilmente adattato alla diversa situazione fiorentinay.” All artigiano au- todidatta piacque la proposta di «far volgari [...] tutti ilibri di ogni scienzay® per non avere, come disse nei Caprice’ del bottaio, «a consumare quattro 0 sei de’ primi suoi migliori anni in imparare una lingua, per poter poi col mezzo di quella passare a le scienziev.” Ma della Firenze ducale di quegli anni, prima dellattivita di carattere di- vulgativo di Giovan Battista Gelli, va mesa in evidenza la proposta di accli- mazione sistematica della scienza nella lingua italiana da parte di Benedetto Varchi, che nelle sue lezioni accademiche sul poema dantesco e sulla poesia di Petrarca pose, con un’impostazione di carattere scientifico, il fondamen- to per la trasmissione in volgare del pensiero filosofico antico. Il fiorentino Varchi, era ritenuto dai suoi contemporanei non soltanto uno dei pitt acuti commentatori di Aristotele, ma anche un ottimo conoscitore della lettera- tura e greca ¢ latina, ¢ le sue traduzioni di Boezio e di Seneca incontrarono un gran favore di pubblico” Nel 1543, quando tornd in patria per servire con la sua opera intellettua- le Cosimo I de’ Medici, il valente letterato portava con sé il bagaglio delle nuove idee che fiorivano in quegli anni nellaristotelismo veneto e, soprat- tutto, le riflessioni che lui stesso aveva maturato nell’espericnza delle letture di Aristotele nell’ Accademia degli Infiammati, confrontandosi con Pautore- vole personaliti di Sperone Speroni, ma anche con Alessandro Piccolomini, strenui sostenitori delle traduzioni della trattatistica scientifica e greca ¢ la- tina. Gli intenti di rendere accessibile le scienze a chi non conosceva le lin- fabeto greco come in una ampolla, ¢ che 'womo imparandolo se lo beesse in un tratto, come si fa uno sciloppo» (Gelli, I caprcc del bottaio, cit, rsp. p. 1030 ep. 945). 47 Mario Pozzi, Nota introduttiva ai dialoghi di Geli, in Trattatst del Cinguccento, cit, vol. pp. 853-79 (p. 863). 418. Speroni, Dialogo delle lingue, cit, p. 621. Sul Gelli scrittore di commenti filosofici in vol- gare, cfr. Vittoria Perrone Compagni, Cose di filosofa si possono dire in volgare. I programma ese tule di Giambatista Gell, in II volgare come lingua di cultura dal Trecento al Cinquecento, Arti del Convegno internazionale di Mantova, 18-20 ottobre 2004, a cura di Arturo Calzona et alii, Firenze, Olschki, 2003, pp. 301-38. 19. Cf. Bttote Bonora, Dallo Sperone al Gelli, in Id, Retorca¢ invenzione, Milano, Rizzoli, 1970, pp. 36-43; Pozzi, Nota introdutting, ci, pp. 863-66. 20, Il boeziano Della consolazione della filosofia (Firenze, Torrentino, 15st) fa ristampato nel 4355 ¢ successivamente edito dal Giolito a Venezia, nel 1563, € di nuovo a Firenze, Marescotti, noel 1572 (le ristampe: 4583 ¢ 1584) e, presso Filippo Giunti, nel 1580. La traduzione di Seneca, De Benefit tradotto in volparfiorentino da Messer Benedetto Varchi, Firenze, Torrentino, 1554, cbbe ben quattro tiedizioni nel Cinquecento ¢ fa riproposta in stampa nel 1738 e nel 1822. 203ANNA SIEKIERA, gue antiche erano del tutto condivisi, come abbiamo visto, dal Gelli e dal- Pambiente accademico fiorentino, perché s’identificavano con le princi- pali line guida della loro attivita volta a riaffermare il primato culturale di Firenze, la citta che detencva lo strumento necessario per mettere in opera quel’ambizioso progetto del volgarizzamento dei testi classici di ogni ramo dello scibile, cioe la propria lingua; e il lavoro di un sistematico trasferimen- to della scienza in volgare fiorentino garantiva e perpetuava il suo prestigio: ‘Ma se i Toscani attendessino a tradurre le scienzie nella loro lingua ~ affermava il Gelli —io non fo dubbio alcuno che in brevissimo tempo ella verrebbe in maggior reputazione che ella nton é. Perché e’ si vede che ella piace molto, ¢ @ oggi molto attesa e desiderata: e questo gli avviene solamente per la bellezza e bont’ sta natu- . Laspirazione cosimiana e degli accademici fiorentini a fare della loro «natu- rale favellay un mezzo efficace della politica del nuovo stato mediceo sin- contrava nei principi con i progetti a favore della divulgazione filosofica ab- bozzati dal Varchi negli ambienti universitari di Padova e Bologna e, soprat- tutto, fia gli Infiammati negli anni 1340-1541. Fra le carte varchiane si conser va, infatti, Pautografo del Comento sopra il primo libro dell"Etica’, datato al pe- riodo del soggiorno padovano, 1540, che nella premessa racchiude una tale dichiarazione di intenti: Chi sa che alcuno in qualche luogo quando che sia, pitt scienziato di grandissima lunga et pitt giuditioso ct facondo di me, et dopo questi un altro et poi un altro di mano in mano, moss dallessempio mio et veggendo che questa lingua @ capevole ogni scienza et pud non meno abondevolmente che agevolmente et acconcia- mente in tutte larti et discipline, il che molti non credevano, sprimere et manifesta- re qualunche concetto, non si mettano con maggiore non solamente dottrina et eloquenza ma agio ancora et commoditd a fare quello che har® tentato io di fare? Tl che se avvenisse, come sono certo, s’anime son quaggiit del ver presaghe, che avver- 13, oltra il divenire la lingua toscana pit ricca et pid ornata infinitamente, anco le cose del mondo andrebbeno per ventura assai meglio, concid sia cosa che tutti gli errori et tutti i peccati vengono come diceva Socrate, e noi provarremo in questo libro, dall’ignoranza?> 21. Gelli, Leapricci del bottaio cit, p. 965. 22, Benedetto Varchi, L'Hercolano, ed. critica a cura di Antonio Sorella, Pescara, Libreria dell" Universita, 1995, vol. m p. 547 13, Cf, Annalisa Andeoni, Benedetto Varchi all Accademia degl Infiammnati. Fransmenttineditie appunti sui manoscritti, «Studi rinascimentali», 11 2005, pp.29-44 (p. 41); ¢ anche Lo Re, Politica eoultura nella Firenze cosimiano, cit., p.225- 204.1 LIBRI B LE CARTE DI BENEDETTO VARCHI Negli stessi anni, in concomitanza con le lezioni sull Erica, il Varchi attende- vaallo studio della Logica atistotelica, redigendo il Comento sopra il primo libro della Priora’d’Aristotile (conservato auitografo nella Biblioteca Nazionale Cen- trale di Firenze, Filze Rinuccini 10, cc. 3601-411)" Il lavoro dedicato all’e- segesi dell Organon risultd molto proficuo per la sua formazione e per la ma- turazione delle idee sia intorno alla trasmissione della scienza in volgare, sia intorno al concerto del linguaggio e, di conseguenza, della lingua volgare to- scana. Concorde con lo Speroni e con il Piccolomini a porre lo studio di lo- gica come basilare per affrontare scientiae ¢ artes? il letterato fiorentino pro- fuse un grande impegno per renderla accessibile, ma, soprattutto, per co- stituirla fondamento dellagite umano in ogni ramo dello scibile, in quanto ratio et ordo studiorum humanitatis. Messer Benedetto abbozzd una metodolo- gia di apprendimento ¢ di insegnamento filosofico, applicando i procedi- menti di indagine formulati sulla logica aristotelica («compositivos, «risolu- tivo» ¢ «diffinitivo»)* in tutte le materie affrontate nei suoi scritti, nei trat- tati e nelle lezioni accademiche. Lintento didattico segnd la scrittura varchiana e per questo egli poneva massimo sforzo all’aderente interpretazione dei testi greci di partenza, «Che niuna arte si possa apprendere senza metodo, & cosa assai manifesta» dicl tava,” impostando una solida ossatura teorica di precetti utili per mettere in atto il processo cognitivo. Sono i capitoli Del metodo, Divisione della floso- fia, Prolegomeni, parti di un suo trattato rimasto in bozze, Delle vie delle dottrine, cio? come si debbono apparare Parte le scenze?* in cui espone, con chiatezza di svolgimento e di precisione terminologica, i concetti basilari di ordine ¢ metodo, B, anche se rimastiinediti fino al 1841, questi brevi saggi, cosi come gli altri scritti di Benedetto Varchi sulla logica, circolavano fra i suoi amici € discepoli, come si pud supporre considerando un certo numero di copie 24.1 Varchi invi6 nel 1540 il manoscritto a Firenze, al sodale Luca Martini per fatlo co- piare e diffondere fra gli amici (cf. Annalisa Andreoni, La via della dottina. Le lezioniaccademiche di Benedetto Varchi, Pisa, Exs, 2012, p. 47). 25. Speroni, Dialogo delle lingue, cit. pp. 620-24, ¢ Valerio Vianello, If letterat, Pacademig i libro, Coutributé sulla cultura veneta del Cinguecento, Padova, Antenore, 1088, p. 45. 26, Benedetto Varchi, Lezioni sul Dantee prose varie la maggiot parte inedite trate ora in luce agli originali della Biblioteca Rinucciniana, a cura di Giuseppe Aiazzie Lelio Atbib, Firenze, Societa editrice delle Storie del Nardi e del Varchi, 1841, vol. 1p. 290. 27. Ivi, vol. mp. 274. 28. Questi scriti furono editisoltanto nel 1844, con il titolo Tratatllsofceletterar, ir. Var= chi, Lezioni sul Dante eprose varie, cit, vol. 1 pp. 265-328. E, ota, per un nuovo ordinamento di questi capitoli, ft. Andreoni, La via della dotring cit, pp. 348-49. 205ANNA SIEKIERA coeve, conservate principalmente nei fondi manoscritti delle biblioteche fio- rentine” II Varchi fece della questione del metodo di indagine speculativa e dell’or- dinamento sistematico della materia studiata la base sulla quale andava fon- dato, a suo avviso, il processo di acclimazione del pensiero speculativo in volgare: Dungue come il metodo ovvero dottrina & un abito dell’animo il quale si prepara alcuna via ragionevole per seguitare alcun fine, cost lordine non sara altro che il collegamento ¢ conseguenza di quelle cose che in quella dottrina ovvero metodo siinsegnaranno, di maniera che si vegga come seguitino e dipendano l'un dalPaltro dal principio infino alla ine; onde come le propie passioni seguitano i loro subbiet- ti, ne si pud truovare cavallo che non anitrisca, cosi gli ordini seguitano le dottrine, né si pud trovare dottrina che non sia ordinata.§! Si noti la precisione semantica ravvisabile nell’uso di singoli termini aderen- tial contesto (metodo, dottrina, ordine, ordinato) in modo circostanziato, i quali, coerentemente ripetuti (invece che sostituiti dai sinonimi secondo i dettami della prosa ornata), si concretizzano come tecnicismi, formando un preciso lessico settoriale. Lautore dell’ Ercolano fra i primi che adattarono in lingua volgare la voce metodo." Nel brano appena citato egli la circoscrive con una glossa sinonimica (cil metodo ovvero dottrinas), in un altro opuscolo ne il- lustra dettagliatamente letimologia e la «significazione»: Questa parola “metodos” composta dalla preposizione “meta”, che vuol dire “con”, e dalla voce “odos”, la quale vuol dire “via”, significa propiamente appo i Greci quel- lo che i Latini chiamano “diverticulum”, o piuttosto “iter transversum”, e noi vol- garmente tragetto, cioe una via pit diritta e conseguentemente pit breve delValtre, Ia quale pitt tostamente a quel luogo ne conduca dove datrivare intendiamo. Da questa sua prima e propia significazione fa poi da loro traportata per traslazione non solo ne’ campi ed eserciti militari, quando i capi vanno a rivedere Pascolte e sentinel- le, ma ancora nelle scienze e nellarti. Onde metodo non vuol dire altro in questa ultima significazione, se non una via o un modo dititto e breve, cio’ agevole e spe~ 29, Per una rassegna degli autografi del Varchi c delle copie da lui riviste rimando a Anna Siekiera, Benedetto Varchi in. Autografi del leteraté italiani. If Cinquecento, a cura di Matteo Mo- tolese, Paolo Procaccioli, Emilio Russo, consulenza palcografica di Antonio Ciaralli, Roma, Salerno Editrice, vol. 2009, pp. 33757 (pp. 339-43). 30. Cit. Varchi, Lezioni sul Dante e prose vari, cit, vol. p. 29s. 31. La prima attestazione di mefodo in italiano segnalata dai vocabolari si colloca negli stessi anni della prima stesura di questi scritti del Varchi, databili senz’altro al periodo dei suoi studi filosofici a Padova e Bologna, fra il1s39 e il s42. Ct. DELI, sv. (visi legge anche il brano di Varchi qui di seguito citato). 2061 LIBRI E LE CARTE DI BENEDETTO VARCHI dito, col quale sinsegni alcuna arte ovvero scienza, conciosiacosaché niuna arte 0 scienza non si pud, come poco di sotto mostraremo, apparare senza alcuno metodo; ed il metodo, benché appresso i Greci sia femminino, @ un abito dellintelletto per dovere conseguire alcun fine.®? I Varchi ebbe il merito di proporre un linguaggio che doveva rispondere alla complessita del pensiero aristotelico, approntando gli strumenti per la trasmissione della filosofia in volgare, a cominciate dai principi della logica, pet attivare ai discorsi intorno alla filosofia naturale.® La lettura delle sue carte, come quelle appena citate, rivela un progetto di ampio respiro, rac- chiuso nei suoi appunti, nei commenti ¢ nei compendi, come il Breve discor- so sopra tutta la loica, conservato nella Biblioteca Nazionale Centrale di Firen- ze, Filze Rinuccini 10, cc. 3-92, in cui il letterato, partendo dai principi di lo- gica, dispiega con chiarezza, in un periodate rigorosamente conciso e sche- matico, Pinsegnamento dei concetti basilari: La filosofia, la quale @ la cognizione di tutte le cose, qualunque e dovunque si siano, si divide principalmente in due parti: nella filosoffiJateale e nella filosofia razionale. La filosofia reale & quella che tratta di cose. La filosofia razionale & quella che trat- tadi parole. [...] La filosofia razionale é quella, come ne dimostra il nome stesso, ta quale favella di parole, e sotto questa si comprendono: la gramatica, la rettorica, la poetica, la storica, ¢ la loica. Benché razionale, per tna certa eccellenza significa prtincipalmente la loica, della quale sola favellando al presente diciamo la loica non essere altro che un modo, o vero strumento mediante il quale si conosce nella filo- sofia speculativa, o vero contemplativa il vero dal falso [...] E brevemente la loica & una scienza, o pitt tosto arte, anzi faculta, la quale ne ‘nsegna non errare, e senza la quale & impossibile sapere cosa alcuna, o sapere di saperla.®> Alla significativa eredita manoscritta dei testi varchiani si aggiuingono i volu- mi superstiti della sua ricchissima biblioteca. I due inventari coevi dei libri posseduti dal letterato danno notizia di un patrimonio di volumi, specie fi- losofici e scientifici, ¢ attestano una raccolta pressoché completa di quella 32. Ci, Varchi, Lezioni sel Dante e prose vari, cit, vol. p.274. 33. La prima part dele lezzioni di M. Benedetto Varchi, nella quale si tratta della Natura, della Ge- nnerazione del compo Inumano, ede’ Mostr lette da lui publicamente nella Accademia Fiorentina, Fi- renze, Gitinti, 1561 [1560 stile fiorentino}, Tutte e tre furono ristampate stuccessivamente.al- Vinterno dell'edizione di Benedetto Varchi, Lezzioni sopra diverse materiepoetichee ilosofiche, Fi- renze, Filippo Giunti, 1590, pp. 3-132 (volumi consultati: Pisa, Biblioteca Universitaria, HE 9.40; Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, Palat. 12.11.44). 34. Nel ms. segue da loicay 35. Fitenze, Biblioteca Nazionale Centrale, Filze Rinuccini 10, c. 4 Il testo & autografo, 207ANNA SIEKIERA che si configura come la “bibliografia” aristotelica: dalle edizioni greche alle traduzioni latine ai commenti medievali, come Averroé, e moderni, come Giorgio Valla.®® Oggi, di tutta la «librariay varchiana non sopravvivono che circa ottanta posizioni, tra codici, incunaboli e cinquecentine, che si trovano principalmente nelle biblioteche Riccardiana e Nazionale Centrale di Firen- ze." Tra i volumi che recano la nota di possesso di messer Benedetto, spicca Pedizione del testo greco del Peri hermeneias: Aristoteles, De interpretatione, Fi- renze, eredi di Filippo Giunti, 1521. Conservato a Firenze, nella Biblioteca Ric- cardiana, lo Stamp. 45826 & uno dei pochi volumi fittamente postillato e in- terfogliato dalle pagine con gli appunti autografi. Si tratta di un testimone pre- zioso degli studi varchiani, perché documenta un’attenta lettura di untopera dedicata alVillustrazione delle forme linguistiche, in quanto sostanze forma- Ii dell’espressione concettuale.** Lo studioso di Aristotele ¢ linguista mise sempre in rilievo lo stretto legame fra le conoscenze di logica e la capacita di governare i fatilinguistici per dare una forma corretta al pensiero: Senza la loica nesstno pud cosa niuna sapere; pud bene chi che sia havere retta € vera oppenione d'una qualche cosa, ma scienza non. Et in somma potemo bene per avventura senza la loica sapere alcuna cosa, ma non gia sapere di saperla, il che & poco meno che non saperla, ¢ di gui nasce, senza alcun dubbio, che tutti coloro i quali o scrivono, o favellano senza cotale arte, oltra che non servando metodo nes- stino, non intendono alcuna volta lor medesimi, non che sia da gYaltri intesi, dicono bene spesso cose non pur contrarie alla verita, ma eziandio a se medesime repu- gnanti? Considerando la logica una disciplina propedeutica indispensabile per af- frontare ogni ragionamento speculativo e qualsiasi discorso di carattere scien 46.1 due eataloghi allesttiallepoca si conservano nella Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, il primo nelle Filze Rinuccini 11, c.2661-343r, il secondo nel Fondo Principale della stessa biblioteca, Il VIII 42 (cft. Massimo Firpo, Gli affieschi di Pontormo a San Lorenzo. Eresia, politica e cultura nella Firenze di Cosimo I, Torino, Einaudi, 1997, pp. 254-57)- 3 Cf Sickiera, Benedetto Varchi, cit, pp. 343-48. 38. Sono frequenti, nel «Breve discorso sopra tutta la loicas, i rferimenti alle fonti ari- stoteliche: eVolendo dunque Aristotle insegnare la loica perfettamente, il che nessuno | ha~ ‘veva fatto innanai a hui insegp insogno indirizzare ¢ regolare le tre operazioni dellintelletto, con- ciosiacosa che egli nel libro De’ predicamenti, nel quale sotto dieci nomi, chiamati generi ge~ neralissimi, comprese tutte le cose che sono, insegnd il comprendimento,o verol’apprensione, civ la prima operazione dellintelletto. Ne’ duc libri della Periermenia, o vero Dela interpre~ tazione, cominciando dal nome ¢ dal verbo, insegnd non meno pienamente che oscuramente tuttele maniere ditutte le proposizioni nelle quali consiste la seconda operazione dell'intelletto» (Birenze, Biblioteca Nazionale Centrale, Filze Rinuccini 10, ec. 9-60), 439. Cf. Varchi, Lezzioni sopra diverse materie, cit. p. 356. 208ILIBRI E LE CARTE DI BENEDETTO VARCHI tifico, Benedetto Varchi nelle lezioni accademiche (e in alcuni brevi saggi inviati agli amici e discepoli) insistette nella dichiarazione dei principi che regolavano le trattazioni sull’argomento prescelto. Nell’analisi di diversi te- mi di filosofia morale e naturale (dalla questione dell’«anima razionale», alla «generazione del corpo umano»," dalla «quistione dei caloriv® alla poe- tica),® impostd i suoi discorsi secondo i procedimenti scientifici, cosi come sono descritti nei stoi opuscoli sulla methodusnellinsegnamento delle scien- ze. All'apertura di un ciclo delle lezioni dedicati allo stesso tema, il Varchi esordiva sempre presentando la materia alla quale appartenevaPoggetto del- Panalisi, dichiarando per sommi capi i suoi principi, spiegando i concetti ¢ le nozioni basilari, nonché la terminologia pertinente. Come si pud vedere in questo proemio alla lettura accademica intorno al xxv del Purgatorio, lo scrit- tore, intenzionato a condurre la sua esegesi del canto sui fondamenti scien- tifici, premette un’ampia trattazione sulla «formazione del corpo umano» e, quindi, ne illustra limpostazione concordante con Pinsegnamento aristote- lico: Ma perché a bene intendere qualunche cosa in | qualunche scienza, bisogna prima (come n’insegna Aristotile, nel principio della Fisica) conoscete i primi principii,e le prime cagioni infino a gl'ultimi clementi della; perché dalla cognizione di quest si conoscano poi tutte Valtre cose, et allora finalmente ci par di sapere alcuna cosa, quando i primi principii sapemo e le prime cagioni sue insino agli ultimi clementi dessa, Perd noi volendo fare, innanzi che venghiamo allordine ¢ sposizione delle parole, un discorso e ragionamento tniversale sopra la formazione del corpo uma- no,a fine che meglio e pit agevolmente si possa imprendere e possedere questa tan- to utile e difficile materia, dichiararemo prima alcuni nomi e principii, i quali sono necessarissimi, cosi a trattar del corpo umano, come a generatlo$ 40. Vatchi, Lezioni sul Dante prose varie, cit, vol.1 p. 247 41. vi, vol. pp. 3-4. 42. Varchi, Lezzioni sopra diverse matere, cit, p.234. 43. Lordinamento sistematico della produzione accademica del Varchi, nonché un'attenta analisi dei temi da lui affrontati si devono alle ricerche sistematiche, condotte st testiastampa e sui manoscritt, di Andreoni, La via della dottrina, cit. 44. Cli, Anna Siekiera, Aspetti linguistic estilstc’ della prosa scientifca di Benedetto Varchi, SLI, 200%} 2007, pp. 3-50. 45. [Benedetto Varchi,] Dichiarazione di M. B. V, Sopra il Venticinguesimo Canto del ‘Purgatorio’ (lezione del 1543). La lezione fa poi edita in Varchi, Lezzioni sopra diverse materie, cit, pp. 29-84 (donde traggo la citazione, pp. 33-34), € successivamente in Id., Lezioni sul Dante e prose varie, cit, vol.1 pp. 1-82. Annalisa Andreoni ha di recente pubblicato la seconda parte della lezione tratta dal codice della Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze, Med. Pal. 113, c. 817-1287: «Sangue perfeto che poi non si beve...»: le lezioni di Benedetto Varchi sul canto xxv del ‘Purgatorio’, «Rinascimento», xL1v 2005, pp. 139-223 209ANNA SIEKIERA Di volta in volta, prima di affrontare un nuovo argomento, Benedetto Var- chi presentava al pubblico la disposizione e il procedimento con cui inqua- drava ¢ trattava la materia, ponendo l’accento sulla loro utilita: Havemo gitudicato esser ben fatto, innanzi che alle parole del testo si venga, dichia- rate primicramente in generale tutte quelle cose, le quali alla faculta e materia poe- tica 'appartengono, poscia disputare particolarmente e risolvere (per quanto saper- remo ¢ potremo noi) tutte le dfficolta, cutte le quistioni e tutti i dubbii che nelf'arte poetica e dottrina della poesia in qualtunche modo ¢ per qualunche cagione sono, © essere possono, che sappiamo noi. E cosi introducendo, per l'appunto, le lezioni intorno alla poetica tenute al- PAccademia negli anni 1553-1554, delined in una succinta esposizione la di- visione e la definizione delle singole discipline filosofiche, partendo dal gene- rale per approdare al particolare: Venendo hora alla prima particella, ico che non pud sapersi sotto qual parte di filo- sofia la poetica riporre si debba, se prima la filosofia tutta nelle sue parti non si divi- de. La qual cosa brevissimamente faremo in questa manicra. La filosofia comprende sotto sé et contiene tutto lente, cio® tutte le cose, che sono, qualunche, e dovunche siano, et percid (come lente), cosi ancora essa si divide principalmente in due par in reale, ot in razionale. La filosofia reale, la quale @ quella che tratta delle cose, si ridivide medesimamente in due parti:in contemplativa, o vero specolativa; et in pra- tica, o vero attiva, La specolativa si divide in tre parti: in metafisica, cio’ scienza oltra naturale; et in fisica, cio’ naturale; et nelle quattro matematiche, aritmetica, musica, geomettia, ed astrologia, Lattiva si divide in due parts in agibile, et fattibile. Sotto Fagibile si comprende tutta la filosofia humana, 0 vero civile, la quale contiene Feti- ca, Feconomica, et la politica. Sotto la fattibile si comprendono tutte Parti meccani- che. La filosofia razionale, la quale favellando di parole, et non di cose, non vera- mente parte della filosofia, ma strumento, comprende sotto sé non solo la loica, intendendo per loica la gitdiziale, ct la dialettica, intendendo per dialettica, non tanto la topica, quanto eziandio la sofistica, ct la tentativa, ma ancora la rettorica, la poetica, la storica, ct la gramatica. Le quali non caggendo né sotto alcuno dei tre habiti specolativi, né sotto Phabito agibile, ne sotto il fatibile, non si possono chia- mare veramente né scienze, né arti, ma pid tosto strumenti e faculta.” Nell’Accademia, che della divulgazione scientifica fece il suo vessillo, le letture dantesche di Benedetto Varchi furono aspramente criticate, perché, 46. Chr. Varchi, Lezzioni sopra diverse materi, ct, p. 598. 47. Della poetical principio delle ezioni dB, V. sopra il Canzoniere di M. Francesco Petrarca. Nel quale si trata della poetica in generale rectata da lui pubblicamente nell Accademia Fiorentina 2 ottobre 1553, in Varchi, Lezzioni sopra diverse materi, cit, pp. 366-92 (p. 571) 210 | |I LIBRI E LE CARTE DI BENEDETTO VARCHI a giudizio di molti, troppo sbilanciate verso le questioni filosofiche partico- larmente settoriali e, quindi, di poco interesse per i pit, se non addirittura oziose. Pur delineando concretamente un rigoroso metodo per avvicinare la speculazione filosofica a un largo pubblico, lontano dagli insegnamenti universitari in latino, ’Infiammato toscano ¢ allievo di Ludovico Boccadi- ferro non soltanto fa costretto a interrompere le impegnative lezioni sul canto xxv del Purgatorio e, dopo i sei mesi del suo consolato nel 1545," a di- radare le lezioni all Accademia, ma egli fa anche quasi del tutto assente dal- le pubblicazioni dei lavori accademici presso lo «stampator ducale», Loren- zo Torrentino, come ben evidenzia Annalisa Andreoni nel suo ricco volume dedicato all’intero corpus delle lezioni varchiane.*? Invece Giovan Battista Gelli divenne lettore ufficiale di Dante all’Accademia Fiorentina, e tutte le sue letture, cosi come i Capricc’ del bottaio ¢ la Circe, furono pubblicate a pit riprese presso la stamperia ufficiale del principato. AllAccademia Fiorentina, nel cosiddetto gruppo degli “aramei” (chia- mati cosi perché elaborarono la fantasiosa teoria dell’origine arameo-etru- sca del fiorentino), formato dai nemici del letterato,%' si consolid6 allora Videologia della fiorentinit& viva quale continuatrice naturale delle grandi lingue di cultura e, percid, atta e sufficiente, per la sua indole e per la sta bellezza, a trasmettere tutta la scienza c la dottrina degli antichi. Non sor- prende che, mentre il Varchi si allontanava dall’Accademia, nel campo av- versario Bernardo Segni si cimentasse nelle traduzioni delle fondamentali opere aristoteliche, eseguite e mandate in stampa in un torno di tempo in- credibilmente breve. Presso il Torrentino, infatti, uscirono nel 1549 sia la 48. Nella prolusione con la quale inaugurd il suo consolato all’Accademia Fiorentina, Be nedetto Varchi ribatté sui tasti della preparazione scientifica e dello studio linguistico ad alto livello, entrambi fondamentali per la promozione della cultura fiorentina. Lorazione Nel pi- lire il consolat fs «starmpata in Fiorenza per il Doni a di xt del mese di febraio Fanno 15479 {1548 stile comune] (eft. Andreoni, La via della dottrina, ct, p. 30). 49. Cit ibid. A parte Pedizione torrentiniana delle Due lezzionicitata in precedenza (n. 9) ¢ qualche piccola pubblicazione negli anni Sessanta dai Giunti, in generale, di tutte le lezioni di messere Benedetto poco altro della produzione accademica fu stampato vivente Pautore Occortera attendere la postuma raccolta di una parte della produzione accademica nel 1590, presso i Giunti; ma la gran parte delle lezioni dantesche vedra luce soltanto nell Ottocento, Per tutte le notizie ¢ le vicende relative alla storia editoriale delle Lezioni rimando a Annalisa Andreoni, Question e indagini per edizione delle Lezioni accademiche' di Benedetto Varchi, «Studi e problemi di critica testuale», txx111 2006, pp. 115-35 50. Cf. Moreni, Annali, cit., pp. 27-20, 53-54, 140, 183-86, 255-56, 270-71, 302-3, 311, 347452. 51. Pra gli altzi ei sono Pierfrancesco Giambullari, Cosimo Bartoli, Carlo Lenzoni, Ber- nardo Segni ¢ Giovan Battista Gelli, divenuto ormai un deciso avversario “accademiico” del Varchi. 2aANNA SIEKIERA Retorica et Poetica d’Aristotile tradotte di reco in lingua vulgare che il Trattato dei
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