La sede del museo si trova alla Kalsa, in un edificio dottocento metri quadrati, distribuito su due piani. La biblioteca contiene circa tremila volumi sulla storia dei pupi e delle marionette, sullo studio delle tradizioni popolari e molti copioni manoscritti ottocenteschi. La fornitissima videoteca consente di rivivere gli spettacoli teatrali di differenti culture e tradizioni, ma ci che rende affascinante questo luogo dellimmaginazione la raccolta di circa tremilacinquecento marionette a fili, a bastone e a guanto oltre, naturalmente, ai pupi palermitani, catanesi e napoletani. In uno dei locali stata allestita la ricostruzione del teatro di Gaspare Canino di Alcamo, i cui splendidi pupi sono conservati nelle prime due sale del museo. Al teatro di Alberto Farina appartengono, invece, le marionette a fili del Barbiere di Siviglia; in un altro luogo senza tempo si possono ammirare le figure del teatro delle ombre di Bali. Il mondo degli spettacoli dei pupi siciliani, che nellOttocento divenne un fenomeno di massa, rappresentato dalle collezioni di pupi appartenenti alla scuola catanese (pi alti di quelli palermitani e con le ginocchia pi rigide) e a quella palermitana con le teste tonde in legno e gli occhi mobili. Gli eroi degli spettacoli venivano spesso accompagnati da macchiette comiche: Nofriu e Virticchiu a Palermo, Peppenninu a Catania. In una delle sale si possono vedere le marionette morte in modo violento con la testa mozzata e il corpo martoriato. Nel mondo magico di Alcina, invece, domina lambiguo fascino della trasmutazione; la maga, infatti, mostra tre facce sulla stessa testa. L'associazione per la conservazione delle tradizioni popolari del Museo delle marionette Antonio Pasqualino, in occasione della quinta sessione dellAssemblea Generale degli stati aderenti alla Convenzione Unesco svoltasi a Parigi dal 2 al 5 giugno 2014, stata accreditata quale organizzazione non governativa consulente del Comitato Intergovernativo del Patrimonio Culturale Intangibile UNESCO, con il numero di iscrizione NGO-90316, in virt delle comprovate competenze nel campo della ricerca e lo studio del patrimonio immateriale. Dunque tra le poche ONG che in Italia
costituiscono un interlocutore privilegiato dell'Organizzazione delle
Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza e la Cultura.
Museo etnografico siciliano
Giuseppe Pitr Il Museo etnografico siciliano Giuseppe Pitr, fondato nel 1909 dallo studioso siciliano Giuseppe Pitr, un ente di diritto pubblico di propriet del Comune di Palermo. Ha due sedi: una in viale Duca degli Abruzzi, nel parco della Favorita, e l'altra in via Delle Pergole nel palazzo Tarallo, nel quartiere dell'Albergheria. La sede originaria consisteva in quattro sale all'interno di una vecchia costruzione scolastica di via Maqueda, il collegio dellAssunta, dove per i reperti non poterono essere ordinati secondo quella che era l'idea di allestimento del suo fondatore. Dopo la morte del Pitr (1916), per anni le collezioni rimasero inaccessibili al pubblico, fino a quando, nel 1935, Giuseppe Cocchiara riorganizz e trasfer il museo in una delle dipendenze della Casina Cinese nel parco della Favorita. Dal 2007 stata inaugurata la seconda sede del museo, nello storico palazzo Tarallo di Ferla - Cottone dAltamira, nel quartiere dell'Albergheria. Lesposizione permanente, allestita nel piano nobile del palazzo, ospita portantine e mobili settecenteschi, il teatrino dellOpera dei Pupi, la "stanza della memoria", dedicata a Giuseppe Pitr, e parte dei volumi della biblioteca, in particolare i fondi riguardanti le tradizioni popolari, la storia e larchitettura siciliana. Nelle sale del museo, articolate in 20 sezioni, trovano documentazione gli usi e i costumi del popolo siciliano, compresa la minoranza etnolinguistica albanese[3], e le credenze, i miti, le consuetudini, le tradizioni di Sicilia (la casa, filatura e tessitura, arredi e corredi, i costumi, le ceramiche, larte dei pastori, caccia e pesca, agricoltura e pastorizia, arti e mestieri, i veicoli, il carretto siciliano, i pupi, il carro del festino, le pitture su vetro, le confraternite, i presepi, tra i quali spicca lopera dellartista
trapanese Matera, i giochi fanciulleschi, la magia, gli ex voto, pani e
dolci festivi.). Inoltre, in una sala troviamo la grande cucina dei Borboni che, a prescindere dalla superficie, ben rappresenta le cucine tradizionali siciliane. Il Museo abbraccia circa 4.000 oggetti, provenienti da un nucleo originario costituito dal Pitr di circa 1.500 reperti, dalle collezioni etnografiche cedute dall'ex Museo nazionale di Palermo e da donazioni private. Lattuale ordinamento dei reperti rispecchia quella curata da Giuseppe Cocchiara, direttore del museo dal 1935 al 1965. Gabriele Majorana,1 B,20/01/2015
Tesi Sperimentale Di Virginia Como Accademia Anea - Valutazione Oggettiva e Risultati Dell' Uso Di Bio Comp en Satori Su Zone Perturbate-Relatore-Sergio Berti-Correlatore-Tiziano Guerzoni