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CLL LN LLL hl Universale Economica Feltrinelli NOVECENTO Oper di Aesando Bases: en fg. ud stro msc Resin ago 1988) (Chie rabbis Ris 198, Flaine 2007), Coin lege ele ce ol Wi Garnel 992, eke 210), Osan Mare (Rizzl 1998, Flint 2007) Novena 194) Borne: Crna dl Gnd Show (erin 1935) ‘See Ria, Felnel 208), ‘Berane cromace del Grade Show (Fein 958) (Gi Reet 1998 Fein 2007) ‘Se orn Rigs 202, Plesk 200) [Next Ptoa libro sll globalssion eal mondo ce vr “eluoe 200) ‘One tage Feline 2009) (Quest sa Fandango 200, Felunei 2007) ‘ister gol neone aang 2006, Fees 2008) Herman Mle Tre oe de by Dick Pandang 200) ALESSANDRO BARICCO ‘Un monologo: Ganga Fle bore Miao, ‘let arc Er oie Sep Gti Seino [hagas ir ans Ho serito questo testo per un atte, Eugenio Alle ari, un regista, Gabriele Vacis, Loro ne hanno ft {o.uno spettacolo che ha debuttaco al festival di Asti nel luglio di ques’anno. Non so se questo sia suffi ciente per dire che ho sestto un testo teatale: ma ne dubito. Adesso che lo vedo in forma di libro, mi sembra piuctosto un testo che stain bilio tra una vera mess in seena e un racconto da leggere ad alta voce. Non eredo che «i sia un nome, per tsi dl sgenere. Comunque, poco importa. A me sembra una bella storia, che valeva la pena di raecontare, E mi piace pensace che qualeuno la lege AB. Stee 1994 Per Barbara Saccedevs sempre che @ un certo punto uno al zava la testa... e la vedeva. E una cosa difcile da ca- pire, Voglio dire... Ci stavamo in pid di mille, su ‘quella nave, tx tioconi in viaggio, © emigrant, € pente strana, e no. Eppure eta sempre uno, uno Solo, uno che per primo... a vedeva. Magari era I che stava mangiando, 0 passeggiando, semplice- ‘mente, sl pont... magai era It che si stava agai seando i pantalon...alzav ls testa un atimo, burta- va tn occhio verso il mare..e la vedeva. Alora st Inchiodava, I dowera, li partiva il cuore a mill, ¢, sempre, tute le maledete vole, giuro, sempre, Birava verso di noi, verso la nave, verso Cate HEF dava (piano ¢ lentamentel: America, Poi rimaneva I, immobile come se avesse dovuto eotrare in una forografia, con la facca di uno che Taveva ftt ui, America La sera, dopo il lavoro, ele domeniche, scr fatto aitare dal cognato, maratore, brava per soni. prima aveva in mente qualcose in compenss 10, poi gli he preso un po! la mano, ha fatto A. ‘Quello che per primo vede America, Su ogni nave ce n’@ uno. E-non bisogna pensare che sano cose che sueeedono per e1so, no.» € nemmeno per una questione di dosti, destino, quello, Quella @ gente che da sempre Caveva git quell'stante stampato nella vita. E quando erano bambini, 1 potevi guardali neg occhi,e se guardavi bene, gia la vedevi, PAmerica, git pronta a seaiare, a scvo late git pee nerve sangue e che ne so, fina al cee vell e da I alla lingua, fin dentro quel grido (gr dando), AMERICA, c'esa pid, in quepli acchi, di bambino, ruta, PAmerica 1, al aspetare, ‘Questo me Tha inseynato Danny Boodmann ‘TED, Lemoa Novecento, lpi grande piansta che bia mai suonato sull Oceano, Negi occhi della gente si vede quello che vedranno, non quello che hhanno visto. Cos, diceva: quello che vedranno, To ne ha viste, di Americhe... Sei anni su quella nave, cingue, sei viaggi ogni anno, dall Europ America ¢ titomo, sempre a mello nell Oceano, quando scendevi a tera non siuscivi neanche a pi scare ditto nel cesso. Lu era fermo, lai, ma tu, ta continua’ a dondolare, Perché da una nave si pud anche seendere: ma dill Oceano. Quando cera se Tito, avevo dicissette anni. E di ung sola cosa mi 2 frcgava, nella via: suonare Ia eromba. Cost quando vente fuori quella storia che cercavano gente peril pitoscafo, i Virginian, gi al port, io mi mis in co da, Toe la trombs, Genndio 1927. Li abbiamo siti ‘suonator, dss tai della Compagnia Lo so, ¢ msi a suonare. Lui se ne sete a fissarmi Senza muovere un muscol. Aspe che fniss, senza die una parol, Poi mi chiese dre *Non lo so." ii i luminarono gi chi “Quando non si cos’ alla & jazz.” oi fece una cota strana con la bocca, forse era tu sorrto, aveva wn dente doro proprio qui, cos in centro che sembrava Tavesse messo in vetrina per vended, "Ci vanno matt, per quella musica, las Lassi voleva dire sulla nave. E quella specie di sorrso volea dire che mi avevano pres. Suonavamo tre, quattro volte al giomo, Prima per i ricchi della classe loss, e poi per quelli della second, ¢ opai tanto si andava da que? poveracet ‘degli emigrant est suenava per loro, ma senza lad visa, cosl come veniva, © ogni tanto suonavano the loro, con noi, Suonavamo perché TOceano & ‘grande, ¢ fa paura, suonavamo perché la gente non Senisse passa i tempo, e si dimenticase dov'ers, f chi era. Suonavamo per fall ballare, perché se ball non puoi mori, et senti Do, E suonavamo il ragtime, perché& la musica su cui Dio balla, quan dd nessuno la ved, Su cai Dio ballava, se colo era negro. (attore esce dalle scone. Parte wna musice divi, ‘molto alegre e totansialmente idiot, Latore ren tra in Scena vestito elegantemente da jazz man da pi: roscafo. Da qui in oi si comports come xe la band Jose, fsicamente, i scena) Ladies and Gentlemen, meine Damen und Her ren, Signore © Signor... Mesdames ¢ Messieurs, Ihenvenut su questa nave, su questa citi gllegean- te che assomigln in tutto e per tatto al Tito, cal ‘ma, state seduti, il sgnore lagi si & roceato, U'ho visto benissimo, beavenuisull Oceano, a proposita che ci fate qui?, ua scommess, avevate i creditor alle ealeagna set in rtardo di una trentina d'anni sala corst aor, volevae vedere Ia nave e poi non visete accor che ers partita, sete uscti un attimo 4 comprare le sigaret, in questo momento yostra ‘mole @ alla polzia che dice era un uomo buono, normalissimo, in trent’anni mai un lgio..Insom. ima, che diavolo ci fate qua, a trecento mighin da ‘qualsia’ fowrutissimo mondo e a due minut dal prossimo conato di vomito? Pardon madame, ‘scherzavo, sfc, se ne vi questa nave come una bi sia sul biliardo dell Oceano, ac, ancora se gir, due ore ¢ quarantasette minute plop, in bues, New Yoooooork! (Band in primo piano) [Non eredo che ei sia bsogno di spiegarvi come questa nave sia in molti sensi, una nave staoedina tia e in definitva unica. Al comando del eaptano Smith, noto clausrofobo e uomo di grande saggez- 2a faviete certo notato che vive in ua scluppa di salvataggio), lavora per voi uno staff praticamente unico dt professions! assolutamente fuori dar dlinario: Pal Siezinsh,timoniere, ex sacerdote po acco, sensitivo, pranoterapeuta, purtroppa ceca. Bil Joung, marconista, grande giocatore di seacchi, mancino, balbuziente.. | medico di bordo, dott. Klausermanspitawegensdarfentag, aveste urgenza di chiamarl site fregat.., ma sopratatto: “Monsioue Padi, lo chef, iretamente proveniente da Parigi dove pera tro 2 subito tomato dopo aver verfeato di persona 1a curiosacreostanza che vede questa nave priva di cucine, come ha argutamente notato, tra gli alts, ‘Monsieur Camembert, cabina 12, che oggi si la :mentato per aver trovao il lavabo pieno di maione se, cosa strana, perché di soita ne lavabi teniamo ali afferati, questo per via delinesistenza delle cu ine, cosa & cu va ateribuita tra Talro Tassenza su questa nave din vero cuoco, quale certamente era 6 ‘Morsieur Pardin,subito vornato a Pig da cul pro veniva direttamente, nl'illuione di trovare qui so: pr delle eueine che invece, a rimanere fedel i fat ti, non ci sono e questo grazie alla spirtosadiment canza del peogettisn di quest nave, Vinsigne inge ner Camilleri, anovessico di fama mondial, a cui prego di indirizare il vostro pit caloroso applan- (Band in primo piano) Credetemi, non ne toverete alte di navi cos forse, se cercherete pet anni stroverete un capitano 1 passi deci il slone: pantaloni del pigiama e gsc della divisa non abbottonsta. Si fetmd solo qua do arrivo al pianoforte. Avrebbe valuto dire mote «ove, in quel momento, ¢ tale altre “Dove cazzo hii imparato?*, o anche “Dove diavolo tri nasco- sto?”. Perd, come tant vominiabituati a vivere in divsa, aveva finito per peasare, anche, in dvis, Co si quel che disse fu: "Novecento, tute questo 2 asolutamente con ratio al regolamento”, Novocento smise di suonare. Era un ragazina Ai poche parcle e di grande capacth di apprend- mento. Guardd con delcezza il comandante e diss: “In cul il regolamenta" (dn audio namore di burrasca) 1 mare si & sweet / il mare ha deraglato / scoppia aequa contro dl celo/scoppia /siacqua / stacea al vento aubi e stelle /furibondo / i scatena 2 fino a quando / non sisa / dura un giorno / inca / ‘matnoa questo /‘non Pavesi deto mamma / inna nanna cll il mare / ti eulla un como fuibon- 0 /tutintoma / schiuma estrazio /parzo il mare 7 fino a dove puat vedere / solo nero /e musi neti / femulinel © muti tat /ad aspettare / che la smet~ ta/ enaufragare / questo mamma non lo vogle fare 7 volo Vacqua che riposa/ chet specchia / Ferma 4 quest / mo /asurd / d'acqua / gia franare/ © ‘sto umore / rivoglo 'acqua che sapevi tu fog i mare luce ce pesc volani sopra volar. Primo viaggio, prima burraea, Sign. Neanche avevo ben eapito comers i gto, che mi becea una Selle burrasche pi micidial nella storia del Virgi- tian. Tn pena note, pi son gieti i coglioni e via, ha dato il giro al tvolo. Oceano. Sembrava che non finisse pit, Uno che su una nave suona la tromba, ‘non & che quando artiva la burrasca possa fare un tranché, Pué giusto evitare di suonare la tromba, fanto per non complicare le cose, E sarsene buono, nella sua cuccetta, Perd io non ci resisevo la den: tro, Hai un bel distrari, ma puoi giurari prima 0 poi ti ariva drits nel cervello quella frase: he fato 2% Ia fine del topo. To non la vole fare afin det 0, quindi mene anda for da quel cabin ea mn a vague, Mien sapevo dove andi, Cero da ‘tat pom gus nave, er ih qualona se ttovavo le strap gaint Son picoe ith falleggans, uc Dave. Insomns, & chiar, Saved de pre poms one» casscco, come veniva, lla fine mi per Era fata Definivamente fort. Fu a quel punto che arth ‘mo, tutto vesto elegant, in scuro, camminaya trail, mien con Tate cme pes, eben? ton sate nemeno le onde, come se pessoas sul ingomare di Niza: ed era Nowecetto, ‘Aven went ann allo ma senbrvano di pit Tole conoscevo appemt: €averesuona ine nein quel quatro gion, con la band ma nena tro. Non spewoneanche dove tee cabin Ci to git ala qulcom mi verano racconato dh Digerano una cos tana diceno:, Novecento on ® mal scevo da gu E mato su questa nave da Mora ¢® timaso. Sempre, Ventsete ami, senza Ina mettre pied ater, Dea cos, caveva Cutta Tatia dieser una pall colosae., Dcevano anche che suonara una musien che non citva, Quel che Sapo ia era che tate le volte prima di nia a Suonare, ty in sala da ball, Epee Hermann, un bianco che non capi nent di musica ma aera sa bella fac per cut digea la band, sa vicnava ea dicen sttovoce Per tavore, Nowecent, solo le note normal, okay?" a 7" [Novecenta faceva si con la testa e poi suona le note normal, guardando fsso davanti sé, mai tunvacchiara alle mani, sembrava stesse tutto da trValra parte. Adesso so che e tava, in effet, ru toda un'altea parte. Ma allora non To sapevo: pense vo che ern un po! strano curtoD, ‘Quella notte, sel bel mezzo della burasea, con quel?aria da signore in vacanza, mi tové li, perso Jn un corridoio qualungue, con ia facia di un mor. to, mi guardd,sorise, emi disse: "Vieni" ‘Ora, se uno che st una nave suons la tombs in contra nel bel mezzo di una burtasca uno che gid ce "Vieni", quello che suonalatromba puo fare una sola coss:andare. Gli andai diet. Camminava, lu To. era un po’ diverso, non avevo quella compo: stezza, ma comunque...asivammo nella sala da bal: lo, pot rimbalzando di quae di, io owviamente, perch lui sembrava avesse i bina sotto i pied, a. ‘vummo vicino al pianoforte. Noa «era nessun in Biro. Quasi buio, solo qualche lucina, qua e li, No vecento mi indicd le sampe dl pianoforte "Toglt i fermi,” disse. La nave ballava che era ‘an piacere, face faticn a state in pedi, era una co: sa senza senso sbloccare quelle rotlle "Se tific di me, tog." Questo 8 mato, pens. Eli tls E adesso vieni a sede qua,” mi disse alors Novecento, Non Jo capivo dove voleva artvare, proprio non lo eapvo, Seavo ta tenere ferme quel pianofor. te che incominciava a scivolaze come un enorme pone nero... Era una situazione di merda, gir, dentro alla buerasea fino al coll ein ptt quel mat 1 seduto sul suo seggiolino ~ un altro bel sapone — cle mani sulla tasters, ferme *Senon sal adesso, non sali pid” die il nstoo sorridendo. (Sale su ww marchingegno una cosa a meta tra uv‘altalena e un irapeio) “Okay. Mandi mo tutto in merda, okay? tanto cosa ce da perdete, isalgo, d'accordo, ecco, sul to stupido seziolino, ci son salto, eadesso2" “B adesso, non aver pau.” E simise a suonare (Parte ana musics per piano solo. E una specie di doz, valze, mite e doee I! marchingegno inconin- cia a dondolaree a portare Vattore in gro per la ce- tne. Mant mano ce Fattore va asanti a racomtare, i ‘movinento si fa pit amp, ino a sforae le quinte) Ora, nessuno 2 costretto a credelo, ei, a ese re precisi,non ci erederel mai se me loraccontasse to, ma In vert de fat & che quel pianoforte inco ‘incid a scvolare, su legno della sala da ballo, © noi dietro aI, con Novecento che suonava, ¢ non staceava lo sguardo dai rast, sembrava altrove,e piano seguiva le onde e andava etornava, esi girava suse stesso, puntava dvitto vers la vettata, quan- do era arvivato aun peo si fermava escivolava dol- ‘ementeindietro,dico, sembrava che il mae lo cul- lass, e cullase noi, efo non el eapivo un accident, Novecento suondvs, non smetteva un atmo, ed cera chiaro, non suoneoasemplicemente ui lo gu. a, quel pianoforte, capito?, coi tas, con le note, ‘on 0, lui lo guidava dove volev, era assurdo ma cena cos. E mente volteggivamo trai tavoli, si ‘undo ampadarie polerone, io capi che in quel mo: ‘mento, quel che stavamo facendo, quel che devvero stavamo facendo, eta danzate con T'Oceano, noi ¢ lui, ballesini pazz, © perfet,streti in un torbido valzer, sul dorato parquet della notte, Oh yes. (Anizia a volteggiare ala grande peril paleoscenico, sal suo marchingegno, con so aria felce, mente 10 cxano impazza, la nave balls, eta musica del piano deta na specie di valzer che con diversi effet sonori acceler, frona, ura nsoma “guide” i grande blo, Poi, dopo Fennesina scrobacia, sbaglis wna manoora fnisce di sloncio dtr le qunte. La musica cera dé “Jrenare’, ma 8 troppo tard. atone ha iusto il em. po di grare “Oh cristo. ced esce da una guinta lateral, sbiantandosi contro ‘qualeosa. Si sent wg fracaso, come xe fose fi toa dicraggere wna vetnat, i tvolo di un bars Jott, qualeoss, Un gran cavina, Attino di pasa e di silensio. Poi dala stessaguinta da eu 8 uso, Patio se vont, lentamente) 0 ‘Novecento disse che dovevs ancora perfezio: narlo, quel truce. To dssi che in fondo s tratava proptio solo di registare i fren Il comandante, fi nita la burrasea, disse loncietamente e gridando) DX SALA MACCHINE E CI RESTATE PERCH SE NO VI UUCCIDO CON QUESTE NANI, ESIA CHIARO CHE PA- ‘CHE QUESTA NAVE SI CHIAMA VIRGINIAN E VOL SIE~ sotcato octane!” Lagat, in sala machine, quella notte, Nove cento € jo diventammo amici. Pet la pelle. E per sempre. Passamme tuto il tempo a contare quanto poteva fare in dollari rato quello che avevamo rot- to. E pit il conto saliva, pi ridevamo. Ese io ci nso, mi sembra che era quella cosa, essere fli. ‘O una cosa del genere Fu in quella notte che gli chiesi se quella storia ra vera, quella di Jie la nave, insomma che el ra ato sopra e tutto il resto. e era vero che non ert smal seeso da I. E lui rispose: “Si, “Ma vero deramente?” Lai era nut sero “Vero veramente.” io non s0, perd in quel momento quello che senuil dentro, per un istante, senza voleto, e non so perché, fa un brivido: ed era un brivida dt paura, Pars Una volta chiesi a Novecento a coss diavolo pensava, mentre suonava, ¢ cosa guardava, sempre fisso davantia sé, ¢insomma dave finva, con la te sta, mentee le mani gli andavano avanti ¢ indietro sui asi Eu ni disse: “Oggi son Fito fn un pacse bellissimo, Je donne avevano i capell profumati, era luce dappertuto ed era pieno di di. Vigiava, hi E ogni volta finiva in un posto divers: nel cen: tro di Londra, su un treno in mezz0 alla campagne, su una montagna cos alta che a neve ti arsivava alla ania, nella chiesa pit grande del mondo, a conta rele calonne e guardare in faccia i croceisi. Via siava. Era dificil eapire cosa mai potesse saperne Ini di chiese, di neve, eel tigte.. voglio dre, non era mai sceso, da quella nave, proprio ma, non cera tna pall, era tuto vero. Mai sceso. Eppue, era come se le avesse vist, rurte quelle cose, Noveeento era uno che se tu gli dicevi “Una volta son stato a Pari’ lui i chiedeva se avevi vst i giardini tl dei tal, ¢ se avevi mangato in quel dato porto, sapeva tutto, tt diceva “Quello che a me pitce, lag, sspettate il tamonto andando avanti e indctro sul PPont Neuf, e quando passano le chiate,fermarmi ¢ sjuardare da sop, sautare con Ia mana”. "Novecent, ci sei mai stato a Pig, 02" mae *E allora..” “Cio. si." “Si cone?” “Pasig” orev pensare che era mato, Manon era cost semplice. Quando uno 1 racconta con assouta est tezza che adore c& in Bertham Sircet, d'etat, quando ha appena smesso di piowere, non puoi ppensare che & matto per la sola stupida ragione che in Bertham Seret, lui, non c'® mai stato. Negli oc chi di queleuno, nelle parle di qualeuno, ui, que: aria, Vaveva respirata davvero, A modo sus: ma davvero, Il mondo, magari, non Taveva visto mai. ‘Ma erano ventsete anni che il mondo passava su quella nave: ed erano ventisette anni che Iii, $0 quella nave, lo spiava. Eg rubava Tanim Tn questo era un genio, niente da dire. Sapeva score. E sapeva leggere. Non i libri, quell son bbuoni tu, sepeva leggere la gente. I segni che la ‘gente si porta addosso: pest, eumor, odo la oro teers, la Joo storia. atta seit, addosso. Li leg ‘geva, econ cu iafinia, catalopava sistemava, ord ava... Opn giomo aggiungeva un picealo pez20 9 ‘quella immensa mappa che stava disegnandosi nella ‘esta, immensa la mappa del mondo, del mondo in- tero, da un expo all'alro, citi enotmi ¢ angoli di bar, lunghi fumi, pozzanghere, aere, leoni, una mappa meravglosa. Ci viaggiava soy ‘mente le dita gi scivolavano sui asi curve di un ragtime. (Parte in audio wn ragtime malinconio) Gi vollero deglt anni, ma alla fine, un giomo, pres il coraggio a quattro mani e glelo chies. No vecento, perché cristo non scendi, una vols, anche solo una volta, perché non lo vai a vedere il mondo, con gli ocehi tuoi, proprio | tuoi, Perché te ne sta su questa galera viaggante, tu pottetistartene sul tuo Pont Neuf a guardate le chiatee rut i reso, tu potret fare quello che wo, suon i pianoforte ha dio, impazzirebbero per te, Hi faest un sacco di soldi, e potresti sceaiert la casa pit bella che c' puoi anche fartela forma di nave, chet frega?, ma tela metteresti dove vu, in mezo ale tg, maga 1, on Bertham Stree... diosanto non patra cont uate tuts la vita ad andare avanti e indict come ‘mo scemo...{U non sei scemo, t sei grande, e i mondo é fc solo quella fottuta sealetta da Scen dere, cosa sari mai, qualche stupid gradino, cristo, CE tutto, alla fine di que gram, tutto. Perché non Ja fai finitae we ne senda qui, una volta almeno, ‘una sola volt, ‘Novecent.. Perché non scendi? Perché? Perché? Fu dlestate, nellestate del 1931, che sul Veg ian sl Jelly Roll Morton. Tuto vestito di bianco, anche iléappello, E un diamante cos al dito. Lui era uno che quando faceva i concert scrive 3 va sui manifest: sasra Jelly Rell Morton, owento te del jaze. Nom lo serisova cos per dite: ne era con- vimto: Tinventore del jazz. Suonava il pianoforte Sempre un po’ seduto dite quar, econ due mani che erano faralle, Leggerssime, Aveva initia nei bordel a Nev One Favey impart piano di sopra, ¢ non volevano baecano. Valevane tuna mosiea che scivolasse dict le tende e sotto 1 let, senza disturbare, Lai faceva quella musica I E in quello, veramente, era i migiore (Qualeuno, de qualche parte, un giomo, gl disse i Novecento, Dovestero dizi una cosa tipo: que: lo 8 pi grande. Il pit grande piansta del mondo, ud sembeare assur, ma era una cosa che potews succedere, Non aveva mai suonato una sola nota fuori dal Virginian, Novecento, eppute era un per sonaggio a sua mod celebre, ai tempi, una piccola Teggenda. Queli che seendevano dalla nave raccon tavano di una musica strana © di un pianista che sembrava avesse quattro mani, tance note faceva Giravano storie curios, anche vere, alle vlte, come ‘quella del senatore amesicano Wilson che si era fat to il viaggio tutto in terza classe, perché era che Novecento suonava, quando p09 suonava fe note normal, ma quelle sue, che normal non exano. C's ‘yews un pianoforte; It soto, e ci andava ci pomeri {0,0 la notte tar, Prima ascoltava: voleva che la fente gli cantasse le canzoni che sapeva, ogni tanto ‘qualeuno trava fuori una chitara, o unarmon % qualcosa,¢ inizava e suonate, musiche che veniva no da chissd dove,. Novecento ascoltav Poi inco mineia asfiorare i tat, mentre quell cantavano 0 sonavano, sfiorava i taste a poco a poco quella di ventuva un suonare vero ¢ proprio, uscivano dei suoni dal pianoforte ~ vericale, nero ~ ed erano suoni delValto mond, Cera dentro tutto tutte in tuna volta, tutte le musiche della tert. Cera di: manete di stucco. E simase di stucco, il senatore Wilson, a sentie quela roba, ea parte quela storia delle tea clase to elegans, in mezzo 4 quella puzza, perché era puzza vern e propria, parte quella storia, lo doverteto portare git di forza, alfarivo, perché se era per lutsarebbe rimasto li Sopra, a sentire Noxecento pet tutto i rest dei fot tuti anni che gli restaveno da vivre. Divvero, Lo scrisgero sui gommal, ma era vero sul serio, Era pro prio andata ces Insomma, qualeuno and da Jelly Rll Morton © li disse: su quell nave c uno che col pianoforte 1 quel che vuole. E quando ha voglia suonai azz, rma quando non ha vogliasuona qualcosa che &co- me cc jazz mes inseme. Jelly Roll Morton aveva un arate fo sapevno ti ise: Come stuonare bene uno che non ha nemmena le palle per scendere da una stupida nave?”. E gid a sidere, co ‘me un matto lui, Vinventore del jes. Poteva fire Ti, solo che uno a quel punto diss! “Fa bene a ride re perché se solo quello si decide a scendere tt: om a suonare net bordel, com'é vero Ido, nei 36 bordel”. Jelly Rll smise di rider, tied fuori dalla tasea una piccola pstola cal cleo di madrepeda, la ppuntd alla testa del tizio che avewa patito © non spard; perd disse: “Dov’t sto cazo di nave?” (Quel che aveva in mente eta un dull Si usava, allor, Si sfidavano a colp di pezzi di bravura e alla fine uno vinceva. Cose da musicisi, Niente sangue, ‘ma un bel po' di odio, di odio vero, soo la pelle Note alco. Poteva anche durare una note iaters Era quella cosa fi che aveva in mente Jelly Roll, per farl finta con sta storia del pianista sll’ ceano, © tutte quelle balle. Per farla fina. problema era che Novecento, a dire vero, nei port non suonava rai, non volevn suonare. Erano git un po’ ters 1 pont enon aliandava, Lui suanava dove wolev hi EE dove voleva Iii era in mezza al mare, quando la terra @ solo pti luc lontane, 0 un rieorda, 0 tina speranaa, Era fatto cos. Jelly Rell Morton bestem: mid mille velte, poi pagé di tasea suai biglitto di andataeritomo per Europa esa sul Virginian, lui ‘he non aveva mai mess piede su una nave che nor andasse su e pid peril Mississippi. “E la cosa i dicta che io abbia mai fata in vita mi,” disse, con qualche bestemmia in mezzo, ai giomalst che an- darono a salutalo, al molo 14 del porto di Boston, Poi si chiuse in cabing, easpett che la terza diver tasse lucilontane, ericordo,e speranza ‘Noveceoto, Iti, non & che si interessase molto alla cosa. Non la capiva neanche bene. Un ducllo? E perché? Perd era curios, Volevs sentte come ” iavolo suonava l'inventore del jazz. Non lo diceva per scherzo, ci credeva: che fosse davvero invento- re del jazz. Credo che avesse in mente di imparaze qualeosa. Qualeosa di nuovo. Era fato cos, ui, Un po’ come il vecchio Danny: non aveva il senso della ‘gata, non gli fregava niente sapere ehi vinceva: era il resto che lo stupiva. Tutto il resto. Ale 21 37 del secondo giorno di nvigazione, col Virginian spedito «20 nodi sulla otta per TEu ropa, Jelly Rll Morton si present nella sala da bal: lo di prima classe, elegantissimo, in nero. Tuti sa ppewano henissimo cosa lare. I ballerni si fermarono, noi della band posammo gli strumenti, il barman vers} un whisky la gente ammuto Jelly Roll prese il whisky, si avvicind al piaoforte © guard negli ‘chi Novecento. Non disse nulla, ma quello che si send nellaria fa: “Alt da Novecento si az, "Lei € quello che ha inventato il azz, wero?” “Gia. E tu sei quello che suona solo se ha IO. ‘ceano soito il culo, vero?” Gia” Sierano presenta Jelly Rolls aecese una sigs recta, Pappogaio in bili sul bordo del pianoforte, si sedette,e inizid a suonare. Regime. Ma sembrava una cosa mai setita prima. Non suonava seivolava Era come una sottoveste di seta che scivolava via ‘al corpo di una donna, e lo faceva bllando. Cera: no tutti bordell d’America, in quella musica, ma i Dordeli queli di lusso, quel dove @ bella anche la guardarobiera Jelly Rollin sicamando delle tine invisbi,in ato i alto alla fine della tastier, come una piccola cascata di perle su un pavimento di ‘marmo. La sigareta era sempre Ii, sul bordo del pianoforte: mezza consumata, mala cenere era an cora tuts B, Avresti detto che non aveva voluto cx dese per non far sumose, Jelly Roll prese la sigasctta tra le dita aveva mani che eranofufale, Pho detto, prese la sigarerta la canere se ne sete li, non vo" leva sapere di cadere, forse Cera anche un trucco, fon $0, certo non eadeva. Si ald, Tinventore del jaa, i avicind a Novecento, pli mise a sigarctea ott il naso, lei e ruta la sua cenere bella ordinata, edie: “Tocca ate, marino” Novecenta sorte. $i stava diverendo, Sul se ro, Si sederte al piano e fee I cosa pi stupida che ppotevs fare, Suond Tonma inditropaparino, una canzone di un idiozia infinita, na toba da bambini, VPeverasentta da un emigrante, anni prima, e daa: Tora non se ra pi rolta da doso, gli piaceva, ve ramente, non so cosa ci trovasse ma ali piace, la trovava commovente da paz, Certo non eta quello che si drebbe un pezzo di bravura. Volendo avec Saputa suoaare perfiao io. Lula suond gocando un po’ coi bas, radcloppiando qualcoss,agginngendo duc o te svolazzi de suo, ma insoauma era un ido 2a e un'ioziarimase. Jelly Roll aveva la faccia di ‘uno « cui avevano rubato regal cli Natale. Fulmind Noveeento con due acchi da lupo e si risedete al 3” 7 Piano, Stacd un bls che ace fate piangere Anche un mecha tedescosernbrava he tate Coton i tut noe dl mon se he eo fese icon quel note Una cna daca hm. Tata la pete als in ped tee cl so eappluda fly Renn fece nemmeno uns. Cenno di nchio,aiewe, sven he st fot sree pins ple dt uel sor, “Tocca di tuo a Noetent. Ga pari male perch si sede al plano con ne ec ue lac ‘on cos, per via dt blue a en orm, ¢ Gusto spud anche epreiyero ate fa che Con tala mca che ter ine hele mnt oun gl vee in meted sonar? Il blues he fv appen sett, "a cnt el," de po i gio dopo, per sss ona te. Props nom aval minima ee con foe un del ‘ton he teva iin ide, Suond quel blues, Per ois ht ver sma oe acon enn no dopo Talo in proces ne, una noia micidiale, Lui suonava eat ia sla taser, si godeve ¢ uno a une gus accord, anche stan, olen, rau disonante luis i goeva propio. Gl ats, mene, Quando ipa pero suice sci, Tua aua punto che Jelly Rall Noro pes de fame fa pains, Ph che ade piano, Gi said sopra. Tee 6a n od che ul cx piso benno sid poche parle, mol cate “E allo fare cl, coon” Po ataced a suonare. Ma suonare non @ la pa: rola, Un giooliere. Un acrobats. Tutto quello che s ‘ud fare, con una casera di 8 cast lt la fece: A tuna velocith mostruoss. Senza sbagliare una nota, ‘senza muovere un muscolo dell faccia, Non era ‘nemmeno musica: erano giochi di presigio, era ma sia ella e buona. Eta una meravialia, non c'erano ‘snd, Una meravigli, La gente diede di mato, Seillavano e applandivano, una cosa cost non Vave- vvano mai vista. Cera un casino che sembeava Capo ™ * 7 du guardi per bene, E la stessa ae jo ors la cit grande, qualche miglio pi. in Ia, il giomo. lar, Soo che po i soci ava portato moet 46 alla fine, 'impeowviso, veder' il mare. Non Yaveva mai visto prima, Iu. Ne era risasto faliinato. Ls eva salvo, avolercredere a quello che diceva. Di ‘ceva: “E come un wrlogigantesco che grida e gr ce quello che grida & ‘banda di cormuti a vita& una ‘coma inimensa, Jo voleteeapite © n0? Immensa™. i, Lynn Baster, quella cosa non Taveva pensata tai, Proprio non gli era mai capitato di pensar Fu come tna rvoluzione, nella sua tesa Forse & che Noveeento, anche lu... non gli era sai venuta in mente davvero quella roba, che la vita @ immenss, Magar lo sospettava anche, ma nessun pli aveva mai gridato in quel modo. Cos se la fece accontare mille vole, da quel Bases, la storia del mare e tuto il ato, e alla fine decise che doveva provate anche lui. Quando si mise a spiegarmi, teva aria divano che i spicga come funaiona il mo tore a scoppio: era scientifico. “Posto rimanere anche anni, qua sopra, mail ‘mare non mi dick mai nulla, To adesso seendo, vivo culls terra della terra per anni, divento uno nor- male, poi un giorno parto, arivo su una costa qual~ sias alzo gi cchie guardo il mace: Dio Vascolte 1 pridare.” ‘Scientfico, A me sembrava la cazzatascientifica del secolo, Potevo dippielo, ma non_alielo diss [Non era cosi semplice. Il fatto & che jo gli volevo ene, Nove, e volo ce sends un no oat, dal, e suonasse per la gente della terra, ‘esposisse una donna simpatic, ¢avesse dei fig & " insomma tute le cose della vits, che magari ron 2 jimmenss, per® & anche belle se solo hai un po’ di fortuna, ¢ di vosla. Iasomma, quella del mace mi sembrava una vera boiata, perd se rusciva a portare Novecento git da h, per me andava bene Cost alla fine pensai che era meglio cos). Gi dist che i suo *agionamento non faceva tina pega. E che ero con. tento, davvero. E che gli avtelregalato il mio cap. potto di cammello, avrebbe fatto un figarone, seen endo gid dalla scaleta, col eappotto cammello, ‘Lai era anche un po’ commeosse: “Perd mi verti a trovare, no?, sulla eta.” Dio, c'avevo un sasso qui in gola, come un as 0; mi faceva morie se faceva csi io detest lia cli, mi mista ridere meglio che potevo, una cosa om, isl che cena sare ano a trv © avtemmo fatto corre il suo cane pe jcampi, sun Ioglie avrebbe cucinato il taechino, © non s0 che alrastonzita, eli rideva € anch'io, ma dentro st peramo tute due che la verth era un/altea, la veri xu che stava per fnire tuto, e non e'era niente da fare, doveva suecedere e adesso stavasuccedendb Danny Boodmann TD, Lemon Novecento sarebbe $ceso dal Virginian, nel port cli New York, un gir no di febbraio. Dopo trentadue anni vissti sul ma re, sarebbe sceso a tera, per vedere il mare. (Parte una musica tipo vecchiaballata Uattore som are nel bio, pot ricompare net panui di Novecento sua cima di una scleta da ptoscafo. Cappoto cam “ ‘mello, cappella, una grande vais. Sa wn po’ nel vento, immobile, « guardare davanti a sé. Guarda New York. Pot scende il primo gradino, i secondo, il terao. Li la musica interrompe di colpo e Novecento 1 inchiods, Vatorestoglie il eapell gia verso i pabbtico) Fal eo grado ches frmd, Di elpo Che #, be pveto tn meds.” ise Nel (Conor, chee un land ce Cpa a tn curso, perd non era vers a tol buon "va mento gualcony” ds io Cost" °F die as mo “Bore a dient perché sn scendendo,” Non die fee” tanto ll, femo, con un pide sl seon- do grading eu lta, Sen mae col per un tempo ceo, Guarers cava as senbrea che egos i Ele re sn et Stole cape, allan la mao ote Iimancoe ree dell stl lose ent i, ember ec ne any ne Fe palo re oellata econ mare. G tive. Evenementen cel non ue 1 Quando salma gk occ vero st, ve demo Noveset, ne suo capottocammel, nel mio capott atanel, eel gue due gral 1 com le pale al mondo.e uno sano sara in fhe Dac pas espa dentro la nave ° Hai visto? @aervato il nuovo pianist," disse Neil O'Connor “Dicono che sail pit grande,” diss io. E non sapevo se ero triste o flice da paz. Cetera ee eee ea no, non me lo vole die. Que glomno © pol pet dhe vagal che facemmo dopo, Noveceto nimage tn poltroo, patlewt ene da so ¢ serena tmoko accupata in qualche aut facenda personae Nol non Heap domende, Lai facet Bosal Reade ee ot arenes en odie fer comungue non el wave i chedergll ual copa. And coe! per qualche mese. Pal ut gomo Noveceat cord nella nia ebina¢lentamcan tuto dl, senea ferrari ise: “Grae pr ‘appotio, tal andeva da tio, & stato un peceto, fv fatto un fgurone, ma adesso ‘ya trio malo melo, passats,non dev pensare chef sa inf x pola al Per me, non exo nemmeno scuro che lo foes ‘ma stato, inflice, Non era una di quelle persone d cui chit chia se €flce quell, Lui erm Nove ceo, e bata. Non tenia da pensate che een tease gualeost con la felicia, o col dolore. Sembra- eal dia di tuto, sembraafntoceabile, Late la a muse eto, pon conte *Nen ded penaae che fa si neice non lo st- 19 mal pit” Moi ecco, quel rex. Avea la faccn di uno che non echetava, quundo ln dive ‘Uno che sapeva benissimo dove stava andando, E che ci sarebbe arrivato. Era come quando si sedevs al pianoforte ¢ attaccava a suonare, non cerano ddubbi nelle sue mani, e tas sembravano aspetate quelle noe da sempre, sembravano fini h pe fora, e solo per loro, Sembrava che inventasse I pet Ih ma da qualche pare, nella sua testa, quelle note era no sete da sempre. ‘Adesso s0 che quel giomo Novecento aveva de so di sederst devant si tati bianchi ¢ nest della ‘ua vita ed inziane a suonare una musica assurda © genial, complicate ma bella, la pit grande di ttt, E che su quela musica aveebbe ballato quel che ‘maneva dei suoi anni. E che mai pit sarebbe sata infelie Io, dal Virginian, ci ses il 21 agosto 1953. Ce 1 salto sopra sei anni prima, Ma mi semrava fo. se passat una vita. Non ei seesi per un giomo o pet una settimana: ci scesi per sempre. Col dacument clisbarco, la paga arretrata,e tutto quanco, Tutto in regola. Avewo chiuso, con POceano. ‘Non & che non mi piacesse, quella vita. Era un modo strano di far quadtare i conti, ma funzionava. Solo, non ruscivo a pensare veramente che potesse andave evant per sempre. Se fai il marina alors & divers, il mate & i tuo posto, i puoi stare fino a schintare e va bene casi. Ma uno che suons la tomba. Se soni In trombs sal mare sei uno sra- ea nero, ¢ lo sara sempre. Prima o poi, 2 giusto che totn a casa. Meglio prima, mi dss “Meglio prims,” dissi a Novecento. Eli capi Si vedeva che non aveva nessusa voglia di vedermi sccndete da quella scales, per sempre, ma dizme To, non me lo disse mai. Fdlera mepio cos. Lut ‘ma sera, savamo Ii a suonare peri soli imbecil lla prima classe, venne il momento del mio ass- J, incominciai « suonare e dopo poche note sent pianoforte che veniva con me, socovace, con dl: cez2a, ma suonava con me. Andammo avant isi me, io suonavo meplio che potevo, odio, non ero ‘Louis Armstrong, ma suonai proprio bene, con No- vvecenta dietro che mi seguiva ovungue, come sape- va fare Tui, Ci lasciarono andare avanti per un bel po} la mia tombs e il suo pianofore, per Pulima ‘ola, Hs dire tute le cose che mies pus dit, con le paral, Intomo la gente contiouava a bllare, non siera accorta di niente, non poteva eccongersene, coma ne sapevs, continuavano a ballae, come 56 niente fosse. Forse qualeuno avri gusto deto @ un altro: "Guarda quello con la teomba che buff, sari ubriaco, 0 & matto. Guarda quello con la tromba: mente son, ping ‘Come sono andate le cose, poi, dopo esse sceso dda Ta, quella © un’altn storia, Magati mi riusciva pexfino ci combinare qualcesa di buono se solo non Ai ficava di mezzo quella dannata guerra, pure le (Quella € stata una cosa che ha complica tutto, ‘non si capiva pid niente, Bsognava avere un gran oy cemvello, per raccapezzarsi. Bisognava vere delle {quali che io non avevo, lo sapevo suonare lath ba, E somprendente come sia inutile, suonare una tromba, quando chai una guerra intomo. Eaddos so, Che non ti moll Gomungue, del Virginian, e di Novecento, aon seppi pit nulla pee anni. Non che me ne foss di menticato, ho continuato a sicordarmene sempre, mi capitava sempre di chiedermi: "Chissi cosa fa zebbe Novecento se fosse qu, chissi cosa direbbe, “in culo la guerra’ diebbe,” ma se lo dicevo io non era la stessa cosa. Girava cost male che ogni tanta chiudevo ali occhie tonave la sopra, in eras classe 4 sentize gli emigrant che cantavano T'Opera ¢ No: ‘yecenta che suonava chssi che munica, le sue mani Ia sua faecia, !Oceano intorno. Andavo di fantasia, edi ticord,& quello che ti rimane da fare alle volte, per salvar, non c pit) nient.alto. Un trucco da paver, ma fanziona sempre. Tnsomma, era una stova fina, quella. Che sem brava proprio finita. Poi un gore mi arriv® una Jevtera, me Faveva serita Nell O'Connor, quel Tandese che scheraava in continuazione, Quella vol ta, per, era una letter seria, Diceva che il Virg! rian se n'era tomato a pezzi, dalla guetta, Pavevano usato come ospedile viaggante, ¢ alla fine era cost ‘mal idotto che avevano deciso di bustarlo a fondo, Avevano sbareato a Plymouth il poco equipaggio ri ‘masto, Fayevano riempita di dinamite e prima o poi Tavrebbero porta al largo per frlafnita: bum, ¢ % via, Poi Cera un poseritto:e diceva: “Ce hi cento Aollaci? Giuro che te li estiuiseo”. F sotto, un al t10 poser: diceva: “Novecento, hi, mica & see: ‘Solo quello: "Novecento, lui, mica & soso” ‘To mi igen la lertera in’ mano per dei gion. Poi pres il treno che andava a Plymouth, anda porto, cerca il Virginian, lo tovai, dedi un po di soldi alle guardie che stavano fi, sali sulla nave, la ira da cima a fondo, scsi alla sala macchine, mi ‘sedetti su una casea che avevs 'atia di essere piena A dinamit, mi tos il cappella, lo possi per tera, rimasif, in sllesio, senza sapece cosa dire/ FFermo Ia guardarlo, fermo Ta guardaemi/ Dinamite anche soto i suo eulo, dinate dap pertutto/ ‘Danny Boodmann TD. Lemon Novecento/ Avresti detto che lo sapeva che sareiarivato, come sapeva sempre le note che avrestisuonatoe../ ‘Con quella facciainvecchiata, ma in un modo Dello, senza stanchezza/ Niente luce, sulla nave, c'era solo quella che fi teava da fuori, cist la notte, comera/ ‘Le mani bianche, la gieea ben abbottonat, Je searpe lucide/ ‘Mica ens sceso,li/ [Nella penombra, sembrava un principe/ ‘Mica era sces,sarebbe slat insieme a tuto i resto in mezzo al mare/ Gran finale, con tur a guardare, dal molo,e da rival yrande fuoco dartfio, adi, itil siparo, fumo ¢ fiamme, un'onda grande, alla fine/ a Danny Boodmann TD. Lemon/ Novecento/ In quella nave ingoiata dal buio, Pultimo rico do di lui & una voce, quasi sokanto,adagio, a par lare/ Z (attore si trasforma in Novecento) 7 y f 7 ‘Torta quella cit. non se ne vedeva la fine. / La fine, per cortesia, si potrebbe vedere la fine2/ E il ramore/ Su quella maledetissima scala... era molto bello, tutto. io ero grande con quel capporio, fa cevo i mio figurone, e non avevo dubbi,exagaran tito che sari sces0, non cera problema’ Gal mio cappelo blur imo geadino, condo gradino,terzo geadino/ Primo gradino, secondo gradino,terz gradino/ Primo grudino, secondo! "Non & quel che vidi che mi ferma/ E quel che non vidi/ Puoi capil fatllo?,& quel cbe non vidi. lo 2 cereal ma non cer, in tutta quella sterminata cit Cera tuto tranne/ Cera eutto/| ‘Na non cera wna fine. Quel che non vidi& dove finive rato quello. La fine del mondo! ‘Ora tu pensa: un pianoforte. Ttast inisano, 1 tastfniscono. Tu sai che sono 88, su questo ness ‘0 pud fregarti. Non sono infiniti, loo. Ti, sei in nito, ¢ dentro quei rast, infnita & la musica che uo fare, Lore sono 88, Tse infinito, Questa a me pitee. Questo lo spud vivere. Ma se tu/ ‘Mase salgo su quella salt, e davanti a me/ ‘Ma se io slgo su quella scaleta e davanti a me si srorola una tasters di milion di testi, mulion! © riled Nilioni¢ miliard di tas, che non Gniscono mai © questa & la vera veri, che non finiseono mai € quella tstora® infin’ Se quella tistees& infinita allora/ Su quella tastiera non ce tusica che puoi suo- rare, Ti sei seduto si un segpolino sbagliat quello 2 il pimoforte su eu suoma Dio CCisto, male vedevi le strade?/ Anche clo le ssa, ce nem igh, come fate voi lage a scepieme una/ Asolre une doa ‘Una casa, una terra che sa la vostra, un pacsg tio da guardare, un modo di morise/ ‘Tutto quel mondo Quel mondo addosso che nemmeno sai dove f nisce! quanto ce '¢/ [Non avete mai pours, void fnice in mille peat solo a pensar, quellenormits, slo a pensara? A pie To son mato sa questa nave. E gui il mondo passa, ma a dunia persone per volta. Ed des der ce verano anche gui, ma non pl di quell he ci potevano stare ta una prua cua poppa Suonayt Ta tua felic, su una tastera che non era innit Toho imparato cos. Later, quella & una nave troppo grande perme, Eun viaggio troppo lange E una donna troppo bella. Eun profumo troppo forte. E una musica che aon so suonae. Perdons seni Maio non sender. Lacie tomar Per favore/ ; , 7 o vs ‘Adesso cerea di capice featello, Cera di expire, se puoi! Tutto quel mondo negli occhi/ Teribile ma bello/ ‘Troppo bello/ E la paura che mi riporava indietro/ Lanave, di nuovo e per sempte/ Piccola naver Quel mondo negli wechi, tutte le not, di nuove / Fantasni/ ip mori sas fare/ La voglia di scendere/ La pee di flo/ Dive mato, cos Mato! Quaeosa dei fil eo Ph fato/ Prima ho immainato Poth faa pn somo pee soni? Dos aoa Mili i moment/ Un geso vie elntsima./ To, che non erstiocapace sender d que sta nave, per salvar sono sso dll in a Gaatino depo gratin. E ogi gtadino rm un de sider. Pe opi asso, un desdeio' el ceo sci, Non sono azz, fall. Non samo paz ‘quando troviamo il sistema per sal ra ‘Pome animal llama, Non cen genio, quello, E geomet. Pere Savano stappandomi Tanna, Potevo vive ma ‘Alloa Iho noma E-a uno ato i ho lasiai dco di me, Go- stra Un lavoro prea, Tut le donne del mon dole ho incanate suonando una note inter per tna dons, sn, la pei tasparente le man sehen tm pollo le gamle sel, ondcaiaa lata al 38 suono della mia musiea, senza un sortso, senza ple fare lo sguardo, msi, una notte inter, quando sil 26 non fu ei che use dalla mia vita, frono cute le donne del mondo. Il padre che non sard mai Pho incantato guardando un bambino morte, pe pit: ni, seduto accanto a li, senza perdere niente di ‘iello spetiacolotremendo bellissimo, volevo esse: re ultima cosa che guardava al mondo, quando se ne and, guardandom negli occh, non fu Tui ad an darsene ma tii fii che mai ho avuto. La terra che era la mia terra, da qualche parte nel mondo, Tho incantata sentendo cantare un uomo che veniva dal nord, eta lo ascoltasie vedevi, vedev la vale ‘montiintoro, il fume che adagi scendeva, la neve

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