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on Ludmilla C-alvino, se pure inconsapevolmente, conduce un'opera


di seduzione (di adulazione) verso il
lettore medio, che poi il vero lettore
(e acquirente) del suo libro, prestandogli alcune delle straordinarie qualita
della insuperabile Ludmilla?.
Di questo discorso la cosa che non
mi va gi ilsepure inconsapevolmente. C-ome: inconsapevolmente? Se ho
messo Irttore e Irttrice al centro del
libro, sapevo quel che facevo. N mi

in letteratura che un'altra oosa. Meglio dire che qui non si tratta del non
finito ma del finito interrotto, del
finito la cui fine occultata o illeggibile, sia in senso letterale che in senso
metaforico. (Mi pare che da qualche
parte dico qualcosa come: viviamo in
un mondo di storie che cominciano e.
non finiscono)
2) Sara proprio vero che imieiinci-

una ffovata
troppo semplioe in questo contesto
un ingrediente quasi direi d'obbligo),
modello in cui la prima regola del giooo far tornare i conti (o meglio: far
sembrare che i conti tomino mentre
sappiamo che non tornano affatto). Il
far tornare i conti per te soltanto
una soluzione di comodo, mntre pu
ben essere vista come un esercizio

s'interrompono? Qualche critico


(vedi Luce d'Eramo,Il manifesto, L6
settembre) e qualche lettore di palato

Immm4s tunon avessi saltato(o


rcIlato?) il romanzo geometrico
_

fino sostengono di no: trovano

dzlla lisa" una parte delle tue doman-

dimentioo neanche per un minuto


(dato che vivo di diritti d'autore) che il
lttore acquirente, che il libro un

che

sono dei racconti compiuti, che dicono


tutto quello che dovevano dire e a cui
non c' nulla da aggiungere. Su questo
punto io non mi pronuncio. Posso solo

de e obiezioni sarebbe venuta a cadere, a ouninciare da quella sull'incondudbilitar. (Ti scandalizzi perch io

oggetto che si vende sul mercato. Chi


crede di poter prescindere dall'economicita de['esistenza e da tutto ci

la ricerca
della pienezza

il miirimo

vitale

pibrutale;

stimento
angscia. E
e infine

sal-

nelle
| il romanzo
I dell'esperienza
I corposa LI
I
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rivolto

rivolto

verso il

verso il

dentro

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storia

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dique-

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. la fine,

ooncludo e ti chiedi: Che si trattr


d'una disattenzione del Nostro?. No,
ci ho fatto molta attenzione, invece,
calcolando tutto in modo che il lieto
fine pi tradizionale - le'nozze dell'eroe e dell'eroina- venisse a sigillare la
oornie che abbraccia lo sconquasso
generale).
Quanto alla discussione sul <<non
finito-tema sul quale dici cose molto
gustq in un senso letterario generalevorrei per prima cosa sgombrare il terreno da possibili equivoci. Due punti
soprattutto vorrei fossero pi chiari:
1) L'oggetto della lettura che al

centro del mio libro non tanto il

letterario quanto il romanzes@),

cio rura procedura leueraria determinata - propria della narrativa PoPotarc

dire che in partenza volevo fare dei


romanzi interrotti, o meglio: rappresentare la lettura di romanzi che s'interrompono; poi in prevalenza mi

sono venuti dei testi che avrei potuto


anche pubblicare indipendentemente,
come racconti. (Cosa abbastanza naturale, dato che sono sempre stato pi
un autore di racconti che un romanzie-

re)

I
II

I naturale destinatario e

fruitore del

uro-u*es@ il lettore medio

che per questo ho voluto fosse il


protagonista del Viaggiatore. Prota-

'gonista doppio, perch si scinde in un


kttore e in una IJttrice. Al Primo
non ho dato una cznznfu.,

trs,n!T:g:_m

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finisce

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il mondo
continua

che essa comporta, non ha mai avuto

il

Insomma, se mi dai del seduttore,


passi; dell'adulatore, passi; del mercante in fiera, passi anche quello; ma
se mi dai dell'inconsapevole, allora mi
offendo! Se nel Viaggiatore ho voluto
rappresentare (e allegorvzare) il coin-

volgimento del lettore (del lettore


comune) in un libro che non mai
quello che lui s'aspetta, non ho fatto
Che esplicitare quello che stato il mio
intento cosciente e costante in tutti i
miei libri precedenti. Qui si aprirebbe
un disoorso di sablogia della letara
ci
(anzi, di politi defle be)

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